Dai nostri inviati


 

Voci, rumori, "boatos". E qualche onesto, innocente e gustoso pettegolezzo sul mondo dei giornali. Intendiamoci subito: i malintenzionati che vogliono offrire al Barbiere non saporite notizie, ma perfide insinuazioni, saranno fermamente respinti. Chi ha qualcosa di interessante da raccontare e' invece il benvenuto. Manda dunque le tue notizie al 
Barbiere della Sera

 


 

 

30 Gennaio 2001 - Per Mario, ucciso dalla mafia

E’ in corso in queste settimane a Palermo il processo per l’omicidio di Mario Francese, un collega del Giornale di Sicilia ammazzato in un agguato mafioso 22 anni fa. Qualcuno ricorda il caso? Francese era un cronista di giudiziaria. Uno di quelli che interpretano il lavoro del cronista in modo appassionato e quasi maniacale, uno che per avere una notizia in piu’ o per capire meglio una concatenazione di eventi mafiosi, dei quali dava conto ai suoi lettori, era disposto a lavorare senza tregua.

Francese fu ucciso poco dopo Giuseppe Impastato, al quale di recente e’ stato dedicato un film di successo. E oggi il pubblico ministero del processo, Laura Vaccaro, scrive nella sua requisitoria contro gli imputati della cupola mafiosa, indicata come mandante dell’omicidio: “La chiave dell’omicidio di Mario Francese va cercata nel suo impegno professionale, nella sua tenacia nel ricercare la verita’ e comunicarla attraverso le pagine di un giornale all’epoca non coraggioso come il suo cronista… “.

E poi piu’ avanti: “Mario Francese si e’ rifiutato di assecondare il coro dei pavidi molto folto in quel periodo , che spingeva per un giornalismo prudente, fatto di mezze verita’, a volte sussurrate, per lo piu’ nascoste, per quieto vivere, per paura di esporsi alla vendetta di una mafia che con prepotenza e arroganza spadroneggiava in tutta l’isola”.

Non vogliamo fare della banale retorica per ricordare Francese. Ma crediamo di far cosa gradita alla sua famiglia e ai giornalisti onesti, mettendo in linea questo documento giudiziario, la requisitoria del giudice Laura Vaccaro. Leggetela. E’ un documento di grande interesse. Descrive un mondo e un clima che pochi conoscono. Descrive un mondo e un clima in cui non deve essere certo facile lavorare nei giornali con la coscienza limpida e in tranquillita’. Descrive un’atmosfera di connivenza e omerta’ che secondo il giudice non risparmiava l’ambiente di lavoro di Francese.

Il processo Francese ha visto, nella sua fase istruttoria, e nella fase dibattimentale, le testimonianze di numerosi giornalisti come Lucio Galluzzo, Francesco La Licata, Francesco Nicastro e altri. Sullo sfondo della vicenda si muovono interessi forti, gli appalti delle opere pubbliche, le attenzioni della proprietà del Giornale di Sicilia per questo o quel personaggio, le figure di alcuni giornalisti non lontani da ambienti contigui alla mafia. Insomma, la requisitoria della Pm Laura Vaccaro che vi sottoponiamo e’ davvero uno spaccato interessante dell’informazione nella Sicilia della fine degli anni ’70.

Dopo la requisitoria Vaccaro, speriamo presto di potervi offrire nei dettagli le testimonianze dei colleghi che hanno conosciuto Mario Francese e lo hanno visto lavorare e, purtroppo, morire. 

Per salvare la requisitoria sul vostro computer e leggerla con calma cliccate qui CON IL TESTO DESTRO DEL MOUSE..
Bds


30 Gennaio 2001 - Carlo Zanda salta su Metro

Da Diario a Metro. Poco più di un mese dopo le dimissioni dal settimanale diretto da Enrico Deaglio, Carlo Zanda approda (dal primo febbraio, con la qualifica di redattore capo) nel giornale quotidiano gratuito che, a livello mondiale, si è imposto in questi ultimi anni come uno dei fenomeni editoriali più freschi e interessanti. Tendenza confermata in Italia: a Roma, dove lo dirige Fabrizio Paladini ed esce dal 3 luglio scorso, Metro diffonde ogni giorno 250 mila copie. A Milano, sotto la direzione di Michele Fusco, Metro si è attestato ormai stabilmente sulle 200 mila copie quotidiane.
Bds


29 Gennaio 2001 -  Tanto Malgieri per nulla

Gennaro Malgieri ci stava lavorando da mesi. Aveva messo insieme una cordata di imprenditori disposti a tentare una nuova sfida editoriale: un quotidiano d'opinione ma anche popolare.

Un progetto che il direttore del "Secolo d'Italia"  aveva nel cassetto da anni. Forse, dicono i suoi pasdaran un sogno che coltivava da quando faceva il praticantato con Flavia Perina, sua attuale vicedirettore.

Ma Gianfranco Fini quel progetto l'ha bloccato. Stop. E al "Secolo d'Italia" c'è maretta. I redattori del giornale di Alleanza nazionale erano, infatti, pronti a salire sul nuovo quotidiano un po' di partito ma più d'opinione. Del progetto se ne riparlerà dopo le elezioni.

E in redazione c'è chi sostiene che a Fini non piaccia più la direzione di Malgieri.
Shampoo

29 Gennaio 2001 - "Leggo" un Maida nel futuro del Messaggero

Sarà Sandro Aquari il vicedirettore di "Leggo", il quotidiano gratuito voluto da Franco Caltagirone per essere distribuito alle stazioni. Giuseppe Rossi, l'ex capo dello Sport del "Messaggero" chiamato a guidarlo, ritrova così un suo antico compagno di lavoro.

Sandro Aquari, stimato (e scoglionato) numero tre della Cronaca di via del Tritone, aveva lavorato gomito a gomito con Rossi allo Sport, quando a capo c'era il mitico Gianni Melidoni, alla cui scuola tanti altri bravi giornalisti sono cresciuti: da Enrico Bendoni a Giancarlo Baccini, a Piero Mei. Peppe Rossi scriveva sulla Roma, mentre Aquari era la firma competentissima dell'Atletica leggera.

Secondo i boatos che arrivano da via del Tritone, Rossi e Aquari avrebbero ottenuto una clausola di rientro al "Messaggero" nel caso in cui i progetti di "Leggo" venissero ridimensionati. Clausola che invece non verrebbe accordata ad altri. Di qui qualche problema per la messa a punto definitiva della "minisquadra" di "Leggo". Si cerca, comunque, all'interno del giornale di via del Tritone, un terzo uomo di desk mentre quattro giovani disoccupati transitati per "Il Messaggero" sarebbero pronti a firmare. Leggo inizierà le pubblicazioni a marzo con l'edizione romana, alla quale faranno seguito quelle di Milano e Napoli. Il progetto prevede lo sbarco nelle altre città italiane per il prossimo autunno.

La sede c'è già, in un palazzo di via Barberini. L'ambizione è addirittura quella di creare, a regime, quando sarà distribuito in tutte le stazioni, un quotidiano da 800 mila copie, più di quante ne distribuisca il Corriere della Sera. La formula, studiata da una società di consulenza a partire dal settembre scorso, vedrebbe per ogni pagina un pezzo di lunghezza media (circa 50 righe) più due approfondimenti e due altri pezzetti di una ventina di righe. Poi un notiziario a 360 gradi. Si vorrebbe dare, così, un prodotto più completo rispetto al concorrente "Metro".

Resta il fatto, però, che "Leggo" sarebbe un pericoloso concorrente anche per il pezzo forte della Caltagirone Editore, "Il Messaggero", che a Roma riceve fendenti non solo da "Metro", ma anche dal doppio dorso del "Corriere della Sera".

In attesa di una vera strategia di rilancio del quotidiano di via del Tritone, l'editore ne ha ideata una del tutto inconsueta per reclutare i giornalisti. Affidarsi agli "head hunters". Già, quei mitici "cacciatori di teste" che nel corso di una partita di golf riescono a convincere il top manager della Apple a trasferirsi alla Coca Cola. Le ultime tre assunzioni, a via del Tritone, sarebbero state fatte così. 

Attualmente i "cacciatori di teste" di Caltagirone stanno cercando il nuovo capo dello Sport, in sostituzione di Rossi. Tra i nomi che girano ci sono quelli di Enrico Maida, vice direttore del "Corriere dello Sport" (amicone di Giorgio Tosatti del Corsera) e quello di Luigi Ferrajolo, l'altro vice direttore del Corsport. Entrambi sono rimasti a bocca asciutta quando Mario Sconcerti ha lasciato il Corriere dello Sport per la Fiorentina. Un pensierino alla direzione l'avevano fatto, ma poi l'editore ha chiamato Italo Cucci. Maida, sembra l'uomo in pole position per sbarcare a via del Tritone.
La cosa al Messaggero crea qualche perplessita'. Maida ha fama di essere uno tosto e con un caratteraccio. Ma e' anche uno al quale piace scrivere e che potrebbe quindi sottrarre spazio e visibilita' a migliori inviati sportivi del quotidiano.
Bds


29 Gennaio 2001 - In fila per tre: c'è l'omaggio

Tutti in fila per un biglietto omaggio. Accade all'aeroporto di Parma. La Gandalf Airlines presenta alla stampa il nuovo collegamento Parma-Barcellona. I taccuini dei cronisti presenti si riempiono di dichiarazioni e cifre. Trenta minuti noiosetti. Poi, l'atmosfera cambia. I taccuini si chiudono e tutto diventa più allegro.

Si passa a ritirare l'omaggio. A tutti i giornalisti è offerto un coupon da spendere per una destinazione toccata dalla società aerea (Amsterdam, Stoccarda, Zurigo, Trapani) e soprattutto da utilizzare quando si vuole: quindi se in estate sarà possibile, anche un volo per Olbia, Alghero e l'isola d'Elba - tre collegamenti estivi.  
Shampoo


26 Gennaio 2001 - Per Guazzaloca il Domani non esiste

Sembra una storia della Mosca di Andropov. Invece è roba nostra: viene da Bologna. Dal 12 dicembre 2000, giorno del debutto in edicola, fino ad oggi, e chissà per quanto tempo ancora, il quotidiano "Il Domani" non è mai stato citato dalla corposa rassegna stampa curata dalla Giunta di centrodestra guidata dal sindaco Giorgio Guazzaloca

Quel giornale tabloid che, con ben 25 pagine dedicate alla città e alla sua provincia, si è inserito come un'irriverente corvetta tra la portaerei "Resto del Carlino" (50 mila copie in quest'area e pubblico moderato) e la corazzata Repubblica, (22 mila copie), semplicemente non esiste.

Ciò che racconta della città, dei quartieri e delle circoscrizioni, non val la pena di essere segnalato ai consiglieri comunali e tantomeno di venire riproposto su Internet. Una lunga striscia nera di silenzio e di censura che ha del paradossale, perché la rassegna quotidiana di 70 pagine non si limita a parlare di "Carlino" e "Repubblica", ma cita una decina di titoli nazionali.

Che c'è sotto? "Siamo una voce fuori dal coro, siamo il terzo incomodo in un mare di interessi trasversali già costituiti", risponde sicuro Nico Perrone, vicedirettore del quotidiano. Il direttore-editore è Guido Talarico, 40 anni, proveniente dall'Adnkronos di Pippo Marra. I redattori sono 12 più altri 6-7 collaboratori sotto contratto. L'area politica è il centro-sinistra, con il sostegno di imprenditori emergenti. Le copie vendute (dichiarate) sono 4 mila 500 al giorno, in un piano finanziario che ne prevedeva 3.500 in media il primo anno, per arrivare a 8 mila il terzo. E per far capire quanto "Il Domani" sia fuori dal coro Perrone cita l'apertura di giornale di mercoledì 24: "L'elettrosmog invade Palazzo D'Accursio": nella sede del comune, l'Arpa, agenzia di rilevamenti ambientali, ha riscontrato valori ben più alti delle soglie consentite.

Il giorno prima dell'uscita in edicola, Talarico e Perrone si erano recati in visita di cortesia da Guazzaloca. Un'ora di colloquio, durante la quale venne ritualmente avanzata la richiesta di un'intervista. "Non ne rilascio - rispose il sindaco - Mi affido solo alle conferenze stampa e non ne convoco più di tre all'anno". Ottima intenzione. Peccato, ricorda Perrone, che il giorno successivo un'intervista di Guazza apparisse sul "Carlino".

Nemmeno il primo numero de "Il Domani" appare in rassegna stampa. L'opposizione protesta. Il vicesindaco Giovanni Salizzoni, che ha la delega per l'informazione, legge una lettera in Consiglio comunale in cui "Il Domani" viene definito "una macchina da guerra". Gaffe madornale. La patata passa a un altro assessore comunale, quello alla Sanità, Salvioli, il quale fornisce una nuova spiegazione, egualmente paradossale: il motivo vero è che, avendo il quotidiano una cronaca tanto ricca, il poco personale non riesce a ritagliare tutti i suoi pezzi.

 Prendono posizione i capigruppo dell'opposizione Davide Ferrari (Due Torri per Bologna, Ds) e Giuseppe Paruolo (Democratici per Prodi). Definiscono la decisione di Guazzaloca "un atto inconsulto che non ha eguali" e ricordano che "la rassegna stampa viene finanziata con denaro pubblico". Interviene persino Enzo Biagi, con un'intervistina a Repubblica in cui bolla come un errore censurare i quotidiani.

E adesso, che accadrà? "Il problema è stato risolto - giura Giuseppe Castagnoli, capo ufficio stampa di Guazzaloca ed ex direttore del "Resto del Carlino" - La giunta ha deciso martedì mattina di affidare all'esterno la rassegna stampa, con tanto di bando e assegnazione. In 20 giorni il bando sarà emesso. Sarà una rassegna stampa nazionale e locale, e avrà dentro anche  "Il Domani". Con le nostre forze, appena due operatori, non ce la facevamo ad essere completi.".

Direttore, direttore, che ci viene a raccontare? Bastava citare ogni giorno anche solo il titolo d'apertura de "Il Domani" e si salvava la faccia, no? "Guardi che a Roma, tanto per fare un esempio, la rassegna stampa la fanno in 5 o in 6, ci siamo informati. E poi le nostre 70 pagine devono essere pronte, stampate, scannerizzate e messe in rete ogni mattina entro le 8,30. Un lavoraccio, questa è la verità. Anche se non quella di un conte - ridacchia Castagnoli, prima del saluto di congedo - Io,  piuttosto, vengo da "I Miserabili". Mi sento un Jean Valjean".
Il Conte d'Almaviva


26 Gennaio 2001 - Rai, piccole nomine crescono

Piccole nomine crescono alla Rai. Al Tg1, la scorsa settimana, e’ stato nominato il nuovo capo della redazione Societa’, nella persona di Angelo Angelastro, al quale e’ stato riconosciuto il grado di caporedattore.

Il direttore Albino Longhi ha riorganizzato le due redazioni di “Cronaca e società” e “Cultura e Spettacolo”, in tre nuovi settori: Cronaca, Societa’ e Cultura e spettacolo.

Il capo della cronaca e’ Carlo Pilieci con Francesco Giorgino vice. Angelastro diventa dunque redattore capo della sezione Societa’ con due vice: Francesca De Carolis e Piero Da mosso. A guidare la redazione Cultura e Spettacolo e’ Marco Franzelli con il vice capo Maria Rosaria Gianni.
Bds


24 Gennaio 2001 - Giornalisti europei, drogati di pigrizia

I giornalisti europei sono in grado di affrontare con serietà e scrupolo professionale un problema importante come quello delle droghe illegali? Secondo una ricerca dell'ENCOD (Consiglio Droghe e Sviluppo delle Organizzazioni non-governative Europee), è vero esattamente il contrario: la stampa europea affronta in maniera superficiale e addirittura tendenziosa il problema della droga, contribuendo a fornire al pubblico un'immagine falsata del fenomeno.

