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Cari colleghi del Barbiere
dello Sport, vi segnalo il primo caso di AUTOSMENTITA della storia! si, perchè
finalmente un uomo è riuscito a smentire se stesso. I fatti: il giorno 29-12-2000 sulla prima pagina del
Corriere dello Sport (ed.romana)
campeggiava il titolo: "IL MILAN BLOCCA TERIM".
Tommasi, 65 anni, cura le telecronache tennistiche per Tele + e collabora con un imprecisabile numero di giornali, fra cui "La Gazzetta dello Sport". Ha presentato la sua candidatura qualche giorno fa senza illustrare un programma ma profondendosi in romantici racconti sul suo passato di discreto giocatore di tennis e di principe della portatile. Anche se non sedevano materialmente al suo fianco, qualche giorno prima altri due colleghi – Filippo Grassia, che è addirittura presidente dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, e Paolo Occhipinti, direttore di "Oggi" ed ex cantante con il nome d’arte di John Foster – avevano aderito a una iniziativa anti-Binaghi dell’Associazione Tennisti Professionisti Italiani (una trentina di giocatori di cui nessuno figura in buona posizione nella classifica mondiale), dimostrando comunanza di sentire e di intenti con Tommasi, il quale non ha mai fatto mistero di considerare la destra italiana "un covo di comunisti". Sempre lunedì 18 dicembre si svolgerà anche il secondo round dell’Assemblea elettiva della Federazione Italiana Gioco Calcio. La Lega di Serie A e Serie B ha deciso di ricandidare il presidente uscente Luciano Nizzola nonostante nel primo round egli sia stato sonoramente battuto dal candidato della Lega di Serie C, Giancarlo Abete, che fu appoggiato da tutte le componenti di cui bisogna raccogliere il consenso per essere eletti tranne, appunto, che dai ricchi club professionistici. Pur se non si possono escludere colpi di scena, sembra che ad Abete e ai suoi alleati non sarà sufficiente neppure l’aver individuato in Gianni Rivera il "terzo uomo" che poteva mettere tutti d’accordo. Sul nome dell’ex "golden boy" ha infatti posto un veto rigoroso proprio la società alla quale Rivera è legato da indissolubili vincoli spirituali: il potentissimo Milan di Adriano Galliani, grande sponsor di una soluzione traumatica della vicenda. Se la Figc non riuscisse ad eleggere un presidente e venisse commissariata, infatti, i club di Serie A avrebbero mano libera nel condurre in porto la creazione della cosiddetta "Superlega", cioè nel separare il calcio dei ricchi da quello dei poveri, antico sogno di Galliani e del suo gemello juventino Antonio Giraudo. Riuscirà Rivera, con un colpo simile a quello del 4-3 nella famosa partita Italia-Germania dei Mondiali 1970, a far passare dalla sua parte – nel segreto dell’urna – quelle 13 società di Serie A e/o Serie B che gli garantirebbero il "quorum" necessario a vanificare il veto dei superpro? Tutto lascia pensare di no. Ecco perché la vera lotta sta infuriando sul nome del Commissario Straordinario che, a norma di legge, sarà il Coni a dover designare. Le candidature dell’attuale segretario generale dell’ente Lello Pagnozzi (che alla Figc vuole andarci da Direttore Generale professionista e che dunque, non potendo ingaggiare se stesso, preferisce aspettare) e quella di Gianni Petrucci, che ha già abbastanza cose da fare come Presidente dello stesso Coni, sono ormai sfumate. Sembra perciò che i "poteri forti" cui spetta la decisione si stiano orientando verso qualche autorevole personaggio proveniente dal mondo bancario. I nomi sinora circolati (Carlo Salvatori, ex amministratore
delegato di Banca Intesa, oggi alla Banca di Roma; Piero Barucci,
ex Ministro del Tesoro) sono stati fatti soltanto per nascondere l’incertezza
che regna sovrana. Una cosa sola è sicura: è proprio la banca
per la quale lavora Salvatori a essersi più pesantemente esposta
nei confronti del sistema calcio.
