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30 Gennaio 2001 -
Per Mario, ucciso dalla mafia |
E’ in corso in queste settimane a Palermo
il processo per l’omicidio di Mario Francese, un collega del Giornale
di Sicilia ammazzato in un agguato mafioso 22 anni fa. Qualcuno ricorda il
caso? Francese era un cronista di giudiziaria. Uno di quelli che
interpretano il lavoro del cronista in modo appassionato e quasi maniacale,
uno che per avere una notizia in piu’ o per capire meglio una concatenazione
di eventi mafiosi, dei quali dava conto ai suoi lettori, era disposto a
lavorare senza tregua.
Francese fu ucciso poco dopo Giuseppe Impastato, al quale di recente
e’ stato dedicato un film di successo. E oggi il pubblico ministero del processo, Laura
Vaccaro, scrive nella sua requisitoria contro gli imputati della cupola
mafiosa, indicata come mandante dell’omicidio: “La chiave
dell’omicidio di Mario Francese va cercata nel suo impegno professionale,
nella sua tenacia nel ricercare la verita’ e comunicarla attraverso le
pagine di un giornale all’epoca non coraggioso come il suo
cronista… “.
E poi piu’ avanti: “Mario Francese si e’ rifiutato di assecondare il coro
dei pavidi molto folto in quel periodo , che spingeva per un giornalismo
prudente, fatto di mezze verita’, a volte sussurrate, per lo piu’
nascoste, per quieto vivere, per paura di esporsi alla vendetta di una mafia
che con prepotenza e arroganza spadroneggiava in tutta l’isola”.
Non vogliamo fare della banale retorica per ricordare Francese. Ma
crediamo di far cosa gradita alla sua famiglia e ai giornalisti onesti,
mettendo in linea questo documento giudiziario, la requisitoria del giudice Laura
Vaccaro. Leggetela. E’ un documento di grande interesse. Descrive un
mondo e un clima che pochi conoscono. Descrive un mondo e un clima in cui non
deve essere certo facile lavorare nei giornali con la coscienza limpida e in
tranquillita’. Descrive un’atmosfera di connivenza e omerta’ che secondo
il giudice non risparmiava l’ambiente di lavoro di Francese.
Il processo Francese ha visto, nella sua fase istruttoria, e nella fase
dibattimentale, le testimonianze di numerosi giornalisti come Lucio
Galluzzo, Francesco La Licata, Francesco Nicastro e altri. Sullo sfondo
della vicenda si muovono interessi forti, gli appalti delle opere
pubbliche, le attenzioni della proprietà del Giornale di Sicilia per questo o
quel personaggio, le figure di alcuni giornalisti non lontani da ambienti
contigui alla mafia. Insomma, la requisitoria della Pm Laura Vaccaro che vi
sottoponiamo e’ davvero uno spaccato interessante dell’informazione nella
Sicilia della fine degli anni ’70.
Dopo la requisitoria Vaccaro, speriamo presto di potervi offrire nei
dettagli le testimonianze dei colleghi che hanno conosciuto Mario Francese e
lo hanno visto lavorare e, purtroppo, morire.
Per salvare la requisitoria sul vostro computer e leggerla con calma cliccate
qui CON IL TESTO DESTRO DEL MOUSE..
Bds
30
Gennaio 2001 - Carlo Zanda salta su Metro |
Da
Diario a Metro. Poco più di un mese dopo le dimissioni dal settimanale
diretto da Enrico Deaglio, Carlo Zanda approda (dal primo febbraio, con la
qualifica di redattore capo) nel giornale quotidiano gratuito che, a livello
mondiale, si è imposto in questi ultimi anni come uno dei fenomeni editoriali
più freschi e interessanti. Tendenza confermata in Italia: a Roma, dove lo
dirige Fabrizio Paladini ed esce dal 3 luglio scorso, Metro diffonde ogni
giorno 250 mila copie. A Milano, sotto la direzione di Michele Fusco, Metro si
è attestato ormai stabilmente sulle 200 mila copie quotidiane.
Bds
29
Gennaio 2001 - Tanto Malgieri per nulla |
Gennaro Malgieri ci stava lavorando da mesi.
Aveva messo insieme una cordata di imprenditori disposti a tentare una nuova
sfida editoriale: un quotidiano d'opinione ma anche popolare.
Un progetto che
il direttore del "Secolo d'Italia" aveva nel cassetto da anni.
Forse, dicono i suoi pasdaran un sogno che coltivava da quando faceva il praticantato
con Flavia Perina, sua attuale vicedirettore.
Ma Gianfranco Fini quel
progetto l'ha bloccato. Stop. E al "Secolo d'Italia" c'è maretta. I redattori del giornale di Alleanza nazionale erano,
infatti, pronti a salire sul nuovo quotidiano un po' di partito ma più
d'opinione. Del progetto se ne riparlerà dopo le elezioni.
E in redazione c'è
chi sostiene che a Fini non piaccia più la direzione di Malgieri.
Shampoo
29
Gennaio 2001 - "Leggo" un Maida nel
futuro del Messaggero |
Sarà
Sandro Aquari il vicedirettore di "Leggo", il quotidiano gratuito voluto da Franco Caltagirone per
essere distribuito alle stazioni. Giuseppe Rossi, l'ex capo dello Sport del
"Messaggero" chiamato a guidarlo, ritrova così un suo antico
compagno di lavoro.
Sandro Aquari, stimato (e scoglionato) numero tre della
Cronaca di via del Tritone, aveva lavorato gomito a gomito con Rossi allo
Sport, quando a capo c'era il mitico Gianni Melidoni, alla cui scuola tanti
altri bravi giornalisti sono cresciuti: da Enrico Bendoni a Giancarlo Baccini,
a Piero Mei. Peppe Rossi scriveva sulla Roma, mentre Aquari era la firma
competentissima dell'Atletica leggera.
Secondo
i boatos che arrivano da via del Tritone, Rossi e Aquari avrebbero ottenuto
una clausola di rientro al "Messaggero" nel caso in cui i progetti
di "Leggo" venissero ridimensionati. Clausola che invece non
verrebbe accordata ad altri. Di qui qualche problema per la messa a punto
definitiva della "minisquadra" di "Leggo". Si cerca,
comunque, all'interno del giornale di via del Tritone, un terzo uomo di desk
mentre quattro giovani disoccupati transitati per "Il Messaggero"
sarebbero pronti a firmare. Leggo inizierà le pubblicazioni a marzo con
l'edizione romana, alla quale faranno seguito quelle di Milano e Napoli. Il
progetto prevede lo sbarco nelle altre città italiane per il prossimo
autunno.
La
sede c'è già, in un palazzo di via Barberini. L'ambizione è addirittura
quella di creare, a regime, quando sarà distribuito in tutte le stazioni, un
quotidiano da 800 mila copie, più
di quante ne distribuisca il Corriere della Sera. La formula, studiata da una
società di consulenza a partire dal settembre scorso, vedrebbe per ogni
pagina un pezzo di lunghezza media (circa 50 righe) più due approfondimenti e
due altri pezzetti di una ventina di righe. Poi un notiziario a 360 gradi. Si
vorrebbe dare, così, un prodotto più completo rispetto al concorrente
"Metro".
Resta il fatto, però, che "Leggo" sarebbe un
pericoloso concorrente anche per il pezzo forte della
Caltagirone Editore, "Il Messaggero", che a Roma riceve
fendenti non solo da "Metro", ma anche dal doppio dorso del
"Corriere della Sera".
In
attesa di una vera strategia di rilancio del quotidiano di via del Tritone,
l'editore ne ha ideata una del tutto inconsueta per reclutare i
giornalisti.
Affidarsi agli "head hunters". Già, quei mitici "cacciatori di
teste" che nel corso di una partita di golf riescono a convincere il top
manager della Apple a trasferirsi alla Coca Cola. Le ultime tre assunzioni, a
via del Tritone, sarebbero state fatte così.
Attualmente i "cacciatori
di teste" di Caltagirone stanno cercando il nuovo capo dello Sport, in
sostituzione di Rossi. Tra i nomi che girano ci sono quelli di Enrico Maida,
vice direttore del
"Corriere dello Sport" (amicone di Giorgio Tosatti del Corsera) e
quello di Luigi Ferrajolo, l'altro vice direttore del Corsport.
Entrambi sono rimasti a bocca asciutta quando Mario Sconcerti ha lasciato il
Corriere dello Sport per la Fiorentina. Un pensierino alla direzione l'avevano
fatto, ma poi l'editore ha chiamato Italo Cucci. Maida, sembra l'uomo
in pole position per sbarcare a via del Tritone.
La cosa al Messaggero crea qualche perplessita'. Maida ha fama di
essere uno tosto e con un caratteraccio. Ma e' anche uno al quale piace
scrivere e che potrebbe quindi sottrarre spazio e visibilita' a migliori
inviati sportivi del quotidiano.
Bds
29 Gennaio 2001 -
In fila per tre: c'è l'omaggio |
Tutti
in fila per un biglietto omaggio. Accade all'aeroporto di Parma. La Gandalf
Airlines presenta alla stampa il nuovo collegamento Parma-Barcellona. I
taccuini dei cronisti presenti si riempiono di dichiarazioni e cifre. Trenta
minuti noiosetti. Poi, l'atmosfera cambia. I taccuini si chiudono e
tutto diventa più allegro.
Si passa a ritirare l'omaggio. A tutti i
giornalisti è offerto un coupon da spendere per una destinazione
toccata dalla società aerea (Amsterdam, Stoccarda, Zurigo, Trapani) e soprattutto da utilizzare
quando si vuole: quindi se in estate sarà
possibile, anche un volo per Olbia, Alghero e l'isola d'Elba - tre collegamenti
estivi.
Shampoo
26
Gennaio 2001 - Per Guazzaloca il Domani non esiste |
Sembra
una storia della Mosca di Andropov. Invece è roba nostra: viene da Bologna. Dal
12 dicembre 2000, giorno del
debutto in edicola, fino ad oggi, e chissà per quanto tempo ancora, il
quotidiano "Il Domani" non è mai stato citato dalla corposa
rassegna stampa curata dalla Giunta di centrodestra guidata dal sindaco
Giorgio Guazzaloca.
Quel giornale tabloid che, con ben 25 pagine dedicate alla
città e alla sua provincia, si è inserito come un'irriverente corvetta tra
la portaerei "Resto del Carlino" (50 mila copie in quest'area e
pubblico moderato) e la corazzata Repubblica, (22 mila copie), semplicemente
non esiste.
Ciò che racconta della città, dei quartieri e delle
circoscrizioni, non val la pena di essere segnalato ai consiglieri comunali e
tantomeno di venire riproposto su Internet. Una lunga striscia nera di
silenzio e di censura che ha del
paradossale, perché la rassegna quotidiana di 70 pagine non si limita a
parlare di "Carlino" e "Repubblica", ma cita una decina di titoli nazionali.
Che
c'è sotto? "Siamo una voce fuori dal coro, siamo il terzo incomodo in un
mare di interessi trasversali già costituiti", risponde sicuro Nico
Perrone, vicedirettore del quotidiano. Il direttore-editore è Guido
Talarico,
40 anni, proveniente dall'Adnkronos di Pippo Marra. I redattori sono 12
più
altri 6-7 collaboratori sotto contratto. L'area politica è il
centro-sinistra, con il sostegno di imprenditori emergenti. Le copie vendute
(dichiarate) sono 4 mila 500 al giorno, in un piano finanziario che ne prevedeva 3.500 in
media il primo anno, per arrivare a 8 mila il terzo. E per far capire quanto
"Il Domani" sia fuori dal coro Perrone cita l'apertura di giornale
di mercoledì 24: "L'elettrosmog invade Palazzo D'Accursio": nella
sede del comune, l'Arpa, agenzia di rilevamenti ambientali, ha riscontrato
valori ben più alti delle soglie consentite.
Il
giorno prima dell'uscita in edicola, Talarico e Perrone si erano recati
in
visita di cortesia da Guazzaloca. Un'ora di colloquio, durante la quale venne
ritualmente avanzata la richiesta di un'intervista. "Non ne rilascio -
rispose il sindaco - Mi affido solo alle conferenze stampa e non ne convoco più
di tre all'anno". Ottima intenzione. Peccato, ricorda Perrone, che il
giorno successivo un'intervista di Guazza apparisse sul "Carlino".
Nemmeno
il primo numero de "Il Domani" appare in rassegna stampa.
L'opposizione protesta. Il vicesindaco Giovanni Salizzoni, che ha la delega
per l'informazione, legge una lettera in Consiglio comunale in cui "Il
Domani" viene definito "una macchina da guerra". Gaffe
madornale. La patata passa a un altro assessore comunale, quello alla Sanità,
Salvioli, il quale fornisce una nuova spiegazione, egualmente paradossale: il
motivo vero è che, avendo il quotidiano una cronaca tanto ricca, il poco
personale non riesce a ritagliare tutti i suoi pezzi.
Prendono
posizione i capigruppo dell'opposizione Davide Ferrari (Due Torri per Bologna,
Ds) e Giuseppe Paruolo (Democratici per Prodi). Definiscono la decisione di
Guazzaloca "un atto inconsulto che non ha eguali" e ricordano che "la rassegna stampa viene finanziata con
denaro pubblico".
Interviene persino Enzo Biagi, con un'intervistina a Repubblica in cui bolla
come un errore censurare i quotidiani.
E
adesso, che accadrà? "Il
problema è stato risolto - giura Giuseppe Castagnoli, capo ufficio stampa di
Guazzaloca ed ex direttore del "Resto del Carlino" - La giunta ha
deciso martedì mattina di affidare all'esterno la rassegna stampa, con tanto
di bando e assegnazione. In 20 giorni il bando sarà emesso. Sarà
una rassegna stampa nazionale e locale, e avrà dentro anche
"Il Domani". Con le nostre forze, appena due operatori, non
ce la facevamo ad essere completi.".
Direttore,
direttore, che ci viene a raccontare? Bastava citare ogni giorno anche solo
il titolo d'apertura de "Il Domani" e si salvava la faccia,
no? "Guardi che a Roma, tanto per fare un esempio, la rassegna stampa la
fanno in 5 o in 6, ci siamo informati. E poi le nostre 70 pagine devono essere
pronte, stampate, scannerizzate e messe in rete ogni mattina entro le 8,30. Un
lavoraccio, questa è la verità. Anche se non quella di un conte - ridacchia
Castagnoli, prima del saluto di congedo - Io,
piuttosto, vengo da "I Miserabili". Mi sento un Jean Valjean".
Il
Conte d'Almaviva
26
Gennaio 2001 - Rai, piccole nomine crescono |
Piccole nomine crescono alla Rai. Al Tg1,
la scorsa settimana, e’ stato nominato il nuovo capo della redazione Societa’,
nella persona di Angelo Angelastro, al quale e’ stato riconosciuto il
grado di caporedattore.
Il direttore Albino Longhi ha riorganizzato le due redazioni di
“Cronaca e società” e “Cultura e Spettacolo”, in tre nuovi
settori: Cronaca, Societa’ e Cultura e spettacolo.
Il capo della cronaca e’ Carlo Pilieci con Francesco Giorgino
vice. Angelastro diventa dunque redattore capo della sezione Societa’ con
due vice: Francesca De Carolis e Piero Da mosso. A guidare la
redazione Cultura e Spettacolo e’ Marco Franzelli con il vice capo Maria
Rosaria Gianni.
Bds
24
Gennaio 2001 - Giornalisti europei, drogati di
pigrizia |
I giornalisti europei sono in grado di affrontare con
serietà e scrupolo professionale un problema importante come quello delle
droghe illegali? Secondo una ricerca dell'ENCOD (Consiglio Droghe e
Sviluppo delle Organizzazioni non-governative Europee), è vero
esattamente il contrario: la
stampa europea affronta in maniera superficiale e addirittura tendenziosa il
problema della droga, contribuendo a fornire al pubblico un'immagine falsata
del fenomeno.