Ecco una piccola, e inquietante, sintesi della ricerca, effettuata su una serie di giornali-campione fra i più "autorevoli" di sei paesi dell'Ue nel corso di tutto l'anno '99 (per l'Italia sono stati scelti Repubblica, Corriere della Sera, l'Unità, Il Manifesto e il Giornale):

1. I media europei interpretano la questione droga come una vera e propria guerra fra due forze contrapposte (governi, istituzioni e forze dell'ordine dei paesi sviluppati contro trafficanti dei governi corrotti dei paesi in via di sviluppo e immigranti che smerciano droghe nei paesi sviluppati), fornendo un'immagine distorta del fenomeno che fra l'altro alimenta
l'intolleranza dei cittadini Ue nei confronti degli extracomunitari.

2. I media europei ignorano in maniera pressoché totale le cause
strutturali della produzione e della vendita di sostanze illegali nei paesi in via di sviluppo, il contesto sociale, culturale ed economico del fenomeno e la possibilità di adottare misure non-repressive per contrastarlo, nonché gli interessi politici ed economici dei paesi sviluppati nel mantenere l'industria della droga (si cita come esempio il ruolo delle banche occidentali nel riciclaggio del denaro sporco). In questo modo, secondo l'ENCOD, si genera un'immagine del fenomeno droga come minaccia esterna, scaricando tutta la responsabilità sui paesi produttori e senza ammetterne alcuna da parte dei paesi più ricchi, che vengono quindi dipinti come le sole "vittime" del commercio internazionale di droghe illegali.

3. La stampa europea tende a fidarsi ciecamente delle fonti istituzionali, utilizzandole senza verificare la veridicità delle dichiarazioni ufficiali o l'efficacia delle strategie antidroga da esse presentate e senza contrapporre alle versioni ufficiali le opinioni di osservatori indipendenti o extragovernativi.

E' davvero così, o l'ENCOD sta un po' esagerando? Per quel che ne sappiamo, questa organizzazione sponsorizzata dallla Commissione Europea - che si occupa fondamentalmente di analizzare l'impatto del traffico di droghe illegali nei Paesi in via di sviluppo e di promuovere politiche per il controllo del fenomeno - è in buona fede, e ha condotto un'indagine apparentemente seria e scrupolosa.

E allora? Ci siamo forse dimenticati come si fa il nostro mestiere, non ne siamo più capaci o, peggio ancora, tendiamo ad adagiarci sugli allori (perdonate il luogo comune) e a evitare di trattare argomenti "scomodi" o ad assumerci la responsabilità di scrivere articoli "fuori dal coro" per non metterci nei guai?

Fra l'altro, da questa ricerca è emerso un dato che fa riflettere, e cioè che si sono riscontrate
differenze minime, se non nulle, fra gli articoli firmati da inviati e corrispondenti e quelli dei giornalisti delle redazioni centrali. Il che significa che nemmeno chi si trova sul campo, magari in Colombia o in Pakistan, si prende la briga di trovare fonti alternative, e se ne sta comodamente seduto nel suo albergo a spulciare lanci di agenzia e giornali locali.

Senza dubbio, su tutto ciò si potrebbe dibattere a lungo, e certamente molti avranno da ridire sulle conclusioni
dell'ENCOD, ma sta di fatto che questo rapporto mette in luce una tendenza sempre più diffusa nel giornalismo non solo italiano o europeo, ma di quasi tutto il mondo, e cioè quella di non dannarsi troppo per scoprire la verità, cosa che peraltro ha i suoi non pochi vantaggi.

Insomma, questo rapporto dell'ENCOD e’ un gran cazziatone per tutti noi, e un richiamo ai principi fondamentali del buon giornalismo. Per concludere, e per riflettere, ecco alcuni estratti delle conclusioni del rapporto:

"...i media hanno la responsabilità di offrire al pubblico accesso a varie fonti di informazione, sia istituzionali che non ... e di fornire un quadro che sia quanto più possibile aderente alla realtà dei fatti ... è significativo che persino i giornali considerati più autorevoli ... non prendano molto seriamente questa responsabilità quando si tratta di raccontare fatti legati al traffico internazionale di droga".
Ambrogio 
24 Gennaio 2001 - Il Mentana con la matita rossa e blu

Caro Barbiere, da un po' di tempo a questa parte nelle griglie dove ogni giorno i redattori del Tg5 scrivono i loro servizi, per le 13 e per le 20,00, Mentana e il suo numero 2 , il suo inseparabile amico Lamberto Sposini, hanno preso l'abitudine di mettere i voti quando "passano" i pezzi dei vari redattori.

Prima tu scrivevi il tuo servizio, accanto al pezzo ti mettevano l'ok (un ok salomonico per tutti) e poi andavi a montare senza il complesso di sentirti scemo. Ora non è più così. Se un pezzo è scritto meglio degli altri viene evidenziato, additato ad esempio per gli altri scolari.

Mentana, che in fatto di complimenti e' sempre parsimonioso, quando e' in vena si spende e sopra un pezzo ben confezionato mette "ottimo", scritto minuscolo o maiuscolo, dipende da come gli gira. Sposini che invece è più morigerato, se non indossa gli occhiali neri (quindi non ce l'ha col mondo) e un servizio è lodevole lo fa notare scrivendo vicino al titolo la parola "bene". 

Molti dei redattori trovano  la pratica imbarazzante e discriminante perché poi la scena è questa: tu apri la griglia, vedi il tuo bel giudizio sul "pezzo" e guardi il servizio sotto o sopra il tuo che non ce l'ha, scritto dal collega che e' nella stessa stanza e magari ti siede vicino o ti sta di fronte guardandoti in tralice.

E' fastidioso. Ti crea inimicizie e invidie inutili. Se fossimo a scuola, caro Barbiere, tutto questo avrebbe senso ma siccome siamo cresciutelli e i banchi li abbiamo lasciati da un pezzo, e' proprio necessario trattare la maggior parte di noi come degli scolaretti dove ogni tanto qualcuno, con grande fatica, si fa notare per l'impegno?

Gli unici vicedirettori che resistono alla tentazione di mettere i voti, gliene diamo atto perché se lo meritano, sono Vittorio Testa, capo della redazione milanese e il terzo vicedirettore responsabile di Roma Massimo Corcione, persona serissima e vero uomo macchina del telegiornale.

Corcione mette ancora solo l'ok quando passa i pezzi, si distingue sempre forse perchè è uno di quelli che si fa il mazzo e sa avere grande rispetto per gli altri. Dopo che l'assemblea di redazione ha deciso di bloccare le collaborazioni con www.tg5.it (vedi lettera Genoveffa) è lui Corcione , ad avere avuto l'incarico (l'infausto compito?) di occuparsi dell'aggiornamento del sito.

Come premio, in attesa di eventi, gli hanno dato la stanza che fu di un conduttore desaparecido, il vicedirettore Emilio Carelli trasferito a Milano. 

Concludo caro Barbiere. Io non so che fare nel tuo salone percio' non ti chiedo se hai bisogno di un "lavacapelli". Per ora rimarro' al Tg5 . Credo in questo telegiornale e come la maggior parte di noi, mi sento parte di esso pur lavorando in un clima che come puoi capire non e' dei migliori. Non escludo pero' di poter cambiare idea presto o tardi. E allora magari ti mandero' il curriculum. Devi solo dirmi se devo allegare anche la pagella. Saluti
Chicco di grano


24 Gennaio 2001 - Caro Enzo Bianco ci dica...

Presto sapremo che ne pensa il ministro dell'Interno Enzo Bianco della circolare che obbliga i cronisti a pubblicare le notizie così come le raccontano le istituzioni.  L'onorevole Marco Taradash ha infatti presentato al ministro un'interpellanza sulla disposizione del capo della Polizia Gianni de Gennaro che autorizza solo gli uffici stampa di procure e questure a render pubblici i fatti di cronaca. 
 

Taradash ritiene che "la possibilità di potersi riferire solo alle notizie ufficiali costituisce un limite inammissibile alla libertà di informazione" e - portando come esempio la vicenda del calciatore Giandomenico Costi - sottolinea che il provvedimento dà alla polizia il potere indebito di "scegliere quali informazioni diffondere e di stabilirne tempi e modalità di diffusione".
  
Vorrebbe perciò sapere se il ministro non ritenga necessario prender provvedimenti per garantire che gli uffici stampa "non limitino in alcun modo la libertà di informazione, verifica e indagine da parte degli organi di stampa e che l'attività giornalistica non subisca altro condizionamento se non quelli costituzionalmente previsti a tutela del diritto di difesa e della privacy". 
Costanza


24 Gennaio 2001 - Colaninno, niente trucchi

Insufficienza in inglese ai giornalisti dell'Ansa. Lunedì 22 gennaio l'agenzia batte: "Colaninno pronto a scendere al 40% di Seat-Tin.it". Il pezzo (firmato con la sigla ASL) riprende, senza lesinare sulle virgolette, un articolo apparso lo stesso giorno sul Wall Street Journal in cui si dice che Telecom, a caccia di un partner americano per Seat-Tin.it è pronta a scendere fino al 40% nel capitale della società che edita le Pagine Gialle. Quello che non va sono le ultime tre righe dell'Ansa. "Tanto di cappello per Colaninno se l'impresa, dopo il successo dell'operazione di innesto di Tin.It in Seat, riesce per la seconda volta". 

Il problema è che il WSJ, ma sarebbe meglio dire la rubrica curata da breakingviews.com di Hugo Dixon (quello che ha reso famosa la Lex Column dell' FT) che il quotidiano ospita, è molto critica nei confronti sia dell'operazione Seat-Tin.it, sia della ricerca di un partner americano. Tanto da parlare di trucchi. La traduzione dell'Ansa, insomma, è molto libera. Più aderente a quanto scritto sul WSJ sarebbe: "Tanto di cappello a Colaninno, se riesce a mettere a segno questo trucco per la seconda volta. Ma lo troverà molto più difficile dell'anno scorso". Ma all'Ansa conoscono l'inglese, o parlano soltanto la lingua di Colaninno?

I cugini di campagna


23 Gennaio 2001 - 'Sto Bassanini chi me l'abbatte?

Carissimi, vi chiedo aiuto: non ne posso piu' di Bassanini. La mia giornata e' iniziata passando un suo comunicato -scrivo per un'agenzia - che naturalmente aveva a che fare con la semplificazione amministrativa: ve ne sottopongo, e perdonatemi, una parte scelta a caso.

''Il Dipartimento della Funzione pubblica ha emanato un regolamento che semplifica la concessione - si legge in una nota - di agevolazioni,
contributi, sovvenzioni, incentivi e benefici per il sostegno allo sviluppo
delle esportazioni e per l'internazionalizzazione delle attivita'
produttive'' . Lo sportello sara' ''chiamato a garantire una diffusa presenza sul territorio, svolgendo essenzialmente le seguenti attivita':promuovere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e prodotti italiani; facilitare la diffusione e l'accesso a livello territoriale ai servizi di carattere finanziario, assicurativo, informativo e promozionale inerenti alle opportunita' ed agli strumenti internazionali, comunitari, nazionali e regionali in materia di internazionalizzazione delle imprese; assicurare l'informazione sugli adempimenti necessari per le procedure previste per i singoli interventi agevolativi''.

Se questa e' semplificazione... Ma vabbe', la giornata, iniziata cosi' male, avra' tempo per riprendersi.

Invece no. Di seguito me ne arriva un altro, di comunicato, che formalmente viene da altro ente assurdo, tal Enac. Si basa pero' (et voila', riappare Franco) su un decreto Bassanini: cito.

''In applicazione dell'art. 20, comma 1, della cosiddetta legge Bassanini
(Oddio! Quale delle sei? Ndr) del 15 marzo '97 (ah ecco, dovrebbe essere la bis; ma tanto... passa e zitto, Ndr)''.. ecc. In sostanza e' piu' semplice immatricolare un aereo (gia' vedo folle sollevate da tale incombenza: ''a signo', ma lei c'ha l'eliche o il reattore?'', no, mi' marito preferisce vola' 'nsilenzio, c'ho 'l reattore''), ma questi scrivono ''lo schema del regolamento oggetto della richiesta...''. Stop, vi grazio.
Mi occupo d'altro, ancora una volta. 

La giornata e' proficua, Veronesi esterna, Pecoraro interna, ed ecco ZAC! Il Franco Mannaro:

REGOLAMENTO FF.PP. PER FARMACI DA AUTOMEDICAZIONE
Il regolamento mira all'obiettivo di ''contemperare l'esigenza delle imprese che l'amministrazione si pronunci in tempi rapidi con quella del ministero della Sanita' di tutelare la salute del cittadino'' e ''provoca l'effetto di contrarre i tempi relativi all''immissione in commercio di tali specialita' medicinali, con indubbi benefici per gli utenti e per l'amministrazione''.

Ce la faccio, ce la faccio. Si sono fatte le ore X, sto a meta' giornata.
Trallala', trallala'; e questo che e'?

GOVERNO: BASSANINI ILLUSTRA AL CONSIGLIO DEI MINISTRI LA GUIDA SULL'IMPATTO DELLA REGOLAZIONE

Me n'e' planato un altro sul tavolo. Non cito piu', giuro, ma ve ne do' le
dimensioni: foglio A4 pieno zeppo, carattere Times New Roman corpo 12. Al suo interno c'e' anche (cosa che non c'entra un cavolo con l'argomento) una risposta polemica e politica a Berlusconi, in neretto. Tra l'altro, il Berlusca viene tacciato di varie inesattezze ''in una fluviale intervista a...''. Se qualcuno ha mai frequentato le conferenze stampa del Nostro, sa che iniziano generalmente alle 12 per terminare, dopo innumerevoli ripetizioni, verso le 15.

Comincia ad essere troppo. Tra impicci e imbrogli si fanno le sette. Ed ecco che appare L'ENNESIMO FOGLIO DI FRANCO NIAGARA BASSANINI. Si tratta di un A4 meno zeppo, ma sempre corpo 12, con 40 righe di testo per dire che assumera' (lo Stato) 60 giudici amministrativi e 22 consiglieri di Stato per smaltire l'arretrato nelle cause amministrative (pendenti 900.000).

A questo punto vi dovevo scrivere: altro che mucca pazza. Chi me lo abbatte, 'sto Bassanini?
Sebastian Dangerfield


22 Gennaio 2001 - Come ti bombardo Zincone e la Li Calzi

I toni di Vittorio Feltri li conosciamo tutti. Vittorio e' un tipo irruente e ha nel sangue i globuli della provocazione. Ma negli ultimi giorni ci pare stia un po' esagerando. In particolare vale la pena di segnalare due servizi apparsi su Libero di sabato 20 Gennaio. 

Il primo e' quello che riguarda i giornalisti i cui nomi sono apparsi a vario titolo nel famoso dossier Mitrokhin. Nel pezzo, davvero
preoccupante, che nomina numerosi giornalisti definiti "i miracolati del socialismo reale di casa nostra"  c'e' la fotografia dell'editorialista del Corriere della Sera Giuliano Zincone con sotto la seguente didascalia: "Giuliano Zincone, nome in codice Zvyagin, dal 1973 al 1981 fu coltivato a Roma nella residenza del Kgb".

Uno capisce una cosa sola. Che Zincone era un agente dei servizi segreti sovietici e che veniva annaffiato e nutrito tutti i giorni, ovvero coltivato, nella sede romana del Kgb. E che poi evidentemente, per qualche motivo e' stato licenziato nell'81.

Ora, se c'e' mai stato un anticomunista al Corriere della Sera, questo e' Giuliano Zincone, giornalista di formazione e militanza liberale. Probabilmente Mattias Mainiero, autore del pezzo, non conosce il collega Zincone altrimenti non avrebbe scritto simili sciocchezze, insieme con molte altre contenute nel celebre dossier. Se poi invece lo conosce, allora siamo fritti.

