Barbiere della Sera |
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"Metro" sono state distribuite gratuitamente all'esterno dei mezzanini della metropolitana meneghina. Una decisione, quella di uscire, presa da Modern Times Group, un editore svedese già presente nell'analoga iniziativa romana, in meno di 48 ore, dopo l'annuncio ufficiale che "Il Giornale" di casa Berlusconi aveva vinto la gara per il quotidiano Atm. Il "Metro" milanese -in formato tabloid, 24 pagine, in quadricromia - uscirà cinque giorni la settimana. Un quotidiano dove gli avvenimenti sia nazionali che internazionali sono curati dalla redazione romana: a quella milanese, ovviamente, il compito di realizzare le pagine della cronaca cittadina. Shampoo
E poi ora le cose sono peggiorate, da quando Re Squalo il
Vecchio
- Quaranta Guido lo chiamano, forse per la sua sovrumana
dentatura anche se secondo me quello di canini ne ha ottanta... - ha fatto
l'appello
nella sua intervista a Sette e ha detto a tutti chi sono
i suoi eredi. I mari tremano, le onde gorgogliano, i fondi sobbalzano.
Sì, sì lo so quello che si dice. Che Re Squalo è
talmente anziano che non vede più bene, che non sa più distinguere
una cernia da un luccio, insomma che prede fischi per fiaschi seduto su
un divano del Salone dei Passi Perduti.
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Non conta che il giornale torinese abbia dimenticato tutto, tanto da nominare in passato Gad vicedirettore. Sembra che quella storia, Benedetto, che è stato fra l'altro capo ufficio stampa della Fiat, non l'abbia digerita proprio. Intanto, sta per partire la corsa per una poltrona da vicedirettore. Non, come penserete, quella di Giuseppe D'Avanzo, il quale anzi, dopo una fase di gelo da lui stesso indotta, è tornato a pieno titolo nella sue funzioni. Quella, invece, di Paolo Garimberti che, nell'arco di sei mesi, andrà a pilotare la tv di Repubblica e per questo ha già lasciato, come si sa, a Laura Gnocchi, ex di Panorama, la guida del "Venerdì". L'accordo con Cnn, decisivo per varare la nuova tv, formalmente
non è stato ancora sottoscritto, ma non sembra che vi siano ostacoli
insormontabili. Per il posto di Garimberti, dunque, in "pole position"
vi sarebbe l'attuale redattore capo centrale, Gregorio Botta. Se
l'operazione andrà in porto, fra i possibili sostituti di Gregorio,
Ezio Mauro penserebbe a Dario Crestodina, già vicedirettore
della Stampa e attualmente capo della redazione di Torino di Repubblica.
Ma questo sarà il tema dell'inverno. Anche al vertice della società
editrice sono previsti spostamenti e promozioni. Paolo Dal Pino,
attuale direttore generale passerà a guidare l'Armata Kataweb,
quando questa entrerà in Borsa. In quel caso Fabrizio Grassi,
oggi vicedirettore generale, prenderà il suo posto.
Il suo numero due, con tutta probabilità, sarà l'attuale
corrispondente, Domenico Castellaneta. Su Bari Repubblica punta
molto, la piazza è ricca e l'avversario, "La Gazzetta del Mezzogiorno",
viene considerato vulnerabile. Gli assunti all'ufficio di corrispondenza
dovrebbero essere una dozzina. Anche a Cagliari, il secondo quotidiano
d'Italia, aprirà presto una sede. Sembra che la sua guida sia stata
offerta a Beppe Smorto, ex capo dello sport, ex vicedirettore di
Tuttosport
e attualmente vice del Venerdì, il quale, però, non
avrebbe affatto gradito.
Bds
Shampoo
Shampoo
Il Cpj saluta con favore la decisione del presidente della
Georgia
di avviare un'inchiesta sul caso Russo e si augura che vengano individuati
i colpevoli. "Nessn giornalista e' al sicuro se si permette che omicidi
di questo genere rimangano impuniti", scrive il Comitato che ha per presidente
una star della Cbs, l'inviato Walter Kronkite, e come vice
Terry
Anderson, giornalista dell'Associated Press rimasto per quasi
sette anni ostaggio di terroristi islamici in Libano. Ha un sospetto, il
Comitato. che il caso Russo sia in qualche modo in rapporto con il recente
tentativo della Russia di togliere al Partito radicale transnazionale lo
status di Organizzazione non governativa rappresentata all'Onu. Tentativo,
per ora, fallito.
Il sindaco di Treviso, qualche settimana fa, ha inviato una lettera a una signora trevigiana di cui riportiamo un ampio brano: "Cara signora, mi e' stato riferito che l'auto a lei intestata (seguono modello e targa) e' stata vista sostare in via Gualpertino da Coderta, mentre il conducente scattava alcune fotografie alle scritte "Armata Gentilini". Poiche' e' nota la battaglia di questa amministrazione contro gli imbrattatori di muri pubblici e privati, sono a chiederLe di volermi gentilmente informare sui motivi per i quali sono state scattate queste fotografie, sintomo di un suo interesse, diretto o indiretto, al problema di cui trattasi. Certo di un sollecito riscontro, porgo distinti saluti". Ora, la proprietaria dell'auto alla quale e' stata inviata la lettera
altri non e' se non la mamma di un fotografo della Tribuna di Treviso.
Il fotografo si e' fermato davanti alle scritte per immortalarle per il
suo giornale. La lettera del sindaco appare quantomeno stravagante. Si
possono scattare fotografie a Treviso?
Tutti, tranne il "Messaggero". Per trovare la notizia del fatto economico del giorno, se non dell'anno, devi andare a pagina 16, dove ti accoglie una spalletta a due colonne con pezzettino di 30 righe. Come tutti sanno, l'editore del quotidiano romano, Franco Caltagirone, fa parte della sfortunata cordata, anche se con una quota azionaria minore: il 7 per cento. Per dirla tutta, anche l'altro quotidiano del gruppo, "Il Mattino", sottovaluta la vicenda, relegandola in tre colonnine taglio basso a pagina 9. Ora, cari Paolo Graldi e Paolo Gambescia, va bene tenere
un profilo basso su vicende che riguardano il gruppo, ma non vi sembra
di aver esagerato? Non vi pare che anche i vostri lettori abbiano il sacrosanto
diritto di essere informati su una vicenda che ha valenza nazionale, per
non dire internazionale?
