Inpgi, Casagit, Ordine dei giornalisti

Un mutuo? Un molare da estrarre dal dentista? Un piccolo prestito? Vuoi vedere quanto ti manca alla pensione, ammesso che tu riesca a prenderla? Hai bisogno di informazioni sulle attività dell'Ordine dei Giornalisti? Ecco i links che ti servono, o le persone giuste con cui parlare. Inpgi, Casagit e Ordine avranno piena ospitalità in queste pagine per trasmettere ai colleghi i loro comunicati.


 

 

 
31 Maggio 2001 - La vittoria di Nuova Informazione

Rinnovo del Consiglio della Lombardia e del Consiglio nazionale dell’Ordine

Vince nettamente la lista indipendente sostenuta da Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole, rieleggendo la formazione consiliare uscente ed il suo presidente, Franco Abruzzo

Eletti subito otto consiglieri regionali su nove e due revisori su tre – Già al primo turno eletti anche 12 consiglieri nazionali professionisti su 12 - Ballottaggio (3/4 giugno)  per un consigliere pubblicista ed un revisore dei conti dell’Ordine regionale e per dieci consiglieri nazionali pubblicisti.

Milano, 30 maggio. Rinnovo del Consiglio della Lombardia e del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti:  nella tornata del 27/28 maggio la lista indipendente “Riformare per informare” ha conquistato una vittoria netta, rafforzata dal consenso compatto all’intera squadra, votata con pochi voti di differenza fra un candidato e l’altro. Nella lista, sostenuta da Nuova Informazione/ Gruppo di Fiesole, confluiscono giornalisti di diversa formazione culturale, professionale e politica, ma tutti determinati a difendere  l’autonomia della professione e la libertà di cronaca e di critica.

 Per quanto riguarda il  Consiglio della Lombardia sono stati eletti otto consiglieri su nove e due revisori dei conti su tre. Sono stati riconfermati, con il presidente Abruzzo, i consiglieri professionisti Ambrosi, d’Asnasch e Gonzales nonché il vicepresidente pubblicista Tanzi. Un risultato di tale rilevanza non si era mai verificato nella storia quasi quarantennale del massimo ente di rappresentanza dei giornalisti della Lombardia.

Questi i risultati del Consiglio regionale professionisti: votanti 1.138; voti validi 1.102; quorum 552): 

Consiglio regionale professionisti: Franco Abruzzo (voti 793 pari al 72%); Bruno Ambrosi 737; Letizia Gonzales 701; Sergio D’Asnasch 691; Davide Colombo 690; Paola Pastacaldi 663. Tutti eletti.

Hanno preso voti: Giuseppe Gallizzi, 230 voti; Vittorio Feltri 223; Maurizio Andriolo 201; Paolo Chiarelli 192; Claudio Minoliti 169; Claudio Pina 159.  

Collegio dei revisori dei conti professionisti: Maurizio Michelini 708; Alberto Comuzzi 703. Eletti.

Hanno preso voti: Giuseppe Tropea 196; Marco Lanza 176.

Ed ecco i risultati del Consiglio regionale pubblicisti (votanti 765; voti validi 725; quorum 363):                          

Consiglio regionale pubblicisti:  Brunello Tanzi, 371 voti; Liviana Nemes Fezzi, 365; Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) 356; Cosma Damiano Nigro 273; Giuseppe Tedeschi 270; Attilio Ruosi 260. Eletti Brunello Tanzi e Liviana Nemes Fezzi.

Vanno al ballottaggio Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) e Cosma Damiano Nigro per aggiudicarsi il terzo posto di consigliere pubblicista.  

Collegio dei revisori dei conti pubblicisti: Giacinto Sarubbi 267; Gregorio Terreno 200; Umberto Accomanno 141. Vanno al ballottaggio Giacinto Sarubbi e Gregorio Terreno per aggiudicarsi il posto di revisore pubblicista.  

Questi i risultati del  Consiglio nazionale (1.138 votanti; 45 schede nulle; quorum 547):  

Consiglieri nazionali lombardi professionisti: Pierpaolo Bollani, 674 voti; Giovanna Calvenzi, 655; Gianni de Felice, 653; Stefano Jesurum, 653; Fabio Felicetti, 644; Emilio Pozzi, 636; Giacomo Ferrari, 636; Maurizio Bono, 636; Giulio Signori, 634; Michele Urbano, 626; Anna Gennari, 619; Mario Lombardo, 606. Eletti tutti e dodici.

Hanno preso voti:  Giuseppe Gallizzi, 257; Maurizio Andriolo, 225; Paolo  Chiarelli, 207; Luigi De Fabiani, 187; Mario Bardi, 185; Maurizio Ferrari, 178; Giuseppe di Gregorio, 173; Alessio Cerrati, 171;  Fabio Benati, 170; Paolo Pirovano, 168;  Cesare Malnati, 161; Pierluigi Bonora, 62.

 

Consiglieri nazionali lombardi pubblicisti (765 votanti, 40 schede nulle). Vanno al ballottaggio i primi 20 della graduatoria per aggiudicarsi 10 posti: Stefano Gallizzi, 300 voti; Isotta Gaeta, 253; Domenico Tedeschi, 251; Giuseppe Alberti, 248; Assunta Currà, 247; Giacomo Metta, 242; Rino Felappi, 241; Antonio Caputo, 238; Emilio Pastormerlo, 236, Pasquale Salerno, 236; Benedetta Barzini, 225; Alfredo Chiappori,  196; Cristina Pecchioli, 191;  Vincenzo Ceppellini, 185; Jole Zangari, 175;  Luigi Vigevano, 145; Paola De Paoli, 144; Camillo Albanese, 140;  Alberto Arrigoni, 129; Marco Perego, 124.

Hanno preso voti: Adriano Bassi, 122;  Vinicio Gasparri, 121; Enrico Campagnoli, 118; Pietro Scardillo, 116.  

IL BALLOTTAGGIO si terrà il 3 giugno (dalle ore 9.45 alle 13.15) e il 4 giugno (dalle ore 9.30 alle 14) alla Sala Orlando dell'Unione del commercio di Milano (Corso Venezia 49).  


30 Maggio 2001 - Abruzzo stravince a Milano 

Rinnovo del Consiglio dell’Ordine della Lombardia

Vince nettamente la lista guidata da Franco Abruzzo
Eletti 8 consiglieri su 9 e due revisori su tre

Milano, 29 maggio. Rinnovo del Consiglio dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia: nella tornata del 27/28 maggio, vittoria netta della lista guidata dal presidente uscente Franco Abruzzo. Eletti otto consiglieri su nove e due revisori dei conti su tre, Non era accaduto mai nella storia quasi quarantennale della massimo ente di rappresentanza dei giornalisti della Lombardia.

Vittorio Feltri ha ottenuto solo 223 voti e non è stato eletto.

Questi i risultati del Consiglio regionale professionisti: votanti 1.138; voto validi 1.102; quorum 552):  

Consiglio regionale professionisti: Franco Abruzzo (voti 792 pari al 72%); Bruno Ambrosi 737; Letizia Gonzales 701; Sergio D’Asnasch 691; Davide Colombo 690; Paola Pastacaldi 663. Tutti eletti.

Hanno preso voti: Giuseppe Gallizzi, 230 voti; Vittorio Feltri 223; Maurizio Andriolo 201; Paolo Chiarelli 192; Claudio Minoliti 169; Claudio Pina 159.

Collegio dei revisori dei conti professionisti: Maurizio Michelini 798; Alberto Comuzzi 703. Eletti.

Hanno preso voti: Giuseppe Tropea 196; Marco Lanza 176.

Ed ecco i risultati del Consiglio regionale pubblicisti (votanti 765; voti validi 725; quorum 363):                                 

Consiglio regionale pubblicisti:  Brunello Tanzi (vicepresidente uscente) 371 voti; Liviana Nemes Fezzi 365; Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) 356; Cosma Damiano Nigro 273; Giuseppe Tedeschi 270; Attilio Ruosi 260. Eletti Brunello Tanzi e Liviana Nemes. Vanno al ballottaggio Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) e Cosma Damiano Nigro.

Collegio dei revisori dei conti pubblicisti: Giacinto Sarubbi 267; Gregorio Terreno 200; Umberto Accomanno 141. Vanno al ballottaggio Giacinto Sarubbi e Gregorio Terreno.


30 Maggio 2001 - Dopo Abruzzo, trionfa l'astensione

Ordine della Lombardia: perde Feltri, vincono Abruzzo e l’astensionismo. Quarto Potere propone gruppo di lavoro per cambiare la legge del 1963.

E’ stata punita l’arroganza di chi aveva proposto Vittorio Feltri alla presidenza dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia: il direttore di ‘Libero’ ha ricevuto 223 preferenze, solo il 20% dei 1.102 voti validi. Ha vinto la lista guidata dal presidente dell’Ordine uscente, Franco Abruzzo (792 voti), che ha eletto 8 candidati su 9 al primo turno grazie anche al minore afflusso alle urne che ha abbassato il quorum.

Infatti la percentuale dei votanti, che alle precedenti elezioni era vicina al 30%, è scesa ad appena il 19,65% dei 5.606 giornalisti professionisti lombardi aventi diritto: più di 8 colleghi su 10 non hanno votato per l’Ordine.

Tre anni fa votarono in Lombardia 1.266 giornalisti professionisti al primo turno e 1.473 al ballottaggio, questa volta i voti validi sono stati 1.102 cioè ben 369 in meno: il 25,2% dei giornalisti lombardi che avevano votato per l’Ordine nel 1998 questa volta si sono astenuti.

Molti hanno raccolto l’appello di Quarto Potere, movimento trasversale di giornalisti nato a Milano nel 1999 con l’obiettivo di rinnovare gli organismi di categoria, che aveva invitato i colleghi iscritti all'Ordine della Lombardia a non andare a votare.

E molti non hanno potuto votare anche per la mancanza di seggi decentrati fuori Milano, che era stata denunciata da 8 Cdr (Il Cittadino di Lodi, Il Corriere di Como, L'Eco di Bergamo, La Gazzetta di Mantova, Il Giornale di Brescia, La Provincia di Como-Lecco-Sondrio, La Provincia di Cremona, La Provincia Pavese) ricordando che ci sono 1.080 giornalisti professionisti residenti fuori dalla provincia di Milano. E’ incredibile che nel 2001 un vetusto regolamento non consenta, per esempio, il voto elettronico ai giornalisti italiani.

In realtà è profondamente superata dai fatti l’intera legge del 1963 che istituì l’Ordine dei giornalisti. Quarto Potere ha proposto, fin dalla fondazione del movimento, un’idea solo apparentemente provocatoria: l’autoscioglimento dell'Ordine dei giornalisti, che non esiste in quasi nessun Paese al mondo e la cui legittimità è messa in dubbio dalla stessa Unione Europea.

Abolirlo è una battaglia di civiltà che combatteremo nel tempo: da subito, proponiamo la creazione di un gruppo di lavoro per studiare le modifiche necessarie per cambiare la legge del 1963. Non per lasciare i giornalisti senza tutela giuridica: bensì per una nuova regolamentazione della nostra professione che sia prevista per legge, ma prescinda dall'Ordine.
 
I giornalisti di Quarto Potere
Forum di discussione: quartopotere@egroups.com  
Milano, 29 maggio 2001  


29 Maggio 2001 - Ma per chi gioca Jacopino? Boh...

Caro Barbiere, ma per chi gioca Jacopino? Forse solo per se stesso, ma siccome firma anche a nome di Punto e a Capo, mi piacerebbe che qualcuno si prendesse la briga di spiegargli qualcosina sulle faccende che hanno legato in tempi recenti il signor Petrina ai precari della Rai.

Se Jacopino non e' informato, o informato male, avra' tutto il tempo di rileggersi la sospensiva del Tar alla selezione in Rai. Cosi' si accorgera' di aver preso piu' di un abbaglio, nel dare al Signor Petrina la patente di nume tutelare dei precari che lavorano alla Rai.

Perche' le cose stanno in un altro modo, ed e' ora di smetterla di raccontare fandonie, sulla pelle di chi quella sospensione l'ha subita come l'ennesivo tentativo (riuscito) di fermare anche un minimo di decente trasparenza nelle assunzioni dei giornalisti del servizio pubblico televisivo.

Assunzioni che avrebbero potuto per una volta premiare i professionisti del giornalismo e non delle sponde di partito. Questa e' la verita', caro Jacopino. L'ho gia' detto altre volte: sui criteri di accesso alla selezione sono stati fatti certamente errori, e su quelli e' intervenuto il tar ( e poi la conferma del Consiglio di Stato), in primis quello di chiudere ai non laureati.

Ma vedi, quando Petrina ha fatto il ricorso contro la selezione, non guardava per nulla ai 500 precari della Rai, oltre le loro facce e i loro nomi e cognomi, vedeva gli oltre 2000 disoccupati, un bel bacino potenziale di voti per lui, che a quella selezione senza laurea, non avrebbero potuto partecipare.

Perche' il criterio di accesso alla selezione Rai, i precari, invece, li tutelava eccome. E proprio su questo si e' espresso il Tar, cioe' sul disequilibrio fra i "privilegi" che il bando prevedeva per i contrattisti delle Rai e chi invece per la Rai non aveva mai lavorato ma aveva e ha tutto il diritto di concorrere per lavorare all'interno del servizio pubblico. Chi ha vinto, ancora una volta e' chi vuole un servizio pubblico dove i giornalisti siano al servizio di qualcuno e non al servizio di tutti i cittadini.
Vera Paggi


26 Maggio 2001 - Quarto potere per l'astensione

Ordine giornalisti: Abruzzo o Feltri? Una scelta inaccettabile.

Quarto Potere, movimento trasversale di giornalisti nato a Milano nel 1999 con l’obiettivo di rinnovare gli organismi di categoria, invita i colleghi iscritti all'Ordine della Lombardia a non andare a votare.

Pensiamo sia inaccettabile la scelta tra il presidente uscente Franco Abruzzo e il direttore di ‘Libero’ Vittorio Feltri: la sfida tra i due campioni avviene in questi giorni a colpi di querele ed è stata oltretutto caricata di  significati politici impropri, quasi come una riedizione della sfida tra Rutelli e Berlusconi in salsa giornalistica lombarda. Il che è francamente ridicolo. 

I giornalisti sono stanchi di questi vecchi schemi di appartenenza: Quarto Potere è nato proprio con l’idea di rappresentare tutti i giornalisti, a prescindere dalla loro collocazione politica.

La realtà è che Abruzzo è un campione d’incoerenza: ha criticato il nuovo contratto ma ora guida una lista di parte, che fa capo a Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole/Autonomia, cioè proprio alla corrente che ha voluto a ogni costo le nuove regole che sviliscono il lavoro giornalistico. Insomma, un gruppo che ha intenzione di procedere con i vecchi arroganti metodi di spartizione delle poltrone.

Feltri a sua volta è un campione d’opportunismo: considera etica e deontologia professionali optional e non pilastri su cui basare la nostra professionalità e il nostro lavoro. Non si possono affidare gli organismi rappresentativi dei giornalisti a colleghi che spesso confondono interessi personali ed informazione.

