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«"U Marranghin" e "u
Munachicchii", erano spiriti burleschi che non arrecavano alcun danno fisico
alle persone. Anzi sintrattenevano amichevolmente con coloro i quali casualmente
venivano a trovarsi insieme e intrecciavano con essi un rapporto gioioso e scherzoso. Il
primo, secondo la tradizione popolare, aveva un aspetto piuttosto goffo: basso di
statura, con i mustacchi, con pancione e testa grossa. Il suo aspetto bonaccione
lo rendeva talmente simpatico che, anche quando, di notte, si divertiva a fare dei piccoli
rumori in casa o a muovere il letto ai dormienti, la sua presenza non infastidiva e non
impressionava nessuno. Sapevano che era lui: il bontempone che amava scherzare, ridere e
giocare. Fra tutti gli scherzi, preferiva nascondere gli attrezzi agricoli e i recipienti
per bere. Li nascondeva nei luoghi più impensati e disparati, costringendo i contadini
alla ricerca di essi. Durante il periodo della trebbiatura, facilmente, forconi, crivelli
e pale cambiavano di posto e posizione da un momento allaltro. "Cuchm"
(orci) e "rizzol" (bacinele), attorno ai quali veniva messa una
pezza bagnata perché lacqua si mantenesse fresca, non venivano più ritrovati sotto
gli alberi o nel pagliaio, ma in altri posti e, a volte, venivano svuotati. Alcuni non
amavano molto questi scherzi, e facilmente si adiravano e imprecavano contro il
"Marranghino". Si dice che una volta un uomo, preso dallarsura, si recasse
sul posto in cui aveva lasciato il recipiente pieno dacqua, per bere. Non avendolo
trovato, cominciò a cercarlo. A pochi metri da lui vide il "Marranghino"
che tutto gongolante lo svuotava e sogghignava. A tale vista, il contadino, tutto adirato,
lo rincorse, ma lo spirito burlesco, allontanandosi, si girò di scatto e
gli fece gli sberleffi. Ciò innervosì maggiormente luomo che, presa una pietra da
terra, la lanciò contro il "Marranghino" che mise fine allo scherzo, buttando a
terra il recipiente "a rizzol", che si frantumò, lasciando
frastornato il povero contadino. Il secondo era un bambino morto prima di ricevere il
battesimo. Era daspetto gentile, bello di viso, vestito di bianco, con in testa un
berrettino di color rosso "u cuppulicchii" del quale chi fortunatamente veniva
in possesso diventava ricco. Si presentava per lo più ai bambini come lui, e con questi
trascorreva molto tempo a giocare, a ridere e a rincorrersi. Questultimo era la cosa
più bella e più desiderata da lui, in quanto sapeva che i compagni di gioco facevano a
gara per togliergli «u cuppulicchii» (cappuccio). Chi riusciva,
infatti, a strapparglielo dalla testa, si metteva a raccogliere monetine doro che
copiosamente cadevano a terra con un tintinnio caratteristico. |
Gli spiriti delle
terre lucane raccontati
Il
"lupo mannaro"
"U cavadd
senza cap",
Il demonio
nella superstizione
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