"I giornalisti devono poter assumere decisioni senza paura di rappresaglie, ne' nella regione ne' in casa propria", ha esordito White. "I giornalisti devono preoccuparsi di agire professionalmente e di non far nulla che pregiudichi l'attivita' di altri giornalisti in circostanze potenzialmente pericolose". Il segretario generale della Fig ha annunciato di aver appena lanciato un appello alle autorita' palestinesi e israeliane "a non manipolare la battaglia per la pubblica opinione", trasmettendo solo le immagini convenienti ai propri interessi". Bds
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Per l'azienda, difesa dall'avvocato Giuseppe Consolo, erano presenti anche il direttore Paolo Graldi, il vicedirettore vicario Ivo Carezzano, il direttore generale Walter Santangelo e il capo del personale, Vito Napoli. La Rocca, che nel trasferimento vede una ritorsione per i suoi interventi critici in assemblea e lamenta una dequalificazione professionale, è rappresentato dall'avvocato D'Amati, il quale non ha ancora precisato la lista dei testimoni di cui intende avvalersi. Si parla anche di grossi nomi del giornalismo nazionale, editorialisti ed inviati. Quando il giudice ha chiesto a Majore le ragioni del trasferimento, l'amministratore delegato ha risposto che l'azienda ha preso il provvedimento su richiesta del direttore Paolo Graldi. A La Rocca il magistrato ha chiesto se riesce almeno a seguire la politica regionale delle Marche. "No -ha risposto il ricorrente- anche perchè la sede della Regione è ad Ancona e quindi è di competenza di un altro caposervizio". Prossima udienza il 16 novembre. Intanto nei piani nobili del Messaggero è caccia a chi possiede la registrazione dell'intervento in assemblea del vicedirettore Carezzano, che parlò, a proposito del trasferimento, di "sciabolata dell'editore in risposta alla sciabolata della redazione che ha scioperato contro Caltanet". Si tenta di avere certezza delle parole esatte pronunciate da Carezzano, in modo da consentire all'avvocato Consolo di preparare la difesa. Erano giorni caldi, nei corridoi di via del Tritone c'era
chi parlava di togliere il gradimento al direttore, reo di aver rotto unilateralmente
il patto di fiducia con la redazione e sordo alle richieste del Cdr
di incontrarlo per trovare una soluzione (anzi, da allora Graldi
non ha mai ricevuto il sindacato e pare che Caltagirone gradirebbe un altro
cdr, perchè con quello attuale non tratta).
Idrolitina
Anche perché in ballo, oltre all'avvio della gara, c'era ben più che la partecipazione del sesto concorrente. Gli attriti tra gli azionisti di Blu sarebbero sorti nei giorni scorsi (secondo fonti vicine ai soci) per la richiesta avanzata dai soci italiani a British Telecom di aumentare dal 21% al 51% la propria quota. Il che avrebbe comportato il trasferimento alle casse del gigante delle telecomunicazioni inglese di una parte corrispondente dei costi (che stime variabili collocano tra un minimo di 17mila miliardi e un massimo di 25 mila miliardi) per l'acquisizione di una licenza e la realizzazione della rete destinata a trasmettere ai cellulari di terza generazione. Facciamo un passo indietro. Un lancio Ansa delle 9.45 del 17 ottobre riferiva che il Financial Times "dedica oggi alle traversie di Blu un un commento nella rubrica 'Lex' e un articolo in cui sottolinea che gli azionisti italiani del consorzio sostengono che la BT aveva preso un impegno informale 18 mesi a fa a portare la sua quota proprio al 51%. Questi azionisti sarebbero pronti adesso ad abbandonare la gara per l'Umts se il gruppo britannico non terrà fede alla promessa". Peccato: l'Ansa dimenticava di riportare espressioni come "brinkmanship" (spacconeria) e "bluff" riferite ai soci italiani dall'anonimo estensore della Lex Column. E poi, quale impegno può essere un "impegno informale"? Il Governo, in attesa di rimpinguare le casse pubbliche con i proventi della cessione di cinque licenze (le attese variano da un minimo di 35mila miliardi a un massimo di 70mila miliardi), tremava già all'idea di vedere venire meno un concorrente. Se ciò fosse accaduto, le autorità di vigilanza sulla gara avrebbero dovuto ridurre le licenze da cinque a quattro. Ciò avrebbe significato molto più che non una riduzione secca degli introiti pubblici del 20%: avrebbe ridotto la "pressione competitiva" sugli concorrenti rimasti in gara (come notava saggiamente il Financial Times), causando un'ulteriore contrazione dell'incasso per le Finanze. Tant'è vero che il ministro delle Comunicazioni, Salvatore Cardinale, meno di tre ore prima dell'orario previsto per l'inizio delle "ostilità" dichiarava con un filo di voce all'Agi (ore 12.46) che "se si parte si va fino in fondo" (traduzione: amici di Blu, non fate scherzi da prete). Salvo poi riprendere fiato appena resa nota (Ansa, ore 13.34) la decisione del consorzio di "correre per vincere": «Ci sono sei competitori e cinque licenze, spero che la gara duri molto perchè più dura più soldi intaschiamo, più soldi andranno a ripianare il debito pubblico e più soldi andranno a beneficio del mercato delle telecomunicazioni» (Cardinale all'Ansa, ore 14.06). Come non notare, per contrasto, l'assordante silenzio della maggioranza e dell'opposizione sulle piroette del consorzio presieduto da Giancarlo Elia Valori. Tutti zitti. Il fatto che l'orario di avvio dell'asta sia stato posticipato non ha suscitato alcun commento al mondo politico, che nelle scorse settimane si è invece prodigato nelle zuffe sull'operazione Enel-Wind. Eppure, tra i soci di Blu, oltre a grandi gruppi industriali privati, siedono (sia pure indirettamente rappresentati) tanto l'Eni (ancora saldamente in mano pubblica) quanto Mediaset (ancora saldamente in mano al candidato premier dell'opposizione). Ma d'altro canto, dopo aver già "lasciato per strada" i consorzi Tu Tlc Utilities e Anthill (ricorsi permettendo), l'Esecutivo avrebbe potuto permettersi di smarrire un candidato così prezioso e dal "pedigree" tanto nobile? Che dire, invece, del silenzio altrettanto corale degli altri cinque concorrenti? Scartata Wind (anche questa si appresta a finire in mano pubblica),
possibile che Ipse 2000, Tim-Telecom Italia, Andala e Omnitel non
abbiano avuto proprio nulla da ridire? Che l'Italia, da patria riconosciuta
del cicaleccio e della ciacola (come dimostra proprio il boom della telefonia
mobile) sia improvvisamente stata colpita da una epidemia di mutismo? Tutto
ciò, al termine di questa prima giornata d'asta, peraltro non particolarmente
prodiga di denari, fa sorgere spontanea una domanda. Un orario di decollo
tanto elastico non sarà per caso segno (divino) che la gara deve
portare a un atterraggio morbido per un concorrente di tale "peso specifico"?
