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- I GIGANTI -

 

RICERCHE STORICHE 2007 ULTERIORI ED ESSENZIALI CONTRIBUTI  DELL’ AUTORE DEL LIBRO:

 “L’INVISIBILE MISTERO DELLA CREAZIONE”,

INDAGINE SULLE PROBLEMATICHE COSMOLOGICHE E ANTRIPOLOGICHE

I Giganti esistevalibro_invisibileno prima del Diluvio Universale, Qui porto le prove più eminenti già evidenziate nel mio testo l’Invisibile mistero della creazione.

Inizio con i versi della stessa Bibbia, preciso che la mia bibbia è del 1568 come potete ben constatare nelle immagini che seguono il testo. In effetti è chiaramente verificabile nella Genesi di Mosè al capitolo 6 versetti 2 / 4, dove si legge:

 

 

bubbiabibbia2I figli di Dio, vedendo che le figlie degli uomini erano adatte, si presero in moglie tutte quelle che loro piacevano”.

In quel tempo c’erano i giganti sulla terra e anche dopo, quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini, le quali generavano loro dei figli. Sono essi quegli eroi famosi fin dai tempi

 

 

 

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Dei Giganti ne parla lo storico Diodoro Siculo di Agira vissuto tra il I sec. a. C. ed il I d.C, il suo nome significa "dono di Dio", visse a Roma in età Cesarea ed Augustea fu Considerato dai greci "padre della storia" insieme ad Erodoto; qui in seguito potete leggere in volgare ciò che ci giunge nella traduzione autentica dal greco di Francesco Babibbia5ldelli nel testo originale del 1574

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Qui sotto si può notare un incisione del testo del 1580 di Vincenzo Cartari il primo a preoccuparsi a riprodurre le Immagini degli Dei degli antichi che condizionò la rappresentazione artistica dei secoli successivi

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Beroso come disse l’abate Filippo Bianco a pag. 98 nel suo testo di Lessicomanzia stampato nella stamperia del Genio Tipografico di Napoli nel 1831, “fu un gran istorico, e grande astrologo. Per la sue predizioni i cittadini dell’Attica gli inalarono una statua nella loro scuola colla lingua di oro”. L’attenzione a Beroso nel periodo rinascimentale la si deve al testo del frate domenicano Annio da Viterbo: Berosi Sacerdotis Chaldaici antiquitatum libri quinque cum commentariis Ioannis Annii Viterbensis Sacrae Theologiae  nunc primum in antiquitatum studiorum commoditatem sub forma Enchiridii excusi et castigati Antuerpiae, che ebbe la possibilità di cercare e raccogliere informazioni fra i codici originali manoscritti dell’immensa biblioteca vaticana. La prina edizione risale al 1489 ma l’edizione che posseggo a cui mi riferisco è quella della wittemberg del 1612

 

Annio da Viterbo propone in latino testi poco conosciuti di Beroso di Babilonia, Manetone Egizio, Filone Giudeo, Metastene di Persia e altri ricercatori greci ed etruschi. Beroso ci chiarisce la saga dei giganti che da occidente a oriente imposero il loro potere e la loro malvagità che alcuni studiosi crede esistita e propagata sotto l’eggida di una civiltà avanzata, che aveva il suo centro proprio nel Mediterraneo e nell’ Egitto, Libia, Tirrenia e Attica forse la mitica Atlantide citata da Platone nel Crizia e nel Timeo.

Beroso di Babilonia ci riferisce sostanzialmente che gli
antenati Caldei avevano potuto trascrivere nei loro libri eventi avvenuti prima del Diluvio universale, ci dice che esisteva a quei tempi dalle parti del Libano una città  di Giganti chiamata Enos, questi giganti con la loro forza e con le armi da loro inventate, avevano imposto il loro potere in tutto il mondo; Essi erano di una nefandezza e lussuria così grande che li portava a soddisfare qualsiasi piacere, cibandosi persino di interiora di bestie gravide e carne umana e accoppiandosi indifferentemente con qualsiasi donna o bestia, spregianti della religione e degli dèi del tempo.

 Di seguito riporto alcune parti del testo in latino per l’esigenza di alcuni accurati ricercatori.

