Trenta righe | |||||||||||||||||
Sapete com'e', non sapevamo come piazzare in pagina alcuni pezzetti che ci arrivano. Non sono notizie secche secche. Quelle le mettiamo nel notiziario del mese. Non sono nemmeno lettere. E neanche articoli veri e propri. Sono proprio pezzetti brevi. Quindi e' nata questa nuova pagina. Trentarighe. Se poi sono trentuno o ventinove, fa niente. Scrivete, gente, scrivete. Finche' si scrive c'e' speranza. |
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Caro Figaro, ho passato la domenica, aihmè, in casa a guardare la tele e sono molto, molto preoccupato. Retequattro, dopo avermi promesso "Il sipario strappato" (il capolavoro di Alfred Hitchcock), ha mandato in onda un comizio di Rutelli (sfigato in mezzo a qualche decina di sfigatissimi giovani elettori molto marginali e a qualche confuso corrispondente straniero di improbabili testate) e quello di Berlusconi-no-limits: bello, giovanile, perfetto. Quasi due ore di delirio-mediatico. Rutelli è bravo, educato e tollerante e lo applaudono: r apite, convinte, caricatissime. Il Cavaliere affronta la questione della modifica della Costituzione Italiana: un argomento che pare marginale ma non lo è affatto. E dice: se avremo i numeri la cambieremo anche senza l'accordo del centro-sinistra. Io non so se i giornalisti italiani afferrino il concetto: per oltre 50 anni il sistema italiano si è basato su un sistema di fondo condiviso, nel quale maggioranza ed opposizione condividevano le regole di fondo (la Costituzione, scusate se è poco...).Adesso si cambia: come? Il 13 maggio il Cavaliere vince le elezioni. Il 14 maggio c'è un forte rischio, certezza dico io, che una parte consistente del centro-sinistra gli si presenti col cappello in mano: la grande industria che non è già passata con lui lo farà: vi immaginate la Fiat (uguale "La Stampa") o Telecom Italia (uguale "Telemontecarlo"), o le banche all'opposizione di un governo che durerà almeno 5 anni? Non scherziamo. A quel punto il gioco sarà fatto. Berlusconi lo ha spiegato domenica pomeriggio. Alla sera è andato in replica. Capite o no? Alle 23.30, quindi, su Raitre è andato in onda "Telecamere" il programma della giornalista La Rosa con, in studio, l'ex direttore del Messaggero (e fino a ieri grande sponsorizzato da Rutelli allora sindaco di Roma) Pietro Calabrese. Un'ora e mezza di maxi-spot: Berlusconi-no-limits ha detto qualunque cosa senza che i due colleghi accennassero mai ad incalzarlo seriamente. Il mio amico Pietro sembrava un pugile suonato:l'unico attimo di risveglio da un torpore che pareva infinito si è registrato quando ha ricordato con orgoglio i suoi anni giovanili nella squadra palermitana del Bacicalupo. Una compagine guidata da un grande di Forza Italia: l'on Marcello Dell'Utri: bei tempi, bel calcio,eravamo giovani allora, ah come ci piaceva, dice Calabrese a un Berlusconi compiaciutissimo. Mafia?
Frequentazioni ambigue?
Amicizie molto, molto imbarazzanti?
