«Un caso pietoso» è l'undicesimo
racconto di Gente di Dublino, e l'ultimo
della fase della "maturità". Scritto
intorno al 1905 e più volte revisionato
prima della pubblicazione in volume, «Un
caso pietoso» prende spunto da alcune
annotazioni del diario del fratello di
Joyce, Stanislaus, che sarebbe servito
anche come parziale modello del mediocre
e meschino intellettuale James Duffy.
L'uso di precisi riferimenti geografici
a località di Dublino, come Chapelizod,
la descrizione minuziosa della
Biblioteca di Mr Duffy, l'inserimento
nel testo di un articolo di giornale
rivelano l'impianto ancora realistico
del racconto, ma la conclusione che
contrappone un "non evento" (il rifiuto
di Duffy di farsi coinvolgere
emotivamente dall'amicizia con Mrs
Sinico) a un evento tragico seppure
misterioso (la morte della donna sotto
le ruote del treno) si carica di più
sottili implicazioni simboliche.-
«Nessuno lo voleva: era escluso dal
banchetto della vita». La
consapevolezza, da parte del
protagonista, del proprio fallimento
sentimentale e della propria solitudine
egoistica rimane sospesa nell'atmosfera
impalpabile di un `epifania", allusiva e
insondabile quanto il destino di Mr
Duffy.
A Painful Case («Un caso pietoso»),
undicesimo racconto dei Dubliners,
sviluppa il motivo della "paralisi"
nelle sue implicazioni pubbliche e
private e utilizza una tecnica narrativa
che passa dal realismo ottocentesco alla
più secca struttura verbale suggerita
dall' "epifania". Se vogliamo esaminare
alcuni livelli di lettura, possiamo
individuare:
1) Il motivo autobiografico. James Duffy,
sterile intellettuale dublinese
egocentrico e libresco, è una proiezione
dello stesso Joyce o del fratello
Stanislaus. Altri frammenti
autobiografici, legati alla topografia
di Dublino e a personaggi conosciuti
dallo scrittore, si intrufolano nella
tessitura del racconto. il cognome del
personaggio femminile, Sinico, ad
esempio, rinvia alla figura di Giuseppe
Sinico, compositore e maestro di bel
canto a Trieste.
2) Il motivo "irlandese". La squallida
vicenda di Duffy, «escluso dal banchetto
della vita», si confonde con la
degradazione dell'intera città, dove
sembra destinata al fallimento ogni
speranza di redenzione politica, oltre
che di solidarietà umana. Il partito
socialista irlandese, frequentato dal
protagonista, si spacca in tre tronconi,
ciascuno «col proprio capo e la propria
soffitta». La compagnia ferroviaria è
esclusivamente preoccupata di
salvaguardare il proprio buon nome in
occasione della morte della signora
Sinico, che il marito e la figlia
descrivono senza pietà come
un'alcolizzata.
3) Il motivo della crisi
dell'intellettuale. L'esistenza
fallimentare di Duffy, la sua
impossibilità di amare, il suo
intellettualismo arido e privo di ideali
collocano il protagonista di « Un caso
pietoso» in quella schiera di personaggi
europei dell'epoca che comprende il
Prufrock de «La canzone d'amore di J.
Alfred Prufrock» di T.S. Eliot, gli
ambigui anarchici de L'agente segreto di
Conrad, lo Zeno Cosini de La coscienza
di Zeno di Italo Svevo, che di Joyce fu
amico e, in qualche modo, discepolo. La
frequentazione della poesia del
romantico Wordsworth o la scoperta delle
teorie superomistiche di Nietzsche non
salvano certo Duffy dalla sua
mediocrità, ma, anzi, ribadiscono
ironicamente il distacco tra la
letteratura e l'esperienza.
4) Il motivo della solitudine.
L'impossibilità di amare (o la riduzione
del sentimento ad «amori venali e
furtivi») diviene paradigma di una
condizione universale di desolazione e
di follia. La solitudine del
protagonista scaturisce dal senso di
colpa per aver rifiutato le profferte
d'amore della signora Sinico, ma, nel
silenzio notturno, diventa percezione
acutissima di un vuoto che abbraccia
tutto l'universo, come sarà per la neve
che cade sulla città addormentata nel
racconto conclusivo dei Dubliners, «I
morti».
In «Un caso pietoso», l'epifania
joyciana si manifesta attraverso una
serie di "rivelazioni" casuali dalla
lettura dell'articolo di giornale che
riferisce della morte della signora
Sinico all'ascolto del «cadenzato
rumore» del treno notturno che si
dilatano, a poco a poco, nella coscienza
del protagonista, fino a metterlo in
contatto, quasi, con la donna morta:
«sembrava essergli vicina nell'oscurità.
In certi momenti gli pareva di sentirne
la voce all'orecchio, di avvertirne il
tocco della mano nella sua». Commenta A.
Brilli: «La sensazione auditiva e quella
tattile, che furono i tratti di
congiunzione e di disgiunzione con la
signora Sinico, tornano ossessivi come
presenza di fantasma». La seconda parte
del racconto joyciano ancora la sequenza
temporale alla sera in cui Duffy legge
la notizia della morte dell'ex amica,
dopo un salto di quattro anni, e scatena
il meccanismo epifanico dando il senso
di una "improvvisa rivelazione" alle
percezioni del personaggio. In questo
contesto, anche i dettagli materiali, a
cui Joyce è sempre molto attento,
acquistano una risonanza simbolica.
Così, mentre Duffy legge e rilegge la
notizia del "caso pietoso" davanti a un
piatto di carne di bue in scatola e di
cavoli, « il cavolo cominciava a
depositare un grasso freddo e
biancastro», come la coscienza in
putrefazione del"'eroe" joyciano.
La trama, che potrebbe essere tratta da
un romanzo naturalista, si prosciuga in
secche annotazioni, mentre il linguaggio
esplora l'animo arido ed egocentrico di
un "uomo senza qualità". I due momenti,
quello "oggettivo" della banale cronaca
giornalistica, e quello "soggettivo" ed
epifanico che segue i movimenti della
coscienza di James Duffy, nel passaggio
dalla sorpresa alla ripugnanza,
dall'autocommiserazione alla
consapevolezza della solitudine,
suggeriscono la volontà dello scrittore
di creare una forma narrativa duttile e
lontana da ogni schema ottocentesco.
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