La crisi diplomatica Rai-Israele-Mediaset ha cominciato a prender forma nella serata di martedi’ 17 ottobre, alle 20,20 quando sul fax del direttore generale della Rai Pierluigi Celli e’ arrivata la lettera di Cristiano e la copia del giornale arabo che l’ha resa pubblica. Celli, a questo punto, ha immediatamente chiamato il responsabile della sede di corrispondenza di Gerusalemme, Claudio Accardi, affinche’ ordinasse a Riccardo Cristiano di imbarcarsi sul primo aereo per Roma. Cristiano sta infatti arrivando in Italia mentre scriviamo. La lettera originale di Cristiano era indirizzata a un esponente di primo piano dell’Autorita’ Nazionale Palestinese, tanto che esordiva con un classico "Dear Sir...Sul quotidiano arabo, l’incipit e’ diventato "Cari amici palestinesi..." Il riferimento alle "regole di comportamento della Rai", era legato, nella lettera originale a un cenno alla visita del papa in Israele e suonava piu’ o meno cosi’: "Noi della Rai continueremo a lavorare in Palestina come abbiamo gia’ fatto in occasione della visita del Papa". Oggi, al Tg5 delle 13, il direttore Enrico Mentana si e’ scagliato con estrema durezza contro il comportamento del corrispondente della Rai e dell’azienda di viale Mazzini. La Rai ha risposto con un altrettanto duro comunicato negando che ci sia stata alcuna delazione, dato che gia’ Emilio Fede, il 12 ottobre, aveva pubblicamente rivendicato al Tg4 la paternita’ delle immagini del linciaggio di Ramallah. Raggiunto dal Barbiere della Sera, Enrico Mentana ha rincarato la dose: "E come la vogliono chiamare se non delazione? Cristiano ha detto chiaro e tondo: guardate che quelle immagini non sono nostre, anzi, se le avessimo girate noi ci saremmo comportati diversamente. Ne abbiamo viste tante ma qui si gioca con la pelle delle persone. E infatti abbiamo richiamato i nostri inviati. Nel mio commento sono stato cosi’ duro anche perche’ il Tg5 e’ visto e seguito in Israele. Mi meraviglia, non solo il comportamento della Rai ma anche quello dell’Ansa. Possibile che nessuno abbia visto quella lettera sul quotidiano arabo fino a quando non se ne e’ occupata la Tv israeliana? Possibile che a nessuno sia venuto in mente di farci una telefonata, di avvertirci di cio’ che stava accadendo? Che i nostri inviati potevano essere in pericolo? Gli inviati si possono richiamare facilmente e infatti sono sulla
via del ritorno. Ma la corrispondente del Tg5 da Gerusalemme
abita li’, vive in Israele. Cosa fara’ adesso? Ieri non era a Gerusalemme
solo perche’ l’avevo mandata a Sharm el Sheik per seguire il vertice
Arafat
- Barak. Sulla via del ritorno, a Elat, mi ha chiamato. Aveva
trovato decine di messaggi sulla segreteria telefonica di amici che la
mettevano in guardia. Se e’ successo tutto ieri sera, perche’ io ho avuto
il testo della lettera di Cristiano solo alle 12,30 di oggi? Chi e’ che
si e’ messo a giocare con la vita dei nostri colleghi?. Questa sera, al
Tg5,
la nostra corrispondente raccontera’ come sono andate le cose".
La lettera dice piu ‘ o meno cosi’: "La Rai Tv non e’ responsabile della diffusione delle immagini relative agli incidenti dei giorni scorsi a Ramallah, realizzate e messe in circuito da una rete privata. La Tv italiana rispetta le regole di lavoro con l’Autorita’ Palestinese e intende continuare a operare in piena lealta’. State pur certi che questo non e’ il nostro modo di dar conto degli avvenimenti". Firmato Riccardo Cristiano. Il telegiornale israeliano ha aperto la sua rassegna stampa del mattino con questa notizia. Lo speaker di Gerusalemme ha detto: "Sentite questa, gli italiani si scusano per aver trasmesso il filmato del linciaggio di Ramallah. Speriamo che durante la trasmissione qualcuno ci telefoni per smentire questa notizia". Nessuno ha telefonato e nessuno ha smentito. Che succede a Gerusalemme? Il Barbiere ha cercato (e tentera’ ancora) di ricostruire i retroscena che hanno portato alla diffusione delle terribili immagini di Ramallah e che ora hanno generato questa lettera di Cristiano. Come si ricordera’, le immagini del linciaggio sono state riprese da un’inviata del Tg4, Anna Migotto. Quando la folla ha fatto irruzione nella palazzina dell’Autorita’ palestinese per uccidere i due soldati di Israele, tutte le troupe televisive sono state allontanate (di quelle italiane ce n’erano due, una di Gabriella Simoni, di Studio Aperto, e un’altra del Tg4 di Anna Migotto). La Migotto e’ stata l’unica a rimanere sul luogo, grazie forse all’intercessione del suo cameramen palestinese. Subito dopo, la Migotto ha trasmesso il suo pezzo a Milano, andato in onda prima su Studio Aperto e poi sul Tg4 e da quel momento tutti hanno chiesto copia della cassetta. In primo luogo il governo di Gerusalemme, per metterle a disposizione delle Tv israeliane e di tutto il mondo. A occuparsi dello smistamento del filmato e’ stata l’ambasciata di Israele a Roma. Le immagini sono quindi state messe a disposizione, gratuitamente, dalla struttura operativa di Mediaset, Rti. Tutti i Tg, con maggiore o minore crudezza hanno mandato in onda le riprese della folla palestinese che lincia i soldati israeliani, compresa la Rai, con un servizio di Giovanna Botteri sul Tg3. E ci mancherebbe altro. Con una certa parsimonia ne hanno fatto uso anche la Cnn e la Bbc, in questo periodo accusate dal governo israeliano di tenere un atteggiamento eccessivamente filopalestinese (alcuni inviati delle due emittenti sono stati perfino convocati al ministero degli esteri israeliano per riceverne le lamentele). Ora, c’e’ da spiegare la lettera di Cristiano. E’ probabile che i palestinesi abbiano visto i servizi della tv italiana e che Cristiano sia stato pesantemente minacciato. Il Barbiere non ha ancora potuto accertare se si tratta di un comunicato pubblicato da Cristiano a titolo personale o se si tratta invece di una iniziativa concordata con la direzione del suo Tg. Certo e' che questa mattina presto, in viale Mazzini, tutti coloro che sono stati interpellati dal Barbiere sono caduti dalle nuvole. Vale ricordare che nei giorni scorsi, Riccardo Cristiano e’ stato pestato durante una manifestazione palestinese a Jaffa. Cosa vuol dire che "la Rai intende rispettare le regole del lavoro e il rapporto di lealta’ con l’Autorita’ Palestinese?. La Rai e’ in grado di spiegarlo? ATTENZIONE - INSERIMENTO FLASH DELLE ORE 14 Il direttore generale della Rai Pierluigi Celli ha anunciato di aver richiamato con effetto immediato Riccardo Cristiano dall'ufficio di corrispondenza di Gerusalemme. - Il richiamo a Roma - secondo un comunicato di viale Mazzini - e' avvenuto a seguito della pubblicazione su un giornale in lingua araba di una lettera privata di Cristiano, "che la Rai non condivide". Un ulteriore mistero avvolge il filmato girato da Anna Migotto del Tg4. Corre voce, infatti, tra i corrispondenti delle tv di tutto il mondo, che di cassetta ce ne sia un’altra. Riprese in cui si documentano ulteriori scempi compiuti sui cadaveri dei due soldati di Israele. E’ vero? Solo la Migotto e il Tg4 possono saperlo. Interpellato dal Barbiere della Sera il direttore del tg4 Emilio Fede ha commentato cosi' l'accaduto."Riccardo Cristiano? Io penso che un personaggio cosi' sia la vergogna del giornalismo italiano. Oggi devo vedere Pierluigi Celli e lo diro' anche a lui. Sia chiaro: io ritengo Riccardo Cristiano responsabile moralmente e materialmente di qualunque anche minimo danno che possa derivare dall suo dissennato annuncio alle inviate di Tg4 e Studio Aperto a Gerusalemme. Se succede qualcosa, giuro che vado io personalmente a prenderlo a calci nel culo per tutti i Territori. Nel frattempo ho gia' inviato un esposto all'Ordine dei giornalisti di Roma perche' intervenga nel caso". Ma Fede fa anche un'altra affermazione importante che il Barbiere
rilancia. E' vero, esistevano altre immagini del barbaro linciaggio
di Ramallah. Il filmato proseguiva per le strade della cittadina palestinese,
mostrando altri episodi di terribile violenza. Quelle immagini, dice Fede,
sono state distrutte. "Ho valutato la situazione insieme ai miei giornalisti
sul campo e ho autorizzato io stesso la distruzione del resto del filmato,
per motivi di sicurezza".