Pazienza. Nessuno e' perfetto. Poi scopriamo, dalla prima pagina di Libero, che il sottosegretario alla Giustizia dell'Udeur, Marianna Li Calzi, si e' accaparrata un bell'appartamento dell'Inpdai. Un altro caso di ruberia e di intrallazzo politico? O comunque di uso personale di informazioni che magari ai comuni mortali nemmeno arrivano?

Puo' darsi, non sarebbe la prima volta. Se la Li Calzi sia passata avanti ad altri legittimi pretendenti al medesimo appartamento in modo illegittimo, non sappiamo. Ma leggendo gli articoli di Libero abbiamo avuto l'impressione che il suo caso, rispetto ad altri, sia stato un po' caricato, con tanto di foto in prima pagina. Perche', ci siamo chiesti per esempio, il giornale di Vittorio Feltri non se la prende di piu' con Veltroni che, oltre ad essere piu' importante della Li Calzi, ha davvero la possibilita' di acquistare l'appartamento in cui vive a prezzo scontato (possibilita' che nel caso della Li Calzi non si configura?)? Come mai tanta aggressivita'?  

C'e' poi un altro elemento che avrebbe potuto suggerire a Feltri un po' piu' di cautela e di eleganza. Marianna Li Calzi e' il sottosegretario alla Giustizia con delega sugli Ordini  professionali e tra pochi giorni, davanti al Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, si discutera' l'appello presentato da Vittorio Feltri contro la radiazione decisa dall'Ordine di Milano, per la storia delle fotografie dei pedofili pubblicate su Libero. 

Intendiamoci, il sottosegretario alla Giustizia con delega sulla politica degli ordini professionali non ha un'influenza diretta sull'esito di un giudizio del consiglio dell'Ordine, nel senso che la Li Calzi non partecipera' tecnicamente alle deliberazioni sul caso Feltri. Ma e' vero che l'opinione del delegato del governo nelle questioni che riguardano gli ordini professionali vengono ascoltate, senno' che ci sta a fare?

A questo punto le interpretazioni divergono. 

Intepretazione 1): Nonostante le deleghe governative della Li Calzi, Feltri attacca impavido smascherando gli affari oscuri del politico cattivo, senza timore di eventuali oblique rappresaglie. Esempio di giornalismo eroico.

Interpretazione 2): Libero tenta di esercitare forti pressioni sulla Li Calzi, scatenando un bombardamento preventivo proprio in vista del giudizio del suo direttore da parte del Consiglio dell'Ordine. Esempio di giornalismo molto, ma molto, personale.
Bds


22 Gennaio 2001 - Il responsabile e' Sallusti


Alessandro Sallusti diventa direttore responsabile di "Libero". E' questa la prima novità della 'fase due' del quotidiano di Vittorio Feltri. "Liquidato" (come dice Feltri ai suoi lettori) Massimo Massano, il giornale di via Merano è ora saldamente nelle mani del suo padre-padrone e dell'imprenditore riminese Stefano Patacconi.

E all'orizzonte - oltre ad un aumento di pagine, da 32 a 36 -  ci sarebbe anche la disponibilità di due banche d'affari (una inglese e una italiana) ad avere il 40 per cento delle azioni della Vittorio Feltri and C. da collocare presso loro clienti.

Tutto bene, sembrerebbe. Ma c'è chi abbandona il vascello di "Libero": Annalisa Bianchi, capocronista milanese, ritorna al Touring club come responsabile delle relazioni esterne, e il praticante Walter Mariotti (ex "Og" e collaboratore de "il Giornale") sbarca in via Burigozzo, al gruppo Class, dove diventa Direttore del mensile "Campus".

Shampoo


22 Gennaio 2001 - La mossa del Vianello 


Applausi e brindisi, non senza qualche lacrimuccia femminile, hanno salutato, nella sala del Consiglio dell'Ansa a Roma un po' di giorni fa, la partenza del vice direttore Luigi Vianello, che dal 15 gennaio è diventato condirettore di Radiocor (l'agenzia di stampa del gruppo Il Sole 24 ore), dove lavorerà a fianco del direttore Ernesto Auci.


La "mossa" di Vianello è stata un vero e proprio capolavoro di strategia: infatti il vicedirettore, responsabile dell'area multimediale dell'Ansa, creata nel 1997 (Internet, Tv, teletext, news per i cellulari), era nella lista dei 40 giornalisti che l'azienda, nel 1999 in stato di crisi, aveva deciso di "convincere" (rudemente) a prepensionarsi.

Dopo l'uscita di quasi tutti i 40, si avvicinava l'ora di Vianello (a giugno) e poi del capo redattore centrale Di Tullio. Sarebbe stato penoso per il vice direttore andarsene dietro "invito", e sarebbe stato ancora più penoso rifiutarsi - come era suo diritto - e restare lì. Accanto a lui però, a respirargli sul collo, c'era già il nuovo vice direttore Giuliano Zoppis, amico dell'amministratore delegato Giuseppe Cerbone (tutti e due provenienti dal Sole 24 Ore). Zoppis, definito "un simpaticone" da chi ci ha giocato a pallone insieme, è uno che non manca mai un dibattito sulla new economy.

Assunto da Cerbone proprio mentre l'azienda si strappava i capelli per il buco in bilancio, Zoppis era chiaramente destinato a essere il successore di Vianello. La tensione si tagliava con il coltello. "Che farà l'orgoglioso Vianello?" si domandavano i colleghi. E lui ha trovato la soluzione. Molla tutto e se ne va con la nomina di condirettore in tasca. Con lo zampino di Cerbone? Può darsi.

L'amministratore delegato, poco avvezzo a parlare, ha detto durante la festa di commiato: "In questa occasione è doveroso dire qualcosa ... Vianello è una perdita per l'Ansa".  Forse. Fatto sta che Gigi, come lo chiamano le sue adoranti colleghe e chi gli è stato più vicino, come Riccardo Bodo, se n'è andato offrendo un ricco buffet.


Se n'è andato così uno dei sei vice del direttore Pierluigi Magnaschi. A Roma restano il suddetto Zoppis, Luigi Contu e Vitantonio Lopez, mentre all'estero si trovano Francesco Bianchini (Londra) e Giampiero Gramaglia (Washington).
Zapata


18 Gennaio 2001 - Togliete quel Ronconi di Torno

Quando si dice la sfiga. Uno cerca un esperto di culture orientali, finalmente lo trova, lo invita a collaborare al Corriere della Sera che e' sempre un gran piacere, e  poi scopre che si tratta di un ex (?) nazista, ritratto in passato in divisa da SS.

Incredibile no? . E' successo al Corriere della Sera dove il comitato di redazione ieri, 18 gennaio, ha inviato ai giornalisti il comunicato che il Barbiere della Sera pubblica integralmente. Eccolo qui.

Il 16 gennaio 2001 il "Corriere della Sera" ha ricevuto da un lettore (Paolo Zanon) la seguente email: Il 9 gennaio il Corsera scriveva: "Millecinquecento ex nazisti delle SS vivono indisturbati in Gran Bretagna. Circa 1500 membri di una divisione di SS arresasi ai britannici alla fine della seconda guerra mondiale si troverebbero ancora nel Regno Unito".

Lì in Gran Bretagna sono seguite interrogazioni parlamentari. Però il 13 dello stesso mese nella pagina culturale si pubblica un articolo di Pio Filippani Ronconi (...), consulente dei "servizi" negli anni sessanta e fotografato con la divisa di ufficiale delle SS (la foto si trova al sito: http://www.ctv.es/USERS/apf/Gallery%2013/Ronconi.htm).

Non le sembra strano? Cosa ne pensa? 

Una rapida ricerca in archivio e su Internet ha permesso di raccogliere una discreta documentazione al riguardo: .

In effetti Pio Filippani-Ronconi è stato chiamato a scrivere nel "Corriere Cultura". Un primo articolo è uscito l'8 ottobre 2000: era un elzeviro sulla concezione della terra per gli orientali intitolato "L'imperatore cinese dava inizio all'anno arando personalmente un campo" - Un secondo elzeviro è del 13 gennaio 2001: "Antiche concezioni orientali/ La terra è sacra se l'uomo la feconda".

Si parla a lungo di Filippani Ronconi negli atti istruttori del giudice Salvini che hanno portato alla riapertura del processo per piazza Fontana e al provvedimento di arresto con richiesta di estradizione dal Giappone di Delfo Zorzi (tra l'altro studente del professor Filippani-Ronconi all'Orientale di Napoli) imputato come esecutore materiale per la strage.

Peraltro il professore non risulta in alcun modo imputato in relazione alla strage. Ampie citazioni di questo studioso e dei suoi collegamenti nell'universo dell'eversione di estrema destra, sono contenute nel libro "Piazza Fontana" (Mondadori 1997) di Fabrizio Calvi e Frederic Laurent e nel libro-intervista al presidente della Commissione stragi , "Segreto di Stato"/"La verità da Gladio al caso Moro" di Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri (Einaudi, 2000).

Il nome viene fuori anche nella IX seduta della Commissione parlamentare sul terrorismo (12 febbraio 1997, testimonianza del giudice Salvini) e nella seduta 23 febbraio del 2000 della stessa Commissione. Filippani-Ronconi è stato anche uno dei relatori al famoso convegno del Parco dei Principi dove furono poste le basi teoriche della "guerra non ortodossa al comunismo", la cosiddetta "strategia della tensione", partecipa ai lavori della fondazione Evola, viene collegato anche a "Ordine nuovo", è definito da più fonti collaboratore del Sid per la crittografia.

Filippani-Ronconi è un noto specialista di cultura orientale, traduttore di opere induiste (per esempio "Upanishad", testo vedico classico indiano).

Sul caso, il Comitato di redazione ha avuto in tarda mattinata un incontro con Ferruccio de Bortoli . Il direttore ha detto di considerare l'episodio "grave". "Aspetto - ha aggiunto - una relazione da Armando Torno, che come capo desk della Cultura ha la mia fiducia e mi ha riferito di avere ricevuto l'indicazione dello specialista Filippani dalla casa editrice Bollati Boringhieri (per la quale il professore ha tradotto opere della cultura induista) e di essere all'oscuro del passato ingombrante e squalificante del collaboratore".

De Bortoli ha comunicato al Cdr di avere disposto la sospensione sine die della collaborazione di Pio Filippani-Ronconi. Il Direttore convocherà il Comitato di redazione quando disporrà degli elementi che gli saranno forniti.

Il Comitato di redazione (Raffaele Fiengo, Paolo Rastelli, Rodolfo Grassi, Giuseppe Pullara, Bruno Tucci)
Bds


19 Gennaio 2001 - Un coccodrillo per due

Proprio vero che i guai non arrivano mai da soli, che piove sul bagnato eccetera eccetera. Insomma, insieme con la grana non da poco del collaboratore nazista, sulla testa del capo delle pagine culturali del Corsera Armando Torno ieri e' piovuta un'altra tegola. Il Corriere della Sera e il Giornale di Maurizio Belpietro, infatti, hanno pubblicato, sempre nelle pagine della cultura, due articoli perfettamente identici, in memoria dello scomparso critico letterario Geno Pampaloni. Entrambi firmati dallo scrittore Giorgio Soavi.

Che e' successo? Semplicemente che Soavi, prima di accettare una collaborazione con il Corriere della Sera, aveva lasciato nella redazione del Giornale un bel coccodrillo pronto di Geno Pampaloni. Morto Pampaloni, il Giornale ha estratto il coccodrillo dal frigorifero e lo ha pubblicato. Soavi, ha consegnato il medesimo pezzo al Corsera. Cose che capitano, anche se, al piu' importante giornale italiano, non dovrebbero capitare.
Bds


18 Gennaio 2001 - Scusa, me lo fai un "approfondimento?"

Caro Barbiere, vedi mai che al tg5 abbiamo deciso che quando basta basta? Ti racconto: sabato, poco dopo le 15 qualcuno si è accorto che su Internet è nato "tg5.it". Bello, abbiamo detto: proprio il giorno del nostro nono compleanno (13.1.1992) Mediaset fa partire una nuova iniziativa…Il nostro mega-direttore non ci aveva detto niente ,ma questo è nella prassi di Enrichetto.

Il successo è stato subito enorme: si sa, quello che
Mentana tocca si trasforma in oro…Novantamila contatti al giorno: vedi tu! Troppo bello per essere vero ci siamo detti. Infatti lunedi’, al termine del turno di lavoro del mattino un nostro collega si è sentito chiedere un approfondimento per il sito "tg5.it".

 
L'incosciente ha osato far notare a Mentana che nuovi impegni professionali dovevano essere regolati- prima- dal CDR con la Direzione. Caro Barbiere, tu sai che tipo è Mentana, sai anche che è uno degli uomini più forti dell'informazione italiana: lui lo sa e ne è fin troppo consapevole.

E' scoppiato un  pandemonio. Il giorno dopo il nostro CDR ha dovuto convocare una
assemblea alla quale abbiamo partecipato in pochi per sentirci spiegare da Mentana che scrivere anche per il nuovo sito è un onore e che noi siamo (ce lo dice sempre più spesso) degli ingrati.

Caro Barbiere, passavano i minuti e il nostro super-direttore ci ricordava che "
non facciamo mai proposte, stiamo spesso a perdere tempo su internet, e che terrà conto di chi collabora a" tg5.it". Il tutto, tanto per cambiare, senza una lira di aumento "perché Mediaset non intende darci nulla in più".

Mercoledi’ siamo tornati a riunirci dopo aver scoperto che "tg5.it" è parte del tg5, quindi - se si litiga con Mentana, ipotesi sempre più probabile - ci può sbattere al sito internet senza neppure chiederci se siamo d'accordo, e che - se gli lasciamo passare anche questa - dopo che ha appaltato
l'informazione economica a CFN, la tv tematica di Class e a "Milano-Finanza", nelle edizioni della notte e di Prima Pagina con la scusa che abbiamo troppo da fare, rischiamo di lavorare sempre di più (siamo meno della metà dei colleghi del tg1…) e senza una lira di aumento.

Noi siamo felici di lavorare anche per il "tg5.it" (noi siamo sempre felici di lavorare sempre di più e
Mediaset lo sa, eccome se lo sa!) però "osiamo" chiedere di poterlo fare con regole certe e patti chiari. Già patti chiari. Con Mentana-no-limits il concetto è un po' difficile da far passare. L'altra settimana ha spedito a "Verissimo" una di noi senza neppure chiederle se fosse d'accordo (non lo era) con la scusa che "Verissimo" è ormai un pezzo di tg5.

Domani può fare lo stesso col "tg5.it". Allora abbiamo deciso all'unanimità che , finchè non c'è un accordo con l'azienda non collaboriamo più al "tg5.it". Abbiamo disobbedito al nostro
Principe Azzurro: ti rendi conto? E' la prima volta in nove anni! C'è un solo problema: adesso chi lo dice a Mentana? Quello ci fa nere! Le colleghe più smagate si sono messe in maternità, qualcuno di noi sta per partire in aggiornamento professionale, ma gli altri ? Barbiere , non è che ti serve qualche manicure esperta, anche se ormai non più troppo giovane?

Genoveffa


18 Gennaio 2001 - Fuori i cani e i giornalisti
Caro Barbiere, cosa succede al tribunale di Forlì? Normalmente ben poco. La media degli omicidi è di uno ogni 3 anni. Qualche processo per rapina, scippo, piccolo spaccio: il solito tran tran giudiziario di una sonnolenta città di provincia. Tutto tranquillo?

Non proprio. Da molti anni i rapporti con la stampa - dal processo alle BR per l'omicidio Ruffilli, si dice - sono estremamente tesi. Notizie ne escono poche e la situazione si è aggravata con il clamore suscitato dalla condanna a Marco Pantani: troppa pubblicità, tutti chiusi a riccio, e chi ci rimette sono i giornalisti locali.