Ecco una piccola, e inquietante, sintesi della
ricerca, effettuata su una serie di giornali-campione fra i più
"autorevoli" di sei paesi dell'Ue nel corso di tutto l'anno '99 (per
l'Italia sono stati scelti Repubblica,
Corriere della Sera, l'Unità, Il Manifesto e il Giornale):
1. I media europei interpretano la questione droga come una vera e propria
guerra fra due forze contrapposte (governi, istituzioni e forze dell'ordine
dei paesi sviluppati contro trafficanti dei governi corrotti dei paesi in via
di sviluppo e immigranti che smerciano droghe nei paesi sviluppati), fornendo
un'immagine distorta del fenomeno che fra l'altro alimenta l'intolleranza dei cittadini Ue nei confronti degli
extracomunitari.
2. I media europei ignorano in maniera pressoché totale
le cause strutturali della produzione e della vendita di sostanze
illegali nei paesi in via di sviluppo, il contesto sociale, culturale ed
economico del fenomeno e la possibilità di adottare misure non-repressive per
contrastarlo, nonché gli interessi politici ed economici dei paesi sviluppati nel
mantenere l'industria della droga (si cita come esempio il ruolo delle banche occidentali nel
riciclaggio del denaro sporco). In
questo modo, secondo l'ENCOD, si genera un'immagine del fenomeno droga come
minaccia esterna, scaricando tutta la responsabilità sui paesi
produttori e senza ammetterne alcuna da parte dei paesi più
ricchi, che vengono quindi dipinti come le sole "vittime" del
commercio internazionale di droghe illegali.
3. La
stampa europea tende a fidarsi ciecamente
delle fonti istituzionali, utilizzandole senza verificare la
veridicità delle dichiarazioni ufficiali o l'efficacia delle strategie
antidroga da esse presentate e senza
contrapporre alle versioni ufficiali le opinioni di osservatori
indipendenti o extragovernativi.
E' davvero così, o l'ENCOD sta un po' esagerando? Per quel che ne sappiamo,
questa organizzazione sponsorizzata dallla Commissione Europea - che si occupa
fondamentalmente di analizzare l'impatto del traffico di droghe illegali nei
Paesi in via di sviluppo e di promuovere politiche per il controllo del
fenomeno - è in buona fede, e ha condotto un'indagine apparentemente seria e scrupolosa.
E allora? Ci
siamo forse dimenticati come si fa il nostro mestiere, non ne
siamo più capaci o, peggio ancora, tendiamo ad adagiarci sugli allori
(perdonate il luogo comune) e a evitare di trattare argomenti "scomodi" o
ad assumerci la responsabilità di scrivere articoli "fuori dal
coro"
per non metterci nei guai?
Fra l'altro, da questa ricerca è emerso un dato che fa riflettere, e cioè
che si sono riscontrate differenze minime, se non nulle, fra gli articoli firmati da inviati e corrispondenti e quelli
dei giornalisti delle redazioni centrali. Il che significa che nemmeno
chi si trova sul campo, magari in Colombia o in Pakistan, si prende la briga di trovare fonti alternative,
e se ne sta comodamente seduto nel suo albergo a spulciare lanci di agenzia e giornali locali.
Senza dubbio, su tutto ciò si potrebbe dibattere a lungo, e certamente molti
avranno da ridire sulle conclusioni dell'ENCOD, ma sta di fatto che questo rapporto mette in luce
una tendenza sempre più diffusa nel giornalismo non solo
italiano o europeo, ma di quasi tutto il mondo, e cioè quella di non dannarsi troppo per scoprire la verità,
cosa che peraltro ha i suoi non pochi vantaggi.
Insomma, questo rapporto
dell'ENCOD e’ un gran cazziatone per tutti noi, e un richiamo ai principi
fondamentali del buon giornalismo. Per concludere, e per riflettere, ecco
alcuni estratti delle conclusioni del rapporto:
"...i media hanno la responsabilità di offrire al pubblico accesso a
varie fonti di informazione, sia istituzionali che non ... e di fornire un
quadro che sia quanto più possibile aderente alla realtà dei fatti ... è
significativo che
persino i giornali considerati più autorevoli ... non prendano molto
seriamente questa responsabilità quando si tratta di
raccontare fatti legati al traffico internazionale di droga".
Ambrogio
24
Gennaio 2001 - Il Mentana con la matita rossa
e blu |
Caro Barbiere,
da un po' di tempo a questa parte nelle griglie dove ogni giorno i redattori
del Tg5 scrivono i loro servizi, per le 13 e per le 20,00, Mentana
e il suo numero 2 , il suo inseparabile amico Lamberto Sposini, hanno
preso l'abitudine di mettere i voti quando "passano" i pezzi dei
vari redattori.
Prima tu scrivevi il tuo servizio, accanto al pezzo ti mettevano l'ok (un ok
salomonico per tutti) e poi andavi a montare senza il complesso di sentirti
scemo. Ora non è più così. Se un pezzo è scritto meglio degli altri viene
evidenziato, additato ad esempio per gli altri scolari.
Mentana, che in fatto di complimenti e' sempre parsimonioso,
quando e' in vena si spende e sopra un pezzo ben confezionato mette
"ottimo", scritto minuscolo o maiuscolo, dipende da come gli gira.
Sposini che invece è più morigerato, se non indossa gli occhiali neri
(quindi non ce l'ha col mondo) e un servizio è lodevole lo fa notare
scrivendo vicino al titolo la parola "bene".
Molti dei redattori trovano la pratica imbarazzante e
discriminante perché poi la scena è questa: tu apri la griglia, vedi il tuo
bel giudizio sul "pezzo" e guardi il servizio sotto o sopra il tuo
che non ce l'ha, scritto dal collega che e' nella stessa stanza e magari ti
siede vicino o ti sta di fronte guardandoti in tralice.
E' fastidioso. Ti crea inimicizie e invidie inutili. Se fossimo a
scuola, caro Barbiere, tutto questo avrebbe senso ma siccome siamo
cresciutelli e i banchi li abbiamo lasciati da un pezzo, e' proprio necessario
trattare la maggior parte di noi come degli scolaretti dove ogni tanto
qualcuno, con grande fatica, si fa notare per l'impegno?
Gli unici vicedirettori che resistono alla tentazione di mettere i voti,
gliene diamo atto perché se lo meritano, sono Vittorio Testa, capo
della redazione milanese e il terzo vicedirettore responsabile di Roma Massimo
Corcione, persona serissima e vero uomo macchina del telegiornale.
Corcione mette ancora solo l'ok quando passa i pezzi, si
distingue sempre forse perchè è uno di quelli che si fa il mazzo e sa
avere grande rispetto per gli altri. Dopo che l'assemblea di redazione ha
deciso di bloccare le collaborazioni con www.tg5.it (vedi
lettera Genoveffa) è lui Corcione , ad avere avuto l'incarico (l'infausto
compito?) di occuparsi dell'aggiornamento del sito.
Come premio, in attesa di eventi, gli hanno dato la stanza che fu di un
conduttore desaparecido, il vicedirettore Emilio Carelli trasferito a
Milano.
Concludo caro Barbiere. Io non so che fare nel tuo salone percio' non
ti chiedo se hai bisogno di un "lavacapelli". Per ora rimarro' al
Tg5 . Credo in questo telegiornale e come la maggior parte di noi, mi sento
parte di esso pur lavorando in un clima che come puoi capire non e' dei
migliori. Non escludo pero' di poter cambiare idea presto o tardi. E allora
magari ti mandero' il curriculum. Devi solo dirmi se devo allegare anche la
pagella. Saluti
Chicco di grano
24
Gennaio 2001 - Caro Enzo Bianco ci dica... |
Presto sapremo che ne pensa
il ministro dell'Interno Enzo Bianco della circolare che obbliga i cronisti a
pubblicare le notizie così come le raccontano le istituzioni.
L'onorevole Marco Taradash ha infatti presentato al ministro
un'interpellanza sulla disposizione del capo della Polizia Gianni de Gennaro
che autorizza solo gli uffici stampa di procure e questure a render pubblici i
fatti di cronaca.
Taradash
ritiene che "la possibilità di potersi riferire solo alle notizie
ufficiali costituisce un limite inammissibile alla libertà di
informazione" e - portando come esempio la vicenda del calciatore
Giandomenico Costi - sottolinea che il provvedimento dà alla polizia il
potere indebito di "scegliere quali informazioni diffondere e di
stabilirne tempi e modalità di diffusione".
Vorrebbe perciò sapere se il ministro non ritenga necessario prender
provvedimenti per garantire che gli uffici stampa "non limitino in alcun
modo la libertà di informazione, verifica e indagine da parte degli organi di
stampa e che l'attività giornalistica non subisca altro condizionamento se
non quelli costituzionalmente previsti a tutela del diritto di difesa e della
privacy".
Costanza
24
Gennaio 2001 - Colaninno, niente trucchi |
Insufficienza in inglese ai
giornalisti dell'Ansa. Lunedì 22 gennaio l'agenzia batte: "Colaninno
pronto a scendere al 40% di Seat-Tin.it". Il pezzo (firmato con la sigla
ASL) riprende, senza lesinare sulle virgolette, un articolo apparso lo stesso
giorno sul Wall Street Journal in cui si dice che Telecom, a caccia di un
partner americano per Seat-Tin.it è pronta a scendere fino al 40% nel
capitale della società che edita le Pagine Gialle. Quello che non va sono le
ultime tre righe dell'Ansa. "Tanto di cappello per Colaninno se
l'impresa, dopo il successo dell'operazione di innesto di Tin.It in Seat,
riesce per la seconda volta".
Il problema è che il WSJ, ma sarebbe
meglio dire la rubrica curata da breakingviews.com di Hugo Dixon (quello che
ha reso famosa la Lex Column dell' FT) che il quotidiano ospita, è molto
critica nei confronti sia dell'operazione Seat-Tin.it, sia della ricerca di un
partner americano. Tanto da parlare di trucchi. La traduzione dell'Ansa,
insomma, è molto libera. Più aderente a quanto scritto sul WSJ sarebbe:
"Tanto di cappello a Colaninno, se riesce a mettere a segno questo trucco
per la seconda volta. Ma lo troverà molto più difficile dell'anno
scorso". Ma all'Ansa conoscono l'inglese, o parlano soltanto la lingua di
Colaninno?
I cugini di campagna
23
Gennaio 2001 - 'Sto Bassanini chi me l'abbatte? |
Carissimi,
vi chiedo aiuto: non ne posso piu' di Bassanini. La mia giornata
e'
iniziata passando un suo comunicato -scrivo per un'agenzia - che naturalmente aveva a che fare con la
semplificazione amministrativa: ve ne sottopongo, e perdonatemi, una parte scelta a
caso.
''Il Dipartimento della Funzione pubblica ha emanato un
regolamento che semplifica la concessione - si legge in una nota
- di
agevolazioni,
contributi, sovvenzioni, incentivi e benefici per il sostegno allo
sviluppo
delle esportazioni e per l'internazionalizzazione delle attivita'
produttive'' . Lo sportello sara' ''chiamato a garantire una diffusa
presenza sul territorio, svolgendo essenzialmente le seguenti attivita':promuovere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e prodotti
italiani; facilitare la diffusione e l'accesso a livello territoriale ai servizi di carattere finanziario,
assicurativo, informativo e promozionale inerenti alle opportunita' ed agli strumenti internazionali, comunitari, nazionali e regionali
in materia di internazionalizzazione delle imprese; assicurare l'informazione sugli adempimenti necessari per le procedure previste
per i singoli interventi agevolativi''.
Se questa e' semplificazione... Ma vabbe', la giornata, iniziata cosi'
male, avra' tempo per riprendersi.
Invece no. Di seguito me ne arriva un altro, di comunicato, che formalmente
viene da altro ente assurdo, tal Enac. Si basa pero' (et voila',
riappare Franco) su un decreto Bassanini: cito.
''In applicazione dell'art. 20, comma 1, della cosiddetta legge
Bassanini
(Oddio! Quale delle sei? Ndr) del 15 marzo '97 (ah ecco, dovrebbe essere
la bis; ma tanto... passa e zitto, Ndr)''.. ecc. In sostanza e' piu'
semplice immatricolare un aereo (gia' vedo folle sollevate da tale
incombenza:
''a signo', ma lei c'ha l'eliche o il reattore?'', no, mi' marito preferisce
vola' 'nsilenzio, c'ho 'l reattore''), ma questi scrivono ''lo schema del regolamento oggetto della richiesta...''. Stop, vi grazio.
Mi occupo d'altro, ancora una volta.
La giornata e' proficua, Veronesi esterna, Pecoraro interna, ed ecco ZAC! Il Franco Mannaro:
REGOLAMENTO FF.PP. PER FARMACI DA AUTOMEDICAZIONE
Il regolamento mira all'obiettivo di ''contemperare l'esigenza delle
imprese che l'amministrazione si pronunci in tempi rapidi con quella del
ministero della Sanita' di tutelare la salute del cittadino'' e ''provoca
l'effetto di contrarre i tempi relativi all''immissione in commercio di tali
specialita' medicinali, con indubbi benefici per gli utenti e per
l'amministrazione''.
Ce la faccio, ce la faccio. Si sono fatte le ore X, sto a meta'
giornata.
Trallala', trallala'; e questo che e'?
GOVERNO: BASSANINI ILLUSTRA AL CONSIGLIO DEI MINISTRI LA GUIDA
SULL'IMPATTO DELLA REGOLAZIONE
Me n'e' planato un altro sul tavolo. Non cito piu', giuro, ma ve ne do'
le
dimensioni: foglio A4 pieno zeppo, carattere Times New Roman corpo
12.
Al suo interno c'e' anche (cosa che non c'entra un cavolo con l'argomento)
una risposta polemica e politica a Berlusconi, in neretto. Tra l'altro, il
Berlusca viene tacciato di varie inesattezze ''in una fluviale
intervista a...''. Se qualcuno ha mai frequentato le conferenze stampa
del Nostro,
sa che iniziano generalmente alle 12 per terminare, dopo innumerevoli ripetizioni, verso le 15.
Comincia ad essere troppo. Tra impicci e imbrogli si fanno le sette. Ed
ecco che appare
L'ENNESIMO FOGLIO DI FRANCO NIAGARA BASSANINI. Si tratta di un A4 meno zeppo, ma sempre corpo 12, con 40 righe di testo
per dire che assumera' (lo Stato) 60 giudici amministrativi e 22 consiglieri
di Stato per smaltire l'arretrato nelle cause amministrative (pendenti
900.000).
A questo punto vi dovevo scrivere: altro che mucca pazza. Chi me lo abbatte, 'sto Bassanini?
Sebastian Dangerfield
22
Gennaio 2001 - Come ti bombardo Zincone e la Li Calzi |
I toni di Vittorio Feltri li
conosciamo tutti. Vittorio e' un tipo irruente e ha nel sangue i globuli della
provocazione. Ma negli ultimi giorni ci pare stia un po' esagerando. In
particolare vale la pena di segnalare due servizi apparsi su Libero di
sabato 20 Gennaio.
Il primo e' quello che riguarda i giornalisti i cui nomi sono apparsi a vario
titolo nel famoso dossier Mitrokhin. Nel pezzo, davvero preoccupante,
che nomina numerosi giornalisti definiti "i miracolati del socialismo
reale di casa nostra" c'e' la fotografia dell'editorialista del
Corriere della Sera Giuliano Zincone con sotto la seguente didascalia:
"Giuliano Zincone, nome in codice Zvyagin, dal 1973 al 1981 fu
coltivato a Roma nella residenza del Kgb".
Uno capisce una cosa sola. Che Zincone era un agente dei servizi segreti
sovietici e che veniva annaffiato e nutrito tutti i giorni, ovvero coltivato,
nella sede romana del Kgb. E che poi evidentemente, per qualche motivo e'
stato licenziato nell'81.
Ora, se c'e' mai stato un anticomunista al
Corriere della Sera, questo e' Giuliano Zincone, giornalista di formazione e
militanza liberale. Probabilmente Mattias Mainiero, autore del pezzo,
non conosce il collega Zincone altrimenti non avrebbe scritto simili
sciocchezze, insieme con molte altre contenute nel celebre dossier. Se poi
invece lo conosce, allora siamo fritti.
Pazienza. Nessuno e' perfetto. Poi scopriamo, dalla prima pagina di Libero,
che il sottosegretario alla Giustizia dell'Udeur, Marianna Li Calzi,
si e' accaparrata un bell'appartamento dell'Inpdai. Un altro caso di ruberia e
di intrallazzo politico? O comunque di uso personale di informazioni che
magari ai comuni mortali nemmeno arrivano?