Domani, i primi a essere ricevuti - in perfetto stile Quirinale - saranno i membri del Comitato di redazione, per poi passare ai senatori del giornale e ai due vicedirettori Enrico Maida e Luigi Ferrajolo, entrambi in lizza per la direzione. Ma nel frattempo Amodei non e’ stato fermo. Ha annusato l’aria negli ambienti sportivi e imprenditoriali (Coni, Banca di Roma, Sensi, Cragnotti) trovando conferma della stima e del credito di cui gode l’attuale vice direttore Ferrajolo, cresciuto in azienda e gradito, pare, anche alla redazione. Dall’esterno pero’ avanza la candidatura di Marino Bartoletti,
mentre il tam tam delle radio private romane ha gia’ bocciato il torinista-juventino
Xavier
Jacobelli, attuale direttore di Tuttosport, considerato un nemico
storico della Roma.
Dunque. Si sussurra in giro di un clamoroso ritorno di Italo Cucci che pero’ oggi dirige la triade Giorno-Carlino-Nazione e perche’ mai quindi dovrebbe abbandonare un posto tanto riverito per il Corriere dello Sport, con tutto il rispetto per il glorioso quotidiano sportivo? Altri ipotizzano un altrettanto clamoroso ritorno di Domenico Morace, ma gli allibratori lo danno 1 a 5. Altra voce: lo sbarco a Roma di Xavier Jacobelli, attuale direttore di Tuttosport. Collega con i baffi, come si dice, ma baffi assai poco giallorossi. Se c’e’ un antiromanista in giro, commentano al Corriere dello Sport, quello e’ Jacobelli. Chi glie lo va a raccontare poi al padrone della Roma Franco Sensi? La redazione poi, come sempre in questi casi, vorrebbe vedere un giornalista interno fare un passo avanti e per questo si vocifera delle candidature di Enrico Maida e Luigi Ferrajolo, attuali vicedirettori. Chi ha piu’ chances dei due? Vattelappesca. Maida e’ un tipo bravo e tosto, qualche volta anche troppo, e Ferrajolo e’ un tipo bravo e meno tosto, almeno nei rapporti con la redazione che ha sempre coltivato. Ferrajolo ha poi dalla sua i buoni rapporti con Franco Sensi e Sergio Cragnotti, presidenti della Roma e della Lazio e perfino il blasone di presidente dell’Ussi, UnioneStampa Sportiva. Come finira? A Franco Amodei, l’editore, la sentenza.
Bds
Adesso sembra però che Pescante non abbia più
tanta voglia di candidarsi, visto che la cordata avversaria, guidata dall'avvocato
cagliaritano Angelo Binaghi in nome e per conto dell'ex-campionissimo
Adriano
Panatta, ha coagulato attorno a sé più del
60 per
cento dei delegati con diritto di voto. Ecco perché il nome
di Pescante ha preso di colpo a figurare anche nell'elenco di coloro
che potrebbero risolvere la situazione di stallo in Federcalcio.
Data: 29-10-1993 IL SOLE 24 ORE Giorno: Venerdi' Inserto: FINANZA
E MERCATI FINANZA ITALIANA
Un'inedita alleanza tra cinque big del pallone per spuntare condizioni
piu' remunerative nella contrattazione con i broker italiani, e di conseguenza
con i Lloyd's, delle polizze "contro" le vittorie.
con l'attenzione di un vostro Fedele Lettore
Durante la partita, Bertolotti era accorso sul luogo di un
incidente di gioco per spiegare qualcosa, probabilmente all'arbitro. Ferrigno
ne aveva intercettato la corsa e con una manata fra testa e collo lo aveva
steso, procurandogli un'escoriazione al labbro ma niente di più,
per fortuna. Immediata l'espulsione del capitano, decisa dall'arbitro.
Negli spogliatoi, dopo la doccia, quel selvaggio regolamento dei conti.