 L'ultimo episodio risale a ieri: i due cronisti giudiziari del Carlino e del Corriere Romagna, Maurizio Burnacci e Raimondo Baldoni, hanno trovato appeso alla porta della cancelleria del Gip un avviso decisamente "poco cordiale": "L'accesso alla cancelleria del GIP è consentito solo alle persone che abbiano uno specifico interesse processuale. E' vietato a tutte le altre persone compresi i giornalisti". Compresi i giornalisti? Le reazioni non si sono fatte attendere. Chi pensa che sia solo un caso locale si ricreda: se non si stabiliscono regole certe di "convivenza" tra giornalisti e giudici, un giorno tutti i tribunali potrebbero essere come quello di Forlì. Ave atque vale
Aemilius

18 Gennaio 2001 - Il postino suona sempre due volte

Dunque riepiloghiamo. La Rai bandisce un concorso per un certo numero di posti da giornalista. E dice che bisogna spedire le domande, per raccomandata, alla casella postale tal dei tali. Ma le caselle postali, essendo caselle, appunto, non sono in grado di firmare la ricevuta della raccomandata. Per firmare ci vuole qualcuno in carne e ossa e che sappia anche scrivere.

Risultato. Centinaia di raccomandate con ricevuta di ritorno spedite dagli aspiranti candidati a un posto in Rai stanno tornando indietro al mittente. La Rai, cioe’, ovvero la Piemme, incaricata di raccogliere le domande semplicemente non hanno pensato che qualcuno queste ricevute doveva pur firmarle. 

Abbiamo voluto controllare telefonando alla Piemme e spacciandoci per concorsisti incazzati. Il centralinista non ci ha nemmeno permesso di finire di spiegare e subito, in tono rassegnato, ha ammesso: “C'è stato un disguido, di solito alle caselle postali noi non accettiamo le raccomandate. Non ci avevano avvertito, per questo le domande sono tornate indietro. Adesso, in via del tutto eccezionale ci siamo attrezzati. Abbia pazienza e rispedisca la sua domanda”.
Bds


17 Gennaio 2001 - L'oro di Napoli

Non sappiamo come cominciare a raccontarla, questa brutta storia che investe l'Associazione stampa di Napoli. Da dove cominciamo?: dai 5 miliardi e 300 milioni di affitto non pagati al Comune di Napoli per la storica Casina del Boschetto, che è stata per 88 anni sede del Circolo della stampa? 

Mamma santa: come si fa ad accumulare un debito di queste proporzioni? A bottega ce lo siamo chiesti sbigottiti. Oppure conviene attaccare da un'altra morosità, di dimensioni più ridotte (300 milioni) ma da lasciarci egualmente interdetti? 

Il creditore, stavolta, non è Palazzo S.Giacomo, ma la Federazione nazionale della stampa. L'Associazione napoletana riscuoteva i contributi dai suoi iscritti, senza girare però a Roma la quota che le spettava, per l'ammontare predetto. E sapete come voleva sanarlo, questo debito, Franco Maresca, presidente dell'Assostampa partenopea? Girando a Paolo Serventi Longhi un credito di 3 miliardi che la Partenopea sostiene di vantare, a sua volta, con il Comune di Napoli per lavori di miglioria edilizia fatti alla Casina. Lavori da Sultano del Brunei, se la cifra è quella: e ordinati da chi, pagati da chi? 

Più entri in questa faccenda, più ti viene in mente quel proverbio secondo cui "i panni sporchi si lavano in famiglia". Ma a noi l'omertà non piace, lo sapete. 

Facciamo così: iniziamo dal fatto di cronaca. Ieri, due consiglieri dell'Associazione della stampa napoletana, Carlo Verna, della Rai, e Franco Mancusi, del "Mattino", si sono dimessi dal Consiglio direttivo della stessa per denunciare "l'insostenibile stato di paralisi dell'organismo sindacale" e "l'indifferenza di un vertice arrogante e incapace di affrontare i problemi dei giornalisti campani". 

Il fatto è che il mandato del presidente Franco Maresca, giornalista dell'Ansa, e del suo Consiglio direttivo, è scaduto il 4 giugno, senza che Maresca abbia ancora indetto le elezioni del nuovo organismo. Anzi, nel corso dell'assemblea degli iscritti all'Associazione partenopea, convocata il 10 luglio scorso per l'approvazione del bilancio, e alla quale hanno partecipato come votanti appena 21 persone, è stato fatto approvare (con tre voti contrari) un ordine del giorno che prolungava da due a tre anni le cariche associative. 

Contro questa decisione hanno fatto ricorso sette colleghi del movimento Giornalisti per la legalità (Patrizia Capua, Domenico Ferrara, Antonio Fiore, Ottavio Lucarelli, Vincenzo Palmesano e, appunto, Carlo Verna e Franco Mancusi) chiedendo alla magistratura di fissare la data delle elezioni.

 Ancora. Questo pur scaduto Consiglio direttivo, per legge dovrebbe essere convocato almeno una volta al mese: non si riunisce, invece, dall'estate scorsa. Meno che meno viene convocata la Consulta sindacale, con tutti i comitati di redazione: grave inadempienza, in un contesto sociale in cui i giornalisti disoccupati sono più di 200. Una gestione, quella di Maresca, alquanto personale, si direbbe: abbiamo cercato il presidente ieri all'Associazione, ma era a Roma. Abbiamo provato sul telefonino, ma era costantemente spento, e non abbiamo avuto fortuna nemmeno più tardi, a casa: ci riproveremo. Altrimenti contiamo che si faccia vivo lui.

Ma veniamo alla morosità. Il 20 novembre 1999, i giornalisti napoletani sono stati sfrattati dalla prestigiosa Casina del Boschetto, nella Villa comunale, dove avevano sede il Circolo della Stampa, l'Associazione e l'Ordine. Il 4 dicembre scorso, con un pomeriggio musicale dedicato a brani napoletani (Nu poco ‘e suntimento, Torna a Surriento, Tu ca nun chiagne, Nà sera e’ maggio, Bammenella), Maresca ha inaugurato la nuova sede provvisoria del Circolo, nei locali attigui alla birreria del Palapartenope, tecnostruttura per concerti rock. 

A marzo è fissata l'udienza per i 5 miliardi e 300 milioni di affitto non pagato, pretesi dal Comune di Napoli per la Casina del Boschetto. Ora però, per quanto costosa fosse la Casina, è impossibile che il debito sia maturato tutto sotto la gestione di Maresca, presidente da poco più di quattro anni. Da quanto tempo vigeva questa spensierata gestione amministrativa, all'Associazione napoletana?

Paradossale, invece, è la proposta di pagare il debito di 300 milioni con la Fnsi, attraverso la cessione del credito da 3 miliardi che la Napoletana sostiene di vantare nei confronti del Comune. Proposta che Maresca ha avanzato personalmente, in una recente riunione di tutta la segreteria della Federazione nazionale. Cosa sarebbe, la Fnsi, un sindacato o una società di factoring? E dove sono andati a finire, quei 300 milioni? E che razza di migliorie sono state apportate alla Casina, porte placcate in oro, finestre con diamanti incastonati? Questa storia non convince. E ci auguriamo che si faccia piena luce, al più presto.

Bds 


17 Gennaio 2001 - Panorama con vista sul Colosseo

Taricon de Tariconis ha colpito ancora. Dopo la copertina su Marina la Rosa, Panorama torna (almeno queste fino a oggi sono le intenzioni) a dedicare la copertina alle star del Grande Fratello.

Il forzuto casertano Pietro Taricone ha sedotto la fantasia del direttore di Panorama Carlo Rossella che ha detto l'altro giorno: "Voglio Taricone in copertina, vestito da gladiatore come Russel Crowe, possibilmente con il piede, con calzare, poggiato sul dolce corpo di una modella ignuda". 

Mica male. Mentre scriviamo, probabilmente, i photo editor e i grafici del prestigioso settimanale della Mondadori si stanno dannando per convincere Taricone a indossare l'armatura del gladiatore. Speriamo che l'operazione vada felicemente in porto.

La notizia di Taricone-Russel Crowe in copertina e' arrivata subito ai piani alti della Mondadori e ha fatto prendere un mezzo coccolone all'amministratore delegato Maurizio Costa che predica da anni un posizionamento di livello meno pop della testata. 

La linea rosselliana punta sicuramente a rafforzare gli ingredienti "pop" del giornale, come abbiamo gia' avuto modo di raccontare ai nostri lettori,  e non e' nemmeno detto che il direttore abbia torto. Ora Rossella, per il 2001, ha fatto un altro buon proposito. Seguire per benino le vicende delle famiglie reali europee che tanto appassionano i lettori dei settimanali come Oggi e Gente. Tanto e' vero che ha deciso di assumere un inviato della rivista mondadoriana Chi, specializzato nei retroscena dei regali palazzi europei, da Buckingham Palace, alle avventure della famiglia Grimaldi del principato di Monaco.

Secondo Rossella il nuovo inviato per le monarchie dovrebbe ispirarsi ai vecchi servizi di Renzo Trionfera sull'Europeo di Tommaso Giglio o, per venire a esempi piu' recenti, alle corrispondenze di Roberto Tumbarello su Oggi e Gente.
Bds 


16 Gennaio 2001 - Montezemolo for president?

Cercasi presidente per la Fieg, Federazione Editori. L'editore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo si e' stufato e non vede l'ora, firmato il contratto dei giornalisti, di tornare a dedicarsi a tempo pieno dei fatti suoi. Pare che in sostituzione di Ciancio la Fieg vorrebbe un presidente piu' manager, e anche di prestigio, e possibilmente non un editore impegnato gia' nella cura delle proprie aziende. 

Qualche nome e' gia' circolato. Prima quello dell'ambasciatore Boris Biancheri, attuale presidente dell'Ansa e poi quello di Luca di Montezemolo, capintesta della Ferrari e uomo di stretta osservanza agnelliana.
Ma sono solo voci. Interpellato dal Barbiere della Sera, Luca di Montezemolo ha smentito una sua candidatura. Chissa' se e' una smentita convinta o di circostanza. 

Quello della presidenza Fieg per gli editori non e' un problema da poco. La lunga trattativa per il rinnovo del contratto dei giornalisti ha messo a nudo diverse incrinature nel fronte degli editori e ora ci vuole un uomo che sia in grado di tenere unite la varie componenti della Federazione editori. Anche se, a dire il vero, sul contratto dei giornalisti il fronte si e' ricomposto sulla linea dura del capo delegazione Alberto Donati.
Generalmente, la prima ricognizione per la ricerca di un nuovo presidente la fa proprio il presidente uscente, e quindi in questo caso Mario Ciancio Sanfilippo. "Ma la procedura non e' stata ancora avviata", ha precisato al Barbiere della Sera Alberto Donati. Siamo ancora nella fase della pretattica.
Bds

16 Gennaio 2001 - Giri di valzer a Bruxelles

Anno nuovo, nuovo inviato a Bruxelles per La Stampa: al posto di Maurizio Molinari - a sua volta diretto negli States - è arrivato da Roma Enrico Singer. Singer, che ha preso servizio il 15 gennaio, è subito volato a Strasburgo, per la nuova sessione del Parlamento europeo.
Resta nella capitale belga, ma cambia di casacca, Federico Fubini, che da Il Giornale è passato alle dipendenze della AP italiana, la joint venture informativa nata qualche tempo fa tra Associated Press e il gruppo e.Biscom, sotto la direzione di Lucia Annunziata.  Infine. Non l'avevamo segnalato a suo tempo, ma anche Il Tempo ha un suo uomo a Bruxelles: si tratta di Stefano Marchi, free lance, già collaboratore
di Radio Capodistria.
Danny Getchell


15 Gennaio 2001 - Cancellate la Cancellieri

Chi segue il TG3 delle 14,20 se ne sarà già accorto: dallo scorso settembre, la mitica Rosanna Cancellieri è scomparsa dal video; non conduce più, non ci regala più i suoi luminosi sorrisi in diretta dagli studi, è stata relegata allo status di misera inviata di moda e spettacolo. Ciò che non tutti sanno, invece, è che la nostra Rosanna è incazzatissima, tanto che in novembre ha fatto causa alla Rai, rea di averla rimossa dal prestigioso incarico, chiedendo la reintegrazione d'urgenza. Il pretore, come è già avvenuto in passato per altri mezzibusti televisivi, le ha dato ragione, accordandole prontamente l'ordine di reintegro.

I motivi? Primo, l’azienda non ha rispettato la procedura di informazione e consultazione del Comitato di Redazione prevista dall’art. 34 del contratto nazionale di lavoro giornalistico. Secondo, udite udite, Rosanna ha subito una "grave dequalificazione con l’assegnazione di mansioni non rispondenti alla professionalità acquisita nella conduzione del telegiornale".

Che cosa significa questo? Perché essere tolti dal video rappresenta una "grave dequalificazione"? Per capirlo, vi invitiamo a leggere uno stralcio della sentenza:


Quanto alla eccepita mancanza dell’ulteriore requisito del periculum in mora ritiene questo giudice che non possa revocarsi in dubbio che l’ordinamento tuteli l’interesse del lavoratore all’utilizzazione, al perfezionamento e accrescimento del proprio corredo di nozioni, di esperienza e di perizia acquisiti nella pregressa fase del rapporto quale espressione del diritto al lavoro garantito dagli artt. 1 e 4 della Costituzione, come mezzo di promozione umana e sociale e strumento di realizzazione della personalità; altrettanto indubbio è che il protrarsi della situazione di utilizzazione solo parziale delle prestazioni lavorative della ricorrente, rapportata ai concreti tempi di definizione del giudizio ordinario, incide in maniera irreversibile su tali interessi.

Ciò è tanto più vero avuto riguardo alla figura del redattore adibito alla conduzione di un telegiornale trasmesso in una fascia oraria di grande ascolto, per il quale, soprattutto dopo anni di svolgimento delle relative attività, assumono grande importanza non solo le condizioni di credibilità professionale e di integrità dell’immagine di tecnico e specialista dell’informazione ma anche la stessa <<visibilità>> e popolarità che concorrono a formare la sua posizione professionale e che costituiscono elementi suscettibili di essere pregiudicati in maniera irreparabile dal trascorrere del tempo”.

Non male, vero? Comunque sia, nonostante Rosanna abbia vinto la causa, almeno in primo grado, la Rai nicchia e continua a utilizzarla come inviata. Lei, naturalmente, insistera'. Contattata dal Barbiere, Rosanna preferisce astenersi da ogni commento, ma ci ha promesso un'intervista quando la sua situazione sara' stata chiarita.
Ambrogio


15 Gennaio 2001 - Non sparate sul Cantore!

Cari barbieri, Ho appena letto il puntiglioso pezzetto di Insider a proposito della conferenza stampa del segretario generale della Nato, mercoledì 10 gennaio, e della disavventura linguistica di Paolo Cantore, giornalista Rai. Per rinfrescare la memoria, la conferenza stampa, trasmessa in diretta da Bruxelles dalla Bbc (non dalla Cnn?), riguardava i proiettili all'uranio impoverito.
Visto che c'ero, ho da offrire qualche nota a margine e una piccola ma necessaria difesa del collega.
Prima di tutto, chiede Kaiser, "com'è possibile che un giornalista della Rai inviato all'estero non sappia mettere insieme un inglese accettabile"? È possibile. Mi ricordo un Badaloni d'annata - prima dell'avventura politica e della fuga a Parigi - che parlando del film di Oliver Stone "J.F.K." disse "Gei Ef Cappa". Eppure non era difficilissimo.

Però. Torniamo all'episodio. In realtà la domanda era stata prenotata da Alessandro Cassieri - anche lui giornalista Rai in trasferta a Bruxelles: a proposito, da febbraio Cassieri prenderà definitivamente il posto del molto onorevole Antonio Foresi, prossimissimo all'età pensionabile - che però al momento di porla era impegnato, e dunque ha pregato Cantore di farlo al posto suo, suggerendo anche cosa dire (Why not a suspension? Perché non una sospensione, sottinteso: dei proiettili depleted uranium).