Certo, ne parlano già i giornali di mezzo mondo, che bisogno c'è di
parlarne ancora, deve essersi chiesto Calabrese che evita di
parlarne e anzi si lancia in valutazioni lusinghiere per quel giovane di Palermo
che lo ha fatto tanto divertire da giovane. E perché nessuno dei giornalisti presenti ha chiesto al Cavaliere se considera giusta la protesta della collega, ebrea, di Studio Aperto che ha protestato pubblicamente per gli incredibili servizi sul 25 aprile che cercavano di mettere sullo stesso piano la Liberazione e i nazi-fascisti, insinuando che la colpa della mancata "rivalutazione" degli "sconfitti" è anche degli ebrei? Il servizio più grave è stato firmato, non da un redattore qualunque, ma dal giornalista-principe, quello che per primo ha lavorato per il Cavaliere, quello che tra i primi si era esposto nella "discesa in campo" del 1994. Mica un pazzoide, un irresponsabile, ma uno che la sa lunga. Se
i toni sono questi prima delle elezioni, cosa capiterà il 14 maggio? Se
anche la nostra "categoria" rinuncia sostanzialmente ad un
ruolo di critica adesso, cosa diventerà l'Italia tra due settimane? Già
abbiamo delegato all' "Economist" il compito di incalzare
il Cavaliere,dopo le elezioni dovremo andare a comprare l'"Economist"
all'edicola
della stazione di Chiasso, Svizzera, come si faceva negli anni '60 col
mitico, e vietatissimo "Playboy"?
Tra qualche giorno il Cavalier Berlusconi vincerà le elezioni: molto probabilmente con un margine notevole. Mi chiedo: se il 25 aprile, festa della Liberazione dalla dittatura nazi-fascista il direttore di uno dei suoi tg ("Studio Aperto") ha potuto mandare in onda affermazioni che offendono la sensibilità di tutti noi, cosa accadrà tra due settimane?
Le battute antisemite non devono ferire solo una giornalista
ebrea: devono
preoccupare tutti noi. La scelta del direttore Mario Giordano è molto
grave: si comincia con le barzellette contro negri, ebrei, omosessuali ma si
sa come va a finire.
Prima del derby,
un operatore del Tg3 è stato accoltellato
per aver ripeso scontri fra teppisti. Più tardi, un altro operatore, del
Tg1, è stato ferito e la sua
telecamera è stata danneggiata. Alla fine, un giornalista del Tg2 si è
trovato un coltello puntato alla
gola.
Se gli
stessi fatti fossero successi a inviati di guerra in Bosnia,
qualcuno avrebbe speso parole di solidarietà. O se gli accoltellatori
fossero stati zingari o albanesi,
tutti i giornali ne avrebbero parlato; quelli di destra
per soffiare sul fuoco della "gente che vuole sicurezza", quelli di sinistra
per dire che non bisogna essere razzisti
e che certe cose le fanno anche gli italiani.
Invece
niente. Neppure il solito commentino di Bruno
Tucci sul Corriere della Sera parla di questi fatti (mentre riferisce
estasiato della partita). Eppure credo che si tratti dello stesso Tucci
che quando Lucia Annunziata fu fermata dalla polizia a Belgrado durante la
guerra per il Kosovo, arrivò a chiedere per ritorsione l'espulsione dei giornalisti jugoslavi dall'Italia. Eppure è lo
stesso Tucci che, come presidente
dell'Ordine del Lazio e del Molise dovrebbe avere come dovere morale (e giuridico) l'impegno alla solidarietà attiva e pubblica con chi passa certe avventure per
informare i cittadini. Si vede che il derby vale più dei doveri di
solidarietà, e non è il caso di disturbare lo spettacolo che "la ggente" vuole
Durante il
fascismo c'era uno slogan che diceva "Me
ne frego!", e nei locali pubblici c'era scritto "Qui
non si parla di politica". Del derby invece si poteva parlare e
nessuno se ne fregava. Ma qui si è fatto un passo avanti: quando c'e' di
mezzo il pallone, oltre che di politica non si parla neppure di cronaca
nera. E nemmeno quando le vittime sono tuoi colleghi.
25 aprile,
ore 12 e 30, Studio Aperto,
servizio di Giorgio Medail, il primo
assunto a Mediaset, quasi
in contemporanea con Berlusconi.
Parte De
Gregori con Il cuoco di Salò.
Sullo sfondo immagini in bianco e nero del maresciallo
d’Italia Graziani (comandante,
al fianco dei nazisti, dell’esercito
di Salò, processato e condannato –pena amnistiata- per le violenze e massacri nelle colonie africane libica e etiopica,
comandante dell’armata italo-
tedesca Liguria, nell’elenco dei criminali
di guerra, mai processati, a suo tempo stilato dagli anglo-americani).