A riprendere il caso sollevato dalla nostra bottega è stato
il "Corriere dello Sport" che, in un articolo dalla redazione di
Torino,
firmato da Giacinto Ciorra, conferma che la Vecchia Signora
si è rivolta a un'importante impresa di assicurazione, con tutta
probabilità i Lloyd's di Londra, per assicurare un
pacchetto di tre eventi puntando "una certa cifra, come se fosse una qualsiasi
scommessa". I tre eventi sono la vittoria in Campionato, la conquista
dalla Champions' League e l'eliminazione dalla coppa europea. I
dirigenti della Juve, scrive Ciorra, "preferiscono non fornire dati
nè cifre, ma si limitano ad osservare che la pratica è in
uso da qualche anno e non è certo un'esclusiva juventina". Fatto
sta, aggiungiamo noi, che non ne sapeva niente nessuno.
Sembra che anche il Milan, lo scorso anno, abbia stipulato una polizza
del genere. Detto che sarebbe ampiamente preferibile presentare al torneo
europeo, vera bestia nera per i tifosi juventini, una squadra effettivamente
competitiva, spendendo -e bene - quello che è necessario spendere,
piuttosto che assicurarsi già in partenza contro la sconfitta, facciamo
calare ufficialmente il sipario sul caso.
Pastorello, che è oggetto di forte ostilità da parte dell’ambiente cittadino, starebbe per vendere agli attuali proprietari del Monza, gli imprenditori Fazzolari e De Sabata, per una cifra che si aggira sui 40-50 miliardi. L’operazione verrebbe conclusa non appena Fazzolari e De Sabata avranno a loro volta perfezionato la cessione del Monza all’industriale edile bergamasco Antonio Percassi, già proprietario dell’Atalanta, al modico prezzo di 10 miliardi. Nel Monza gioca attualmente il figlio di Percassi, Luca. Secondo i nostri informatori, un vertice fra tutte le parti interessate si sarebbe svolto ieri l'altro sera a Monza, dove era in programma la partita amichevole fra le Nazionali Under 21 di Italia e Inghilterra sospesa dopo una ventina di minuti a causa della nebbia. La vicenda, e il vortice di denaro che potrebbe innesare, conferma che si sta ormai creando una categoria di imprenditori del calcio che comprano e vendono squadre di tutte le serie professionistiche (dalla A alla C-2) a seconda delle opportunità offerte dal mercato. Un tempo i presidenti delle società erano quasi sempre imprenditori
locali il cui obiettivo reale era quello di incrementare il proprio giro
di affari grazie alla vetrina del calcio e alle opportunità di "pubbliche
relazioni" da esso offerto. Oggi il calcio è business in sé
e stimola dunque i più disparati appetiti. Tanto per dirne una,
Franco
Sensi (Roma) possiede il Palermo (serie C), il Nizza (serie B francese),
una squadra brasiliana, ed ha appena ceduto il Foggia a Giorgio Chinaglia.
Come abbiamo raccontato ai nostri lettori, il Barbiere della Sera ha chiesto chiarimenti alla societa' calcistica torinese, per sapere se e' vero che la Juve si e' assicurata in caso di sconfitta, secondo quanto ci ha segnalato un nostro lettore. Abbiamo chiesto alla Juve di precisare i termini della questione, le condizioni della polizza, l'ammontare del massimale. Ma da Torino non e' arrivata la risposta che attendevamo per lunedi' scorso. Reiteriamo dunque la nostra richiesta al responsabile commerciale
della
Juventus Romy Gai, pregandolo gentilmente di rispondere. Non
c'e' mica niente di male se una squadra di calcio assicura i propri risultati
sportivi. Pare che sia un costume piuttosto diffuso, anche se per noi e'
un'assoluta novita'. E allora perche' non dire nemmeno una parola? Siamo
certi che la Juve vorra' spiegare ai suoi tifosi come stanno le
cose e rimaniamo in fiduciosa attesa ringraziando in anticipo per il tempo
che Romy Gai vorra' dedicarci.
