Un mutuo? Un molare da estrarre dal dentista? Un piccolo prestito? Vuoi vedere quanto ti manca alla pensione, ammesso che tu riesca a prenderla? Hai bisogno di informazioni sulle attività dell'Ordine dei Giornalisti? Ecco i links che ti servono, o le persone giuste con cui parlare. Inpgi, Casagit e Ordine avranno piena ospitalità in queste pagine per trasmettere ai colleghi i loro comunicati. |
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Rinnovo
del Consiglio della Lombardia e del Consiglio nazionale
dell’Ordine Vince
nettamente la lista indipendente sostenuta da Nuova
Informazione/Gruppo di Fiesole, rieleggendo la
formazione consiliare uscente ed il suo presidente,
Franco Abruzzo Eletti
subito otto consiglieri regionali su nove e due revisori
su tre – Già al primo turno eletti anche 12
consiglieri nazionali professionisti su 12 -
Ballottaggio (3/4 giugno)
per un consigliere pubblicista ed un revisore dei
conti dell’Ordine regionale e per dieci consiglieri
nazionali pubblicisti. Milano,
30 maggio.
Rinnovo del Consiglio della Lombardia e del Consiglio
nazionale dell’Ordine dei Giornalisti:
nella tornata del 27/28 maggio la lista
indipendente “Riformare per informare” ha
conquistato una vittoria netta, rafforzata dal consenso
compatto all’intera squadra, votata con pochi voti di
differenza fra un candidato e l’altro. Nella lista,
sostenuta da Nuova Informazione/ Gruppo di Fiesole,
confluiscono giornalisti di diversa formazione
culturale, professionale e politica, ma tutti
determinati a difendere
l’autonomia della professione e la libertà di
cronaca e di critica. Per quanto riguarda il Consiglio della Lombardia sono stati eletti otto consiglieri su nove e due revisori dei conti su tre. Sono stati riconfermati, con il presidente Abruzzo, i consiglieri professionisti Ambrosi, d’Asnasch e Gonzales nonché il vicepresidente pubblicista Tanzi. Un risultato di tale rilevanza non si era mai verificato nella storia quasi quarantennale del massimo ente di rappresentanza dei giornalisti della Lombardia. Questi
i risultati del Consiglio regionale professionisti:
votanti 1.138; voti validi 1.102; quorum 552): Consiglio
regionale professionisti:
Franco Abruzzo
(voti 793 pari al 72%); Bruno Ambrosi 737; Letizia
Gonzales 701; Sergio D’Asnasch 691; Davide Colombo
690; Paola Pastacaldi 663. Tutti
eletti.
Hanno
preso voti:
Giuseppe Gallizzi, 230 voti; Vittorio Feltri 223;
Maurizio Andriolo 201; Paolo Chiarelli 192; Claudio
Minoliti 169; Claudio Pina 159. Collegio
dei revisori dei conti professionisti:
Maurizio Michelini 708; Alberto Comuzzi 703.
Eletti. Hanno
preso voti:
Giuseppe Tropea 196; Marco Lanza 176. Ed
ecco i risultati del Consiglio regionale pubblicisti
(votanti 765; voti validi 725; quorum 363):
Consiglio
regionale pubblicisti:
Brunello Tanzi, 371 voti; Liviana Nemes Fezzi,
365; Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) 356; Cosma
Damiano Nigro 273; Giuseppe Tedeschi 270; Attilio Ruosi
260. Eletti
Brunello Tanzi e Liviana Nemes Fezzi.
Vanno
al ballottaggio Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) e
Cosma Damiano Nigro per aggiudicarsi il terzo posto di
consigliere pubblicista. Collegio
dei revisori dei conti pubblicisti:
Giacinto Sarubbi 267; Gregorio Terreno 200; Umberto
Accomanno 141. Vanno
al ballottaggio Giacinto Sarubbi e Gregorio Terreno per
aggiudicarsi il posto di revisore pubblicista. Questi
i risultati del Consiglio
nazionale (1.138 votanti; 45 schede nulle; quorum 547): Consiglieri
nazionali lombardi professionisti:
Pierpaolo Bollani, 674 voti; Giovanna Calvenzi, 655;
Gianni de Felice, 653; Stefano Jesurum, 653; Fabio
Felicetti, 644; Emilio Pozzi, 636; Giacomo Ferrari, 636;
Maurizio
Bono, 636;
Giulio Signori, 634; Michele Urbano, 626; Anna Gennari,
619; Mario Lombardo, 606.
Eletti tutti e dodici. Hanno
preso voti:
Giuseppe Gallizzi, 257; Maurizio Andriolo, 225;
Paolo Chiarelli,
207; Luigi De Fabiani, 187; Mario Bardi, 185; Maurizio
Ferrari, 178; Giuseppe di Gregorio, 173; Alessio Cerrati,
171; Fabio
Benati, 170; Paolo Pirovano, 168;
Cesare Malnati, 161; Pierluigi Bonora, 62. Consiglieri
nazionali lombardi pubblicisti (765 votanti, 40 schede
nulle). Vanno al ballottaggio i primi 20 della
graduatoria per aggiudicarsi 10 posti:
Stefano
Gallizzi, 300 voti; Isotta Gaeta, 253; Domenico
Tedeschi, 251; Giuseppe Alberti, 248; Assunta Currà,
247; Giacomo Metta, 242; Rino Felappi, 241; Antonio
Caputo, 238; Emilio Pastormerlo, 236, Pasquale Salerno,
236; Benedetta Barzini, 225; Alfredo Chiappori,
196; Cristina Pecchioli, 191;
Vincenzo Ceppellini, 185; Jole Zangari, 175;
Luigi Vigevano, 145; Paola De Paoli, 144; Camillo
Albanese, 140; Alberto
Arrigoni, 129; Marco Perego, 124.
Hanno
preso voti:
Adriano Bassi, 122;
Vinicio Gasparri, 121; Enrico Campagnoli, 118;
Pietro Scardillo, 116. IL
BALLOTTAGGIO si terrà il 3 giugno (dalle ore 9.45 alle
13.15) e il 4 giugno (dalle ore 9.30 alle 14) alla Sala
Orlando dell'Unione del commercio di Milano (Corso
Venezia 49).
Rinnovo del
Consiglio dell’Ordine della Lombardia Vince
nettamente la lista guidata da Franco Abruzzo Milano, 29 maggio. Rinnovo del Consiglio dell’Ordine dei
Giornalisti della Lombardia: nella
tornata del 27/28 maggio, vittoria netta della lista guidata dal
presidente uscente Franco Abruzzo. Eletti otto consiglieri su nove e due revisori dei conti su tre, Non era
accaduto mai nella storia quasi quarantennale della massimo ente di
rappresentanza dei giornalisti della Lombardia. Questi i risultati del Consiglio regionale professionisti: votanti
1.138; voto validi 1.102; quorum 552): Consiglio regionale professionisti: Franco Abruzzo (voti 792 pari al 72%); Bruno Ambrosi 737; Letizia Gonzales 701; Sergio D’Asnasch 691; Davide Colombo 690; Paola Pastacaldi 663. Tutti eletti. Hanno preso
voti:
Giuseppe Gallizzi, 230 voti; Vittorio Feltri 223; Maurizio Andriolo 201;
Paolo Chiarelli 192; Claudio Minoliti 169; Claudio Pina 159. Collegio dei revisori
dei conti professionisti:
Maurizio Michelini 798; Alberto Comuzzi 703.
Eletti. Hanno preso
voti:
Giuseppe Tropea 196; Marco Lanza 176. Ed ecco i
risultati del Consiglio regionale pubblicisti (votanti 765; voti validi
725; quorum 363): Consiglio regionale
pubblicisti: Brunello Tanzi (vicepresidente uscente) 371 voti; Liviana
Nemes Fezzi 365; Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) 356; Cosma Damiano
Nigro 273; Giuseppe Tedeschi 270; Attilio Ruosi 260. Eletti Brunello Tanzi
e Liviana Nemes. Vanno
al ballottaggio Giulia Poli (“Giuliana Pelucchi”) e Cosma Damiano
Nigro. Collegio dei revisori
dei conti pubblicisti:
Giacinto Sarubbi 267; Gregorio Terreno 200; Umberto Accomanno 141. Vanno al ballottaggio Giacinto Sarubbi e Gregorio Terreno.
