Finanza, giornali, comunicazione, intrallazzi vari

Fumoir

di Don Bartolo


Dall'alto della sua esperienza e autorevolezza, Don Bartolo ci regalera', di tanto in tanto, le sue riflessioni su quel mondo nel quale la grande finanza si intreccia con i giornali e la comunicazione. Grazie, Don Bartolo, per aver accettato la nostra proposta, e buon lavoro nel nostro Fumoir.
 

 
28 Settembre 2000 - La New Economy? Aspetti ancora un po' 

C’e’ chi dice che l’arrivo di Carlo Rossella alla direzione di Panorama sia il primo importante giro di poltrone nei giornali prodotto dalla new economy, essendo stato propiziato dal passaggio di Ernesto Mauri dalla Mondadori al vertice di Telemontecarlo, ovvero del nuovo polo tv-internet tra Seat-Tin.it e Tmc.

Ebbene, chi pensa questo si sbaglia o si illude.
Il rimescolamento di cariche alla Mondadori e a Panorama era deciso da tempo, compresa la promozione di Nini Briglia dalla direzione del settimanale a un nuovo ruolo manageriale; cosi’ come era praticamente scritto il ritorno di Rossella a Panorama. 

Il passaggio di Mauri a Tmc ha creato l’occasione e i tempi giusti. Piuttosto si dovrebbe riflettere su un dettaglio: Mauri è un drago dei periodici, riesce a sfornarne cinque o sei l’anno, e quasi sempre tutti prodotti di successo, che colpiscono il target di lettori giusto (dalla signora che bada al sodo, tipo Donna Moderna, al maschio edonista alla Men’s Health) e soprattutto "fanno" il mercato pubblicitario, sia in termini di campagne sia ovviamente di fatturato. Ma siamo pur sempre nell’ambito dell’editoria tradizionale

Se Lorenzo Pellicioli, gran capo di Seat, avesse voluto fare una vera operazione da new economy avrebbe dovuto assumere uno come Paolo Dal Pino, il creatore di Kataweb, il portale di grande successo del gruppo Espresso-Repubblica.
La realta’ e’ che Seat non voleva ne’ poteva fare un’operazione da new economy. Non voleva perche’ gli inserzionisti pubblicitari, che Pellicioli conosce almeno quanto Mauri, hanno preteso, per investire in Tmc, la sicurezza anziche’ l’innovazione. E non poteva perche’ tra Seat e la sua azionista Telecom si e’ aperta una frattura che dalla politica si allarga alle strategie aziendali.

Roberto Colaninno, il numero uno di Telecom, non solo era e resta nel mirino di Silvio Berlusconi, ma punta a realizzare con Seat-Tmc una vera televisione commerciale, quello che viene usualmente definito "terzo polo". Pellicioli crede nel suo progetto di tv tematica per un pubblico mirato, cioe’ giovani, professionisti in carriera, categorie professionali.

Chi prevarra’? Per il momento Colaninno, che ha un bisogno urgente di ridurre l’indebitamento, deve tirare un po’ su il titolo Telecom in borsa, difendersi da scalate e (dicono i maligni) pagare pegno ai suoi sponsor dalemiani, cioe’ fare una tv commerciale, ha messo a punto un’operazione che va incontro a tutte queste esigenze: il trasferimento a Seat di Stream, la pay tv che avra’ pure aumentato gli abbonati, tra calcio e Grande Fratello, ma che continua a rappresentare una formidabile fonte di perdite. 

In cambio riceverebbe dalla propria controllata una buona dose di azioni da rivendere al momento opportuno. Dunque Seat-Tin.it-Tmc si allargherebbe a Stream, configurandosi sempre piu’ come polo televisivo piuttosto che internettiano. Naturalmente Pellicioli potrebbe impiegare Stream per i suoi progetti di tv tematica e giovanilistica. Ma chi glielo dice al socio Rupert Murdoch che bisogna rinunciare al calcio e ai vari Grandi Fratelli

Chi lo va a raccontare ai club calcistici ed a tutti gli interessi che vi stanno dietro? E chi va a spiegare ai pubblicitari che bisogna puntare su un target, i giovani, che quelli vedono come fumo negli occhi?

Per far stare tutti tranquilli (e mettere momentaneamente pace in famiglia) Telecom e Seat puntano intanto su nomi tipo Mauri o tipo Enrico Mentana, il quale ha peraltro detto no; cosi’ come Paolo Mieli ha detto no a e.Biscom e Pietro Calabrese avrebbe volentieri mollato i new media di Rcs per trasferirsi a Panorama.
Gia’, ma che cosa c’e’ dietro tutti questi rifiuti? Semplice: l’attesa per il prossimo giro di poltrone direttoriali. Che verra’ (tutti dicono) abbastanza presto e assomigliera’ davvero a un grande risiko.
Ma che sara’ ancora all’insegna della old economy, e non della new, propiziato dai Romiti, dai De Benedetti, dai Confalonieri, dagli Agnelli, da Mediobanca e dalla Confindustria, invece che dai Soru o dagli Scaglia. Il quale, per inciso, sta trattando alleanze con la Fininvest.
E la new economy? Purtroppo, ancora un po’ di pazienza.

Don Bartolo

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