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Chi ha paura dei girotondi?
Da L'Unità | Bologna & Emilia Romagna di domenica 17 marzo
2002
di Benedetto Zacchiroli *
Come tutto cambia in fretta! E pensare che a Milano, i quarantamila
del Palavobis erano tutti terroristi! Ora, per chissà quale
scherzo del destino, sono improvvisamente inermi ragazzini
perditempo che si accontentano di qualche girotondo! Così
dice l'onorevole Raisi, roba di una cultura che non è la sua,
per la quale non ha tempo. Oddio, che il girotondo non fosse
tra le radici della sua cultura non ci voleva molto a pensarlo…
Spiace solo che se la sia presa personalmente con qualcuno.
Tutta gente per bene - lo dice anche lui - persone che nella
vita hanno dimostrato grandi qualità e ottenuto grandi successi.
Speriamo che da ora in poi non sia una colpa! E tutta questa
gente senza capi? Anzi con i capi che, anziché condurre la
fila, stanno tranquilli nelle retrovie, come dice il signor
Sindaco? Ma, caro Sindaco a trecentosessanta gradi, ritiene
così negativo che tanti bolognesi - magari solo a centottanta
- si siano messi in cammino e abbiano alzato pacificamente
la voce per far notare come alcuni fondamentali principi della
civile convivenza siano messi quotidianamente a repentaglio?
Perché di questo si è trattato. E che l'abbiano fatto così
spontaneamente senza aspettare appelli e convocazioni, non
è di per sé positivo? Pensi che cosa le sarebbe venuto da
dire se i capi fossero stati davanti. Le sarebbe venuto in
mente un popolo bue dietro a qualche esagitato. O sbaglio?
Aveva detto e ripetuto che sarebbe stato il Sindaco di tutti
i bolognesi. Per un po' l'abbiamo persino aspettato, ma poi
ci siamo mossi da soli. Peccato! Ma vedrà, nulla è perduto.
E se dovesse ripensarci… Il fatto è che questi girotondi non
sono solo girotondi, non nascono dal nulla e di gioco hanno
solo l'atmosfera di festa che nasce dall'incontrarsi fra gente
che si riconosce per aver ritrovato un sacco di amici. Di
quelli veri, di cui ti puoi fidare, che magari non vedi da
anni o forse non hai mai visto prima, ma che se c'è bisogno,
basta un cenno, una telefonata, una … e - mail. E scopri che,
nonostante l'astensionismo alle elezioni e ai referendum,
nonostante l'individualismo diffuso, nonostante l'indifferenza
montante, nonostante l'appeal delle distrazioni televisive
e della politica dei talk show, il senso civico non è scomparso
del tutto. E sai che emozione? E scopri persino che ci siamo
tutti e tutte e di tutte le generazioni. Durerà? Qualcuno
ha detto che questi movimenti sono come dei fiumi carsici
che scorrono un po' sottoterra e un po' affiorano. Può darsi,
ma intanto adesso siamo fuori e all'aria aperta si vede chiaro
e si respira meglio! E viene pure da pensare. In questa brutta
situazione in cui siamo finiti - o forse ci siamo cacciati
- la prima cosa a cui pensare è la più importante: la libertà.
E' quello che stiamo facendo. Ma, subito dopo - già adesso,
in realtà - dobbiamo lottare per la qualità della nostra vita:
per il lavoro, per la scuola, per la sanità, per l'accoglienza,
per l'ambiente… Resta il futuro. Per prepararlo un po' di
tempo c'è. Occorre partire con il piede giusto e stabilire
intanto un metodo che ci metta in condizione di arrivare insieme
a riprendere in mano il timone della nostra città e del nostro
Paese. E' sul metodo che mi soffermo, perché sui contenuti
dovremo farlo insieme e con un po' di tempo davanti. Che uno
scelga per tutti è il metodo dei nostri avversari. Noi siamo
diversi e conosciamo il valore dell'ascolto, del confronto,
della collaborazione e poi… della sintesi. Per ora vedo quattro
priorità. Non basta dire che si deve vincere. Dobbiamo essere
capaci di individuare alcuni obiettivi concreti e tradurli
in progetti fattibili a partire dalla ricognizione dei bisogni
e dei problemi cercando le soluzioni nel quadro di un ricchissimo
sistema di valori di cui siamo orgogliosamente portatori.
Il coinvolgimento si deve estendere a tutte le sedi di discussione
e di confronto. Non più soltanto le sedi dei partiti o dei
comitati ufficiali. Esiste un mondo variegato e complesso
nel quale non va dimenticato nessuno: le scuole, le università,
i social forum, i centri civici, i gruppi informali, le associazioni,
internet… Si deve creare una collaborazione continua tra quella
che potremmo definire politica domestica e la politica istituita.
Il nuovo cresce se si mettono in sinergia i partiti e … tutto
il resto, che va trattato con la stessa dignità. Da ultimo,
ma non per importanza, voglio richiamare l'educazione alla
cittadinanza, prima pietra dell'educazione politica. E' quello
che abbiamo incominciato a fare con i girotondi. Che altro
è, infatti stimolare a prendere coscienza che l'informazione
plurale - e quindi libera - è un diritto? Che altro è dimostrare
perché si vuole che la legge sia uguale per tutti? Speriamo
che sia solo l'inizio.
* Gruppo 2 Febbraio
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