Guida alla comprensione della struttura
narrativa, formata da quindici racconti,
una dichiarazione che lo stesso Joyce
fece all'editore Grant Richards: «Ho
inteso scrivere un capitolo della storia
morale del mio paese ed ho scelto
Dublino come ambientazione perché quella
città mi sembrava costituire il centro
della paralisi. Ho cercato di
presentarla ad un pubblico indifferente
sotto quattro aspetti: infanzia,
adolescenza, maturità e vita pubblica. I
racconti sono disposti in tale ordine».
Lo schema suggerito da Joyce è il
seguente:
Infanzia: «Le sorelle», « Un incontro»,
«Arabia».
Adolescenza: «Evelìne», «Dopo la corsa»,
«Due galanti», «Pensione di famiglia».
Maturità: «Una piccola nube», «Rivalsa»,
«Polvere», «Un caso pietoso».
Vita pubblica: «Il giorno dell'edera»,
«Una madre», «La grazia», «I morti».
Nei racconti dell'Infanzia la narrazione
in prima persona coglie un momento di
inquietudine e dì delusione nella vita
di un ragazzo, che assiste alle esequie
di un prete morto misteriosamente («Le
sorelle»), marina la scuola con un amico
e incontra un vecchio pervertito («Un
incontro»), raggiunge solo all'ora di
chiusura un meraviglioso Bazaar e non
riesce a comprare un regalo per l'amica
(«Arabia»). In seguito (Adolescenza), il
passaggio alla terza persona "oggettiva"
situazioni di frustazione e impotenza:
I'Eveline del racconto omonimo non
riesce ad abbandonare l'Irlanda e a
seguire l'amato, un giovane marinaio, in
partenza per il Sud-America. In
«Pensione di famiglia», il protagonista
si trova imprigionato in un matrimonio
mediocre, abilmente organizzato dalla
proprietaria della squallida pensione
dove vive. Figure di intellettuali
delusi e incapaci di adattarsi alle
incombenze della vita quotidiana, in
casa e al lavoro, dominano il quartetto
dei racconti della Maturità, mentre
nell'ultima parte (Vita pubblica) di
Gente di Dublino vengono passate in
rassegna con ironia la scena politica
irlandese («Il giorno dell'edera»),
l'oppressiva presenza materna («Una
madre»), le ambigue e pervasive
istituzioni ecclesiastiche («La
grazia»). Ne «I morti» culminano tutti i
motivi dei libro e balza in primo piano
la figura del giovane intellettuale
Gabriel Conroy, già consapevole della
"paralisi" spirituale di Dublino e
pronto all'esilio, ma assillato da
rimorsi e da dubbi sulle sue scelte
pubbliche e private.
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