Ordine della
Lombardia: perde Feltri, vincono Abruzzo e l’astensionismo E’ stata punita l’arroganza di chi aveva proposto Vittorio Feltri alla presidenza dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia: il direttore di ‘Libero’ ha ricevuto 223 preferenze, solo il 20% dei 1.102 voti validi. Ha vinto la lista guidata dal presidente dell’Ordine uscente, Franco Abruzzo (792 voti), che ha eletto 8 candidati su 9 al primo turno grazie anche al minore afflusso alle urne che ha abbassato il quorum. Infatti la
percentuale dei votanti, che alle precedenti elezioni era vicina al 30%,
è scesa ad appena il 19,65% dei 5.606 giornalisti professionisti lombardi
aventi diritto: più di 8 colleghi su 10 non hanno votato per l’Ordine. Tre anni fa votarono in Lombardia 1.266 giornalisti professionisti al primo turno e 1.473 al ballottaggio, questa volta i voti validi sono stati 1.102 cioè ben 369 in meno: il 25,2% dei giornalisti lombardi che avevano votato per l’Ordine nel 1998 questa volta si sono astenuti. Molti hanno raccolto l’appello
di Quarto Potere, movimento trasversale di giornalisti nato a Milano nel
1999 con l’obiettivo di rinnovare gli organismi di categoria, che aveva
invitato i colleghi iscritti all'Ordine della Lombardia a non andare a
votare. In
realtà è profondamente superata dai fatti l’intera legge del 1963 che
istituì l’Ordine dei giornalisti. Quarto Potere ha proposto, fin dalla
fondazione del movimento, un’idea solo apparentemente provocatoria: l’autoscioglimento
dell'Ordine dei giornalisti, che non esiste in quasi nessun Paese al mondo
e la cui legittimità è messa in dubbio dalla stessa Unione Europea.
Caro Barbiere, ma per chi gioca Jacopino?
Forse solo per se stesso, ma siccome firma anche a nome
di Punto e a Capo, mi piacerebbe che qualcuno si
prendesse la briga di spiegargli qualcosina sulle
faccende che hanno legato in tempi recenti il signor
Petrina ai precari della Rai.
Ordine giornalisti: Abruzzo o Feltri?
Una scelta inaccettabile. La realtà è che Abruzzo è un campione d’incoerenza: ha criticato il nuovo contratto ma ora guida una lista di parte, che fa capo a Nuova Informazione/Gruppo di Fiesole/Autonomia, cioè proprio alla corrente che ha voluto a ogni costo le nuove regole che sviliscono il lavoro giornalistico. Insomma, un gruppo che ha intenzione di procedere con i vecchi arroganti metodi di spartizione delle poltrone.
Feltri a sua volta è un campione d’opportunismo: considera etica e
deontologia professionali optional e non pilastri su cui basare la nostra
professionalità e il nostro lavoro. Non si possono affidare gli organismi
rappresentativi dei giornalisti a colleghi che spesso confondono interessi
personali ed informazione.
27
e 28 MAGGIO: GIORNI DI REFERENDUM
Chi ha dovuto subire l'arroganza di pochi, chi ha visto vanificata
ogni richiesta di confronto vero, chi ha assistito allo straordinario miracolo di vedere approvato un contratto contro il quale la
categoria aveva espresso un giudizio "così capillarmente negativo:
sono tutti contrari e non su un punto, ma su tutto" (Paolo Serventi
Longhi a Prima comunicazione di marzo 2001, pag 96), chi si è sentito
dire dallo stesso segretario della Fnsi che ciò non dipendeva da
un'intima convinzione (da lui legittimamente non condivisa) sugli effetti
negativi di quella normativa, ma dal fatto che "la maggioranza dei
giornalisti non si rende conto che siamo nel 2000" (lo stesso
Serventi), ha ora la possibilità di dire che cosa pensa. E di farlo
pesare.
E' un referendum, insomma.
Non sull'Ordine che qualcuno in Autonomia e solidarietà proponeva di
abolire, ma su quei vertici che ci hanno regalato un contratto che abbiamo
cominciato a pagare (basti pensare a quanto accaduto a Repubblica).
C'è in atto un patetico tentativo di distrarre l'attenzione,
dicendo che l'Ordine è altra cosa rispetto alla Fnsi. Il
che, in linea di principio, è vero. L'Ordine nazionale, ad esempio, ha
difeso anche in giudizio i precari della Rai dall'insulto di quel
concorsone che la Fnsi, invece, accettava e che il Consiglio di Stato ha
sospeso. Sol che gli assetti ora immaginati per l'Ordine, a livello
regionale e nazionale, sono funzionali a garantire - con gli accordi tra
correnti - incarichi nella Fnsi e altrove a chi non ha avuto alcun
rispetto per una categoria che chiedeva almeno di potersi pronunciare sul
contratto con un referendum.
I
nomi di chi ha imposto a tutti noi questo contratto sono noti. Li trovate
sparsi - con il belletto di qualche innesto di estranei a quella vergogna
- tutti e solo nelle liste di Autonomia e solidarietà alle varie
latitudini. Il 27 e 28 maggio abbiamo la possibilità di testimo niare il nostro dissenso. Possiamo celebrare quel referendum che volevamo o decidere, dando a quei candidati di Autonomia e solidarietà il nostro voto, che in fondo avevano ragione loro
Personalmente a Roma mi regalerò la gita in campagna (dove hanno
ritenuto di insediare il seggio per far pesare di più il voto dei
fedelissimi) non tanto perché sono candidato per l'Ordine nazionale, ma
perché con gli altri della lista di Puntoeacapo
desidero partecipare a questo referendum.
Cari Colleghi, a nome dei giornalisti del Messaggero, vi chiediamo un piccolo ma importante gesto di solidarietà sindacale e umana in occasione delle elezioni per l'Ordine. A Roma, fra i candidati per il Consiglio nazionale dell'Ordine c'è un collega del Messaggero, Fabio Morabito. Si tratta del redattore ordinario che poco meno di un anno fa è stato trasferito forzosamente alla redazione di Pescara, ignorando tutti i pareri previsti dal Contratto. Morabito è stato manifestamente pescato nel mucchio, per intimorire e punire una redazione non abbastanza acquiescente. Per difenderlo e difendersi, i giornalisti del Messaggero hanno scioperato e perfino manifestato in piazza, affiancati dalla Fnsi, dalle Associazioni territoriali e da tutti i Cdr romani, ma finora invano. Il ricorso d'urgenza al Tribunale del lavoro è stato accolto in primo grado, respinto al successivo; ora il procedimento segue i tempi biblici del processo ordinario. Nel
frattempo, Morabito affronta con coraggio e fermezza una situazione assai
difficile, anche sul piano personale. L'elezione
di Morabito darebbe un contributo rilevante alla
difesa di alcuni dei valori più importanti che giustificano
l'esistenza dell'Ordine, e in generale l'impegno
associato e collettivo dei giornalisti: la tutela della dignità professionale e personale dei colleghi,
la garanzia della libertà di espressione e di
attività sindacale.
La
Federazione della Stampa Italiana comunica:
Barbiere carissimo, ti inviamo il comunicato del
Gruppo cronisti toscani e del Gruppo giornalisti
sportivi della Toscana a proposito delle prossime elezioni per il
rinnovo del consiglio regionale dell' Ordine in programma domenica 27 maggio.
Caro Barbitonsore, ho ricevuto, come penso tutti noi, una circolare dell'ottimo Gabriele Cescutti, presidente dell'Inpgi, con la quale veniamo informati che per evitare il tracollo dei conti dell'Inpgi medesimo, i giornalisti non potranno assolutamente - al contrario di quanto la legge consente a tutti gli italiani - cumulare la pensione con un altro reddito da lavoro.
Non ho la
competenza e l'autorità per discutere sul piano giuridico se l'Inpgi
debba o non debba applicare le leggi dello Stato in materia di cumulo.
Franco Abruzzo pretende che debba, Cescutti e i burocrati del Ministero
assicurano di no. Non saprei di chi avere maggiore sfiducia.
Osservo
tuttavia che Cescutti non può, nella stessa lettera, vietarci il
diritto di cumulare la pensione con altri redditi da lavoro, e
contemporaneamente vantare le condizioni "di gran lunga
migliori" praticate dall'Inpgi rispetto all'Inps. E' evidente che
se l'Inpgi non consente ai propri pensionati il cumulo che l'Inps invece
consente ai propri, questa è una pesantissima condizione peggiorativa
per gli attuali e per i futuri pensionati Inpgi, i quali ultimi dovranno
non solo accontentarsi di pensioni che copriranno se andrà bene la metà
dello stipendio, ma si vedranno pure vietare la possibilità di
integrare le loro entrate lavorando.
Quando
era aperta la possibilità di optare per l'Inps, Gabriele Cescutti ed
altri stimati ed autorevoli colleghi convinsero la categoria a restare
nell'Inpgi, di cui ci garantirono non solo la solidità, ma anche la
migliore prestazione rispetto all'Inps. Pochi mesi dopo lo scadere del
termine per le opzioni, lo stesso Cescutti, eletto nel frattempo
presidente Inpgi, varava la prima manovra correttiva, che tagliava un
bel po' dei vantati vantaggi di restare nell'Inpgi.
