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La Bologna di Guazzaloca? Un'isola infelice
Da l'Unità di giovedì 25 Luglio 2002
di Benedetto Zacchiroli *
Non so perché mi sia venuto in mente di dedicare tempo ad
un argomento che ho sempre creduto dover venire per ultimo.
Ho sempre pensato che non fosse così impellente identificare
un candidato per le elezioni di Bologna del 2004 e che primario
fosse un bel percorso sull'idea di città e sul programma,
ma visto che tutti si buttano e che d'estate qualche sport
bisogna praticare, ho deciso di cimentarmi…
Intanto io abito in provincia e qualcuno potrebbe chiedermi
perché mi occupo del futuro sindaco di Bologna. Questo è il
primo paradosso. Che io non possa votare per il sindaco di
Bologna. Anche se passo spesso le mie giornate a studiare
in Sala Borsa (a proposito… ne avrei da dire, magari un'altra
volta), vengo ogni mattina in città, per lavoro o per studio,
non posso ritornare a casa per pranzo e devo fermarmi per
uno spuntino. Spesso ci passo pure le serate. Ma mi è negato
di esprimermi su chi governa la "mia" città. E come a me è
negato a molti pendolari, a cinquantamila studenti fuori sede,
a qualche migliaio di stranieri che qui lavorano ogni giorno
e che vivono la città con le sue opportunità, ma anche con
i suoi problemi e le sue contraddizioni. Beh, questi non votano.
Ci dev'essere qualcosa che non va. Non la tengo lunga, anche
se meriterebbe, ma si converrà che non c'è solo il capoluogo
e non c'è solo Guazza da mandare a casa.
Le elezioni, nel 2004 si faranno in 58 Comuni e per l'amministrazione
della Provincia. E' vero che il Comune capoluogo attira su
di sé quasi tutta l'attenzione, ma sarà bene considerare che
a fronte dei 360.000 abitanti di Bologna, il resto del territorio
provinciale ne fa 600.000! E allora - i bolognesi di città
non se ne abbiano a male - ma siccome i sindaci sono chiamati
a governare il territorio, non mi pare peregrina l'idea di
considerare ugualmente importante la superficie sulla quale
sono insediate le strutture più antiche della città e quelle
su cui sono collocati gran parte dell'aeroporto, il Centergross,
l'Interporto, tutti gli ipermercati, le massime strutture
produttive, pezzi di università, molta parte delle infrastrutture
della mobilità. Tutto questo è fuori dai confini comunali.
Se si riesce a fare questo sforzo mentale di immaginare la
città intera, nella quale decine di migliaia di bolognesi
sono andati ad abitare in cerca d'aria buona o di costi meno
proibitivi, lasciando il centro storico agli uffici e agli
studenti fuori sede, si capisce quanto sia determinante per
il futuro dell'area bolognese scegliere bene non solo il Sindaco
di Bologna, ma anche quelli di San Lazzaro, Casalecchio, Castelmaggiore,
Pianoro … e il Presidente della Provincia che ha il compito
di impostare le linee generali ispiratrici del futuro di tutta
l'area nel suo complesso.
Veniamo ai metodi? Veniamo ai metodi. Le primarie? Quelle
finte del 1999? Hanno già portato sfortuna una volta, ovvero
errare humanum est, perseverare diabolicum. Ciononostante
i diavoli già si aggirano, cioè qualcuno vuole di nuovo le
primarie, magari a pagamento. Qualcun altro ha già detto che
non va. Mi unisco a questi ultimi. Epperò un metodo, un metodo
per scegliere e scegliere bene, occorre trovarlo. Il sorteggio?
Il casting? Un concorso per titoli ed esami? L'asta? La vecchia
designazione dall'alto? Facciamo pure un bel brainstorming,
ma che sia davvero uno storming (tempesta) di brains (cervelli)
… Il sorteggio è da evitare, la scelta sarebbe casuale … per
carità. Quello di un concorso è uno schema troppo statalista.
All'asta potrebbe partecipare pure il Cavaliere e… non ci
sarebbe gara. Molto tradizionale e legata alle logiche di
partito la designazione dall'alto, cioè dai vertici dei partiti.
Resta solo il Casting.
Il casting è un metodo in uso nel mondo dello spettacolo.
