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Qualcuno è per caso stato in
Albania in moto? A vederla dal traghetto sembra un luogo
paesaggisticamente incantevole ,
con monti dolci e verdi che si tuffano nel mare, pochissimi
villaggi e strade sterrate a tornanti. Se qualcuno ne sa
qualcosa, ci
scriva.
Primo consiglio: se sbarcate a Igoumenitsa verso sera e volete fermarvi per la notte a breve distanza, NON andate a cercare alberghi o pensioni all'interno (cioè verso Ioanina-Trikala), andate a sud verso Plataria-Sivota-Parga, dove troverete camere a volontà. Se invece optate per l'interno, sappiate che il primo albergo è in un paesino di cui mi sfugge il nome (Polidoro?), a una cinquantina di km (circa 1 h di strada) da Igoumenitsa lungo strade montuose; cercate l'indicazione su un cartello a lato della strada, poco dopo Vrossina.
E' indubbiamente piacevole la
strada tra Ioanina e i monasteri di Meteora, il passo Katara
(1705 m)
che somiglia in tutto ai nostri passi alpini, stazioni sciistiche
in cima comprese. Peccato per alcuni Tir che
"ostacolano" - d'altra parte è l'unica strada tra
l'Epiro e la Tessaglia. Nel periodo in cui siamo passati noi la strada era
anche assolutamente strapiena di motociclisti locali, con moto di
tutti i generi - dai quadricilindrici sopra i 160 cv ai ruderi
più improbabili - e che costituivano praticamente un flusso
ininterrotto di moto; quasi una sfilata. I motociclisti greci non
sono soliti salutare i motociclisti che incontrano, non corrono
troppo (a parte un gruppo che incontreremo qualche centinaio di
km più avanti) e si muovono sovente in branchi di 15-20 moto per
volta.
Dopo il passo si arriva in
breve alla arida zona presso Meteora, universalmente famosa per
le sue peculiari formazioni rocciose affusolate e i vari
monasteri che vi sono stati edificati nel corso dei secoli .
Non volendo perdersi in descrizioni turistiche (ci sono le guide
per questo), si potrà dire semplicemente che valgono decisamente
una puntata, e vale anche la pena di sopportare il caldo torrido
per una visita almeno in qualche monastero. E' ovviamente
richiesto un abbigliamento "decente" (maniche e
pantaloni lunghi, gonna lunga per le donne), in mancanza del
quale viene dato in prestito nel monastero per il tempo della
visita. Noi ci siamo fermati al Meteoron o Grande Meteora, il
monastero situato più in alto, da cui si gode anche del panorama
verso quello di Varlaan - immediatamente più in basso
.
Avvicinandosi a Trikala inizia la lunga parte pianeggiante della Tessaglia, che fa venire in mente l'immagine di come doveva essere la frontiera americana, il far-west: case basse e piuttosto povere ai lati della strada, caldo, poca gente in strada, solo qualche crocchio che discute ai tavoli dei tanti bar. In queste zone era impossibile non sentirsi all'interno di alcune descrizioni contenute in "Lo Zen e l'Arte della Manutenzione della Motocicletta", di Pirsig. I nostri tentativi di scegliere le stradine più piccole anziché le strade principali si sono scontrate con la precarietà delle indicazioni stradali greche, che in più di qualche occasione ci hanno fatto penare.
La pianura si estende fino ad una ventina di km da Lamia; c'è infatti prima di quest'ultima città un piccolo massiccio montuoso che impone alla strada di svalicare il passo Fourka (vi viene in mente niente?) di 1200 m, piuttosto veloce (e qui abbiamo incrociato una sfilza di stradali supersport che annoveriamo fra le cose più veloci mai viste su strada... eh sì, perché per far sfiorare all'asfalto la carena di un R1 durante un sorpasso all'esterno non basta più il semplice "correre"!) e tutto sommato gradevole, nonostante la canicola. Dopo Lamia (città di ben scarso fascino - come del resto quasi tutte le città greche, praticamente prive sia di "centro storico", sia di "centro" e basta, costituite da un reticolo regolare di isolati di scarsa qualità e anonimi), addentrandosi nella Beozia, ricominciano i monti e le curve, anche se le strade sono larghe e veloci; la rete stradale greca è in notevole evoluzione, evidentemente la mobilità è un capitolo che sta a cuore ai governanti di tale paese (contrariamente a qualche altro paese che ben conosciamo...). Prima di Delfi si incontra Amfissa, cittadina gradevole, nonostante il solito anonimato, nella quale si può passare piacevolmente una serata e oltretutto dotata di un albergo - cosa per noi importante. Da qui si dipartono alcune strade verso la Focide che non devono essere tanto malvagie (un'altra volta, magari).