Voce fuori
campo ‘Sono stati 25.000 i caduti della Repubblica
sociale italiana, ma è vietato
ricordarli’. Si prosegue citando date di ‘iniziative da dimenticare’ perché ‘l’Anpi protesta’. Nel ’94 la provincia
di Milano nega la sala per
ricordare i repubblichini di Salò, nel ’95 s’intitola a Magenta una piazza, nel ’98 a Torino un presidente di circoscrizione commemora, nel novembre 2000 il
sindaco Albertini ricorda i
caduti nel Cimitero Monumentale di Milano. In quest’ultima occasione non
solo l’Anpi insorge, ma ‘gli ebrei contestano’ (come da trascrizione della
trasmissione). ‘Dalla
parte sbagliata si muore’ canta De Gregori. Speaker ‘La differenza
è che dalla parte sbagliata non si
muore una sola volta’. Segue intervista a un ex ‘ragazzo di Salò’,
Giorgio Albertazzi.
Ricorda che ‘non c’era
un’altra parte, c’erano gli anglo- americani’, ricorda che gli antifascisti dell’Emilia rossa erano molto impegnati nel
tappezzare le città con manifesti contro i suoi spettacoli, ricorda che antifascismo
e antiamericanismo sono ‘professione
e luogo comune’. ‘Antifascisti e antiamericanisti
si trovano i nemici. Anche Hitler ha inventato il nemico ebreo’.
E’ forse la prima volta che in Mediaset si dà spazio
all’antisemitismo.
Alice Werblowsky
il 25 aprile segue il concerto organizzato al Paolo
Pini di Milano in occasione della Festa della Liberazione. Ha visto il
servizio di Studio Aperto, ma dopo 12
anni di onesto lavoro per gli spettacoli a Mediaset, seppure indignata, non teme interferenze.
Alice prende carta e penna e- con riferimento al suo lavoro,
alle sue origini, al servizio del giorno precedente e al servizio impossibile- chiede il trasferimento
ad altra testata. La lettera è di dominio pubblico, resa nota l’altro
ieri da numerose testate, in primis l’Unità.
Il direttore, Mario Giordano,
le suggerisce di prendere ferie.
Il Cdr è solidale. L’editore l’ha ricevuta immediatamente, garantendo la massima
attenzione per il suo caso, su cui deciderà
lo stesso Confalonieri.
L’Anpi,
quell’associazione che protesta, le ha inviato ieri una testimonianza di solidarietà.
‘Consci come siamo, della sua amarezza, nel contempo vogliamo dirle con riconoscente affetto che non è cosa meschina e rituale, ma
nobile e doverosa, tramandare i
fatti e gli accadimenti della
Resistenza che sostanziano i
valori della nostra democrazia alla comunità intesa come popolo’.
Anche Giordano ha risposto
all’editore, ma non si conoscono i contenuti. Chissà se, prima di
andare a colloquio, s’è preparato almeno sulla differenza tra guerra
e Olocausto?
E'
stato presentato venerdì 27 aprile alle ore 11.30 a Roma, nel Salone
dell'Associazione stampa estera, “Africa:
a caccia di giornalisti”. Alessio Alessi, Barbara Benini, Andrea Bonzi, Giovanni Bua, Cesare Buquicchio, Raffaella Calandra, Laura Cavestri, Adriana Comaschi, Paola Dall'Anese, Francesca De Sanctis, Serena Destito, Anna Di Biase, Amelia Esposito, Elisa Ferrari, Alessandra Greco, Antonella Lami, Susanna La Polla, Micaela Lucidi, Stefania Mazzoni, Gabriele Orsi, Giuseppe Pilloni, Marco Sampognaro, Roberta Silverio, Michela Trigari, Giorgia Zamboni.
