Storia: Medio Persia

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Grecia

Da Graikòi, nome di un popolo della Grecia nordoccidentale. I romani applicarono il nome (lat. Graeci) agli abitanti di tutta la Grecia. Anche Aristotele nei suoi scritti usa il termine in modo simile.
Un nome più antico, ioni, compare dall’VIII secolo a.E.V. in poi sia in documenti cuneiformi d’Assiria, che nelle cronache di Persia ed Egitto.
In alcuni testi il paese è chiamato Hellàs  e la popolazione Hèllenes. I greci stessi usavano questi nomi già parecchi secoli prima dell’era volgare e li usano tuttora.

Il paese e le sue caratteristiche

Il paese ove gli elleni si aprirono alla civiltà, chiamato da essi “Ellade” e dai Romani “ Grecia” dal nome di una popolazione ionica con cui ebbero i primi contatti, era più piccolo della Grecia attuale, poiché lasciava fuori dai suoi confini le regioni settentrionali, che saldano la penisola greca dal corpo tozzo e compatto della sovrastante penisola balcanica; dal Monte Olimpo, suo baluardo settentrionale, al promontorio Tenaro ( oggi capo Matapan ), estrema punta meridionale, misurava 400 km di lunghezza con unan larghezza variante da un massimo di 250 km a un minimo di 6 km nell’istmo di Corinto. A sud della strozzatura istmica si stendeva la parte meridionale dell’Ellade o Peloponneso, suddivisa in 6 regioni: Elide, Acaia, Arcadia, Argolide, Laconia e Messenia; a nord la parte centrale, che comprendeva l’Acarnania, l’Etolia, la Locride Ozolia, la Locride Opunzia, la Doride, la Focide, la Beozia, l’Attica, la Megaride e, a nord di queste, l’Epiro e la Tessaglia, che costituivano le regioni più settentrionali. Il paese, circondato da tre lati dal mare- a est dal mar Egeo, a sud dal mar di Creta, a ovest dal Mar Ionio-è rotto da aspri promontori e copetro in gran parte da montagne che rendono difficili le comunicazioni da regione a regione e lasciano poco spazio alle coltivazioni. Questo fatto contribuì a scoraggiare il processo di unificazione delle genti elleniche, le quali, nonostante la ristrettezza del territorio e la comunanza di stirpe, non riuscirono mai a fondersi in un organismo unitario, né a superare il frazionamento dei loro dialetti e indusse i Greci a spingersi sulla via del mare per appagare il loro possente anelito di vita, allargando così i confini del loro mondo ben oltre le sponde dell’Ellade propriamente detta. Il mare fu il grande condizionatore della storia ellenica: il mare, insinuandosi con golfi profondi fino al cuore del paese, forniva in abbondanza il pesce, nutrimento quotidiano della popolazione per la maggior parte raccolta lungo le coste; il mare disseminato di isole, ricco di insenature e di approdi, si prestava alla navigazione di piccole navi e rendeva agevoli le comunicazioni da un luogo a un altro invitando gli Elleni a sciamare nelle isole dell’Egeo, presto divenuto, dopo la conquista di Creta, un mare greco. A piccole tappe, attraverso le Cicladi e le Sporadi, i Greci approdarono all’Asia Minore e, navigando di cabotaggio verso nord, raggiunsero la Penisola Calcidica, la Tracia, e, al di là dell’Ellesponto e del Bosforo, le coste del Mar Nero, ovunque accendendo focolai ellenici. Alla stessa guisa procedettero a occidente: dalle luminose isole ioniche , con breve navigazione, toccarono le sponde dell’Italia meridionale e della Sicilia e infittirono quelle regioni di colonie che per il numero e la prosperità, rapidamente raggiunta, meritarono il nome di Magna Grecia. Così si può dire che gli Elleni abbiano avuto la loro culla sulla terraferma ma che siano stati nutriti e allevati dal mare. Il mare stimolò i commerci e indirettamente le industrie ed allargò gli orizzonti della loro vita aprendola a contatti fecondi con civiltà più antiche e procurando loro ricchezze e beni che mai avrebbero potuto attingere dal suolo della madrepatria. La penisola greca, infatti, dominata da un clima caldo e secco d’estate, freddo d’inverno, era troppo arida e montagnoa per offrire condizioni sufficienti allo sviluppo di un popolo attivo e intelligente.   Le risorse minerarie non potevano bastare e quelle agricole,benchè sfrutate con persistente tenacia, si riducevano quasi esclusivamente a viti e a ulivilungo la fascia costiera e a campi di orzo e di grano nell’interno; la generale penuria di pascoli, poi, se non ostacolava l’allevamento delle pecore e delle capre che si accontentavano di brucare erbe e sterpi, limitava l’allevamento dei bovini e ancor più quello dei cavalli, praticato solo nella verde pianura della Tessaglia; la scarsità di acqua, infine, di cui soffrivano campagne e città,accentuava l’inospitalità del suolo e contribuiva a sospingere i Greci verso il mare. Il paese, allora come ora, era frastagliato e roccioso, occupato per tre quarti da impervie montagne. I pendii dei monti erano molto boscosi. La scarsità di fertili pianure e vallate e il terreno sassoso riducevano notevolmente le possibilità produttive del paese. Il clima mite favoriva però la crescita di olivi e viti. Altri prodotti erano orzo, frumento, mele, fichi e melagrane. Branchi di pecore e capre pascolavano nelle zone incolte. C’erano alcuni giacimenti minerari — argento, zinco, rame e piombo — e dai monti si cavava ottimo marmo in quantità.