Più passa il tempo e più scopriamo com'è bello restare nell'Inpgi: già il presidente Cescutti ci ha avvertito che occorrerà adeguare i versamenti contributivi, e scopriamo che i "vantaggi" Inpgi sono stati, in questi decenni di spiritosa gestione sindacale, per gli editori e non per i giornalisti. Gli editori infatti pagano all'Inpgi aliquote contributive inferiori di un terzo rispetto a quelle vigenti per l'Inps, mentre la quota previdenziale a carico dei giornalisti è vantaggiosa per un soffio, uno zerovirgola, rispetto agli altri lavoratori. Ed è ridicolo che soltanto ora ci si accorga di questa follia e si chieda di "adeguare" i contributi. Dov'era il sindacato, quando questa follia si costruiva? Prima la manovra correttiva, poi la richiesta di adeguamenti contributivi, infine il divieto di cumulo. La garantita "solidità" dell'Inpgi va in frantumi ad ogni circolare, i vantaggi rispetto all'Inps si riducono di giorno in giorno, con il no al cumulo siamo già al punto di non poter garantire agli iscritti Inpgi gli stessi diritti riconosciuti dall'Inps, perché salterebbero i conti. Ma se basta così poco a farli saltare, quale sicurezza può darci l'Istituto, nel medio e nel lungo termine?
Trattiamo
un'onorevole gestione separata ed entriamo nell'Inps, finché siamo in
tempo e in condizioni di trattare. L'Inpgi è troppo piccolo e
specializzato: non ha le dimensioni minime per garantire alcunché.
Basterebbe un riordino della Rai, una appena più accentuata crisi
congiunturale, per mettere l'Inpgi in serissima difficoltà. Possibile
che tanti colleghi non abbiano gli occhi per vedere una verità che
ormai sotto i nostri occhi?
ELEZIONI PER L'ORDINE DEI GIORNALISTI Ai colleghi Su tre quotidiani (“Italia Oggi”, “Libero” e
“Il Foglio”) ho letto che alcuni esponenti di spicco della
maggioranza attuale del sindacato regionale hanno candidato Vittorio
Feltri alla presidenza dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.
Bisogna sconfiggere questa proposta per riaffermare che il rispetto della
deontologia professionale e il diritto di sciopero non sono degli
optional. In
questi ultimi tre anni abbiamo
combattuto battaglie
significative · per il rispetto puntuale delle regole deontologiche della professione;· contro
il lavoro nero e per il praticantato d’ufficio; · in
difesa della libertà di stampa; · per
il ripristino (ottenuto) dell’appello nei processi penali per
diffamazione a mezzo stampa; · per
una maggiore qualificazione professionale dei giornalisti e per
l’aggancio della professione all’Università; · per la presenza esclusiva dei giornalisti negli uffici stampa
della pubblica amministrazione; · per la tutela del lavoro professionale autonomo, garantendo assistenza gratuita nel campo fiscale e legale;· per il riconoscimento contrattuale e previdenziale a favore dei pubblicisti, che lavorano a tempo pieno nelle redazioni.La
Scuola di giornalismo dell’Ordine di Milano e della Regione
Lombardia nei 24 anni di vita ha creato 474 giornalisti: di questi, 24 sono direttori responsabili; 112 sono vicedirettori o capiredattori; 286 sono redattori ordinari e 9
sono responsabili di uffici stampa, mentre 43 svolgono la libera
proifessione. Vogliamo
continuare a servire i giornalisti lombardi. Abbiamo bisogno del vostro
sostegno concreto.
Passate
parola, dando possibilmente vita a una “catena di S. Antonio”.
Invitate i vostri amici e colleghi a contattare, via e-mail o fax, altri
amici e altri colleghi…..
Grazie, cordialità, Franco
Abruzzo Cellulare
0335.7227238 – e-mail: franco.abruzzo@libero.it
ELEZIONI
PER L'ORDINE
DEI GIORNALISTI RIFORMARE PER INFORMARE - Oggi più che mai Un
Ordine che serva ai colleghi e che ne tuteli la libertà e la dignità Consiglio
regionale PROFESSIONISTI (scheda ARANCIO) Franco
ABRUZZO
Sergio
D'ASNASCH Bruno AMBROSI Letizia GONZALES Davide
COLOMBO Maria Vittoria (Paola)
PASTACALDI Collegio
revisori dei conti professionisti (scheda ARANCIO) Alberto
COMUZZI e Maurizio MICHELINI Consiglio
regionale PUBBLICISTI (scheda AZZURRA) Liviana
NEMES FEZZI, Giulia POLI
(Giuliana PELUCCHI), Brunello
TANZI Collegio
revisori dei conti pubblicisti (scheda AZZURRA) Gregorio
TERRENO Consiglio
nazionale PROFESSIONISTI (scheda ROSA) Pierpaolo
BOLLANI, Maurizio BONO, Giovanna CALVENZI, Gianni DE FELICE, Fabio
FELICETTI, Giacomo FERRARI, Anna GENNARI, Stefano JESURUM, Mario LOMBARDO,
Emilio POZZI, Giulio SIGNORI, Michele URBANO Consiglio
nazionale PUBBLICISTI (scheda GIALLA) Benedetta BARZINI, Vincenzo CEPPELLINI, Alfredo CHIAPPORI, Cristina PECCHIOLI Il
programma è e non può che essere quello di una riforma che: - riconosca l'Ordine come strumento di autogoverno, come giudice
deontologico e come garante dell’autonomia e dell’indipendenza della
professione e degli iscritti nell’Albo; -
regoli l'accesso agganciandolo
anche all’Università; -
sostenga l'aggiornamento
professionale continuo; -
agevoli il passaggio da pubblicisti
a professionista di chiunque viva di giornalismo; -
provveda, anche con strutture
di servizio nel campo legale e fiscale (come già fa l'Ordine della
Lombardia), alle specifiche
esigenze di chi vive di
lavoro autonomo. COME,
DOVE, QUANDO: si vota il 27 maggio (dalle ore 9.45 alle 13.15) e il 28
maggio (dalle ore 9.30 alle 14) alla Sala Orlando dell'Unione del
commercio di Milano (C.so Venezia 49). IL
BALLOTTAGGIO si terrà il 3 giugno (dalle ore 9.45 alle 13.15) e il 4
giugno (dalle ore 9.30 alle 14) sempre alla Sala Orlando dell'Unione del
commercio di Milano (C.so Venezia 49). Vi ricordiamo che, dato il sistema elettorale a maggioranza assoluta, è indispensabile trascrivere sulle schede tutti i nomi e i cognomi dei candidati da votare. E altresì indispensabile votare sia al primo turno (27, 28 maggio) sia al ballottaggio (3, 4 giugno). PER VINCERE BISOGNA VOTARE IN BLOCCO I NOMI DEI COLLEGHI!!!!
ORDINE DELLA LOMBARDIA/ LE BUONE
RAGIONI PER NON VOTARE
Il giornalismo italiano è troppo spesso condizionato dai
soli interessi commerciali e caratterizzato dallo
strapotere degli editori. Occorre un equilibrio diverso.
Al nuovo Parlamento va chiesto un profondo rinnovamento,
affinché sia rafforzata l’autonomia di coloro che con
la carta stampata, ai microfoni delle radio, sugli
schermi delle Tv o nei notiziari via Internet
svolgono un'attività giornalistica in un paese
democratico. E’ necessario uscire dall’inerzia
e lavorare affinché il valore sociale di
un’informazione libera, veritiera, corretta sia
riconosciuto dalle istituzioni dello Stato.