In sostanza, e’ la tesi di Cisnetto, il famoso articolo che chiamava in causa il presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi, indagato dalla magistratura romana per alcuni crediti concessi a aziende, ma anche a giornali di partito e partiti, e’ stato il frutto di una serie di "contatti, poi disattesi, tra il giornale della Rcs e la banca". Cisnetto afferma inoltre che De Bortoli (che al momento della pubblicazione del pezzo era in Argentina, "ha aperto una sorta di inchiesta interna". Insomma, un esercizio, non sappiamo quanto fondato, di dietrologia finanziar-giornalistica. Il Corriere della Sera ci fa comunque la figura del giornale che pubblica notizie con moventi diversi da quelli della pura informazione e cio’ non e’ bello. Che sia un giornale di proprieta’ di un gruppo concorrente (Mondadori) a sganciare di tanto in tanto un siluro, e’ normale. Lo e’ meno se l’autore del pezzo lavora anche per il tuo gruppo editoriale. Enrico Cisnetto infatti ha una rubrica di commento di fatti economici sul Mondo, settimanale della Rcs Editori. Insomma, un caso di conflitto di interessi. Rubrica, a questo punto, a rischio. Bds
Il contratto, che scade alla fine del Duemila, sta creando
non poco imbarazzo agli amministratori di Confindustria, tenuto
anche conto del fatto che Wind ha abbandonato l’associazione degli
industriali, per protesta contro le accese critiche ricevute proprio da
Confindustria in occasione dell’acquisto di Infostrada. Il Barbiere
ha naturalmente interpellato Paolo Mazzanti che spiega: "Dire che
curo una o piu’ riviste di Confidustria non e’ esatto. E’ successo che,
quando sono passato a Wind c’e’ stato un periodo di interregno, prima che
venisse scelto il mio sostituto. E quindi ho continuato a scrivere articoli
anche per loro. Quanto all’uscita di Wind da Confindustria,
e’ successo solo poche settimane fa".
Bds
Giordano risponde ancora piu’ irritato confermando che non solo i collaboratori di Visco hanno telefonato al Tg1, ma che anche il presidente del Consiglio Amato ha telefonato a Lerner (forse su sollecitazione di Visco) per manifestare un certo malumore per i servizi di Giordano. Insomma un classico. Il Barbiere ha interpellato prima Giorgio Ricordy e poi Giordano. Ricordy: "Quella sera ero a Versailles con il ministro e ho chiesto alla mia segreteria di chiamare il Tg1 per avere una copia della cassetta. Non era certo una telefonata di protesta. Accade spesso che si chiedano copie dei servizi trasmessi dal Tg, anche per avere materiale di documentazione. Tutto qui. Giordano l’ha presa come un’interferenza nel suo lavoro. Non e’ cosi’". Mario Giordano, interpellato dal Barbiere della Sera, spara a palle incatenate: "Primo, nella sua smentita Ricordy nega che ci sia stata una o piu’ telefonate. Cio’ e‘ falso. Dal ministero del Tesoro si sono lamentati col capo servizio di turno all’economico, Manuela de Luca e con lo stesso direttore Gad Lerner. La mattina successiva mi ha chiamato lo stesso Lerner, spiegandomi che dal Tesoro erano arrivate proteste e che lo stesso Amato si era fatto vivo. Non solo: in seguito Lerner ha avuto anche un incontro con il ministro del tesoro Vincenzo Visco. E’ puerile che Ricordy, che nella sua smentita nega ogni telefonata, affermi che si e’ trattato di un intervento di routine. Non mi risulta che alla fine di ogni Tg i ministri chiedano le cassette dei servizi in copia. E comunque, lo stesso Lerner mi ha confermato che il ministero si e’ fatto vivo non certo per complimentarsi del mio pezzo, bensi’ per protestare". Ci rendiamo conto che i posteri avranno altro di cui occuparsi.
Tuttavia noi crediamo che i politici debbano starsene alla larga dagli
organi di informazione e che
il mestiere degli organi di informazione sia (anche) quello di far incazzare
i politici. La prossima volta, dalla segreteria del ministro, facciano
scattare il videoregistratore, cosi’ avranno il materiale di documentazione
di cui hanno bisogno senza star li’ a far telefonate che, oltre al costo
per i contribuenti, sono sempre fastidiose.
Shampoo
Occhi interrogativi di Lillìo Ruspoli e la Lina rincara
soave: "Sì, il cuoco che cucinerà per il ricevimento a Roma
in onore della Regina è un Colonna, magari di un ramo secco
ma sempre un principe". Nel dubbio, Lillìo si adegua:"Beh,
è
la prova che noi abbiamo costruito tutto in questo Paese". Ahi, ahi, ahi
Lina... Antonello Colonna è sicuramente un principe dei fornelli,
un aristocratico del gusto, il suo ristorante a Labico in provincia di
Roma ha una stella sulla Michelin, ed è osannato praticamente da
tutte le guide gastronomiche nostrane. Ma tra i suoi manicaretti non c'è
il sangue blu.
Il Manifesto ha fatto una mezza autocritica. Anche ValentinoParlato, in una breve intervista con Repubblica ha ammesso, con molti distinguo, l'errore. Poi ha ricordato che simili violenze si sono verificate anche in Italia all'indomani della Liberazione, quando il direttore del carcere di Regina Coeli, Donato Carretta fu linciato dalla folla inferocita e lasciato annegare nel Tevere. Circostanza curiosa, anche Sandro Curzi ha ricordato, parlando col il Barbiere, lo stesso episodio. Il direttore di Liberazione nega tuttavia che il suo giornale abbia una posizione filopalestinese che lo ha portato a inguattare la storia del linciaggio dei tre soldati di Israele. "Abbiamo solo pensato che la cosa piu' importante, in questa esplosione
di violenza, fosse l'affossamento del processo di pace", spiega Curzi.