Puo' darsi, non sarebbe la prima volta. Se la Li Calzi sia passata avanti ad
altri legittimi pretendenti al medesimo appartamento in modo illegittimo, non
sappiamo. Ma leggendo gli articoli di Libero abbiamo avuto
l'impressione che il suo caso, rispetto ad altri, sia stato un po' caricato,
con tanto di foto in prima pagina. Perche', ci siamo chiesti per esempio, il
giornale di Vittorio Feltri non se la prende di piu' con Veltroni
che, oltre ad essere piu' importante della Li Calzi, ha davvero la
possibilita' di acquistare l'appartamento in cui vive a prezzo scontato (possibilita'
che nel caso della Li Calzi non si configura?)? Come
mai tanta aggressivita'?
C'e' poi un altro elemento che avrebbe potuto suggerire a Feltri un po' piu'
di cautela e di eleganza. Marianna Li Calzi e' il sottosegretario alla Giustizia con
delega sugli Ordini professionali e tra pochi giorni, davanti al Consiglio
Nazionale dell'Ordine dei Giornalisti, si discutera' l'appello presentato
da Vittorio Feltri contro la radiazione decisa dall'Ordine di Milano,
per la storia delle fotografie dei pedofili pubblicate su Libero.
Intendiamoci, il sottosegretario alla Giustizia con delega sulla politica
degli ordini professionali non ha un'influenza diretta sull'esito di un
giudizio del consiglio dell'Ordine, nel senso che la Li Calzi non
partecipera' tecnicamente alle deliberazioni sul caso Feltri. Ma e' vero che
l'opinione del delegato del governo nelle questioni che riguardano gli ordini
professionali vengono ascoltate, senno' che ci sta a fare?
A questo punto le interpretazioni divergono.
Intepretazione 1): Nonostante le deleghe governative della Li Calzi, Feltri
attacca impavido smascherando gli affari oscuri del politico cattivo, senza
timore di eventuali oblique rappresaglie. Esempio di giornalismo eroico.
Interpretazione 2): Libero tenta di esercitare forti pressioni sulla Li Calzi,
scatenando un bombardamento preventivo proprio in vista del giudizio del suo
direttore da parte del Consiglio dell'Ordine. Esempio di giornalismo molto, ma
molto, personale.
Bds
22
Gennaio 2001 - Il responsabile e' Sallusti |
Alessandro Sallusti diventa direttore responsabile di
"Libero". E' questa la prima novità della 'fase due' del
quotidiano di Vittorio Feltri. "Liquidato" (come dice Feltri
ai suoi lettori) Massimo Massano, il giornale di via Merano è ora
saldamente nelle mani del suo padre-padrone e dell'imprenditore riminese
Stefano Patacconi.
E all'orizzonte - oltre ad un aumento di pagine, da 32
a 36 - ci sarebbe anche la disponibilità di due banche d'affari
(una inglese e una italiana) ad avere il 40 per cento delle azioni della Vittorio
Feltri and C. da collocare presso loro clienti.
Tutto bene, sembrerebbe.
Ma c'è chi abbandona il vascello di "Libero": Annalisa
Bianchi, capocronista milanese, ritorna al Touring club come
responsabile delle relazioni esterne, e il praticante Walter Mariotti
(ex "Og" e collaboratore de "il Giornale") sbarca in
via Burigozzo, al gruppo Class, dove diventa Direttore del mensile
"Campus".
Shampoo
22 Gennaio 2001 -
La mossa del Vianello |
Applausi
e brindisi, non senza qualche lacrimuccia femminile, hanno salutato,
nella sala del Consiglio dell'Ansa a Roma un po' di giorni fa, la partenza del vice
direttore Luigi Vianello, che dal 15 gennaio è diventato condirettore
di Radiocor (l'agenzia di stampa del gruppo Il Sole 24
ore), dove lavorerà a fianco del direttore Ernesto
Auci.
La
"mossa" di Vianello è stata un vero e proprio capolavoro di
strategia: infatti il vicedirettore, responsabile
dell'area multimediale dell'Ansa, creata nel 1997 (Internet, Tv,
teletext, news per i cellulari), era nella lista dei 40 giornalisti che
l'azienda, nel 1999 in stato di crisi, aveva deciso di
"convincere" (rudemente) a prepensionarsi.
Dopo
l'uscita di quasi tutti i 40, si avvicinava l'ora di Vianello (a giugno)
e poi del capo redattore centrale Di Tullio. Sarebbe stato penoso per il
vice direttore andarsene dietro "invito", e sarebbe stato
ancora più penoso rifiutarsi - come era suo diritto - e restare lì.
Accanto a lui però, a respirargli sul collo, c'era già il nuovo vice
direttore Giuliano Zoppis, amico dell'amministratore delegato
Giuseppe
Cerbone (tutti e due provenienti dal Sole 24 Ore). Zoppis, definito
"un simpaticone" da chi ci ha giocato a pallone insieme, è
uno che non manca mai un dibattito sulla new economy.
Assunto da Cerbone proprio mentre l'azienda si strappava i capelli per
il buco in bilancio, Zoppis era chiaramente destinato a essere il
successore di Vianello. La tensione si tagliava con il coltello.
"Che farà
l'orgoglioso Vianello?" si domandavano i colleghi. E lui ha trovato la
soluzione. Molla tutto e se ne va con la nomina di condirettore in
tasca. Con lo zampino di Cerbone? Può darsi.
L'amministratore delegato, poco avvezzo a parlare, ha detto durante la
festa di commiato: "In questa occasione è doveroso dire qualcosa
... Vianello è una perdita per l'Ansa". Forse. Fatto
sta che Gigi, come lo chiamano le sue adoranti colleghe e chi gli è
stato più vicino, come Riccardo Bodo, se n'è andato offrendo un ricco
buffet.
Se
n'è andato così uno dei sei vice del direttore Pierluigi Magnaschi. A
Roma restano il suddetto Zoppis, Luigi Contu e Vitantonio Lopez, mentre
all'estero si trovano Francesco Bianchini (Londra) e Giampiero Gramaglia
(Washington).
Zapata
18
Gennaio 2001 - Togliete quel Ronconi di Torno |
Quando si dice la sfiga. Uno cerca un esperto
di culture orientali, finalmente lo trova, lo invita a collaborare al Corriere
della Sera che e' sempre un gran piacere, e poi scopre che si tratta
di un ex (?) nazista, ritratto in passato in divisa da SS.
Incredibile no? . E' successo al Corriere della Sera dove il comitato
di redazione ieri, 18 gennaio, ha inviato ai giornalisti il comunicato che il
Barbiere della Sera pubblica integralmente. Eccolo qui.
Il
16 gennaio 2001 il "Corriere della Sera" ha ricevuto da un lettore (Paolo
Zanon) la seguente email: Il 9 gennaio il Corsera scriveva:
"Millecinquecento ex nazisti delle SS vivono indisturbati in Gran
Bretagna. Circa 1500 membri di una divisione di SS arresasi ai britannici
alla fine della seconda guerra mondiale si troverebbero ancora nel Regno
Unito".
Lì in Gran Bretagna sono seguite interrogazioni parlamentari. Però il
13 dello stesso mese nella pagina culturale si pubblica un articolo di Pio
Filippani Ronconi (...), consulente dei "servizi" negli anni
sessanta e fotografato con la divisa di ufficiale delle SS (la foto si trova
al sito: http://www.ctv.es/USERS/apf/Gallery%2013/Ronconi.htm).
Non le sembra strano? Cosa ne pensa?
Una
rapida ricerca in archivio e su Internet ha permesso di raccogliere una
discreta documentazione al riguardo: .
In effetti Pio Filippani-Ronconi è stato chiamato a scrivere nel
"Corriere Cultura". Un primo articolo è uscito l'8 ottobre
2000: era un elzeviro sulla concezione della terra per gli orientali
intitolato "L'imperatore cinese dava inizio all'anno arando personalmente
un campo" - Un secondo elzeviro è del 13 gennaio 2001: "Antiche
concezioni orientali/ La terra è sacra se l'uomo la feconda".
Si parla a lungo di Filippani Ronconi negli atti istruttori del giudice Salvini
che hanno portato alla riapertura del processo per piazza Fontana e al
provvedimento di arresto con richiesta di estradizione dal Giappone di Delfo
Zorzi (tra l'altro studente del professor Filippani-Ronconi all'Orientale
di Napoli) imputato come esecutore materiale per la strage.
Peraltro il professore non risulta in alcun modo imputato in relazione
alla strage. Ampie citazioni di questo studioso e dei suoi collegamenti
nell'universo dell'eversione di estrema destra, sono contenute nel libro
"Piazza Fontana" (Mondadori 1997) di Fabrizio Calvi e Frederic
Laurent e nel libro-intervista al presidente della Commissione stragi ,
"Segreto di Stato"/"La verità da Gladio al caso Moro" di
Giovanni Fasanella e Claudio Sestieri (Einaudi, 2000).
Il nome viene fuori anche nella IX seduta della Commissione parlamentare sul
terrorismo (12 febbraio 1997, testimonianza del giudice Salvini) e
nella seduta 23 febbraio del 2000 della stessa Commissione. Filippani-Ronconi
è stato anche uno dei relatori al famoso convegno del Parco dei Principi
dove furono poste le basi teoriche della "guerra non ortodossa al
comunismo", la cosiddetta "strategia della tensione", partecipa
ai lavori della fondazione Evola, viene collegato anche a "Ordine
nuovo", è definito da più fonti collaboratore del Sid per la
crittografia.
Filippani-Ronconi è un noto specialista di cultura orientale,
traduttore di opere induiste (per esempio "Upanishad", testo vedico
classico indiano).
Sul caso, il Comitato di redazione ha avuto in tarda mattinata un
incontro con Ferruccio de Bortoli . Il direttore ha detto di
considerare l'episodio "grave". "Aspetto - ha aggiunto - una
relazione da Armando Torno, che come capo desk della Cultura ha la mia
fiducia e mi ha riferito di avere ricevuto l'indicazione dello specialista
Filippani dalla casa editrice Bollati Boringhieri (per la quale il
professore ha tradotto opere della cultura induista) e di essere all'oscuro
del passato ingombrante e squalificante del collaboratore".
De Bortoli ha comunicato al Cdr di avere disposto la sospensione sine die
della collaborazione di Pio Filippani-Ronconi. Il Direttore convocherà il
Comitato di redazione quando disporrà degli elementi che gli saranno forniti.
Il Comitato di redazione (Raffaele Fiengo, Paolo Rastelli, Rodolfo Grassi,
Giuseppe Pullara, Bruno Tucci)
Bds
19
Gennaio 2001 - Un coccodrillo per due |
Proprio vero che i guai non arrivano mai da
soli, che piove sul bagnato eccetera eccetera. Insomma, insieme con la grana
non da poco del collaboratore nazista, sulla testa del capo delle pagine
culturali del Corsera Armando Torno ieri e' piovuta un'altra tegola. Il
Corriere della Sera e il Giornale di Maurizio Belpietro, infatti, hanno
pubblicato, sempre nelle pagine della cultura, due articoli perfettamente
identici, in memoria dello scomparso critico letterario Geno Pampaloni.
Entrambi firmati dallo scrittore Giorgio Soavi.
Che e' successo? Semplicemente che Soavi, prima di accettare una
collaborazione con il Corriere della Sera, aveva lasciato nella redazione del
Giornale un bel coccodrillo pronto di Geno Pampaloni. Morto Pampaloni,
il Giornale ha estratto il coccodrillo dal frigorifero e lo ha pubblicato.
Soavi, ha consegnato il medesimo pezzo al Corsera. Cose che capitano,
anche se, al piu' importante giornale italiano, non dovrebbero capitare.
Bds
18
Gennaio 2001 - Scusa, me lo fai un
"approfondimento?" |
Caro
Barbiere,
vedi mai che al tg5 abbiamo deciso che quando
basta basta? Ti racconto: sabato,
poco dopo le 15 qualcuno si è accorto che su Internet è nato "tg5.it". Bello,
abbiamo detto: proprio il giorno del nostro nono compleanno (13.1.1992)
Mediaset fa partire una nuova iniziativa…Il nostro mega-direttore non ci
aveva detto niente ,ma questo è nella prassi di Enrichetto.
Il successo è stato subito enorme: si sa, quello che Mentana
tocca si trasforma in oro…Novantamila contatti al giorno: vedi tu! Troppo
bello per essere vero ci siamo detti. Infatti lunedi’, al termine del turno
di lavoro del mattino un nostro collega si è sentito chiedere un approfondimento per il sito
"tg5.it".
L'incosciente ha osato far
notare a Mentana che nuovi impegni professionali dovevano essere regolati-
prima- dal CDR con la Direzione. Caro Barbiere, tu sai che tipo è Mentana,
sai anche che è uno degli uomini più forti dell'informazione italiana: lui
lo sa e ne è fin troppo consapevole.
E' scoppiato un pandemonio. Il
giorno dopo il nostro CDR ha dovuto convocare una assemblea alla quale
abbiamo partecipato in pochi per sentirci spiegare da Mentana che scrivere
anche per il nuovo sito è un onore e che noi siamo (ce lo dice sempre più
spesso) degli ingrati.
Caro Barbiere, passavano i minuti e il nostro super-direttore ci
ricordava che "non facciamo
mai proposte, stiamo spesso a
perdere tempo su internet, e che terrà conto di chi collabora a"
tg5.it". Il tutto, tanto per cambiare, senza
una lira di aumento "perché
Mediaset non intende darci nulla in più".
Mercoledi’ siamo tornati a riunirci dopo aver scoperto che
"tg5.it" è parte del tg5, quindi - se si litiga con Mentana,
ipotesi sempre più probabile - ci può sbattere al sito internet senza
neppure chiederci se siamo d'accordo, e che - se gli lasciamo passare anche
questa - dopo che ha appaltato l'informazione
economica a CFN, la tv
tematica di Class e a "Milano-Finanza", nelle edizioni della notte e
di Prima Pagina
con la scusa che abbiamo troppo da fare, rischiamo di lavorare sempre di più
(siamo meno della metà dei colleghi del tg1…) e senza una lira di aumento.
Noi siamo felici di lavorare anche per il "tg5.it" (noi siamo sempre
felici di lavorare sempre di più e Mediaset
lo sa, eccome se lo sa!) però "osiamo" chiedere di poterlo fare con
regole certe e patti chiari. Già patti chiari. Con Mentana-no-limits
il concetto è un po' difficile da far passare. L'altra settimana ha spedito a
"Verissimo"
una di noi senza neppure chiederle se fosse d'accordo (non lo era) con la
scusa che "Verissimo" è ormai un pezzo di tg5.
Domani può fare lo stesso col "tg5.it". Allora abbiamo deciso
all'unanimità che , finchè non c'è un accordo con l'azienda non
collaboriamo più al "tg5.it". Abbiamo disobbedito al nostro Principe
Azzurro: ti rendi conto? E' la
prima volta in nove anni! C'è un solo problema: adesso chi
lo dice a Mentana? Quello ci fa nere!
Le colleghe più smagate si sono messe in maternità,
qualcuno di noi sta per partire in aggiornamento professionale, ma gli altri ?
Barbiere , non è che ti serve qualche manicure esperta, anche se ormai non più
troppo giovane?
Genoveffa
18
Gennaio 2001 - Fuori i cani e i giornalisti |
Caro Barbiere, cosa succede al tribunale di Forlì?
Normalmente ben poco. La media degli omicidi è di uno ogni 3 anni. Qualche
processo per rapina, scippo, piccolo spaccio: il solito tran tran giudiziario
di una sonnolenta città di provincia. Tutto tranquillo?
Non proprio. Da molti anni i rapporti con la stampa - dal processo alle
BR per l'omicidio Ruffilli, si dice - sono estremamente tesi.
Notizie ne escono poche e la situazione si è aggravata con il clamore
suscitato dalla condanna a Marco Pantani: troppa pubblicità, tutti
chiusi a riccio, e chi ci rimette sono i giornalisti locali.