Almeno cinque sono gli obiettivi da raggiungere: Mario Calderoni Il Sole 24 Ore
PUNTOEACAPO - COMUNICATO Il tuo voto contro chi ci ha negato il referendum Colleghe, colleghi, l'imminente votazione per eleggere il Consiglio regionale e nazionale dell'Ordine cade in un momento particolarmente delicato di questa nostra professione, che ha brutalmente riproposto carenze e vizi di una categoria ingessata nelle correnti e indebolita da contrapposizioni di schieramento. Il Contratto di lavoro appena firmato è un pessimo accordo che toglie dignità, autonomia e autorevolezza al nostro lavoro e mette definitivamente in ginocchio una categoria preda di appetiti politici, finanziari, pubblicitari. Il gruppo dirigente della Fnsi, arrogante e sordo, non ha voluto ascoltare le tante voci di dissenso provenienti dalle redazioni. Il risultato di questa frattura voluta dal vertice del sindacato ha visto la nascita di un "Comitato per il referendum", a cui hanno aderito circa 2500 colleghi. Ma nonostante questo, la Fnsi ha ritenuto di non mettere neanche ai voti la richiesta di consultare la base e ha continuato per la sua strada. Tutto ciò è grave sul piano della dialettica democratica e mina la credibilità di tutte le nostre rappresentanze sindacali. Dunque, che fare? Gli stessi colleghi che avevano dato vita al Comitato hanno costituito spontaneamente un "Comitato dei referendari per il rinnovamento della Fnsi" nel quale si riconoscono coloro che, stanchi di giochi di corrente e di uno sterile centralismo democratico che, a dispetto dei numeri, privilegia il potere di pochi, intendono sostituire agli accordi di cartello, il confronto su contenuti e programmi. A Roma, già nel febbraio scorso un gruppo di colleghi aveva dato vita a Puntoeacapo, aggregazione trasversale che rifiuta alleanze stipulate a tavolino, estranee alle realtà delle redazioni, e intende impegnarsi per il confronto su qualità dei programmi, futuro della professione, questione morale. Il rinnovo del Consiglio regionale e nazionale dell'Ordine non è un appuntamento neutro, disgiunto dalla battaglia contrattuale e da quella per il rinnovamento della Fnsi. Oggi più che in passato, l'Ordine deve diventare il luogo in cui lavorare per restituire dignità alla nostra professione. Non in difesa di interessi corporativi, ma dei diritti che la Costituzione sancisce a tutela della libertà d'informazione. Da oggi, la questione della riforma dell'Ordine, attraverso un accesso alla professione che tenga conto della rivoluzione in atto nel sistema dell¹informazione, deve smettere di essere tema di inutili convegni per trasformarsi in mobilitazione costante nei confronti del Parlamento. Per questo abbiamo deciso di impegnarci. Per questo ci presentiamo a questa importante scadenza elettorale con una lista fuori dalla logica delle correnti. Le colleghe e i colleghi che vi invitiamo a sostenere e votare provengono da realtà diverse e da diverse matrici culturali e sindacali.Questo contratto ha modificato la nostra professione, ma non ha piegato la nostra dignità e la volontà di continuare a impegnarci. In attesa del prossimo congresso dal quale dovrà uscire una FNSI finalmente rinnovata, il voto per l'Ordine è il primo appuntamento per cambiare. Vi chiediamo di sostenere questa battaglia domenica 27 maggio (dalle ore 10 alle 12,30) e lunedì 28 maggio (dalle 16 alle 21,30) venendo a votare presso il circolo Montecitorio (via dei Campi sportivi, 5-Acquacetosa). Il secondo turno delle votazioni è fissato per domenica e lunedì 3 e 4 giugno negli stessi orari e nel medesimo luogo.
Come si vota: Il
voto si esprime scrivendo uno ad uno i nomi e i cognomi dei
colleghi professionisti prescelti fino ad un massimo di 6 per il
Consiglio interregionale e ad un massimo di 13 per il Consiglio
nazionale. Vanno al ballottaggio i primi che non raggiungono la
maggioranza assoluta dei voti.
Questa sono i candidati da sostenere.
Consiglio regionale del Lazio e del Molise: Cinzia Romano (Segretario dell'Ordine interregionale uscente. L'Unità)
Giampaolo Cadalanu ( La
Repubblica, CDR)
Massimo Lomonaco ( Ansa, Cdr ) Orazio Petrosillo (Il Messaggero) Fabio Sanfilippo (Gr radio Rai, Cdr)
Rossella Santilli (Precaria Rai,
vicefiduciario Casagit Lazio e Molise)
Consiglio nazionale dell'Ordine: Romano Bartoloni ( Presidente sindacato cronisti romani) Candida Curzi ( Ansa) Claudia D'Angelo (TG2) Emanuele Fiorilli (TG3) Enzo Iacopino (Il Mattino) Sebastiano Messina ( La Repubblica) Fabio Morabito (Il Messaggero) Annibale Paloscia ( Avvenimenti ) Andrea Purgatori ( Libero professionista) Vincenzo Vasile (Unità)
Ho letto ciò che scrive Giuseppe Gusmarra
sul costo delle votazioni per l'Ordine e ho letto anche quello che ribatte
Abruzzo. Però non sono riuscito a capire.
Caro Abruzzo, ci lasci davvero sbalorditi. Credi davvero che i colleghi possano apprezzare il tuo "splendido isolamento" quando da 15 anni navighi nel "consiglio dell'Ordine" passando anche da una corrente sindacale all'altra? Credi
davvero che "rimettere il mandato nelle mani di Marina Cosi"
sia un "gesto superpartes",
degno di uno a cui non "appartengono logiche di schieramento"? La
stessa corrente che (assieme ad altre) ha votato sì al contratto e
che, evidentemente, si prepara ad aggiungere i voti "suoi" ai
"tuoi" in modo da lasciarti ancora la presidenza dell'Ordine
lombardo. Macché super partes! Così tu rendi istituzionale
la spartizione delle poltrone.
Caro Barbiere,
ho letto il messaggio di Giuseppe Gusmarra. Il mio commento si limita alla
prima parte (ovviamente), quella che mi riguarda come presidente
dell’Ordine. Trovo questo messaggio sconcertante e anche prova
documentata della debolezza dell’autore in fatto di legislazione
professionale e di lettura dei bilanci. Bisogna leggere bene l’accurata relazione del
tesoriere e anche quella dei revisori dell’Ordine. A fronte delle
entrate ci sono le uscite: le spettanze del
Consiglio nazionale per oltre un miliardo, le spese del personale
(11 unità), l’affitto, Tabloid, l’organizzazione dei due corsi
annuali di preparazione all’esame di Stato, i contributi
economici alla nostra scuola di giornalismo, l’assistenza legale e
fiscale, le iniziative sulle tesi di laurea sul giornalismo, etc. Come
pubblica amministrazione abbiamo l’obbligo di comunicare e lo facciamo
con Tabloid, con il sito internet (www.odg.mi.it) e con l’Urp. Le elezioni
riguardano un ente pubblico e, quindi, vanno fatte nel rispetto rigoroso
delle leggi (che sono, purtroppo, obsolete): siamo costretti a convocare
15.164 giornalisti professionisti e pubblicisti con raccomandata; a
prendere in affitto un locale che consenta agli spettatori di poter
seguire lo scrutinio, che deve “avvenire sotto il controllo del
pubblico”; a chiedere la
collaborazione di almeno 35 scrutatori, che vanno pagati
decentemente e che devono anche...nutrirsi durante lo spoglio. Nel corso del 2001 abbiamo speso altri
80 milioni (in
raccomandate) per convocare l’assemblea annuale per l’approvazione
dei bilanci. E’ evidente che si può ironizzare su tutto, ma i
fatti sono sotto gli occhi di tutti. Siamo tenuti alla trasparenza e
pratichiamo la trasparenza. Per quanto riguarda le tessere Alitalia e Fs ho già
risposto al Barbiere: l’Ordine di Milano paga le tessere all’Ordine
nazionale e fa un ricarico di
appena 5 mila lire per tessera a copertura delle sue uscite. Un ente
pubblico non può fare operazioni in perdita. Riconosco che Tabloid,
come Gusmarra scrive altrove, sia un mensile “mitico”, ma solo per le
persone colte che amano documentarsi sui problemi della professione.
E’ un giornale elitario anche pesante, che non può essere
seguito da chi non abbia un adeguato e robusto retroterra culturale. Parliamo anche della Ue e dell’Ordine. L’Europa,
fatta salva la libera circolazione dei professionisti, non ci impone un
modello preciso.
Cari colleghi, stamane ho ricevuto nell'ordine:
Franco Abruzzo,
presidente dell'Ordine dei Giornalisti
della Lombardia, risponde a Quarto Potere
Quarto Potere risponde a Franco Abruzzo, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti
della Lombardia Caro Presidente, ci
sembra che, malgrado quanto affermi, la tua risposta non abbia colto il
senso di novità contenuto nel nostro appello per le elezioni di Ordine e
Casagit. Tu parli di 'lealtà',
un valore che nessuno discute: ma in questo caso si tratta di parlare di
persone, idee e programmi senza ricadere in logiche di schieramento e di
correnti sindacali. La tua dichiarazione invece ricalca vecchi schemi di
appartenenza, spartizione e lottizzazione di poltrone che non ci
appartengono minimamente. Non solo. Tu deleghi a rappresentarti il
vicesegretario della Fnsi, Marina Cosi, uno dei firmatari del nuovo
contratto di lavoro che tu stesso hai contestato pubblicamente, dal punto
di vista giuridico, e che hai definito in più colloqui privati come 'la
fine della nostra professione'.
ECCO QUALI SONO I NUOVI CANONI DI AFFITTO
PROPOSTI DALL'INPGI PER LE CASE DI ROMA. IL 2 MAGGIO A ROMA
L'ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI (MILLE SONO GIORNALISTI) INDETTA DAL SIAI PER
IL RINNOVO DEI CONTRATTI DI LOCAZIONE E PER EVITARE UNA POSSIBILE BATOSTA.
