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GIUSTIZIA E LIBERTA' La pena di morte.Torture fisiche e psicologiche. I detenuti come forza lavoro a costo zero. | CARCERI USA Tutto il business del sistema penitenziario USA- dei profitti e delle pene | Viewing Requirements: Internet Explorer 3.0 or Netscape 3.0 or above, 800X600 or higher res. | |
Tra il 1979 e il '90, la spesa dei vari stati della confederazione nel settore carcerario è aumentata del 325% in ordine al funzionamento e del 612% in ordine alla costruzione, con un ritmo tre volte maggiore di quello |
Tutto il business del sistema penitenziario USA ...quasi sei milioni di cittadini della più ricca potenza mondiale sono sotto tutela penale. | mirror: http://spazioinwind.libero.it/
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auge, tutto quello che il "pubblico" può fare, l'impresa privata lo può fare meglio e a costi inferiori. Prigione vuol dire denaro. Negli States, lo chiamano il correctional business: è una specie di speculazione affaristica sulle disgrazie altrui. L'amministrazione della pena è diventata, come tutto del resto, una fonte di profitti. Maggiore è la "domanda" di internamento, maggiore l'offerta; il problema è di poter vendere bene la merce "pena" e far fun zionare a regime l'industria del controllo sulle "classi pericolose": i poveri, i disoccupati, gli afroamericani, i giovani delle periferie urbane, gli immigrati "clandestini". Nel 2000, cinque società si dividevano la gestione di 120 stabilimenti di pena privati per un totale di 120mila detenuti. Anche se il numero di imprese che dominano questo mercato, si riduce in pratica a due società: la Correctional Corporation of America e la Wackenhut Corrections Corporation. Queste gestiscono una trentina di carceri di minima e media sicurezza. Il resto del mercato è in mano a piccola compagnie, che vendono prigioni a comunità rurali, le quali vedono in esse un'opportunità per nuovi posti di lavoro e maggiori entrate fiscali. - La Wackenhut amministra attualmente 11 carceri, in pratica il 22% del mercato dei posti-cella affidati ai privati; inoltre ne gestisce altre due in Australia, mentre cerca di penetrare anche sui "mercati" latinoamericano, asiatico ed europeo. Nel 1999, il suo giro d'affari ammontava a 2,2 miliardi di dollari e controllava il 55% del mercato penitenziario privato non statunitense. La Correctional Corporation è invece considerata la pioniera nella costruzione e nell'amministrazione degli istituti di pena privati; sta gestendo 21 prigioni, cioè il 5 1 % del mercato interno, soprattutto negli stati del Sud (Texas, Tennessee, Florida, New Mexico), dove la privatizzazione delle carceri si è andata sviluppando a partire dagli anni '80 e oggi rappresenta un vero e proprio settore industriale con una crescita del 35% l'anno. Ma non solo: come l'industria manifatturiera, oltre ad aver stabilito rapporti anche con la Gran Bretagna e l'Australia, è disponibile a spostare le sue "aziende" oltre il confine messicano dove possono essere impiantate delle autentiche maquilladoras penitenziarie. Lo stato dell'Arizona ha in progetto la costruzione di una prigione privata in Messico, per 2mila detenuti chicanos. Quotata alla borsa di Wall Sreet, la Correctional Corporation rappresenta la quinta società sul mercato finanziario newyorkese. Stiamo parlando di due "multinazionali delle sbarre". Alcune previsioni danno per certo che, entro il 2003, la percentuale del vantaggioso mercato della detenzione negli Usa crescerà più del doppio. Già dal 1983 al '96, i posti letto nelle prigioni private sono passati a 87.072 (+ 48%). Le previsioni ci assicurano poi che, entro il 2006, raggiungeranno quota 350-400mila. E qui balzano all'occhio alcune cifre: nei primi anni del decennio scorso, il costo medio di un letto carcerario era di 53.100 dollari contro i 42mila degli anni '87-88. Come buona regola di ogni sistema produttivo che si rispetti, a questo punto entra in campo l'indotto. Esistono più di cento ditte specializzate soltanto nella progettazione di carceri, che guadagnano dai quattro ai sei miliardi di dollari l'anno con il mercato di questo genere di edilizia. Sul Correction Today, una pubblicazione edita dall'Associazione penitenziaria statunitense, si possono leggere inserzioni del tipo: costruttori "chiavi in mano", servizi di gestione penitenziaria, bracciali elettronici, armi speciali., sistemi di controllo per detenuti pericolosi, una perfetta show-room per un giro d'affari valutato in miliardi di dollari all'anno. Ci troviamo di fronte ad una vera "economia del controllo repressivo". Negli ultimi anni, prigioni e istituti per minori hanno dato in gestione a fornitori privati una serie di servizi, compresa la ristorazione, la sanità, l'assistenza psicologica, l'orientamento professionale, l'istruzione e il trasporto dei carcerati. Naturalmente il "privato" è sinonimo, per principio, di creatività: via le uniformi paramilitari e il rozzo vocabolario che puzza troppo di caserma. Con maglioni color cammello che portano il marchio della ditta, le guardie che diventano "tecnici della sicurezza aziendale" o "residenti supervisori", le prigioni che si trasformano in "imprese di correzione" e i carcerati che vengono chiamati "residenti", il gioco è fatto. Ciò che conta è l'idea innovativa: il logo. http://www.informationguerrilla.org/carceri_usa.htm | |||
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