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Storici e Poeti menzionano
Thapsos |
by Salvo
Maccarrone
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Tucidide
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L’odierno aspetto fisico della penisola di
Magnisi non si discosta tanto dalle descrizioni che, in epoca classica, ne
fecero storici e poeti. Secondo le nostre attuali conoscenze, la più antica
citazione di Thapsos risale alla seconda metà del V sec.a.C. e la si trova più
volte nelle “Storie” di Tucidide. Procedendo cronologicamente, lo storico
ateniese (il quale sconosceva che già Thapsos era una città di chiaro influsso
miceneo e sorta quindi parecchi secoli prima della colonizzazione greca della
Sicilia), ci informa (con quello stile fazioso e campanilistico che spesso
hanno gli scrittori greci quando parlano delle loro città e dei loro
governanti), che Thapsos fu fondata dal megarese Lamis
[Diversi studiosi nei loro scritti
chiamano questo ecista Lamis, Lami o Lamide.]
dopo che con i suoi venne scacciato dai calcidesi di Leontini:scacciato
da loro fondò Thapsos e morì,mentre gli altri,scacciati da Thapsos,siccome
Iblone re dei Siculi offriva loro la terra e li guidava,fondarono Megara,quella
chiamata Iblea [Tucidide,Le
Storie,VI,4,1]. Poi,trattando
diffusamente la disastrosa spedizione di Atene contro Siracusa,Tucidide
ricorda l’approdo segreto degli ateniesi,provenienti da Catania, nella baia di
Leon,nei pressi di Thapsos,ove fatti sbarcare i fanti,con le navi ormeggiarono
a Thapsos [Tucidide,Ibid,VI,97,1].
Quindi descrive la particolare conformazione fisica della penisola e la sua
posizione geografica:Thapsos è una penisola che con un lungo stretto si
protende in mare e che non dista da Siracusa nè molta strada nè molta
navigazione
[Tucidide,Ibid.,VI,97,1].
Infine riferisce che la penisola venne occupata
dagli ateniesi che ne fortificarono l’istmo e che nelle due insenature
portuali naturali si fermarono le forze navali ateniesi prima di passare nel
porto di Siracusa:E le forze navali ateniesi si fermarono a Thapsos dopo aver
tagliato con palizzate l’istmo;la fanteria subito di corsa si mosse verso la
Epipole... [Tucidide,Ibid.,VI,97,2].
Pare che tale flotta consistesse in 134 triremi e 30.000 uomini, una sorta di
città galleggiante cosmopolita e caotica, ormeggiata, nel maggio del 414 a.C.,
lungo l’ampia baia compresa tra Thapsos e Trogilos (cioè da Magnisi fino a
raggiungere quasi Capo S.Panagia).I componenti di questa spedizione erano
ateniesi scelti, argivi, teti, mantineesi, mercenari, rodi, esuli megaresi,
cretesi e alleati vari,in parte scelti tra le città soggette.Tra questi vi
erano 5.100 opliti,480 arcieri,700 frombolieri,30 cavalieri e gente armata
alla leggera. Portavano il vettovagliamento alle navi da guerra (con equipaggi
armati fino ai denti),una trentina di navi mercantili che avevano a bordo
fornai, servitori, cavalli, muratori, carpentieri e tutto l’occorrente per il
lavoro di un assedio;cento battelli supportavano le navi, mentre un’altra
infinità di battelli e navi mercantili seguivano l’esercito per fini
commerciali.
Un esercito di terra e di mare spaventoso avente
lo scopo di isolare Siracusa con un blocco navale e con la costruzione di un
muro che,dalla baia di Thapsos,si sarebbe dovuto estendere,attraverso Epipoli,fino
al Porto Grande. I siracusani tentarono di impedire il completamento di quell’opera
costruendo contro-muri. Dopo mille battaglie, che provocarono tantissimi
morti, descritte con dovizie di particolari da Tucidide,l’epilogo dell’impresa
fu dolorosissimo per gli ateniesi che subirono una completa disfatta.Non meno
di settemila uomini caddero prigionieri dei siracusani.Andarono perdute la
fanteria e le navi e ogni altra cosa, e pochi, da tanti che erano, tornarono
in patria [Tucidide,Ibid.,VII,87,6].
I prigionieri, gettati come animali nelle latomie siracusane,rimasero
ammassati in quei luoghi ristretti e poco salutari per circa sessanta giorni.Infine
furono venduti come schiavi,ad eccezione degli ateniesi e dei sicelioti o
italioti.