Il sottosegretario di Stato al Ministero Lavoro, Raffaele Morese, ha intimato all’Istituto di applicare l’articolo 116 ("Misure per favorire l’emersione del lavoro irregolare") della legge 388/2000 a favore della società editrice de "Il Giornale d’Italia". Secondo l’Inpgi, le "disposizioni" introdotte da quell’articolo "non erano direttamente applicabile agli enti previdenziali privatizzati" "L’Inpgi è tenuto all’applicazione dei principi giuridici fissati nella Finanziaria 2001" (tra questi c’è anche il cumulo) Milano,
26 aprile 2001.
Con lettera 23 aprile 2001 (prot. 1590) il sottosegretario di Stato al
Ministero del Lavoro, Raffaele Morese, ha intimato all’Inpgi ((Istituto
nazionale di previdenza per i giornalisti italiani) di applicare
l’articolo 116 ("Misure per favorire l’emersione del lavoro
irregolare") della legge 388/2000 (Finanziaria per il 2001) a
favore della società editrice del quotidiano "Il Giornale
d’Italia". Franco
Abruzzo,
presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, ha così
commentato la decisione del sottosegretario Morese: "L’Ordine di
Milano consegue una prima vittoria significativa per quanto riguarda
l’applicabilità delle norme della legge 388/2000 (Finanziaria 2001)
all’Istituto. L’arroganza dei dirigenti dell’Inpgi è stata
sanzionata come illegittima dal Ministero del Lavoro e in particolare dal
sottosegretario, che ha la delega della previdenza. La richiesta della società editrice - scrive Morese - "non può in nessun caso essere archiviata da una mera informativa di non applicabilità all'Inpgi delle norme della Finanzíaria 2001... Codesto Istituto, al pari dell'Inps, che già ha provveduto ad adeguarsi, è tenuto all'applicazione dell'art.116 della legge 23 dicembre 2001 n. 388".
Caro Barbiere, ritengo urgente un chiarimento da parte della FNSI e dell'Ordine dei Giornalisti di Lazio e Molise sul problema della registrazione in tribunale dei siti Internet. Ed eventualmente uno sportello ad hoc del Barbiere sul dibattito in corso al fine di risolvere al più presto la complessa questione. Al momento, sembra che non siano state sufficienti neppure le dichiarazioni ufficiali rilasciate, a nome del Governo, dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega per l'editoria Vannino Chiti del Governo, e cioè che anche dopo l'approvazione della nuova legge sull'editoria non è affatto obbligatoria la registrazione in tribunale di tutte le testate telematiche, ma esclusivamente per quelle che utilizzando siti Internet intendano chiedere contributi e sovvenzioni allo Stato (vedi il Barbiere del 21 e 25 aprile). Continua, infatti, l'ondata di protesta da parte di moltissimi giornalisti con lettere, telefonate ed e-mail inviate anche al Forum della Fnsi (sito www.fnsi.it), indignati sia contro l'obbligo di registrazione, sia contro il mancato obbligo di registrazione perché si consentirebbe "lo sfruttamento continuo di tanti colleghi con contratto da metalmeccanici, incastrati per 10 ore al giorno davanti ad un computer". Ricordo che in una nota ufficiale del 4 aprile prot. 40, inviata a tutte le associazioni regionali stampa, il segretario della FNSI Paolo Serventi Longhi aveva dichiarato: "l'informazione via Internet è sottoposta ad oggi alle stesse norme della legge sulla stampa (la n.47 del 1948) valide per gli altri prodotti editoriali. Pertanto chi fa informazione on line ha l'obbligo di pubblicare il nome del proprietario e del direttore responsabile del prodotto che deve essere registrato presso il tribunale competente. E' quanto prevede l'aspetto più innovativo della legge n. 62/2001, relativa alla riforma della legge sull'editoria da oggi in vigore". Due giorni dopo questa dichiarazione, il 6 aprile, faceva eco a Serventi Longhi l'Ordine dei Giornalisti di Lazio e Molise, confermando l'obbligo di registrazione in tribunale - entro 60 giorni - per tutte le testate telematiche. A questo punto, per evitare ulteriori inutili fraintendimenti e polemiche, non sarebbe necessaria un'immediata correzione delle errate ed affrettate prese di posizione? I giornalisti non hanno forse diritto ad una corretta informativa che tenga distinti i due problemi della registrazione in tribunale delle testate telematiche e della tutela contrattuale per chi lavora nei giornali telematici? Ricordo, caro Barbiere, agli interessati che le norme sul lavoro nei giornali online, previste dal nuovo contratto giornalistico, sono illustrate in dettaglio sul sito ww.fnsi.it/commento_giornalionline.htm. Cordialmente Pierluigi Roesler Franz, Presidente dell'Associazione Stampa Romana
Un grazie a Chiti e a Franz per la precisazione sulla legge sull'editoria per Internet che tante preoccupazione aveva
suscitato. Avrei però due rapide domande per loro:
IL 2 MAGGIO A ROMA L'ASSEMBLEA DEGLI INQUILINI DELLE CASE INPGI (MILLE SONO GIORNALISTI) INDETTA DAL SIAI PER IL RINNOVO DEI CONTRATTI DI AFFITTO E PER EVITARE UNA POSSIBILE BATOSTA.
E' una notizia che interessa circa mille giornalisti inquilini di
alloggi Inpgi. Mario Carosi, presidente del SIAI (Sindacato
degli inquilini di alloggi Inpgi, che ha sede a Roma presso
l'Associazione Stampa Romana e che agisce per delega del Sunia valida
per tutta Italia), ha indetto per mercoledì 2 maggio alle 9,30 a Roma
al Cinema Capranichetta in piazza Montecitorio l'assemblea generale
degli inquilini delle case di proprietà dell'Istituto Nazionale di
Previdenza dei Giornalisti Italiani.
All'Ordine del Giorno è il rinnovo dei circa 2 mila contratti di
affitto ad uso abitativo - 1.500 a Roma, e il resto suddiviso in altre
città (Milano, Monza, Sesto S. Giovanni, Torino, Collegno,
Bolzano, Arenzano, Bologna, S.Lazzaro di Savena, Padova, Livorno, Campi
Bisenzio, Napoli, Bari, Taranto, Canalette di Rende, Rosario di
Mendicino, Messina, Tremestieri Etneo e Cagliari).
I nuovi canoni dovranno essere concordati con l'Inpgi in base alla legge
431 del 1998 che prevede un doppio canale: 1) un canone agevolato con
sconti fiscali per l'Inpgi e sconti fiscali - pur se di modesta entità e
per limitate fasce di reddito (medio-basso) - per gli inquilini (durata
minima 3 anni + 2 anni); 2) un canone a libero mercato senza
agevolazioni fiscali (durata 4 anni + 4 anni).
L'Inpgi, assistito dall'UPPI (Unione dei piccoli proprietari di
immobili), ha convocato per il 4 maggio la terza riunione con i
sindacati degli inquilini, invitando oltre al Siai anche il Sicet,
l'Uniat, l'Ania, la Federcasa e l'Unione Inquilini. Questi ultimi
Sindacati, paradossalmente, pur non rappresentando quasi nessun
inquilino di alloggi Inpgi, sono pienamente legittimati ad
intervenire e a firmare un eventuale accordo con l'Inpgi perchè hanno
sottoscritto due anni fa gli Accordi territoriali con i vari Comuni
italiani, come prevede la legge 431.
Il problema del rinnovo di contratti di affitto per circa mille
giornalisti (sono circa la metà di tutti gli inquilini) è complesso e
delicato, perché i canoni "agevolati" ufficialmente proposti
dall'Inpgi ai Sindacati superano in molti casi il 100% delle pigioni
attuali (cioè si chiede il raddoppio). Ma vi sono alcuni stabili
per i quali l'Inpgi intenderebbe applicare i canoni di libero
mercato con aumenti ben più consistenti del 100%.
Tale notizia, diffusa dai sindacati, ha già messo in allarme
l'inquilinato
soprattutto a Roma, Milano e Napoli. Ed è già iniziato il
tam tam tra i mille giornalisti pronti a scendere sul piede di guerra,
tenendo anche conto delle polemiche conseguenti agli aumenti previsti
dal nuovo contratto nazionale di lavoro. L'assemblea degli inquilini del
2 maggio si annuncia quindi infuocata.
Pierluigi Roesler Franz
Presidente dell'Associazione Stampa Romana
P.S. Caro Barbiere, sperando di farti cosa gradita, ti invierò con
successiva nota il dettaglio di tutti gli aumenti dei canoni proposti
dall'Inpgi.
