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periodo post-estivo (detto anche "del quadricilindrico")
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3.3.2002: Apertura ufficiale della stagione Prima domenica dopo il semi-definitivo ritorno da Genova a Trieste, e prima uscita stagionale in moto; dopo una tranquilla cena di un nuvoloso sabato sera con i soliti amici motociclisti, ci si congeda con la classica frase: "se magari domani il tempo migliora, si può pensare di andare a prendere un caffè muovendo un po' i mezzi..." Il tempo non solo migliora, ma spunta addirittura il sole, per cui alle 12.30 (abbondanti) di domenica 3.3.2002 si inaugura ufficialmente la stagione . Il nostro Er-5, a parte qualche sporadico uso cittadino, non si muoveva dal giorno di Natale 2001, quando è stato costretto a portarci al ristorante dove abbiamo pranzato, fuori città. Stranamente insiste a mettersi in moto anche senza starter, non male per un 50millenne (in km). L'itinerario inizia in modo piuttosto semplice: qualche stradina nei campi fra colli e valli in Slovenia (più pulite del previsto), fino all'arrivo a Vipava (Vipacco) nella valle dell'omonimo fiume; essendo a quel punto la canonica ora del pranzo, optiamo per la consueta ricerca del cibo. Nella piazza del paese ci sono vari locali, ma nessuno di questi pare disposto a (o in grado di) prepararci quattro semplici panini, indicandoci tutti quanti invariabilmente la via del ristorante "Podskala", verso il quale infine ci dirigiamo . A farla breve, questo è un ristorante molto raccomandabile, dove si mangia bene (e con poco, come da abitudine locale) e che da solo può valere la gita. E' affacciato sul fiume, esposto a sud (circa), quindi in qualunque momento della giornata si possono trascorrere dei minuti piacevoli, per un pranzo o per un caffè, seduti ai tavoli all'aperto. Aperto da poco, ha anche una sala allestita in una grotta artificiale che un tempo fungeva da cantina per i vini. Da provare assolutamente le incredibili palacinke (ovvero crèpes, più o meno), alle noci o al cioccolato, al forno . Rialzandoci con fatica dal tavolo della lieta libagione, è impresa ardua convincerci che dobbiamo rimetterci in moto; ma una volta in sella, ecco rispuntare l'istinto primordiale del motociclista . Inutile dire che anche nelle giornate di pieno sole sui 15-18° C noi siamo in grado di andare a trovare strade nebbiose e poco sopra gli 0° di temperatura. Dev'essere una dote naturale . Dopo questa fredda deviazione verso Crni Vrh, Godovic, Kalce, la stupenda strada che da Kalce riporta a Col (non citata nello speciale Slovenia... quale mancanza!) - un misto dall'ottimo asfalto di gran qualità - è in condizioni solo parzialmente godibili causa umidità del fondo stradale. Il rientro per Aidovscina e Stanjel chiude con onore questa degna apertura della stagione 2002. altre immagini poco interessanti (si apre in un'altra finestra) 17.3.2002: Non che intendiamo descrivere ogni singola volta che spostiamo la moto, ma effettivamente la gita al passo di Monte Rest, in provincia di Pordenone, è stata molto piacevole . Per leggere qualcosa su questa zona premere qui (si apre in un'altra finestra). Il passo è risultato chiuso , e da quando non è più sede di tappa del Rally di Piancavallo la sua chiusura è prevista sistematicamente dal 1° novembre al 1° maggio. La chiusura consiste in non più di una cinquantina di metri di neve compatta (con scie delle gomme di macchine) suddivisa in due "tronconi", entrambi sul versante nord del passo . Probabilmente un enduro avrebbe percorso agevolmente la strada, e anche noi avremmo potuto tutto sommato passarci (abbiamo fatto di peggio... questo, tanto per fare un esempio) , ma abbiamo preferito una tranquilla discesa dallo stupendo e soleggiato versante sud già percorso all'andata . E' comunque abbastanza chiaro che nel giro di qualche settimana la strada sarà interamente percorribile, viste le elevate temperature. Per il resto, a parte qualche pietra, il percorso è risultato pulitissimo, per merito delle scarse precipitazioni invernali. Certo è che per il futuro ci ripromettiamo di inserire nel sito solo le gite di una certa consistenza (chilometrica o temporale), altrimenti il tutto risulterà quantomeno noioso e fine a se stesso. 