Quarto Potere ha proposto, fin dalla fondazione del movimento, un’idea solo apparentemente provocatoria: l’autoscioglimento dell'Ordine dei giornalisti. Noi crediamo infatti che l’Ordine sia un carrozzone che, pur previsto dalle attuali leggi italiane, in prospettiva non serva a nulla e vada superato: è un'istituzione che non esiste in quasi nessun Paese al mondo, e la cui legittimità è messa in dubbio dalla stessa Unione Europea. Abolirlo è una battaglia di civiltà che combatteremo nel tempo. Non per lasciare i giornalisti senza tutela giuridica, ma per una nuova
regolamentazione della nostra professione che sia prevista per legge, ma prescinda dall'Ordine.   
I giornalisti di Quarto Potere


26 Maggio 2001 - Per Puntoeacapo è un referendum

27 e 28 MAGGIO: GIORNI DI REFERENDUM        

         Chi ha dovuto subire l'arroganza di pochi, chi ha visto vanificata ogni richiesta di confronto vero, chi ha assistito allo straordinario miracolo di vedere approvato un contratto contro il quale la categoria aveva espresso un giudizio "così capillarmente negativo: sono tutti contrari e non su un punto, ma su tutto" (Paolo Serventi Longhi a Prima comunicazione di marzo 2001, pag 96), chi si è sentito dire dallo stesso segretario della Fnsi che ciò non dipendeva da un'intima convinzione (da lui legittimamente non condivisa) sugli effetti negativi di quella normativa, ma dal fatto che "la maggioranza dei giornalisti non si rende conto che siamo nel 2000" (lo stesso Serventi), ha ora la possibilità di dire che cosa pensa. E di farlo pesare. 

         E' un referendum, insomma. Non sull'Ordine che qualcuno in Autonomia e solidarietà proponeva di abolire, ma su quei vertici che ci hanno regalato un contratto che abbiamo cominciato a pagare (basti pensare a quanto accaduto a Repubblica). 

         C'è in atto un patetico tentativo di distrarre l'attenzione, dicendo che l'Ordine è altra cosa rispetto alla Fnsi. Il che, in linea di principio, è vero. L'Ordine nazionale, ad esempio, ha difeso anche in giudizio i precari della Rai dall'insulto di quel concorsone che la Fnsi, invece, accettava e che il Consiglio di Stato ha sospeso. Sol che gli assetti ora immaginati per l'Ordine, a livello regionale e nazionale, sono funzionali a garantire - con gli accordi tra correnti - incarichi nella Fnsi e altrove a chi non ha avuto alcun rispetto per una categoria che chiedeva almeno di potersi pronunciare sul contratto con un referendum. 

         I nomi di chi ha imposto a tutti noi questo contratto sono noti. Li trovate sparsi - con il belletto di qualche innesto di estranei a quella vergogna - tutti e solo nelle liste di Autonomia e solidarietà alle varie latitudini. 

         Il 27 e 28 maggio abbiamo la possibilità di testimoniare il nostro dissenso. Possiamo celebrare quel referendum che volevamo o decidere, dando a quei candidati di Autonomia e solidarietà il nostro voto, che in fondo avevano ragione loro        

         Personalmente a Roma mi regalerò la gita in campagna (dove hanno ritenuto di insediare il seggio per far pesare di più il voto dei fedelissimi) non tanto perché sono candidato per l'Ordine nazionale, ma perché con gli altri della lista di Puntoeacapo desidero partecipare a questo referendum.
Enzo Iacopino
ejacopino@hotmail.com  


25 Maggio 2001 - Morabito for president

Cari Colleghi, a nome dei giornalisti del Messaggero, vi chiediamo un piccolo ma importante gesto di solidarietà sindacale e umana in occasione delle elezioni per l'Ordine. A Roma, fra i candidati per il Consiglio nazionale dell'Ordine c'è un collega del Messaggero, Fabio Morabito. Si tratta del redattore ordinario che poco meno di un anno fa è stato trasferito forzosamente alla redazione di Pescara, ignorando tutti i pareri previsti dal Contratto.   

Morabito è stato manifestamente pescato nel mucchio, per intimorire e punire una redazione non abbastanza acquiescente. Per difenderlo e difendersi, i giornalisti del Messaggero hanno scioperato e perfino manifestato in piazza, affiancati dalla Fnsi, dalle Associazioni territoriali e da tutti i Cdr romani, ma finora invano. Il ricorso d'urgenza al Tribunale del lavoro è stato accolto in primo grado, respinto al successivo; ora il procedimento segue i tempi biblici del processo ordinario. 

Nel frattempo, Morabito affronta con coraggio e fermezza una situazione assai difficile, anche sul piano personale. L'elezione di Morabito darebbe un contributo rilevante alla difesa di alcuni dei valori più importanti che giustificano l'esistenza dell'Ordine, e in generale l'impegno associato e collettivo dei giornalisti: la tutela della dignità professionale e personale dei colleghi, la garanzia della libertà di espressione e di attività sindacale.

Riteniamo che possano e debbano essere lasciate da parte, in questo caso, le posizioni a favore o contro gli attuali vertici dell'Ordine e della Fnsi, a favore o contro il nuovo Contratto nazionale, e così via.

La norma sul panachage, del resto, consente di attribuire uno o più dei voti a disposizione di ciascuno di noi a candidati di liste diverse da quella che riflette più da vicino il nostro orientamento.

Chiediamo dunque ai Cdr dei giornali e degli altri media che hanno redazioni a Roma e nel Lazio, e a tutti i colleghi della regione, di compiere ogni sforzo per assicurare l'elezione di Fabio Morabito al Consiglio nazionale dell'Ordine.    
Il Comitato di redazione del Messaggero
Michele Concina  
Fabio Isman  
Antonio Paolini


24 Maggio 2001– Il giornale dei frequentatori occasionali

La Federazione della Stampa Italiana comunica:

“La Federazione della Stampa conferma la propria solidarietà all’azione sindacale promossa dall’Associazione Stampa Umbra nei confronti dell’editore de “Il Giornale dell’Umbria” per le sue continue violazioni delle normative di legge e di contratto.

Nonostante un’ispezione dell’Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti abbia inequivocabilmente documentato la totale disapplicazione delle più elementari norme contrattuali nella redazione centrale e nelle redazioni decentrate del giornale, l’editore continua a sostenere che tutto è in regola.

E’ il primo caso in Italia di un quotidiano realizzato ogni giorno senza giornalisti dipendenti, senza direttori dipendenti e composto da occasionali frequentatori. Se questa non è violazione della legge sull’ordinamento professionale, se non è violazione dell’art. 5 del contratto collettivo erga omnes che impone per legge l’assunzione di giornalisti professionisti nelle redazioni dei giornali quotidiani, vorremmo sapere da questo editore cosa, a suo giudizio, deve intendersi per illegalità.

La Federazione della Stampa, che ha in corso di realizzazione un “libro bianco sul lavoro nero” nel settore dell’informazione, dedicherà particolare attenzione a questo caso da manuale dell’elusione legale contrattuale e contributiva, mentre sosterrà in ogni sede e con ogni mezzo l’azione dell’Associazione della Stampa Umbra per l’affermazione dei diritti contrattuali e di legge in questa testata.”


24 Maggio 2001 - Un modo sbagliato di scegliere i candidati 

Barbiere carissimo, ti inviamo il comunicato del Gruppo cronisti toscani e del Gruppo giornalisti sportivi della Toscana a proposito delle prossime elezioni per il rinnovo del consiglio regionale dell' Ordine in programma domenica 27 maggio. 

Ci teniamo a precisare che la nostra protesta non ha certo niente di personale nei confronti del collega la cui candidatura alla presidenza è nata in seno ad un gruppo abbastanza ristretto di colleghi, fra cui anche dirigenti di primo piano di organismi di categoria. E' questo metodo che contestiamo e ci auguriamo venga abbandonato per il futuro. 

Tieni presente che il collega candidato presidente (anche se sappiamo bene che sara' il consiglio a decidere in merito) da alcuni anni è il coordinatore della segreteria del vicepresidente della Regione Toscana...  

Comunicato stampa 

Il Gruppo cronisti toscani (Unci) e il Gruppo toscano giornalisti sportivi (Ussi) nell'imminenza delle elezioni previste in Toscana per il rinnovo delle cariche regionali e nazionali dell' Ordine dei Giornalisti stigmatizzano il metodo seguito per la raccolta delle candidature, maturate in seno ad un ristretto gruppo di colleghi senza che vi sia stato un successivo confronto con le strutture di base più articolate della categoria, ad esempio Consulta dei delegati e fiduciari dei Cdr e gruppi di specializzazione. 

Ferma restando la norma per cui in tali elezioni tutti i colleghi che abbiano i requisiti previsti in termini di anzianità possono autonomamente candidarsi, tale confronto avrebbe portato certamente alla raccolta di contributi diversi, a scelte più condivise dalla categoria e almeno alla elezione di un consiglio regionale dell' Ordine più vicino ai problemi e al lavoro quotidiano dei colleghi, ovunque impegnati. Senza contare che la prossima legislatura dell' Ordine avra' anche il cruciale compito di intervenire nella fase di riforma dell' Ordine stesso. 

Si è invece scelta una strada che, attraverso forme di "trattativa" tra alcuni dirigenti dell'Ordine, del sindacato e di altri organismi di vertice della categoria, ha condotto alla "designazione" di quelli che dovrebbero essere i nuovi membri del Consiglio regionale dell' Ordine, prefigurando la presidenza per un collega che non esercita da tempo la professione, ma che è invece impegnato in un ruolo politico-istituzionale negli uffici del governo regionale, nel quale ampi comparti del giornalismo toscano, quali i cronisti ed i giornalisti sportivi, non possono riconoscersi. Un risultato questo che, ripetiamo, è da attribuire nella sua totalita' ad un metodo assolutamente distante dalle istanze di base . 

Il Gruppo cronisti toscani e il Gruppo giornalisti sportivi fanno appello ai colleghi, ovunque impegnati, a denunciare fin d' ora tali metodi e a non accettare in futuro tali percorsi tesi a marginalizzare la parte piu' viva della categoria.  


24 Maggio 2001 - Andiamocene tutti all'Inps

Caro Barbitonsore,
 ho ricevuto, come penso tutti noi, una circolare dell'ottimo Gabriele Cescutti, presidente dell'Inpgi, con la quale veniamo informati che per evitare il tracollo dei conti dell'Inpgi medesimo, i giornalisti non potranno assolutamente - al contrario di quanto la legge consente a tutti gli italiani - cumulare la pensione con un altro reddito da lavoro.
 
Non ho la competenza e l'autorità per discutere sul piano giuridico se l'Inpgi debba o non debba applicare le leggi dello Stato in materia di cumulo. Franco Abruzzo pretende che debba, Cescutti e i burocrati del Ministero assicurano di no. Non saprei di chi avere maggiore sfiducia.
 
Osservo tuttavia che Cescutti non può, nella stessa lettera, vietarci il diritto di cumulare la pensione con altri redditi da lavoro, e contemporaneamente vantare le condizioni "di gran lunga migliori" praticate dall'Inpgi rispetto all'Inps. E' evidente che se l'Inpgi non consente ai propri pensionati il cumulo che l'Inps invece consente ai propri, questa è una pesantissima condizione peggiorativa per gli attuali e per i futuri pensionati Inpgi, i quali ultimi dovranno non solo accontentarsi di pensioni che copriranno se andrà bene la metà dello stipendio, ma si vedranno pure vietare la possibilità di integrare le loro entrate lavorando.
 
Quando era aperta la possibilità di optare per l'Inps, Gabriele Cescutti ed altri stimati ed autorevoli colleghi convinsero la categoria a restare nell'Inpgi, di cui ci garantirono non solo la solidità, ma anche la migliore prestazione rispetto all'Inps. Pochi mesi dopo lo scadere del termine per le opzioni, lo stesso Cescutti, eletto nel frattempo presidente Inpgi, varava la prima manovra correttiva, che tagliava un bel po' dei vantati vantaggi di restare nell'Inpgi. 

Più passa il tempo e più scopriamo com'è bello restare nell'Inpgi: già il presidente Cescutti ci ha avvertito che occorrerà adeguare i versamenti contributivi, e scopriamo che i "vantaggi" Inpgi sono stati, in questi decenni di spiritosa gestione sindacale, per gli editori e non per i giornalisti. Gli editori infatti pagano all'Inpgi aliquote contributive inferiori di un terzo rispetto a quelle vigenti per l'Inps, mentre la quota previdenziale a carico dei giornalisti è vantaggiosa per un soffio, uno zerovirgola, rispetto agli altri lavoratori. 

Ed è ridicolo che soltanto ora ci si accorga di questa follia e si chieda di "adeguare" i contributi. Dov'era il sindacato, quando questa follia si costruiva? Prima la manovra correttiva, poi la richiesta di adeguamenti contributivi, infine il divieto di cumulo. La garantita "solidità" dell'Inpgi va in frantumi ad ogni circolare, i vantaggi rispetto all'Inps si riducono di giorno in giorno, con il no al cumulo siamo già al punto di non poter garantire agli iscritti Inpgi gli stessi diritti riconosciuti dall'Inps, perché salterebbero i conti. Ma se basta così poco a farli saltare, quale sicurezza può darci l'Istituto, nel medio e nel lungo termine?
 
Trattiamo un'onorevole gestione separata ed entriamo nell'Inps, finché siamo in tempo e in condizioni di trattare. L'Inpgi è troppo piccolo e specializzato: non ha le dimensioni minime per garantire alcunché. Basterebbe un riordino della Rai, una appena più accentuata crisi congiunturale, per mettere l'Inpgi in serissima difficoltà. Possibile che tanti colleghi non abbiano gli occhi per vedere una verità che ormai sotto i nostri occhi? 

24 Maggio 2001 -  Parola d'ordine: battere Feltri. Firmato Abruzzo

ELEZIONI  PER  L'ORDINE  DEI   GIORNALISTI

Ai colleghi

Su tre quotidiani (“Italia Oggi”, “Libero” e  “Il Foglio”) ho letto che alcuni esponenti di spicco della maggioranza attuale del sindacato regionale hanno candidato Vittorio Feltri alla presidenza dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia. Bisogna sconfiggere questa proposta per riaffermare che il rispetto della deontologia professionale e il diritto di sciopero non sono degli optional.

In questi ultimi tre anni abbiamo combattuto battaglie significative

· per il rispetto puntuale delle regole deontologiche della professione;

· contro il lavoro nero e per il praticantato d’ufficio;

· in difesa della libertà di stampa;

· per il ripristino (ottenuto) dell’appello nei processi penali per diffamazione a mezzo stampa;

· per una maggiore qualificazione professionale dei giornalisti e per l’aggancio della professione all’Università;

· per la presenza esclusiva dei giornalisti negli uffici stampa della pubblica amministrazione;

· per la tutela del lavoro professionale autonomo, garantendo assistenza gratuita nel campo fiscale e legale;

· per il riconoscimento contrattuale e previdenziale a favore dei pubblicisti, che lavorano a tempo pieno nelle redazioni.  

La  Scuola di giornalismo dell’Ordine di Milano e della Regione Lombardia nei 24 anni di vita ha creato 474 giornalisti: di questi, 24 sono direttori responsabili; 112 sono vicedirettori o capiredattori; 286 sono redattori ordinari e 9 sono responsabili di uffici stampa, mentre 43 svolgono la libera proifessione. 

Questi numeri  dicono che le scelte fatte nel 1974/1977 dalla Regione Lombardia e dall’Ordine dei Giornalisti della Lombardia sono state accompagnate da un successo senza eguali e che le finalità
(dare occupazione) della legge regionale 95/1980 sulla formazione sono stati raggiunti. Si precisa che 16 (8 a tempo indeterminato e 8 a tempo determinato) dei 40 allievi del XII biennio sono stati già assunti prima che il corso si concluda nell’ottobre prossimo. Saremo inflessibili nel difendere il prestigio di una Scuola, che è l’orgoglio della categoria e il fiore all’occhiello della Regione Lombardia.  

Vogliamo continuare a servire i giornalisti lombardi. Abbiamo bisogno del vostro sostegno concreto.