L'ultimo episodio risale a ieri: i
due cronisti giudiziari del Carlino e del Corriere Romagna, Maurizio Burnacci
e Raimondo Baldoni, hanno trovato appeso alla porta della cancelleria del Gip
un avviso decisamente "poco cordiale": "L'accesso alla
cancelleria del GIP è consentito solo alle persone che abbiano uno specifico
interesse processuale. E' vietato a tutte le altre persone compresi i
giornalisti". Compresi i giornalisti? Le reazioni non si sono fatte
attendere. Chi pensa che sia solo un caso locale si ricreda: se non si
stabiliscono regole certe di "convivenza" tra giornalisti e giudici,
un giorno tutti i tribunali potrebbero essere come quello di Forlì. Ave atque
vale
Aemilius
18
Gennaio 2001 - Il postino suona sempre due volte |
Dunque riepiloghiamo. La Rai bandisce
un concorso per un certo numero di posti da giornalista. E dice che
bisogna spedire le domande, per raccomandata, alla casella postale tal dei
tali. Ma le caselle postali, essendo caselle, appunto, non sono in grado di
firmare la ricevuta della raccomandata. Per firmare ci vuole
qualcuno in carne e ossa e che sappia anche scrivere.
Risultato. Centinaia di raccomandate con ricevuta di ritorno spedite dagli
aspiranti candidati a un posto in Rai stanno tornando indietro al mittente. La
Rai, cioe’, ovvero la Piemme, incaricata di raccogliere le domande
semplicemente non hanno pensato che qualcuno queste ricevute doveva pur
firmarle.
Abbiamo voluto controllare telefonando alla Piemme e spacciandoci per
concorsisti incazzati. Il centralinista non ci ha nemmeno permesso di finire
di spiegare e subito, in tono rassegnato, ha ammesso: “C'è stato un disguido,
di solito alle caselle postali noi non accettiamo le raccomandate. Non ci
avevano avvertito, per questo le domande sono tornate indietro. Adesso, in
via del tutto eccezionale ci siamo attrezzati. Abbia pazienza e rispedisca
la sua domanda”.
Bds
17
Gennaio 2001 - L'oro di Napoli |
Non
sappiamo come cominciare a raccontarla, questa brutta storia che investe l'Associazione
stampa di Napoli. Da dove cominciamo?: dai 5 miliardi e 300 milioni di
affitto non pagati al Comune di Napoli per la storica Casina del Boschetto,
che è stata per 88 anni sede del Circolo della stampa?
Mamma santa: come si fa ad accumulare un debito di queste proporzioni? A
bottega ce lo siamo chiesti sbigottiti. Oppure conviene attaccare da un'altra
morosità, di dimensioni più ridotte (300 milioni) ma da lasciarci egualmente
interdetti?
Il creditore, stavolta, non è Palazzo S.Giacomo, ma la Federazione
nazionale della stampa. L'Associazione napoletana riscuoteva i contributi
dai suoi iscritti, senza girare però a Roma la quota che le spettava, per
l'ammontare predetto. E sapete come voleva sanarlo, questo debito, Franco
Maresca, presidente dell'Assostampa partenopea? Girando a Paolo
Serventi Longhi un credito di 3 miliardi che la Partenopea sostiene di
vantare, a sua volta, con il Comune di Napoli per lavori di miglioria edilizia
fatti alla Casina. Lavori da Sultano del Brunei, se la cifra è quella: e
ordinati da chi, pagati da chi?
Più
entri in questa faccenda, più ti viene in mente quel proverbio secondo cui
"i panni sporchi si lavano in famiglia". Ma a noi l'omertà non
piace, lo sapete.
Facciamo così: iniziamo dal fatto di cronaca. Ieri, due consiglieri
dell'Associazione della stampa napoletana, Carlo Verna, della Rai, e Franco
Mancusi, del "Mattino", si sono dimessi dal Consiglio direttivo
della stessa per denunciare "l'insostenibile stato di paralisi
dell'organismo sindacale" e "l'indifferenza di un vertice arrogante
e incapace di affrontare i problemi dei giornalisti campani".
Il fatto è che il mandato del presidente Franco Maresca, giornalista dell'Ansa,
e del suo Consiglio direttivo, è scaduto il 4 giugno, senza che Maresca abbia
ancora indetto le elezioni del nuovo organismo. Anzi, nel corso dell'assemblea
degli iscritti all'Associazione partenopea, convocata il 10 luglio scorso per
l'approvazione del bilancio, e alla quale hanno partecipato come votanti
appena 21 persone, è stato fatto approvare (con tre voti contrari) un ordine
del giorno che prolungava da due a tre anni le cariche associative.
Contro questa decisione hanno fatto ricorso sette colleghi del movimento Giornalisti
per la legalità (Patrizia Capua, Domenico Ferrara, Antonio Fiore,
Ottavio Lucarelli, Vincenzo Palmesano e, appunto, Carlo Verna e Franco Mancusi)
chiedendo alla magistratura di fissare la data delle elezioni.
Ancora.
Questo pur scaduto Consiglio direttivo, per legge dovrebbe essere convocato
almeno una volta al mese: non si riunisce, invece, dall'estate scorsa. Meno
che meno viene convocata la Consulta sindacale, con tutti i comitati di
redazione: grave inadempienza, in un contesto sociale in cui i giornalisti
disoccupati sono più di 200. Una gestione, quella di Maresca, alquanto
personale, si direbbe: abbiamo cercato il presidente ieri all'Associazione, ma
era a Roma. Abbiamo provato sul telefonino, ma era costantemente spento, e non
abbiamo avuto fortuna nemmeno più tardi, a casa: ci riproveremo. Altrimenti
contiamo che si faccia vivo
lui.
Ma
veniamo alla morosità. Il 20 novembre 1999, i giornalisti napoletani sono
stati sfrattati dalla prestigiosa Casina del Boschetto, nella
Villa comunale, dove avevano sede il Circolo della Stampa, l'Associazione e
l'Ordine. Il 4 dicembre scorso, con un pomeriggio musicale dedicato a
brani napoletani (Nu poco ‘e
suntimento, Torna a Surriento, Tu ca nun chiagne, Nà sera e’ maggio,
Bammenella), Maresca ha inaugurato la nuova sede provvisoria del
Circolo, nei locali attigui alla birreria del Palapartenope,
tecnostruttura per concerti rock.
A marzo è fissata l'udienza per i 5 miliardi e 300 milioni di affitto non
pagato, pretesi dal Comune di Napoli per la Casina del Boschetto. Ora
però, per quanto costosa fosse la Casina, è impossibile che il debito sia
maturato tutto sotto la gestione di Maresca, presidente da poco più di
quattro anni. Da quanto tempo vigeva questa spensierata gestione
amministrativa, all'Associazione napoletana?
Paradossale,
invece, è la proposta di pagare il debito di 300 milioni con la Fnsi,
attraverso la cessione del credito da 3 miliardi che la Napoletana sostiene di
vantare nei confronti del Comune. Proposta che Maresca ha avanzato
personalmente, in una recente riunione di tutta la segreteria della
Federazione nazionale. Cosa sarebbe, la Fnsi, un sindacato o una società
di factoring? E dove sono andati a finire, quei 300 milioni? E
che razza di migliorie sono state apportate alla Casina, porte placcate in
oro, finestre con diamanti incastonati? Questa storia non convince. E ci
auguriamo che si faccia piena luce, al più presto.
Bds
17
Gennaio 2001 - Panorama con vista sul Colosseo |
Taricon de Tariconis ha colpito ancora. Dopo
la copertina su Marina la Rosa, Panorama torna (almeno queste fino a
oggi sono le intenzioni) a dedicare la copertina alle star del Grande
Fratello.
Il forzuto casertano Pietro Taricone ha sedotto la fantasia del
direttore di Panorama Carlo Rossella che ha detto l'altro giorno:
"Voglio Taricone in copertina, vestito da gladiatore come Russel
Crowe, possibilmente con il piede, con calzare, poggiato sul dolce corpo
di una modella ignuda".
Mica male. Mentre scriviamo, probabilmente, i photo editor e i grafici del
prestigioso settimanale della Mondadori si stanno dannando per
convincere Taricone a indossare l'armatura del gladiatore. Speriamo che
l'operazione vada felicemente in porto.
La notizia di Taricone-Russel Crowe in copertina e' arrivata subito ai
piani alti della Mondadori e ha fatto prendere un mezzo coccolone
all'amministratore delegato Maurizio Costa che predica da anni un
posizionamento di livello meno pop della testata.
La linea rosselliana punta
sicuramente a rafforzare gli ingredienti "pop" del giornale, come
abbiamo gia' avuto modo di raccontare ai nostri lettori, e non e'
nemmeno detto che il direttore abbia torto. Ora Rossella, per il 2001,
ha fatto un altro buon proposito. Seguire per benino le vicende delle famiglie
reali europee che tanto appassionano i lettori dei settimanali come Oggi
e Gente. Tanto e' vero che ha deciso di assumere un inviato della
rivista mondadoriana Chi, specializzato nei retroscena dei regali
palazzi europei, da Buckingham Palace, alle avventure della famiglia Grimaldi
del principato di Monaco.
Secondo Rossella il nuovo inviato per le monarchie dovrebbe ispirarsi ai
vecchi servizi di Renzo Trionfera sull'Europeo di Tommaso Giglio o, per
venire a esempi piu' recenti, alle corrispondenze di Roberto Tumbarello su
Oggi e Gente.
Bds
16
Gennaio 2001 - Montezemolo for president? |
Cercasi presidente per la Fieg,
Federazione Editori. L'editore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo si e'
stufato e non vede l'ora, firmato il contratto dei giornalisti, di tornare a
dedicarsi a tempo pieno dei fatti suoi. Pare che in sostituzione di Ciancio
la Fieg vorrebbe un presidente piu' manager, e anche di prestigio, e
possibilmente non un editore impegnato gia' nella cura delle proprie
aziende.
Qualche nome e' gia' circolato. Prima quello dell'ambasciatore Boris
Biancheri, attuale presidente dell'Ansa e poi quello di Luca di
Montezemolo, capintesta della Ferrari e uomo di stretta osservanza
agnelliana. Ma sono solo voci.
Interpellato dal Barbiere della Sera, Luca di Montezemolo ha smentito
una sua candidatura. Chissa' se e' una smentita convinta o di
circostanza.
Quello della presidenza Fieg per gli editori non e' un problema da
poco. La lunga trattativa per il rinnovo del contratto dei giornalisti ha
messo a nudo diverse incrinature nel fronte degli editori e ora ci vuole un
uomo che sia in grado di tenere unite la varie componenti della Federazione
editori. Anche se, a dire il vero, sul contratto dei giornalisti il fronte si
e' ricomposto sulla linea dura del capo delegazione Alberto Donati.
Generalmente, la prima ricognizione per la ricerca di un nuovo presidente
la fa proprio il presidente uscente, e quindi in questo caso Mario Ciancio
Sanfilippo. "Ma la procedura non e' stata ancora avviata", ha
precisato al Barbiere della Sera Alberto Donati. Siamo ancora nella
fase della pretattica.
Bds
16
Gennaio 2001 - Giri di valzer a Bruxelles |
Anno nuovo, nuovo inviato a Bruxelles per La
Stampa: al posto di Maurizio Molinari - a sua volta diretto negli
States - è arrivato da Roma Enrico Singer. Singer, che ha preso
servizio il 15 gennaio, è subito volato a Strasburgo, per la nuova
sessione del Parlamento europeo.
Resta nella capitale belga, ma cambia di casacca, Federico Fubini, che
da Il Giornale è passato alle dipendenze della AP italiana, la joint venture
informativa nata qualche tempo fa tra Associated Press e il gruppo e.Biscom,
sotto la direzione di Lucia Annunziata. Infine. Non l'avevamo
segnalato a suo tempo, ma anche Il Tempo ha un suo uomo a Bruxelles: si tratta
di Stefano Marchi, free lance, già collaboratore
di Radio Capodistria.
Danny Getchell
15
Gennaio 2001 - Cancellate la Cancellieri |
Chi segue il TG3
delle 14,20 se ne sarà già accorto: dallo scorso
settembre, la mitica Rosanna Cancellieri
è scomparsa dal video; non conduce più,
non ci regala più i suoi luminosi sorrisi in diretta
dagli studi, è stata relegata allo status di misera
inviata di moda e spettacolo. Ciò che non tutti sanno,
invece, è che la nostra Rosanna è incazzatissima, tanto
che in novembre ha fatto causa alla Rai,
rea di averla rimossa dal prestigioso incarico, chiedendo
la reintegrazione d'urgenza. Il pretore,
come è già avvenuto in passato per altri mezzibusti
televisivi, le ha dato ragione, accordandole prontamente
l'ordine di reintegro.
I motivi? Primo, lazienda non ha rispettato la procedura
di informazione e consultazione del Comitato di Redazione
prevista dallart. 34 del contratto nazionale di
lavoro giornalistico. Secondo, udite udite, Rosanna ha
subito una "grave dequalificazione con lassegnazione
di mansioni non rispondenti alla professionalità
acquisita nella conduzione del telegiornale".
Che cosa significa questo? Perché essere tolti dal video
rappresenta una "grave dequalificazione"? Per
capirlo, vi invitiamo a leggere uno stralcio della
sentenza:
Quanto alla
eccepita mancanza dellulteriore requisito del
periculum in mora ritiene questo giudice che non possa
revocarsi in dubbio che lordinamento tuteli linteresse
del lavoratore allutilizzazione, al perfezionamento
e accrescimento del proprio corredo di nozioni, di
esperienza e di perizia acquisiti nella pregressa fase
del rapporto quale espressione del diritto al lavoro
garantito dagli artt. 1 e 4 della Costituzione, come
mezzo di promozione umana e sociale e strumento di
realizzazione della personalità; altrettanto indubbio è
che il protrarsi della situazione di utilizzazione solo
parziale delle prestazioni lavorative della ricorrente,
rapportata ai concreti tempi di definizione del giudizio
ordinario, incide in maniera irreversibile su tali
interessi.
Ciò
è tanto più vero avuto riguardo alla figura del
redattore adibito alla conduzione di un telegiornale
trasmesso in una fascia oraria di grande ascolto, per il
quale, soprattutto dopo anni di svolgimento delle
relative attività, assumono grande importanza non solo
le condizioni di credibilità professionale e di
integrità dellimmagine di tecnico e specialista
dellinformazione ma anche la stessa <<visibilità>> e popolarità che concorrono a
formare la sua posizione professionale e che
costituiscono elementi suscettibili di essere
pregiudicati in maniera irreparabile dal trascorrere del
tempo.
Non male, vero?
Comunque sia, nonostante Rosanna
abbia vinto la causa, almeno in primo grado, la Rai
nicchia e continua a
utilizzarla come inviata. Lei, naturalmente, insistera'. Contattata dal Barbiere, Rosanna preferisce astenersi da
ogni commento,
ma ci ha promesso un'intervista quando la sua situazione sara' stata
chiarita.
Ambrogio
15
Gennaio 2001 - Non sparate sul Cantore! |
Cari barbieri,
Ho appena letto il puntiglioso pezzetto di Insider a proposito della
conferenza stampa del segretario generale della Nato, mercoledì 10
gennaio, e della disavventura linguistica di Paolo Cantore, giornalista
Rai.
Per rinfrescare la memoria, la conferenza stampa, trasmessa in diretta
da Bruxelles dalla Bbc (non dalla Cnn?), riguardava i proiettili
all'uranio impoverito.
Visto che c'ero, ho da offrire qualche nota a margine e una piccola ma
necessaria difesa del collega.
Prima di tutto, chiede Kaiser, "com'è possibile che un giornalista
della Rai inviato all'estero non sappia mettere insieme un inglese
accettabile"? È possibile. Mi ricordo un Badaloni d'annata - prima
dell'avventura politica e della fuga a Parigi - che parlando del film di
Oliver Stone "J.F.K." disse "Gei Ef Cappa". Eppure
non era difficilissimo.
Però. Torniamo all'episodio. In realtà la domanda era stata prenotata
da Alessandro Cassieri - anche lui giornalista Rai in trasferta a
Bruxelles: a proposito, da febbraio Cassieri prenderà definitivamente
il posto del molto onorevole Antonio Foresi, prossimissimo all'età
pensionabile - che però al momento di porla era impegnato, e dunque ha
pregato Cantore di farlo al posto suo, suggerendo anche cosa dire (Why
not a suspension? Perché non una sospensione, sottinteso: dei
proiettili depleted uranium).