In Grecia ci si va o per le spiagge, o per i siti archeologici, o per entrambi. Ovvio che non a tutti può risultare di primario interesse stare per ore sotto il sole a picco e 40° di temperatura in luoghi aridi come deserti per vedere delle pietre; quindi confinare la descrizione (ultrasintetica) dei luoghi archeologici in un capitolo a sé stante permette ai meno interessati di saltarlo a piè pari.
Avviciniamoci a Delfi (nella
foto il Golfo di Corinto visto
dalla strada per Delfi),
uno dei siti archeologici più celebri e appaganti anche per il
profano. I resti
sono dislocati lungo la Via Sacra che sale in tre rampe; i meglio
conservati e più leggibili sono quelli del grandioso Tempio di
Apollo, tempio dorico periptero di circa 60 x 24 m, del Teatro
(da 5000 posti) e dello Stadio (per giungere al quale si deve
camminare un pochino: 112 m di dislivello) che poteva ospitare 70
mila persone; è inoltre in corso di "restauro" il
Tesoro degli Ateniesi (un tempietto dorico "in antis"),
ben conservato e con materiali quasi tutti originali.
Nei pressi di Delfi,
a 36 km, consigliamo caldamente la visita del monastero di Ossios
Loukas ,
stupendo complesso tipicamente bizantino del sec. XI, sul
versante di un colle che ammira meravigliosi paesaggi nella valle
sottostante.
Per raggiungere il Peloponneso si prosegue lungo la piacevole costa settentrionale del Golfo di Corinto, per poi attraversare il braccio di mare con il traghetto o fra Agios Nikolaos ed Egio (come nel nostro caso), oppure fra Andirio e Patrasso (è in costruzione un ponte fra le ultime due, ma non so se sia già operativo). La costa meridionale è decisamente meno piacevole di quella opposta, anche se abbiamo gradito il nostro pernottamento a Xilocastro, paese dall'atmosfera abbastanza autentica (anche se ben diversa dall'idea stereotipica della Grecia). In molte zone, fra cui questa, gli affittacamere non si prendono la briga di esporre cartelli in lingue diverse dal greco; inutile quindi cercare "rooms" o "zimmer": bisogna tenere gli occhi aperti per le "domatia" o - più spesso - "enoikiazomena" o "enoikiazontai".
Si giunge dunque al
sito archeologico di Corinto, non molto leggibile ad esclusione
dell'impressionante Tempio di Apollo ,
con le imponenti colonne doriche che si stagliano nell'azzurro
del cielo, e della suggestiva Fontana Peirene. Per il resto,
rovine delle botteghe delle stoà e della tribuna dalla quale
l'apostolo Paolo lesse le "Lettere ai Corinzi". A poca
distanza è possibile salire all'Acropoli del IV sec. a.C., di
notevole impatto visivo già dal basso.
Il nostro itinerario
si è poi snodato in direzione di Epidauro, nel cui sito si trova
non solo il celeberrimo teatro
del IV sec. a.C. dall'acustica perfetta (e ancora in uso), ma
anche il Tempio di Asclepio, le fondazioni di una tholos
circolare, lo stadio, un Katagogeion (ostello), una casa romana e
delle Terme.
Poi la piacevole
permanenza di una notte a Nauplia, città d'impronta veneziana
(una delle poche con un centro storico) pittoresca e vivace, con
atmosfere simili a quelle che ci si attende da una vacanza di
questo tipo .
Nelle immediate vicinanze le interessanti rovine di Tirinto, sito
abitato dal 3000 a.C., cinto da mura di impressionanti dimensioni
e
con i resti del palazzo del 1400 a.C. e di grandiosi
criptoportici che fungevano da magazzini in tempo di pace e da
casematte in periodi bellici; a breve distanza una tomba a
tholos, visitabile in qualunque momento (seguire le indicazioni).