L’ORIGINE DEL POPOLO GRECO

Le origini del popolo greco, del popolo cioè destinato lasciare un’impronta indelebile sul cammino dell’umana civiltà, restano storicamente piuttosto oscure, sia riguardo al preciso luogo di provenienza, sia riguardo al processo di formazione. Tuttavia si può dire con relativa sicurezza che poco dopo il 2000 a.C. le popolazioni indeuropee degli Achei e degli Ioni invasero la penisola greca insediandosi le une nel Peloponneso, in Tessaglia e in Beozia, le altre nell’Attica e nell’isola di Eubea, dando inizio ad un lento processo di amalgama, durato quasi otto secoli, il cui felice risultato fu la formazione di un popolo nuovo,il popolo ellenico, nel quale gli invasori seppero imprimere e far fruttificare le loro caratteristiche doti di intraprendenza e genialità. Ciò nonostante non seppero mai organizzarsi in uno Stato unitario; questi invasori indeuropei, infatti, non avendo legami reciproci né simultaneità di direttive, vivevano suddivisi in gruppi autonomi nei quali, però, la coscienza di appartenere ad una medesima famiglia etnica si andò consolidando,nell’età eroica ed omerica, in un patrimonio di miti condiviso da tutti, nel quale il loro orgoglio di popolo spiritualmente privilegiatosi esaltava nei racconti di imprese eroiche che trasfiguravano fantasticamente il confuso ricordo degli immani perigli affrontati nel tenebroso periodo della pristoria. Secondo la tradizione furono quattro le stirpi che si insediarono sul territorio ( alle quali è probabilmente da aggiungere quella degli Arcado-Ciprioti, così detti dalla regione in cui si fissarono ), le quali non si rovesciarono sulla Grecia come una valanga compatta, ma che vi sono penetrate a ondate successive o per graduale infiltrazione. Primi ad arrivare sarebbero stati gli Achei creatori della civiltà micenea, ultimi i Dori che verso il 1200 a.C., muovendo dal montagnoso Epiro, avrebbero invaso le regioni centrali della Grecia e il Peloponneso disperdendo i fecondi germi di vita che gli Achei, già da qualche secolo,vi avevano sparsi; le popolazioni assoggettate, scampate al massacro, sarebbero state spogliate della proprietà della terra, ridotte in schiavitù o costrette a cambiare di sede. Sotto la pressione dei duri e bellicosi Dori avrebbe avuto così inizio un calamitoso periodo di lotte, di spostamenti, di urti reciproci, dal quale sarebbe alla fine scaturita la sistemazione delle stirpi elleniche in quelle quattro sedidonde poi cominciarono a salire l’erta della storia: gli Achei nella partwe settentrionale del Peloponneso, intorno ad un gruppo di Arcadi rimasti isolati nel cuore della penisola; i Dori nelle restanti parti del Peloponneso, nell’Etolia, nella Focide, nell’Epiro, nelle isole meridionali dell’Egeo ( Creta, Rodi, Fos ) e nel tratto sud della costa dell’Asia Minore; gli Eoli in Tessaglia, in Beozia, a Lesbo e in altre isole dell’Egeo e nel tratto più settentrionale della costa anatolica; gli Ioni nell’Attica, nella vicina isola dell’Eubea e lungo la costa dell’Asia Minore, tra la colonizzazione eolica a nord e quella dorica a sud. Col passare del tempo i Dori avrebbero finito col fare del Peloponneso una roccaforte dorica e con l’assorbire gli Achei; ciò spiegherebbe come già nell’età arcaica i protagonisti della storia ellenica fossero essenzialmente tre: Dori, Eoli, Ioni, ciascuno caratterizzato da particolari attitudini e disposizioni pratiche: rudi, militarmente disciplinati, attaccati alla terra e ligi alle tradizioni antiche, i Dori; più complessi e vari gli Eoli,pastori e montanari poco evoluti quelli della terraferma, avventurosi, inquieti e sensibili all’arte i loro fratelli delle isole e della costa asiatica; più intraprendenti di tutti gli Ioni, audaci nei viaggi e nei commerci, alacri nelle creazioni artistiche e intellettuali e nella ricerca scientifica e, soprattutto, geniali nel campo dell’attività politica dove per primi nella storia diedero vita a istituzioni democratiche. Tale ricostruzione delle più antiche vicende delle stirpi elleniche non trova però conferma nelle ricerche degli archeologi moderni e nelle conclusioni della genesi circa i dialetti greci, cui sono arrivati gli studiosi; d’altra parte, anche le testimonianze degli scrittori antichi che sembravano