Cantore non è abilissimo in inglese, d'accordo, e lui stesso la
definisce "una lingua da cavalli". Però ha provato a porre la
domanda nell'idioma della perfida Albione, pronunciando male la parola
"suspension". Sia.
Ma. Prima di tutto, anche se George Robertson, il segretario generale
della Nato, parlava in inglese, a disposizione di noi giornalisti c'era
anche un servizio di traduzione in francese, in cuffia. Cantore parla
francese, dunque ha potuto seguire la conferenza stampa. Del resto è
inviato a Bruxelles, mica a Londra. E nelle istituzioni Ue si parla
tanto l'inglese che il francese.
Secondo. Lord Robertson aveva accanto a lui un traduttore, e dunque
avrebbe potuto rispondere anche se la domanda fosse stata posta soltanto
in francese.
Terzo. Lord Robertson non conosce il francese, come la maggior parte dei
suoi conterranei (e parla di solito come uno che si è infilato in bocca
una patata, accrescendo le difficoltà per chi lo ascolta). Però magari
per uno che fa quel mestiere lì, un po' di francese - e Internet
- sarebbe necessario. il suo predecessore, lo spagnolo Xavier Solana,
oggi alla Ue, parla bene sia inglese che francese, per esempio. Insomma,
non sparate sul francofono Cantore. Con l'occasione, segnalo che la
Commissione europea ha dichiarato il 2001 anno delle lingue.
vostro,
Danny Getchell
15
Gennaio 2001 - Il questore si e' incazzato 1/ |
Applicazione pedissequa delle disposizioni
del capo della polizia De Gennaro da parte del questore di Piacenza.
Giusto per
segnalare un caso concreto di come anche in periferia certe indicazioni
vengano osservate, vi racconto il caso avvenuto in questi giorni a Piacenza.
Domenica 7 gennaio in una strada di periferia
tre
extracomunitari aggrediscono e accoltellano Giandomenico Costi, ex
calciatore del Milan e di numerose squadre di serie B. Vogliono farsi
dare le chiavi di casa, insomma rapinarlo. L'uomo viene portato in
ospedale dai famigliari che riescono a soccorrerlo qualche tempo più
tardi, scattano le indagini.
Lunedì i
cronisti di nera non sanno nulla. Nel mattinale non compare l'intervento
della mobile. Alla squadra mobile bocche cucitissime, il dirigente non dà
comunicazione così come non lo fa il capo di gabinetto, incaricato dal
questore Adamo Gulì di tenere i rapporti stampa. Insomma la notizia
viene secretata, anche al posto fisso di polizia dell'ospedale sono
abbottonatissimi. Nessuno a Piacenza ha sentore di alcunchè.
Poi giovedì un
cronista sportivo della redazione del Carlino di Modena scopre che
Costi
(gioca nel Maranello, campionato di Eccellenza) è in ospedale, gli
parla sul telefonino e avvisa i colleghi (noi) della redazione di
Piacenza del Giorno che
approfondiscono il caso e pubblicano la storia. Adesso siamo in attesa delle
reazioni del signor Questore, che possiamo ipotizzare incazzate.
Il questore ieri ululava in
ufficio più o meno "ma questi del Giorno dove cazzo vogliono
arrivare". Il giorno prima, guarda caso sempre noi del Giorno
avevamo pubblicato di un furto (l'ennesimo) di fronte ad un scuola e c'è
stato risentimento in questura perché non abbiamo atteso la conferenza
stampa ufficiale del giorno dopo. Vi terrò informati delle nuove
reazioni.
Ippolito Negri
caposervizio della redazione di Piacenza del Giorno
15
Gennaio 2001 - Il questore si e' incazzato 2/ |
Aggiornamento
sull'accoltellamento di Giandomenico Costi ex calciatore del Milan a
Piacenza. Alle 13 è arrivata la reazione del Questore.
Molto
ironicamente ringraziava per aver pubblicato una notizia che doveva
rimanere riservata in attesa di eventuali sviluppi investigativi.
Qui si confonde
il fatto con l'indagine. Nulla si deve sapere se non filtrato dal
lor
signori della Polizia di Stato, come vorrebbe De Gennaro, insomma. Nel
caso specifico c'è un accoltellamento, c'è un noto personaggio che
viene ferito e dà una versione. Questa è la notizia. E la Questura non
l'ha data. Quando noi l'abbiamo saputa (vedi puntata precedente)
l'abbiamo pubblicata. E il questore s'è incazzato.
Come se per l'incendio della Fenice avessimo dovuto attendere le risultanze delle
indagini e magari anche del processo
per dire che il teatro è bruciato. Pazzesco. Rientrato a Piacenza dopo
anni pensavo di essere finito in una gabbia di matti, ma quella vostra
notizia su De Gennaro mi ha chiarito le idee. C'è una strategia che
evidentemente dal Viminale è già arrivata nelle Gallie.
Vi aggiornerò
sulle puntate successive.
Ippolito Negri
15
Gennaio 2001 - Luigino non vende |
Tutto bene al "Gazzettino". Luigino Rossi smentisce le notizie
circolate nei giorni scorsi di vendita del quotidiano del nord-est al
gruppo L'Espresso. L'industriale calzaturiero riconferma poi la fiducia
al direttore Giulio Giustiniani che, secondo rumors, avrebbe in
programma l'apertura di una redazione del giornale in quel di Trieste,
dove le vendite del quotidiano lagunare sono già buone nonostante la
concorrenza de "il Piccolo".
Shampoo
15
Gennaio 2001 - Un Denaro tutti i giorni |
"Il Denaro"
si trasforma in quotidiano. Il primo al Sud. Il settimanale diretto da
Alfonso Ruffo, secondo rumors, entro la primavera sarà in edicola dal
martedì al sabato. Attualmente "Il Denaro"- realizzato da
otto professionisti - è diffuso in Campania, parte del Lazio, della
Calabria e della Basilicata. Ma come quotidiano sarà diffuso in
allegato ad un quotidiano locale -per i primi tre mesi - solo nelle
cinque province campane, con una mirata operazione di marketing su
istituzioni e aziende. Ruffo è stato il responsabile delle pagine di
economia de "Il Giornale di Napoli" all'epoca di Orazio
Mazzoni.
Shampoo
12
Gennaio 2001 - La scrivania e' mia e guai a
chi la tocca |
Alla
“Provincia di Como” è
scoppiato venerdì 5 il caso “una poltrona per due”. L’incauto praticante Raffaele Foglia, da quattro giorni in contratto annuale di
formazione lavoro, ha osato occupare la scrivania di Giuseppe Guin, capo servizio della cronaca cittadina, in ferie
per qualche giorno. Non che il Foglia volesse provare l’ebbrezza di stare al posto del capo, anzi. Giacché deve imparare a
fare il giornalista, è costretto infatti a girovagare tra le redazioni:
un giorno in cronaca, un altro in economia, eccetera. Non ha diritto a
una scrivania sua: ogni volta deve occupare il posto del collega in
corta o in ferie, e lasciar tutto in ordine quando se ne va.
Il Guin ha interpretato il gesto come un affronto.
Scoperta la faccenda grazie al fatto che il suo telefono al giornale gli
trasferiva automaticamente sul cellulare le chiamate destinate Foglia,
lo ha chiamato per intimagli d’alzare
i tacchi. Quello, bravo ragazzo timorato di Dio e del praticantato,
aveva raccattato le sue cose e cercava già asilo altrove, quando è
stato bloccato dalla vice capo servizio Vera Fisogni: “Tu non
ti muovi di lì”.
Non potendo imporsi dal basso, l’ira funesta del Guin s’è allora
riversata sui vertici. Informato che il suo diktat
era stato ignorato, il Guin ha telefonato imbufalito alla Fisogni,
e pure al direttore Gigi Riva. Niente da fare. Dopo poco, un
intervento del Cdr ha ribadito che le
sedie sono proprietà del giornale e non di chi le scalda più
spesso.
Intanto, vagava per la redazione tutta un finto comunicato Ansa: “Carlo
Azeglio Ciampi convoca d’urgenza Giuliano Amato per discutere del
caso Foglia, ed eventualmente offrire una sedia, una scrivania e
un pasto caldo allo sventurato praticante.
Costanza
12
Gennaio 2001 - Mr. Cantore I presume... |
Salve a tutti, Il fatto di essere stato tre giorni a casa con
l'influenza mi ha dato la possibilita' di assistere a una 'chicca', dove l'Italia ha fatto la
solita figura del kaiser di sempre.
Ieri, mente voi eravate reciprocamente impegnati a scambiarvi l'ultimo
virus per Outlook, nel primo pomeriggio ho visto in diretta alla BBC la
conferenza stampa di Mr. Robertson, Segretario Generale della NATO,
conferenza indetta per annunciare la posizione ufficiale
dell'organizzazione sui proiettili coperti di uranio impoverito.
Al termine del discorso di Mr. Robertson (che aveva appena detto che la
NATO non credeva alla cancerogenita' dell'uranio impoverito nei
proiettili, e che pertanto il suo uso sarebbe continuato) vi e' un
giornalista che per primo fa una domanda (con un forte accento
italiano): "Est-ce que il aura une suspension?" (ci sara' una
sospensione?)
Viene subito interrotto per fargli notare:
1. la conferenza stampa e' in inglese,
2. Mr. Robertson non parla francese, e dunque non ha capito la domanda,
3. di solito un giornalista si presenta prima di porre delle domande in
una conferenza stampa.
Assalito dal panico ci riprova in inglese:
"ehm..., Cantore, RAI, Radio Televisione Italiana. Ehm, ...ehm, Any
...ehm ...suspension?"
A questo punto il problema e' che il tipo non sa l'inglese, ed ha
sbagliato a pronunciare la parola 'suspension', di modo che invece pare
abbia voluto dire 'suspicion' (sospetto).
Interviene in sottofondo il commentatore della BBC che spiega a tutti i
telespettatori che il giornalista della TV pubblica Italiana vuole
sapere se ci sono dei sospetti attorno alla vicenda.
Mr. Robertson non capisce la domanda, e si guarda attorno in cerca di
chiarimenti. Si sentono delle voci fuori campo che -probabilmente- gli
spiegano cio' che il tipo aveva cercato di chiedergli. Al che, Robertson
puo' finalmente rispondergli che ha appena finito di dire che l'uso di
quei proiettili sarebbe continuato.
A questo punto sorgono spontanee delle domande:
1. com'e' possibile che un giornalista della RAI inviato all'estero non
sappia mettere insieme un inglese accettabile?
2. se la conferenza stampa era stata fino a quel punto in inglese, come
gli viene in mente di mettersi a fare domande in francese?
3. lui probabilmente della conferenza stampa non ha capito un bel nulla,
visto che era in inglese. Allora, che c'e' andato a fare?
4. se della conferenza stampa lui non ha capito niente, che cosa vi
avra' mai propinato nei vari telegiornali RAI?"
Se non fosse una tragedia, quella del Depleted Uranium, si potrebbe
ironizzare sulla situazione dei colleghi RAI. Per citare Flaiano,
"la situazione è grave ma non è seria".
Insider
11
Gennaio 2001 - Nichi Vendola contro "L'uomo
del Ponte" |
Onorevole Vendola, sono
il Conte d'Almaviva.
"Il
conte...Prego?"
Il Conte d'Almaviva del
Barbiere della Sera.
"Ah, il Barbiere. Mi scusi, ero soprappensiero, e non mi
capita spesso di incontrare un vero aristocratico".
Vorremmo parlare di quel
Suo dossier di 30 pagine in venti copie, dal titolo "L'uomo del
ponte", che il 4 dicembre scorso ha presentato a Messina.
Lei, che è il vicepresidente della Commissione Antimafia, ha attaccato
duramente un giornalista, Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del
Sud". Le sembra bello?
"Cominciamo col dire
che Nino Calarco, direttore della "Gazzetta del Sud" dal 1968,
sì, dai tempi di Rudi Dutschke e di Daniel Cohn Bendit, è anche il
presidente della Società Ponte sullo Stretto di Messina, società che
promuove la progettazione e raccoglie finanziamenti per la più
grande opera pubblica di sempre del Mezzogiorno d'Italia.
Non entro nel merito dell'opportunità di farlo o no, questo Ponte. Ma lancio,
per il momento, questo piccolo interrogativo: non vi sarà, per caso, un
conflitto di interessi fra il dirigere un giornale che ha il suo doppio
punto di forza da una parte e dall'altra dello Stretto, e guidare la società
che promuove il progetto di congiungere con un'opera da migliaia di miliardi
le due parti? Cosa dice il vostro Ordine dei giornalisti?"
Non lo so, lo interpelleremo. Mi sembra che Lei abbia perfettamente
ragione, su questo. Beninteso, daremo la possibilità a Calarco di replicare,
se lo riterrà opportuno. Ma La prego, Onorevole. Vada avanti.
"Tutte le notizie che riguardano ponti, in qualsiasi parte
d'Europa e del mondo, da quello sul Tago a quello sull'Oresund, alle opere
giapponesi, vengono date con enfasi straordinaria e pieno colonnaggio. Così
come vengono esaltati i guai che capitano ai tunnel e ignorati
gli incidenti sui viadotti. Per questo, l'apice del giornalismo calarchista
venne toccato nell'inverno, credo, del 1995, quando Messina fu battuta da
un vento fortissimo. Titolo a sette colonne della Gazzetta del Sud: "Il
Ponte avrebbe retto". Però qui siamo ancora ai preliminari..."
E allora, Onorevole, veniamo alla ciccia.
"All'inizio del
gennaio 1997 viene ammazzato il professor Matteo Bottari,
endocrinologo, genero del vecchio Rettore dell'Università di Messina Stagno
D'Alcontres e pupillo del nuovo Rettore Diego Cuzzocrea. Università e
Policlinico di Messina, per chi non lo sapesse, sono fra le più grandi
centrali d'appalto del Mezzogiorno. Bottari viene assassinato con dei
proiettili usati nella caccia ai cinghiali. Nella cronaca della Gazzetta
del Sud si legge: 'hanno sfigurato il suo bel volto (che piaceva anche
alle signore sposate)'. Così, fra parentesi, viene suggerita luna possibile
pista: il delitto passionale'.
E con questo?
"Con la Commissione
Antimafia scopriamo che la 'Ndrangheta controlla la vita del
Policlinico e dell'Ateneo di Messina, che vi circolano droga e armi,
che la 'Ndrangheta ordina punizioni esemplari, tipo gambizzazioni, anche per
chi si rifiuta di dare un voto alto a un certo studente. Scopriamo che
Messina, definita "provincia Babba", provincia calma e
paciosa, è in realtà lo snodo pericolosissimo tra Cosa Nostra corleonese,
catanese e 'Ndrangheta".
Si' ,ma che
c'entra, la "Gazzetta del Sud"?
"Si ritrova per un
verso o per l'altro tirata dentro in varie faccende poco cristalline. Il capo
della redazione calabrese era Paolo Pollichieni, recentemente
arrestato. Un illustre ex giornalista della Gazzetta del Sud si chiamava Ludovico
Ligato, il presidente delle Ferrovie dello Stato ammazzato sulla
porta di casa".
Non le sembra di esagerare? Le connessioni che lei stabilisce sono
arbitrarie.
"E allora senta questa. Un giorno, Ottaviano Del Turco, presidente
allora dell'Antimafia che aveva condotto l'inchiesta su Messina,
mi chiama per mostrami un titolo. No, un sottotitolo che lo riguardava:
'E Del Turco comincia a non piacere più'. Cercammo insieme l'articolo,
o una qualsiasi dichiarazione in tutto il giornale che giustificasse quel
sottotitolo, spulciammo persino le cronache sportive, i necrologi. Nulla, solo
quel medaglione staccato. Curioso no?".
C'e' dell'altro?
"Eccome. Il rettore Cuzzocrea, ora defunto, riceve contemporaneamente diverse imputazioni per favoreggiamento
nei confronti della 'Ndrangheta e poi un'archiviazione per una
piccola simulazione di reato. La Gazzetta titola su quell'archiviazione.
Il giorno dopo, ci ripensa e raddoppia: 'Cucciocrea massacrato
dall'Antimafia": l'uomo era malato di cancro.
