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GIUSTIZIA E LIBERTA'

La pena di morte.Torture fisiche e psicologiche. I detenuti come forza lavoro a costo zero.

CARCERI USA

Tutto il business del sistema penitenziario USA- l'industria delle sbarre 

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L'apparato penitenziario americano svolge un compito molto preciso riguardo alle fasce socialmente più deboli della popolazione: si tratta di quella moltitudine di persone in tutto o in parte escluse dal mercato del lavoro dipendente regolare, o da un'assistenza pubblica che si sta avvicinando al sistema di carità. La "criminalizzazione della miseria" prima e la carcerazione poi rappresentano gli strumenti ideologici e pratici per ridurre artificialmente il livello stesso della disoccupazione, sottraendo dal mercato del lavoro decine di migliaia di persone: gli esuberi. L'altro risvolto della medaglia è rappresentato invece dall'incremento dell'occupazione nel settore dei beni e dei servizi carcerari. Si è valutato che, nel decennio passato, le prigioni Usa hanno ridotto di due punti il tasso di disoccupazione, assorbendo le "eccedenze". Qualche ricercatore si è spinto ad affermare che l'alta proporzione della popolazione incarcerata riduce il dato percentuale della disoccupazione statunitense, ma il mantenimento di questo stesso livello costringerà ad espandere sempre più il sistema penale. Una buona parte dei detenuti nelle prigioni americane, sia pubbliche che private, rappresentano un autentico mercato del lavoro parallelo. 
In California, dal 1990, una nuova legge prevede

 

Tutto il business del sistema penitenziario USA

...quasi sei milioni di cittadini della più ricca potenza mondiale sono sotto tutela penale.

- statistiche 

- meno reati..più carcerati

- dei profitti e delle pene

- qualità e prezzo

- nuove tecnologie per il controllo sociale

- l'industria delle sbarre 


http://www.informationguerrilla.org/carceri_usa.htm

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usacrimes

http://usacrimes.cjb.net/ 

 


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che le imprese private possono utilizzare il lavoro dei detenuti. Ciò che una volta veniva prodotto all'esterno, ora può essere fabbricato dalle mani di un carcerato che riceve un salario pari al 20% di quello minimo convenuto, mentre l'amministrazione ne trattiene l'80%. 

Non si tratta più di un lavoro volontario, ma di un obbligo sancito per legge che definisce il dovere del prigioniero di lavorare per pagare i "servizi", di cui usufruisce. Di conseguenza, le prigioni non sono solo privatizzate, ma producono lavoro a basso costo, diventando, soprattutto nelle aree rurali del paese, una parte sostanziale delle economie locali. Ad esempio, alla prigione di Lochart, gestita dalla Weckenhut, lavorano in subappalto altre tre compagnie private. Una di queste, la Lochart Technologies Inc., che produce componenti meccanici, con il lavoro dei detenuti è riuscita a finanziarsi la costruzione di una fabbrica, chiudendo quindi i propri impianti di Austin (Texas), licenziando i dipendenti e traslocando nella fabbrica-carcere tutti i suoi macchinari. Quei disoccupati potrebbero un domani far parte della nuova classe operaia della "industria delle sbarre". 

Molte corporazioni transnazionali stipulano contratti con gli States per produrre merci e mettere su centri di televendita. La Twa e l'Eddie Bauer Sorting Groups utilizzano i detenuti ai centralini telefonici, per ricevere prenotazioni e ordini. La Microsoft ha fatto impacchettate, avvolgere nel cellofan e spedire dai reclusi il suo Windows 95. Lo stato della California ha prodotto un video a sostegno del programma per costruire fabbriche nelle sue prigioni. Lo slogan è: "Perché andare lontano, quando puoi avere una forza lavoro disciplinata a casa tua? ". Per non lasciare soltanto gli Stati Uniti a fare la parte del brutto anatroccolo, possiamo affermare che questa logica è imperante anche nelle Repubbilche dell'ex unione sovietica e in Cina. Nel primo caso, la produzione nei luoghi di detenzione rappresenta una parte vitale dell'economia, responsabile di 8,5 miliari di rubli di entrate l'anno. Dal sistema concentrazionario cinese escono invece merci per un valore di circa 100 milioni di dollari l'anno. Beni che vengono venduti in tutto il mondo. Se è così, allora non può non farci riflettere quanto ha scritto Nils Christie, noto criminologo norvegese: "I lager nazisti e i gulag sovietici non erano frutto di menti criminali; erano soprattutto il prodotto della razionalizzazione tecnica del controllo sui diversi. Allora fu l'ideologia a legittimarli. Oggi è il mercato il business che c'è dietro, rischia di legittimare questo sistema".

http://www.informationguerrilla.org/carceri_usa.htm

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