30.3-1.4.2002: gita pasquale in Dalmazia La prevista gita pasquale che doveva coinvolgere sei persone a bordo di quattro moto si è scontrata con gli scherzi del destino, che nell'infausta giornata di sabato è riuscito a mettere a letto con l'influenza ben tre piloti su quattro. Due sole persone su una sola moto (noi) sono quindi riuscite a partire alla volta della Croazia. Prima tappa a Hrastovlje, in Slovenia, paesino di stampo medievale con chiesetta fortificata del XII sec. contenente degli affreschi interessanti, fra i quali una celebre danza macabra. La seconda tappa ha toccato la cosiddetta "via glagolitica", una strada disseminata di monumenti dedicati agli esponenti degli scorsi secoli che hanno diffuso nella regione la cultura glagolitica (l'antica lingua slava). La strada collega i paesi medievali di Roc e Hum, e quest'ultimo è detto "forse la più piccola città al mondo" con i suoi 39 abitanti . Il percorso (lungamente pianificato in sei attorno alla classica bottiglia di vino, che i due "superstiti" non hanno osato modificare di una virgola nonostante l'assenza del 67% del gruppo) prosegue in direzione del monte Ucka, sulla costa orientale dell'Istria, dai 1400 m della cui vetta si gode di un panorama a 360° (verso Rijeka-Fiume a NE, sulle isole di Cres-Cherso, Losinj-Lussino e Krk-Veglia a SE, su tutta l'Istria interna a W) che ha pochi eguali in Istria . La strada "vecchia" che raggiunge la vetta è in stato non malvagio, interamente asfaltata e raggiungibile evitando gli ingressi della strada "nuova" (a pedaggio, con tunnel) e proseguendo invariabilmente sempre dritti (anche dove mancano le indicazioni). La strada costiera dalmata rimane un bellissimo percorso da percorrere in moto, soprattutto evitando i periodi di traffico intenso. La strada è un po' noiosa fino a Novi Vinodolski, diventando molto bella e panoramica fino a Senj e risultando irresistibile anche dal punto di vista "tecnico" fra Senj e Karlobag. Dopo Karlobag si incontrano paesi marinari abbastanza privi di turismo che sono permeati da un'atmosfera vagamente "caraibica". Dopo il ponte di Maslenica ci si immerge nella cruda atmosfera dei dintorni di Zadar-Zara (e di tutto l'interno della Croazia; in particolare della Kraijna, un tempo abitata dai serbi, ora costituita unicamente dai ruderi bombardati delle case, unico risultato di una folle guerra fratricida), dove sono fortemente presenti i segni dei combattimenti di alcuni anni fa. Fra Maslenica e Zadar si percorre un tratto di strada interna, che solo per un tratto costeggia il Novigradsko More, in prossimità della cui riva si trova un'isoletta/penisoletta (a seconda della marea) con la chiesetta di Sv. Duh . Siamo scesi ancora fino a Biograd na Moru , dove abbiamo dormito in una classica, accogliente pensione (la cui padrona di casa stava cucinando un profumatissimo dolce pasquale... queste cose non si fanno!). La mattina seguente un traghetto ci ha portati sull'isola di Pasman, semplice e poco incline al turismo con paesi di stampo marinaro. Nei pressi di Tkon (dove si sbarca dal traghetto) c'è un monastero benedettino inerpicato su un colle, visitabile da lunedì a sabato dalle 16 alle 18 . Da tenere presente che la domenica di Pasqua tutti gli esercizi commerciali sono chiusi, quindi al massimo si riesce a bere un caffè. Per quanto ci riguarda, abbiamo "digiunato" dalla sera di sabato alla domenica a pranzo (una brioche o un pezzo di pane, nonostante non abbiamo sofferto la fame, non sarebbero risultati sgraditi). Risalendo l'isola si incontra il paese che dà il nome all'isola (Pasman, appunto) , poi altri paesi simili fra di loro, tutti piacevolmente connotati da una scarsa affluenza turistica. Si iniziano a vedere i tipici edifici "da