Caro Barbiere, sono sempre io, il vostro affezionato Lucky. Dopo tutti questi mesi è arrivato il momento di fare a voi e a tutti i colleghi una domanda che forse era intrinseca nell'idea stessa del vostro sito: Cosa significa fare i giornalisti oggi? Mi faccio questa domanda proprio adesso perchè, da buon osservatore (al bando la modestia ipocrita), mi pare che stiamo vivendo un fase un po' strana in questo Paese. Sembra di assistere ad una sorta di "ultima cena" collettiva. La follia aumenta, i freni inibitori della società stanno cedendo tutti, ad uno ad uno, di fermo sta restando poco. Allora avevo due piccoli punti fermi sul nostro ruolo nella società. Il primo era che i giornalisti sono una sorta di garanti nei confronti del cittadino. Cioè: le informazioni utili sono in determinati posti e i cittadini sono garantiti dal fatto che un giornalista (cioè una persona che per deontologia non può dire il falso) va a raccogliere queste informazioni e gliele racconta. Ad esempio un giornalista va a seguire i lavori del Consiglio Comunale poichè non tutti i cittadini possono essere presenti. Ecc, Ecc. Ora sento il sottosegretario Chiti (dello stesso partito per cui voto) che dice che non occorre l'iscrizione all'elenco dei giornalisti. Da buon utilizzatore di internet dico che è una follia. Quando leggo un sito di informazione su internet io voglio che sia informazione vera. Quando leggo un giornale pretendo che ci siano notizie vere. L'iscrizione dei giornalisti all'ordine e della testata al tribunale è una garanzia per me. E' una garanzia per il cittadino. Pensate se domani un sito fosse gestito da investitori di borsa che tutti i giorni parlano bene del loro titolo. E dicono falsità palesi. E fanno insider trading e aggiotaggio. Ecc. ecc.. Chi mi garantisce? Pensate ad un sito degli avvocati italiani (il primo partito già oggi in parlamento): tutti gli imputati avrebbero un'incredibile megafono senza limiti (ma forse accade già oggi?) ecc. ecc. Pensate se un sito pubblica la mia foto, il mio nome e dice che sono un rapinatore, o un pedofilo, o un assassino. A chi mi rivolgo? E' vero che internet deve rimanere libero nelle sue innumerevoli attività, ma sull'informazione pura non si scherza. Anzi io propongo che sopra ogni sito di informazione deve esserci, come nel colophon dei giornali, registrazione e firme dei giornalisti. L'informazione deve essere doc. Pensate in questo Paese fra un po' verrà garantito il pecorino garganico e non le notizie che vi circolano. Eppure tutti si affrettano a dire che le notizie oggi sono la merce più preziosa... Spesso nelle lezioni che ho fatto nelle scuole (come giornalista professionista) ho paragonato il mestiere di giornalista a quello di farmacista. Pensateci. le analogie ci sono. Chi si sognerebbe di non far verificare dei farmaci in nome della liberta di ricerca? Una
seconda domanda che (un pò conseguentemente) mi pongo è questa: ma i
giornalisti non avevano il divieto di fare la pubblicità? Perchè guardando la tv mi accorgo che una vicedirettrice di un
settimanale rosa pubblicizza telefonini, che Cecchi Paone pubblicizza
riviste. Nella mia città addirittura una (che è anche addetto stampa in
un comune) pubblicizza un pranoterapeuta...ma
cosa sta accadendo?????
Mercoledì 25 aprile, Rai Uno. Intervallo dell’incontro amichevole di
calcio Italia – Sudafrica. Il cronista dà l’annuncio della morte di
Michele Alboreto. Segue qualche ricordo dell’ex ferrarista, poi si torna a parlare di calcio.
Metti un Tg regionale che apre
con ‘La lunghezza media del pene eretto è oggi di 10 centimetri, fino
a 12 con venti in direzione nord est. Si prevede, per
domani, un allargamento del fronte di alta pressione che porterà
l’erezione fino a 15/16 cm’.