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Nonostante ci fossero stati degli ammonimenti e profezie contro il brutale comportamento di questi Giganti, nessuno ci faceva caso tranne il gigante Noè che disgustato da tali comportamenti si ritirò in Siria con i figli, Sem, Giàpeto, Cam e le mogli, dove osservando gli astri profetizzò il grande diluvio perciò prima del evento iniziò a costruire l’Arca che salvandoli dal diluvio che distrusse l’umanità li condusse sul monte "Gordyeo", dove dicono si trovi ancora il relitto. Appena la terra si liberò dalle acque a ricordo dell'evento Noè innalzò un monumento con un'iscrizione scolpita su pietra che gli abitanti del posto usano chiamare il monumento "uscita di Noè", ed il territorio "Myri Adam", che vuol dire "pianura dei resti umani in decomposizione". .Noè e la sua famiglia generarono altri giganti e gli umani sopravvissuti al diluvio avevano intanto ripreso ad accoppiarsi e le madri partorivano sistematicamente due figli per volta: un maschio e una femmina. Questi ultimi poi, una volta cresciuti, procreavano a loro volta una coppia di gemelli. Si iniziò a seminare e coltivare, tra l’altro fu Noè che scoprì la vite ed il vino, Quando poi Noè lasciò l'Armenia e si stabilì definitivamente in "Kytim", che ora viene detta Italia,alla sua morte gli Armeni gli tributarono onori divini, arrivando perfino a immaginare che egli fosse divenuto l'anima dei corpi celesti.

 Ovviamente molti sono gli interrogativi e i punti di vista sull’esistenza dei Giganti, il testo che qui propongo, marginalmente solo in parte, non evidenzia degnamente la dinamica e le contrapposizioni di molti studiosi del passato e le scoperte e gli studi avvenuti nei secoli successivi, ma ugualmente vi propongo alcuni brani tratti dal mio testo “L’INVISIBILE MISTERO DELLA CREAZIONE”, INDAGINE SULLE PROBLEMATICHE COSMOLOGICHE E ANTRIPOLOGICH, che potrà soddisfare i più curiosi.

invisibile103Si parla dei “Civilizzatori del mondo antico”affini a quelli che si riscontrano nel Libro etiopico e apocrifo di Enoch, che nell’antico testamento è citato come colui che ha camminato con Dio, risalente al II sec. a. C., derivante dal libro di Noè, e che fece parte, tra l’altro, della bibbia fino al II sec. d. C. riporta fatti precedenti il diluvio, che narrano addirittura d’un intervento alieno di natura genetica, in esso si legge: “E ciò avvenne quando i figli degli uomini si moltiplicarono, quelli che in quei giorni vennero alla luce. Fra di loro erano belle e seducenti figlie. “E gli angeli, i figli del cielo, le videro e le desiderarono e dissero fra loro "Andiamo, scegliamoci delle mogli fra le figlie degli uomini che ci partoriranno dei figli". E Semyaza, che era il capo, disse loro "Io temo che voi non siate concordi per compiere queste azioni ed io solo dovrò pagare la pena di un grande peccato". E tutti gli risposero e dissero "Facciamo un giuramento e leghiamoci tutti con imprecazioni comuni" […]

E tutti gli altri [angeli], insieme a loro [il testo si riferisce agli angeli capidecade], presero delle mogli e ciascuno ne scelse una e cominciarono ad unirsi con loro e a sollazzarsi con loro e insegnarono loro vezzi ed incanti e a tagliare radici e a conoscere e distinguere le piante. Ed esse vennero fecondate e partorirono grandi giganti. Essi consumarono tutti i beni degli uomini e quando gli uomini non poterono più sopportarli, i giganti si volsero contro di loro e divorarono l’umanità […] Allora la terra mosse accusa contro i senza legge.