vacanze" (apparentemente ad uso perlopiù "interno") nei pressi del ponte che collega Pasman all'isola di Ugljan; questa seconda isola ha un aspetto molto più turisticizzato, e l'impressione che ne abbiamo ricavato è stata un po' meno positiva (in particolare per quanto riguarda la punta settentrionale). Dall'abitato di Kali si può raggiungere la gradevole baia di Lamljana Mala , mentre è inutile scendere verso quella vicina di Lamljana Vela, che ospita stabilimenti industriali e discariche. Il tour prosegue in traghetto da Preko a Zadar-Zara, raggiungiamo Maslenica e facciamo il tentativo di raggiungere l'interno della Croazia attraverso il passo di 1045 m che conduce a S. Rok (risultato asfaltato sino al punto in cui è in costruzione un traforo, poi sterrato); scartato lo sterrato, prendiamo la strada che porta a Gracac (un bel misto che sale a circa 800 m - a occhio) per poi proseguire alle spalle della catena montuosa del Velebit lungo la strada da Gracac a Gospic. Sconsigliabile: monti grigi, case bombardate, alberi secchi, prati bruciati. Decisamente poco edificante. Anziché proseguire in direzione del parco nazionale di Plitvica (patrimonio dell'umanità UNESCO), da Gospic scendiamo in direzione di Karlobag per una strada a dir poco eccezionale, un passo a circa 900 m di altitudine da cui si può vedere la sottostante costa e l'isola di Pag-Pago . Un panorama mozzafiato come raramente capita di vederne. La costruzione di tale strada risale al periodo austro-ungarico (XVIII sec.), più volte poi ricostruita nei due secoli seguenti. La costiera fra Karlobag e Senj, già stupenda in direzione nord-sud, diventa entusiasmante in direzione opposta . In poche decine di minuti, senza stanchezza e con solo divertimento, si coprono gli 89 km fino a Novi Vinodolski, poi iniziamo a cercare una sistemazione per la notte. Propendiamo per un allungo finale e raggiungiamo Bakar-Buccari , gradevole paese in un'insenatura nota per le vicende storiche. In questo paese c'è un unico albergo, di sapore anni '40 e decadente, con un certo fascino. Il tour si conclude con una rilassante mezza giornata in Slovenia; transito per Ilirska Bistrica (con sosta caffè in uno stupendo café-cantina), risalita del fiume Reka (che si inabissa nelle grotte di Skocian-San Canziano, per riemergere dopo qualche decina di km sull'altipiano carsico triestino, dove prende il nome di Timavo), tappa nel paesino medievale di Prem, e qualche altra bella stradina di indiscusso valore nei pressi del monte Nanos (vedere gita di apertura della stagione), con abbondante pranzo. Undici stomaci soddisfatti, dodici pneumatici un po' più consumati, sedici cilindri che hanno annusato un sacco di miscela aria-benzina... piccolo ricordo di una buona giornata . 29.4.2002: Segnalo un bel giro in Croazia, sopra Rijeka (Fiume): c'è un bel misto medio che da Rupa (confine Slovenia-Croazia) scende direttamente verso Rijeka (più o meno parallela alla strada principale E61 che arriva a Matulij). Proseguendo poi in direzione del circuito di Grobnik (la strada, parallela all'autostrada, che poi conduce a Delnice e Karlovac) il percorso diventa un bel misto veloce, probabilmente già noto agli amanti del genere (soprattutto austriaci); noi abbiamo poi svoltato in direzione del Parco Naturale del monte Risnjak, paesaggisticamente molto gradevole (decisamente migliore delle tristi montagne della Kraijna nell'entroterra dalmata...) e con buone strade - anche se un po' sporche . La strada prosegue fino al confine con la Slovenia e verso Kocevje. Una foto sola causa esaurimento batteria della macchina fotografica. 