Di tutt'altro avviso Tony Damascelli, sul Giornale: "7, il migliore in campo. Il gol di Tudor nasce da una sua discesa. Corre e propone, sempre con lucidità". Ripiombiamo in basso con Corrado Sannucci di Repubblica: "Molto brillante all'inizio, quando arriva spesso al cross, poi perde convinzione. Voto 5,5". A riportare il ragioniere in cielo è Fabio Vergnano, della Stampa:"Dalla notte del grande sonno di Atene, a una serata in cui pare rivitalizzato. Non sbaglia, contrasta e corre molto. Voto: 7 e mezzo". Sì, avete letto bene, 7 e mezzo. E siccome i pagellari del calcio sono in genere molto tirati nel giudizio, forse perché a scuola non tutti erano abituati ai bei voti, 7 e mezzo vuol dire quasi l'eccellenza, mentre con 5 in genere si tocca il fondo (a meno che non giochi Van der Sar). Insomma questi autorevoli colleghi hanno visto due partite diverse. Ma sulle pagelle dovremo mettere su un osservatorio, e accettiamo volentieri contributi. Bds
A tutto aveva pensato l’astuto trio che guida la Juventus, anche a coprire il rischio di una sconfitta. Anche per la compagnia d’assicurazione la polizza sembrava piuttosto tranquilla: chi poteva prevedere la Juve fuori al primo turno di Champions' League? I tifosi della squadra più amata d’Italia, che con
gli ascolti contribuiscono così pesantemente al budget, sono in
preda a uno sconforto totale. Vedono che a spendere sono solo i Sensi
e i Cragnotti, i Moratti e i Berlusconi. Gli altri
comprano Batistuta e Claudio Lopez, noi ci teniamo i fantasmi Del
Piero e Inzaghi, i "vecchi" Ferrara e Conte, i Pessotto
e i Tacchinardi. Rimpiangono l’era di Boniperti, invocano
Agnelli.
Ma il giochino non può durare a lungo, e la società dovrà
presto rimettere mano al portafoglio. Ieri l'altro, intanto, in tv, Moggi
è apparso goffo e imbarazzato, mentre
Ancelotti era parecchio
confuso, tanto da essere pizzicato da "Striscia la notizia" mentre
pronunciava questa memorabile metafora: "Ho tre arche al mio freccio".
Questa davvero non la sapevamo. Che si partecipi a una competizione internazionale con la polizza di assicurazione in tasca e' per noi del Barbiere, incompetenti di calcio, una vera novita'. Per saperne di piu', il Barbiere ha chiesto un chiarimento al responsabile del marketing della Juventus, Romy Gai. Su richiesta di una gentile signora abbiamo inviato un'email a Romy Gai, il quale, cortesemente, ci ha fatto sapere che non sara' in grado di darci una risposta prima di lunedi' 13. Abbiamo chiesto in particolare: 1) Una conferma dell'esistenza
di questa polizza di assicurazione. 2) Qual e' la compagnia che ha accettato
di assicurare la Juventus in caso di sconfitta. 3) Qual e' il massimale
dell'assicurazione e quale il premio pagato. Ora aspettiamo con fiducia
la risposta della Juventus.
Nel 1991 (scoppio della guerra nell'ex Jugoslavia) ha messo in piedi una milizia personale (le "Tigri") che ha stuprato, ammazzato e saccheggiato, prima in Croazia e poi in Bosnia. I denari ottenuti spogliando le case di coloro che aveva ammazzato, Arkan li ha investiti in traffici di sigarette e armi nella Serbia sotto embargo. Era ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja per i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Detto galantuomo è stato ammazzato nel gennaio 2000. Visto che Mihajlovic era tanto amico di questo signore, non mi sorprende che sia razzista. Alle sue scuse non credo un fico, come non avrei creduto a un pentimento di Arkan. Ivo Andric
Dino di Tacco
Andrea M.
Ma sarebbe anche opportuno che in Italia si smettesse di chiamarlo
"Maicol", all'inglese, perchè la pronuncia esatta è
MICHAEL:
ovvero esattamente come si scrive, se possibile aspirando un po' tra la
"C" e la "H". Ah, a proposito: alla Mercedes chiamano Hakkinen "HEKKINEN"
con la prima "E" aperta. Per il semplice fatto che la grafia del suo nome
finlandese è "HÄKKINEN", ovvero con la dieresi sulla
prima "Ä".