E Azazel [un angelo capodecade] insegnò agli uomini a far spade e pugnali e scudi e corazze e fece loro conoscere i metalli e l’arte di lavorarli […] Semyaza insegnò loro incantesimi e il taglio delle radici, Arnaros a sciogliere gli incantesimi, Barakiel l’astrologia, Kokariel l’astronomia, Ezechiel la meteorologia, Arachiel i segni della terra, Sansiel i segni del sole e Sariel i corsi della luna”. In un frammento di Qumran, 2° n.180 i giganti vengono definiti: “Coloro che amano l’ingiustizia e trasmettono in eredità la colpevolezza”. Nell’Odissea di Omero tradotta da Ippolito Pindemonte,, il giudizio sui giganti non distacca molto, si legge chiaramente: “Minerva al popol de' Feaci e all'alta Lor città s'avvïò. Questi da prima Ne' vasti d'Iperèa fecondi piani Far dimora solean, presso i Ciclopi, Gente di cuor superbo, e a' suoi vicini Tanto molesta più quanto più forte. Quindi Nausitoo, somigliante a un dio, Di tal sede levolli, e in una terra, Che dagli uomini industri il mar divide,Gli allogò, nella Scheria; e qui condusse Alla cittade una muraglia intorno”.

 Nel Documento di Damasco CD II,14 – III,1, in riferimento alla caduta si legge: “Ed ora, figli, ascoltatemi ed io scoprirò i vostri occhi affinché possiate vedere e comprendere le opere di Dio, scegliere quanto gli è gradito e respingere ciò che odia, camminare alla perfezione in tutte le sue vie senza sgarrare secondo i desideri dell'istinto colpevole (yeser 'ashmah) e degli occhi lussuriosi (be'ene zenut) [cfr. Ezechiele 6,9]. Poiché molti, a causa di essi si sono smarriti, e hanno vacillato, a causa di essi, valenti eroi, dai tempi antichi ad oggi; avendo camminato nell'ostinazione del loro cuore, caddero i vigilanti del cielo; furono presi, a causa di essi, perché non avevano osservato gli ordini di Dio, e (a causa di essi) caddero i loro figli la cui altezza uguagliava quella dei cedri e i cui corpi erano come le montagne; ogni carne che era sulla terra esistiti, essendosi comportati secondo la loro volontà e non avendo osservato gli ordini del loro fattore, fino a quando arse contro di essi la sua ira. A causa di essi si sono smarriti i figli di Noè e le loro famiglie, a causa di essi furono recisi. Ma a causa di essi si sono smarriti i figli di Giacobbe e furono puniti secondo il loro errore”.

 Nella Yalqut Genesi e la Bereshit Rabbati si narra che gli angeli Shemhazai e Azael vollero mettere in guardia il il Signore dell’Universo affermando che l’uomo non era degno del suo mondo. “Dio disse: “Ma se distruggo l’uomo, che ne sarà del mondo? Dissero gli angeli: Potremmo abitarlo noi. Ma il Signore replicò: Forse che discesi sulla terra, non pecchereste peggio degli uomini? In effetti poi avuto il bestare dal Signore, discesero sulla terra e atratti dalle figlie degli uomini si accopiarono con loro, fino a quando, come si legge nel libro di Enoch, l’arcangelo Gabriele riusci a sterminarli provocando una guerra tra loro, probabilmente quelle stesse battaglie tramandate anche dai testi sanscriti. In “demonologia”, curiosamente, riappaiono alcuni nomi del testo enochiano come Azazel e Bael, legati al concetto della voluttuosità lussuriosa di questi angeli che hanno trasgredito la “legge del cielo”, altri sono Astar o meglio Astaroth, Affa o Af l’angelo della morte, Apol o Apollion. Questi nomi a volte combaciano anche con le odierne segnalazioni di incontri alieni, come ricorda Mauro Paoletti, in un articolo per “Edicola Web”, vedi per esempio, la femminile e pleidiana Semiase del caso Maier, che ricorda il capo degli angeli Semyaza colui che pentendosi, sempre secondo la Yalqut Genesi e la Bereshit Gabbati, tornò nel suo pianeta d’origine nella costellazione di Orione, lasciando Azael a peccare con donne e donne demone provenienti dallo spazio (Zohar Genesis), solo la vergine Ishatar per gli ufologi “Ithacar” le resistette ottennendo di ritornare nel suo mondo nella costellazione della Vergine, o meglio nelle Pleiadi (Liqqute Midrashim); Ishatar, “la Venere dei sumeri” era chiamata anche Inanna di Uruk, Inni, Ir. Ni. Ni. la regina delle terre di Aratta, sposa dello zio Ramanu, la dea che a quanto pare poteva volare nei cieli grazie al suo “Me, o Mu”.