Pochi km più a nord
si trova un altro celebre sito archeologico, quello di Micene,
vero supermercato del turismo con decine di pullman che vomitano
in continuazione schiamazzanti turisti italiani o irritanti
cineasti giapponesi; bolgia infernale che impedisce di apprezzare
i resti delle mura e della famosa Porta dei Leoni (1350-1250
a.C.) e
che si placa solo recandosi a breve distanza in direzione della
cosiddetta Casa delle Colonne del periodo miceneo (pare ovvio) e
della lunga scalinata sotterranea che scende alla cisterna
(visitabile; portarsi una torcia elettrica... ben funzionante). A
poca distanza il cosiddetto Tesoro di Atreo, strabiliante tomba a
tholos perfettamente conservata (si visita pagando un biglietto a
parte rispetto al resto del sito).
...In effetti girando per la Grecia ci si accorge che hanno un'abitudine - similmente ai francesi - di pubblicizzare qualsiasi cosa come se fosse una meraviglia unica, con la differenza che in Grecia si pure paga per vederla (anche se gli studenti dell'UE entrano gratis in tutti i siti archeologici: portarsi la tessera universitaria).
Il nostro itinerario si snoda
poi in direzione di Astros e delle piacevoli spiagge dei dintorni
- una zona
abbastanza turistica - per poi piegare verso l'interno e i monti
della Laconia; Leonidio, pur in prossimità di zone turistiche,
pare un paese di montagna fermo a una cinquantina d'anni fa,
molto piacevole e caratteristico. Dirigendosi verso Geraki e
Githios si percorre una novantina di km fra colli e valli che
ricordano a tratti i canyon e le gole (in questo caso con i letti
dei fiumi asciutti) tanto tipici in Francia
, paesaggi veramente
piacevoli che confermano quanto valga la pena di vedere qualcosa
di più delle pur stupende coste greche. Qui il tempo, che già
da un paio di giorni volgeva al nuvoloso nel corso dei pomeriggi,
ha imposto addirittura l'uso delle tute da pioggia; questa non ce
la saremmo aspettata prima di partire. La pioggia era di mite
intensità, ma alla lunga, e con un abbigliamento tanto leggero,
ci saremmo ben presto ritrovati zuppi d'acqua.
Lasciamo idealmente il mare
Egeo per lo Ionio quando giungiamo ad Areopoli, paese di stampo
medievale arroccato su una collina con edifici tutti in pietra
che vale veramente una visita. Areopoli è luogo di transito
obbligato per dirigersi sulla penisola di Mani, la cui costa
occidentale è qualcosa di unico: pressoché disabitata, sembra
di fare un salto nel medioevo: i (pochi) paesi sono borghi di
torri in pietra ,
pochissime delle quali abitate o adibite a case di villeggiatura.
Difficile incrociare anima viva, capre a parte, nessun locale,
nessun negozio. Un angolo di mondo fuori dal tempo. In fondo alla
penisola si trova Porto Kagio
,
agglomerato di una decina di case in una piccola baia, con tre
taverne (di cui una affitta camere) e un piccolo
"market": l'ideale per chi si vuole rifugiare in un
luogo suggestivo, autentico e appartato.
La costa orientale della penisola di Mani è un po' più ricettiva dal punto di vista turistico, e di conseguenza anche un po' più "qualunque", essendo normalmente abitata e non essendo costituita da queste peculiari case-torri. Non volendo ripassare per Areopoli è possibile svoltare per Kotronas e seguire la strada (che alcune carte non riportano) per Githio.
Davvero molto piacevole il
tratto di strada fra Areopoli e un po' prima di Kalamata (sì,
quella delle olive...), con un piccolo "voto" per la
prossima gita greca che ci impegna a fermarci a Kardamili, paese
costiero apparentemente suggestivo. Kalamata è un disastro, e in
direzione nord segue un orrendo tratto di strada diritta e
noiosa, a tratti di stampo autostradale, che porta a Megalopoli.
Questa è un po' una svolta, visto che è in un certo senso la
"porta" dell'Arcadia , una delle zone in assoluto più belle che ci sia
mai capitato di attraversare: la bucolica sensazione di essere
nella terra dell'"Età dell'Oro" era veramente viva in
noi, e passare lungo queste strade montuose circondate dalla
rigogliosa vegetazione infondeva un senso di pace e di armonia
con la natura come forse mai prima d'ora. In nessun altra regione
della Grecia abbiamo più provato questa inebriante sensazione,
che ora è così difficile descrivere: eppure quei momenti erano
un continuo fluire di pensieri beati, che mi ripromettevo di
tenere in mente... vabbè...
La giornata si conclude a Katakolo, paesino turistico su una propaggine e con un faro. La mattina seguente un traghetto sarebbe salpato dalla vicina Kilini e ci avrebbe condotti sulla maggiore delle isole ionie.