Foibe e fobie
vanno a
braccetto con l'Italietta
balcanizzata e ignorante che la Casa delle Libertà dalla Libertà
promuove a ogni piè (di Silvio) sospinto. Non si tratta più di una riscrittura
della Storia perchè questo comporterebbe a monte (cioè, kazzo,
compagno....) una sua seppur larvata
conoscenza. Ci troviamo di fronte a una patologia ben nota tra lo
psichiatra alteretnico Karadzic che pullulava e pullula nell'ex
Jugoslavia: il morbo di Nullison. O sindrome
da memoria deficiente acquisita (Mda) di cui è portatrice in somma la
triplice telepadanitalica di Berluska, Fini e Bossi.
Tra i tre, l'unico che ha sentito parlare della fobia della foiba e
viceversa è il buon camerata Fini imbeccato dal buon camerata Menia a sua volta imbeccato dalla buona libellistica
nazionalfascista sul tema e alla quale si rifà il buon sito proposto dal
buon giornalista Travan
scandalizzato dalle sfuriate grottesco ironiche del cattivo
Virgilio. Ke palle, buon Travan,
ke palle...nessuno mette in dubbio la tragedia delle...ecc. ecc. ecc.
anche perchè sono cose dette, stradette, digerite in queste lande
desolate della Venezia Giulia...ecc ecc.
Ma mi si consenta (una
locuzione che tenta) un
paio di riflessioni su Bossi, Fini e Berlusconi, questi nostri buoni ai
quali il buon Haider,
considerato dai buoni psicopompi buonisti la punta di diamante del
nullisonismo neonazi europeo, può farci solo un baff...und so weiter.
Lo ammetto: la colpa è mia. Ma è davvero difficile resistere alla tentazione di leggere l’ultima pagina dell’inserto “Salute” di Repubblica. Riporto fedelmente il pezzo contenuto nella rubrica “Letto & dintorni”, dopo di che, per cortesia, spiegatemi, qual è la notizia. Da “Salute” del 19 aprile 2001: “Quanto è lungo L’équipe, due medici e quattro infermiere, si è recata nelle discoteche di Cancun, nota località turistica messicana ed ha, dopo opportune stimolazioni prese le misure. Risultato: il 75% dei 300 maschi misurati ha una lunghezza del pene in erezione compresa tra il 12,9 e 15,7 ed una circonferenza di 12,4 centimetri.” A questo punto mi domando: a) In che misura la notizia, o meglio, il “numero” è rassicurante? b) Se la ricerca è stata fatta nelle discoteche di Cancun, quelli che in discoteca vanno a Rimini possono stare ugualmente sereni e tranquilli? c) L’équipe è composta da due medici e quattro infermiere. Secondo
voi chi prendeva le misure? Vostra fedelissima
Sabato
21 aprile una parte di giornalisti italiani sarà deportata
al seguito di Gianfranco Fini
a Trieste e nella Venezia
Giulia in senso lato. Non preoccupatevi, ci sarò anch’io, sempre
a disposizione per darvi una mano. Anche il candidato locale di An, Roberto Mena!, pardon, Roberto
Menia, da molto tempo è proprio un bravo ragazzo e facilmente
riportabile. Indi suggerisco: 1)
Intervista a Dennis
Zigante, rappresentante degli esuli.
2)
Intervista a Spadaro
Stelio, l’infoibatore della Storia, anche segretario regionale Ds
e grande sponsor del futuro potenziale candidato sindaco del
centro-sinistra 3)
Intervista al futuro potenziale candidato sindaco del
centro-sinistra, Federico
Pacorini, ex presidente di Assindustria, tenuto presente che: a) è
completamente privo di sense of humor b) non
è nemmeno mancino e quindi in un servizio su Fini ci va benone. 4)
Altre ed eventuali (Menia, Fini e q.b.) 5) FINALMENTE A TRIESTE –DA UNA DECINA DI GIORNI- C’E’ UN RISTORANTE. Cena a base di pesce, fresco e ben cucinato. Si gira intorno alle 75/100.000, menù vario, non da nouvelle cusine, ma saporito. Ogni pescetto e verdurina vengono amorevolmente scelti e cucinati separatamente e indi legati tra loro con sapienti accorgimenti. Paradossalmente si viene serviti con affettuosa complicità, nutriti con amore dall’antipasto al dolce (suggerisco la sfoglia di crema carsolina al Piccolit). E’ l’unica novità che la città ha saputo offrire in piena campagna elettorale. Ristorante dei Duchi d’Aosta.Sempre a Vostra disposizione, Virgilio
Settimana di Pasqua terribile qui dalle nostre parti ma anche in Medio
Oriente non si e’ scherzato.