Passate  parola, dando possibilmente vita a una “catena di S. Antonio”. Invitate i vostri amici e colleghi a contattare, via e-mail o fax, altri amici e altri colleghi….. Grazie, cordialità,

Franco Abruzzo

Cellulare  0335.7227238 – e-mail: franco.abruzzo@libero.it  


24 Maggio 2001 - La lista di Riformare per Informare

ELEZIONI  PER  L'ORDINE  DEI   GIORNALISTI

RIFORMARE PER INFORMARE - Oggi più che mai

Un Ordine che serva ai colleghi e che ne tuteli la libertà e la dignità  

Consiglio regionale PROFESSIONISTI (scheda ARANCIO)

Franco ABRUZZO                    Sergio D'ASNASCH

Bruno AMBROSI                          Letizia GONZALES

Davide COLOMBO                       Maria Vittoria (Paola) PASTACALDI 

Collegio revisori dei conti professionisti (scheda ARANCIO)

Alberto COMUZZI  e Maurizio MICHELINI  

Consiglio regionale PUBBLICISTI (scheda AZZURRA)

Liviana NEMES FEZZI,  Giulia POLI (Giuliana PELUCCHI),   Brunello TANZI 

Collegio revisori dei conti pubblicisti (scheda AZZURRA)

Gregorio TERRENO    

Consiglio nazionale PROFESSIONISTI (scheda ROSA)

Pierpaolo BOLLANI, Maurizio BONO, Giovanna CALVENZI, Gianni DE FELICE, Fabio FELICETTI, Giacomo FERRARI, Anna GENNARI, Stefano JESURUM, Mario LOMBARDO, Emilio POZZI, Giulio SIGNORI, Michele URBANO 

Consiglio nazionale PUBBLICISTI (scheda GIALLA)

Benedetta BARZINI, Vincenzo CEPPELLINI, Alfredo CHIAPPORI, Cristina PECCHIOLI

Il programma è e non può che essere quello di una riforma che:

- riconosca l'Ordine come strumento di autogoverno, come giudice deontologico e come garante dell’autonomia e dell’indipendenza della professione e degli iscritti nell’Albo;

- regoli l'accesso agganciandolo anche all’Università;

- sostenga l'aggiornamento professionale continuo;

- agevoli il passaggio da pubblicisti a professionista di chiunque viva di giornalismo;

- provveda, anche con strutture di servizio nel campo legale e fiscale (come già fa l'Ordine della Lombardia), alle specifiche esigenze di chi  vive di  lavoro autonomo.

COME, DOVE, QUANDO: si vota il 27 maggio (dalle ore 9.45 alle 13.15) e il 28 maggio (dalle ore 9.30 alle 14) alla Sala Orlando dell'Unione del commercio di Milano (C.so Venezia 49).

IL BALLOTTAGGIO si terrà il 3 giugno (dalle ore 9.45 alle 13.15) e il 4 giugno (dalle ore 9.30 alle 14) sempre alla Sala Orlando dell'Unione del commercio di Milano (C.so Venezia 49).  

Vi ricordiamo che, dato il sistema elettorale a maggioranza assoluta, è indispensabile trascrivere sulle schede tutti i nomi e i cognomi dei candidati da votare. E altresì indispensabile votare sia al primo turno (27, 28 maggio) sia al ballottaggio (3, 4 giugno).  PER VINCERE BISOGNA VOTARE IN BLOCCO I NOMI DEI COLLEGHI!!!!  


23 Maggio 2001 - Ci vorrebbero i caschi blu 

ORDINE DELLA LOMBARDIA/ LE BUONE RAGIONI PER NON VOTARE

Il recente rinnovo contrattuale ha mostrato con chiarezza quanta poca trasparenza e democrazia esistano nelle istituzioni del giornalismo italiano. Roba da richiedere l'intervento dell'Onu.

Aspettando i caschi blu, che naturalmente non arriveranno, e per evitare danni peggiori ai giornalisti, a fine aprile Quarto Potere aveva lanciato un appello perché almeno in occasione delle prossime elezioni dell'Ordine dei giornalisti e della Casagit si iniziassero a rinnovare i metodi di scelta dei nostri rappresentanti.

Con quel documento, intitolato "Scegliamo le persone, non gli schieramenti", proponevamo a tutte le forze sindacali di discutere unitariamente intorno a un tavolo obiettivi e modi con cui gestire Ordine e Casagit e di individuare i programmi e le persone in grado di realizzarli: insomma, l'idea era proporre ai colleghi un elenco di nomi - senza quote, né lottizzazioni - accettabili da tutti

Ne abbiamo parlato col presidente dell'Ordine della Lombardia, Franco Abruzzo, che si è perfino detto disposto a mettersi da parte per fare spazio a nuovi colleghi. Subito dopo ci ha inviato una lettera in cui delegava a rappresentarlo in 'eventuali trattative' Marina Cosi, vicesegretario nazionale della Fnsi, leader della corrente di Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole/Autonomia, una delle più accese sostenitrici del contratto-bidone appena siglato: insomma uno di quei dirigenti sindacali che ha negato il referendum sul contratto chiesto da 2571 giornalisti italiani.

Questo significava che, nei fatti, Abruzzo non aveva intenzione di sedersi a un tavolo per discutere sul serio: aveva già un accordo elettorale con la corrente di Marina Cosi. Abbiamo naturalmente contattato Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole/Autonomia, nelle persone di Gabriele Porro e Raffaele Fiengo.

Abbiamo inviato loro il testo del nostro appello sollecitando un incontro. Non ci hanno risposto. Con Giuseppe Gallizzi, presidente del Circolo della Stampa di Milano, abbiamo avuto un colloquio in cui ci è stato proposto di entrare nella 'sua' lista per l'Ordine. Ma alla domanda da parte di Gallizzi: "Allora, volete darmi dei nomi?" abbiamo risposto "No, grazie".

Quarto Potere non cerca posti da occupare. L'unica a darci una risposta positiva è stata Mariagrazia Molinari, presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, con la quale abbiamo discusso dei problemi in cui versa la categoria, di come fronteggiare questo disastroso contratto e di come sia difficile per il sindacato rapportarsi all'Ordine dei giornalisti.

Mariagrazia Molinari, come nella battaglia per opporsi al contratto, è rimasta coerente e abbiamo registrato con soddisfazione la sua posizione. Ma, davanti alla tracotanza degli altri gruppi, non abbiamo potuto far altro che constatare l'assoluta impossibilità a procedere nella direzione di vero rinnovamento indicata da Quarto Potere.

In questi giorni sono giunte, infine, le liste per l'Ordine della Lombardia. La prima, guidata da Abruzzo, fa capo a Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole/Autonomia. E' una lista di parte voluta da un gruppo che ha intenzione di procedere con i vecchi arroganti metodi di spartizione.

Ricordiamo che in Lombardia gli esponenti di rilievo di questa corrente, salvo pochissimi, si sono rifiutati di sottoscrivere la richiesta di referendum. La seconda lista presenta al suo interno persone, come Vittorio Feltri, inaccettabili giacché considerano etica e deontologia professionali optional e non pilastri su cui basare la nostra professionalità e il nostro lavoro e spesso confondono interessi personali ed informazione.

Il quadro che si presenta in Lombardia è veramente desolante. Pensiamo che né Abruzzo, né Feltri si possano votare: è una scelta inaccettabile. Quarto Potere, quindi, invita i colleghi iscritti all'Ordine della Lombardia a manifestare il proprio disappunto non andando a votare.

Diversa la situazione in altre regioni dove sono sbocciate candidature trasversali di colleghi seriamente impegnati nel rinnovamento delle istituzioni di categoria. Nel Lazio e Molise, ad esempio, la lista di Puntoeacapo chiede esplicitamente un voto contro chi ci ha negato il referendum sul contratto.

Noi crediamo che l'Ordine dei giornalisti sia un carrozzone che, pur previsto dalle attuali leggi italiane, in prospettiva non serva a nulla e vada superato: è un'istituzione che non esiste in quasi nessun Paese al mondo, e la cui legittimità è messa in dubbio dalla stessa Unione Europea. Abolirlo è una battaglia di civiltà che combatteremo nel tempo. Non per lasciare i giornalisti senza tutela giuridica, ma per una nuova regolamentazione della nostra professione che prescinda dall'Ordine.
I giornalisti di Quarto Potere


22 Maggio 2001-L'Ordine secondo Autonomia e Solidarietà 

Il giornalismo italiano è troppo spesso condizionato dai soli interessi commerciali e caratterizzato dallo strapotere degli editori. Occorre un equilibrio diverso. Al nuovo Parlamento va chiesto un profondo rinnovamento, affinché sia rafforzata l’autonomia di coloro che con la carta stampata, ai microfoni delle radio, sugli schermi delle Tv o  nei notiziari via Internet  svolgono un'attività giornalistica in un paese democratico. E’ necessario uscire dall’inerzia e lavorare affinché il valore sociale di un’informazione libera, veritiera, corretta sia riconosciuto dalle istituzioni dello Stato.   

Almeno cinque sono gli obiettivi da raggiungere:

- Una riforma dell’Ordine dei giornalisti che fissi le caratteristiche di questa professione intellettuale. La collettività ha bisogno di giornalisti preparati e autonomi.

- Un accesso qualificato che solo l’Università può garantire. La preparazione tecnico-pratica deve avvenire in redazioni e laboratori attrezzati, non lasciata alla sola responsabilità degli editori. Le scuole autorizzate dall’Ordine devono trasformarsi in lauree specialistiche, che affidino agli accademici la preparazione culturale e ai giornalisti quella specificamente professionale.

- Una deontologia rigorosa ed una sua applicazione sollecita. Il giornalista accusato di un eccesso o di un errore ha il diritto di essere giudicato dal proprio organismo professionale in base a norme chiare e a procedure garantiste. Il cittadino eventualmente danneggiato deve avere il riconoscimento, rapido e pubblico, dell’offesa e del danno subiti.

- La prosecuzione e lo sviluppo del lavoro portato avanti dal Consiglio dell’Ordine del Lazio e del Molise, che si è distinto per la determinazione con cui ha applicato le norme sull’etica professionale.

- Un cambio alla guida del Consiglio nazionale per garantire una gestione autorevole e un metodo di lavoro collegiale. L’assemblea rappresentativa dei professionisti e dei pubblicisti non può essere ridotta alla paralisi da chi utilizza l’Ordine come strumento del proprio potere personale. Al contrario, deve sollecitare la riforma delle norme e l’adeguamento della professione alle continue modifiche della cultura, del costume e dei supporti tecnologici.

I giornalisti che firmano questa lettera chiedono il sostegno dei colleghi nelle elezioni per il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e per il Consiglio dell’Ordine del Lazio e del Molise. Un ordine dei giornalisti rinnovato per l’autonomia della professione  “Autonomia e solidarietà”invita a votare i seguenti candidati

Per il Consiglio Interregionale Lazio e Molise
(Si votano 6 candidati trascrivendo nomi e cognomi sulla scheda)

Bruno Tucci                      Presidente uscente
Filippo Anastasi                 Rai
Flavio Gasparini                 Tesoriere uscente
Daniele Mastrogiacomo       la Repubblica
Claudio Rizza                    Il Messaggero
Federica Sciarelli                 TG3

Sindaci :        

Mario Calderoni Il Sole 24 Ore
Alberta Del Bianco Ansa

Per il Consiglio Nazionale dell’Ordine
(Si votano 13 candidati trascrivendo nomi e cognomi
sulla scheda)

Vittorio Roidi      Scuola di giornalismo di Urbino
Caludio Alò        Il Messaggero
Giannetto Baldi    Ansa
Fernando Cancedda  Consigliere uscente
Francesco De Vito  Collaboratore L?Espresso
Tiziana Ferrario   TG1
Luciano Fraschetti TG3
Stefano Gigotti    Rai
Nicola Graziani    Agi
Giuseppe Morello   Stampa parlamentare
Marco Politi       la Repubblica
Norma Rangeri      Il Manifesto
Silvano Rizza      Dir. Scuola di giornalismo di Urbino
     
Si vota presso il Circolo Montecitorio (via dei Campi sportivi 5 Acquacetosa) domenica 27 maggio dalle ore 10 alle 12,30 e lunedì 28 maggio dalle ore 16 alle 21,30. Per il ballottaggio si vota domenica 3 giugno (dalle 10 alle 12,30) e lunedì 4 giugno (dalle 16 alle 21,30)


18 Maggio 2001 - I candidati di puntoeacapo

PUNTOEACAPO - COMUNICATO

Il tuo voto contro chi ci ha negato il referendum

Colleghe, colleghi, l'imminente votazione per eleggere il Consiglio regionale e nazionale dell'Ordine cade in un momento particolarmente delicato di questa nostra professione, che ha brutalmente riproposto carenze e vizi di una categoria ingessata nelle correnti e indebolita da contrapposizioni di schieramento.

Il Contratto di lavoro appena firmato è un pessimo accordo che toglie dignità, autonomia e autorevolezza al nostro lavoro e mette definitivamente in ginocchio una categoria preda di appetiti politici, finanziari, pubblicitari. Il gruppo dirigente della Fnsi, arrogante e sordo, non ha voluto ascoltare le tante voci di dissenso provenienti dalle redazioni.

Il risultato di questa frattura voluta dal vertice del sindacato ha visto la nascita di un "Comitato per il referendum", a cui hanno aderito circa 2500 colleghi. Ma nonostante questo, la Fnsi ha ritenuto di non mettere neanche ai voti la richiesta di consultare la base e ha continuato per la sua strada.

Tutto ciò è grave sul piano della dialettica democratica e mina la credibilità di tutte le nostre rappresentanze sindacali. Dunque, che fare? Gli stessi colleghi che avevano dato vita al Comitato hanno costituito spontaneamente un "Comitato dei referendari per il rinnovamento della Fnsi" nel quale si riconoscono coloro che, stanchi di giochi di corrente e di uno sterile centralismo democratico che, a dispetto dei numeri, privilegia il potere di pochi, intendono sostituire agli accordi di cartello, il confronto su contenuti e programmi.

A Roma, già nel febbraio scorso un gruppo di colleghi aveva dato vita a Puntoeacapo, aggregazione trasversale che rifiuta alleanze stipulate a tavolino, estranee alle realtà delle redazioni, e intende impegnarsi per il confronto su qualità dei programmi, futuro della professione, questione morale.

Il rinnovo del Consiglio regionale e nazionale dell'Ordine non è un appuntamento neutro, disgiunto dalla battaglia contrattuale e da quella per il rinnovamento della Fnsi.

Oggi più che in passato, l'Ordine deve diventare il luogo in cui lavorare per restituire dignità alla nostra professione. Non in difesa di interessi corporativi, ma dei diritti che la Costituzione sancisce a tutela della libertà d'informazione.

Da oggi, la questione della riforma dell'Ordine, attraverso un accesso alla professione che tenga conto della rivoluzione in atto nel sistema dell¹informazione, deve smettere di essere tema di inutili convegni per trasformarsi in mobilitazione costante nei confronti del Parlamento.

Per questo abbiamo deciso di impegnarci. Per questo ci presentiamo a questa importante scadenza elettorale con una lista fuori dalla logica delle correnti.

Le colleghe e i colleghi che vi invitiamo a sostenere e votare provengono da realtà diverse e da diverse matrici culturali e sindacali.Questo contratto ha modificato la nostra professione, ma non ha piegato la nostra dignità e la volontà di continuare a impegnarci. In attesa del prossimo congresso dal quale dovrà uscire una FNSI finalmente rinnovata, il voto per l'Ordine è il primo appuntamento per cambiare.