"Noi non siamo ne' filopalestinesi, ne' filo israeliani. Casomai direi
che il Corriere della Sera e' decisamente pro Israele. Riceviamo
molte lettere dai nostri lettori che ci accusano ora di essere troppo tiepidi
con Israele, ora di non sostenere con sufficiente fermezza la causa palestinese.
Io stesso spesso rispondo a coloro tendono a non distinguere mai tra ebrei
israeliani, per spiegare che in Israele ci sono molti cittadini arabi.
Insomma, non volevamo nascondere nulla. Ho sottovalutato l'impatto che
le immagini televisive del linciaggio hanno avuto nel pubblico. Tutto qui".
Con una procedura inusuale infatti, la redazione e' stata chiamata a esprimersi anche sui vice direttori. In genere non si fa. Ma questa volta e' stato lo stesso comitato di redazione a chiedere che alla redazione fosse consentito di esprimere un giudizio anche sui piu' stretti collaboratori del direttore. Rossella ha detto di si', commettendo il suo primo errore di diplomazia interna. La redazione, gia' poco entusiasmata dal discorso della corona del direttore, ha avuto buon gioco nel far partire siluri a destra e a manca. Il discorso di Rossella ha deluso soprattutto per due motivi. Interrogato sulla linea politica del giornale, Rossella ha tagliato corto ricordando a tutti che lui "e' molto amico di Silvio Berlusconi". Come dire: ragazzi, non c'è trippa per gatti, siamo alla viglia delle elezioni e il nostro editore si chiama Berlusconi, ovvero il leader della Casa delle Liberta'. Regolatevi di conseguenza. In una redazione che si e' spesso mostrata gelosa della propria autonomia questo non e'piaciuto gran che. Il precedente direttore Roberto Briglia, conoscendo i suoi polli, avrebbe usato di sicuro toni piu' morbidi. In secondo luogo, la redazione si aspettava probabilmente una parola piu' chiara sull'organizzazione interna del lavoro. Sono mesi che l'ufficio centrale del settimanale di Segrate e' percorso da brividi di nervosismo. I due vicedirettori Umberto Brindani e Alessandro Sallusti non sono cio' che si dice un esempio di sintonia. Lo si puo' notare anche nella gustosa mensa di Segrate, all'ora di pranzo, quando i due vicedirettori scelgono tavoli rigorosamente separati per assaporare un paio di zucchine lesse. Il voto della redazione ha confermato l'esistenza di questa frattura. Il bello e' che ne' Brindani (che se l'aspettava) ne' Sallusti (che non se l'aspettava ma ci sperava) hanno ricevuto una piena legittimazione. Ad altri due vice direttori, Pino Buongiorno e Pasquale Chessa, non e' andata meglio. A Buongiorno (41 no) qualcuno ha forse voluto far pagare il periodo di grande espansionismo vissuto durante la gestione di Andrea Monti e Pasquale Chessa (35 no) ha sofferto del giudizio critico che si da' in redazione del suo carattere. Chessa viene definito uno che va d'accordo a malapena con se stesso, un caratterino che non aiuta la stabilita' del clima interno. Luciano Santilli, invece, giganteggia. Ha preso ben 57 voti
a favore, pur essendo un vice direttore tutto sommato defilato sulle spalle
del quale cadono tutte le rotture di scatole della burocrazia interna.
Il merito di Luciano Santilli e' probabilmente quello di non aver
partecipato, scansandosi con accortezza , allo scontro interno tra Sallusti
e
Brindani. In piu' Luciano ha sempre mantenuto buoni rapporti con
tutti, a Milano e con la redazione romana.
Cio' che colpisce in definitiva, negli assetti di vertice di Panorama,
e' oggi, non solo il clima di tensione che si continua a respirare, ma
soprattutto l'assenza di un personaggio che spicchi nettamente per inventiva
e personalita'. Il voto della redazione lo dimostra. L'ufficio centrale
non ha un leader riconosciuto, ne' consacrato dal direttore.
colloqui. Sono decine le domande di assunzione presentate al Corriere. E chi teme di non farcela a Roma, si offre anche per la prossima edizione pugliese. Ma qualcuno, presente anche della lista degli undici di Ermini, è già stato contattato anche da Repubblica che vuole potenziare la Cronaca di Roma. Marcos
Si ricordava, nell'interpellanza, che al "Messaggero", da giugno ad oggi si sono già verificati quattro scioperi "originati, a detta del Comitato di redazione, da un atteggiamento del direttore e dell'editore mirante a negare ai giornalisti il ruolo di interlocutore e a comprimere gli spazi di espressione delle opinioni personali". Si ricordava che dal '74 al "Messaggero" vige un "Patto integrativo"
che fissa la linea politica come laica, democratica e antifascista, patto
che l'editore all'atto del suo ingresso, nel '96, si è impegnato
ad onorare. Osservava infine, il parlamentare ds, che la Fnsi ha
fatto della battaglia del "Messaggero" un caso nazionale.
Il Cdr intanto ha ripreso i suoi incontri con le forze politiche.
Nei giorni scorsi ha avuto un lungo colloquio con Vannino Chiti,
sottosegretario alla presidenza con delega per l'editoria. Anche Chiti
si è detto preoccupato per il deterioramento dei rapporti sindacali.
I vicedirettori del Tg5 saranno quattro: Massimo Corcione, vicario; Alessandro Banfi , responsabile della cronaca e dei corrispondenti, Andrea Pamparana che si occupera’ dell’edizione del mattino; e infine Vittorio testa, vicedirettore responsabile per il Nord Italia. Giancarlo Gioielli si occupera’, come vicedirettore, di Verissimo, la cui direzione, uscito Carlo Rossella (neodirettore di Panorama), torna a Enrico Mentana. Vediamo ora chi vince e chi perde in questo giro di valzer. Cesara Buonamici vince. Passera’ infatti alla conduzione del Tg5 delle 20, alternandosi con Sposini, Mentana stesso e Annalisa Spiezie. Era un pezzo che la Buonamici aspettava questo momento. Complimenti
e auguri.
Emilio Carelli, da secoli al tg5, perde invece la conduzione
delle 13 e passa a Mediavideo senza la qualifica, da lui ambita, di direttore.
Sulla testa avra’ sempre Mentana, che si riprende la direzione di Verissimo
e insieme anche quella di Terra. Non si sa davvero come fara’ a seguire
tutto, considerato anche che Mentana e’ spesso presente nelle stanze di
Cfn, il canale televisivo economico di Class, di cui Mediaset
possiede una partecipazione. Conclusione, Mentana e’ fortissimo. Dirige
praticamente tutto con sette vicedirettori ai suoi ordini. Mica male. Molto
potere e, probabilmente, una vitaccia.