Sabato Santo al grido di “Shalom” i soldati di Israele hanno invaso la
Che se per caso vinciamo, facciamo un bottino di guerra da far impallidire
Giulio Cesare, Alessandro Magno e Gengis Kahan, tutti insieme.
Se invece perdiamo, come lo stato del nostro esercito, ci lascia supporre,
niente paura, perche’ i prigionieri verranno deportati a San Moritz e in
altre localita’ turistiche delle Alpi Svizzere, tutti su comodi e puntuali
treni Svizzeri, che sono molto piu’ sicuri dei nostri.
Attendo che partecipiate compatti alla raccolta delle firme.
(Compatti, non con Patty, che l’ultima volta quel fumato di Vasco Rossi, mi
ha mandato due biglietti del concerto di Patty Pravo! )
Noi, portatori sani di microfono,
sventolatori imperterriti di taccuini (ma spesso con una penna
da chiedere in prestito a qualcuno); noi, occhiuti trafugatori di
istantanee sorridenti di suicidi e morti ammazzati; sì, a volte
sembriamo proprio degli scarafaggi
e in molti casi anche bravi a far profumare di violetta persino
la cacca che ci mandano a raccogliere. Luigi Monfredi
Ehi,
c’è nessuno in bottega? Ragazzi,
sono preoccupato. Leggo sul Foglio (giornale della moglie
di Berlusconi, da non confondersi con il Giornale, che è del fratello,
nè con Mediaset, che è sua ma è gestita dai figli)
che le tv di Berlusconi non
faranno trasmissioni di approfondimento politico in campagna elettorale.
Bella
notizia, direte voi. Bella un
corno, rispondo io. Possibile che nessuno noti quello che sta
succedendo? Berlusconi è avanti nei sondaggi, dunque meno
si parla di politica in tv meglio è: c’è meno rischio che
Rutelli recuperi. Nel ’94,
quando Berlusconi doveva guadagnare consenso, le sue tv erano infarcite
di programmi di vero o pseudo-approfondimento (ricordo “O di qua o
di là”, di Liguori, “Italia Parla”, di Medail, “Uno contro
uno” di Mentana, Tg che non parlavano d’altro che di politica). Oggi
niente. Ora,
Berlusconi si appresta a
controllare anche la Rai, dunque prossimamente, suppongo, se il
Cavaliere sarà avanti nei sondaggi, non avremo approfondimenti neppure
sulla Rai. Magari i nuovi
dirigenti, per evitare fastidi al capo, limiteranno al minimo la
politica nei Tg, magari la toglieranno del tutto. Oppure, in caso di
sondaggi negativi, tornerà la politica in stile Fede-Liguori, con
Mentana al Tg1 che farà da paravento. Non
vorrei dire, ma la Fininvest
(di Berlusconi) sta acquistando quote di Olivetti
e dice di voler contare in futuro sulle decisioni della holding di Colaninno.
Olivetti controlla Telecom,
che controlla Seat, che è
il nuovo proprietario di Telemontecarlo.
I
giornalisti, ovviamente, sono lì ad aspettare che qualcuno li compri o
li venda, che dica
loro se possono o no occuparsi di politica. Ma diamine: quanto dovremo
aspettare perchè la Federazione, l’Ordine, i singoli giornalisti si
ribellino ad un signore che si sta comprando tutti
i mezzi d’informazione televisiva e che considera
l’informazione televisiva come un rubinetto da aprire o chiudere a
seconda di come gli fa più comodo? I
candidi Mentana, Sposini, Pamparana, lo stucchevole Mischi o l’incazzosa
Silvia Carella, hanno qualcosa da dire (a parte, ovviamente, che sono di
sinistra)? Grazie
dello spazio, Barbiere, ripasso più tardi per vedere se qualcuno
ha risposto.