Sulla pronuncia di Schumi, la confusione degli osservatori è totale. Abitualmente un commentatore comincia la sua telecronaca chiamandolo Schùmacher, poi dopo qualche giro di pista passa a Schumàcher, per concludere con la pronuncia sulla prima sillaba, che comunque viene risfoderata dopo un grande sorpasso, un colpo di scena, qualcosa insomma che rompa la monotonia del gran premio. E poi gli stessi giornalisti, cosa che fa sbellicare dalle risate, tendono a pronunciare con l’accento sulla seconda il nome del fratello Ralph, passando nella stessa telecronaca alla prima quando si cita Michael, come se fosse di un’altra famiglia, o comunque di un altro pianeta. Cosa propone il Barbiere? Semplice: visto che entrambe le pronunce
sono sbagliate, se non altro perché il "ch" al centro del nome andrebbe
aspirato, cosa che riesce soltanto ai tifosi toscani della "rossa", e noi
lo pronunciamo invece come se fosse un "k", adeguiamoci allora a come lo
chiama la ’ggente: Schumàker, e basta.
Niente affatto. C'è sempre Mosca che gesticola, si alza dalla sedia e si avventa sull'interlocutore di turno, Corno che reagisce alzando i decibel della sua voce, l'ex arbitro Minicucci che fa lo stesso con timbri più potenti, Melli che strepita fin che non gli danno la parola e interrompe chiunque, persino una signora cortese ed elegante come Evelina Cristallin, responsabile delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. Ma tutto questo è nulla, rispetto al mitico Aldo Biscardi,
che dissemina di autocitazioni e di autopubblicità l'intera trasmissione.
Ieri, per esempio, ha mostrato per ben 4 volte ai telespettatori la prima
pagina del settimanale "Il derby", un grande giornale da lui stesso
diretto. Come evento di repertorio, ha riproposto la sua apparizione a
"Striscia la notizia", invitato da Greggio per la nota profezia
sul passaggio del testimone della nazionale da Zoff a Trapattoni.
E, anche in questa occasione, ha sfoderato la prima pagina de "Il derby".
Caro Bds, ma non esiste(va) un'etica morale del giornalista. Un codice deontologico "sacro" (tanto quanto la domanda che sto per porti)? Lo dicono i Comandamenti: "Non pronunciare il nome di Dio, invano". Un caposaldo della fede. Un pilastro della religiosità cattolica. Un punto inamovibile, inattaccabile, imprescindibile per milioni e milioni di fedeli del Verbo. E invece non è così. (Ri)Leggo - è da diverse settimane che lo faccio - Il Foglio dell'Elefantino (nessuna offesa, ma le repliche a certe domande hanno quel simbolo che tanto ben lo immortala) Ferrara. Oggi, 17 (forse sarà il numero del giorno a portare "iazza") ottobre, nella "spalla" della 4 - tradotto: nell'articolo che si staglia lungo il margine destro della quarta e ultima pagina del quotidiano - c'è un bellissimo articolo dinonsisacchi su Vavassori, l'Atalanta, la bergamaschicità (si dirà così?) e via discorrendo. Un pezzo veramente bello, da gustare, da buttar giù tuttodunfiato sul treno. Però... Però il cronista/redattore/inviato/nonsisabbenecosa forse (e non te lo dice un cattolico, bensì un ateo) esagera. Vabbé che lui ci mette la consonante, la D, minuscola. Vabbè che ci mette le virgolette ("), vabbé che non sarebbe una bestemmia vera e propria (per me e per milioni e milioni di atei). Però a tutto c'è un limite. Che in questo caso è... Sacro. Cristiano. Perché nonostante tutto il nome di Dio è stato pronunciato, peggio scritto, con tanto di aggettivo (Caio-Càrlo). Anzi il secondo ...(sta per il nome del Signore)Caio è senza virgolette (")... Bds, pensaci tu. Prima che ci pensa la Santa Inquisizione del giornalismo. L'Estet(ist)a |