Cantore non è abilissimo in inglese, d'accordo, e lui stesso la definisce "una lingua da cavalli". Però ha provato a porre la domanda nell'idioma della perfida Albione, pronunciando male la parola "suspension". Sia. Ma. Prima di tutto, anche se George Robertson, il segretario generale della Nato, parlava in inglese, a disposizione di noi giornalisti c'era anche un servizio di traduzione in francese, in cuffia. Cantore parla francese, dunque ha potuto seguire la conferenza stampa. Del resto è inviato a Bruxelles, mica a Londra. E nelle istituzioni Ue si parla tanto l'inglese che il francese.

Secondo. Lord Robertson aveva accanto a lui un traduttore, e dunque avrebbe potuto rispondere anche se la domanda fosse stata posta soltanto in francese.

Terzo. Lord Robertson non conosce il francese, come la maggior parte dei suoi conterranei (e parla di solito come uno che si è infilato in bocca una patata, accrescendo le difficoltà per chi lo ascolta). Però magari per uno che fa quel mestiere lì, un po' di francese  - e Internet - sarebbe necessario. il suo predecessore, lo spagnolo Xavier Solana, oggi alla Ue, parla bene sia inglese che francese, per esempio. Insomma, non sparate sul francofono Cantore. Con l'occasione, segnalo che la Commissione europea ha dichiarato il 2001 anno delle lingue.
vostro,
Danny Getchell


15 Gennaio 2001 - Il questore si e' incazzato 1/

Applicazione pedissequa delle disposizioni del capo della polizia De Gennaro da parte del questore di Piacenza.

Giusto per segnalare un caso concreto di come anche in periferia certe indicazioni vengano osservate, vi racconto il caso avvenuto in questi giorni a Piacenza

Domenica 7 gennaio in una strada di periferia tre extracomunitari aggrediscono e accoltellano Giandomenico Costi, ex calciatore del Milan e di numerose squadre di serie B. Vogliono farsi dare le chiavi di casa, insomma rapinarlo. L'uomo viene portato in ospedale dai famigliari che riescono a soccorrerlo qualche tempo più tardi, scattano le indagini.

Lunedì i cronisti di nera non sanno nulla. Nel mattinale non compare l'intervento della mobile. Alla squadra mobile bocche cucitissime, il dirigente non dà comunicazione così come non lo fa il capo di gabinetto, incaricato dal questore Adamo Gulì di tenere i rapporti stampa. Insomma la notizia viene secretata, anche al posto fisso di polizia dell'ospedale sono abbottonatissimi. Nessuno a Piacenza ha sentore di alcunchè.

Poi giovedì un cronista sportivo della redazione del Carlino di Modena scopre che Costi (gioca nel Maranello, campionato di Eccellenza) è in ospedale, gli parla sul telefonino e avvisa i colleghi (noi) della redazione di Piacenza del Giorno che approfondiscono il caso e pubblicano la storia. Adesso siamo in attesa delle reazioni del signor Questore, che possiamo ipotizzare incazzate.

Il questore ieri ululava in ufficio più o meno "ma questi del Giorno dove cazzo vogliono arrivare". Il giorno prima, guarda caso sempre noi del Giorno avevamo pubblicato di un furto (l'ennesimo) di fronte ad un scuola e c'è stato risentimento in questura perché non abbiamo atteso la conferenza stampa ufficiale del giorno dopo. Vi terrò informati delle nuove reazioni.

Ippolito Negri caposervizio della redazione di Piacenza del Giorno


15 Gennaio 2001 - Il questore si e' incazzato 2/

Aggiornamento sull'accoltellamento di Giandomenico Costi ex calciatore del Milan a Piacenza. Alle 13 è arrivata la reazione del Questore. Molto ironicamente ringraziava per aver pubblicato una notizia che doveva rimanere riservata in attesa di eventuali sviluppi investigativi.

Qui si confonde il fatto con l'indagine. Nulla si deve sapere se non filtrato dal lor signori della Polizia di Stato, come vorrebbe De Gennaro, insomma. Nel caso specifico c'è un accoltellamento, c'è un noto personaggio che viene ferito e dà una versione. Questa è la notizia. E la Questura non l'ha data. Quando noi l'abbiamo saputa (vedi puntata precedente) l'abbiamo pubblicata. E il questore s'è incazzato.

Come se per l'incendio della Fenice avessimo dovuto attendere le risultanze delle indagini e magari anche del processo per dire che il teatro è bruciato. Pazzesco. Rientrato a Piacenza dopo anni pensavo di essere finito in una gabbia di matti, ma quella vostra notizia su De Gennaro mi ha chiarito le idee. C'è una strategia che evidentemente dal Viminale è già arrivata nelle Gallie.

Vi aggiornerò sulle puntate successive.

Ippolito Negri


15 Gennaio 2001 - Luigino non vende

Tutto bene al "Gazzettino". Luigino Rossi smentisce le notizie circolate nei giorni scorsi di vendita del quotidiano del nord-est al gruppo L'Espresso. L'industriale calzaturiero riconferma poi la fiducia al direttore Giulio Giustiniani che, secondo rumors, avrebbe in programma l'apertura di una redazione del giornale in quel di Trieste, dove le vendite del quotidiano lagunare sono già buone nonostante la concorrenza de "il Piccolo".
Shampoo 


15 Gennaio 2001 - Un Denaro tutti i giorni

"Il Denaro" si trasforma in quotidiano. Il primo al Sud. Il settimanale diretto da Alfonso Ruffo, secondo rumors, entro la primavera sarà in edicola dal martedì al sabato. Attualmente "Il Denaro"- realizzato da otto professionisti - è diffuso in Campania, parte del Lazio, della Calabria e della Basilicata. Ma come quotidiano sarà diffuso in allegato ad un quotidiano locale -per i primi tre mesi - solo nelle cinque province campane, con una mirata operazione di marketing su istituzioni e aziende. Ruffo è stato il responsabile delle pagine di economia de "Il Giornale di Napoli" all'epoca di Orazio Mazzoni.
Shampoo


12 Gennaio 2001 - La scrivania e' mia e guai a chi la tocca 

Alla “Provincia di Como” è scoppiato venerdì 5 il caso “una poltrona per due”. L’incauto praticante Raffaele Foglia, da quattro giorni in contratto annuale di formazione lavoro, ha osato occupare la scrivania di Giuseppe Guin, capo servizio della cronaca cittadina, in ferie per qualche giorno. Non che il Foglia volesse provare l’ebbrezza di stare al posto del capo, anzi. Giacché deve imparare a fare il giornalista, è costretto infatti a girovagare tra le redazioni: un giorno in cronaca, un altro in economia, eccetera. Non ha diritto a una scrivania sua: ogni volta deve occupare il posto del collega in corta o in ferie, e lasciar tutto in ordine quando se ne va.

Il Guin ha interpretato il gesto come un affronto. Scoperta la faccenda grazie al fatto che il suo telefono al giornale gli trasferiva automaticamente sul cellulare le chiamate destinate Foglia, lo ha chiamato per intimagli dalzare i tacchi. Quello, bravo ragazzo timorato di Dio e del praticantato, aveva raccattato le sue cose e cercava già asilo altrove, quando è stato bloccato dalla vice capo servizio Vera Fisogni: “Tu non ti muovi di lì”.

Non potendo imporsi dal basso, l’ira funesta del Guin s’è allora riversata sui vertici. Informato che il suo diktat era stato ignorato, il Guin ha telefonato imbufalito alla Fisogni, e pure al direttore Gigi Riva. Niente da fare. Dopo poco, un intervento del Cdr ha ribadito che le sedie sono proprietà del giornale e non di chi le scalda più spesso.

Intanto, vagava per la redazione tutta un finto comunicato Ansa: “Carlo Azeglio Ciampi convoca d’urgenza Giuliano Amato per discutere del caso Foglia, ed eventualmente offrire una sedia, una scrivania e un pasto caldo allo sventurato praticante.  

Costanza


12 Gennaio 2001 - Mr. Cantore I presume...

Salve a tutti, Il fatto di essere stato tre giorni a casa con l'influenza mi ha dato la possibilita' di assistere a una 'chicca', dove l'Italia ha fatto la solita figura del kaiser di sempre.

Ieri, mente voi eravate reciprocamente impegnati a scambiarvi l'ultimo virus per Outlook, nel primo pomeriggio ho visto in diretta alla BBC la conferenza stampa di Mr. Robertson, Segretario Generale della NATO, conferenza indetta per annunciare la posizione ufficiale dell'organizzazione sui proiettili coperti di uranio impoverito.

Al termine del discorso di Mr. Robertson (che aveva appena detto che la NATO non credeva alla cancerogenita' dell'uranio impoverito nei proiettili, e che pertanto il suo uso sarebbe continuato) vi e' un giornalista che per primo fa una domanda (con un forte accento italiano): "Est-ce que il aura une suspension?"  (ci sara' una sospensione?)

Viene subito interrotto per fargli notare:

1. la conferenza stampa e' in inglese,
2. Mr. Robertson non parla francese, e dunque non ha capito la domanda,
3. di solito un giornalista si presenta prima di porre delle domande in una conferenza stampa.

Assalito dal panico ci riprova in inglese:

"ehm..., Cantore, RAI, Radio Televisione Italiana. Ehm, ...ehm, Any ...ehm ...suspension?"

A questo punto il problema e' che il tipo non sa l'inglese, ed ha sbagliato a pronunciare la parola 'suspension', di modo che invece pare abbia voluto dire 'suspicion' (sospetto).

Interviene in sottofondo il commentatore della BBC che spiega a tutti i telespettatori che il giornalista della TV pubblica Italiana vuole sapere se ci sono dei sospetti attorno alla vicenda.

Mr. Robertson non capisce la domanda, e si guarda attorno in cerca di chiarimenti. Si sentono delle voci fuori campo che -probabilmente- gli spiegano cio' che il tipo aveva cercato di chiedergli. Al che, Robertson puo' finalmente rispondergli che ha appena finito di dire che l'uso di quei proiettili sarebbe continuato.

A questo punto sorgono spontanee delle domande:

1. com'e' possibile che un giornalista della RAI inviato all'estero non sappia mettere insieme un inglese accettabile?

2. se la conferenza stampa era stata fino a quel punto in inglese, come gli viene in mente di mettersi a fare domande in francese?

3. lui probabilmente della conferenza stampa non ha capito un bel nulla, visto che era in inglese. Allora, che c'e' andato a fare?

4. se della conferenza stampa lui non ha capito niente, che cosa vi avra' mai propinato nei vari telegiornali RAI?"

Se non fosse una tragedia, quella del Depleted Uranium, si potrebbe ironizzare sulla situazione dei colleghi RAI. Per citare Flaiano, "la situazione è grave ma non è seria".
Insider


11 Gennaio 2001 - Nichi Vendola contro "L'uomo del Ponte"

Onorevole Vendola, sono il Conte d'Almaviva.

"Il conte...Prego?"

Il Conte d'Almaviva del Barbiere della Sera.


"Ah, il Barbiere.  Mi scusi, ero soprappensiero, e non mi capita spesso di incontrare un vero aristocratico".


Vorremmo parlare di quel Suo dossier di 30 pagine in venti copie, dal titolo "L'uomo del ponte", che il 4 dicembre scorso ha presentato a Messina. 
Lei, che è il vicepresidente della Commissione Antimafia, ha attaccato duramente un giornalista, Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud". Le sembra bello?


"Cominciamo col dire che Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud" dal 1968, sì, dai tempi di Rudi Dutschke e di Daniel Cohn Bendit, è anche il presidente della Società Ponte sullo Stretto di Messina, società che promuove la progettazione e raccoglie finanziamenti per la più grande opera pubblica di sempre del Mezzogiorno d'Italia. 

Non entro nel merito dell'opportunità di farlo o no, questo Ponte. Ma lancio, per il momento, questo piccolo interrogativo: non vi sarà, per caso, un conflitto di interessi fra il dirigere un giornale che ha il suo doppio punto di forza da una parte e dall'altra dello Stretto, e guidare la società che promuove il progetto di congiungere con un'opera da migliaia di miliardi le due parti? Cosa dice il vostro Ordine dei giornalisti?"

Non lo so, lo interpelleremo. Mi sembra che Lei abbia perfettamente ragione, su questo. Beninteso, daremo la possibilità a Calarco di replicare, se lo riterrà opportuno. Ma La prego, Onorevole. Vada avanti.

"Tutte le notizie che riguardano ponti, in qualsiasi parte d'Europa e del mondo, da quello sul Tago a quello sull'Oresund, alle opere giapponesi, vengono date con enfasi straordinaria e pieno colonnaggio. Così come vengono esaltati i guai che capitano ai tunnel e ignorati gli incidenti sui viadotti. Per questo, l'apice del giornalismo calarchista venne toccato nell'inverno, credo, del 1995, quando Messina fu battuta da un vento fortissimo. Titolo a sette colonne della Gazzetta del Sud: "Il Ponte avrebbe retto". Però qui siamo ancora ai preliminari..."

E allora, Onorevole, veniamo alla ciccia.

"All'inizio del gennaio 1997 viene ammazzato il professor Matteo Bottari, endocrinologo, genero del vecchio Rettore dell'Università di Messina Stagno D'Alcontres e pupillo del nuovo Rettore Diego Cuzzocrea. Università e Policlinico di Messina, per chi non lo sapesse, sono fra le più grandi centrali d'appalto del Mezzogiorno. Bottari viene assassinato con dei proiettili usati nella caccia ai cinghiali. Nella cronaca della Gazzetta del Sud si legge: 'hanno sfigurato il suo bel volto (che piaceva anche alle signore sposate)'. Così, fra parentesi, viene suggerita luna possibile pista: il delitto passionale'.

E con questo?

"Con la Commissione Antimafia scopriamo che la 'Ndrangheta controlla la vita del Policlinico e dell'Ateneo di Messina, che vi circolano droga e armi, che la 'Ndrangheta ordina punizioni esemplari, tipo gambizzazioni, anche per chi si rifiuta di dare un voto alto a un certo studente. Scopriamo che Messina, definita "provincia Babba", provincia calma e paciosa, è in realtà lo snodo pericolosissimo tra Cosa Nostra corleonese, catanese e 'Ndrangheta".

Si' ,ma  che c'entra, la "Gazzetta del Sud"?

"Si ritrova per un verso o per l'altro tirata dentro in varie faccende poco cristalline. Il capo della redazione calabrese era Paolo Pollichieni, recentemente arrestato. Un illustre ex giornalista della Gazzetta del Sud si chiamava Ludovico Ligato, il presidente delle Ferrovie dello Stato ammazzato sulla porta di casa". 

Non le sembra di esagerare? Le connessioni che lei stabilisce sono arbitrarie.


"E allora senta questa. Un giorno, Ottaviano Del Turco, presidente allora dell'Antimafia che aveva condotto l'inchiesta su Messina, mi chiama per mostrami un titolo. No, un sottotitolo che lo riguardava: 'E Del Turco comincia a non piacere più'. Cercammo insieme l'articolo, o una qualsiasi dichiarazione in tutto il giornale che giustificasse quel sottotitolo, spulciammo persino le cronache sportive, i necrologi. Nulla, solo quel medaglione staccato. Curioso no?".

C'e' dell'altro?

"Eccome. Il rettore Cuzzocrea, ora defunto, riceve contemporaneamente diverse imputazioni per favoreggiamento nei confronti della 'Ndrangheta e poi un'archiviazione per una piccola simulazione di reato. La Gazzetta titola su quell'archiviazione. Il giorno dopo, ci ripensa e raddoppia: 'Cucciocrea massacrato dall'Antimafia": l'uomo era malato di cancro.

Personalmente ho ricevuto diverse querele per diffamazione, a Messina: in un caso, un rinvio a giudizio. Su questo la Gazzetta ha titolato a piena pagina, manco fossi Nitto Santapaola. Ma vi dico l'ultima".