Cari colleghi, a breve ci aspettano due appuntamenti elettorali importanti per la
categoria: il rinnovo dei rappresentanti all'Ordine e alla Casagit. E'
decisivo scegliere persone capaci, che abbiano voglia di impegnarsi e di
lavorare per tutti i giornalisti. Al di là degli schieramenti ereditati da
ere politiche passate.
Caro Barbiere, Mario
Farneti è rimasto oggi molto perplesso sull'esatto significato di
una frase contenuta nell'art. 12, quarto comma, del nuovo Regolamento di
assegnazione alloggi di proprietà Inpgi e ne ha chiesto una spiegazione
plausibile. La nuova norma, approvata il 21
febbraio dal Consiglio di Amministrazione dell'Istituto (di cui non
faccio parte), si prefigge di bloccare in extremis la
stipula di un nuovo contratto di locazione di un alloggio Inpgi se il
Presidente Gabriele Cescutti - a suo insindacabile giudizio -
ritenga che successivamente all'adozione della sua delibera di
approvazione della graduatoria degli aspiranti inquilini siano
sopraggiunti gravi motivi che giustifichino il
"congelamento" della firma. E' una precauzione che l'Inpgi
ha ritenuto di dover approvare per meglio tutelarsi qualora fossero
riscontrate situazioni anomale (per la verità si
tratta,comunque, di casi assai rari). A mio parere la nuova norma del
Regolamento dovrebbe, tuttavia, essere modificata - anche per
evitare le obiezioni sollevate da Mario Farneti - prevedendo sia l'obbligo
per il Presidente Cescutti di spiegare al Consiglio di
Amministrazione i motivi dell'eventuale "congelamento"
della sua precedente delibera, sia il lasso di tempo - oggi inesistente
- entro il quale il Presidente Cescutti può sospendere la stipula
del nuovo contratto di locazione. Ho già presentato
un emendamento in tal senso che dovrebbe essere
prossimamente esaminato dalla Commissione Alloggi. Caro Barbiere, poichè non ho letto
alcuna notizia in merito sul tuo ben informato sito, colgo l'occasione
per comunicarti di essermi dimesso il 22 marzo da Presidente
della Commissione Alloggi insieme al Vice Presidente Filippo Anastasi,
"essendosi il nostro ruolo ormai svuotato di ogni funzione
propositiva sulla politica edilizia e finanziaria dell'Istituto, che da
tempo non condividiamo, ed essendosi il nostro incarico ridotto,
purtroppo, a svolgere mansioni puramente burocratiche". Il 1 febbraio scorso il Consiglio di
Amministrazione dell'Inpgi ha infatti nominato una Commissione ad hoc
per il rinnovo dei circa 2 mila contratti di affitto ad uso abitativo
-1.500 a Roma, e il resto suddiviso in altre città (Milano,
Monza, Sesto S. Giovanni, Torino, Collegno, Bolzano, Arenzano, Bologna,
S.Lazzaro di Savena, Padova, Livorno, Campi Bisenzio, Napoli, Bari,
Taranto, Canalette di Rende, Rosario di Mendicino, Messina,
Tremestieri Etneo e Cagliari). Di questa nuova Commissione, che dovrà
concordare entro pochi mesi con i Sindacati degli inquilini i nuovi canoni
in base alla legge 431 del 1998, fanno parte il Presidente
dell'Istituto Cescutti, il Direttore Generale avv. Arsenio
Tortora, il dirigente del servizio immobiliare arch. Pierluigi
Masoni e un rappresentante dell'UPPI (Unione dei piccoli proprietari
di immobili). Ma non fa parte alcun componente della
Commissione Alloggi nominata un anno fa dallo stesso Consiglio di
Amministrazione. Tra i motivi che mi hanno indotto a
dimettermi insieme al collega Anastasi vi è stato soprattutto quello di
essere stato totalmente bypassato dal presidente Cescutti, che
senza neppure informarmi verbalmente, nè consegnarmi
preventivamente una copia del materiale, ha spedito le proposte di
aumento dei canoni di affitto al Siai (sindacato degli inquilini degli
alloggi Inpgi che agisce da 6 anni con delega del Sunia) nonchè al
Sicet, all'Uniat, all'Ania, alla Federcasa e all'Unione Inquilini.
E li ha poi convocati nella sede dell'Inpgi. A questo punto mi sono chiesto: quali
sono i compiti della Commissione Alloggi se su un problema così
scottante, come quello del rinnovo di contratti di affitto per circa
mille giornalisti (sono circa la metà di tutti gli
inquilini), sono stato estromesso insieme al vicepresidente
della Commissione Alloggi Anastasi e agli altri quattro
componenti (Marcella Ciarnelli, Elio Felice, Daniele Carlon e Andrea
Lazzeri)? Per di pù il rinnovo dei contratti di
affitto è una materia estremamente delicata, perchè i canoni
proposti dall'Inpgi superano in molti casi il 100% delle pigioni
attuali (cioè si chiede il raddoppio). Tale notizia, diffusa
dai sindacati, ha già messo in allarme l'inquilinato soprattutto a Roma
e a Napoli. Ed è già iniziato il tam tam tra i mille giornalisti
pronti a scendere sul piede di guerra. Per la cronaca il 4 aprile il Consiglio
di Amministrazione dell'Inpgi ha respinto le mie dimissioni e
quelle del collega Anastasi, invitandoci "a continuare
nell'espletamento dell'incarico a suo tempo affidato". Mi sono
riservato ogni decisione in merito entro fine mese. Cordialmente e
buon lavoro. P.S. Caro Barbiere,ti
sarei davvero grato per la seguente precisazione. In questi giorni di
campagna elettorale molti colleghi hanno chiesto di intervistarmi quale capolista
di An in Friuli. Ma non sono io il candidato alla Camera. Si tratta di
un banale caso di omonimia. Grazie per l'ospitalità.
Il collega
Mario Farneti chiede e si chiede se la commissione
alloggi dell'Inpgi sia stato di fatto soppressa e se il presidente Gabriele
Cescutti abbia indossato la veste togata di autocrate
dell'Istituto di previdenza dei giornalisti. Sono pronto a rassicurarlo
che la sua non è dietrologia nel clima di esaltazione da
padreterni che sta dando alla testa dei padroni del vapore del
sindacato e delle istituzioni della categoria.
Qualcuno può spiegarmi che cosa significa la frase
di seguito riportata, ripresa dall'art. 12, 4 comma del regolamento
(delibera del CdA del 21.2.2001) per l'assegnazione degli alloggi dell'INPGI? "L'Istituto, in persona del suo Presidente pro
tempore, si riserva il diritto insindacabile di non procedere alla
stipula del contratto anche successivamente alla delibera presidenziale
di approvazione della graduatoria degli aspiranti alla locazione della
unità immobiliari, restando ad esso riservata ogni decisione in merito
a detta stipula." Letto ciò, viene da chiedersi: Cordiali
saluti
Caro Barbiere, ecco il testo di un appello partito dalle redazioni torinesi sulla vicenda Satyricon-Petrina-Travaglio. In calce abbiamo riportato un primo elenco di adesioni. Potresti metterlo in rete? Per informazioni contattare la redazione torinese di Repubblica: 011.5169611. Grazie Intervenendo a una trasmissione di Telelombardia (senza il contraddittorio degli interessati) il presidente dell’Ordine dei giornalisti Mario Petrina ha annunciato che denuncerà Daniele Luttazzi "per esercizio abusivo della professione" e che "chiederà all’ordine dei giornalisti del Piemonte di verificare se il comportamento di Marco Travaglio rientri nella correttezza deontologica". Prima domanda: perché il presidente dell’Ordine dei giornalisti, nell’occasione in cui potrebbe intervenire per difendere un collega colpevole di aver fatto il suo mestiere, si premura di andare in tv a sparargli addosso? Seconda domanda: perché Petrina è intervenuto? Travaglio ha scritto un libro ed è andato ad illustrarne il contenuto in televisione come fanno centinaia di autori, giornalisti e non, ogni giorno. Che cosa c’entra la deontologia? Terza domanda: quando mai il presidente dell’Ordine si è premurato di garantire il contraddittorio nelle trasmissioni tv? Perché ha scelto di cominciare proprio adesso brandendo a sproposito la deontologia professionale? Avendo dato adito a questi interrogativi è evidente che il presidente dell’Ordine dei giornalisti ha abusato del suo ruolo e, quel che è peggio, lo ha fatto attaccando un collega e sdraiandosi sulle tesi di una parte politica. Siccome non si sente alcun bisogno di essere rappresentati da un rappresentante tanto coraggioso, chiediamo: 1) che l’Ordine dei giornalisti del Piemonte respinga la richiesta di Petrina come irricevibile e infondata. 2) che Petrina si dimetta immediatamente da un incarico che non è all’altezza di ricoprire avendo abdicato al suo unico compito: difendere i colleghi che svolgono la professione. Prime adesioni repubblica
torino tg3
Piemonte La
Stampa repubblica
palermo Il
giornale del Piemonte Corriere
di Bra Tg3
nazionale Ansa
Torino Liguria Toscana Il
Messaggero L’Espresso Tuttosport Repubblica
Napoli Il
Corriere della Sera Il
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2000 Il
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(Cnn Italia), Roberto Giovannini, Giovanni Ruotolo
(Torino Sera). Alessandro
Galante Garrone, pubblicista. Agi repubblica
Genova Focus Meridiani
(Domus) Il
Mondo (RCS) Le
Scienze Panorama Kataweb Sorrisi
e Canzoni Famiglia
Cristiana Roberta Carlini, Ella Baffoni, Paolo Andruccioli, Roberto Zanini, Micaela Bongi, Vauro Senesi, Matteo Patrono, Francesco Paternò, Roberto Tesi, Ida Dominijanni
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26 Marzo 2001 - Sono Yanez, contento dell'Inpgi 2 |
Sono Yanez,
un altro personaggio della saga di cui Sandokan è stato
l'apprezzato iniziatore su Il Barbiere della Sera.