 Nella versione slava del testo enochiano, il visionario vede apparire questi uomini giganteschi, con il volto risplendente come il sole e gli occhi ardenti come lampade, che emettono fuoco dalla bocca e hanno le braccia simili ad ali d’oro. Nel testo apocrifo di Amran il padre di Mosè incontra creature con il volto di vipera rappresentate anche nelle statuette mesopotamiche della cultura Ubaid, forse una variante di quei serpenti creatori o Elophim come Jawe. Il popolo di Ubaid pensava che le statuine dalla testa di vipera, i Vigilanti, sottraevano i defunti per trasformarli in Funimu, vampiri capaci di confondersi tra gli uomini, "spargendo il terrore e portando via uomini e donne per i loro scopi".
Ad una credenza funebre si associava la fertilità in quanto gli esseri ultraterreni rubavano corpi umani per produrre qualcosa di completamente nuovo. In particolare il contenuto del Manoscritto detto "Il testamento di Amran 4Q543, 545-548”, dal nome del padre di Mosè, un rotolo appartenente agli scritti ritrovati in una grotta a Qumram nel 1954, conservato per un certo tempo nel Rockefeller Museum, si può leggere un riferimento a questi strani esseri chiamati "Vigilanti", nei 2 frammenti originali del manoscritto B si legge:
1° ”Io vidi dei Vigilanti nella mia visione, la visione del sogno. Due… stavano lottando al mio riguardo, dicendo ...  e ingaggiando una grande disputa su di me. Io domandai loro: "Chi siete voi, per avere su di me un tale potere? " Essi mi risposero: "Noi abbiamo ricevuto potere e dominio su tutta l'umanità". Essi mi dissero: "Quale di noi tu scegli perché ti governi?". Io sollevai i miei occhi e osservai. Uno di loro era d'aspetto terrificante, come un serpente, il suo manto era variopinto, ma molto scuro …Ed io osservai di nuovo, e ... nel suo aspetto, il suo volto era come una vipera, e indossava … molto, e tutti i suoi occhi…”
2° “Che ha potere su di te ...Gli replicai: "Questo vigilante, chi è?" Eli mi rispose: "Questo Vig]ilante … e i suoi tre nomi sono Belial e Principe delle Tenebre e Re del Male". Io dissi: "Mio Signore, quale governo...?"ogni sua via è oscura, ogni sua opera oscura. Nelle Tenebre egli ... Tu vedi, ed egli ha potere su tutte le Tenebre, mentre io ho potere su tutta la luce… dalle regioni superiori alle regioni inferiori io governo su tutta la luce, e su tutto quello che è buono. Io governo su ogni uomo.”

Nella Teogonia del greco Esiodo si parla dei Ciclopi, dal cuore violento con cento braccia, esseri simili alle “Ombre Diafane” delle battaglie tra dei raccontate nei testi sanscriti oreientali; altri giganti li troviamo ancora nella mitologia greca, vedi il “Polifemo” accecato da Ulisse, vedi Bronte, Sterope ed Arge, i fabbricatori di fulmini di Zeus, uccisi da Apollo e figli di Gea ed Urano, o il mitico titano Atlante sostenitore del cielo, o il fratello Prometeo, che oltre ad aver forgiato l’uomo, gli donò il fuoco che non conosceva, dopo averlo nascosto in una canna, tra l’altro anche gli dei dell’Olimpo come gli angeli del cielo citati da Enoch sceglievano le donne figlie degli uomini, Ercole o Eracle, era figlio del tradimento di Zeus che con un artifizio prese le sembianze del tebano principe di Tirinto, Anfitrione, e si unì con la moglie Alcmena, figlia del re di Micene; Latona, anch’essa sedotta da Zeus cercò di sfuggire la gelosia di Era e partorì su uno scoglio, “l’isola di Delo”, Apollo, “il Lugh greco” (Omero chiama Apollo anche Febo cioè puro) ed Artemide che periodicamente soggiornavano nel mondo degli Iperborei dove viveva un popolo sacro che non conosceva ne vecchiaia, ne malattia, ne fatica. Tutti questi dei, come i Vigilanti di Enoch, proteggevano o insegnavano all’uomo i rudimenti della civiltà, come fu con Demetra e Persefone che insegnarono l’agricoltura a Trittolemo.