Così la salutiamo, onorevole Vendola.

"Il 4 dicembre presento il dossier a Messina, il 7 la Gazzetta esce con un titolo in cui si dice che il Consiglio regionale dell'Ordine dei giornalisti si è riunito per esprimere solidarietà ai giornalisti e al direttore del quotidiano ingiustamente attaccati.
 
Faccio delle indagini, i miei avvocati si muovono alla ricerca del verbale di quella riunione, e scoprono che il Consiglio dell'Ordine non si è mai riunito. C'è materia per voi, mi pare. O no?"

Si' che ce n'e'. Ma prima di tutto invitiamo Nino Calarco  a replicare sulle pagine del Barbiere.

Il Conte d'Almaviva


11 Gennaio 2001 - Rai-precari, ormai e' guerra totale

Topo Gigio e` un ratto assai navigato e cresciuto rosicchiando i cavi della Tv di stato. Cosi` e` stato facile profeta, quando ha pronosticato una rivolta a Saxa Rubra la rivolta dei precari di fronte al bando di concorso. 

Quello che non poteva essere previsto e` un rivolgimento degno delle riovlte degli schiavi romani guidati da Spartaco. Spartaco e` il coordinamento dei giornalisti precari, che con un comunicato affisso per tutti i corridoi di Saxa Rubra invita i giornalisti-servi della gleba a NON PRESENTARE per il momento la domanda per partecipare alla selezione. Motivo: l'intenzione di invalidare il bando grazie all'intervento di un team di legali che -si informa - sta ultimando l'esame sulla legittimita` del medesimo

Nel frattempo viene proclamata una giornata di sciopero "bianco" per il 16 gennaio, cosi` da devolvere l'importo di una giornata di lavoro proprio al finanziamento della spallata legale. 

Guerra totale, dunque, o quasi. E divorzio ormai consumato fra le sorti dei precari e quelle del''Usigrai, da cui i precari non si sentono affatto tutelati. Il malessere si sta sfogando nelle assemblee di redazione della varie testate. E per la prima volta i contratti a tempo determinato, normalmente muti spettatori dei dibattiti dei colleghi piu` fortunati, hanno tutta l'intenzione di alzare la testa, come gia` e` successo altrove.
Topo Gigio


11 Gennaio 2001 - Prima parliamone

Primaparliamone@libero.it. E' questa la risposta di "Prima comunicazione" ai 2.500 iscritti alla newsletter del mensile che, alla vigilia di Natale, l'avevano ricevuta con visibili tutti gli indirizzi dei destinatari che, normalmente, sono tenuti nascosti per ragioni di privacy. Risultato: un bombardamento di e-mail non richieste, proteste e scuse dalle direzione di "Prima". Primaparliamone@libero.it è l'indirizzo e-mail dove quindi inviare, dice la lettera di scuse del mensile "una riflessione più ampia sui meccanismi di funzionamento della Rete". Intanto su e-circle è in funzione il forum su giornalismo e dintorni nato casualmente tra quanti - con il superlistone 'segreto' delle e-mail di "Prima - hanno dato vita ad una community virtuale.
Shampoo


11 Gennaio 2001 - Feltri perde pezzi

Prima l'abbandono di Urbano Cairo, poi quello di Massimo Massano. Vittorio Feltri continua a perdere soci. Il torinese Massano (ex deputato del Msi, assai vicino a Ignazio La Russa) divorzia dal Direttore bergamasco. 

Oggi, da un notaio milanese, Massano cederà la sua quota (50%) nella Vittorio Feltri editore a Stefano Patacconi, l'imprenditore riminese che, secondo il padre-padrone di "Libero", dovrebbe poi piazzarne una parte ad altri imprenditori. 

Ma al momento di industriali disponibili a sostenere "Libero" non se ne trovano. Il giornale è a quota 40-45mila copie di venduto. Il tandem Feltri-Sandro Sallusti sta dando i suoi frutti - nonostante una redazione ridotta al minimo e costretta al superlavoro - mancano però gli 'sghei' necessari per il grande balzo in avanti. 

E Massano che farà della ricca buonuscita ricavata dalle casse di Feltri-Pataccone? Secondo indiscrezioni, l'ex deputato missino investirà nel rilancio del settimanale "il Borghese": testata che Massano ha rieditato (dopo che Feltri aveva voluto chiudere "Libero settimanale-il Borghese") e che offrendo cassette soft-porno veleggia sulle 20mila copie. Ma c'è anche la possibilità che Massano possa contribuire alla (ri)nascita di un quotidiano sulla piazza torinese.
Shampoo 


11 Gennaio 2001 - Diario, gente che va, gente che viene

Un altro addio al "Diario". E di un pezzo da novanta, il vicedirettore Carlo Zanda, il vero uomo-macchina del settimanale. Come ha rivelato Panorama in un articoletto sulla vicenda, oggetto dello scontro il Diario delle elezioni, supplemento dedicato all'eterna campagna elettorale italiana: tenerlo staccato dal giornale come è ora o inserircelo dentro? 

Una differenza di posizioni che, pare incredibile, ha portato alla rottura. Ora la situazione di organico in quello che molti considerano il miglior settimanale di sinistra (e non) italiano, e a cui il Diario elettorale pare stia dando gli aumenti sperati di vendite, comincia a essere davvero seria. Negli ultimi mesi, più o meno spontaneamente, sono andati via Carla Chelo (moglie di Antonio Di Rosa, direttore del "Secolo XIX"), Ettore Colombo, Natasha Lusenti e Alberto Ferrigolo.

 Per questo Formenton ha promesso rinforzi: a brevissimo arriverà dal Manifesto una giornalista per sostituire la Chelo alle pagine italiane. E probabilmente anche qualcuno al posto di Zanda o comunque a rimpolpare la redazione, come chiesto da Deaglio: altrimenti la qualità del prodotto comincerebbe a essere a rischio.
Quanto all'ex vicedirettore, vista la sua riconosciuta esperienza non dovrebbe avere problemi a trovare un nuovo lavoro.
Holden Caulfield


10 Gennaio 2001 - La censura sta in questura

Procure e questure d’Italia hanno un desiderio per il 2001: che i giornalisti, abbandonata ogni velleità di verificare notizie, si accontentino di pubblicare i comunicati che gli passano, senza tante discussioni.

Questo parrebbe l’auspicio, a giudicare dalla disposizione diramata all’inizio novembre dal capo della polizia Gianni De Gennaro: notizie e comunicazioni di cronaca nera devono essere rese pubbliche dagli uffici stampa di procure e questure, e solo da loro. Niente fonti di informazione alternative o controlli incrociati: i giornalisti dovranno d’ora in poi far riferimento solo ai comunicati ufficiali, anche se trovano che la notizia sia fondata su labili indizi o, magari, su teoremi.

Furioso il Sindacato cronisti romani: «Sta crescendo la tentazione della censura, la voglia di riesumare i tempi dei giornali scritti sotto dettatura». Con questa disposizione «non esiste alcuna possibilità per il cronista di controllare, come di dovere, l’esattezza e l’attendibilità delle notizie cosiddette ufficiali. Semmai c’è il rischio che, quando il tribunale stabilirà la verità dei fatti, fiocchino le querele».  

Le proteste e i dubbi sollevati dai cronisti hanno convinto il presidente dell’Autorità per le garanzie nella Comunicazione Enzo Cheli: in un incontro col presidente del Sindacato, Romano Bartoloni, ha deciso di istituire un “Osservatorio-organismo di garanzia sulla correttezza e imparzialità delle fonti ufficiali d’informazione”.

Costanza
8 Gennaio 2001 - Caltagirone ci prova con Leggo

Sembra proprio che Francesco Gaetano Caltagirone abbia scelto. A dirigere Leggo, il quotidiano che verrà distribuito gratuitamente alle stazioni ferroviarie, sarà Giuseppe Rossi, uomo aziendalmente fidato, attualmente capo dello Sport del Messaggero, con un passato prossimo di caporedattore centrale e uno un po' più remoto di capo della Cronaca di Roma del quotidiano di via del Tritone.

Rossi si insedierebbe a metà mese, perché il costruttore -editore vorrebbe già uscire a Roma per fine gennaio, preoccupato della valanga di pubblicità che si sta riversando su Metro, il giornale gratuito di proprietà svedese guidato dall'ex capocronista del Messaggero Fabrizio Paladini, che diffonde 250 mila copie e, per ammissione stessa del Messaggero ne ha rubate almeno 8 mila al quotidiano leader della capitale.

Già entro Pasqua, Caltagirone vorrebbe essere presente in altre due città. Obiettivo: 100 mila copie a Roma entro sei mesi, 50 mila a Milano e a Torino. A Napoli, Leggo potrebbe addirittura essere diffuso assieme al giornale di famiglia Il Mattino.

Mentre a Roma lo stampatore di Leggo è pronto e la Piemme cerca di conquistare gli inserzionisti con offerte vantaggiose, Rossi sta già lavorando a mettere su la sua squadra, che sarebbe formata da 5-6 articoli uno più altrettanti part-time, mentre nelle varie città di diffusione verranno reclutati collaboratori locali.

 Mentre questa nuova iniziativa è sulla pista di rullaggio, la preoccupazione, se possibile, aumenta fra i giornalisti del Messaggero. Se infatti già Metro, per ammissione della proprietà, ha tolto 8 mila copie a Roma al quotidiano di via del Tritone, adesso il rischio paradossale è di entrare in concorrenza addirittura con una nuova creatura del Gruppo Caltagirone.

Tutto questo a pochi mesi di distanza dalla creazione del portale Caltanet, che ha determinato l'ibernazione del sito Internet del Messaggero, unico, fra quelli di tutti i grandi giornali, a limitarsi a riprodurre le pagine uscite in edicola, mentre poteva avere, a Roma e nel Centro Italia, uno sviluppo straordinario.

Sul Messaggero, fiore all'occhiello del suo Gruppo e insieme vacca da mungere, Caltagirone non sembra disposto a fare grandi investimenti. Nella redazione si continua a vivere un clima di abbandono. Non sono state annunciate iniziative per migliorare la qualità del giornale. Dei dieci-quindici colleghi che se ne sono andati nell'ultimo anno e mezzo, solo una è stata rimpiazzata, Fiorenza Sarzanini,  passata al Corriere, con Rosanna Santoro che da qualche giorno la sostituisce alla Giudiziaria.

In questi giorni, in redazione, si gioca svogliatamente al toto-vicedirettore, per sapere chi sostituirà Rita Pinci, che proprio dalla data di oggi passa ad Hdp.net. Nessuno si illude, però, che il prescelto sia in grado di imprimere una svolta. La scelta più azzeccata, l'unica di cui si sia parlato con convinzione fino ad oggi, sarebbe forse quella di Giancarlo Minicucci, uomo di macchina come era Rita Pinci, un ex del Messaggero attualmente direttore del Quotidiano di Lecce.

Ma il patto integrativo aziendale recita che i vicedirettori vanno presi dall'interno. Minicucci dovrebbe quindi tornare per un po' a via del Tritone, prima di ricoprire quella poltrona. D'altra parte, la scelta di un altro esterno verrebbe presa come un nuovo atto di guerra dell'editore. All'interno, i redattori capo dei principali servizi stanno cercando di giocare le loro carte. Ma non è detto che la scelta venga fatta in questi giorni.

Don Basilio


8 Gennaio 2001 - Un panettone per Gianni Miscioscia

Era appena andata in onda un'intervista in cui un commercialista spiegava come dedurre dalle imposte i regali natalizi, quando a Radio 24, la radio del Sole 24 Ore e' arrivata la conferma (stiamo parlando della vigilia di Natale): quest'anno niente regali ai dipendenti.
 
Per carita', i regalini non sono certo dovuti e si lasciano alla discrezione e sensibilita' dell'azienda. Ma ha creato un certo malumore il fatto che i dipendenti dell'altra radio del gruppo Sper, Radio Italia Network, abbiano invece ricevuto in dono un lettore Mp3 di buona marca, lo stesso modello che ai dipendenti di Radio 24 viene proposto in vendita a 200 mila lire.

Cosi', qualche buontempone ha deciso di rendere una simbolica pariglia all'amministratore della baracca, Gianni Miscioscia. Una pattuglia di giornalisti si e' recata in missione al vicino spaccio della Nestle' dove, per la modica cifra di 4000 lire, e' stato acquistato un panettone. Il pacchetto, con un semplice biglietto di auguri e' stato recapitato a Miscioscia. Prima di inviare il regalo, si e' svolto un acceso dibattito: mandare a Miscioscia il panettone intonso o mangiarne prima qualche fetta? Ha prevalso la prima soluzione.

Il clima di economie e di tagli sulle spese (ma forse e' stata solo una dimenticanza) si fa sentire anche in altre piu' sgradevoli forme. Alla vigilia di Natale, in redazione a Radio 24 e' stato spento il riscaldamento mentre su Milano scendeva allegramente la neve. I redattori (le notizie vanno in onda 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno), hanno cosi' lavorato in cappotto. Poi, a notiziari conclusi, hanno scritto un'amara lettera di Natale ai vertici della Sper e al direttore del Sole 24 Ore Ernesto Auci.
Il Tacchino di Natale


8 Gennaio 2001 - "Randellata" sindacale nell'Universo

Miracolo a Milano. Per la prima volta il Gruppo Universo ha un suo Cdr: in tutti i giornali è una cosa normale; nelle testate dove vige la legge del Randello (cioè l’amministratore delegato Luigi Randello, da sempre considerato un imperatore assoluto), invece, il sindacato dei giornalisti sembra una novità rivoluzionaria. Tanto per intendersi: all’Universo si respira un clima da Lubianka, ai giornalisti cui viene anche ‘consigliato’ di non frequentare i colleghi del primo piano se lavorano al secondo, e così via…

L’azienda non gradiva affatto la sindacalizzazione del Gulag e l’aveva fatto sapere, tramite i direttori, a redattori e graduati con un chiaro invito a disertare le urne: ciononostante il 20 e 21 dicembre nella sede dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti per votare il Cdr dell’Universo si sono presentati in 48 (su 63 aventi diritto, tra cui 6 direttori che ovviamente si sono astenuti, con una percentuale di votanti del 76% che, senza considerare i direttori, sale all’85%).

Così sono stati eletti, a suffragio universale tra tutte le testate, Claudio Malaguti di Cose di casa, Lorenza Resuli di Viver sani e belli e Massimo Borgomaneri di TeleSette, rispettivamente con 36, 26 e 23 voti. Per completare il regalo di Natale a Randello, nelle due testate ‘storiche’ della casa editrice sono stati eletti anche i fiduciari sindacali: Lucia Ciappa a Grand Hotel e Elisabetta Rosa a TeleSette.

Per capire il ‘miracolo’ sindacale dell’Universo bisogna fare però qualche passo indietro. A Grand Hotel e TeleSette era sopravvissuto un Cdr, eletto fin dagli anni ’80, che rappresentava però meno di 15 giornalisti, mentre altri 50 lavorano nelle 10 testate create a partire dal 1990 dopo l’arrivo di Randello: in genere ogni testata ha una ‘sua’ società editrice, perché l’Universo è un gruppo unico sparpagliato in una galassia di piccole società in modo che quasi nessuna raggiunga i 15 dipendenti, e così si aggira lo Statuto dei Lavoratori.

Nell’autunno scorso i tre rappresentanti sindacali di TeleSette e Grand Hotel (che erano già Borgomaneri, Ciappa e Rosa) decidono di tentare la svolta: chiedono a una riunione della Commissione sindacale l’intervento dell’Associazione Lombarda per coinvolgere tutto il gruppo Universo.