Intervengo anch'io
sull'argomento Inpgi 2. Forse sarò una voce fuori dal
coro ma chiarisco
subito un concetto. Sono "contento" di
contribuire a una gestione separata, in particolare
all'Inpgi 2.
Certo non guadagnando miliardi
e nemmeno milioni è dura sborsare il 10 per cento da
detrarre dalle già misere remunerazioni. Qualcosa però
bisogna pur accantonare per far fronte alla terza età. E
l'opportunità offerta dall'Inpgi attraverso la gestione
separata mi sembra una soluzione da non scartare.
In
questo frangente vorrei focalizzare l'attenzione dei
lettori su un altro particolare. Se si segue
l'orientamento per il quale si batte Franco Abruzzo, chi
fa del "giornalismo puro, da autore-creatore"
attraverso la collaborazione coordinata e continuativa
potrebbe non pagare nulla all'Inpgi 2 rifugiandosi nel
diritto d'autore e dunque nel comma 2 lettera b dell'articolo 49 del Tuir
(testo unico imposte sui redditi).
Se si rispettano
infatti i dettami della
legge sul diritto d'autore e l'articolo 2575 del codice
civile sulla contrattazione scritta della cessione dei
diritti d'autore, Abruzzo ha ragione, nessun finanziere
potrà mai eccepire nulla.
Non si tratterebbe nemmeno di evasione per far risparmiare
all'editore il 2
per cento bensì di una scelta personale motivata dalla
volontà di dire le cose
come stanno in realtà, cioè "faccio il giornalista
autore-creatore di pezzi,
articoli, notizie" .
Pur rispettosa tale soluzione
non risolve il
problema previdenziale dei collaboratori coordinati e
continuativi che, è
bene rammentarlo, non hanno a disposizione altre soluzioni
previdenziali
percorribili. Chi si pone tale questione, pur di
accantonare il vituperato
10+2 per cento nell'Inpgi 2 e garantirsi così un futuro
pensionistico denso
di interrogativi ma quantomeno formalmente concreto, deve
adattarsi a dichiarare il falso.
Deve
in sostanza smentire di fare il giornalista autore e
sostenere di essere un
"collaboratore a quotidiani, riviste ed
enciclopedie" e rassegnarsi a
rispettare l'articolo 49 comma 2 lettera a de Tuir, che
nel 2001 è divenuto
il 47 comma 1 lettera c-bis. La definizione or ora
evocata, recitano le
istruzioni del modello Unico dal 1997 in avanti (vedi
altresì L'esperto
risponde n.48 del Sole 24 Ore, quesito 2913 del 21/06/1999), racchiude non
già i giornalisti autori-creatori bensì quelli
"generici" come gli
impaginatori, i correttori di bozze, i traduttori.
Con
tutto il rispetto per
tali categorie, scrivere un pezzo di cronaca nera o il
resoconto di un
consiglio comunale è ben altra cosa e malgrado ciò,
questo espediente
occorre adottare pur di aver la possibilità di garantirsi
un futuro
pensionistico.
Qualcuno
suggerirà di non stare a farla tanto lunga, di non
spaccare il capello in quattro, che alla fine si tratta di
banali
Mi secca tremendamente
far finta di non
essere giornalista autore pur di poter versare i miei
contributi all'Inpgi 2
da collaboratore coordinato e continuativo. Per tale
ragione auspico che la
proposta di Abruzzo di provocare un giudizio della Corte
Costituzionale su
tutta la materia previdenziale-pensionistica vada in
porto.
Così facendo si
dovrà/potrà fare chiarezza sull'operato del Governo che
con delega
parlamentare normò il settore delle gestioni
pensionistiche separate.
Abruzzo sostiene che il Governo andò oltre la delega che
gli venne
conferita. Spero che presto si possa verificare se tale
tesi è più o meno
fondata.
Yanez
21 Marzo 2001 - Tre miliardi di danni per Franco Castaldo |
Aveva
accusato il giornalista de "La Sicilia" Franco Castaldo
di estorcere tangenti alla mafia. Ma la notizia pubblicata "non era nè
certa, nè attendibile". E per questo Giuseppe D'Avanzo, attuale
vicedirettore di "Repubblica", si è visto infliggere dall'Ordine dei
giornalisti del Lazio la sanzione disciplinare della censura.
Un provvedimento emesso già da qualche tempo ma che è rimasto avvolto nel riserbo,
mentre l'Ordine dovrebbe dare il massimo di pubblicità a tutte le sue
decisioni. Incriminati sono due
articoli apparsi il 24 e il 26 novembre 1997 su "Repubblica",
il primo a firma Giuseppe D'Avanzo, il secondo anonimo. In quello del 24,
titolo "Quei carabinieri amici della mafia",
D'Avanzo scriveva, fra l'altro: "Su questi affari Guazzelli (il
maresciallo Guazzelli, poi ucciso dalla mafia) incassava tangenti,
pilotava le indagini dei suoi ufficiali contro i nemici dei suoi amici e degli
"amici degli amici"; con l'ausilio di un giornalista, Franco
Castaldo, estorceva tangenti agli stessi "uomini d'onore" ".
In particolare veniva contestata a Castaldo l'estorsione di un miliardo.
La
fonte di D'Avanzo erano i verbali di un interrogatorio a Palermo del
pentito di mafia Angelo Siino. Ma in questi atti, scrive l'Ordine del
Lazio, "è carente qualsiasi elemento di identificazione certa del
Castaldo come soggetto richiedente tangenti in collaborazione col
maresciallo Guazzelli”.
Anzi, si legge nel documento, "da quanto riferito dallo stesso D'Avanzo,
sia il Siino, sia il capitano Di Donno, sia il colonnello Mori,
in sede di interrogatorio non hanno affatto identificato nel Castaldo il
soggetto che avrebbe chiesto al Siino un miliardo per non svolgere una campagna
di stampa".
"In
presenza di dati così imprecisi e di dichiarazioni di un collaboratore
di giustizia, incriminato per reati di mafia, - osserva l'Ordine del Lazio
- non solo occorreva tener conto dell'assenza di una fonte certa, ma altresì
dell'assenza di una fonte attendibile".
Dopo
gli articoli di "Repubblica", il giornalista siciliano, per
dimostrare la sua innocenza, ha insistito perché venisse aperto un procedimento
penale a suo carico, dal quale è stato totalmente prosciolto con sentenza
passata in giudicato. Si è anche sottoposto a un confronto in cui
Angelo Siino, anziché identificarlo, ha scambiato il giornalista che chiedeva
soldi per un militare della Guardia di Finanza.
E'
stato l'Ordine dei giornalisti della Sicilia, dopo aver constatato
"il comportamento corretto sotto ogni profilo deontologico del giornalista
Castaldo" a trasmettere gli atti a Roma per valutare dal punto di
vista disciplinare la posizione di D'Avanzo. Il giornalista de "La
Sicilia" ha avviato una doppia causa civile con "Repubblica"
alla quale ha chiesto un risarcimento danni di 3 miliardi.
6 Marzo 2001 - La parola alla difesa |
6 Marzo 2001 - Parola d'Ordine: Killer |
Uno fa un'inchiesta sullo scandalo dell'abusivismo
edilizio che dilaga nella Valle dei Templi, e si sente dare del "killer"
e del "camorrista". Da chi: dai costruttori fuorilegge e dai
gruppi di interesse che li sostengono? Nemmeno per sogno: da un giornalista.
Altro che giornalista, dal presidente dell'Ordine di Sicilia Bent Parodi di
Belsito.