Personalmente ho ricevuto diverse querele per diffamazione, a Messina: in un
caso, un rinvio a giudizio. Su questo la Gazzetta ha titolato a
piena pagina, manco fossi Nitto Santapaola. Ma vi dico l'ultima".
Così la salutiamo,
onorevole Vendola.
"Il 4 dicembre
presento il dossier a Messina, il 7 la Gazzetta esce con un
titolo in cui si dice che il Consiglio regionale dell'Ordine dei
giornalisti si è riunito per esprimere solidarietà ai giornalisti
e al direttore del quotidiano ingiustamente attaccati.
Faccio delle indagini, i miei avvocati si muovono alla ricerca del verbale
di quella riunione, e scoprono che il Consiglio dell'Ordine non si è mai
riunito. C'è materia per voi, mi pare. O no?"
Si' che ce n'e'. Ma prima di tutto invitiamo Nino Calarco a replicare
sulle pagine del Barbiere.
Il Conte d'Almaviva
11
Gennaio 2001 - Rai-precari, ormai e' guerra
totale |
Topo Gigio e` un ratto assai navigato
e cresciuto rosicchiando i cavi della Tv di stato. Cosi` e` stato facile
profeta, quando ha pronosticato una rivolta a Saxa Rubra la
rivolta dei precari di fronte al bando di concorso.
Quello che non poteva essere previsto e` un rivolgimento degno delle riovlte
degli schiavi romani guidati da Spartaco. Spartaco e` il coordinamento
dei giornalisti precari, che con un comunicato affisso per tutti i
corridoi di Saxa Rubra invita i giornalisti-servi della gleba a NON
PRESENTARE per il momento la domanda per partecipare alla selezione. Motivo:
l'intenzione di invalidare il bando grazie all'intervento di un team
di legali che -si informa - sta ultimando l'esame sulla legittimita` del
medesimo.
Nel frattempo viene proclamata una giornata di sciopero
"bianco" per il 16 gennaio, cosi` da devolvere l'importo di
una giornata di lavoro proprio al finanziamento della spallata
legale.
Guerra totale, dunque, o quasi. E divorzio ormai consumato fra le
sorti dei precari e quelle del''Usigrai, da cui i precari non si sentono
affatto tutelati. Il malessere si sta sfogando nelle assemblee di
redazione della varie testate. E per la prima volta i contratti a tempo
determinato, normalmente muti spettatori dei dibattiti dei colleghi piu`
fortunati, hanno tutta l'intenzione di alzare la testa, come gia` e` successo
altrove.
Topo Gigio
11
Gennaio 2001 - Prima parliamone |
Primaparliamone@libero.it.
E' questa la risposta di "Prima comunicazione" ai
2.500 iscritti alla newsletter del mensile che, alla vigilia di Natale,
l'avevano ricevuta con visibili tutti gli indirizzi dei destinatari che,
normalmente, sono tenuti nascosti per ragioni di privacy. Risultato: un
bombardamento di e-mail non richieste, proteste e scuse dalle direzione di
"Prima". Primaparliamone@libero.it
è l'indirizzo e-mail dove quindi inviare, dice la lettera di scuse del
mensile "una riflessione più ampia sui meccanismi di funzionamento
della Rete". Intanto su e-circle è in funzione il forum su
giornalismo e dintorni nato casualmente tra quanti - con il superlistone
'segreto' delle e-mail di "Prima - hanno dato vita ad una community
virtuale.
Shampoo
11
Gennaio 2001 - Feltri perde pezzi |
Prima
l'abbandono di Urbano Cairo, poi quello di Massimo Massano. Vittorio
Feltri continua a perdere soci. Il torinese Massano (ex deputato del
Msi, assai vicino a Ignazio La Russa) divorzia dal Direttore bergamasco.
Oggi, da un notaio milanese, Massano cederà la sua quota (50%) nella
Vittorio Feltri editore a Stefano Patacconi, l'imprenditore riminese
che, secondo il padre-padrone di "Libero", dovrebbe poi
piazzarne una parte ad altri imprenditori.
Ma al momento di industriali disponibili a sostenere "Libero" non se
ne trovano. Il giornale è a quota 40-45mila copie di venduto. Il tandem Feltri-Sandro
Sallusti sta dando i suoi frutti - nonostante una redazione ridotta al
minimo e costretta al superlavoro - mancano però gli 'sghei' necessari per il
grande balzo in avanti.
E Massano che farà della ricca buonuscita ricavata dalle casse di
Feltri-Pataccone? Secondo indiscrezioni, l'ex deputato missino investirà nel
rilancio del settimanale "il Borghese": testata che Massano ha
rieditato (dopo che Feltri aveva voluto chiudere "Libero settimanale-il
Borghese") e che offrendo cassette soft-porno veleggia sulle 20mila
copie. Ma c'è anche la possibilità che Massano possa contribuire alla (ri)nascita
di un quotidiano sulla piazza torinese.
Shampoo
11 Gennaio 2001 -
Diario, gente che va, gente che viene |
Un altro addio al "Diario".
E di un pezzo da novanta, il vicedirettore Carlo Zanda, il vero
uomo-macchina del settimanale. Come ha rivelato Panorama in un
articoletto sulla vicenda, oggetto dello scontro il Diario delle elezioni,
supplemento dedicato all'eterna campagna elettorale italiana: tenerlo staccato
dal giornale come è ora o inserircelo dentro?
Una differenza di posizioni che, pare incredibile, ha portato alla
rottura. Ora la situazione di organico in quello che molti considerano il
miglior settimanale di sinistra (e non) italiano, e a cui il Diario
elettorale pare stia dando gli aumenti sperati di vendite, comincia a
essere davvero seria. Negli ultimi mesi, più o meno spontaneamente, sono
andati via Carla Chelo (moglie di Antonio Di Rosa, direttore del
"Secolo XIX"), Ettore Colombo, Natasha Lusenti e Alberto Ferrigolo.
Per questo Formenton ha promesso rinforzi: a brevissimo arriverà
dal Manifesto una giornalista per sostituire la Chelo alle
pagine italiane. E probabilmente anche qualcuno al posto di Zanda o comunque a
rimpolpare la redazione, come chiesto da Deaglio: altrimenti la qualità del
prodotto comincerebbe a essere a rischio.
Quanto all'ex vicedirettore, vista la sua riconosciuta esperienza non dovrebbe
avere problemi a trovare un nuovo lavoro.
Holden Caulfield
10 Gennaio 2001 -
La censura sta in questura |
Procure
e questure d’Italia hanno un desiderio per il 2001: che i giornalisti,
abbandonata ogni velleità di verificare notizie, si accontentino di pubblicare
i comunicati che gli passano, senza tante discussioni.
Questo parrebbe
l’auspicio, a giudicare dalla disposizione diramata all’inizio novembre
dal capo della polizia Gianni De Gennaro: notizie e comunicazioni di cronaca
nera devono essere rese pubbliche dagli uffici stampa di procure e questure, e
solo da loro. Niente fonti di informazione alternative o controlli incrociati:
i giornalisti dovranno d’ora in poi far riferimento solo ai comunicati
ufficiali, anche se trovano che la notizia sia fondata su labili indizi o,
magari, su teoremi.
Furioso
il Sindacato cronisti romani: «Sta crescendo la tentazione della censura, la
voglia di riesumare i tempi dei giornali scritti sotto dettatura». Con questa
disposizione «non esiste alcuna possibilità per il cronista di controllare,
come di dovere, l’esattezza e l’attendibilità delle notizie cosiddette
ufficiali. Semmai c’è il rischio che, quando il tribunale stabilirà la
verità dei fatti, fiocchino le querele».
Le
proteste e i dubbi sollevati dai cronisti hanno convinto il presidente
dell’Autorità per le garanzie nella Comunicazione Enzo Cheli: in un
incontro col presidente del Sindacato, Romano Bartoloni, ha deciso di
istituire un “Osservatorio-organismo di garanzia sulla correttezza e
imparzialità delle fonti ufficiali d’informazione”.
Costanza
8 Gennaio 2001 -
Caltagirone ci prova con Leggo |
Sembra
proprio che Francesco Gaetano Caltagirone abbia scelto. A dirigere Leggo,
il quotidiano che verrà distribuito gratuitamente alle stazioni ferroviarie,
sarà Giuseppe Rossi, uomo aziendalmente fidato, attualmente capo
dello Sport del Messaggero, con un passato prossimo di caporedattore
centrale e uno un po' più remoto di capo della Cronaca di Roma del quotidiano
di via del Tritone.
Rossi si insedierebbe a metà mese, perché il costruttore -editore vorrebbe
già uscire a Roma per fine gennaio, preoccupato della valanga di
pubblicità che si sta riversando su Metro, il giornale gratuito di
proprietà svedese guidato dall'ex capocronista del Messaggero Fabrizio
Paladini, che diffonde 250 mila copie e, per ammissione stessa del
Messaggero ne ha rubate almeno 8 mila al quotidiano leader della capitale.
Già entro Pasqua, Caltagirone vorrebbe essere presente in altre due
città. Obiettivo: 100 mila copie a Roma entro sei mesi, 50 mila a Milano e a
Torino. A Napoli, Leggo potrebbe addirittura essere diffuso assieme al
giornale di famiglia Il Mattino.
Mentre a Roma lo stampatore di Leggo è pronto e la Piemme cerca
di conquistare gli inserzionisti con offerte vantaggiose, Rossi sta già
lavorando a mettere su la sua squadra, che sarebbe formata da 5-6 articoli uno
più altrettanti part-time, mentre nelle varie città di diffusione verranno
reclutati collaboratori locali.
Mentre
questa nuova iniziativa è sulla pista di rullaggio, la preoccupazione,
se possibile, aumenta fra i giornalisti del Messaggero. Se infatti già Metro,
per ammissione della proprietà, ha tolto 8 mila copie a Roma al quotidiano di
via del Tritone, adesso il rischio paradossale è di entrare in concorrenza
addirittura con una nuova creatura del Gruppo Caltagirone.
Tutto questo a pochi mesi di distanza dalla creazione del portale Caltanet,
che ha determinato l'ibernazione del sito Internet del Messaggero, unico, fra
quelli di tutti i grandi giornali, a limitarsi a riprodurre le pagine uscite
in edicola, mentre poteva avere, a Roma e nel Centro Italia, uno sviluppo
straordinario.
Sul Messaggero, fiore
all'occhiello del suo Gruppo e insieme vacca da mungere, Caltagirone non
sembra disposto a fare grandi investimenti. Nella redazione si continua a
vivere un clima di abbandono. Non sono state annunciate iniziative per
migliorare la qualità del giornale. Dei dieci-quindici colleghi che se
ne sono andati nell'ultimo anno e mezzo, solo una è stata rimpiazzata, Fiorenza
Sarzanini, passata al
Corriere, con Rosanna Santoro che da qualche giorno la sostituisce alla
Giudiziaria.
In
questi giorni, in redazione, si gioca svogliatamente al toto-vicedirettore,
per sapere chi sostituirà Rita Pinci, che proprio dalla data di oggi
passa ad Hdp.net. Nessuno si illude, però, che il prescelto sia in
grado di imprimere una svolta. La scelta più azzeccata, l'unica di cui si sia
parlato con convinzione fino ad oggi, sarebbe forse quella di Giancarlo
Minicucci, uomo di macchina come era Rita Pinci, un ex del Messaggero
attualmente direttore del Quotidiano di Lecce.
Ma il patto integrativo aziendale recita che i vicedirettori vanno
presi dall'interno. Minicucci dovrebbe quindi tornare per un po' a via del
Tritone, prima di ricoprire quella poltrona. D'altra parte, la scelta di un
altro esterno verrebbe presa come un nuovo atto di guerra dell'editore.
All'interno, i redattori capo dei principali servizi stanno cercando di
giocare le loro carte. Ma non è detto che la scelta venga fatta in questi
giorni.
Don Basilio
8 Gennaio 2001 -
Un panettone per Gianni Miscioscia |
Era appena andata in onda un'intervista in
cui un commercialista spiegava come dedurre dalle imposte i regali natalizi,
quando a Radio 24, la radio del Sole 24 Ore e' arrivata la conferma
(stiamo parlando della vigilia di Natale): quest'anno niente regali
ai dipendenti.
Per carita', i regalini non sono certo dovuti e si lasciano alla discrezione e
sensibilita' dell'azienda. Ma ha creato un certo malumore il fatto che i
dipendenti dell'altra radio del gruppo Sper, Radio Italia Network,
abbiano invece ricevuto in dono un lettore Mp3 di buona marca,
lo stesso modello che ai dipendenti di Radio 24 viene proposto in vendita a
200 mila lire.
Cosi', qualche buontempone ha deciso di rendere una simbolica pariglia
all'amministratore della baracca, Gianni Miscioscia. Una pattuglia di
giornalisti si e' recata in missione al vicino spaccio della Nestle'
dove, per la modica cifra di 4000 lire, e' stato acquistato un panettone. Il
pacchetto, con un semplice biglietto di auguri e' stato recapitato a Miscioscia.
Prima di inviare il regalo, si e' svolto un acceso dibattito: mandare a
Miscioscia il panettone intonso o mangiarne prima qualche fetta? Ha prevalso
la prima soluzione.
Il clima di economie e di tagli sulle spese (ma forse e' stata solo una dimenticanza)
si fa sentire anche in altre piu' sgradevoli forme. Alla vigilia di Natale, in
redazione a Radio 24 e' stato spento il riscaldamento mentre su Milano
scendeva allegramente la neve. I redattori (le notizie vanno in onda 24 ore al
giorno per 365 giorni all'anno), hanno cosi' lavorato in cappotto. Poi, a
notiziari conclusi, hanno scritto un'amara lettera di Natale ai vertici della Sper
e al direttore del Sole 24 Ore Ernesto Auci.
Il Tacchino di Natale
8 Gennaio 2001 -
"Randellata" sindacale nell'Universo |
Miracolo a Milano. Per la
prima volta il Gruppo Universo ha un suo Cdr: in tutti i giornali è una cosa normale; nelle
testate dove vige la legge del Randello (cioè lamministratore
delegato Luigi Randello, da sempre
considerato un imperatore assoluto), invece, il
sindacato dei giornalisti sembra una novità
rivoluzionaria. Tanto per intendersi: allUniverso si
respira un clima da Lubianka, ai giornalisti cui viene anche consigliato
di non frequentare i colleghi del primo piano se lavorano
al secondo, e così via
Lazienda non gradiva affatto la sindacalizzazione
del Gulag e laveva fatto sapere, tramite i
direttori, a redattori e graduati con un chiaro
invito a disertare le urne: ciononostante il
20 e 21 dicembre nella sede dellAssociazione
Lombarda dei Giornalisti per votare il Cdr dellUniverso
si sono presentati in 48 (su 63 aventi diritto, tra cui 6
direttori che ovviamente si sono astenuti, con una
percentuale di votanti del 76% che, senza considerare i
direttori, sale all85%).
Così sono stati eletti, a suffragio universale tra tutte
le testate, Claudio Malaguti di Cose di casa, Lorenza
Resuli di Viver sani e belli e Massimo Borgomaneri di TeleSette, rispettivamente con 36, 26 e 23
voti. Per
completare il regalo di Natale a Randello, nelle due
testate storiche della casa editrice sono
stati eletti anche i fiduciari sindacali: Lucia Ciappa a
Grand Hotel e Elisabetta Rosa a TeleSette.
Per capire il miracolo sindacale dellUniverso
bisogna fare però qualche passo indietro. A Grand Hotel
e TeleSette era sopravvissuto un Cdr, eletto fin dagli
anni 80, che rappresentava però meno di 15
giornalisti, mentre altri 50 lavorano nelle 10 testate
create a partire dal 1990 dopo larrivo di Randello:
in genere ogni testata ha una sua società
editrice, perché lUniverso è un gruppo unico
sparpagliato in una galassia di piccole società in modo
che quasi nessuna raggiunga i 15 dipendenti, e così si
aggira lo Statuto dei Lavoratori.
Nellautunno scorso i tre rappresentanti sindacali
di TeleSette e Grand Hotel (che erano già Borgomaneri,
Ciappa e Rosa) decidono di tentare la svolta: chiedono a
una riunione della Commissione sindacale lintervento
dellAssociazione Lombarda per coinvolgere tutto il
gruppo Universo.