Poi invitano a una loro assemblea i colleghi delle altre testate: ne arrivano solo 5, titubanti. Ma si decide di andare avanti. Alla fine di questo percorso, l’elezione del nuovo Cdr

Che in realtà è solo l’inizio: tra poco, si cercherà di aprire una trattativa aziendale con Randello. Anche perché i giornalisti dell’Universo si sono accorti che guadagnano assai poco (in genere, il minimo del contratto nazionale) mentre i titolari della casa editrice, i fratelli Del Duca compaiono ai primi posti tra gli editori nella classifica dei ‘Paperoni d’Italia’. Ma la storia sindacale dell’Universo è ancora tutta da scrivere: io vi ho solo raccontato come nasce una rivolta (o una rivoluzione?) tra i giornalisti all’alba del nuovo Millennio. Perché la rivolta avviene quando gli schiavi hanno solo da perdere le loro catene: come sa bene chi di prigioni se ne intende, come il vostro
Conte di Montecristo


8 Gennaio 2001 - Articoli in saldo

Una proposta di lavoro su cui meditare. La società Internet M. G. M. Consulting, titolare Giovanni Battista Barbiera, cerca «giornalisti disoccupati e freelance» disposti a farsi pagare 20 mila lire lorde ad articolo. Obiettivo: metter su un portale. L’annuncio è comparso il 12 novembre sul sito della Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Agli interessati, la M. G. M. propone un contratto di «prestazione occasionale d’opera» che dura due anni ed è rinnovabile per altri due. Compensi (lordi) previsti: per ogni articolo “nudo” 20 mila, se accompagnato da foto «riguardante il fatto trattato» 25 mila, se provvisto di traduzione in inglese e spagnolo 30 mila.
Costanza


5 Gennaio 2001 - L'uranio va in onda a mezzanotte

Buongiorno. Lei non e' forse il professor Fabrizio Battistelli, docente alla Sapienza e direttore del Centro studi Archivio Disarmo?

Per servirla...

Ma benone. Avrei alcune domandine su questa storia dell'uranio impoverito, sa, la sindrome dei Balcani, come dicono i giornali.. Per esempio,  io non capisco perche' si devono fare i proiettili con l'uranio impoverito se poi si scopre che fanno venire il cancro e la leucemia.

Perchè e' un materiale che costa poco, anzi niente: il Dipartimento dell’energia degli Stati uniti lo dà gratis alle industrie militari purchè se lo portino via. Il depleted uranium è la “coda”, lo scarto del processo di arricchimento dell’uranio utilizzato per le centrali nucleari.

 

E a parte questo che ci trovano di bello i militari in questo materiale? 
Piace perche' e ultrapotente. A parità di massa  rispetto a qualsiasi altro metallo è  estremamente denso: due volte e mezzo più dell’acciaio, quasi due volte il piombo. Un proiettile di uranio impoverito offre più velocità, più gittata, più penetrazione: il suo impatto su una normale corazza di tank  è stato paragonato a quello di una lama arroventata in un panetto di burro.

 

E i carri nemici sono fritti.
I nemici? Fino a un certo punto. Puo' capitare quello che è  successo nella Guerra del Golfo, dove 5 carri Abrams si sono trovati sulla linea di tiro “amico” di altri Abrams: i  secondi hanno sparato sui primi proiettili all’uranio e, nonostante la loro corazza, sempre di uranio, li hanno squagliati. Quanto al  dopo battaglia, tra Irak e Kuwait gli americani hanno lanciato 940.000 proiettili all’uranio e ora sul territorio ci sono 300 tonellate di residui di uranio impoverito.

 
Novecentoquarantamila? Mi sta dicendo che Irak e Kuwait sono la capitale modiale delle leucemie?
Non lo sappiamo. Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche  non è possibile determinare con certezza la quantità e le modalità di contatto con l’uranio impoverito oltre le quali esso diviene pericoloso per l’organismo. Sappiamo soltanto che, in tempi che sono ancora da precisare, esso può essere estremamente pericoloso,  inducendo nell’organismo umano  malattie degenerative come la leucemia e i tumori.

 

Come  ci si può difendere?
La principale cura è la prevenzione che, peraltro, è banale: evitare  il contatto.  A sua volta il contatto si può evitare unicamente evitando l’uso.  Le controversie sulla soglia del rischio derivante dall’immissione nell’organismo delle particelle alfa rilasciate dall’uranio impoverito interessano gli scienziati  e andrebbero condotte nell’unico luogo dove ha senso condurle, e cioè nei laboratori. 

Lei farebbe bere a suo figlio un  bicchiere d’acqua irradiata, anche in misura “non pericolosa per l’uomo”? No. Questo conferma che lei è una persona di buon senso.

 

 Senta professore, oggi tutti cascano dal pero e scoppia l'emergenza dell'uranio impoverito. Ma davvero non se ne sapeva niente?
L'allarme e' stato dato in molte occasioni. E’ vero che fino a quando, come in questi giorni, non scoppia  l’emergenza informativa,  due terzi degli “esperti” intervistati  suonano il violino, ma c’è un buon terzo che dice come stanno veramente le cose.

Non mi dica che anche lei da' la colpa ai giornalisti.
Il problema è l’ascolto. Sui temi militari l’atteggiamento dei giornalisti è, di solito,  annoiato; quanto ai politici, tranne rare eccezioni, non hanno la più pallida idea di che cosa si stia parlando. Nell’aprile 99, in piena guerra del Kossovo, ho partecipato su RaiTre a una trasmissione di Andrea Purgatori nella quale abbiamo descritto per filo e per segno le conseguenze dell’uranio impoverito tra i reduci del Golfo e gli enormi rischi ambientali e di salute che la disseminazione di proiettili andava costruendo nei Balcani. 
L’hanno mandata in onda a mezzanotte.
Bds


5 Gennaio 2001 - I Promessi Sposi di Barbara

Ieri primo ingresso della collega Barbara Palombelli (nonche' moglie del candidato premier del centro sinistra) nella redazione romana del Corriere della Sera, in via Tomacelli. Barbara si e' intrettenuta a colloquio con il capo della redazione romana Antonio Macaluso, ha chiesto una macchina, un fotografo, e se n'e' andata. Alla macchinetta del caffe', naturalmente, tutti a commentare con golosita' l'apparizione al giornale della "would be" first lady, e , soprattutto il suo stipendio che, si favoleggia, si aggira intorno ai 750 milioni annui lordi. 

Come sapete, in fatto di relazioni sentimentali e soldi, il Barbiere e' sempre molto sobrio. Sullo stipendio della Palombelli facciamo un'eccezione perche' e' la moglie del candidato premier del centro sinistra. Ed e' giusto che nei confronti degli uomini pubblici (e dei loro familiari) si applichino criteri di massima trasparenza. Lo stipendio e' buono, non c'e' che dire. Sempre alla macchinetta del caffe' qualcuno ha commentato che, per questa somma, ci si aspetta al Corriere almeno un remake dei Promessi Sposi.
Bds


5 Gennaio 2001 - Il "Grande Portale"

Il Giornale di Brescia inaugura il portale BresciaOnLine e  il sito indipendente Bresciablob si indigna parecchio. Perché? Tra i soci (Banca Lombarda, Cattolica Assicurazioni di Verona, Thera) ci sono pure il Comune (governato dal centro-sinistra), la Provincia (Polo) e la municipalizzata Asm, che intendono utilizzare il sito per informare i bresciani delle loro iniziative.
.
Secondo BresciaBlob l’operazione è “scandalosa e spericolata” perché viola il “concetto elementare” della separazione tra enti pubblici e informazione (Renato Rovetta, curatore del sito: ”E’ come se il sindaco di Milano si mettesse in società con l’Espresso”). Giornale di Brescia, Comune e Provincia avrebbero insomma creato un’enorme rete per ingabbiare i bresciani in una "informazione globalizzata".

Si difende il sindaco di Brescia Paolo Corsini: “Non c'è esclusiva: se Bresciaoggi
o Bipop ci faranno analoghe proposte ne saremo ben lieti. Eppoi  l’accordo è con le istituzioni, non con gli amministratori". Secondo Rovetta, invece, “il Comune e la provincia dovrebbero investire i loro soldi in iniziative autonome”.

Sulla questione interviene anche Massimo Mucchetti, vice-direttore de L’Espresso, con un atteggiamento assai più possibilista: “Pubblicare gli orari dei voli su carta rende meno libero il giornale verso l’aeroporto Valerio Catullo? Non mi pare. Che cosa cambia ai fini dell'autonomia dell'informazione locale dalla politica se lo stesso orario et similia vengono ora passati sul web?".
Costanza


3 Gennaio 2001 - Tg1. Sua Maesta' Montezemolo

Piccola storia pre Capodanno, di quelle che ti fanno venire i nervi. Il 27 dicembre, con squilli di tromba nel sommario di apertura del Tg1 delle 20, si annuncia che Luca di Montezemolo e' stato scelto tra i sei uomini piu' ganzi del 2000 dal prestigioso quotidiano britannico Financial Times. Il tono dei titoli e della susseguente intervista a Luca di Montezemolo di Marco Franzelli (Montezemolo medesimo si e' precipitato a Saxa Rubra per l'occasione), non lascia spazio a dubbi: il Financial Times ha praticamente concesso il suo Oscar del 2000 a sei campioni e sei soltanto, di cui uno e' il nostro Montezemolo che ha riportato la Ferrari alla vittoria.

Il giorno dopo i maggiori quotidiani rincarano la dose. Insomma Luca di Montezemolo porta a casa la palma del miglior italiano del 2000 secondo le pensose classifiche del Financial Times che, come si sa, molti leggono come fosse la Bibbia e non un giornale qualunque anche se ben fatto.

In realta' l'Oscar dell'astuzia andrebbe consegnato al portavoce della Ferrari e di Montezemolo Antonio Ghini che e' riuscito a far abboccare mezzo mondo al suo amo.

Infatti, semplicemente non e' vero che il Financial Times abbia stilato le classifiche dei piu' ganzi del 2000. Ma ha solo avviato un ciclo di ritratti di persone che hanno avuto un Duemila fortunato o particolarmente brillante, come e' stato sicuramente nel caso di Montezemolo, al quale uno dei corrispondenti del FT dall'Italia, Paul Betts, ha dedicato due colonne di taglio nelle pagine interne. Di ritratti simili, il Financial Times ne ha pubblicati finora una decina e la serie continua al ritmo di un paio alla settimana.
Bravo Ghini, un'operazione da maestro.
Bds


3 Gennaio 2001 - Scrivetemi all'indirizzo di Prima

Grazie a "Prima Comunicazione" è nata - casualmente - una comunità on line. Ci troverete giornalisti, esperti di comunicazione, marketing, pubblicita, relazioni pubbliche eccetera eccetera. Tutti insieme loro malgrado per un errore del mensile "Prima Comunicazione", che in dicembre ha spedito ai suoi lettori un intero elenco di indirizzi di posta elettronica, come ha segnalato il sito www.vip.it

Il fatto risale al mese scorso. Nella redazione di "Prima Comunicazione" ci si prepara per la pausa natalizia e come sempre il sommario della rivista viene spedito ad un gran numero di caselle di posta elettronica contenute nella banca dati del periodico. 

E' un procedimento semi  automatico: le e-mail partono a blocchi, con i destinatari ordinati alfabeticamente. Ma stavolta insieme al sommario del numero di dicembre ai destinatari arriva anche l'elenco degli indirizzi di posta elettronica. Sono centinaia di nomi, compresi alcuni molto noti. 

Indirizzi da considerarsi merce rara: con le nuove leggi sulla privacy ogni mailing list va creata secondo regole molto precise e gelosamente custodita. Qualcuno dei destinatari dell'insolito messaggio si accorge del regalo inatteso e decide di spedire a tutti quanti i suoi auguri di buon Natale. Risultato: proteste pepate contro "Prima".

Qualcuno s'infuria e chiede di essere lasciato in pace, qualcun altro - compreso un personaggio come Alessandro Baricco, finito pure lui nell' elenco - invoca il diritto alla privacy.
Shampoo


3 Gennaio 2001 - Il Giornale del Piemonte: che Coscia!

Tutto bene al "Giornale del Piemonte". Il neodirettore Pierangelo Coscia (ex vicedirettore della "Stampa") ha impresso una nuova linea al quotidiano che esce in panino con "il Giornale" berlusconiano. 

Il trend delle vendite è così in salita e in redazione ci sono novità: Gabriele Barberis Vignola diventa caporedattore centrale - era caposervizio all'economia - mentre vicecaporedattore è l'ovadese Stefano Rizzi che mantiene la responsabilità delle edizioni provinciali.

Ma "Repubblica" coglie in fallo il giornale concorrente quando annuncia di aver 'scoperto' nuovi linguaggi giovanili. Peccato però che le parole 'scoperte' (banfare - baccagliare - gaggio) sono contenute nei romanzi popolari in dialetto piemontese di Luigi Pietracqua o nelle canzoni della piola.
Shampoo


3 Gennaio 2001 - Le tentazioni di Ettore

Passaggio di consegne alla redazione de Le tentazioni de Il Giorno: se ne va Mario Celi (dall'1 gennaio in forza all'ufficio dei caporedattori centrali de Il Giornale) e gli subentra Ettore Carminati, 52 anni, al quotidiano di via Stradivari dal 1984. Già caporedattore delle edizioni "Lombardia", Carminati sotto la direzione di Vittorio Feltri è stato chiamato a far parte dell'ufficio centrale nel 1999, mantenendo la specializzazione in turismo ed enogastronomia.

Adesso la delega del direttore Umberto Marchesini per Le Tentazioni: un fascicolo dedicato giornalmente non solo a cultura e spettacoli, moda, turismo, benessere, mondo degli animali, ma anche a storie-persone, costume  e società con sempre più frequenti scorribande anche nel mondo del gossip.
Bds


2 Gennaio 2001 - La Repubblica dello stress

Mamma, che aria depressa c'e' a Repubblica. Tutti piu' o meno nervosi, tutti piu' o meno stressati. Ritmi tosti, straordinari a tutto andare, ferie arretrate che non si riescono a smaltire, redattori che cominciano a pensare che forse vale la pena di tagliare la corda.

Qualche settimana fa, il 7 dicembre scorso, in una bella assemblea, molti nodi sono venuti al pettine. Che poi e' solo uno, il nodo: si lavora troppo e l'azienda, ogni volta che puo', tira sul prezzo. Un esempio? In occasione delle elezioni americane i giornalisti, costretti a fare l'alba in ufficio, hanno chiesto che le ore lavorate dopo l'1,30 del mattino venissero pagate a parte. Ok, dice l'azienda e poi alla fine del mese, in busta paga c'erano 28 mila lire lorde in piu'. Un errore, un errore, si e' scusata l'azienda, promettendo al piu' presto di reintegrare le buste paga.

Piu' di uno rimpiange l'epoca scalfariana quando, ai tempi della guerra del Golfo, i giornalisti che avevano sudato duro, al desk o sul campo, si ritrovarono, senza nemmeno aver chiesto nulla, uno stipendio in piu'. Ah, bei tempi. Ora, invece, si tira la cinghia. Intendiamoci, fare il giornalista e' sempre meglio che lavorare, questo lo sanno tutti e stare a Repubblica e' sempre meglio che stare all'Eco di Viggiu', ma non per questo i redattori di Repubblica sono meno incazzati.

In questi giorni, poi, c'e' un'altra storiella che da' fastidio. Durante i giorni di sciopero proclamati dalla Federazione della Stampa diversi giornalisti hanno fatto sciopero un giorno e hanno preso l'altro di corta, per limitare la batosta sullo stipendio.
Gira voce che l'ufficio del personale non voglia accettare corte per quei giorni. Per carita', la cosa puo' avere anche un senso, ma e' anche vero che se non vuoi un giornalista in corta un determinato giorno lo devi richiamare. Qualcuno comincia a telefonare agli avvocati.

Soprattutto, cio' che mette a dura prova la redazione sono i ritmi di lavoro.  Anche le sostituzioni estive sono state cancellate e nonostante l'azienda scoppi di salute, le assunzioni si fanno col contagocce.