Il traghetto di cui sopra approda ad Argostoli, paese che ricordo descritto in qualche guida come "incantevole", e che noi abbiamo lasciato pressoché all'istante trovandola decisamente poco attraente. Noi abbiamo scelto come base di partenza per i nostri tre giorni di peregrinazioni isolane Sami, sul lato opposto dell'isola, un porto dove sbarcano anche i traghetti dall'Italia. Per la modica somma di 30 € a notte (prezzo medio di una camera doppia in Grecia) abbiamo soggiornato in una piacevole camera con bagno, semplice e recente, affacciata sul porto e sulla strada principale (pedonale la sera), presso la Cafeteria-Pizzeria Riviera. Sami si trova sul lato orientale dell'isola, a breve distanza da due delle maggiori attrazioni turistiche di Cefalonia: la grotta di Drogarati e il lago semi-sotterraneo di Melissani, tutti visitabili ovviamente a pagamento.
La grotta offre un discreto refrigerio, e si tratta di una sala più o meno circolare di una trentina di m di diametro, illuminata e con un percorso altrettanto circolare. Ovviamente non bisogna aspettarsi molto se abituati alle grotte che si trovano sul Carso oppure in altre parti d'Italia e d'Europa.
Il lago di Melissani, presso Karavomilos, 3 km a nord di Sami, è un ex lago sotterraneo alimentato da acqua marina che filtra nel sottosuolo dal lato opposto dell'isola, a una quarantina di km di distanza; il terremoto del 1953 ha fatto crollare parte della volta che ricopriva il lago, che ora prende dunque luce da questa sorta di enorme "lucernario". Si possono affittare barche a remi.
Procedendo a nord di Sami,
verso Agia Evfimia, si giunge a un bivio che permette di
scegliere se raggiugere la sponda opposta dell'isola, verso
Myrtos e Assos (vedere sotto), oppure se procedere a nord per la
strada che va in direzione di Fiskardo. Quest'ultima, in
particolare fra Neochori e Messovounia, è una strada di grande
qualità paesaggistica, immersa nella macchia mediterranea (di
cui gran parte dell'isola è ricca) con continue vedute sulla
vicina isola di Itaca (che
dista 3 o 4 km), veramente piacevole da percorrere - e forse la
più bella strada dell'isola. Percorrendo la strada fino in fondo
si giunge, in una quarantina di km, al borgo di Fiskardo,
tipicamente veneziano, anche un po' troppo pittoresco (risulta un
po' "caramelloso" tanto è "perfettino" e a
misura di turista). Fiskardo è, assieme ad Assos, l'unico paese
dell'isola risparmiato dal terremoto del 1953, che ha raso al
suolo tutto il resto dell'isola. Dalla strada sopra descritta si
dipartono varie stradine laterali, più o meno asfaltate, che
scendono alle numerose spiagge (e dicono che quelle attorno a
Fiskardo siano belle).
Raggiungendo la costa
occidentale del nord dell'isola si può percorrere una bella
strada costiera a strapiombo sul mare, con suggestive vedute
sulle bellezze della zona: Assos
,
piccolo paese di pescatori costruito sulla sottile lingua di
terra che unisce l'isola a un promontorio (Limin Assou), e poco
più a sud una delle spiagge più fotografate della Grecia, la
paradisiaca bianca baia ghiaiosa di Myrtos
,
della quale nessuna foto o cartolina riuscirà mai a restituire
la bellezza. Quel che sorprende è come perfino in un luogo come
questo, nel periodo di giugno/luglio - considerato "bassa
stagione", l'affluenza turistica sia pressoché nulla,
offrendo la possibilità di godersi in pace tutto il fascino di
questi angoli del pianeta.