Successivamente diversi poeti latini,
lessicografi e antichi compilatori di itinerari accennano a Thapsos.
Virgilio
Virgilio (70-19 a.C.) la immortala nel libro terzo dell’Eneide dopo che Enea e
i suoi compagni troiani, sfuggiti alla furia dell’orrendo e smisurato ciclope
Polifemo, oltrepassano le rocce vive della foce del Pantagia,il golfo di
Megara e le basse terre di Thapsos
[Virgilio,Eneide,III,689-690:Vivo praetervehor ostia saxo /
Pantagiae Megarosque sinus Thapsumque jacentem]. Con queste
pochissime parole Virgilio fotografa la penisola fornendo sia le coordinate
geografiche che l’aspetto fisico che,da allora,è rimasto immutato.Annibal
Caro, estroso traduttore di Virgilio,ci ha lasciato questa mirabile versione:A
la sassosa foce di Panagia/Al Megarico seno,a i bassi liti/Ne trovammo di
Tapso [Virgilio,Eneide,traduzione
di Annibal Caro,III,1086-1088,Salani Editore,Firenze 1976]. |
Ovidio
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Ovidio, poeta latino vissuto tra il 43 a.C. e il 17 d.C., la chiama isola:
Dista, l'isola di Tapso, quaranta stadi dalla città di Megara, cioè il
castello dei Siracusani [Ovidio, Fasti, IV, 477]. |
Silio Italico
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Silio Italico (25-101 a.C.),altro
poeta latino,nel suo poema epico sulla Seconda Guerra Punica,rievoca Thapsos
tra le città alleate di Siracusa (anno 213 a.C.) contro i romani guidati dal
console Marcello [Silio Italico, Punica, XIV, 206]. |
Eusebio
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Eusebio (265-339 d.C.):Un chersoneso fu costruito in Sicilia nell’anno IV
della XV Olimpiade, [Eusebio,citato
da G.Mignosa,Ibid.,pag.17], cioè nel 717 a.C. Chersoneso è una parola
greca che significa Isola continentale e nell’antichità era il nome di molte
penisole.
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Tolomeo
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Anche Tolomeo nella sua sintesi delle conoscenze geografiche (III,4,4) parla
di un Chersoneso che poi molti studiosi hanno individuato a Siracusa in
località Isola (Plemmirio). Secondo il Cluverio e lo Schubring il Chersoneso
citato da Tolomeo potrebbe forse denotare Thapsos
[Cfr., Adolfo Holm, Storia della
Sicilia nell’antichità, Forni edit., 1980, vol.I, pag.44, nota 18].
Nell’ Itinerarium Maritimum, un’opera descrittiva che indicava soprattutto,in
maniera a volte imprecisa,le distanze tra i luoghi,le stazioni di tappa,i
porti e le coste,Thapsos è ricordata assieme ad Aretusa e Megara. L’isola di
Aretusa,e Tapso,che si trova a una distanza di XI stadi da Megera [Megara]
[George Vallet, François
Villard e Paul Auberson correggono “XI” con “XL” e “Megera”
con “Megara”. Cfr., G.Vallet, F.Villard, P.Auberson Megara Hyblaea,guida
agli scavi, École Française de Roma, 1983, pag.123], che è un
castello dei Siracusani [Itinerarium
Maritimum, 517]. |
Mario Onorato Servio
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Mario Onorato Servio (IV-V sec.d.C.) nel suo ampio commento ai poemi di
Virgilio, definisce Thapsos isola ai flutti quasi uguale in altezza
[M.O. Servio citato da Michele Rizzo, Melilli, Storia di un paese senza
storia, Arnaldo Lombardi editore, maggio 1990, pag.25].
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Stefano di Bisanzio
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Stefano di Bisanzio, lessicografo del VI sec.d.C., nel suo dizionario alla
relativa voce spiega: Tapso città della Sicilia, di cui la gente dicesi Tapsìa
[Stefano di Bisanzio, sub voce Thapsos, citato da G.Mignosa, ibid., pag.17]. |
Citazioni di epoche successive
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Parecchie le descrizioni di Thapsos risalenti ad epoche successive. Tra queste
ve ne è una poco nota,che mette in risalto le qualità fisiche e geografiche
della penisola di Magnisi, definendola finestra aperta ai traffici commerciali
con il bacino del Mediterraneo e sito ideale per costruirvi una città
inespugnabile e più grande di Palermo. |
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