Non è l'ultima sui Carabinieri. E' proprio vera, purtroppo. A beccarsi gli
insulti sono stati il collega di "Repubblica" Attilio Bolzoni, il
giornalista Rai Michele Santoro e Cristina Mariotti dell'"Espresso".
L'occasione, un convegno ad Agrigento su "Valle dei Templi, quale
verità" organizzato dalla Federazione dei settimanali cattolici e dalla
Curia. Parodi, secondo una nota della redazione palermitana di
"Repubblica", riferito ai tre colleghi avrebbe usato fra le altre
questa frase: "Non si può parlare di dequalificazione professionale, il
problema è un altro: sono in malafede, sono votati a una parte politica, non
sono ragazzini, ma colleghi che dimenticano la sacralità del ruolo del
giornalista e accettano il ruolo di killer".
La redazione locale di Repubblica ha chiesto le dimissioni immediate del
presidente, spalleggiata dal Comitato di redazione del giornale romano, che
parla di "vergognosa aggressione" e "inqualificabile
atteggiamento".
Anche il segretario della Fnsi, Paolo Serventi Longhi, ne ha chiesto la
sostituzione: "Se le sue parole e gli insulti non fossero subito smentiti,
l'intera categoria si sentirebbe offesa dalla permanenza del presidente
dell'Ordine della Sicilia al suo posto".
Ha aggiunto, il presidente della nostra deontologica istituzione, che
"le ruspe davanti alla chiesa abusiva" gli sono sembrate
"un'operazione di facciata di fine legislatura". Accuse grottesche, ha
commentato Claudio Fava, segretario regionale Ds e giornalista:
"L'unico killeraggio del quale si è resa e si rende responsabile una parte
della stampa siciliana è quello del silenzio".
Bds
6 Marzo 2001 - E Peppino si indigno' |
Caro Barbiere, l'attacco del presidente
dell'Ordine dei giornalisti della Sicilia, Bent Parodi a tre colleghi è allucinante
e non può passare sotto silenzio: leggo che il "collega", di fronte agli
abusivi di Agrigento plaudenti, invece di esprimere apprezzamento per
una campagna di stampa che ha denunciato la devastazione della Valle dei Templi
ha accusato i colleghi di essere"camorristi, killer,
prevaricatori".
Vediamo di capirci: Attilio Bolzoni, Cristina Mariotti e Michele Santoro
sono veramente dei camorristi? Hanno denunciato le mille connivenze che stanno
dietro lo scandalo della Valle dei Templi per ragioni incoffessabili?
Buttiamoli a mare.
Hanno cercato di rendere una informazione onesta ad una opinione pubblica spesso
distratta? Apprezziamo il loro lavoro. Punto e basta. Che il rappresentante di
un organismo ipertrofico, inutile nel resto dell'Unione Europea,
si occupi di noi solo quando tocchiamo interessi molto molto consolidati è uno
scandalo.
Se Bent Parodi fosse un cronista siciliano qualunque, verrebbe voglia di
dire: "deferiamolo all'Ordine della Sicilia", in questo caso
consiglierei di mandare a casa lui e di buttare a mare il suo costoso giocattolo
(l'Ordine). Cordialmente
Peppino
6 Marzo 2001 - L'Ifg di Milano mette a bando 40 posti |
Ragazzi che volete tentare l'avventura nel
giornalismo, non lasciatevi scappare l'occasione grande come un treno Intercity
che viene offerta dall'Ordine dei giornalisti di Milano e dalla Regione
Lombardia. E' bandito il concorso per l'ammissione al biennio 2001-2003
dell'Ifg, l'Istituto per la formazione al giornalismo: 40 i posti, riservati
a giovani che non abbiano superato il 30° anno di età alla data del 31
dicembre del 2001 e che siano in possesso di diploma di laurea, o di laurea
breve.
Chi vincerà il concorso, verrà automaticamente iscritto al registro dei
praticanti e, operando nelle sei testate-laboratorio dell'Ifg, al termine
del biennio di frequenza accederà all'esame per diventare giornalista
professionista.
Le domande documentate debbono pervenire a partire dal 1 marzo e non oltre il
30 giugno 2001, all'Istituto Carlo De Martino per la Formazione al giornalismo
con ricevuta di versamento postale da 150 mila lire indirizzata all'Associazione
Walter Tobagi per la formazione al giornalismo, via Fabio Filzi 17 -
20124 Milano.
Il candidato convocato a sostenere la prova scritta, in un'unica giornata
martedì 12 settembre 2001, dovrà versare altre 250 mila lire per spese
d'esame. I primi 90, passeranno alla prova orale.
Chi vincerà il concorso dovrà poi versare alla Regione Lombardia una tassa
annuale di 900 mila lire. Nella valutazione dei candidati, la seconda laurea
sarà premiata con un punteggio di 12 punti, mentre le collaborazioni
giornalistiche retribuite per un minimo di due anni, avranno 4 punti.
Oltre alle lezioni e alla pratica nelle
testate-laboratorio, sono previsti pure stage in giornali, agenzie testate
on-line e televisioni, e anche scambi con gli allievi delle altre scuole europee
di giornalismo. Per prendere visione dell'intero bando di concorso, cliccare su www.odg.mi.it
Bds
26 Febbraio 2001 - Prego, dottore, una firmetta qui |
Qualche settimana fa il consiglio nazionale dell'Ordine dei
Giornalisti ha accolto il ricorso di una collega che era stata sanzionata
dall'Ordine del Lazio, presieduto da Bruno Tucci. E fin qui non c'e'
nulla di strano. E' nell'ordine delle cose che un provvedimento preso
dall'Ordine regionale non venga poi confermato nelle successive sedi di
giudizio.
Ma cio' che ha creato un po' di sconcerto sono state le motivazioni
dell'Ordine nazionale. La sanzione nei confronti della collega e' stata
annullata per un vizio di forma. Il provvedimento che le e' stato
notificato, infatti, non portava le firme autografe di
Bruno Tucci, presidente, e di Cinzia Romano, consigliere segretario. O almeno
non era firmato in ogni sua parte: di qui, la sua nullita'.
La cosa ha creato un po' di scompiglio perche' si e' scoperto che la spedizione
di documenti e delibere privi di tutte le firme giuste e' stata per un certo
periodo una prassi dell'ordine romano. A questo punto ci si e' chiesti: vuoi
vedere che tutte le sanzioni deliberate dall'ordine nei confronti di
decine giornalisti non sono valide perche' mancano le firme?
In realta' le cose non sono cosi' lineari. Quando un giornalista riceve una
sanzione dal suo ordine di appartenenza, ha 60 giorni di tempo per presentare il
suo appello all'Ordine nazionale. Trascorsi i 60 giorni, la sanzione uno se la
tiene e zitto.
Chi quindi si e' beccato un liscio e busso dall'Ordine negli ultimi due mesi,
dia un'occhiata alla copia del provvedimento per controllare se tutte le carte
sono state firmate a dovere. Se non lo sono, puo' presentare un ricorso
per nullita' formale.
Bds
15 Febbraio 2001 - Mi costi? Ma quanto mi costi? |
14 Febbraio 2001 - Alitalia quanto sei cara |
Cara Alitalia, ogni anno che passa tu mi
sei sempre più cara; particolarmente quest'anno perchè pur riducendo il costo
annuale della convenzione sui voli nazionali (da Lit. 70.000 a Lit. 60.000) hai ridotto
soprattutto lo sconto sulla tariffa piena che passa dal 30% al 20% ed hai
aumentato le tariffe. Uno spettacolo! Ti ringrazio a nome di tutti i colleghi
iscritti alla Federazione Nazionale della Stampa per il particolare
riguardo. Commosso,
Alberto Lamberti
12 Febbraio 2001 - Noi ci guadagniamo solo 5000 lire |
Risposta
di Franco Abruzzo chi ha chiesto chiarimenti sui costi
delle tessere Alitalia e Fs.
Caro
Barbiere, agli sportelli dell'Ordine della Lombardia
la tessera Alitalia costa 60mila lire e quella Fs 85mila
lire. Queste tessere ci vengono "cedute"
dall'Ordine nazionale a un prezzo inferiore di 5mila lire
(55mila la tessera Alitalia e 80mila la tessera Fs).
In altri termini l'Ordine della Lombardia chiede solo 5mila
lire in più rispetto al costo puro (delle tessere).
Aumento giustificato dai costi organizzativi
(personale e spedizione Roma-Milano). L'Ordine della
Lombardia come ente pubblico non può (e non deve)
comportarsi diversamente, cioè non può (e non deve)
compiere speculazioni. Non conosco i costi sopportati
dall'Ordine nazionale, quando "acquista" a sua
volta le tessere Alitalia e Fs. Cordiali saluti,
Franco Abruzzo Presidente OgL
INPGI
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