Caro Barbiere, vorrei aggiungere una cosa alla testimonianza
da Napoli, provincia separatista macedone, di quel guerrigliero dell'U.C.K.
di nome Bellino. Episodi come quello di Napoli, prima che divengano
la normalità, non possono lasciare indifferenti, né può ammettersi
che nell'indifferenza generale la critica degli stessi sia prerogativa
di riserve indiane in cerca d'autore.
Renato Mannheimer ha un problema, nella sua vita,
e non di poco conto: tutti lo cercano, tutti lo vogliono, specialmente
sotto elezioni. Parlargli, dunque, non è facile Il Barbiere ci
è riuscito, ma il tempo del professore era poco e le sue risposte sono
state succinte. Ma di sicuro danno da pensare. D’altra parte, ci sarà
pure una ragione se Mannheimer è considerato “il re” dei
sondaggi politici. Professor Mannheimer, allora: i politici all’assalto
delle trasmissioni di satira, i comici che fanno politica. Ma cosa sta
succedendo? E chi realmente “sposta” cosa, nelle campagne elettorali
in tv? Nessun singola presenza del politico, anche quello più
importante, sposta nulla, in termini di consenso, ma l’insieme
delle presenze ottenute dal politico nel medio periodo sposta il
consenso, e anche di molto. Il processo che fa breccia nell’elettorato
è dunque un processo di sedimentazione. Ma per il politico non basta
esserci: bisogna essere capaci e bravi, bisogna saperci fare, e fare
bene. E il caso Luttazzi, professore, che riflessioni le suscita?
Quanti voti sposta, una puntata di Satyricon? Pochissimo, forse lo 0,3% dell’elettorato, non di più,
in termini di voti secchi, ma sul medio periodo – come le dicevo –
sposta molto di più, contribuendo a creare, in particolare, due
effetti: da un lato rafforza l’opinione degli elettori del
centro-sinistra, anche di quelli indecisi, a tornare a votare Ulivo,
dall’altro rafforza l’immagine di vittima che di se' sta
propagandando Berlusconi, lo rafforza. E i conduttori dei talk show politici d’informazione, i
Santoro, i Vespa, quanti voti spostano? Senta, io guardo poco la tv, non ho neanche il tempo per
farlo, quindi non le saprei dire se esistono conduttori televisivi che
riescono davvero ad orientare il voto degli elettori. Conosco poco il
settore. Ci può almeno dire – tra i vari mezzi d’informazione
– qual è quello che sposta più voti? La tv, Internet, i giornali, le
affissioni murali? Sì, a questa domanda posso rispondere con cognizione di
causa. La tv, naturalmente, è il mezzo di comunicazione che sposta più
voti di tutti. Lo dicono tutti i sondaggi, ma anche i fatti e i
comportamenti elettorali. I giornali, invece, spostano molti meno
voti, pochissimi direi. Internet sarà fondamentale nel futuro, ma oggi
non conta quasi nulla: coinvolge poca gente ne sposta ancora meno. Le
campagne di affissioni murali, invece, spostano e contano
moltissimo, questo è un dato importante quanto poco conosciuto:
Berlusconi, infatti, ha fatto benissimo a puntare su una forta campagna
di affissione di manifesti pubblicitari. I poster, incredibilmente,
pesano e spostano voti. Grazie, professore. Una bella notizia, non c’è che dire,
sapere che il nostro Paese, a suo giudizio, segue e si fa orientare nel
voto da mezzi di comunicazione che sembrano usciti dagli anni Cinquanta,
i cartelloni e la tv. Una bella notizia, non c’è che dire, anche per
uno come lei che ha appena fondato e lanciato “il” nuovo portale
“indipendente” della politica italiana, www.polix.it. |
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