darle credito, appaiono sempre più come ricostruzioni prive di valore storico, elaborate per dar ragione a posteriori delle diversità delle stirpi e dei dialetti ellenici, le cui cause sarebbero invece da ricercare nel frazionamento del territorio e nelle varie esperienze, cangianti da luogo a luogo, incontrate dagli invasori indeuropei a contatto con le popolazioni preesistenti. Non è dunque assurdo ammettere, in mancanza di dati sicuri, che la calata di gruppi indeuropei sulle soleggiate terre dell’Ellade possa essersi verificata con relativa compattezza e simultaneità e non, come la radicata tradizione asserisce, in ondate successive molto spaziate nel tempo. Ad ogni modo, comunue sia avvenuta l’invasione, è certo che i primi ad emergere dal groviglio dei nuovi venuti furono gli Achei, detti anche Argivi, dalla città di Argo, nei quali i Greci dell’età classica credettero di riconoscere gli antenati dei Dori, ossia di una delle loro tre stirpi principali.  Il paese, allora come ora, era frastagliato e roccioso, occupato per tre quarti da impervie montagne. I pendii dei monti erano molto boscosi. La scarsità di fertili pianure e vallate e il terreno sassoso riducevano notevolmente le possibilità produttive del paese. Il clima mite favoriva però la crescita di olivi e viti. Altri prodotti erano orzo, frumento, mele, fichi e melagrane. Branchi di pecore e capre pascolavano nelle zone incolte. C’erano alcuni giacimenti minerari — argento, zinco, rame e piombo — e dai monti si cavava ottimo marmo in quantità. Le montagne rendevano i viaggi via terra lenti e difficili. D’inverno i carri trainati da animali s’impantanavano facilmente. Quindi il mare era la migliore via di comunicazione e trasporto. Le coste frastagliate, con profonde baie e insenature, offrivano molti porti e ripari per le navi. A motivo delle numerose e profonde insenature, entro gli antichi confini poche località distavano più di 60 km dal mare. Il S della Grecia, il Peloponneso, è quasi completamente circondato dal mare. Solo uno stretto lembo di terra, fra il golfo di Egina e il golfo di Corinto, collegava il Peloponneso con la Grecia continentale. (Oggi il canale di Corinto, lungo circa 6 km e sprovvisto di chiuse, taglia completamente lo stretto istmo). Gli iavaniti della Grecia diventarono presto un popolo marinaro. Il tacco dello “stivale”, l’Italia, in prossimità del canale d’Otranto dista solo 160 km circa dalla Grecia. Nel Mar Egeo a E gli arcipelaghi (gruppi di isole costituite da montagne sommerse di cui affiorano solo le cime) erano una specie di gigantesco guado per raggiungere l’Asia Minore. All’estremità NE dell’Egeo lo stretto dei Dardanelli (anticamente Ellesponto) immetteva nel Mar di Marmara e di qui attraverso il Bosforo nel Mar Nero. Inoltre facendo vela lungo la costa S dell’Asia Minore molto presto le navi greche raggiunsero le coste della Siria e della Palestina. Una nave poteva percorrere anche 100 km al giorno durante le ore di luce. Per recapitare le lettere di Paolo ai tessalonicesi in Macedonia, scritte probabilmente da Corinto, ci volle dunque una settimana o più, secondo le condizioni del mare (e il numero dei porti in cui ci si fermava durante il viaggio). L’influenza e gli insediamenti greci non erano certo limitati alla Grecia continentale. Le numerose isole dello Ionio e dell’Egeo erano considerate parte della Grecia come la terraferma. L’Italia meridionale e la Sicilia facevano parte di quella che in latino venne chiamata Magna Graecia. La storia conferma che gli iavaniti della Grecia ebbero contatti e rapporti commerciali con quelli di Tarsis (Spagna) molto più dei fenici. Rapporti simili esistevano fra i greci e gli iavaniti di Cipro. Origine dei popoli greci. Gli storici odierni avanzano varie ipotesi sull’origine dei popoli greci e sulla loro comparsa nella zona. L’idea secondo cui ci sarebbero state “invasioni” successive di popoli settentrionali si basa in gran parte su miti greci e su congetture archeologiche. In realtà la storia secolare della Grecia inizia solo verso l’VIII secolo a.E.V. (la prima Olimpiade si tenne nel 776 a.E.V.), e una documentazione coerente è possibile solo dal V secolo a.E.V. in poi.

 
 
 
 
 

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