Altre spiagge degne di nota si
possono trovare nella peraltro anonima penisola di Lixouri,
propaggine a sud-ovest dell'isola. Sulla costa meridionale si
trovano l'affollata e non eccezionale spiaggia di Lepeda,
descritta come spiaggia di sabbia rosa (io lo chiamo color
sabbia), nei pressi della quale si trova peraltro l'ottima
taverna "Lepeda", all'ombra di una grande pergola, dove
si mangia molto e bene e a prezzi più che onesti, e con un
personale davvero piacevole. Più a ovest si trova la spiaggia di
Xi, sabbiosa e dal sapore molto californiano: molti giovani in
boxer, le pick-up parcheggiate in gran numero, il
bar/capanna-di-legno che spara musica da spiaggia genere
"Beach Boys" e così via; consigliata agli amanti del
genere. Altri 5 km e si perviene in un luogo incantevole, la
spiaggia di Kounapetra
(che significa "pietra che si muove", a causa di un
grosso scoglio che pareva muoversi con le onde): un luogo
completamente deserto con spiaggia costituita da lastroni di
pietra emersi, ed altri immersi completamente ricoperti da
vegetazione marina che, congiuntamente all'acqua cristallina,
fanno pensare a qualche atollo sulla barriera corallina.
Come detto non c'è molto di più sulla penisola; proseguendo in direzione nord-ovest si raggiunge attraverso strade aride e deserte il monastero di Kipourion, non eccezionale anche se collocato in un punto pittoresco.
Il meridione di Cefalonia comprende altri paesini piuttosto anonimi, come Skala e Poros, e qualche rara emergenza di interesse turistico, come i resti del castello fortificato di Agios Georgios. Vi sono molte spiagge, ma non sono ricadute nel nostro itinerario.
Per raggiungere l'isola di
Itaca, che di mitologico ha praticamente solo il nome, c'è un
traghetto che si può prendere a Sami e che in 45 minuti giunge
in una piccola insenatura sulla costa occidentale. A sud
dell'isola si trova la baia quasi circolare
di Vathi, piacevole paesotto
(stranamente denigrato in molte guide turistiche) che ingloba
l'antico borgo di Itaca; ha un centro più "vecchio"
nei cui vicoli è piacevole passeggiare, e varie case pittoresche
affacciate sul mare. Non c'è molto di più nella parte a sud
dell'isola; se si seguono le indicazioni per la
"mitica" Grotta delle Ninfe si arriva ad un breve
sentierino che si stacca dalla strada e in cima al quale si trova
la solita biglietteria per accedere a quello che una nota guida
sintetizza in: "...perfino i prof. di greco resteranno
delusi. Entrata a pagamento, ma il tutto si riduce a tre faretti,
uno verde, uno giallo, uno rosso..."
A nord si trova il
"grosso" degli insediamenti: il più grande è quello
di Stavros, nell'entroterra, poi l'altro porto da cui partono i
traghetti, Frikes, piacevole e abbastanza autentico, con
affittacamere e alcune taverne affacciati sulla baia, e infine
Kioni, altro porto con connotazione turistica, pieno di
ristoranti, café (nella
foto il café Spavento, abbastanza "trendy", con la sua
curiosa fauna), affittacamere (tutti sul lato sinistro della
baia, in direzione delle due spiagge ciottolose). Itaca è
un'isola poco turisticizzata, anche a causa delle poche spiagge
(le più belle sono raggiungibili solo via mare), e questo la
rende una meta piacevole per chi cerca riposo e quiete. Talvolta
capita di fare strani incontri, la sera, nei ristoranti
.
Si procede poi, con un
traghetto da Frikes che fa scalo a Fiskardo, all'isola di
Léucade, isola unita in realtà alla terraferma a nord da un
ponte su una lingua di sabbia in una zona paludosa. La costa
orientale presenta alcuni paesaggi particolari, come le baie di
Sivota e di Vilho, nonché il paesone di Nidri, altro luogo di
"frontiera". Si giunge al paese di Lefkada, Léucade,
molto vivace e turistico e dotato di qualcosa che, a modo suo, si
può dire "centro storico", nei pressi del porto. Ma è
la costa orientale quella che, nonostante quanto appaia dalle
carte stradali, presenta le attrazioni turistiche più degne di
nota. A una decina di km a sud di Lefkada si trova Agios Nikitas,
con una delle spiagge
più pittoresche e incredibili che possa capitare di incontrare
(la foto non rende assolutamente l'idea), con un'acqua dal colore
senza pari. Quel che colpisce della Grecia è come la strada
asfaltata arrivi quasi sempre proprio sulla spiaggia,
risparmiando al bagnante le scarpinate sotto il sole;
cionondimeno l'afflusso turistico rimaneva in questo periodo più
che accettabile.
La strada piega poi verso
l'interno verso Kalamitsi e Komilio, attraversando aridi canyon
con scorci su un mare dall'incredibile tonalità azzurra. Si
giunge infine ad un bivio, che a destra porta alla mirabolante
baia di Porto Katziki ,
altra spiaggia bianca con mare da cartolina e grotta, e a
sinistra conduce, percorrendo anche qualche km di strerrato
abbastanza compatto, a Punta Leucade
,
bianco promontorio a picco sul mare da cui si sarebbe lanciata la
poetessa Saffo.