Vi chiediamo di sostenere questa battaglia domenica 27 maggio (dalle ore 10 alle 12,30) e lunedì 28 maggio (dalle 16 alle 21,30) venendo a votare presso il circolo Montecitorio (via dei Campi sportivi, 5-Acquacetosa). Il secondo turno delle votazioni è fissato per domenica e lunedì 3 e 4 giugno negli stessi orari e nel medesimo luogo.
Come si vota: Il voto si esprime scrivendo uno ad uno i nomi e i cognomi dei colleghi professionisti prescelti fino ad un massimo di 6 per il Consiglio interregionale e ad un massimo di 13 per il Consiglio nazionale. Vanno al ballottaggio i primi che non raggiungono la maggioranza assoluta dei voti.
 
Questa sono i candidati da sostenere.

Consiglio regionale del Lazio e del Molise:

Cinzia Romano (Segretario dell'Ordine interregionale uscente. L'Unità)
Giampaolo Cadalanu ( La Repubblica, CDR)
Massimo Lomonaco ( Ansa, Cdr )
Orazio Petrosillo (Il Messaggero)
Fabio Sanfilippo (Gr radio Rai, Cdr)
Rossella Santilli (Precaria Rai, vicefiduciario Casagit Lazio e Molise)

Consiglio nazionale dell'Ordine:

Romano Bartoloni ( Presidente sindacato cronisti romani)
Candida Curzi ( Ansa)
Claudia D'Angelo (TG2)
Emanuele Fiorilli (TG3)
Enzo Iacopino (Il Mattino)
Sebastiano Messina ( La Repubblica)
Fabio Morabito (Il Messaggero)
Annibale Paloscia ( Avvenimenti )
Andrea Purgatori ( Libero professionista)
Vincenzo Vasile (Unità)

16 Maggio 2001 - Ventiquattro milioni in panini?

Ho letto ciò che scrive Giuseppe Gusmarra sul costo delle votazioni per l'Ordine e ho letto anche quello che ribatte Abruzzo. Però non sono riuscito a capire.

E' vero o no gli scrutatori prendono 55 milioni e mangiano panini per 24 milioni? Se è così, a quante elezioni si riferisce questa spesa? Non mi pare possibile che si riferisca a giorni due, più due di ballottaggio! E quante bocche dobbiamo sfamare per 'ste elezioni ?

Insomma, c'è qualcuno che mi sa spiegare qualcosa?
Luigi Corvi
Milano, 14 maggio

p.s.: Mica dovrò andare a leggermi Tabloid, quel giornaletto che con le sue articolesse giuridiche e infinite citazioni di leggi, decreti, norme, normative, statuti, testi unici ecc.. ecc.., dimostra l'enorme cultura legale del nostro presidente e sembra fatto più per avvocati che per giornalisti?


16 Maggio 2001 -Una splendida mossa da prima Repubblica

Caro Abruzzo, ci lasci davvero sbalorditi. Credi davvero che i colleghi possano apprezzare il tuo "splendido isolamento" quando da 15 anni navighi nel "consiglio dell'Ordine" passando anche da una corrente sindacale all'altra?

Credi davvero che "rimettere il mandato nelle mani di Marina Cosi" sia un "gesto superpartes", degno di uno a cui non "appartengono logiche di schieramento"?

Se non te ne sei accorto, Marina Cosi è la rappresentante lombarda del Gruppo di Fiesole, la componente sindacale che nonostante lo scollamento dalle redazione resta formalmente di maggioranza.

La stessa corrente che (assieme ad altre) ha votato sì al contratto e che, evidentemente, si prepara ad aggiungere i voti "suoi" ai "tuoi" in modo da lasciarti ancora la presidenza dell'Ordine lombardo. Macché super partes! Così tu rendi istituzionale la spartizione delle poltrone.

Roba da prima Repubblica, un tempo e un mondo in cui gli attuali vertici della rappresentanza dei giornalisti si ostinano ancora a vivere. E quel che è peggio, almeno dal nostro punto di vista, è che ti ritrai da un confronto di programmi con chi di programmi e solo quelli (non poltrone o pacchetti di voti) ti vuole parlare. Nel nome di un'"amicizia"  dici tu. Per amor di spartizione, crediamo noi...
Con cordiale incredulità
Quarto Potere

Ps Se una cosa, caro Abruzzo, siamo assolutamente d'accordo con te. E' quando scrivi che "dopo 15 anni di attività all'Ordine della Lombardia, è giusto che mi metta da parte". Concordiamo. Q.P.


12 Maggio 2001 - Giuseppe, impara a leggere i bilanci

Caro Barbiere, ho letto il messaggio di Giuseppe Gusmarra. Il mio commento si limita alla prima parte (ovviamente), quella che mi riguarda come presidente dell’Ordine. Trovo questo messaggio sconcertante e anche prova documentata della debolezza dell’autore in fatto di legislazione professionale e di lettura dei bilanci.

Bisogna leggere bene l’accurata relazione del tesoriere e anche quella dei revisori dell’Ordine. A fronte delle entrate ci sono le uscite: le spettanze del  Consiglio nazionale per oltre un miliardo, le spese del personale (11 unità), l’affitto, Tabloid, l’organizzazione dei due corsi  annuali di preparazione all’esame di Stato, i contributi economici alla nostra scuola di giornalismo, l’assistenza legale e fiscale, le iniziative sulle tesi di laurea sul giornalismo, etc. Come pubblica amministrazione abbiamo l’obbligo di comunicare e lo facciamo con Tabloid, con il sito internet (www.odg.mi.it) e con l’Urp.

Le  elezioni riguardano un ente pubblico e, quindi, vanno fatte nel rispetto rigoroso delle leggi (che sono, purtroppo, obsolete): siamo costretti a convocare  15.164 giornalisti professionisti e pubblicisti con raccomandata; a prendere in affitto un locale che consenta agli spettatori di poter seguire lo scrutinio, che deve “avvenire sotto il controllo del pubblico”; a  chiedere la  collaborazione di almeno 35 scrutatori, che vanno pagati decentemente e che devono anche...nutrirsi durante lo spoglio. 

Si tenga conto dell’assurdità di una legge, che ci costringe a votare tre volte. Ma spetta al Parlamento cambiare le regole, non...a Gusmarra!!! Ci batteremo ancora, come abbiamo fatto in passato, per una riforma della legge del 1963.

Nel corso del 2001 abbiamo speso altri 80 milioni (in raccomandate) per convocare l’assemblea annuale per l’approvazione  dei bilanci. E’ evidente che si può ironizzare su tutto, ma i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Siamo tenuti alla trasparenza e pratichiamo la trasparenza.

Per quanto riguarda le tessere Alitalia e Fs ho già risposto al Barbiere: l’Ordine di Milano paga le tessere all’Ordine nazionale e fa un ricarico di appena 5 mila lire per tessera a copertura delle sue uscite. Un ente pubblico non può fare operazioni in perdita.

Riconosco che Tabloid, come Gusmarra scrive altrove, sia un mensile “mitico”, ma solo per le persone colte che amano documentarsi sui problemi della professione. E’ un giornale elitario anche pesante, che non può essere seguito da chi non abbia un adeguato e robusto retroterra culturale.

Parliamo anche della Ue e dell’Ordine. L’Europa, fatta salva la libera circolazione dei professionisti, non ci impone un modello preciso. 

Recentemente, con la direttiva sul commercio elettronico (approvato il 4 maggio 2000 dal Consiglio europeo), la Ue ha dato una serie di regole che riguardano le libere professioni e  ha chiamato gli Ordini italiani a vigilare su Internet (Il Sole 24 Ore del 13 giugno 2000).  

La direttiva affida un ruolo particolare agli Ordini professionali nazionali che sono chiamati, oltre che a vigilare sul comportamento dei propri iscritti, a redigere a livello comunitario dei veri e propri codici di condotta. In particolare l’articolo 8 della direttiva, che tratta proprio dell’attività professionale, richiede agli Ordini (e alle associazioni professionali) di predisporre regole comuni circa le informazioni che possono essere fornite ai fini della prestazione di servizio, in modo da garantire i principi propri della professione, quali: indipendenza; dignità; onore; segreto professionale; lealtà verso clienti e colleghi. Anche su quest’argomento Gusmarra è disinformato.  
Franco Abruzzo
, presidente dell'Ordine della Lombardia


11 Maggio 2001- Un mucchietto di perplessità sull'Ordine

Cari colleghi, stamane ho ricevuto nell'ordine:

1) una raccomandata nella quale mi si invita a recarmi a votare per il rinnovo dell' (inutile) Ordine dei giornalisti spiegandomi che devo recarmi al voto di persona, a Milano, con la raccomandata stessa che funge da "certificato elettorale".

Domande:
a) Nell'era di internet ha senso che si spendano 70 milioni per raccomandate + 30 milioni per la sala + 55 milioni per gli scrutatori + 24 milioni per i pasti degli stessi (totale 179 milioni di lire, solo per la Lombardia...) per chiedermi da chi voglio essere rappresentato in un baraccone inutile e, secondo molti, in palese contrasto con le normative europee?

b) Come è possibile che una lettera ciclostilata e NON INTESTATA sia "un certificato elettorale"?

c) Come è possibile che un Ordine che solo in Lombardia ci è costato, lo scorso anno, 3.270.024.000 lire (!), in nome di una legge anacronistica auto-perpetui una situazione incredibile?

N.B: Stamane mi è giunto, con insolita puntualità, il numero di maggio di Ordine-Tabloid: a pagina 19 viene pubblicata una lettera dal titolo "Cariche istituzionali: c'è bisogno di competenza", firmata da un collega: lo stesso collega scrive LA STESSA LETTERA MA CAMBIANDO INTESTAZIONE anche su un giornale dal titolo EUROPRESS che ci dà i consigli per "votare bene"

Ma specialmente ci spiega che il presidente del Circolo della Stampa ... è diventato nonno e che bisogna finirla con i "FREELENCE (sic) SOTTOPAGATI". (l'errore di spelling non è mio!)

Considerazione: quando prepariamo i giornaletti in vista delle elezioni (a proposito: chi paga Europress?) non riusciamo almeno a evitare errori marchiani?

Europress invita a "fare largo i (sic) giovani" ma si dimentica di parlare del contratto-bidone che molti dei colleghi hanno sottoscritto, salvo riaffermare, in prima pagina che i candidati "non tradiranno la vostra fiducia": allora chiedo che Quarto Potere si impegni nei prossimi giorni a ricordare ai colleghi chi sono gli ineffabili candidati che ci chiedono i voti dopo averci "fregati" solo poche settimane fa, al momento della approvazione del contratto-bidone.
Giuseppe Gusmarra


9 Maggio 2001 - Lo splendido isolamento di Franco Abruzzo

Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia, risponde a Quarto Potere

Cari amici, rispondo subito alla vostra nota critica: non mi siedo al tavolo delle trattative, perché non sono leader di componenti o gruppi.

Sono sempre splendidamente solo. Rappresento me stesso. Resto a disposizione dei colleghi, se credono che io possa essere ancora utile. Altrimenti, dopo 15 anni di attività all'Ordine della Lombardia, è giusto che io mi metta da parte. Posizione anche questa a voi ben nota. Non mi appartengono logiche di schieramento. 

Ripeto: l'Ordine ha bisogno di persone superpartes. Il mio giudizio sul contratto è quello che ho espresso con il mio studio del 18 marzo, che confermo. Ciò, però, non mi impedisce di avere stima e fiducia in Marina Cosi, che è una collega preparata, generosa e  perbene. Anche tra amici si possono avere idee diverse.

Nell'interesse della categoria, mi auguro di aver torto e auguro a  Marina Cosi di aver visto giusto quando ha firmato il contratto all'alba del 24 febbraio 2001. Nel frattempo ho dato un contributo, che vuole essere solo un vademecum che insegna ai  colleghi  come "resistere", norme e sentenze alla mano,  alle pretese degli editori.
Cordiali saluti
Franco Abruzzo
 


5 Maggio 2001 - Quarto potere risponde a Franco Abruzzo

Quarto Potere risponde a Franco Abruzzo, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia    

Caro Presidente, ci sembra che, malgrado quanto affermi, la tua risposta non abbia colto il senso di novità contenuto nel nostro appello per le elezioni di Ordine e Casagit. Tu parli di 'lealtà', un valore che nessuno discute: ma in questo caso si tratta di parlare di persone, idee e programmi senza ricadere in logiche di schieramento e di correnti sindacali. La tua dichiarazione invece ricalca vecchi schemi di appartenenza, spartizione e lottizzazione di poltrone che non ci appartengono minimamente.   

Non solo. Tu deleghi a rappresentarti il vicesegretario della Fnsi, Marina Cosi, uno dei firmatari del nuovo contratto di lavoro che tu stesso hai contestato pubblicamente, dal punto di vista giuridico, e che hai definito in più colloqui privati come 'la fine della nostra professione'.  

Al di là di questa contraddizione, non riteniamo comunque giusto che il presidente uscente dell'Ordine lombardo deleghi chiunque a rappresentarlo, anziché accettare di sedersi attorno a un tavolo per discutere del futuro del nostro Ordine professionale e di un nuovo metodo per indicare le candidature alle prossime elezioni.  

Ci auguriamo che tu rifletta ancora sulla possibilità di un reale rinnovamento della nostra categoria e della sua rappresentanza, convincendoti che è davvero il momento di cambiare regole e consuetudine e introdurre nuovi metodi.  Cordiali saluti
I giornalisti di Quarto Potere


4 Maggio 2001 -Tutti gli aumenti dell'Inpgi

ECCO QUALI SONO I NUOVI CANONI DI AFFITTO PROPOSTI DALL'INPGI PER LE CASE DI ROMA. IL 2 MAGGIO A ROMA L'ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI (MILLE SONO GIORNALISTI) INDETTA DAL SIAI PER IL RINNOVO DEI CONTRATTI DI LOCAZIONE E PER EVITARE UNA POSSIBILE BATOSTA.

Si terrà il 2 maggio alle 9,30 presso il cinema Capranichetta in piazza Montecitorio a Roma l'assemblea generale degli inquilini di alloggi Inpgi (circa mille sono giornalisti), indetta da Mario Carosi, presidente del SIAI (Sindacato degli inquilini di alloggi Inpgi, che ha sede a Roma presso l'Associazione Stampa Romana e che agisce per delega del Sunia valida per tutta Italia).

All'Ordine del Giorno è la discussione dei nuovi canoni proposti dall'Istituto nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani (assistito dall'UPPI- Unione dei piccoli proprietrari di immobili) in vista del rinnovo dei circa 2 mila contratti di affitto ad uso abitativo scaduti o in scadenza stipulati con i patti in deroga oppure in base alla circolare Cristofori: 1.500 a Roma, e il resto suddiviso in altre città (Milano, Monza, Sesto S. Giovanni, Torino, Collegno, Bolzano, Arenzano, Bologna, S.Lazzaro di Savena, Padova, Livorno, Campi Bisenzio, Napoli, Bari, Taranto, Canalette di Rende, Rosario di Mendicino, Messina, Tremestieri Etneo e Cagliari).

Va precisato che, in base alla legge 431 del 1998, l'Inpgi dovrà concordare i nuovi canoni con il Siai o con gli altri sindacati degli inquilini. La legge prevede un doppio canale: 1) un canone agevolato con sconti fiscali per l'Inpgi e sconti fiscali - pur se di modesta entità e per limitate fasce di reddito (medio-basso) - per gli inquilini (durata minima 3 anni + 2 anni); 2) un canone a libero mercato senza agevolazioni fiscali (durata 4 anni + 4 anni).