Bds
Bds
Bds
L'ospite d'onore era Massimo D'Alema, gli ospiti - intervistatori Giulio Anselmi, direttore dell'Espresso e Carlo Rossella, neodirettore di Panorama. C'era Alessandra Sensini, medaglia d'oro di wind-surf alle olimpiadi di Sidney, accanto all'ex-presidente del Consiglio skipper. E c'era, naturalmente, il "patron" della trasmissione, al quale il Barbiere della Sera ha rivolto alcune domande. Quoque tu, Bruno Vespa. Spiegaci perché hai deciso di
fare il crumiro.
Come sarebbe, "non ho fatto il crumiro"?
Già, ma "Porta a Porta" è andata in onda. O avevamo
le traveggole?
Cosa è successo, invece?
Bds
Shampoo
Non vi saranno, però, licenziamenti traumatici: si farà ricorso, infatti, ai prepensionamenti della legge 416, la quale concede uno scivolo di 5 anni ai lavoratori che ne abbiano almeno 30 di anzianità. I costi della ristrutturazione, insomma, verranno sopportati dalla collettività. Il programma ideato dagli uomini di Franco Caltagirone prevede un aumento del 10 per cento della diffusione nell'arco del triennio, ottenuto con una politica "di prezzo ridotto" nei confronti del lettore, che comporterà sacrifici in termini di ricavi di quasi 5 miliardi l'anno. Si annuncia anche un investimento di circa 11 miliardi sulle rotative, per portare la foliazione da 48 a 56 pagine, 20 delle quali a colori (oggi sono soltanto 8). Sono previsti poi interventi per far crescere il livello qualitativo del giornale, la "valorizzazione di firme" scelte per "autorevolezza e notorietà", inchieste e "analisi sociali nell'ambito della città" (Roma). La ristrutturazione si renderebbe necessaria perchè la fase
di espansione della pubblicità potrebbe tramontare (ma intanto si
inneggia all'anno
Duemila, che sta portando un incremento degli
introiti del 15 per cento) mentre il costo del lavoro aumenta, e la diffusione
non dà grandi soddisfazioni (anche perché c'è Metro,
esplicitamente citato nel documento aziendale, con 200 mila copie
regalate ogni giorno ai romani che prendono la metropolitana).
I party a cui si riferisce, quindi, sono quelli organizzati dai
dipendenti licenziati dalle aziende informatiche per consolarsi delle loro
sventure, e le mutande rosa, ci spiace dirlo, non c’entrano proprio nulla.
Shampoo
Donelli, ritornato dopo un mese in possesso del prezioso foglietto rosa, fa un mea culpa con il Barbiere della Sera: "So di aver commesso una sciocchezza, andavo a 150 all'ora, ma non lo considero un delitto. In fondo girando su auto di grossa cilindrata può capitare di andar veloce. Capisco che può far sorridere sapere che è capitato proprio a me, comunque ho constatato che almeno la polizia stradale funziona". Per sorridere sorridiamo, ma a denti stretti e speriamo solo che
il direttore non voglia fare altre constatazioni sulla prontezza della
polizia stradale. Per il nostro bene e per quello del suo portafogli.
La ragione? La più banale che possiate immaginare: si sono
rotte le rotative di cui era stato arricchito per l’occasione l’impianto
di stampa di Pessano. E’ troppo, non ce la facciamo, hanno detto disneyanamente
comunicato agli ingegneri del Corriere della Sera.
Il dorso, anzi i tre nuovi dorsi Milano-Metropoli-Lombardia, sono stati così rinviati "sine die" da Ferruccio de Bortoli, che si è preso un’incazzatura storica, proprio perché la redazione - nonostante le numerose perplessità che avevano accompagnato l’iniziativa - aveva fatto in pieno il suo dovere, consegnando un prodotto qualitativamente ricco addirittura in anticipo sui tempi previsti per la chiusura. Fino a che i guai tecnici non verranno definitivamente risolti,
i tre dorsi verranno accorpati in 8 pagine di giornale, prive di pubblicità,
ha deciso il direttore. Va da sè che il rinvio provocherà
anche un ritardo nell’uscita del dorso romano, prevista per metà
novembre.
Il danno di immagine subito dal "Corrierone" è difficile
da calcolare. Quello economico, per la sola giornata di ieri, si può
stimare in 3 miliardi di pubblicità mancata. Dovevate sentirlo Ferruccio,
ieri alla riunione delle 11. «La macchina aziendale non gira
- ha dichiarato testualmente - e io non mi sento di rischiare un nuovo
bagno». Bravo direttore, fai vedere a tutti che una cosa è
la proprietà e un’altra è la redazione di un giornale, con
il suo autonomo patrimonio professionale, culturale, storico da difendere.
A ciascuno le sue responsabilità. E, comunque, l’ansia di fare denaro
sopportando il minimo possibile dei costi, qualche volta non paga.
De Bortoli, che oggi in un fondino chiede scusa ai lettori, spiegando, con parole più pacate, quello che è successo, ha ricordato invece nella riunione del mattino che i "gravi inconvenienti tecnici" della notte fra il 3 e il 4 ottobre lo mettevano di fronte a tre distinte possibilità. Primo, tornare indietro e mandare in edicola il "Corriere" con la struttura percedente ai dorsi. Secondo, andare avanti nonostante i rischi che i dorsi comportano: l’azienda, in particolare, ha dato la sua completa garanzia solo per le 130 mila copie che riguardano il "dorso Milano". Terzo, dedicare ai tre dorsi otto pagine nel corpo del "Corriere della Sera" prive di pubblicità, tutti i giorni fino a quando non sarà data garanzia completa che i guai non si ripeteranno. «Ho scelto questa possibilità - ha osservato Ferruccio
- perché non credo di dover esporre il Corriere alla possibilità
che si ripeta questa giornata. Ringrazio tutti i colleghi che hanno lavorato
alacremente per il successo di questa iniziativa. Nasce oggi - ha concluso
il direttore - un debito morale e professionale nei loro confronti».
Come "Il Barbiere" ha spiegato ai suoi affezionati clienti una ventina
di giorni fa, non è che De Bortoli fosse entusiasta dell’iniziativa,
così come la società editrice l’ha fortissimamente voluta.
Aveva proposto infatti di sperimentarla su un più tranquillo dorso
nazionale per l’economia.
Alla dure parole del direttore si aggiungono, e ci mancherebbe altro che non fosse così, quelle del comitato di redazione del "Corriere" che, commmentando il "grave danno d’immagine" subito dal giornale, sottolinea come sia stata improvvisata l’intera operazione. Per non pagare gli straordinari, scrive il cdr, non è stata neppure effettuata una prova di stampa durante i due giorni di sciopero nazionale dei giornalisti. Il comitato di redazione, che in una lunga nota interna datata 8
settembre aveva avvisato dei rischi a cui i dorsi andavano incontro (e
adesso in amministrazione ci sarà chi sostiene che quel comunicato
era jettatorio) conferma che l’iniziativa è sospesa "per un numero
imprecisato di giorni" e che le 8 pagine dei dorsi "usciranno nel giornale-madre".