A tutto questo si aggiunge un'atmosfera di incertezza sulla direzione. Ezio Mauro sembra ben saldo in sella, il che non impedisce la circolazione delle voci piu' varie.

 "Vuoi vedere che Mauro diventa direttore editoriale di Espresso e Repubblica?". "Scommetti che Giulio Anselmi passa da via Po a piazza Indipendenza?". "Quanto ti giochi che il prossimo direttore dell'Espresso sara' Federico Rampini? Dai, lo sanno tutti che la scorsa settimana ha visto De Benedetti a Milano e poi se ne e' andato a Parigi in ferie via Bruxelles". "Mi gioco una cinquantamila che fanno vice direttore Gregorio Botta con Massimo Giannini, e Orfeo torna a fare il capo del politico". Boatos incontrollatos ma insistentens.

Mauro non lascia trapelare nulla delle sue intenzioni (bisogna vedere naturalmente anche quelle dell'amministratore delegato Marco Benedetto) e cosi' ci si e' lanciati nell'interpretazione della letterina natalizia che il direttore ha inviato ai suoi giornalisti. Parole e auguri di circostanza e una frase sospetta: "Spero che passeremo insieme quest'anno che sta per cominciare...". Spero.
Bds


2 Gennaio 2001 - E il Conte brindo' a Pietro Taricone

Che il Conte d’Almaviva nella notte di San Silvestro levasse i calici  alla salute di Pietro Taricone, era il più imprevedibile degli eventi, vista l’indifferenza, ombreggiata di disgusto, con cui a bottega è stata vissuta l’intera vicenda del “Grande Fratello”. Che, per giunta, aveva proprio nel personaggio del palestrato di Caserta la sua metafora più becera. Ma i fatti si sono svolti esattamente così, e ve li riferiamo succintamente.

 Una cenetta a quattro a casa del Conte, con Figaro, Costanza e Rosina, si è trasformata all’ultimo momento in un insperato “tete-à-tete” fra il Conte e Rosina, per improvvisi impegni di Figaro. La mezzanotte si avvicina, e la bottiglia di Cuvée Dom Perignon, vintage 1993 (l’anno in cui il Conte conobbe Rosina ad una settimana bianca) aspetta al sicuro in fresco. 

Ma a un certo punto, il nostro nobile amico si accorge di non avere più il suo prezioso orologio da taschino,  caduto in mare durante la traversata in motopeschereccio da Caprera a Roma. Per scandire il tempo e festeggiare il 2001, non c’è che un sistema: aprire la televisione. La roulette dello zapping sceglie Canale 5, e subito appare il faccione di Maurizio Costanzo, con l’occhio destro leggermente semichiuso, fiancheggiato da una non troppo entusiasta Maria De Filippi.

“Oh no, ancora lui! – esclama sfiduciato il Conte – L’abbiamo visto all’antivigilia di Natale, a Natale, a Santo Stefano…E’ una specie di statuina del presepe. Ma non si riposa mai? Non fa passeggiate, non azzarda una gitarella fuori porta, non dedica tre o quattro giorni alla lettura di qualche buon libro, o una settimana a una vacanza ritempratrice in Kenya, con tutto quello che guadagna? Il suo presenzialismo televisivo comincia a diventare angosciante: pure la notte di San Silvestro, la deve passare in video, poveretto lui e poveretti noi!” 

Rosina lo lasciò sfogare ben bene, prima di colpire: “Conte, i giornali però dovresti leggerli con più attenzione. Questa che tu vedi come notte di San Silvestro in diretta, non è una diretta: non ti sei accorto che accanto non c’è l’orologino che fa il “count down”? 

Se vuoi sapere quando è mezzanotte, passa sulla Rai. Questo speciale di Capodanno di Buona domenica è stato registrato venerdì pomeriggio. Non vedi che come ospiti ci sono quelli del Grande Fratello? Tutti e dieci, meno uno, il Taricone: e anche questa defezione hanno anticipato i giornali, compreso il commento di Costanzo, che rispetta le sue decisioni”.

Credeva di chiudere l’incidente Rosina, e di riportare l’uomo che aveva di fronte al senso di quella loro cenetta. Ma ad ogni parola che proferiva, le sopracciglia del Conte si inarcavano di due millimetri in più, e quando ebbe finito, avevano raggiunto l’attaccatura dei capelli. 

Una maschera di stupore, dalla quale infine uscì un filo di voce: “Come? Quello di Canale 5 è un Capodanno virtuale, registrato due giorni fa? Questa Marina che balla in abito da sera, questi coriandolini lanciati in aria, sono tutti una finzione? Invece del cotechino, a mezzanotte Costanzo ha servito la bufala

Ma che bisogno c’era di ingannare con una cosa così stupida milioni di telespettatori? Dopo i concorsi a premio in cui le persone che telefonano da tutta Italia, in realtà sono tranquillamente sistemate al piano sopra lo studio televisivo, dopo le finte dimore personali degli ospiti di Cucuzza, svelate da “Striscia la notizia”, adesso anche il finto 2001? E’ ridicolo, è pazzesco! No, è indecente, è irrispettoso: ma cosa hanno scritto i giornali?”.

Detto questo, il Conte si avventava sulle due mazzette del 30 e del 31 dicembre, per accumulo festivo ancora intonse cercando freneticamente un commento, un corsivo, un titolo, un sommario vagamente critico sull’iniziativa di Canale 5. 

Macché: l’attenzione dei media non era concentrata sull’inganno di un San Silvestro fasullo persino secondo il fuso orario di Tokio, ma sul fatto che Taricone non c’era. “Aiuto, colleghi, siamo finiti. Abbiamo dato il cervello all’ammasso” esclamava il Conte e giornale dopo giornale, pagina dopo pagina, Taricone gli risultava sempre più intelligente e simpatico. Cercava inconsapevolmente una sua dichiarazione, una frase per farne un eroe. Poco riusciva a ricavare da un’intervista al “Corriere della Sera” a firma Biagio Coscia. 

Domanda: “Il dubbio di una scortesia a Maurizio Costanzo resta…” Risposta, diplomatica: ”…Cento giorni là dentro sono stati lunghi da passare. Ora volevo riposarmi”.

 Ma alla fine l’occhio del Conte capitava su un taglio basso del “Giornale”, a firma Roberta Pasero, la quale aveva fra l’altro il merito di condire il pezzo con l’ironia per “un Capodanno precotto più del Cotechino di San Silvestro” e per quei “tappi di spumante sparati a salve”. Poi la notizia, affidata, con lo stesso acume diplomatico, alle parole del fratello Maurizio Taricone: Pietro aveva  qualche linea di febbre e non se l’è sentita di festeggiare un Capodanno che ancora deve arrivare. Viva la faccia. Bravo Taricone. Magari sarai ancora incacchiato per non avere vinto, ma una lezioncina, almeno stavolta, l’hai data: all’intera comunità dell’informazione.

Bds


2 Gennaio 2001 - Al senatore non piace la stampa 

Michele Bonatesta, senatore di An, e vice responsabile nazionale del suo partito per i problemi della stampa e dell'informazione, ha presentato alla Procura di Viterbo un esposto contro la stampa locale (Il Messaggero e il Corriere di Viterbo) perché, secondo lui, turba la popolazione parlando di “un presunto scippo da parte della Regione Lazio dei miliardi destinati alla sanità viterbese”.

Cosa e' successo? All’inizio di dicembre Giuseppe Fioroni, deputato del Ppi, aveva presentato un’interrogazione al ministro della Sanita' Umberto Veronesi per conoscere le sorti di 70 miliardi che il governo D’Alema aveva stanziato per le Asl viterbesi e che invece la Giunta regionale presieduta da Francesco Storace sembrava volesse stornare per l’acquisto dell'ospedale San Raffaele di Roma. Nei giorni successivi, i giornali locali (soprattutto il Messaggero e Corriere di Viterbo) si sono occupati della vicenda (sulla quale era nel frattempo intervenuto anche il ministro), ascoltando, fra gli altri, anche alcuni esponenti del Polo (il consigliere regionale Rodolfo Gigli, Laura Allegrini e vari sindaci).

Bonatesta ritiene però che la stampa sia stata faziosa, se ha deciso di denunciare il caso alla magistratura per "sottolineare la pericolosità di tali atteggiamenti” e ha chiesto al giudice di valutare il comportamento dei giornali. Arnaldo Sassi del Messaggero ha fatto sapere che attende “con ansia che i carabinieri vengano a chiudere la redazione”; in alternativa, si dice preparato “a bere l’olio di ricino propinatoci dal senatore”.

Non solo. C'e' anche chi ricorda che Bonatesta, mentre era ancora consigliere provinciale di Viterbo, nel pomeriggio svolgeva tranquillamente il suo lavoro di cronista cittadino del Tempo, incurante di ogni possibile conflitto di interessi. E' comunque degno di nota il fatto che proprio il responsabile di un partito per i problemi della stampa, invochi l'intervento della magistratura contro alcuni giornali.
Costanza


2 Gennaio 2001 - Un panino al Giorno

"Il Giorno" a Cremona. Da venerdì 29 dicembre il foglio milanese viene distribuito in 'panino' con "la Cronaca" ex bisettimanale locale trasformatosi in quotidiano. Andrea Riffeser tenta così di dar fastidio allo sbarco di Alberto Donati che da mesi dovrebbe aprire un quotidiano all'ombra del Torrazzo. 

Condizionale d'obbligo perché Donati ha già perso per strada uno dei suoi finanziatori: l'industriale cremonese Luigi De Filippi ha detto no al vicepresidente della Fieg. "Il Giorno" e "la Cronaca" (che ha allargato l'organico con l'assunzione di Roberto Fiorentini ex Telecolor e con due praticanti) offriranno anche una autentica novità nel panorama editoriale italiano: "il giornale dei bambini" curato dal pedagogista Mario Lodi. E "la Provincia" non sta a guardare. Il quotidiano diretto da Pirondini ha assunto ben quattro redattori portando a 32 il suo organico redazionale e secondo indiscrezioni starebbe per lanciare nuove iniziative: bingo e gadget per tentare di sbaragliare il campo. Donati - che sta aprendo una nuova iniziativa a Lecco - potrebbe quindi decidere di ritirarsi dopo tutte le difficoltà incontrate sulla piazza cremonese. E per il suo direttore in pectore Piero Piccioli sarebbe pronta una poltroncina a Viterbo.
Shampoo


2 Gennaio 2001 - Il "tragico bilancio" non muore mai

Un personaggio illustre e inatteso viene ospitato nella bottega del Barbiere. Sfogliando qua e la’ nella piccola biblioteca ad uso e consumo dei clienti e’ spuntata fuori una vecchia manicure, un po’ ingiallita dal tempo ma ancora vivace e attuale. Camilla Cederna, critica e giornalista, gia’ nel 1958 tirava le orecchie a certi giornalisti un po’ troppo “pedanti”. Per la serie “il tragico bilancio” non muore mai e viene da lontano… 

La giornalista milanese in “Noi siamo le signore”, scriveva: Letto il pezzetto, il vecchio caporedattore aveva scosso la testa: «Figlio mio – gli disse – devi cambiar mestiere». E ne spiegò il perché con esempi tratti da quel suo breve racconto. Il giovane aveva scritto “treno”. Macché treno! Non sapeva che per aumentare la drammaticità bisognava dire “bolide d’acciaio”!? E perché scrivere “l’investito” quando era così semplice scrivere “il malcapitato”? E poi non si dice “il cadavere” ma “la salma”. Quanto ai capannelli sul luogo della sciagura, vanno invece sempre descritti come “reverenti ali di popolo”.

Forse nessuno scrive piu’ bolide d’acciaio, ma siamo sicuri che non si usi piu’ malcapitato o salma? Certo e’ che Camilla Cederna non si accontenta e aggiunge: Quel vecchio caporedattore aveva certo fatto carriera nel periodo in cui si scrivevano didascalie di questo genere (Illustrazione italiana 9 maggio 1937): «Mentre l’Italia celebra, in un clima vibrante di passione, di fede e di riconoscimento per il Re imperatore e per il Duce, la sua risorta potenza imperiale, corre il pensiero di ogni italiano all’augusta Casa dei principi dove un nuovo fiore della gloriosa stirpe sabauda cresce rigoglioso per ornare nel tempo la fronte severa della Nazione». Io cominciai invece a fare la giornalista negli anni in cui questo stile era tramontato, anni in cui la nazione non ha fronte, la stirpe sabauda si chiama soltanto Savoia, il fiore è un maschio di quattro chili e il clima non vibra più. 

A chi fa ancora vibrare il clima bacchettate sulle mani anche da parte della mitica Cederna.
Bds


2 Gennaio 2001 - Formigoni chi...?

Sono Mario Consani, dal '93 mi occupo a tempo pieno di cronaca giudiziaria per il Giorno. Vi mando copia di una e-mail che ho spedito a tutti i miei colleghi (compresi quelli di Carlino e Nazione). Ciao.

MILANO  - Piccola storia di cronaca giudiziaria ai tempi di Formigoni. Ieri (29 dicembre) trovano le cimici in Regione e il nazionale ci fa una pagina. Nessuno mi chiede di informarmi sul versante giudiziario. Questo, per quanto assurdo (sto a palazzo di giustizia da quasi 8 anni) è abbastanza normale - da almeno un paio d'anni ogni volta che c'è di mezzo Berlusconi o il Polo, ci comportiamo così: loro non chiedono e io non propongo, così siamo tutti felici. 

Ma ieri ecco la stranezza: il mio capocronista dice che da Bologna vogliono un pezzo sulle indagini giudiziarie che riguardano la Regione. Resto scettico e stupefatto, ma il caporedattore conferma: 50 righe. Ancora non ci credo, ma il capo della Polipress a Milano insiste: 12 moduli. 

Ok, per una volta mi fido. Infatti scrivo il pezzo e, ovviamente, ricordo che, nonostante il trionfo elettorale, la giunta Formigoni ha qualche problema con i magistrati: un assessore agli arresti domiciliari per associazione a delinquere; il presidente della più importante commissione regionale (Bilancio) anche lui agli arresti domiciliari con la stessa accusa; un altro assessore rinviato a giudizio per corruzione nella vicenda Poggi Longostrevi; lui stesso - Formigoni - indagato per abuso d'ufficio nella storia della discarica di Cerro Maggiore, nonché imputato a rischio-processo con l'accusa di bancarotta fraudolenta per il crac di Lombardia risorse. 

Niente di nuovo, in realtà, se non fosse che i lettori del fascicolo nazionale queste notizie non hanno mai potuto leggerle. E non le leggeranno nemmeno oggi perché, di tutti quelli che mi avevano sollecitato l'articolo, solo il caporedattore centrale ha per lo meno il buon gusto di avvertirmi che il mio pezzo viene trasformato in un "grafico". Magnifico. Oggi guardo il giornale a pagina 3 e vedo il capolavoro: titolo "Quattro casi in sospeso" , seguono vari disegnetti e foto (la maxi-discarica di Cerro diventa un cassonetto dei rifiuti...) ma nell'intera didascalia si riesce a non scrivere mai né la parola Formigoni, né "arresti", "imputazione" "corruzione" "rinvio a giudizio" eccetera. L'effetto rasenta il comico. Sono ammiratissimo. Neppure ai tempi del miglior Liguori mi ero mai imbattuto in episodi simili. Buon anno.
Mario Consani.

 


VUOI LEGGERE TUTTE LE NEWS DEL BARBIERE?
VAI IN ARCHIVIO


MANDA SUBITO LE TUE NOTIZIE AL BARBIERE DELLA SERA


Barba e capelli - Una spia in redazione - Sempre meglio che lavorare?
Diritto di Replica - Bacheca - Sala stampa - PressKit- Curricula
Offerte e convenzioni - Cdr - Associazioni professionali
Inpgi, Casagit, Ordine dei giornalisti - Scrivici - Home