L'INPGI giustifica le richieste di aumento con il fatto di essere un ente previdenziale privatizzato che deve sostenersi con le proprie forze senza alcun contributo da parte dello Stato e che deve mirare, come obiettivo primario, a pagare puntualmente le pensioni ai giornalisti iscritti. Di conseguenza deve ottenere dai suoi immobili la massima redditività possibile, come gli è stato imposto dalla sezione di controllo enti della Corte dei Conti.

Ecco qui di seguito le proposte dell'Inpgi per la città di Roma, che dovranno essere valutate dall'assemblea degli inquilini del Siai.

E', tuttavia, opportuno sottolineare che:

1) I valori si riferiscono al metro quadrato convenzionale relativo alla pigione mensile. Pertanto, ad esempio, per uno stabile per il quale l'Inpgi ha proposto la cifra di L. 17.000/metro quadrato-mese, il nuovo canone di locazione di un appartamento non ubicato al piano attico di 100 metri quadrati convenzionali (comprensivi anche di eventuali pertinenze come balcone, terrazza, box, posto auto, soffitta o cantina), che dovrebbe corrispondere l'attuale inquilino ammonterebbe a L. 1.700.000 (unmilionesettecentomila) mensili. Per il piano attico l'importo va, invece, aumentato del 20%, cioè in tal caso il nuovo canone ammonterebbe a L. 2.040.000 (duemilioniquarantamila);

2) i canoni si intendono al netto delle spese condominiali (portiere con o senza alloggio, pulizia scale, manutenzione del verde, riscaldamento centralizzato, luce scale ed ascensori), che quindi restano a carico degli inquilini;

3) nella fascia di oscillazione sono indicati i minimi e i massimi inderogabilmente fissati, in base alle diverse zone di una città e alle caratteristiche di ogni stabile, dagli Accordi territoriali siglati nei vari Comuni italiani dalle organizzazioni sindacali dei proprietari e degli inquilini in applicazione della legge 431;

4) tra parentesi dopo la proposta dell'INPGI è indicata la percentuale di aumento tra la stessa proposta INPGI e il canone attualmente pagato dagli inquilini;

5) i nuovi canoni non tengono conto di eventuali spese (anche per parecchie decine di milioni di lire), sostenute dall'inquilino per migliorie apportate nell'alloggio in locazione, in quanto tali migliorie si intendono contrattualmente acquisite gratis dall'INPGI.

CASE INPGI IN ROMA

Via dei Giornalisti civici 21/F, 21/G, 27, 41, 53/C, 53/E e 55. La f.o.(fascia di oscillazione): L. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 15.000 (+ 110%).

Via dei Giornalisti 6, 8, 16, 18, 38, 40 e 52. Fascia di oscillazione 7-17.000. Proposta Inpgi L. 15.500 (+115%).

Via dei Giornalisti 64 e 68. Fascia di oscillazione 7-17.000. Proposta Inpgi L. 16.000 (+120%).

Via della Camilluccia 179, 183, 189, 195,197 e 199. Fascia di oscillazione 7-17.000. Proposta Inpgi L. 17.000 (+ 125%).

Via Trionfale 6316. F.o. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 17.000 (+110%)

Via Courmayeur 79. F.o. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 17.000 (+ 115%)

Via Sanzeno 25. F.o. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 16.000 (+100%)

Via della Mendola 212. F. 7.17.000. Proposta Inpgi L. 16.000 (+100%).

Via Misurina 56. F.o. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 17.000 (+ 60%)

Via Misurina 69. F.o. 7-17.000. Proposta Inpgi L. 15.500 (+100%).

Largo Olgiata 15. F.o. 7-16.000. Proposta Inpgi L. 16.000 (+65%).

Via Braccianese 52. F.o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+40%).

Via Cassia 1190. F.o 7-13.000. Proposta Inpgi L. 12.500 (+65%).

Via Cassia 1207-1215. F.o. 7-13.000. Proposta Inpgi L. 13.000 (+70%).

Via Giulio Galli 71. F.o. 7-13.000. Proposta Inpgi L. 12.500 (+25%).

Via Saronno 65. F.o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+80%).

Via Galbiate 26. F.o. F.o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+75%).

Via Salaria 1388. F.o. 5-1.000. Proposta Inpgi L. 10.000 (+ 55%)

Via S. Antonio da Padova 55. F.o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+ 65%)

Vicolo delle Lucarie 37. F.o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+ 55%).

Via Vessella 26. F.o. 7.500-22.000. Proposta Inpgi L. 21.000 (+ 65%).

Via Valpolicella 12 e 16. F.o. 6-12.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+ 100%).

Via Bucco 60. F.o. 6-12.000. Proposta Inpgi L. 12.000 (+70%).

Via Glori 30. F.o. 5-12.000. Proposta Inpgi L. 12.000 (+ 50%).

Via Scintu 72 e 78. F.o. 6-12.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+ 55%).

Via Oberto 59. F. o. 5-11.000. Proposta Inpgi L. 11.000 (+55%).

Via Barzilai 91. F.o. 5-12.000. Proposta Inpgi L. 11.500 (+ 55%).

Via Clelia 7. F.o. 6-13.500. Proposta Inpgi L. 13.000 (+ 85%).

Via Latina 230. F.o. 6-13.500. Proposta Inpgi L. 13.500 (+
40%).

Via Chini 10 e 22. F.o. 6-15.000. Proposta Inpgi L. 14.500 (+ 100%).

Via Guidi 7, 13, 27 e 33. F.o. 6-15.000. Proposta Inpgi L. 15.000 (+ 90%).

Via Omboni 138. F.o. 6-15.000. Proposta Inpgi L. 15.000 (+
90%).

Via dei Lincei 123. F.o. 6-15.000. Proposta Inpgi L. 14.500 (+ 100%).

Via del Casaletto 385. F.o. 7-16.000. Proposta Inpgi L. 16.000 (+100%).

Via della Vigne Nuove 96 (un solo appartamento). F.o. 6-12.000. Proposta Inpgi L. 9.000 (+125%).

Viale Marconi 57 (un solo appartamento). F.o. 6-13.500. Proposta Inpgi L. 10.000 (+ 100%).

Dalle proposte avanzate dall'INPGI, d'intesa con l'UPPI, per il rinnovo degli affitti delle case di sua proprietà in Roma si evince:

a) che in molti casi si chiede il raddoppio del canone, in quanto si supera il 100% della precedente ed attuale pigione;

b) che sono stati indicati nuovi canoni corrispondenti al livello massimo delle fasce di oscillazione per gli stabili di via della Camilluccia 179, 183, 189, 195,197 e 199, via Trionfale 6316, Via Courmayeur 79, via Misurina 56, Largo Olgiata 15, via Braccianese 52, via Saronno 65, Via Galbiate 26, Via S.Antonio da Padova 55, vicolo delle Lucarie 37, Via Bucco 60, Via Glori 30, Via Oberto 59, via Latina 230, via Guidi 7,13, 27 e 33, via Omboni 138, via del Casaletto 385, via Barzilai 91, via Cassia 1190 e 1207-1215 e via Galli 71;

c) che l'INPGI intenderebbe applicare invece i canoni di libero mercato - anzichè quelli "agevolati" - per i seguenti immobili , in quanto rimasti esclusi dal precedente elenco:
1) via Novelli 6;
2) vicolo S.Celso 3;
3) vicolo S.Margherita 17;
4) via Cicerone 28 (due appartamenti);
5) piazza della Torretta 36 (tre appartamenti);
6) piazza Apollodoro 1 (un appartamento).

L'assemblea degli inquilini del 2 maggio si annuncia quindi infuocata.

Il 4 maggio l'INPGI terrà il terzo incontro con i sindacati degli inquilini.Oltre al Siai sono stati invitati anche il Sicet, l'Uniat, l'Ania, la Federcasa e l'Unione Inquilini. Questi ultimi Sindacati, paradossalmente, pur non rappresentando quasi nessun inquilino di alloggi Inpgi, sono, infatti, pienamente legittimati ad intervenire e a firmare un eventuale accordo con l'Inpgi perchè hanno sottoscritto due anni fa gli Accordi territoriali con i vari Comuni italiani, come prevede la legge 431.

Pierluigi Roesler Franz
Presidente dell'Associazione Stampa Romana


28 Aprile 2001 - Abruzzo versus Inpgi

Il sottosegretario di Stato al Ministero Lavoro, Raffaele Morese, ha intimato all’Istituto di applicare l’articolo 116 ("Misure per favorire l’emersione del lavoro irregolare") della legge 388/2000 a favore della società editrice de "Il Giornale d’Italia". Secondo l’Inpgi, le "disposizioni" introdotte da quell’articolo "non erano direttamente applicabile agli enti previdenziali privatizzati"

"L’Inpgi è tenuto all’applicazione dei principi giuridici fissati nella Finanziaria 2001" (tra questi c’è anche il cumulo)

Milano, 26 aprile 2001. Con lettera 23 aprile 2001 (prot. 1590) il sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro, Raffaele Morese, ha intimato all’Inpgi ((Istituto nazionale di previdenza per i giornalisti italiani) di applicare l’articolo 116 ("Misure per favorire l’emersione del lavoro irregolare") della legge 388/2000 (Finanziaria per il 2001) a favore della società editrice del quotidiano "Il Giornale d’Italia". 

Secondo l’Inpgi, le "disposizioni" introdotte da quell’articolo "non erano direttamente applicabile agli enti previdenziali privatizzati". Morese ha scritto: "L'Inpgi, pertanto, deve corrispondere ai principi costituzionali di parità, uguaglianza e solidarietà che ispirano il sistema previdenziale italiano e per questo, dovrà assumere tutte le adeguate iniziative atte a definire in maniera positiva e definitiva le istanze delle società" (editrice de "Il Giornale d’Italia). 

Il comma 10 dell’articolo 116 consente di contenere la sanzione civile nel 40 per cento dell’importo dei contributi non corrisposti. L’Inpgi, invece, pretendeva dalla società editrice una sanzione civile pari al 100% della somma non versata.

Franco Abruzzo, presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, ha così commentato la decisione del sottosegretario Morese: "L’Ordine di Milano consegue una prima vittoria significativa per quanto riguarda l’applicabilità delle norme della legge 388/2000 (Finanziaria 2001) all’Istituto. L’arroganza dei dirigenti dell’Inpgi è stata sanzionata come illegittima dal Ministero del Lavoro e in particolare dal sottosegretario, che ha la delega della previdenza.

 L’Inpgi non applica, e quindi viola, l’articolo 72 della legge n. 388/2000, che consente il cumulo tra le pensioni e i redditi da lavoro autonomo o dipendente. La norma generale rappresentata dall’articolo 72 chiama direttamente in causa l’Inpgi quale ente sostitutivo dell’Inps. 

Ho segnalato il comportamento illegale dell’Istituto alla Procura della Repubblica di Roma. Il procedimento penale è stato affidato al sostituto, dott. Giuseppe De Falco. E’ grave che un ente, che svolge funzioni pubbliche, non ubbidisca ai comandi del Parlamento dati tramite leggi. Dopo la pronuncia di Morese, la posizione dei vertici dell’ente diventa penalmente difficile".

La richiesta della società editrice - scrive Morese - "non può in nessun caso essere archiviata da una mera informativa di non applicabilità all'Inpgi delle norme della Finanzíaria 2001... Codesto Istituto, al pari dell'Inps, che già ha provveduto ad adeguarsi, è tenuto all'applicazione dell'art.116 della legge 23 dicembre 2001 n. 388".


 
27 Aprile 2001 - Schiariamoci perbenino le idee sull'on line

Caro Barbiere, ritengo urgente un chiarimento da parte della FNSI e dell'Ordine dei Giornalisti di Lazio e Molise sul problema della registrazione in tribunale dei siti Internet. Ed eventualmente uno sportello ad hoc del Barbiere sul dibattito in corso al fine di risolvere al più presto la complessa questione.

Al momento, sembra che non siano state sufficienti neppure le dichiarazioni ufficiali rilasciate, a nome del Governo, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria Vannino Chiti del Governo, e cioè che anche dopo l'approvazione della nuova legge sull'editoria non è affatto obbligatoria la registrazione in tribunale di tutte le testate telematiche, ma esclusivamente per quelle che utilizzando siti Internet intendano chiedere contributi e sovvenzioni allo Stato (vedi il Barbiere del 21 e 25 aprile).

Continua, infatti, l'ondata di protesta da parte di moltissimi giornalisti con lettere, telefonate ed e-mail inviate anche al Forum della Fnsi (sito www.fnsi.it), indignati sia contro l'obbligo di registrazione, sia contro il mancato obbligo di registrazione perché si consentirebbe "lo sfruttamento continuo di tanti colleghi con contratto da metalmeccanici, incastrati per 10 ore al giorno davanti ad un computer".

Ricordo che in una nota ufficiale del 4 aprile prot. 40, inviata a tutte le associazioni regionali stampa, il segretario della FNSI Paolo Serventi Longhi aveva dichiarato: "l'informazione via Internet è sottoposta ad oggi alle stesse norme della legge sulla stampa (la n.47 del 1948) valide per gli altri prodotti editoriali. Pertanto chi fa informazione on line ha l'obbligo di pubblicare il nome del proprietario e del direttore responsabile del prodotto che deve essere registrato presso il tribunale competente. E' quanto prevede l'aspetto più innovativo della legge n. 62/2001, relativa alla riforma della legge sull'editoria da oggi in vigore".

Due giorni dopo questa dichiarazione, il 6 aprile, faceva eco a Serventi Longhi l'Ordine dei Giornalisti di Lazio e Molise, confermando l'obbligo di registrazione in tribunale - entro 60 giorni - per tutte le testate telematiche.

A questo punto, per evitare ulteriori inutili fraintendimenti e polemiche, non sarebbe necessaria un'immediata correzione delle errate ed affrettate prese di posizione? I giornalisti non hanno forse diritto ad una corretta informativa che tenga distinti i due problemi della registrazione in tribunale delle testate telematiche e della tutela contrattuale per chi lavora nei giornali telematici?

Ricordo, caro Barbiere, agli interessati che le norme sul lavoro nei giornali online, previste dal nuovo contratto giornalistico, sono illustrate in dettaglio sul sito ww.fnsi.it/commento_giornalionline.htm.
Cordialmente
Pierluigi Roesler Franz, Presidente dell'Associazione Stampa Romana


27 Aprile 2001 - Perché s'è adeguato il nuovo al vecchio?

Un grazie a Chiti e a Franz per la precisazione sulla legge sull'editoria per Internet che tante preoccupazione aveva  suscitato. Avrei però due rapide domande per loro: 

1) Una rassicurazione ufficiale vale più di una legge ratificata? Cioè, se un magistrato scrupoloso volesse applicare alla lettera la legge temo che lo potrebbe benissimo fare dato che, come si sa, è legge solo ciò che riporta la Gazzetta Ufficiale. Per quel che ne so una dichiarazione ufficiale non ha un valore legislativo, ma solo, se vogliamo, di buon senso nei confronti di giudici zelanti.
  
Perché alla rassicurazione che, secondo  me, non ha valore in sede di tribunale non è seguita una rettifica legislativa?  

2) Internet è per produzione, trasmissione e fruizione un medium totalmente  nuovo rispetto a Radio, TV e Giornali. Per quale motivo si è voluto a tutti  i costi equiparare legislativamente un nuovo medium ad un vecchio, anziché creare una legge ad hoc che tenesse conto di tutti quegli aspetti (puntualmente sollevati da chi critica questa legge) peculiari di Internet  e solo di essa?  

3) L'impressione generale sul potere legislativo italiano è che le leggi prima si facciano e poi si correggano, per qualsiasi argomento. Ma è così difficile pensarci prima, e fare una legge che tenga conto di tutti i problemi?