Poi invitano a una loro assemblea i colleghi delle altre
testate: ne arrivano solo 5, titubanti. Ma si decide di
andare avanti. Alla fine di questo percorso, lelezione
del nuovo Cdr.
Che in realtà è solo linizio:
tra poco, si cercherà di aprire una trattativa aziendale
con Randello. Anche perché i giornalisti dellUniverso
si sono accorti che guadagnano assai poco (in
genere, il minimo del contratto nazionale)
mentre i titolari della casa editrice, i fratelli
Del Duca
compaiono ai primi posti tra gli editori nella classifica
dei Paperoni dItalia. Ma la storia
sindacale dellUniverso è ancora tutta da scrivere:
io vi ho solo raccontato come nasce una rivolta (o una
rivoluzione?) tra i giornalisti allalba del nuovo
Millennio. Perché la rivolta avviene quando gli
schiavi hanno solo da perdere le loro catene:
come sa bene chi di prigioni se ne intende, come il
vostro
Conte di Montecristo
8 Gennaio 2001 -
Articoli in saldo |
Una
proposta di lavoro su cui meditare. La società Internet M. G. M. Consulting,
titolare Giovanni Battista Barbiera, cerca «giornalisti disoccupati e
freelance» disposti a farsi pagare 20
mila lire lorde ad articolo. Obiettivo: metter su un portale. L’annuncio
è comparso il 12 novembre sul sito della Federazione Nazionale della Stampa
Italiana. Agli interessati, la M. G. M. propone un contratto di «prestazione
occasionale d’opera» che dura due anni ed è rinnovabile per altri due.
Compensi (lordi) previsti: per ogni articolo “nudo” 20 mila, se
accompagnato da foto «riguardante il fatto trattato» 25 mila, se provvisto di traduzione
in inglese e spagnolo 30 mila.
Costanza
5
Gennaio 2001 - L'uranio va in onda a
mezzanotte |
Buongiorno.
Lei non e' forse il professor Fabrizio Battistelli, docente alla
Sapienza e direttore del Centro studi Archivio Disarmo?
Per servirla...
Ma benone. Avrei alcune domandine su questa storia dell'uranio impoverito,
sa, la sindrome dei Balcani, come dicono i giornali.. Per esempio, io
non capisco perche' si devono fare i proiettili con l'uranio impoverito se poi
si scopre che fanno venire il cancro e la leucemia.
Perchè e' un materiale che
costa poco, anzi niente: il Dipartimento dell’energia degli Stati uniti lo dà
gratis alle industrie militari purchè se lo portino via. Il
depleted uranium è la “coda”, lo scarto del processo di arricchimento
dell’uranio utilizzato per le centrali nucleari.
E a parte questo che ci
trovano di bello i militari in questo materiale?
Piace perche' e
ultrapotente. A parità di massa rispetto
a qualsiasi altro metallo è estremamente
denso: due volte e mezzo più dell’acciaio, quasi due volte il piombo. Un
proiettile di uranio impoverito offre più velocità, più gittata, più
penetrazione: il suo impatto su una normale corazza di tank
è stato paragonato a quello di una lama arroventata in un panetto di
burro.
E i carri nemici sono
fritti.
I nemici? Fino a un certo
punto. Puo' capitare quello che è successo
nella Guerra del Golfo, dove 5 carri Abrams si sono trovati sulla linea di
tiro “amico” di altri Abrams: i secondi
hanno sparato sui primi proiettili all’uranio e, nonostante la loro corazza,
sempre di uranio, li hanno squagliati. Quanto al
dopo battaglia, tra Irak e Kuwait gli americani hanno lanciato 940.000
proiettili all’uranio e ora sul territorio ci sono 300 tonellate di residui
di uranio impoverito.
Novecentoquarantamila? Mi sta dicendo che Irak e Kuwait sono la capitale
modiale delle leucemie?
Non lo sappiamo. Allo stato
attuale delle conoscenze scientifiche non
è possibile determinare con certezza la quantità e le modalità di contatto
con l’uranio impoverito oltre le quali esso diviene pericoloso per
l’organismo. Sappiamo soltanto che, in tempi che sono ancora da precisare,
esso può essere estremamente pericoloso,
inducendo nell’organismo umano malattie
degenerative come la leucemia e i tumori.
Come
ci si può difendere?
La principale cura è la
prevenzione che, peraltro, è banale: evitare
il contatto. A sua volta il contatto si può evitare unicamente evitando
l’uso. Le controversie
sulla soglia del rischio derivante dall’immissione nell’organismo delle
particelle alfa rilasciate dall’uranio impoverito interessano gli scienziati
e andrebbero condotte nell’unico luogo dove ha senso condurle, e cioè
nei laboratori.
Lei farebbe bere a suo figlio un bicchiere
d’acqua irradiata, anche in misura “non pericolosa per l’uomo”?
No. Questo conferma che lei è una persona di buon senso.
Senta
professore, oggi tutti cascano dal pero e scoppia l'emergenza dell'uranio
impoverito. Ma davvero non se ne sapeva niente?
L'allarme e' stato dato in molte occasioni. E’
vero che fino a quando, come in questi giorni, non scoppia l’emergenza informativa,
due terzi degli “esperti” intervistati
suonano il violino, ma c’è un buon terzo che dice come stanno
veramente le cose.
Non mi dica che anche lei da' la colpa ai giornalisti.
Il problema è l’ascolto. Sui temi militari l’atteggiamento dei
giornalisti è, di solito, annoiato;
quanto ai politici, tranne rare eccezioni, non hanno la più pallida idea
di che cosa si stia parlando. Nell’aprile 99, in piena guerra del
Kossovo, ho partecipato su RaiTre a una trasmissione di Andrea Purgatori
nella quale abbiamo descritto per filo e per segno le conseguenze
dell’uranio impoverito tra i reduci del Golfo e gli enormi rischi ambientali
e di salute che la disseminazione di proiettili andava costruendo nei Balcani.
L’hanno mandata in onda a mezzanotte.
Bds
5
Gennaio 2001 - I Promessi Sposi di Barbara |
Ieri primo ingresso della collega Barbara
Palombelli (nonche' moglie del candidato premier del centro sinistra)
nella redazione romana del Corriere della Sera, in via Tomacelli.
Barbara si e' intrettenuta a colloquio con il capo della redazione romana Antonio
Macaluso, ha chiesto una macchina, un fotografo, e se n'e' andata.
Alla macchinetta del caffe', naturalmente, tutti a commentare con golosita'
l'apparizione al giornale della "would be" first lady, e ,
soprattutto il suo stipendio che, si favoleggia, si aggira intorno ai 750
milioni annui lordi.
Come sapete, in fatto di relazioni sentimentali e soldi, il Barbiere
e' sempre molto sobrio. Sullo stipendio della Palombelli facciamo un'eccezione
perche' e' la moglie del candidato premier del centro sinistra. Ed e' giusto
che nei confronti degli uomini pubblici (e dei loro familiari) si applichino
criteri di massima trasparenza. Lo stipendio e' buono, non c'e' che dire.
Sempre alla macchinetta del caffe' qualcuno ha commentato che, per questa
somma, ci si aspetta al Corriere almeno un remake dei Promessi
Sposi.
Bds
5 Gennaio 2001 - Il "Grande Portale" |
Il
Giornale di Brescia inaugura il portale BresciaOnLine e il sito
indipendente Bresciablob si indigna parecchio. Perché? Tra i soci (Banca
Lombarda, Cattolica Assicurazioni di Verona, Thera) ci sono pure il Comune
(governato dal centro-sinistra), la Provincia (Polo) e la municipalizzata
Asm, che intendono utilizzare il sito per informare i bresciani delle loro
iniziative.
.
Secondo BresciaBlob l’operazione è “scandalosa e spericolata”
perché viola il “concetto elementare” della separazione tra enti pubblici
e informazione (Renato Rovetta, curatore del sito: ”E’ come se il
sindaco di Milano si mettesse in società con l’Espresso”). Giornale di
Brescia, Comune e Provincia avrebbero insomma creato un’enorme rete
per ingabbiare i bresciani in una "informazione globalizzata".
Si difende il sindaco di Brescia Paolo Corsini: “Non c'è esclusiva:
se Bresciaoggi o Bipop ci faranno
analoghe proposte ne saremo ben lieti. Eppoi l’accordo
è con le istituzioni, non con gli amministratori". Secondo Rovetta,
invece, “il Comune e la provincia dovrebbero investire i loro soldi in
iniziative autonome”.
Sulla
questione interviene anche Massimo Mucchetti, vice-direttore de
L’Espresso, con un atteggiamento assai più possibilista: “Pubblicare gli
orari dei voli su carta rende meno libero il giornale verso l’aeroporto
Valerio Catullo? Non mi pare. Che cosa cambia ai fini dell'autonomia
dell'informazione locale dalla politica se lo stesso orario et similia vengono
ora passati sul web?".
Costanza
3
Gennaio 2001 - Tg1. Sua Maesta' Montezemolo |
Piccola storia pre Capodanno, di quelle che
ti fanno venire i nervi. Il 27 dicembre, con squilli di tromba nel sommario di
apertura del Tg1 delle 20, si annuncia che Luca di Montezemolo e' stato
scelto tra i sei uomini piu' ganzi del 2000 dal prestigioso quotidiano
britannico Financial Times. Il
tono dei titoli e della susseguente intervista a Luca di Montezemolo di Marco
Franzelli (Montezemolo medesimo si e' precipitato a Saxa Rubra per
l'occasione), non lascia spazio a dubbi: il Financial Times ha praticamente
concesso il suo Oscar del 2000 a sei campioni e sei soltanto, di cui uno e' il
nostro Montezemolo che ha riportato la Ferrari alla vittoria.
Il giorno dopo i maggiori quotidiani rincarano la dose. Insomma Luca di
Montezemolo porta a casa la palma del miglior italiano del 2000 secondo le
pensose classifiche del Financial Times che, come si sa, molti leggono
come fosse la Bibbia e non un giornale qualunque anche se ben fatto.
In realta' l'Oscar dell'astuzia andrebbe consegnato al portavoce della Ferrari
e di Montezemolo Antonio Ghini che e' riuscito a far abboccare mezzo
mondo al suo amo.
Infatti, semplicemente non e' vero che il Financial Times abbia stilato
le classifiche dei piu' ganzi del 2000. Ma ha solo avviato un ciclo di
ritratti di persone che hanno avuto un Duemila fortunato o
particolarmente brillante, come e' stato sicuramente nel caso di Montezemolo,
al quale uno dei corrispondenti del FT dall'Italia, Paul Betts, ha
dedicato due colonne di taglio nelle pagine interne. Di ritratti simili, il
Financial Times ne ha pubblicati finora una decina e la serie continua al
ritmo di un paio alla settimana.
Bravo Ghini, un'operazione da maestro.
Bds
3
Gennaio 2001 - Scrivetemi all'indirizzo di Prima |
Grazie a "Prima Comunicazione" è nata - casualmente - una comunità
on line. Ci troverete giornalisti, esperti di comunicazione, marketing,
pubblicita, relazioni pubbliche eccetera eccetera. Tutti insieme loro malgrado per un errore del mensile "Prima Comunicazione", che
in dicembre ha spedito ai suoi lettori un intero elenco di indirizzi di posta
elettronica, come ha segnalato il sito www.vip.it
Il fatto risale al mese scorso. Nella redazione di "Prima
Comunicazione" ci si prepara per la pausa natalizia e come sempre il sommario della rivista
viene spedito ad un gran numero di caselle di posta elettronica contenute nella banca dati del periodico.
E' un procedimento semi automatico: le e-mail partono a blocchi, con i destinatari ordinati alfabeticamente. Ma stavolta insieme al sommario del numero di dicembre ai destinatari arriva anche
l'elenco degli indirizzi di posta elettronica. Sono centinaia di nomi, compresi alcuni molto noti.
Indirizzi da considerarsi merce rara: con le nuove leggi sulla privacy ogni mailing list va creata secondo regole molto
precise e gelosamente custodita. Qualcuno dei destinatari dell'insolito messaggio si accorge del regalo inatteso e decide di spedire a tutti quanti
i suoi auguri di buon Natale. Risultato: proteste pepate contro "Prima".
Qualcuno s'infuria e chiede di essere lasciato in pace, qualcun altro - compreso un personaggio come
Alessandro Baricco, finito pure lui nell' elenco
- invoca il diritto alla privacy.
Shampoo
3
Gennaio 2001 - Il Giornale del Piemonte: che Coscia! |
Tutto bene al "Giornale del Piemonte". Il neodirettore Pierangelo
Coscia (ex vicedirettore della "Stampa") ha impresso una nuova linea al
quotidiano che esce in panino con "il Giornale"
berlusconiano.
Il trend delle
vendite è così in salita e in redazione ci sono novità: Gabriele Barberis Vignola
diventa caporedattore centrale - era caposervizio all'economia - mentre
vicecaporedattore è l'ovadese Stefano Rizzi che mantiene la responsabilità
delle edizioni provinciali.
Ma "Repubblica" coglie in fallo il
giornale concorrente quando annuncia di aver 'scoperto' nuovi linguaggi giovanili.
Peccato però che le parole 'scoperte' (banfare - baccagliare - gaggio) sono contenute nei romanzi popolari in dialetto piemontese di Luigi Pietracqua o
nelle canzoni della piola.
Shampoo
3
Gennaio 2001 - Le tentazioni di Ettore |
Passaggio di consegne
alla redazione de Le tentazioni de Il Giorno: se ne va Mario Celi (dall'1
gennaio in forza all'ufficio dei caporedattori centrali de Il Giornale) e
gli subentra Ettore Carminati, 52 anni, al quotidiano di via Stradivari dal
1984. Già caporedattore delle
edizioni "Lombardia", Carminati sotto la direzione di Vittorio
Feltri è stato chiamato a far parte dell'ufficio centrale nel 1999,
mantenendo la specializzazione in turismo ed enogastronomia.
Adesso la delega del
direttore Umberto Marchesini per Le Tentazioni: un fascicolo dedicato giornalmente non
solo a cultura e spettacoli, moda, turismo, benessere, mondo degli animali,
ma anche a storie-persone, costume e società con sempre più frequenti
scorribande anche nel mondo del gossip.
Bds
2 Gennaio 2001 - La
Repubblica dello stress |
Mamma, che aria depressa c'e' a Repubblica.
Tutti piu' o meno nervosi, tutti piu' o meno stressati. Ritmi tosti,
straordinari a tutto andare, ferie arretrate che non si riescono a smaltire,
redattori che cominciano a pensare che forse vale la pena di tagliare la
corda.
Qualche settimana fa, il 7 dicembre scorso, in una bella assemblea, molti nodi sono venuti al
pettine. Che poi e' solo uno, il nodo: si lavora troppo e l'azienda,
ogni volta che puo', tira sul prezzo. Un esempio? In occasione delle elezioni
americane i giornalisti, costretti a fare l'alba in ufficio, hanno chiesto che
le ore lavorate dopo l'1,30 del mattino venissero pagate a parte. Ok,
dice l'azienda e poi alla fine del mese, in busta paga c'erano 28 mila lire
lorde in piu'. Un errore, un errore, si e' scusata l'azienda, promettendo
al piu' presto di reintegrare le buste paga.
Piu' di uno rimpiange l'epoca scalfariana quando, ai tempi della guerra
del Golfo, i giornalisti che avevano sudato duro, al desk o sul campo,
si ritrovarono, senza nemmeno aver chiesto nulla, uno stipendio in piu'. Ah,
bei tempi. Ora, invece, si tira la cinghia. Intendiamoci, fare il giornalista
e' sempre meglio che lavorare, questo lo sanno tutti e stare a Repubblica
e' sempre meglio che stare all'Eco di Viggiu', ma non per questo i
redattori di Repubblica sono meno incazzati.
In questi giorni, poi, c'e' un'altra storiella che da' fastidio. Durante i
giorni di sciopero proclamati dalla Federazione della Stampa diversi
giornalisti hanno fatto sciopero un giorno e hanno preso l'altro di corta, per
limitare la batosta sullo stipendio. Gira
voce che l'ufficio del personale non voglia accettare corte per quei giorni.