18.5.2002: L'afa si fa già sentire in queste soleggiate giornate di maggio; il clima continentale della Slovenia fa da promemoria per ricordare che nel giro di qualche settimana sarà pressoché impossibile girare in moto senza il senso di oppressione della canicola estiva, che spinge a cercare un minimo - se non di refrigerio - almeno di conforto sulle strade di montagna o all'ombra degli edifici nei vicoli dei centri storici che si incontrano lungo la strada. Lubiana dista una novantina di km da Trieste, raggiungibile più o meno altrettanto velocemente con l'autostrada o con la veloce (e non troppo noiosa, con qualche piacevole tratto misto-veloce) strada statale. Capitale del paese con 275.000 abitanti, centro di inusitata vivacità e bellezza , analoga alle più tipiche città austriache, letteralmente traboccante di giovani su pattini, in bicicletta, a piedi o seduti nelle decine e decine di cafés e piccoli locali negli stretti vicoli e lungo il fiume Sava, nei negozi di coloratissime merci o nelle numerose gallerie d'arte, tra le bancherelle dei mercati di frutta "biologica" o di fiori ; difficile passare per queste strade senza sentire il desiderio di passarci qualche decennio della propria vita... Proseguendo in direzione nord-est, in un'ottantina di km si raggiunge Celje, città sovrastata dallo Stari Grad, l'antico castello, un borgo medievale circondato da una cinta muraria; visitarlo in maggio è una buona idea, visto che permette di evitare la ressa turistica estiva e di godersi così degli attimi sicuramente più suggestivi in questo bianco angolo di pianeta. immagini dello Stari Grad di Celje (si apre in un'altra finestra) 15-16.6.2002: Fine settimana sull'isola di Cres (Cherso) in Croazia. Sbarcando con il traghetto (foto di un potenziale complesso di inferiorità) a Porozine, dopo circa 7-8 km sulla sinistra si può scendere, attraverso una strada di modesta pendenza di circa 8 km, al paesino di Beli. Scendendo di ulteriori 500 m per una rampa ripida pavimentata in cemento si raggiunge il campeggio (ombroso e pianeggiante) dislocato su una baia di ciottoli, ove ha sede anche una scuola sub. In prossimità del campeggio c'è un ristorante; un altro ristorante a Beli, lungo la strada. La baia è poco frequentata, e attraverso un facile sentiero in circa 10 minuti si raggiunge un'altra baia, ancora meno frequentata. Il campeggio è circondato da greggi di pecore e capre , che di notte tendono a belare con insistenza. |
Non è molto onesto considerare
fine agosto un periodo "post-estivo": d'altra
parte ci tocca collocare nel "post-estivo"
tutto ciò che segue i due tour estivi. 31.8-1.9.2002: Un altro viaggione di qualche settimana? No, solo un altro fine settimana sull'isola di Cres (Cherso) in Croazia. Le borse laterali e il borsone posteriore danno l'idea di un tour a lungo raggio; il fatto è che tenda e sacchi a pelo occupano lo stesso spazio sia per una notte, sia per due settimane. Stavolta ci siamo diretti verso Osor (Ossero), il paese in fondo all'isola dove si trova il ponte girevole che collega le isole di Cherso e Lussino. Prima notte in campeggio per il quadricilindrico , il quale è riuscito a rimanere in piedi nonostante l'infido terreno pendente del campeggio. Tra l'altro, il camping "Preko Mosta" di Ossero (che per essere precisi è già sull'isola di Lussino, immediatamente oltre il ponte) è piacevole e raccomandabile: situato a 20 m dal centro storico, offre possibilità di balneazione (anche se l'isola offre di meglio...) e di attracco a piccole imbarcazioni. La doccia calda è calda e i servizi sono dignitosamente puliti, il costo è medio; molti alberi (ombra a volontà) e terreno a tratti pendente, con qualche piazzola pianeggiante. Può bastare come descrizione? Ecco le nostre esperienze esplorative del sabato pomeriggio e della domenica mattina: dal punto di vista balneare (scopo ultimo e unico della gita) è parsa deludente la zona verso Punta Kriza, a 14 km da Ossero. Molto meglio la costa verso la baia di Ustrine: dalla strada principale, 9 km a nord di Ossero (o 23 a sud di Cherso), parte la strada asfaltata - c'è anche una scorciatoia non asfaltata pochi km più a sud - che raggiunge in 2 km il paesino di Ustrine, arroccato a un centinaio (scarso? Abbondante? Difficile farsi un'idea) di metri sul mare. Da qui parte una stradina dalla pendenza impressionante e con qualche tornante che in poche centinaia di metri scende alla