Anche la storia brahmana dei primevi indiani, come evidenzia l’antico Veidam, richiamato dal dizionario filosofico di Voltarie, racconta di un gigante figlio primogenito di Adimo e Procriti che oltre a giacere con le due sorelle rese schiavo e servile il fratello minore, fino a quando la sua discendenza divenuta debole fu soggiogata dal gruppo familiare; cosi anche i siamesi che ricordando una storia analoga, ricordano la comparsa del gigante solo dopo alcune generazioni. Nel nord America gli indiani arikara, una tribù caddo, raccontano di un tempo quando regnava una razza di forti giganti che scherniva perfino gli dei, e il dio Nesaru fu costretto a distruggerla con un diluvio mantenendo integro il suo popolo. Gli havasupai, analogamente dicono che il loro dio Hocomata fu costretto a provocare un diluvio che distrusse l’umanità tranne la figlia di Tochopa, Puckeheh, salvata in un tronco cavo siggilato. A prova di questi racconti, nel 1870 l’indiano Frank La Fleche divulgò la notizia del ritrovamento d’otto giganti da parte degli indiani Omaha, gli stessi narrano antiche leggende di giganti chiamati Mu A Luskha, giunti per primi dall’Oceano Pacifico sulle coste americane a distruggere le tribù native e a stuprare le loro donne fondando poi le loro città. In Africa e nel Ciad si narrano leggende su giganti chiamati, “Sao”. Nelle leggende irlandesi, oltre ai celtici Formoriani si racconta di giganti valorosi, guerrieri e cacciatori chiamati Keniani, vedi “Ossian e la principessa del mare”, erano anch’essi giganti che insegnarono loro i rudimenti base della civiltà. Nel epica islandese, precisamente nei canti germanici pagani dell’Edda del 375 d.C. raccolti nel Codex Regius di Reykjavik si racconta dei Nephilim provenienti da “Niffhel”, dove “Hel” nella traduzione starebbe per inferno che correlato con i Nephilim ebraici, figli dei Veglianti Elohim ci riporta al concetto della caduta o scacciata dei malvagi; nel canto di Vafthrunnir, (verso 43) si racconta che il gigante spiega al dio Odino che l’universo è abitato da “dei gianti e dei tutti” e che esistono almeno nove mondi abitati, un altro canto lo conferma, nella “Profezia della Veggente” (2-3) si legge: “Ricordo i giganti nati in principio, quando un tempo mi dettero cibo. Nove mondi ricordo. Al principio dei tempi Ymir dimorava sulla terra, non c’era il mare, né spiaggia né onde gelide; la terra non si distingueva, nel cielo in alto c’era solo un baratro informe; non c’era erba in nessun luogo”, da qui poi sull’onda della Genesi si spiega tutta la Creazione, in questi racconti, a quanto pare, si narrerebbe l’arrivo di tre donne nell regno dei giganti che congiungendosi con loro avrebbero procreato dei nani, ossia alcuni degli umani. Odino chiamato anche Wotan, in Peru Guatan “vento e turbine”, era il dio germanico della guerra creatore del mondo e della civiltà, era armato della lancia fatata di Gunanir avuta dal nano Brok, un arma che non mancava mai il bersaglio. Nel pantheon germanico si accenna anche alla dea Frigg che mandò la sua ancella Gna in diversi mondi con un cavallo magico detto “scalpitante” che era in grado di viaggiare sopra la terra ed il mare, “Gna incontro in  aria alcuni Wanen”….. (stranieri), Thor, “l’Ei germanico” con il suo “mantello tonante il Miolnir “ era il signore dei Wanen; anche qui come in molti altri testi, dopo che gli dei sconfissero i sovrannaturali giganti si ebbe la solita lotta tra loro che erano divisi in Asi e Vani. Il noto manoscritto messicano di “Pedro de los Rios” narra che prima del diluvio, che avvenne 4008 anni dopo la creazione del mondo, la terra di Anahuac era abitata da giganti Tzocuillexo………continua

 

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