Per carita', la cosa puo' avere anche un senso, ma e' anche vero che se non
vuoi un giornalista in corta un determinato giorno lo devi richiamare.
Qualcuno comincia a telefonare agli avvocati.
Soprattutto, cio' che mette a dura prova la redazione sono i ritmi di
lavoro. Anche le sostituzioni estive sono state cancellate e nonostante
l'azienda scoppi di salute, le assunzioni si fanno col contagocce.
A tutto questo si aggiunge un'atmosfera di incertezza sulla direzione. Ezio
Mauro sembra ben saldo in sella, il che non impedisce la circolazione
delle voci piu' varie.
"Vuoi vedere che Mauro diventa direttore editoriale
di Espresso e Repubblica?". "Scommetti che Giulio Anselmi
passa da via Po a piazza Indipendenza?". "Quanto ti giochi che il
prossimo direttore dell'Espresso sara' Federico Rampini? Dai, lo sanno
tutti che la scorsa settimana ha visto De Benedetti a Milano e poi se
ne e' andato a Parigi in ferie via Bruxelles". "Mi gioco una
cinquantamila che fanno vice direttore Gregorio Botta con Massimo Giannini,
e Orfeo torna a fare il capo del politico". Boatos incontrollatos
ma insistentens.
Mauro non lascia trapelare nulla delle sue intenzioni (bisogna vedere
naturalmente anche quelle dell'amministratore delegato Marco Benedetto)
e cosi' ci si e' lanciati nell'interpretazione della letterina natalizia che
il direttore ha inviato ai suoi giornalisti. Parole e auguri di circostanza e
una frase sospetta: "Spero che passeremo insieme quest'anno che sta
per cominciare...". Spero.
Bds
2 Gennaio 2001 - E
il Conte brindo' a Pietro Taricone |
Che il Conte
d’Almaviva nella notte di San Silvestro levasse i calici
alla salute di Pietro Taricone, era il più imprevedibile degli eventi,
vista l’indifferenza, ombreggiata di disgusto, con cui a bottega è stata
vissuta l’intera vicenda del “Grande Fratello”. Che, per giunta, aveva
proprio nel personaggio del palestrato di Caserta la sua metafora più becera.
Ma i fatti si sono svolti esattamente così, e ve li riferiamo succintamente.
Una
cenetta a quattro a casa del Conte, con Figaro, Costanza e Rosina, si è
trasformata all’ultimo momento in un insperato “tete-à-tete” fra il
Conte e Rosina, per improvvisi impegni di Figaro. La mezzanotte si avvicina, e
la bottiglia di Cuvée Dom Perignon, vintage 1993 (l’anno in cui il Conte
conobbe Rosina ad una settimana bianca) aspetta al sicuro in fresco.
Ma a un
certo punto, il nostro nobile amico si accorge di non avere più il suo
prezioso orologio da taschino, caduto
in mare durante la traversata in motopeschereccio da Caprera a Roma. Per
scandire il tempo e festeggiare il 2001, non c’è che un sistema: aprire la
televisione. La roulette dello zapping sceglie Canale 5, e subito appare il
faccione di Maurizio Costanzo, con l’occhio destro leggermente semichiuso,
fiancheggiato da una non troppo entusiasta Maria De Filippi.
“Oh no,
ancora lui! – esclama sfiduciato il Conte – L’abbiamo visto
all’antivigilia di Natale, a Natale, a Santo Stefano…E’ una specie di
statuina del presepe. Ma non si riposa mai? Non fa passeggiate, non azzarda
una gitarella fuori porta, non dedica tre o quattro giorni alla lettura di
qualche buon libro, o una settimana a una vacanza ritempratrice in Kenya, con
tutto quello che guadagna? Il suo presenzialismo televisivo comincia a
diventare angosciante: pure la notte di San Silvestro, la deve passare in
video, poveretto lui e poveretti noi!”
Rosina lo lasciò sfogare ben bene,
prima di colpire: “Conte, i giornali però dovresti leggerli con più
attenzione. Questa che tu vedi come notte di San Silvestro in diretta, non è
una diretta: non ti sei accorto che accanto non c’è l’orologino che fa il
“count down”?
Se vuoi sapere quando è mezzanotte, passa sulla Rai. Questo
speciale di Capodanno di Buona domenica è stato registrato venerdì
pomeriggio. Non vedi che come ospiti ci sono quelli del Grande Fratello? Tutti
e dieci, meno uno, il Taricone: e anche questa defezione hanno anticipato i
giornali, compreso il commento di Costanzo, che rispetta le sue decisioni”.
Credeva di
chiudere l’incidente Rosina, e di riportare l’uomo che aveva di fronte al
senso di quella loro cenetta. Ma ad ogni parola che proferiva, le sopracciglia
del Conte si inarcavano di due millimetri in più, e quando ebbe finito,
avevano raggiunto l’attaccatura dei capelli.
Una maschera di stupore, dalla
quale infine uscì un filo di voce: “Come? Quello di Canale 5 è un
Capodanno virtuale, registrato due giorni fa? Questa Marina che balla in abito
da sera, questi coriandolini lanciati in aria, sono tutti una finzione? Invece
del cotechino, a mezzanotte Costanzo ha servito la bufala?
Ma che bisogno
c’era di ingannare con una cosa così stupida milioni di telespettatori?
Dopo i concorsi a premio in cui le persone che telefonano da tutta Italia, in
realtà sono tranquillamente sistemate al piano sopra lo studio televisivo,
dopo le finte dimore personali degli ospiti di Cucuzza, svelate da “Striscia
la notizia”, adesso anche il finto 2001? E’ ridicolo, è pazzesco! No, è
indecente, è irrispettoso: ma cosa hanno scritto i giornali?”.
Detto questo,
il Conte si avventava sulle due mazzette del 30 e del 31 dicembre, per
accumulo festivo ancora intonse cercando
freneticamente un commento, un corsivo, un titolo, un sommario vagamente
critico sull’iniziativa di Canale 5.
Macché: l’attenzione dei media non
era concentrata sull’inganno di un San Silvestro fasullo persino secondo il
fuso orario di Tokio, ma sul fatto che Taricone non c’era. “Aiuto,
colleghi, siamo finiti. Abbiamo dato il cervello all’ammasso” esclamava il
Conte e giornale dopo giornale, pagina dopo pagina, Taricone gli risultava
sempre più intelligente e simpatico. Cercava inconsapevolmente una sua
dichiarazione, una frase per farne un eroe. Poco riusciva a ricavare da
un’intervista al “Corriere della Sera” a firma Biagio Coscia.
Domanda:
“Il dubbio di una scortesia a Maurizio Costanzo resta…” Risposta,
diplomatica: ”…Cento giorni là dentro sono stati lunghi da passare. Ora
volevo riposarmi”.
Ma
alla fine l’occhio del Conte capitava su un taglio basso del “Giornale”,
a firma Roberta Pasero, la quale aveva fra l’altro il merito di condire il
pezzo con l’ironia per “un Capodanno precotto più del Cotechino di San
Silvestro” e per quei “tappi di spumante sparati a salve”. Poi la
notizia, affidata, con lo stesso acume diplomatico, alle parole del fratello
Maurizio Taricone: Pietro aveva qualche
linea di febbre e non se l’è sentita di festeggiare un Capodanno che ancora
deve arrivare. Viva la faccia. Bravo Taricone. Magari sarai ancora incacchiato
per non avere vinto, ma una lezioncina, almeno stavolta, l’hai data:
all’intera comunità dell’informazione.
Bds
2 Gennaio 2001 -
Al
senatore non piace la stampa |
Michele Bonatesta,
senatore di An, e vice responsabile nazionale del suo partito per i problemi
della stampa e dell'informazione, ha presentato alla Procura di Viterbo un
esposto contro la stampa locale (Il Messaggero e il Corriere di Viterbo) perché, secondo lui, turba la popolazione
parlando di “un presunto scippo da parte della Regione Lazio dei miliardi
destinati alla sanità viterbese”.
Cosa e' successo? All’inizio di dicembre
Giuseppe Fioroni, deputato del Ppi, aveva presentato un’interrogazione al
ministro della Sanita' Umberto Veronesi per conoscere le sorti di 70 miliardi che il
governo D’Alema aveva stanziato per le Asl viterbesi e che invece la Giunta
regionale presieduta da Francesco Storace sembrava volesse stornare per l’acquisto dell'ospedale
San Raffaele di Roma. Nei giorni successivi, i giornali locali (soprattutto il
Messaggero e Corriere di Viterbo) si sono occupati della vicenda (sulla quale era
nel frattempo intervenuto anche il ministro), ascoltando, fra gli altri, anche
alcuni esponenti del Polo (il consigliere regionale Rodolfo Gigli, Laura
Allegrini e vari sindaci).
Bonatesta
ritiene però che la stampa sia stata faziosa, se ha deciso di
denunciare il caso alla magistratura per "sottolineare la pericolosità di tali atteggiamenti” e
ha chiesto al giudice di valutare il comportamento dei giornali.
Arnaldo Sassi del Messaggero ha fatto sapere che attende “con ansia che i
carabinieri vengano a chiudere la redazione”; in alternativa, si dice
preparato “a bere l’olio di ricino propinatoci dal senatore”.
Non solo. C'e' anche chi ricorda che Bonatesta, mentre era ancora consigliere
provinciale di Viterbo, nel pomeriggio svolgeva tranquillamente il suo lavoro
di cronista cittadino del Tempo, incurante di ogni possibile conflitto
di interessi. E' comunque degno di nota il fatto che proprio il responsabile
di un partito per i problemi della stampa, invochi l'intervento della
magistratura contro alcuni giornali.
Costanza
2 Gennaio 2001 - Un
panino al Giorno |
"Il Giorno" a Cremona. Da venerdì
29 dicembre il foglio milanese viene distribuito in 'panino' con "la
Cronaca" ex bisettimanale locale trasformatosi in quotidiano. Andrea
Riffeser tenta così di dar fastidio allo sbarco di Alberto Donati
che da mesi dovrebbe aprire un quotidiano all'ombra del Torrazzo.
Condizionale d'obbligo perché Donati ha già perso per strada uno dei suoi
finanziatori: l'industriale cremonese Luigi De Filippi ha detto no al
vicepresidente della Fieg. "Il Giorno" e "la Cronaca" (che
ha allargato l'organico con l'assunzione di Roberto Fiorentini ex Telecolor e
con due praticanti) offriranno anche una autentica novità nel panorama
editoriale italiano: "il giornale dei bambini" curato dal
pedagogista Mario Lodi. E "la Provincia" non sta a guardare.
Il quotidiano diretto da Pirondini ha assunto ben quattro redattori
portando a 32 il suo organico redazionale e secondo indiscrezioni starebbe per
lanciare nuove iniziative: bingo e gadget per tentare di sbaragliare il campo.
Donati - che sta aprendo una nuova iniziativa a Lecco - potrebbe quindi
decidere di ritirarsi dopo tutte le difficoltà incontrate sulla piazza
cremonese. E per il suo direttore in pectore Piero Piccioli sarebbe
pronta una poltroncina a Viterbo.
Shampoo
2 Gennaio 2001 - Il
"tragico bilancio" non muore mai |
Un
personaggio illustre e inatteso viene ospitato nella bottega del Barbiere.
Sfogliando qua e la’ nella piccola biblioteca ad uso e consumo dei clienti
e’ spuntata fuori una vecchia manicure,
un po’ ingiallita dal tempo ma ancora vivace e attuale. Camilla Cederna, critica e giornalista, gia’ nel 1958 tirava le
orecchie a certi giornalisti un po’ troppo “pedanti”. Per la serie “il
tragico bilancio” non muore mai e viene da lontano…
La
giornalista milanese in “Noi siamo le signore”, scriveva: Letto
il pezzetto, il vecchio caporedattore aveva scosso la testa: «Figlio mio –
gli disse – devi cambiar mestiere». E ne spiegò il perché con esempi
tratti da quel suo breve racconto. Il giovane aveva scritto “treno”. Macché
treno! Non sapeva che per aumentare la drammaticità bisognava dire “bolide
d’acciaio”!? E perché scrivere “l’investito” quando era così
semplice scrivere “il malcapitato”? E poi non si dice “il cadavere” ma
“la salma”. Quanto ai capannelli sul luogo della sciagura, vanno invece
sempre descritti come “reverenti ali di popolo”.
Forse
nessuno scrive piu’ bolide d’acciaio, ma siamo sicuri che non si
usi piu’ malcapitato o salma? Certo e’ che Camilla Cederna
non si accontenta e aggiunge: Quel vecchio caporedattore aveva certo fatto carriera nel periodo in cui
si scrivevano didascalie di questo genere (Illustrazione italiana 9 maggio
1937): «Mentre l’Italia celebra, in un clima vibrante di passione, di fede
e di riconoscimento per il Re imperatore e per il Duce, la sua risorta potenza
imperiale, corre il pensiero di ogni italiano all’augusta Casa dei principi
dove un nuovo fiore della gloriosa stirpe sabauda cresce rigoglioso per ornare
nel tempo la fronte severa della Nazione». Io cominciai invece a fare la
giornalista negli anni in cui questo stile era tramontato, anni in cui la
nazione non ha fronte, la stirpe sabauda si chiama soltanto Savoia, il fiore
è un maschio di quattro chili e il clima non vibra più.
A
chi fa ancora vibrare il clima bacchettate sulle mani anche da parte della
mitica Cederna.
Bds
2 Gennaio 2001 -
Formigoni chi...? |
Sono
Mario Consani, dal '93 mi occupo a tempo pieno di cronaca giudiziaria
per il Giorno. Vi mando copia di una e-mail che ho spedito a tutti i
miei colleghi (compresi quelli di Carlino e Nazione). Ciao.
MILANO - Piccola storia di cronaca giudiziaria ai
tempi di Formigoni. Ieri (29 dicembre) trovano le cimici in Regione e il
nazionale ci fa una pagina. Nessuno mi chiede di informarmi sul versante
giudiziario. Questo, per quanto assurdo (sto a palazzo di giustizia da quasi
8 anni) è abbastanza normale - da almeno un paio d'anni ogni volta che c'è
di mezzo Berlusconi o il Polo, ci comportiamo così: loro non
chiedono e io non propongo, così siamo tutti felici.
Ma ieri ecco la stranezza: il mio capocronista dice che da Bologna
vogliono un pezzo sulle indagini giudiziarie che riguardano la Regione.
Resto scettico e stupefatto, ma il caporedattore conferma: 50 righe. Ancora
non ci credo, ma il capo della Polipress a Milano insiste: 12
moduli.
Ok, per una volta mi fido. Infatti scrivo il pezzo e, ovviamente,
ricordo che, nonostante il trionfo elettorale, la giunta Formigoni ha
qualche problema con i magistrati: un assessore agli arresti
domiciliari per associazione a delinquere; il presidente della più
importante commissione regionale (Bilancio) anche lui agli arresti
domiciliari con la stessa accusa; un altro assessore rinviato a giudizio
per corruzione nella vicenda Poggi Longostrevi; lui stesso - Formigoni
- indagato per abuso d'ufficio nella storia della discarica di Cerro
Maggiore, nonché imputato a rischio-processo con l'accusa di bancarotta
fraudolenta per il crac di Lombardia risorse.
Niente di nuovo, in realtà, se non fosse che i lettori del fascicolo
nazionale queste notizie non hanno mai potuto leggerle. E non le leggeranno nemmeno
oggi perché, di tutti quelli che mi avevano sollecitato l'articolo,
solo il caporedattore centrale ha per lo meno il buon gusto di avvertirmi
che il mio pezzo viene trasformato in un "grafico".
Magnifico. Oggi guardo il giornale a pagina 3 e vedo il capolavoro: titolo
"Quattro casi in sospeso" , seguono vari disegnetti e foto (la
maxi-discarica di Cerro diventa un cassonetto dei rifiuti...) ma nell'intera
didascalia si riesce a non scrivere mai né la parola Formigoni, né "arresti",
"imputazione" "corruzione" "rinvio
a giudizio" eccetera. L'effetto rasenta il comico. Sono
ammiratissimo. Neppure ai tempi del miglior Liguori mi ero mai
imbattuto in episodi simili. Buon anno.
Mario Consani.
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