Prova, chiudendo gli occhi ma restando sveglio, ad estraniarti psicologicamente dal contesto ambientale in cui ti trovi. Non potrai fare a meno di pensare. Infatti la mente umana non cessa mai di pensare, tranne quando dormiamo. Almeno questa è la nostra impressione.
Ma siamo sicuri che, dormendo, non pensiamo? Non ti è mai capitato, coricandoti con la mente assillata da un dubbio, alle prese con un problema di incerta soluzione, di addormentarti vinto dalla stanchezza fisica, e svegliarti la mattina con pronte le risposte giuste a tutti i quesiti che ti eri posto? Si tratta di una folgorante e felice intuizione mattutina, o è vero il proverbio che la notte porta consiglio? Se il proverbio è vero, vuol dire che la notte abbiamo continuato a pensare. Anzi lo abbiamo fatto in condizioni migliori.
Comunque, torniamo al punto di partenza. Dopo aver chiuso gli occhi da sveglio, riaprili e rifletti su ciò che ti è passato per la mente. Ti accorgerai che la mente ha coinvolto nella sua attività, cioè nel
pensare, una persona, un animale, un oggetto o un'idea astratta: si sarà soffermata o sull'amico/amica del cuore, o sul cane lasciato a casa, o sul regalo da fare a papà il 19 marzo, o sulla
"volontà" che non hai di studiare, o sul "benessere" che ti proponi di realizzare da adulto, ecc. Raggruppando nel termine
"cose" gli oggetti reali e le idee astratte, possiamo dire che un nostro pensiero non potrebbe esistere senza riferirsi ad una
persona, ad un animale o ad una cosa. Però è anche certo che non possiamo fare riferimento mentalmente ad una persona, ad un animale o ad una cosa senza associare alla sua immagine una condizione o un'azione.
Se pensiamo al cane non possiamo immaginarcelo avulso da ogni contesto esistenziale: abbineremo sempre la sua immagine o alla gioia che dimostra quando noi rientriamo a casa o al bisogno che forse ha in quel momento di fare pipì, ecc. Il succo di queste riflessioni è che noi pensiamo sempre, anche se non ce ne accorgiamo: se avverto la sete, in effetti penso di aver sete, perché il bisogno è stato percepito dalla mente; quindi penso di alzarmi, penso di andare in cucina, penso di prendere un bicchiere, penso di aprire il rubinetto dell'acqua, penso di riempire il bicchiere, penso di bere.
In effetti non faccio caso a tutti questi pensieri perché li trasformo rapidamente in
azioni. Ma li ho avuti quei pensieri.
Mettiamo ora che io voglia comunicare ad altri questa vicenda e che voglia farlo con le parole e non con i gesti o con un disegno. Cosa farò? Dirò, servendomi della lingua, pressappoco così:
"Avevo sete e mi sono alzato dalla sedia, mi sono recato in cucina, ho preso un bicchiere, ho aperto il rubinetto dell'acqua, ho riempito il bicchiere e quindi ho
bevuto".
Se nella realtà storica avevo prima trasformato in azioni i miei pensieri, nel racconto, nella comunicazione, li ho invece trasformati in
proposizioni. Tanti pensieri, tante proposizioni. Ognuna delle quali ha un
soggetto (nel caso in esame è sempre lo stesso: "lo") e un
predicato ("avevo sete", "mi sono
alzato", "mi sono recato", "ho
preso", "ho aperto", "ho riempito",
"ho bevuto").
Quindi, quando si vuole comunicare un pensiero in parole si ricorre ad una
proposizione che deve essere costituita necessariamente da un
"soggetto" e da un "predicato". Volendo esprimere il pensiero in tutti i suoi dettagli, è necessario poi aggiungere altri elementi alla proposizione, elementi che si dicono
complementi, perché "complementari", non indispensabili. Difatti ho precisato che mi sono alzato
dalla sedia, che mi sono recato in cucina, che ho preso
un bicchiere, che ho aperto il rubinetto (specificando che è quello
dell'acqua, non della birra) e infine che ho riempito il
bicchiere.
Ecco come nascono le proposizioni, la cui costituzione sarà oggetto del nostro studio.
Per ora ci limitiamo ad informare che ogni elemento costitutivo della proposizione (soggetto, predicato, complementi) è detto tecnicamente
sintagma e che questo può essere formato da una o più parole. Per esempio nella proposizione
"lo mi sono alzato dalla sedia" vi sono tre sintagmi: il soggetto
"lo" (sintagma formato da una parola), il predicato
"mi sono alzato" (sintagma formato dà tre parole), il complemento
"dalla sedia" (sintagma formato da due parole).
DEFINIZIONE ED ELEMENTI ESSENZIALI: SOGGETTO E PREDICATO |
1. |
La proposizione è un pensiero espresso con parole. |
2. |
Gli elementi essenziali della proposizione sono il
soggetto ed il predicato. |
3. |
Il soggetto indica la persona, l'animale o la cosa di cui si parla
("Mario mangia la mela" - "La mela è stata mangiata da
Mario" - "Il mio cane è più veloce del
tuo"). |
4. |
Il predicato è ciò che si dice del soggetto
("Mario mangia la mela" -
"La mela è stata mangiata da Mario" -
"Il mio cane è più veloce del tuo").
Il predicato si dice verbale quando è costituito da un verbo di senso compiuto
("Mario mangia la mela" -
"La mela è stata mangiata da Mario"); si dice
nominale quando è costituito da un verbo copulativo (copula) e da un sostantivo o aggettivo (parte nominale) riferito al soggetto
("Il mio cane è più veloce del tuo"). |
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ATTRIBUTO E APPOSIZIONE o COMPLEMENTI ATTRIBUTIVO e APPOSITIVO |
1. |
L'attributo è un
aggettivo che accompagna un nome per dargli una qualità o per meglio determinarlo
("Il mio cane è più veloce del tuo"). |
2. |
L'apposizione è un
nome che accompagna un altro nome per meglio determinarlo
("Il console Cicerone difese il poeta
Archia" - "Cicerone, il più grande oratore di Roma, difese il
poeta Archia"). |
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DAI
UNO SGUARDO AI COMPLEMENTI
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