Ragazzo Spazzola
Il tutto condito con l’anticipazione che Zoff sarebbe tornato alla Lazio per fare il dirigente. Secondo "Striscia", dunque, non sarebbero state le critiche di Silvio Berlusconi a provocare le dimissioni del ct: Zoff avrebbe in ogni caso spostato le nobili natiche dalle durezze della panchina alle morbidezze della poltrona. Ecco l’ultimo scambio di questo autopromozionale ping-pong fra il Tg satirico di Antonio Ricci e la compagnia di istrioni che il grande Aldo dirige con cinica autoironia: 1) "Striscia" invita Biscardi a svelare le sue fonti e lui, seduto fra Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti su un trono rosso, si lascia sfuggire un flebile "signor C."; 2) duettando con l’abituale spalla Maurizio Mosca nel corso di uno dei suoi Processi caciaroni (quest’anno sono due: a quello tradizionale del lunedì se n’è aggiunto uno al giovedì), a Biscardi sfugge che il "signor C." è il presidente della Lazio Sergio Cragnotti; 3) "Striscia" rilancia lo spezzone con il lapsus biscardiano. Nonostante un co-marketing così martellante, il presunto "scoop" non è stato però ripreso dai giornali. Il perché è presto detto: lo "sgub" originale non era tale in quanto tutti i giornalisti sportivi italiani sapevano e ripetevano ai quattro venti più o meno le stesse cose dette da Biscardi. Parte di loro – quelli del Nord – le sapevano perché gliele avevano anticipate un altro "signor C." e un certo "signor M.", e parte – quelli del Centro, Biscardi compreso – le sapevano perché gliele aveva ventilate il "signor P.", molto vicino a Cragnotti. L’unica sfumatura diversa (cambio a Zoff sconfitto per quasi tutti, cambio a Zoff vincente per Biscardi) si rivelerà irrilevante, perché Zoff gli Europei non li avrebbe né vinti né persi. Bisogna risalire al clima di quei giorni per capire perché il tema "dopo-Europei" fosse gettonatissimo nell’ambiente della stampa sportiva. La Nazionale faceva pena e tutti erano convinti che sarebbe naufragata nella fase eliminatoria, costringendo il ct alle dimissioni. In realtà, dunque, la poltrona nel CD della Lazio avrebbe rappresentato soltanto il rifugio offerto dal caritatevole Cragnotti all’amico alluvionato, mentre l’ingaggio da parte della Figc di un’icona del calcio italiano come Giovanni Trapattoni avrebbe rappresentato l’unica soluzione a una crisi di immagine prima ancora che di sostanza. Nella generalizzata certezza dell’immanenza e dell’imminenza del disastro le trattative si erano spinte un bel po’ avanti, su un fronte e sull’altro. Poi però le cose andarono diversamente: la Nazionale raggiunse la finalissima e perse gli Europei soltanto a 20" dalla fine; Zoff riacquistò – se non altro per aver visto confermata la fama di fortunello che si porta appresso – credibilità e rispetto. In realtà, dopo 40 giorni di guerra quotidiana su Totti e Del Piero, lui non ne poteva più di ritrovarsi a confronto continuo con una frotta di giornalisti di mezzo mondo. Borioso e autoreferente com’è, il povero Dino considerava una somma ingiustizia dover rendere conto di ogni sua alzata di sopracciglio. Solo che i risultati europei non davano appiglio a nessun cambiamento, né a quello punitivo né a quello celebrativo, e così tutte le parti coinvolte erano ormai avviate a fare, obtorto collo, l’unica cosa possibile: stracciare i contratti praticamente firmati un mese prima. E addio sgubs e scoops. E’ qui, però, che è entrato in ballo Berlusconi, vero e proprio "deus ex machina" della vicenda. Senza la sua penosa gaffe, afferrata al volo con balzo da giaguaro dal mitico portierone, nessuno avrebbe potuto barattare come sgub un’anticipazione inquadrata in tutt’altro scenario. PS – Dopo aver letto "Il Corriere della Sera" del 4 ottobre, Ragazzo Spazzola prende nota di aver prematuramente inserito Giorgio Tosatti fra gli estimatori "a prescindere" del presidente dell’Inter Massimo Moratti. |