Si mettono alla prova gli aspiranti, chiedendo loro di esibire
tutto ciò che possiedono di interessante. Con qualche modifica
potrebbe essere un metodo mica male. Fuor di metafora, dal
momento che i pretendenti saranno parecchi, conviene prepararsi
a selezionarli con delle belle domande. Come lo vogliamo,
e che cosa vogliamo dal nuovo sindaco di Bologna? Inutile
nascondersi dietro un dito. Guazza non è andato bene. Ma dove
ha sbagliato? E' utile capirlo, per non cadere negli stessi
errori. Guazza ha isolato la città. Bologna non è mai stata
tanto isola e tanto infelice di esserlo. Bologna è una città
che della relazione ha fatto la sua ragion d'essere. Ha un'Università
da sempre accogliente verso studenti e docenti di tutto il
mondo e che nel nono centenario ha siglato in piazza Maggiore
"Erasmus", il più bel carosello culturale e didattico d'Europa,
ha una fiera che riempie i padiglioni di espositori provenienti
da ogni angolo del pianeta, ha una folla di medi e piccoli
imprenditori che vendono dovunque e in molti settori sono
titolari di aziende leader e di griffes di prestigio. Ma,
ignaro di tutto questo, il Nostro ha immaginato un metrò che
nell'idea originale non usciva dalle mura e non si collegava
con le altre linee. E con questa filosofia ha fatto tutto
il resto. La politica dell'aria, la cultura, le strade, gli
stranieri… tutto come se Bologna fosse un'isola. E perché
i bolognesi potessero compiacersi di questa città-ombelico
ha messo una mongolfiera ai giardini Margherita che dà modo
ai pigri, di godersi lo spettacolo.senza dover salire sulla
torre degli Asinelli. E nell'ombelico di via Rizzoli il Guazza
ha invitato tutti. E che ci venissero portandosi dietro la
puzza del benzene e dell'ozono, delle polveri fini e di quelle
un po' più grosse poco importava. Basta che venissero … e
comprassero. Magari la maschera antigas.
In nome della bolognesità di Fagiolino e Sganapino, Guazza
ha trattato Bologna come se fosse una città che va avanti
con la testa voltata all'indietro. Le politiche culturali
ne sono la spia più impietosa. Gran bel concerto la Messa
da Requiem di Verdi in piazza Maggiore. Tanto di cappello.
Ma tanti soldi così bisogna metterli a disposizione anche
di chi tenta, di chi sperimenta, di chi inventa, di chi crea
oggi. E invece, nisba. Forzando sulla paura e sul fastidio,
amplificati giorno dopo giorno dalla stampa amica e, inventando
l'assessore sceriffo, il Guazza ha dato ai bolognesi l'illusione
che certi mali, lo spaccio, il vagabondaggio, l'accattonaggio,
la piccola delinquenza, potessero d'un baleno scomparire.
Appunto. L'illusione.
Allora io voglio l'Antiguazza! Uno che metta insieme una bella
squadra di assessori e non tema di sceglierli anche più esperti
e appassionati di lui. Uno che riapra la città e le faccia
riprendere il legame con il suo hinterland che continua a
darle da mangiare e da bere e ad accogliere i suoi rifiuti.
Uno che riapra la città, dialoghi e rafforzi i legami con
l'Europa e il mondo a partire dal dinamismo e dalle straordinarie
risorse culturali, intellettuali, economiche che Bologna possiede.
Uno che ci liberi dalla puzza. Soprattutto i bambini e chi
non ha una gran statura. E ne preservi la salute. Uno che
- metrò o no - usi con intelligenza le risorse già pronte
per dotare la città di un sistema di mobilità adeguato alle
necessità, faccia rispettare le regole e magari, en passant,
accenda Sirio. Uno che ci liberi da certe paure, favorendo
l'instaurarsi di rapporti positivi e arricchenti con gli stranieri.
Uno che si impegni a far sì che i bolognesi vecchi e nuovi
abbiano formazione, casa e lavoro (e se non è sempre cococò
è pure meglio), così a dormire sotto i portici saranno sempre
meno. Uno che non faccia promesse mirabolanti, ma realistiche
e poi le mantenga. Uno che abbia già dato qualche prova di
saperci fare. E magari abbia anche il coraggio di scoprirsi
e magari anche di strinarsi. Se vuol bene alla città più che
al suo destino politico si vede anche di lì. E adesso mi fermo,
sennò scrivo il programma. Io saprei anche chi è quello buono.
Se non avete capito non è importante. Ma chi si sente pronto
a fare l'Antiguazza …
*Gruppo2febbraio
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