baia. Ignorate i misteriosi divieti di transito; anche volendo rispettarli, in paese è difficile parcheggiare, mentre in fondo alla strada ci sono varie piazzole. La baia presenta una vasta spiaggia a "lastroni di pietra", poco frequentata; camminando un po' sulla sinistra si può raggiungere anche una spiaggia in un'insenatura. Probabilmente si raggiunge qualcosa anche sulla destra, ma non abbiamo sperimentato. Pittoresca dal punto di vista del colpo d'occhio, ma meno da quello balneare, è la baia di Koromacna, sul lato opposto (nord-est) dell'isola, che si raggiunge con una strada asfaltata dal paesino di Belej (1,5 km a nord della strada descritta in precedenza). Dapprima si percorre una interessante stradina delimitata da muretti in pietra a secco, molto suggestiva; in breve si giunge ad una discesa a mezza costa che lascia intravvedere via via la baia , fino a raggiungere il mare: c'è un piccolo molo e un paio di spiaggette sassose e piuttosto ricche di rifiuti portati dal mare . Per mezzo di alcuni sentieri ci si può lietamente aggirare (a piedi) nei dintorni. Dalla strada principale, risalendo di ulteriori 4 km in direzione di Cherso, si può svoltare verso Stivan; qui giunti, dalle parti della chiesa si può girare a sinistra su una stradina senza indicazioni che conduce al mare. Si parcheggia e si prende il sentiero, camminando a piacere sotto la frondosa vegetazione, sapendo che più si cammina e più probabilità si avranno di trovare un angolo di costa tranquillo. La costa è simile a quella della baia di Ustrine, solo più impervia (quindi meno comoda per la "sistemazione" e per l'entrata in acqua). Se il tempo tiene, il prossimo fine settimana qualche nuova esplorazione in zona. 14-15.9.2002: giro delle Dolomiti "Rimpatriata" con alcuni amici genovesi e annesso giro dolomitico. Ritrovo venerdì 13 sera e tappa di pernottamento a Sella Nevea (Ud) , con i primi dolci rigori settembrini (7° C... e pochi giorni prima erano 2) che "spiazzano" i genovesi partiti in maniche corte e giubbotto senza imbottitura. La mattina seguente (sempre 7°) raggiungimento del resto del gruppo (ovvero del terzo componente), soddisfacente colazione a Tolmezzo, qualche intoppo e contrattempo e ha infine ufficialmente inizio il mini-tour. La SS 355 ci porta in direzione di Sappada, e poco dopo Ovaro imbocchiamo la SS 465 della Val Pesarina (foto di rito davanti al campanile pendente di Prato Carnico), in direzione della Forcella Lavardet (1542) (sperimentazioni su nuovi mezzi di locomozione e quadricilindrici da cross) e della Sella di Razzo (1760), per culminare infine nei 1790 di Sella Ciampigotto. Il tempo è ottimo e la temperatura è godibile - le condizioni ideali per un giro medio-settembrino ottimale. Dopo esserci infilati in un corteo nuziale contando sulla partecipazione al banchetto, lasciamo la Val d'Ampezzo per immetterci sulla strada di Passo Cibiana (SS 347), in cima al quale pasteggiamo a spaghetti ai funghi e un tiramisù di quelli epici (la cameriera ha rivelato esserne l'autrice, guadagnandosi immediatamente una nutrita schiera di pretendenti ...di ogni sesso). Dopo la discesa in Val Zoldana e la risalita verso Forcella Staulanza procediamo verso Passo Fedaia, con deviazione per la pittoresca gola di Sottoguda . Il passo è a 2057 m , tipica strada "maestosa" dei grandi passi dolomitici, ai piedi dello spettacolare ghiacciaio della Marmolada. Si prosegue per la Val di Fassa, con la frastagliata catena montuosa del Rosengarten (Catinaccio) come sfondo, e con il passo di Costalunga, sul versante ovest del quale si trova il piccolo Karersee (lago di Carezza). Sul far della sera raggiungiamo l'Altopiano del Salto, direzione Jenesien (S. Genesio) e Flaas (Valas), le cui strade - indicate come non asfaltate o carrarecce da molte carte stradali, sono strette ma di ottima qualità e piacevolmente pittoresche. Trovare da dormire è stato arduo causa la concomitanza con altre due manifestazioni regionali che hanno attirato molti visitatori, ma la fortuna spesso premia