Enrico M. Ferrari 


27 Aprile 2001 - Duemila  inquilini Inpgi contro gli aumenti

IL 2 MAGGIO A ROMA L'ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI DELLE CASE INPGI (MILLE SONO GIORNALISTI) INDETTA DAL SIAI PER IL RINNOVO DEI CONTRATTI DI AFFITTO  E PER EVITARE UNA POSSIBILE BATOSTA.

 
E' una notizia che interessa circa mille giornalisti inquilini di alloggi Inpgi. Mario Carosi, presidente del SIAI (Sindacato degli inquilini di alloggi Inpgi, che ha sede a Roma presso l'Associazione Stampa Romana e che agisce per delega del Sunia valida per tutta Italia), ha indetto per mercoledì 2 maggio alle 9,30 a Roma al Cinema Capranichetta in piazza Montecitorio l'assemblea generale degli inquilini delle case di proprietà dell'Istituto Nazionale di Previdenza dei Giornalisti Italiani.
 
All'Ordine del Giorno è il rinnovo dei circa 2 mila contratti di affitto ad uso abitativo - 1.500 a Roma, e il resto suddiviso in altre città  (Milano, Monza, Sesto S. Giovanni, Torino, Collegno, Bolzano, Arenzano, Bologna, S.Lazzaro di Savena, Padova, Livorno, Campi Bisenzio, Napoli, Bari, Taranto, Canalette di Rende, Rosario di Mendicino, Messina, Tremestieri Etneo e Cagliari).
 
I nuovi canoni dovranno essere concordati con l'Inpgi in base alla legge 431 del 1998 che prevede un doppio canale: 1) un canone agevolato con sconti fiscali per l'Inpgi e sconti fiscali - pur se di modesta entità e per limitate fasce di reddito (medio-basso) - per gli inquilini (durata minima 3 anni + 2 anni); 2) un canone a libero mercato senza agevolazioni fiscali (durata 4 anni + 4 anni).
 
L'Inpgi, assistito dall'UPPI (Unione dei piccoli proprietari di immobili), ha convocato per il 4 maggio la terza riunione con i sindacati degli inquilini, invitando oltre al Siai anche il Sicet, l'Uniat, l'Ania, la Federcasa e l'Unione Inquilini. Questi ultimi Sindacati, paradossalmente, pur non rappresentando quasi nessun inquilino di alloggi Inpgi, sono pienamente legittimati ad intervenire e a firmare un eventuale accordo con l'Inpgi perchè hanno sottoscritto due anni fa gli Accordi territoriali con i vari Comuni italiani, come prevede la legge 431.
 
Il problema del rinnovo di contratti di affitto per circa mille giornalisti (sono circa la metà di tutti gli inquilini) è complesso e delicato, perché i canoni "agevolati" ufficialmente proposti dall'Inpgi ai Sindacati superano in molti casi il 100% delle pigioni attuali (cioè si chiede il raddoppio). Ma vi sono alcuni stabili per i quali l'Inpgi intenderebbe applicare i canoni di libero mercato con aumenti ben più consistenti del 100%.
 
Tale notizia, diffusa dai sindacati, ha già messo in allarme l'inquilinato soprattutto a Roma, Milano e Napoli. Ed è già iniziato il tam tam tra i mille giornalisti pronti a scendere sul piede di guerra, tenendo anche conto delle polemiche conseguenti agli aumenti previsti dal nuovo contratto nazionale di lavoro. L'assemblea degli inquilini del 2 maggio si annuncia quindi infuocata.
Pierluigi Roesler Franz
 Presidente dell'Associazione Stampa Romana
P.S. Caro Barbiere, sperando di farti cosa gradita, ti invierò con successiva nota il dettaglio di tutti gli aumenti dei canoni proposti dall'Inpgi.

25 Aprile 2001 - Scegliamo persone capaci per Ordine  e Casagit

Cari colleghi, a breve ci aspettano due appuntamenti elettorali importanti per la categoria: il rinnovo dei rappresentanti all'Ordine e alla Casagit. E' decisivo scegliere persone capaci, che abbiano voglia di impegnarsi e di lavorare per tutti i giornalisti. Al di là degli schieramenti ereditati da ere politiche passate.

La logica delle correnti, che anche nella Fnsi ha mostrato a pieno la sua tragica forza approvando il nuovo contratto, è inutile e dannosa anche quando si tratta di guidare organismi teoricamente al servizio della categoria come l'Ordine, la Casagit e l'Inpgi. La vera forza, in questi istituti dovrebbe essere nella trasversalità delle idee e nella eterogeneità della loro rappresentanza. Per questo è il momento che la politica faccia un passo indietro e lasci nell'ombra le posizioni ideologiche per unire tutte le capacità disponibili.

Noi proponiamo a tutte le forze sindacali - di qualsiasi corrente o schieramento - di incontrarsi, di discutere obiettivi e modi con cui gestire Ordine e Casagit, di individuare i programmi e gli uomini e le donne in grado di realizzarli. Proponiamo di elaborare un elenco di nomi,
senza colore, né appartenenze, né quote, né lottizzazioni, che tutti propongano ai colleghi alle prossime elezioni.

Solo così gli attuali dirigenti sindacali sapranno dimostrare che esiste un modo diverso di fare sindacato, che punta veramente a superare le divisioni e che vuole costruire un dialogo a tutto campo. Nell'interesse esclusivo dei giornalisti.
QUARTO POTERE


13 Aprile 2001 - Ora vi spiego perche' mi sono dimesso

Caro BarbiereMario Farneti è rimasto oggi molto perplesso sull'esatto significato di una frase contenuta nell'art. 12, quarto comma, del nuovo Regolamento di assegnazione alloggi di proprietà Inpgi e ne ha chiesto una spiegazione plausibile. 

La nuova norma, approvata il 21 febbraio dal Consiglio di Amministrazione dell'Istituto (di cui non faccio parte), si prefigge di bloccare in extremis la stipula di un nuovo contratto di locazione di un alloggio Inpgi se il Presidente Gabriele Cescutti - a suo insindacabile giudizio - ritenga che successivamente all'adozione della sua delibera di approvazione della graduatoria degli aspiranti inquilini siano sopraggiunti gravi motivi che giustifichino il "congelamento" della firma. E'  una precauzione che l'Inpgi ha ritenuto di dover approvare per meglio tutelarsi qualora fossero riscontrate situazioni anomale (per la verità si tratta,comunque, di casi assai rari). 

A mio parere la nuova norma del Regolamento dovrebbe, tuttavia, essere modificata - anche per evitare le obiezioni sollevate da Mario Farneti - prevedendo sia l'obbligo per il Presidente Cescutti di spiegare al Consiglio di Amministrazione i motivi dell'eventuale "congelamento" della sua precedente delibera, sia il lasso di tempo - oggi inesistente - entro il quale il Presidente Cescutti può sospendere la stipula del nuovo contratto di locazione. Ho già presentato un emendamento in tal senso che dovrebbe essere prossimamente esaminato dalla Commissione Alloggi. 

Caro Barbiere, poichè non ho letto alcuna notizia in merito sul tuo ben informato sito, colgo l'occasione per comunicarti di essermi dimesso il 22 marzo da Presidente della Commissione Alloggi insieme al Vice Presidente Filippo Anastasi, "essendosi il nostro ruolo ormai svuotato di ogni funzione propositiva sulla politica edilizia e finanziaria dell'Istituto, che da tempo non condividiamo, ed essendosi il nostro incarico ridotto, purtroppo, a svolgere mansioni puramente burocratiche". 

Il 1 febbraio scorso il Consiglio di Amministrazione dell'Inpgi ha infatti nominato una Commissione ad hoc per il rinnovo dei circa 2 mila contratti di affitto ad uso abitativo -1.500 a Roma, e il resto suddiviso in altre città  (Milano, Monza, Sesto S. Giovanni, Torino, Collegno, Bolzano, Arenzano, Bologna, S.Lazzaro di Savena, Padova, Livorno, Campi Bisenzio, Napoli, Bari, Taranto, Canalette di Rende, Rosario di Mendicino, Messina, Tremestieri Etneo e Cagliari). 

Di questa nuova Commissione, che dovrà concordare entro pochi mesi con i Sindacati degli inquilini i nuovi canoni in base alla legge 431 del 1998, fanno parte il Presidente dell'Istituto Cescutti, il Direttore Generale avv. Arsenio Tortora, il dirigente del servizio immobiliare arch. Pierluigi Masoni e un rappresentante dell'UPPI (Unione dei piccoli proprietari di immobili). Ma non fa parte alcun componente della Commissione Alloggi nominata un anno fa dallo stesso Consiglio di Amministrazione. 

Tra i motivi che mi hanno indotto a dimettermi insieme al collega Anastasi vi è stato soprattutto quello di essere stato totalmente bypassato dal presidente Cescutti, che senza neppure informarmi verbalmente, nè consegnarmi preventivamente una copia del materiale, ha spedito le proposte di aumento dei canoni di affitto al Siai (sindacato degli inquilini degli alloggi Inpgi che agisce da 6 anni con delega del Sunia) nonchè al Sicet, all'Uniat, all'Ania, alla Federcasa e all'Unione Inquilini. E li ha poi convocati nella sede dell'Inpgi.  

A questo punto mi sono chiesto: quali sono i compiti della Commissione Alloggi se su un problema così scottante, come quello del rinnovo di contratti di affitto per circa mille giornalisti (sono circa la metà di tutti gli inquilini), sono stato estromesso insieme al vicepresidente della Commissione Alloggi Anastasi e agli altri quattro componenti (Marcella Ciarnelli, Elio Felice, Daniele Carlon e Andrea Lazzeri)? 

E perchè il presidente Cescutti non ci ha almeno interpellati prima di proporre i nuovi canoni ai Sindacati degli inquilini e di convocarli all'Inpgi? Come avrei potuto mai convincere un inquilino Inpgi di essere stato lasciato del tutto all'oscuro dei consistenti aumenti delle pigioni proposti dall'Inpgi a mia totale insaputa, se oltretutto sono anche il Presidente dell'Associazione Stampa Romana dove, tra l'altro, ha sede il Sindacato inquilini Siai? 

Per di pù il rinnovo dei contratti di affitto è una materia estremamente delicata, perchè i canoni proposti dall'Inpgi superano in molti casi il 100% delle pigioni attuali (cioè si chiede il raddoppio). Tale notizia, diffusa dai sindacati, ha già messo in allarme l'inquilinato soprattutto a Roma e a Napoli. Ed è già iniziato il tam tam tra i mille giornalisti pronti a scendere sul piede di guerra.  

Per la cronaca il 4 aprile il Consiglio di Amministrazione dell'Inpgi ha respinto le mie dimissioni e quelle del collega Anastasi, invitandoci "a continuare nell'espletamento dell'incarico a suo tempo affidato". Mi sono riservato ogni decisione in merito entro fine mese. Cordialmente e buon lavoro. 
Pierluigi Franz

 Presidente della Commissione Assegnazione Alloggi e Affitto Immobili INPGI

P.S. Caro Barbiere,ti sarei davvero grato per la seguente precisazione. In questi giorni di campagna elettorale molti colleghi hanno chiesto di intervistarmi quale capolista di An in Friuli. Ma non sono io il candidato alla Camera. Si tratta di un banale caso di omonimia. Grazie per l'ospitalità.
Pierluigi Franz, Presidente dell'Associazione Stampa Romana


13 Aprile 2001 - La gioiosa macchina dell' Inpgi esala vapori d'autoritarismo

Il collega Mario Farneti chiede e si chiede se la commissione alloggi dell'Inpgi sia stato di fatto soppressa e se il presidente Gabriele Cescutti abbia indossato la veste togata di autocrate dell'Istituto di previdenza dei giornalisti. Sono pronto a rassicurarlo che la sua non è dietrologia nel clima di esaltazione da padreterni che sta dando alla testa dei padroni del vapore del sindacato e delle istituzioni della categoria.

Come consigliere generale dell'Inpgi sono anche vicepresidente della commissione prestazioni integrative (pronto soccorso per i colleghi in difficoltà). Le commissioni dell'Istituto hanno funzioni consultive e contano assai poco sulle decisioni che pesano; semmai il loro compito, come peraltro quello del consiglio generale, garantisce utili consigli e, soprattutto, il controllo e la vigilanza democratici sull'attività del presidente e del consiglio di amministrazione. Peraltro, fino all'altro giorno sono state coinvolte, comunque, in questioni ed indirizzi non certo di lana caprina: affitto e acquisto alloggi, appalti, bilancio e investimenti mobiliari, contributi e vigilanza sui mass-media, informatica, mutui e prestiti, occupazione, personale, previdenza, provveditorato, rapporti con le istituzioni.

Invece, proprio oggi, l'autocrate, pardon il presidente, ci ha informato sulla delibera, presa a maggioranza risicata dal cda, con la quale si svuotano le commissioni di ogni valore e significato, giudicando la loro presenza "superflua" nel contrappeso con gli amministratori e gli uffici che mandano avanti la baracca.

Per carità, avrà anche le sue buone ragioni! L'Inpgi privatizzata non naviga nelle migliori acque e allora dovrebbe diventare ai loro occhi un po' più come la Fiat (che, peraltro, risponde pur sempre agli azionisti!) e un po' meno parlamentino. Forse sarebbe stato il caso che la gioiosa macchina previdenzial-mercantile avesse cambiato il registro dei motori (statuto, regolamento, scopi sociali ecc.) all'atto della sua rinascita e non mentre corre la corsa più difficile della sua esistenza all'indomani di un contratto destinato a perdere sempre più pezzi di contribuenti con gli attributi pesanti.

Viceversa così, si autorizzano dubbi e sospetti di qualsiasi natura. Anche perché la delibera non cade come un fulmine a ciel sereno. Ancor prima del suo varo (il 4 aprile scorso), erano fioccate dimissioni in serie dalle commissioni contro l'autoritarismo della gestione dell'Istituto: Orlando Scarlata da presidente della commissione previdenza, e Pierluigi Franz e Filippo Anastasi rispettivamente da presidente e da vicepresidente della commissione assegnazione alloggi e affitti. Alle loro dimissioni aggiungo giocoforza le mie da vicepresidente della commissione prestazioni integrative, essendo diventato "superfluo" il mio contributo.
Romano Bartoloni, vicepresidente dimissionario della commissione Inpgi prestazioni integrative


12 Aprile 2001 - C'è qualcuno che sa spiegarmi 'sta frase?

Qualcuno può spiegarmi che cosa significa la frase di seguito riportata, ripresa dall'art. 12, 4 comma del regolamento (delibera del CdA del 21.2.2001) per l'assegnazione degli alloggi dell'INPGI?

"L'Istituto, in persona del suo Presidente pro tempore, si riserva il diritto insindacabile di non procedere alla stipula del contratto anche successivamente alla delibera presidenziale di approvazione della graduatoria degli aspiranti alla locazione della unità immobiliari, restando ad esso riservata ogni decisione in merito a detta stipula."

Letto ciò, viene da chiedersi:
1) La Commissione Alloggi dell'INPGI è stata di fatto soppressa?

2) Il Presidente dell'INPGI è un autocrate ("diritto insindacabile") o viene eletto democraticamente?

3) Il suo potere è così illimitato che può annullare solo lui le sue stesse delibere?

4) Chi sono i consiglieri che hanno votato questa delibera? Perché sarebbe il caso, per il futuro, di non eleggerli più.

5) O forse si tratta solo di uno scherzo?

Cordiali saluti
Mario Farneti
farneti@rdn.it


26 Marzo 2001- Chiediamo le dimissioni di Mario Petrina

Caro Barbiere, ecco il testo di un appello partito dalle redazioni torinesi sulla vicenda Satyricon-Petrina-Travaglio. In calce abbiamo riportato un primo elenco di adesioni. Potresti metterlo in rete? 

