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Impercettibile la presenza
greca su Thapsos |
by Salvo
Maccarrone
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L’ arrivo dei Megaresi guidati da Lamis
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La quasi impercettibile presenza dei greci potrebbe essere giustificata dal
fatto che Lamis e i suoi,secondo quanto afferma Polieno
[Polieno visse nel 2°sec.d.C.Scrittore
greco di cose militari, nel 162 d.C.dedicò agli imperatori LVero e M.Aurelio
una raccolta di 900 Stratagemmi in 8 libri.La sua opera contiene
interessanti notizie riguardanti la Sicilia;Polieno però non cita le fonti a
cui attingeva.Nel libro V,5,1,Polieno descrive la posizione geografica di
Lentini,lo stratagemma adottato da Teocle per cacciare i siculi da Lentini e
le disavventure dei megaresi che cercavano sedi in Sicilia], si
fermarono a Thapsos solamente sei mesi dopo un inverno trascorso a Trotilo. |
La tradizione tramandataci da Tucidide
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La tradizione tramandataci da Tucidide [Tucidide,storico
ateniese,vissuto all’incirca tra il 460-400 a.C,attinge le sue notizie dalla
storiografia greca e,per le vicende siciliane,probabilmente dallo storico
siracusano,Antioco (V sec.a.C.).Egli si sofferma sul modo in cui fu
colonizzata la Sicilia,tracciando anche il quadro etnico dei suoi antichi
abitanti.Lo storico ignora però totalmente i contatti precoloniali della
Sicilia con il mondo egeo minoico e miceneo che,ai giorni nostri,vengono
meglio documentati dal moltiplicarsi delle scoperte archeologiche]
vuole che dopo Calcide e Corinto anche Megara, indipendentemente,fondasse
alcune colonie in Sicilia.
Secondo questa fonte dovremmo trovarci storicamente nell’ultimo terzo dell’VIII
sec.a.C. quando una gran moltitudine di Elleni,in maggior parte giovani e
vigorosi,presero d’assalto le coste orientali della Sicilia,attratti dalla
feracità dell’Isola e dalle favole raccontate da Omero,echeggianti,in maniera
distorta, sinistre leggende sulla crudeltà dei suoi abitanti.Una
sciamatura,con sprezzo dei pericoli,dettata dalle ormai invivibili condizioni
politiche di molte città della Grecia e avente lo scopo di procurare nuove e
migliori sedi alla sovrabbondante popolazione. |
Le peripezie di Lamis e dei suoi Megaresi
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I megaresi,di stirpe dorica,guidati da Lamis,giunti in Sicilia fondarono
Trotilo, l’odierno fiordo di Brucoli ove,però,non rimasero a lungo.Invitati da
Teocle,che assieme ai suoi calcidesi aveva fondato Lentini,i megaresi giunsero
in quella città che,peraltro,era ancora abitata dai siculi. |
Lo stratagemma di Teocle per cacciare Lamis da Lentini
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La strana disponibilità mostrata dal capo dei calcidesi nascondeva un secondo
fine,ma i megaresi,che erano in cerca di una sede stabile in Sicilia, non ci
fecero caso.Infatti, Teocle,voleva sbarazzarsi degli ingombranti siculi che
convivevano pacificamente nella stessa città e non potendolo fare lui e i suoi
uomini,a causa dei solenni giuramenti prestati agli indigeni quando questi li
accolsero pacificamente nel loro territorio,ricorse ai megaresi.Una volta
sgomberata la città dai siculi,l’ingrato Teocle con un’altro stratagemma,
narrato da Polieno, cacciò poco tempo dopo da Lentini anche Lamis e i suoi
compagni.
Astutamente annunciò una solenne processione in onore delle dodici divinità
dell’Olimpo e poichè la voleva rendere ancora più solenne chiese ai megaresi
di consegnare le loro armi.Quanto questi,senza alcun sospetto, furono
disarmati,l’infido Teocle fece annunciare da un araldo che Lamis e i suoi
dovevano abbandonare Lentini prima del calar del sole,pena la morte. Privi di
armi e amareggiati da cotanta angheria,ingratitudine ed arroganza,i megaresi
furono costretti ad ubbidire. |
Cacciati da Lentini i Megaresi si stabilirono a Thapsos
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Si
stabilirono,quindi,per un periodo di sei mesi,sulla penisola di Magnisi
dove,sempre secondo Tucidide,fondarono la città di Thapsos.Quì, qualche mese
prima della fondazione di Megara Iblea,morì Lamis.Dopo averne onorate le
spoglie mortali,secondo gli usi rituali e la concezione religiosa dei greci,la
salma dell’ecista venne deposta in una tomba,anzi,in una duplice tomba
[Jean Berard,Ibid.,pag.277],cioè
scavata nella roccia sopra una preesistente tomba dell’Età del
Bronzo,costruita in condizioni difficili,giacchè i megaresi si accingevano a
lasciare al più presto quella località poco ospitale
[Jean Berard,Ibid,.pag.28]. |
Il re siculo Iblone offre ai Megaresi una fascia di terreno costiero
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Rimasti orfani della loro guida,accettarono l’offerta del re Iblone,signore di
un vastissimo territorio [Quasi
tutti gli studiosi ormai sono concordi nell’affermare che il dominio di
Iblone (o Hyblon) comprendesse tutto l’altipiano del monte Lauro e
tutta la costa compresa fra Augusta e Siracusa. Quando Lamis e i suoi giunsero
su Thapsos la costa doveva essere particolarmente deserta poichè la
popolazione, guidata da Iblone, viveva accentrata in Pantalica, una vera e
propria fortezza naturale di notevole estensione che occupava uno sperone di
montagna completamente isolato dalle profondissime valli dell’Anapo],
che concesse loro una fascia di terreno costiero a nord di Magnisi,dove
fondarono la città di Megara Iblea.Una città dal duplice nome in omaggio,il
primo,alla loro madre-patria (Megara) e,il secondo,probabilmente a ricordo
perenne del generoso gesto di Iblone. Cento anni dopo la fondazione ,Megara
Iblea aveva già raggiunto una floridezza economica ed una popolazione talmente
numerosa al punto da decidere uno sfoltimento,colonizzando altre località.
Sotto la guida dell’ecista Pamillo,giunto appositamente dalla madre-patria
Megara,i megaresi fondarono,sulla punta sud-occidentale della Sicilia,la
città di Selinunte. Ben presto questa colonia dorica divenne talmente florida
da fondare,a sua volta, Eraclea Minoa. |
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