i tenaci (e offre loro anche abbondanti colazioni mattutine). Chi avrebbe mai detto, poi, che per mangiare una buona pizza "napoletana" si può andare anche in mezzo ai monti sud-tirolesi? Il secondo giorno "pieno" del giro ci porta dapprima sulla piacevole strada del vino verso Eppan (Appiano) e Kaltern (Caldaro), poi verso Auer (Ora) e la SS 48 per andare a raggiungere la tortuosa strada (in particolare il versante nord) di Passo Manghen (2047) , stupendo percorso in mezzo a boschi di conifere dal classico sapore dolomitico . Continuiamo poi in direzione di Strigno e Pieve Tesino preparandoci alla salita al Passo del Brocon (1615), con pranzo in vetta e successiva discesa verso il piccolo ma godibile Passo di Gobbera (988) e Imer, poco a sud di Fiera di Primiero. Si avvicina il momento della separazione: i genovesi si dirigono pigramente verso il Lago di Garda e i sottoscritti rientrano verso est; dopo un pezzo di SS 50 (tecnicamente ottima, se non fosse per i gitanti della domenica... compresi certi con degli Hornet che aprono come pazzi sui rettilinei per poi percorrere le curve a passo d'uomo). Svoltiamo verso Passo Croce d'Aune (1011), eccellente soprattutto nella sua primissima parte e comunque dall'interessante versante est, e in seguito Feltre e Valdobbiadene, in mezzo ormai al più tipico traffico domenicale. Peccato: la strada da Valdobbiadene verso Vittorio Veneto è un misto decisamente apprezzabile. Ora cerchiamo morbosamente di organizzarci per un fine settimana di bel tempo verso ottobre/inizio novembre per una scalata semi-invernale al Passo del Bernina con pernottamento in qualche pittoresco rifugio sul passo. Chi l'ha fatto (e continua a farlo) dice che poche cose sono come il Bernina in inverno - intendendo gennaio o febbraio. Certe cose bisogna provarle... Chi fosse casualmente interessato a partecipare questa strana iniziativa ci scriva. 29.9.2002: Iniziano i "rigori" autunnali e i monti cominciano ad essere imbiancati (nella foto i 2677 m del Mangart). Un bellissimo fine settimana ci porta a scatenare i nostri 95 cv (o pochi meno) sui due passi più "tecnico-sportiveggianti" della regione, ovvero passo del Predil e passo Pramollo (rispettivamente i versanti sloveno ed austriaco). Trionfa il blu come colore dominante , sia nel cielo soleggiato, sia sui mezzi che onestamente ci trasportano nelle nostre peregrinazioni. Comunque sia, inaugurata ufficialmente la fase di "abrasione" (controllata) delle pedane del Fazer: alcune particelle di acciaio sono su un paio di curve a sinistra del passo del Predil. Bene, bene... 13.10.2002: Clamoroso: oggi INCIDENTE con pressoché totale distruzione del Fazer; un tornante veloce con fondo viscido, una scivolata e un albero hanno portato al totale fracassamento della moto, che ora è pronta per la rottamazione. Ovviamente, tutto quanto avete letto in questa prima frase non è vero, è solo una trovata per mantenere alto il livello di attenzione. La moto sta benone, e in questa bella domenica ottobrina dal cielo azzurro e terso l'uscita pomeridiana, inizialmente finalizzata a raggiungere i due più vicini principali punti di riferimento in Slovenia (la solita strada Kalce-Col, già menzionata più volte, e la solita trattoria Podskala a Vipava - vedere gita del 3 marzo - per uno spuntino pomeridiano a base del loro delizioso prosciutto del Carso e delle crepes al forno), è diventata occasione per apprezzare appieno i stupendi colori autunnali che si esprimono in quella esplosiva gradazione di colori dal verde al giallo, fino al fiammeggiante rosso del sommacco e delle viti americane, nei paesaggi che, come ogni anno, evidenziano in questo modo, più d'ogni altra cosa, il ciclico e inesorabile susseguirsi delle stagioni; è il periodo con i cambiamenti della natura più visibili nel corso dell'anno, e conferiscono una sensazione di tranquillità e di... pigra preparazione al "letargo" (anche per molte moto). Senza ombra di dubbio è la stagione più bella dell'anno dal punto di vista paesaggistico. |