Ultimi giorni prima di prendere il traghetto per l'Italia: si opta per la visita "in extremis" a qualche altro sito archeologico, che si rivela, a conti fatti, tra i più interessanti.
Nei pressi di Preveza si trovano i resti di un grande insediamento, Nikopolis, il cui sito archeologico appare attualmente in fase di "allestimento"; non ci si può avvicinare più di tanto agli scavi ancora in corso, che sono pure poco leggibili. E' tuttavia utile un mezzo di trasporto per raggiungere le varie rovine, distanti fra di loro anche qualche km, che comprendono due cerchie di mura (romane e bizantine), varie basiliche romane, un teatro, il Santuario di Apollo, terme, acquedotti e altro.
Un po' più a nord vale la
pena di deviare dalla larga strada principale e buttarsi tra le
alture dell'entroterra in direzione dei resti della città di
Kassope del IV sec a.C., classico esempio di città greca
costruita secondo lo schema ippodameo. Particolarmente
interessanti il Bouleuterion (luogo delle assemblee) e il
Katagogeion
(ostello/albergo). Sono abbastanza leggibili le tracce
dell'insediamento, con le 20 strade parallele (stenopoi) che
intersecano le due più larghe (plateiai), la piazza (agora) con
le botteghe (stoa), mentre è più distante il teatro e
ulteriormente più lontano un piccolo tempio (che noi non abbiamo
nemmeno trovato).
Risalendo a nord verso il
fiume Acheronte vale veramente la pena di seguire le indicazioni
per il Santuario del Nekromanteion (l'Oracolo dei morti), del
IV-III sec. a.C. ,
costituito dalle rovine di alcune stanze più piccole, corridoi,
un piccolo labirinto e dalla buia cripta sotterranea chiusa da
una volta, in cui i pellegrini erano condotti per comunicare con
le anime dei morti. Quest'ultimo ambiente è di una suggestione
notevole, illuminato a malapena da fioche luci che mettono in
risalto la struttura della volta. Il Santuario è stato distrutto
dai Romani nel 167 a.C. e sulle sue rovine, nel XVIII sec., è
stato edificato il monastero di S. Giovanni Battista.
Curiosità: partenza da Trieste sul traghetto ANEK Lines "El. Venizelos" alle ore 18.00 di sabato 22 giugno, arrivo a Igoumenitsa alle 21.30 (ora greca, + 1.00 rispetto all'Italia) di domenica 23. Percorsi 2634 km con 110,7 l di benzina verde, per una percorrenza media di 23,8 km/l. Bagaglio distribuito in borsa da serbatoio, borse flosce laterali e due zaini (uno quasi vuoto). Incidenti: nessuno; cadute da fermo: nessuna; punture da ape: due; punture da zanzara: varie centinaia, soprattutto notturne; perdita di pezzi dalla moto: nessuna; dimenticanza di zaino su una panchina: una. Ritorno con il traghetto ANEK Lines "Sophokles" con partenza da Igoumenitsa alle ore 9.00 (ora greca) di sabato 6 luglio e arrivo a Trieste alle 8.30 di domenica 7.
Buoni Cattivi Le strade dell'Arcadia I passaggi a livello I panini Pita Gyros da € 1.30 Le indicazioni stradali Le brioches alla nutella in piazza a Lamia Le città greche in generale Il bucato che si asciuga in una notte Le docce senza il gancio al muro Il gentilissimo ferramenta a Xilocastro Le poltrone tipo "pullman" del traghetto Le spiagge semivuote I barbarici italiani a Micene Le stupende monete greche da 1 Euro Le notti a base di zanzare e afa
Da approfondire: l'Arcadia (ovviamente), ovvero tutte le strade comprese fra Tripoli, Arhea Olimpia, Tholo e Karitena; i monti della Focide, sia da Lamia verso Karpenissi-Agrinio, sia da Amfissa verso Lidoriki-Nafpaktos; Nauplia.
Da dimenticare: la periferia extra-extraurbana di Patrasso, ovvero Egio-Trapeza; la piana Trikala-Lamia (per un po' va bene, ma alla lunga...); in generale, tutte le zone che presentano paesaggi immutati per più di 80 km.