Per informazioni contattare la redazione torinese di Repubblica: 011.5169611. Grazie

Intervenendo a una trasmissione di Telelombardia (senza il contraddittorio degli interessati) il presidente dell’Ordine dei giornalisti Mario Petrina ha annunciato che denuncerà Daniele Luttazzi "per esercizio abusivo della professione" e che "chiederà all’ordine dei giornalisti del Piemonte di verificare se il comportamento di Marco Travaglio rientri nella correttezza deontologica".

Prima domanda: perché il presidente dell’Ordine dei giornalisti, nell’occasione in cui potrebbe intervenire per difendere un collega colpevole di aver fatto il suo mestiere, si premura di andare in tv a sparargli addosso?

Seconda domanda: perché Petrina è intervenuto? Travaglio ha scritto un libro ed è andato ad illustrarne il contenuto in televisione come fanno centinaia di autori, giornalisti e non, ogni giorno. Che cosa c’entra la deontologia?

Terza domanda: quando mai il presidente dell’Ordine si è premurato di garantire il contraddittorio nelle trasmissioni tv? Perché ha scelto di cominciare proprio adesso brandendo a sproposito la deontologia professionale?

Avendo dato adito a questi interrogativi è evidente che il presidente dell’Ordine dei giornalisti ha abusato del suo ruolo e, quel che è peggio, lo ha fatto attaccando un collega e sdraiandosi sulle tesi di una parte politica. Siccome non si sente alcun bisogno di essere rappresentati da un rappresentante tanto coraggioso, chiediamo:

1) che l’Ordine dei giornalisti del Piemonte respinga la richiesta di Petrina come irricevibile e infondata.

2) che Petrina si dimetta immediatamente da un incarico che non è all’altezza di ricoprire avendo abdicato al suo unico compito: difendere i colleghi che svolgono la professione.

Prime adesioni

repubblica torino
Paolo Griseri, Massimo Novelli, Marco Trabucco, Claudio Mercandino, Gino Li Veli, Maurizio Crosetti, Leonardo Bizzaro, Pierpaolo Luciano, Alberto Custodero, Bartolomeo Ponte, Dario Cresto-Dina, Salvatore Tropea, Marco Francalanci, Emanuele Gamba, Arturo Buzzolan, Giuliana Martinat 

tg3 Piemonte
Mario Berardi, Battista Gardoncini, Massimo Mavaracchio, Francesco Marino, Milena Boccadoro, Paolo Volpato, Maurizio Menicucci 

La Stampa
Giovanna Favro, Nino Pietropinto, Alberto Gaino, Giorgio Ballario, Maria Teresa Martinengo, Beppe Minello, Tiziana Longo, Guido Novaria, Grazia Longo, Irene Cabiati, Pierpaolo Benedetto, Marina Verna, Salvatore Rotondo, Stefanella Campana, Cesare Martinetti, Marco Zatterin, Guido Tiberga, Gigi Padovani, Silvano Costanzo, Antonella Torra, Antonella Mariotti, Luciano Borghesan, Cynthia Sgarallino, Pasquale Gioffré, Roberto Travan, Marina Carpini, Roberto Condio, Piercarlo Alfonsetti, Fabio Vergnano, Giorgio Viberti, Giampiero Paviolo, Maurizio Tropeano, Ludovico Poletto, Francesca Paci, Gabriele Ferraris, Sergio Miravalle 

repubblica palermo
Enrico Bellavia, Attilio Bolzoni, Alberto Bonanno, Enzo D'Antona, Enrico del Mercato, Mario Di Caro, Giustino Fabrizio, Tano Gullo, Fabrizio Lentini, Carmelo Lopapa, Lucio Luca, Massimo Norrito, Salvo Palazzolo, Francesco Viviano, Alessandra Ziniti

 Il giornale del Piemonte
Anna Sartorio

 Corriere di Bra
Grazia Novellini

 Tg3 nazionale
Santo della Volpe

 Ansa Torino
Mauro Barletta, Emanuela Banfo, Barbara Beccaria, Tullio Parisi, Amalia Angotti, Barbara Paloschi

 Liguria
Attilio Lugli, presidente dell’Ordine della Liguria
Giuliano Galletta, segr. Ordine dei giornalisti Liguria
Marcello Zinola, Segr. Associaz. giornalisti Liguria

 Toscana
Carlo Bartoli, presidente Associazione stampa toscana

 Il Messaggero
Jacopo Orsini, Pietro Piovani

Il Sole 24 ore
Riccardo Sabbatici
Antonio Quaglio

 L’Espresso
Giampaolo Pansa, Claudio Rinaldi, Paolo Forcellini, Franco Giustolisi, Fiorenzo Zaffina, Francesco Bonazzi, Denise Pardo, Luca Fraioli, Catia Caronti, Maria Simonetti, Paolo Residori, Giuseppe Fadda, Chiara Valentini, Rita Tripodi, Fabio Tibollo, Stefano Livadiotti, Roberto Fabiani, Elisa Manacorda, Riccardo Lenzi, Angiola Codacci-Pisanelli, Daniela Minerva, Franca De Bartolomeis, Antonio Carlucci, Enrico Pedemonte, Gianni Perrelli, Flaminia Terenzi, Antonio Ramenghi, Franco Originario, Elsa Citeroni, Primo Di Nicola, Dina Nascetti, Guido Quaranta, Marco Damilano, Alberto Dentice, Roberto Cotroneo, Sandro Magister, Alessandro De Feo, Alessandra Mammì, Paola Pilati, Jacaranda Falck, Marco Lillo, Enrico Arosio, Luca Piana, Peter Gomez, Leo Sisti, Roberto Di Caro, Maurizio Maggi, Mario La Ferla, Massimo Mucchetti, Renzo Di Rienzo, Giuseppe Nicotri

 Tuttosport
Alberto Pastorella, Gianluca Scaduto, Franco Borgogno, Enzo Belforte, Marco Bonetto, Giorgio Borri, Marco Bernardini, Stefano Salandin, Marina Salvetti, Paolo Colaiacono, Antonio Barilli, Giorgio Pasini Marchi, Piero Guerrini, Andrea Pavan, Guido Alessandrini

 Repubblica Napoli
Paolo Russo, Edoardo Scotti, Conchita Sannino, Roberto Fuccillo, Ottavio Lucarelli, Patrizia Capua, Antonio Corbo, Stella Cervasio, Giovanni Marino, Marco Azzi, Luigi Vicinanza

Il Corriere della Sera
Massimo Alberizzi

 Il Secolo XIX
Marco Peschiera

 Diario
Enrico Deaglio, Gianni Barbacetto, Andrea Jacchia, Mario Portanova, Marina Morpurgo, Alessandro Marzo Magno, Assunta Sarlo, Maurizio Garofalo, Giacomo Papi

 Rinascita
Carlo Benedetti, Andrea Fabozzi, Daniela Preziosi, Marco Romani, Raffaella Angelino, Maurizio Musolino, Paolo Repetto

 Rcs Periodici
Gabriele Eschenazi, Roberto Casalini (Io Donna), Luigi Allori (Io Donna), Sara Banti (Amica), Gabriella Kuruvilla (Brava Casa), Ralph Minoia (Anna), Cristiana Di San Marzano (Anna), Simona Goia (Io Donna), Ermanno Lucchini, Gloria Ghisi (Io Donna), Niccolò D’Aquino(Io Donna), Maria Grazia Borriello (Io Donna), Piefrancesco Turano, Enrico Pugnaletto (Oggi), Massimo Laganà (Oggi, Cristina Bianchi (Anna)

 Novella 2000
Tiziana Cassarino

 Il Giorno
Nino Russo, Mario Consani

 Rosa Femia, Marco Reis (Eco Di Biella), Francesco Malgaroli (Cnn Italia), Roberto Giovannini, Giovanni Ruotolo (Torino Sera).

Alessandro Galante Garrone, pubblicista.

 Agi
Gianluca Maurizi

 repubblica Genova
Donatella Alfonso, Luigi Lesevic Bruzzone, Bruno Persano, Massimo Calandri, Stefano Bigazzi, Alberto Puppo, Raffaele Niri, Francesco La Spina, Costantino Malatto, Luigi Pastore, Marco Preve

 Focus
Marco Casareto, Andrea Minoglio, Amelia Beltramini, Massimo Polidoro, Mauro Gaffo, Livio Colombo, Vittorio Emanuele Orlando, Franco Capone, Andrea Parlangeli, Nicoletta D'Andrea, Mariella Sandrin, Mirko Mottin, Sandro Boeri

 Meridiani (Domus)
Ivo Franchi, Martino Varisco, Elena Bianchi, Luigi Pasetto

 Il Mondo (RCS)
Franco Stefanoni, Filippo Astone

 Le Scienze
Marco Cattaneo

 Panorama
Alberto Roveri

 Kataweb
Daniele Chieffi

 Sorrisi e Canzoni
Cinzia Marongiu

 Famiglia Cristiana
Roberto Zichittella, Barbara Carazzolo, Renzo Giacomelli

 Il manifesto
Roberta Carlini, Ella Baffoni, Paolo Andruccioli, Roberto Zanini, Micaela Bongi, Vauro Senesi, Matteo Patrono, Francesco Paternò, Roberto Tesi, Ida Dominijanni

26 Marzo 2001 – Ma figurati se Petrina si dimette


UN APPELLO - Se non se ne va, almeno non rieleggiamolo -  Facciamo in modo che ci sia il due senza il tre

Caro Barbiere e cari colleghi, non crediamo proprio che il nostro esimio e stimatissimo presidente dell’Ordine abbia né l’interesse né la statura (ironie a parte) per dimettersi dalla propria carica.

Ed allora vorremmo toccare un tasto dolente della nostra categoria che, almeno in questo caso, predica bene e razzola male.  Petrina lì dove sta ci è finito perché qualcuno lo ha eletto.

Allora. A maggio ci saranno le elezioni per il rinnovo del consiglio nazionale dell’Ordine al quale sarebbe il caso di partecipare se non vogliamo che per i prossimi quattro anni e per la terza volta, dopo che gli è sfuggita l’elezione all’Inpgi, a rappresentarci sia Mario Petrina e il suo entourage.

Rilanciamo il dibattito, coinvolgiamo tutti i colleghi pubblicisti che esercitano la professione e che sono determinanti negli equilibri e nella gestione dell’Ordine Nazionale.

Chi sa bene come funzionano i meccanismi elettorali è pregato di rispiegarli a tutti descrivendo quali sono gli errori da non fare per vedere elette le persone non volute anche grazie al nostro inconsapevole contributo.

Manteniamo vivo il livello di guardia e coinvolgiamo tutti i colleghi che conosciamo e soprattutto andiamo a votare.

Gruppo Giornalisti per i Giornalisti

26 Marzo 2001 - Sono Yanez, contento dell'Inpgi 2

Sono Yanez, un altro personaggio della saga di cui Sandokan è stato l'apprezzato iniziatore su Il Barbiere della Sera. Intervengo anch'io sull'argomento Inpgi 2. Forse sarò una voce fuori dal coro ma chiarisco subito un concetto. Sono "contento" di contribuire a una gestione separata, in particolare all'Inpgi 2.

Certo non guadagnando miliardi e nemmeno milioni è dura sborsare il 10 per cento da detrarre dalle già misere remunerazioni. Qualcosa però bisogna pur accantonare per far fronte alla terza età. E l'opportunità offerta dall'Inpgi attraverso la gestione separata mi sembra una soluzione da non scartare.

 In questo frangente vorrei focalizzare l'attenzione dei lettori su un altro particolare. Se si segue l'orientamento per il quale si batte Franco Abruzzo, chi fa del "giornalismo puro, da autore-creatore" attraverso la collaborazione coordinata e continuativa potrebbe non pagare nulla all'Inpgi 2 rifugiandosi nel diritto d'autore e dunque nel comma 2 lettera b dell'articolo 49 del Tuir (testo unico imposte sui redditi).

Se si rispettano infatti i dettami della legge sul diritto d'autore e l'articolo 2575 del codice civile sulla contrattazione scritta della cessione dei diritti d'autore, Abruzzo ha ragione, nessun finanziere potrà mai eccepire nulla.

Non si tratterebbe nemmeno di evasione per far risparmiare all'editore il 2 per cento bensì di una scelta personale motivata dalla volontà di dire le cose come stanno in realtà, cioè "faccio il giornalista autore-creatore di pezzi, articoli, notizie" .

Pur rispettosa tale soluzione non risolve il problema previdenziale dei collaboratori coordinati e continuativi che, è bene rammentarlo, non hanno a disposizione altre soluzioni previdenziali percorribili. Chi si pone tale questione, pur di accantonare il vituperato 10+2 per cento nell'Inpgi 2 e garantirsi così un futuro pensionistico denso di interrogativi ma quantomeno formalmente concreto, deve adattarsi a dichiarare il falso.

 Deve in sostanza smentire di fare il giornalista autore e sostenere di essere un "collaboratore a quotidiani, riviste ed enciclopedie" e rassegnarsi a rispettare l'articolo 49 comma 2 lettera a de Tuir, che nel 2001 è divenuto il 47 comma 1 lettera c-bis. La definizione or ora evocata, recitano le istruzioni del modello Unico dal 1997 in avanti (vedi altresì L'esperto risponde n.48 del Sole 24 Ore, quesito 2913 del 21/06/1999), racchiude non già i giornalisti autori-creatori bensì quelli  "generici" come gli impaginatori, i correttori di bozze, i traduttori.

Con tutto il rispetto per tali categorie, scrivere un pezzo di cronaca nera o il resoconto di un consiglio comunale è ben altra cosa e malgrado ciò, questo espediente occorre adottare pur di aver la possibilità di garantirsi un futuro pensionistico.

Qualcuno suggerirà di non stare a farla tanto lunga, di non spaccare il capello in quattro, che alla fine si tratta di banali
definizioni normative. Io non la vedo così. Io gradirei vedere chiarita la questione una volta per tutte.

Mi secca tremendamente far finta di non essere giornalista autore pur di poter versare i miei contributi all'Inpgi 2 da collaboratore coordinato e continuativo. Per tale ragione auspico che la proposta di Abruzzo di provocare un giudizio della Corte Costituzionale su tutta la materia previdenziale-pensionistica vada in porto.

Così facendo si dovrà/potrà fare chiarezza sull'operato del Governo che con delega parlamentare normò il settore delle gestioni pensionistiche separate. Abruzzo sostiene che il Governo andò oltre la delega che gli venne conferita. Spero che presto si possa verificare se tale tesi è più o meno fondata.
Yanez


21 Marzo 2001 - Tre miliardi di danni per Franco Castaldo

Aveva accusato il giornalista de "La Sicilia" Franco Castaldo di estorcere tangenti alla mafia. Ma la notizia pubblicata "non era nè certa, nè attendibile". E per questo Giuseppe D'Avanzo, attuale vicedirettore di "Repubblica", si è visto infliggere dall'Ordine dei giornalisti del Lazio la sanzione disciplinare della censura.

Un provvedimento emesso già da qualche tempo ma che è rimasto avvolto nel riserbo, mentre l'Ordine dovrebbe dare il massimo di pubblicità a tutte le sue decisioni.  Incriminati sono due articoli apparsi il 24 e il 26 novembre 1997 su "Repubblica", il primo a firma Giuseppe D'Avanzo, il secondo anonimo. In quello del 24, titolo "Quei carabinieri amici della mafia",  D'Avanzo scriveva, fra l'altro: "Su questi affari Guazzelli (il maresciallo Guazzelli, poi ucciso dalla mafia) incassava tangenti, pilotava le indagini dei suoi ufficiali contro i nemici dei suoi amici e degli "amici degli amici"; con l'ausilio di un giornalista, Franco Castaldo, estorceva tangenti agli stessi "uomini d'onore" ". In particolare veniva contestata a Castaldo l'estorsione di un miliardo.