In attesa di nuovi sviluppi, chiudiamo con una domanda. Nel mondo
dei media, dalla parte dei giornalisti, è stato rispolverato recentemente
l’istituto delle dimissioni, come il caso Lerner insegna. C’è qualcuno
che se la sente di fare il "beau geste", ai piani alti dell’amministrazione
del "Corriere"?
Ma ora la musica dovrebbe cambiare. Arriverà un nuovo direttore artistico, che altro non è che Carlo Mancini, già direttore musicale di Radio Capital. Spetterà a lui cambiare il format in 50 e 50: ovvero 50 per cento musica, 50 per cento notizie e approfondimenti. Una bella svolta per una radio che ora lascia alla musica solo il 30 per cento della propria programmazione. La partenza della nuova formula e' prevista per il 23 ottobre. Non ci saranno piu' i giornali radio lunghi, ne' gli editoriali un po' alluvionali di Mino Fuccillo. Ci sara' invece un Gr breve allo scoccare di ogni ora, con al massimo tre servizi di approfondimento. Per confezionare questo nuovo prodotto, che prevede, almeno nelle intenzioni, l'utilizzo di giornalisti finalmente fuori dalla redazione di piazza Indipendenza a Roma, e' stata formata una nuova squadra di cronisti. Le tradizionali rubriche (Parola di direttore, per esempio) verranno abbreviate o "pillolizzate", ovvero distribuite qui e la' nel corso della programmazione tra un brano musicale e un altro. Mino Fuccillo sembra soddisfatto della nuova formula che,
a suo giudizio, rendera' la radio piu' "vendibile" agli inserzionisti.
Meno entusiasti sono i giornalisti e i (molti) collaboratori che, al di
la' delle prospettive illustrate dal direttore alla redazione, vedono oggettivamente
ridurre gli spazi di informazione.
Per la cronaca, anzi, per la storia, è questo il primo contratto del settore, interessa 1500 giornalisti attivi in circa 1200 imprese radiotelevisive, ha richiesto più di 3 anni di trattative ed è stato siglato ieri dal segretario della Fnsi Paolo Serventi Longhi con il coordinatore delle aziende Aer-Anti-Corallo, Marco Rossignolo. Le norme sono assai diverse rispetto a quelle che stanno discutendo
Federazione della stampa e Fieg. I giornalisti delle emittenti locali,
infatti, saranno inquadrati in tre figure professionali. Il teleradiogiornalista
con meno di 24 mesi di attività lavorativa, quello con più
di esperienza professionale e il coordinatore redazionale. Le facoltà
del direttore della testata giornalistica saranno determinate da accordi
stipulati direttamente tra il soggetto e l'azienda.
Per il "senior" si sale a 2 milioni 363 mila lire lorde se
impegnato nel settore radiofonico, e a 3 milioni 050 mila lire se
impegnato in tv. La rappresentanza sindacale sarà ammessa
solo nelle aziende in cui vi siano più di 5 giornalisti.
Bds
Shampoo
Secondo le autorevoli fonti del Barbiere della Sera, la campagna acquisti di Silvio Berlusconi tesa a conquistare al centro destra alcuni deputati attualmente schierati con la maggioranza ha ultimamente ripreso vigore. A occuparsene sarebbe Berlusconi in persona, che ha lanciato un'ambiziosa operazione. Lo schema e' il seguente: 1) Persuadere, con le debite lusinghe, alcuni deputati del centro (gli ultimi diniani, qualche esponente dell'Udeur) a passare al Polo. Ma non apertamente, bensi' in occasione di qualche voto importante sulla legge finanziaria che sta per arrivare alle Camere. Per esempio, un voto sul finanziamento delle scuole private. 2) Far cadere il governo Amato su questo voto, ma non, come Berlusconi afferma, per andare a votare. Bensi' per dar vita a un governo tecnico-istituzionale, che dovra' naturalmente varare la finanziaria in tutta fretta e metter mano a una nuova legge elettorale, con una forte impronta proporzionalista, come piace a Berlusconi. Si andrebbe cosi' alla scadenza naturale della legislatura per poi votare con un nuovo sistema proporzionale. Un simile sistema troverebbe, e' convinto (a ragione) Berlusconi, il consenso di molte forze politiche che diversamente rischiano di sparire, dai Popolari a Rifondazione comunista. Secondo Berlusconi, che ha spiegato il piano ai suoi fidati collaboratori, il ritorno al sistema proporzionale per le prossime elezioni consentirebbe a Forza Italia di allentare i legami dell'alleanza che oggi lega il suo partito a Alleanza Nazionale e soprattutto alla Lega di Umberto Bossi. Con il sistema maggioritario infatti, oggi la Lega e' determinante per vincere nei collegi del Nord, e altrove e' vitale l'apporto di An, quando non l'alleanza (o la desistenza) con i movimenti di estrema destra (Pino Rauti). Ma Bossi straparla e perfino Berlusconi ha spiegato ai suoi che, cosi' com'e', questa alleanza e' impresentabileinEuropa. Votando con il proporzionale, ogni partito andrebbe solo alle elezioni, compreso, per esempio Sergio D'Antoni che potrebbe metter su il suo partitino e il potere di condizionamento della Lega e di An nei confronti di Forza Italia subirebbe un brusco ridimensionamento. Una volta vinte le elezioni, Forza Italia sarebbe in grado di dettare condizioni da una posizione di maggior forza. La riuscita del piano prevede naturalmente che un manipolo di deputati del centro sia pronto a tradire l'alleanza di centrosinistra al momento giusto. Ma prevede anche Umberto Bossi e Gianfranco Fini lascino via libera a Berlusconi. Bossi sa che oggi, con il sistema maggioritario, e' fortissimo e potrebbe portare alla Camera parecchie decine di deputati nei collegi del Nord. Ma se si votasse col proporzionale? Bossi prenderebbe probabilmente una gran batosta. E lo sa. Le fonti del Barbiere fanno notare, infatti, che Umberto Bossi, notoriamente assente da tutte le sedute di Montecitorio che Dio manda in terra, era invece presentissimo in occasione dell'ultimo voto sul federalismo. E ha preso la parola per tuonare duramente contro chi avrebbe in animo di cambiare la legge elettorale. Un avvertimento al suo alleato Berlusconi. C'e' da scommettere che nei prossimi voti che riguarderanno gli
articoli piu' delicati della finanziaria, si noteranno folte assenze
sui banche della Lega Nord. Cosi', abbassato il quorum, anche un
eventuale tradimento di una decina di deputati del centrosinistra risulterebbe
inefficace per mandar sotto il governo di Giuliano Amato. E il disegno
neoproporzionalista di Silvio Berlusconi finirebbe in una bolla di sapone.
