:: Serate di lettura sulla Costituzione
Dossetti dice: Informazione e Costituzione
"A parte i tanti discorsi e spettacoli (televisivi) volti
solo a generare una seduzione ingannatrice, il conflitto è
conflitto tra realtà e mito: si potrebbe anche specificare
tra una sana democrazia e i miti antidemocratici, alla fine
idolatrici, come quelli della babilonese Regina del
cielo, cioè i miti della prepotenza, della arrogante occupazione
del potere, della conservazione di esso ad ogni costo e contro
ogni ragione ed interesse della patria, della palese prevalenza
degli interessi privati di un'azienda sull'interesse pubblico
della Nazione.
Così la stessa sovranità popolare diventa sempre più una sovranità
mitica: a cui in pubblico e nei discorsi seduttori si rende
culto e la si sopraesalta, ma di fatto in sostanza la si viola:
delegittimando le sue rappresentanze elettive (il Parlamento),
tentando sempre più di comprimere l'indipendenza dell'ordine
giudiziario, moltiplicando estrose e indebite pressione sulla
Corte Costituzionale, e finalmente cercando con ostinazione
sistematica di ridurre sempre di più la libertà della suprema
Magistratura della Repubblica. Pressappoco come Mussolini
aveva ridotto la libertà del Re, e Hitler aveva ridotto la
grandezza mummificata di Hindemburg.
A una sovranità popolare così mitizzata che cosa potrà
ancora restare? Un' ultima illusione: l'illusione di una democrazia
diretta! Cioè di essere chiamata ad esercitarsi attraverso
referendum, resi sempre più frequenti ed agevoli. Ma anche
questa è un'illusione. Invece di una democrazia rappresentativa
(parlamentare), con le sue procedure dialogiche e le inevitabili
mediazioni di ragioni contrapposte a confronto, si avrebbe
una democrazia populista, inevitabilmente influenzata da grandi
campagne mediatiche, senza razionalità e appelantisi soprattutto
ad emozioni istintive e a impulsi emotivi, che trasformeranno
i referendum in plebisciti e praticamente ridurranno il consenso
del popolo sovrano a un mero applauso al sovrano del popolo.
Non si pensi che io vada troppo fantasticando:
- nella realtà sono già presenti e qualificati i soggetti
necessari e idonei;
- si sono già escogitati e alquanto messi in prova alcuni
passaggi e alcune procedure;
- si sono già verificati o sono in via di di verifica certi
possibili consensi;
- si è riscontrato il benestare di poteri occulti;
- e forse la tolleranza di alti accreditamenti etici.
E così o prima o poi - se continuiamo per questa strada -
i mistagoghi dell'utopica Seconda Repubblica potranno iniziare
tutto il popolo italiano, o per lo meno una gran parte di
esso, ai paradisi artificiali della nuova salvezza....
......Vorrei ritornare sull'argomento della disciplina dell'uso
dei mezzi di comunicazione. La prima dichiarazione di Dini,
subito dopo aver ricevuto l'incarico, ha accennato "a una
disciplina se si vuole anche di carattere transitorio dell'uso
dei mezzi di comunicazione.
Dico francamente che questo è stato il punto che sin dall'inizio
mi ha impressionato non favorevolmente. Posso ammettere la
necessità di prudenza e riserva in un campo già di per sè
tanto intricato e difficile. Ma mi augurerei che al più presto
- già nelle stesse dichiarazioni del Governo alle Camere -
potessimo ascoltare espressioni più definite al riguardo.
Già per una ragione pregiudiziale: che questo del monopolio
privato dei mezzi di comunicazione, è stato il punto più controverso
e l'obiezione fondamentale opponibile ed opposta al precedente
Presidente. Quella per cui si è potuto non infondatamente
fin dall'inizio sostenere la sua incompatibilità; e anche
quella per cui giustamente si è affermato che egli ha in proposito
adottato soltanto una tattica dilatoria, e che non ha fatto
quel che nessuno gli impediva di fare e che invece tutti concordi
reclamavano: cioè il porre fine in modo chiaro ed univoco
alla sua incompatibilità plurima. E questa stessa ragione
sarebbe stata bastevole da sola a confermare la legittimità
dell'accettazione delle sue dimissioni e a troncare ogni controversia
una volta accertato che il Governo non aveva più la maggioranza
in Parlamento. Questo va detto per il passato. Ma per il presente
e per il futuro va pure detto che una disciplina dei mezzi
di comunicazione non può riguardare solo l'uso, ma deve estendersi
anche all'effettiva titolarità. E non può, se vuole essere
equa ed efficace, limitarsi ad essere solo una disciplina
transitoria.
Questo sì, è di rilievo costituzionale, come già ha incominciato
a disporre la recentissima sentenza della Corte Costituzionale.
E arriverei a dire, riallacciandomi all'inizio del discorso
sulla prima e seconda Repubblica, che una disciplina organica
ed esauriente di tutta la materia dei mezzi di comunicazione,
potrebbe essere sì un segno iniziale di stacco giuridico tra
il prima e il poi. Potrebbe essere ciò che incomincerebbe
a dare anche al comune cittadino la coscienza di un inizio
di un effettivo nuovo dinamismo del nostro Patto costituzionale:
non più dimenticato o addormentato, ma riprendente una sua
vitalità e la capacità di inserirsi efficacemente nel contesto
delle nuove dinamiche della società italiana.
Ciò mi consente di ribadire, anche a questo proposito, ciò
che ho già detto in tesi generale: che sarebbe cioè un grave
errore parlare di modifiche costituzionali prima di avere
ristabilita la piena osservanza di tutte le norme, e in ispecie
di quelle relative al delicatissimo campo della pubblica informazione."
Testo desunto da: Giuseppe Dossetti, I valori della Costituzione,
Edizioni S.Lorenzo (RE), 1995
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