La fonte di D'Avanzo erano i verbali di un interrogatorio a Palermo del pentito di mafia Angelo Siino. Ma in questi atti, scrive l'Ordine del Lazio, "è carente qualsiasi elemento di identificazione certa del Castaldo come soggetto richiedente tangenti in collaborazione col maresciallo Guazzelli”.

Anzi, si legge nel documento, "da quanto riferito dallo stesso D'Avanzo, sia il Siino, sia il capitano Di Donno, sia il colonnello Mori, in sede di interrogatorio non hanno affatto identificato nel Castaldo il soggetto che avrebbe chiesto al Siino un miliardo per non svolgere una campagna di stampa".

"In presenza di dati così imprecisi e di dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, incriminato per reati di mafia, - osserva l'Ordine del Lazio - non solo occorreva tener conto dell'assenza di una fonte certa, ma altresì dell'assenza di una fonte attendibile".

Dopo gli articoli di "Repubblica", il giornalista siciliano, per dimostrare la sua innocenza, ha insistito perché venisse aperto un procedimento penale a suo carico, dal quale è stato totalmente prosciolto con sentenza passata in giudicato. Si è anche sottoposto a un confronto in cui Angelo Siino, anziché identificarlo, ha scambiato il giornalista che chiedeva soldi per un militare della Guardia di Finanza. 

E' stato l'Ordine dei giornalisti della Sicilia, dopo aver constatato "il comportamento corretto sotto ogni profilo deontologico del giornalista Castaldo" a trasmettere gli atti a Roma per valutare dal punto di vista disciplinare la posizione di D'Avanzo. Il giornalista de "La Sicilia" ha avviato una doppia causa civile con "Repubblica" alla quale ha chiesto un risarcimento danni di 3 miliardi.

Se la magistratura lo assolve, Castaldo deve vedersela anche con il suo editore.  Mario Ciancio Sanfilippo direttore e padre-padrone de "La Sicilia" nonché presidente della Fieg, la Federazione degli editori, quando uscirono gli articoli di D'Avanzo, anziché esprimere solidarietà al suo giornalista, lo sospese dal lavoro.

Quando Castaldo venne assolto dalla magistratura, non fece pubblicare nemmeno una riga della sentenza sul suo giornale. Anzi, all'inizio di quest'anno, riferendosi ancora alla vicenda Siino, lo ha trasferito da Agrigento a Siracusa, e proprio in questi giorni si attende la pronuncia dei giudici del lavoro siciliani sul ricorso urgente "ex 700" di Castaldo.  

Ma vi sono precedenti altrettanto inspiegabili. Nel '95 Castaldo scrisse degli articoli sull'imprenditore Filippo Salamone, imputato di mafia e riciclaggio e poi arrestato. Salamone, proprietario anche di televisioni, scatenò una campagna di stampa contro Castaldo e anche in questa circostanza Ciancio ha tentato di trasferirlo di nuovo da Agrigento, alla redazione di Catania.
Bds

6 Marzo 2001 - La parola alla difesa

Cari amici,  ho notato che avete parlato del mio caso, e ve ne ringrazio. Siccome, pur mancando il mio nome, sono stata riconosciuta da molti che mi chiedono notizie e chiarimenti, permettetemi di precisare quanto segue, anche a parziale correzione di quello che avete scritto. 

Il Consiglio nazionale
ha accolto pienamente e all'unanimità il mio ricorso, non per la mancanza della firma di Tucci, ma per quella che in latino si chiama 'mutatio libelli': il consiglio interregionale del Lazio e del Molise mi ha cioè "incolpata" di un fatto e mi ha condannato per altri fatti sui quali non mi sono potuta difendere. Quindi la mia assoluzione è piena, e non solo per omissioni formali di Tucci.

La questione della firma mancante a me interessava e
interessa poco, perché io volevo giustizia e il Consiglio nazionale me l'ha data. In ogni caso, la mia difesa (il mio avvocato e mio fratello Giovanni, che ringrazio entrambi per l'ottimo lavoro) aveva notato e messo in evidenza anche che un provvedimento senza firma è come un assegno non firmato: un "niente" giuridico.

Dello stesso parere era stato il Pubblico Ministero.  Per quello che ho capito (ma non me ne interessa molto), il Consiglio nazionale ha accolto anche questo punto del ricorso, ma ha dato un'interpretazione più restrittiva delle conseguenze (il provvedimento non firmato potrebbe dunque essere qualcosa più di niente).  Ma questi sono formalismi; quel che conta per me è che le false accuse rivoltemi, dopo essere state archiviate in sede penale, sono
cadute anche in sede professionale.
Chiara Graziani


6 Marzo 2001 - Parola d'Ordine: Killer

Uno fa un'inchiesta sullo scandalo dell'abusivismo edilizio che dilaga nella Valle dei Templi, e si sente dare del "killer" e del "camorrista". Da chi: dai costruttori fuorilegge e dai gruppi di interesse che li sostengono? Nemmeno per sogno: da un giornalista. Altro che giornalista, dal presidente dell'Ordine di Sicilia Bent Parodi di Belsito.

Non è l'ultima sui Carabinieri. E' proprio vera, purtroppo. A beccarsi gli insulti sono stati il collega di "Repubblica" Attilio Bolzoni, il giornalista Rai Michele Santoro e Cristina Mariotti dell'"Espresso".

L'occasione, un convegno ad Agrigento su "Valle dei Templi, quale verità" organizzato dalla Federazione dei settimanali cattolici e dalla Curia. Parodi, secondo una nota della redazione palermitana di "Repubblica", riferito ai tre colleghi avrebbe usato fra le altre questa frase: "Non si può parlare di dequalificazione professionale, il problema è un altro: sono in malafede, sono votati a una parte politica, non sono ragazzini, ma colleghi che dimenticano la sacralità del ruolo del giornalista e accettano il ruolo di killer".

La redazione locale di Repubblica ha chiesto le dimissioni immediate del presidente, spalleggiata dal Comitato di redazione del giornale romano, che parla di "vergognosa aggressione" e "inqualificabile atteggiamento".

Anche il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, ne ha chiesto la sostituzione: "Se le sue parole e gli insulti non fossero subito smentiti, l'intera categoria si sentirebbe offesa dalla permanenza del presidente dell'Ordine della Sicilia al suo posto".

Il fatto è che Parodi non ha smentito un bel nulla. "Con il termine killeraggio - ha precisato - ho inteso esattamente il tipo di affermazione a senso unico che non offre altre interpretazioni agli eventi, spettacolarizzati secondo un fine dimostrativo".

Ha aggiunto, il presidente della nostra deontologica istituzione, che "le ruspe davanti alla chiesa abusiva" gli sono sembrate "un'operazione di facciata di fine legislatura". Accuse grottesche, ha commentato Claudio Fava, segretario regionale Ds e giornalista: "L'unico killeraggio del quale si è resa e si rende responsabile una parte della stampa siciliana è quello del silenzio".

Bds


6 Marzo 2001 - E Peppino si indigno'

Caro Barbiere, l'attacco del presidente dell'Ordine dei giornalisti della Sicilia, Bent Parodi a tre colleghi è allucinante e non può passare sotto silenzio: leggo che il "collega", di fronte agli abusivi di Agrigento plaudenti, invece di esprimere apprezzamento per una campagna di stampa che ha denunciato la devastazione della Valle dei Templi ha accusato i colleghi di essere"camorristi, killer, prevaricatori".

Vediamo di capirci: Attilio Bolzoni, Cristina Mariotti e Michele Santoro sono veramente dei camorristi? Hanno denunciato le mille connivenze che stanno dietro lo scandalo della Valle dei Templi per ragioni incoffessabili? Buttiamoli a mare.

Hanno cercato di rendere una informazione onesta ad una opinione pubblica spesso distratta? Apprezziamo il loro lavoro. Punto e basta. Che il rappresentante di un organismo ipertrofico, inutile nel resto dell'Unione Europea, si occupi di noi solo quando tocchiamo interessi molto molto consolidati è uno scandalo.

Se Bent Parodi fosse un cronista siciliano qualunque, verrebbe voglia di dire: "deferiamolo all'Ordine della Sicilia", in questo caso consiglierei di mandare a casa lui e di buttare a mare il suo costoso giocattolo (l'Ordine). Cordialmente
Peppino


6 Marzo 2001 - L'Ifg di Milano mette a bando 40 posti

Ragazzi che volete tentare l'avventura nel giornalismo, non lasciatevi scappare l'occasione grande come un treno Intercity che viene offerta dall'Ordine dei giornalisti di Milano e dalla Regione Lombardia. E' bandito il concorso per l'ammissione al biennio 2001-2003 dell'Ifg, l'Istituto per la formazione al giornalismo: 40 i posti, riservati a giovani che non abbiano superato il 30° anno di età alla data del 31 dicembre del 2001 e che siano in possesso di diploma di laurea, o di laurea breve.

Chi vincerà il concorso, verrà automaticamente iscritto al registro dei praticanti e, operando nelle sei testate-laboratorio dell'Ifg, al termine del biennio di frequenza accederà all'esame per diventare giornalista professionista.

Le domande documentate debbono pervenire a partire dal 1 marzo e non oltre il 30 giugno 2001, all'Istituto Carlo De Martino per la Formazione al giornalismo con ricevuta di versamento postale da 150 mila lire indirizzata all'Associazione Walter Tobagi per la formazione al giornalismo, via Fabio Filzi 17 - 20124 Milano

Il candidato convocato a sostenere la prova scritta, in un'unica giornata martedì 12 settembre 2001, dovrà versare altre 250 mila lire per spese d'esame. I primi 90, passeranno alla prova orale.

Chi vincerà il concorso dovrà poi versare alla Regione Lombardia una tassa annuale di 900 mila lire. Nella valutazione dei candidati, la seconda laurea sarà premiata con un punteggio di 12 punti, mentre le collaborazioni giornalistiche retribuite per un minimo di due anni, avranno 4 punti.

Oltre alle lezioni e alla pratica nelle testate-laboratorio, sono previsti pure stage in giornali, agenzie testate on-line e televisioni, e anche scambi con gli allievi delle altre scuole europee di giornalismo. Per prendere visione dell'intero bando di concorso, cliccare su www.odg.mi.it
Bds


26 Febbraio 2001 - Prego, dottore, una firmetta qui

Qualche settimana fa il consiglio nazionale dell'Ordine dei Giornalisti ha accolto il ricorso di una collega che era stata sanzionata dall'Ordine del Lazio, presieduto da Bruno Tucci. E fin qui non c'e' nulla di strano. E' nell'ordine delle cose che un provvedimento preso dall'Ordine regionale non venga poi confermato nelle successive sedi di giudizio.

Ma cio' che ha creato un po' di sconcerto sono state le motivazioni dell'Ordine nazionale. La sanzione nei confronti della collega e' stata annullata per un vizio di forma. Il provvedimento che le e' stato notificato, infatti, non
portava le firme autografe di Bruno Tucci, presidente, e di Cinzia Romano, consigliere segretario. O almeno non era firmato in ogni sua parte: di qui, la sua nullita'.

La cosa ha creato un po' di scompiglio perche' si e' scoperto che la spedizione di documenti e delibere privi di tutte le firme giuste e' stata per un certo periodo una prassi dell'ordine romano. A questo punto ci si e' chiesti: vuoi vedere che tutte le sanzioni deliberate dall'ordine nei confronti di decine giornalisti non sono valide perche' mancano le firme?

In realta' le cose non sono cosi' lineari. Quando un giornalista riceve una sanzione dal suo ordine di appartenenza, ha 60 giorni di tempo per presentare il suo appello all'Ordine nazionale. Trascorsi i 60 giorni, la sanzione uno se la tiene e zitto.

Chi quindi si e' beccato un liscio e busso dall'Ordine negli ultimi due mesi, dia un'occhiata alla copia del provvedimento per controllare se tutte le carte sono state firmate a dovere. Se non lo sono, puo' presentare un ricorso per nullita' formale.
Bds


15 Febbraio 2001 - Mi costi?  Ma quanto mi costi?

Caro Barbiere, a te sembrerà cosa da poco,ma a noi free lance, la questione pare molto molto seria. In questi giorni si rinnovano le tessere Alitalia e FS: presso la Associazione Lombarda dei giornalisti, il nostro sindacato, si pagano 80.000 lire per l'Alitalia e 125.000 per le FS. Se si fanno due passi, all'Ordine si pagano rispettivamente 60.000 lire e 80.000.

Quando lo scorso anno una collega ha "osato" chiedere il perché è stata spernacchiata: ti pare giusto? In altre città i costi cambiano: all'Ordine di Roma la tessera Alitalia si paga 55.000 lire... Altre compagnie aeree applicano lo sconto senza neppure pretendere che noi giornalisti acquistiamo una tessera (basta quella di iscrizione all'ordine).

Da anni chiediamo: è vero che le tessere vengono cedute gratuitamente o quasi? Rispondere, informalmente, che tanto le tessere stesse vengono pagate dalle aziende è molto brutto e specialmente non vero per la gran parte dei colleghi: quasi tutti i non contrattualizzati, migliaia, se le pagano e basta.

Ma non è finita: da quest'anno, nel silenzio generale la riduzione sui biglietti Alitalia è stata portata dal 30 al 20 per cento, ma il prezzo al quale ci vengono vendute le tessere è sempre uguale. Noi assicuriamo alla compagnia di bandiera un traffico importante e la riduzione ai giornalisti non dovrebbe essere vista come un favore ma come una semplice convenzione, come si fa, per esempio, con tante banche.

Riassumo: a quanto vengono vendute, se non sono gratis, come risulta in effetti a molti di noi, le benedette tessere? Da mesi FNSI e Ordine tacciono: mentre chiediamo soldi agli editori ci meriteremmo un pochino di trasparenza da chi pretende di rappresentarci. O no?
Apriti cielo buona giornata

14 Febbraio 2001 - Alitalia quanto sei cara

Cara Alitalia, ogni anno che passa tu mi sei sempre più cara; particolarmente quest'anno perchè pur riducendo il costo annuale della convenzione sui voli nazionali (da Lit. 70.000 a Lit. 60.000) hai ridotto soprattutto lo sconto sulla tariffa piena che passa dal 30% al 20% ed hai aumentato le tariffe. Uno spettacolo! Ti ringrazio a nome di tutti i colleghi iscritti alla Federazione Nazionale della Stampa per il particolare riguardo. Commosso,
Alberto Lamberti


12 Febbraio 2001 - Noi ci guadagniamo solo 5000 lire

Risposta di Franco Abruzzo chi ha chiesto chiarimenti sui costi delle tessere Alitalia e Fs.

Caro Barbiere, agli sportelli dell'Ordine della Lombardia la tessera Alitalia costa 60mila lire e quella Fs 85mila lire. Queste tessere ci vengono "cedute" dall'Ordine nazionale a un prezzo inferiore di 5mila lire (55mila la tessera Alitalia e 80mila la tessera Fs). In altri termini l'Ordine della Lombardia chiede solo 5mila lire in più rispetto al costo puro (delle tessere).

 Aumento giustificato dai costi organizzativi (personale e spedizione Roma-Milano). L'Ordine della Lombardia come ente pubblico non può (e non deve) comportarsi diversamente, cioè non può (e non deve) compiere speculazioni. Non conosco i costi sopportati dall'Ordine nazionale, quando "acquista" a sua volta le tessere Alitalia e Fs. Cordiali saluti, 
Franco Abruzzo Presidente OgL  


 
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