1) Come vedete non ci vuole poi molto a conquistare il rispetto di tutti. Basta dire la verita'. Che Gad, al quale va la nostra sincera stretta di mano, sia di esempio. 2) Come si dimostra ancora una volta, il potere del Tg1 e' immenso. Sono anni e anni che i giornali raccontano di bigliettini e raccomandazioni e che documentano le soffocanti interferenze dei partiti nell'informazione televisiva. E' servito a ben poco, e il gia' celebre bigliettino di Mario Landolfi ne e' l'ultima testimonianza. Ci voleva il Tg1 per spiegare agli italiani come vanno le cose. 3) Ci dispiace che Gad Lerner abbia lasciato pero' l'opera a meta'. A nostro giudizio, avrebbe dovuto denunciare l'ennesima invasione di campo, e poi rimanere alla direzione del Tg1 per imporre all'informazione del maggior giornale d'Italia la coerenza e, se permettete, la moralita' che ha dato prova di possedere. Avrebbe trovato al suo fianco, in questa battaglia, tutti i giornalisti onesti d'Italia. 4) Chi dopo Lerner? Che siano i giornalisti stessi del Tg1,
quelli, e non sono pochi, che possono vantare una fedina professionale
immacolata, a rifiutare l'arrivo di un nuovo direttore tappetino della
politica. Questo e' il momento, al Tg1, della riscossa del vero
giornalismo indipendente. Sarebbe davvero un delitto se i colleghi della
Rai perdessero un'occasione cosi' preziosa.
E' interessante notare che Cesare Geronzi e' stato accreditato come candidato alla presidenza di Mediobanca, proprio da Cesare Romiti, presidente della Rcs Editori che controlla il Corriere della Sera. E la notizia dell'inchiesta romana certo non gli giova in questa corsa. Nelle stanze del potere che conta, il week end e' stato dedicato in buona parte all'interpretazione dell'articolo del Corsera. Cos'e', un siluro a Geronzi? Romiti ci ha ripensato? Oppure il direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli ha commesso un fallo da rigore? Secondo quanto risulta al Barbiere della Sera, le cose sono andate piu' o meno cosi'. La mattina di venerdi' 29 settembre, dopo quindi la pubblicazione dell'articolo a firma di Sergio Rizzo, a Cesare Geronzi, come prevedibile, e' andato di traverso il cappuccino, il cornetto e tutto il resto che mangia a colazione. Il pezzo faceva infatti cenno al reato di falso in bilancio, che per un aspirante presidente di Mediobanca non e' davvero il massimo. Geronzi ha chiamato immediatamente a Milano il direttore del Corsera Ferruccio de Bortoli, che pero' era in Argentina. Nel pomeriggio, finalmente i due si sono parlati al telefono. Cosa si siano detti non e' dato sapere, ma si puo' ragionevolmente supporre che Geronzi abbia manifestato tutto il suo disappunto per la pubblicazione dell'articolo. De Bortoli, pero', e' un tipo che tiene alla sua autonomia
e non perde occasione per dimostrare che il Corrierone, sotto la
sua guida, ha acquistato sempre piu' autorevolezza e indipendenza. In politica,
per esempio, sul Corriere ce n'e' per tutti. Sabato 30 settembre,
in prima pagina, Ernesto Galli della Loggia ha tirato uno sberlone
a Cicciobello Rutelli con un corsivo che sembrava scritto
dalla mamma di Berlusconi, ma ecco che domenica 1 ottobre, ci pensa
Francesco
Giavazzi, con il suo editoriale a fare le pulci a Berlusconie
i suoi boys, carte alla mano, descrivendo gli ottusi comportamenti antiliberisti
dei parlamentari del Polo. Anche Berlusconi, dicono, si e'
arrabbiato non poco.
Danny
Una decisione presa dopo che, giorni fa, "Libero" ha pubblicato sei immagini raccapriccianti sul tema pedofilia. "Nella mia qualità di presidente mi sono limitato a rubricare una copia del quotidiano, dopo aver ricevuto diverse telefonate, anche di colleghi, che si lamentavano per le foto pubblicate. L'apertura del procedimento disciplinare spetta al Consiglio dell'ordine che, nella prossima riunione, prenderà in esame la vicenda". Ma dalla redazione di "Libero" fanno sapere che si va avanti: ancora
trascrizioni di conversazioni tra pedofili e altre 'provocazioni' che hanno,
ribadisce la Direzione, il solo scopo "informando e non tacendo" di far
"crescere l'indignazione" contro la pedofilia.
Albus
Shampoo
Shampoo
Logico quindi che i Tg della Rai corrano come fulmini a casa Rummolo per girare qualche bel servizio: le bottiglie di champagne stappate, la famiglia che esulta, la nonna che racconta degli amuleti che ha regalato al nipote e via colorando. Il primo ad arrivare a casa Rummolo e' il cronista del Tg3 Antonello Perillo. Gira il suo servizio, fa le sue interviste e con la coscienza a posto di chi ha fatto il suo dovere torna in redazione. Il pezzo va in onda come previsto nel corso del Tg3 della sera. Lungo la strada tra casa Rummolo e la sede Rai di Napoli, pero' Perillo riceve una telefonata. E' un collega del Tg1 che gli chiede l'indirizzo della famiglia Rummolo. Anche il Tg1 di Gad Lerner vuole mandare un inviato per celebrare la medaglia olimpica del giovane napoletano. Perillo dice piu' o meno: "Guarda, l'indirizzo te lo do' subito. E se vuoi anche le immagini, le ho gia' girate io". Il collega del Tg1 replica che no, grazie per l'indirizzo, ma faranno da soli. Ok, ciao. Tg1 delle 20. Filippo Gaudenzi manda in onda un pezzo da casa Rummolo. Grande pathos. La famiglia del nuotatore e' tutta li' che vive con ansia i momenti immediatamente precedenti alla gara. Gli atleti scattano, Rummolo ce la mette tutta (Gaudenzi commenta la gara. "Suo figlio e' quinto, signora, no, e' terzo...") e conquista il bronzo (l'oro e' per Domenico Fioravanti). Tutti in piedi a casa Rummolo a applaudire esultanti, lacrime, abbracci. Perillo, in redazione, guarda attonito con i suoi colleghi
il servizio del Tg1. Come diavolo ha fatto Gaudenzi a vivere in diretta
la gara con i genitori del nostro azzurro nuotatore, se il Tg1 gli ha chiesto
l'indirizzo a gara gia' finita da un pezzo? Buona domanda. Non e' che per
caso il Tg1 ha mandato in onda un servizio fasullo? Non e' che per caso
il cronista del Tg1 ha chiesto alla famiglia Rummolo di recitare la commedia
dell'esultanza in diretta, magari rivedendo la gara in cassetta sul videoregistratore?
Speriamo di no. Non si mandano in video immagini come quelle mostrate al
Tg1 nei servizi relativi alle inchieste sul traffico di bambini, ma nemmeno
servizi fasulli. O no?
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