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Etiam periere ruinae... qui sono scomparse perfino le rovine

Thapsos, vera capitale della Sicilia

e dell'intero Occidente Mediterraneo

nell'Età Micenea

by Salvo Maccarrone

 

Come abbiamo più volte ricordato,la Cultura di Thapsos venne definita nei suoi caratteri essenziali fra il 1889 e il 1895 da Paolo Orsi.Il nome gli deriva dalla località priolese, nota in tutto il mondo per l’importanza e la consistenza dei ritrovamenti archeologici,caratterizzati da  forme nuove ed originali, rispetto alla precedente Cultura di Castelluccio(inizio II millennio a.C.-XV sec.a.C.).

Gli archeologi si trovarono di fronte una bella ceramica bruna di produzione indigena e di importazione,realizzata con un particolare stile,sia nella forma che nelle decorazioni ad incisione.Tra queste molto caratteristiche sono le coppe e le scodellette su altissimi piedi tubolari,e i grandiosi bacili carenati,anch’essi elevati su altissimi piedi.

Vasta la distribuzione territoriale della "Cultura di Thapsos"

Se si osserva la distribuzione territoriale dei siti thapsiani in Sicilia, l’area del siracusano appare quella a maggiore concentrazione demografica.

Infatti,in rapporto con i porti naturali vi sono, oltre a Thapsos,gli insediamenti costieri di Molinello (Augusta), del Plemmirio e di Ognina (Siracusa); quello di Cozzo del Pantano (Siracusa) a poca distanza dalla costa;quelli di Matrensa (Siracusa) e di Floridia, forse comunicanti con il mare attraverso via fluviale e palude costiera.Tra questi si annoverano le testimonianze della stessa cultura rintracciate nella grotta della Chiusazza (Canicattini), in Contrada Maiorana (Buscemi),sul colle di S.Mauro (Lentini).

Altri siti thapsiani,attestati dai reperti archeologici,si trovano nell’area urbana di Catania,ovvero nelle grotte di Barriera (alle porte di Catania) e Nizeti (periferia di Catania). Si pensa che in questa epoca Catania dovette essere  un attivo ed importante scalo marittimo da cui la Cultura di Thapsos si è espansa nel retroterra.Lo testimonierebbe qualche corredo funerario individuato a Paternò, alle falde dell’Etna.

Più a nord di Catania la cultura thapsiana è attestata a Giardini-Naxos (Messina), località considerata un ideale punto di arrivo in Sicilia per la navigazione costiera,che seguiva la costa ionica della Calabria.

La cuspide peloritana (Messina, Motta di Rametta e Milazzo) rientra invece nell’orbita della vicina Cultura del Milazzese largamente documentata nell’arcipelago oliano (Lipari, Panarea, Saline, Filicudi,ecc.)

Un’aspetto particolarmente diverso da quello eoliano presenta invece l’isola di Ustica (Palermo),posta a largo della costa settentrionale della Sicilia, dove di trovano abitazioni a stanze quadrangolari confrontabili con quelle di Thapsos;altre testimonianze thapsiane si hanno nella grotta del Ferrarro e del Puntali(Palermo).

Molto tenui appaiono sinora le tracce thapsiane lungo la costa della Sicilia meridionale; qualche attinenza con Thapsos si ha nell’insediamento costiero di Capo Scolambri (Ragusa) e in alcune tombe di contrada Paraspola (Chiaramonte Gulfi).

Secondo gli archeologi particolare importanza deve avere avuto la regione intorno ad Agrigento,da cui proviene un vasetto miceneo,mentre frammenti di ceramica tardo-micenea sono stati rinvenuti a Milena.Molto più interessanti sono le ceramiche analoghe a quelle di Thapsos ,due bacili in lamina di bronzo di origine cipriota e grandi spade rinvenuti in una tomba portata alla luce sul monte S.Vincenzo a Caldare,sempre nell’agrigentino.

Qualche testimonianza si ha anche nella Sicilia occidentale a Castellazzo di Ulina, in territorio di Poggioreale (Trapani),e nella grotta di Mangiapane di Custonaci(Trapani).

Il rinvenimento  di ceramiche dello stile di Thapsos e di vasellame miceneo nei siti citati e l’eccezionale quantità recuperata nelle necropoli di Thapsos, dimostrano agli studiosi come  effettivamente Thapsos rappresentasse in Sicilia il maggior punto di riferimento dei traffici commerciali marittimi nel bacino centrale del Mediterraneo durante la media età del bronzo.

 
 


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