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11 Gennaio 2001
- L'autosmentita di Mario Sconcerti |
Cari colleghi del Barbiere
dello Sport, vi segnalo il primo caso di AUTOSMENTITA della storia! si, perchè
finalmente un uomo è riuscito a smentire se stesso. I fatti: il giorno 29-12-2000 sulla prima pagina del
Corriere dello Sport (ed.romana)
campeggiava il titolo: "IL MILAN BLOCCA TERIM".
L'indiscrezione, che
gira negli ambienti da tempo, riguarda il forte interessamento di Ariedo
Braida (ds del Milan) nei confronti del tecnico della Fiorentina per la
prossima stagione. Direttore del Corriere dello Sport (lo è stato fino al
31-12-00, leggere tamburino per credere) è MARIO SCONCERTI. E fin qui....
Intorno alle 15 arriva, netta, la smentita della società viola: la Fiorentina
ha intenzione di far valere l'opzione su Terim (che però vuole andare a
Milano e lo farà, alla fine, ndr.), non c'è stato alcun contatto tra
l'allenatore turco, Galliani e Braida. La smentita è del direttore generale
del Cecchi Gori Group: MARIO SCONCERTI, pienamente nella carica da una
quindicina di giorni.
Il Guinness dei Primati va immediatamente aggiornato!
Saluti!
Il gigante 2001
13 Dicembre 2000
- Rino Tommasi al servizio |
Incredibile ma vero: lunedì prossimo, 18 dicembre, a sfidare
Angelo Binaghi e Adriano Panatta nelle elezioni per la presidenza
della Federazione Italiana Tennis, sarà una cordata di giornalisti
capitanata da Rino Tommasi, da trenta e passa anni diarca
nazionale – a fianco di Gianni Clerici – dei cronisti che
si occupano di questo sport. Dopo il forfait del futuro deputato di centro
destra Mario Pescante, che ha rinunciato a presentarsi dopo
aver capito che neppure l’alleanza con Carraro e Cannavò
l’avrebbe salvato da una sonora sconfitta, gli oppositori non hanno trovato
nessun altro disposto a immolarsi.
Tommasi, 65 anni, cura le telecronache tennistiche per Tele
+ e collabora con un imprecisabile numero di giornali, fra cui "La
Gazzetta dello Sport". Ha presentato la sua candidatura qualche giorno
fa senza illustrare un programma ma profondendosi in romantici racconti
sul suo passato di discreto giocatore di tennis e di principe della portatile.
Anche se non sedevano materialmente al suo fianco, qualche giorno prima
altri due colleghi – Filippo Grassia, che è addirittura presidente
dell’Unione Stampa Sportiva Italiana, e Paolo Occhipinti, direttore
di "Oggi" ed ex cantante con il nome d’arte di John Foster – avevano
aderito a una iniziativa anti-Binaghi dell’Associazione Tennisti Professionisti
Italiani (una trentina di giocatori di cui nessuno figura in buona
posizione nella classifica mondiale), dimostrando comunanza di sentire
e di intenti con Tommasi, il quale non ha mai fatto mistero di considerare
la
destra italiana "un covo di comunisti".
Sempre lunedì 18 dicembre si svolgerà anche il secondo
round dell’Assemblea elettiva della Federazione Italiana Gioco Calcio.
La
Lega di Serie A e Serie B ha deciso di ricandidare il presidente uscente
Luciano Nizzola nonostante nel primo round egli sia stato
sonoramente battuto dal candidato della Lega di Serie C, Giancarlo Abete,
che fu appoggiato da tutte le componenti di cui bisogna raccogliere il
consenso per essere eletti tranne, appunto, che dai ricchi club professionistici.
Pur se non si possono escludere colpi di scena, sembra che ad Abete
e ai suoi alleati non sarà sufficiente neppure l’aver individuato
in Gianni Rivera il "terzo uomo" che poteva mettere tutti d’accordo.
Sul nome dell’ex "golden boy" ha infatti posto un veto rigoroso
proprio la società alla quale Rivera è legato da indissolubili
vincoli spirituali: il potentissimo Milan di Adriano Galliani,
grande sponsor di una soluzione traumatica della vicenda. Se la Figc
non riuscisse ad eleggere un presidente e venisse commissariata,
infatti, i club di Serie A avrebbero mano libera nel condurre in porto
la creazione della cosiddetta "Superlega", cioè nel separare
il calcio dei ricchi da quello dei poveri, antico sogno di Galliani e del
suo gemello juventino Antonio Giraudo.
Riuscirà Rivera, con un colpo simile a quello del
4-3
nella famosa partita Italia-Germania dei Mondiali 1970, a far passare
dalla sua parte – nel segreto dell’urna – quelle 13 società di Serie
A e/o Serie B che gli garantirebbero il "quorum" necessario a vanificare
il veto dei superpro? Tutto lascia pensare di no.
Ecco perché la vera lotta sta infuriando sul nome del Commissario
Straordinario che, a norma di legge, sarà il Coni a dover
designare. Le candidature dell’attuale segretario generale dell’ente
Lello
Pagnozzi (che alla Figc vuole andarci da Direttore Generale professionista
e che dunque, non potendo ingaggiare se stesso, preferisce aspettare) e
quella di Gianni Petrucci, che ha già abbastanza cose
da fare come Presidente dello stesso Coni, sono ormai sfumate. Sembra perciò
che i "poteri forti" cui spetta la decisione si stiano orientando verso
qualche autorevole personaggio proveniente dal mondo bancario.
I nomi sinora circolati (Carlo Salvatori, ex amministratore
delegato di Banca Intesa, oggi alla Banca di Roma; Piero Barucci,
ex Ministro del Tesoro) sono stati fatti soltanto per nascondere l’incertezza
che regna sovrana. Una cosa sola è sicura: è proprio la banca
per la quale lavora Salvatori a essersi più pesantemente esposta
nei confronti del sistema calcio.
R.S.
6 Dicembre 2000
- Maida, Ferrajolo o Bartoletti? |
Digerite ormai le dimissioni del direttore Mario Sconcerti (destinazione
Gruppo
Cecchi Gori, ruolo e stipendio da manager, cuore viola come la maglia
della Fiorentina) Roberto Amodei - editore e proprietario
del Corriere dello Sport - ha deciso di seguire il rito delle consultazioni
per scegliere il nuovo timoniere.
Domani, i primi a essere ricevuti - in perfetto stile Quirinale
- saranno i membri del Comitato di redazione, per poi passare ai
senatori del giornale e ai due vicedirettori Enrico Maida e Luigi
Ferrajolo, entrambi in lizza per la direzione.
Ma nel frattempo Amodei non e’ stato fermo. Ha annusato l’aria
negli ambienti sportivi e imprenditoriali (Coni, Banca di Roma, Sensi,
Cragnotti) trovando conferma della stima e del credito di cui gode
l’attuale vice direttore Ferrajolo, cresciuto in azienda e gradito,
pare, anche alla redazione.
Dall’esterno pero’ avanza la candidatura di Marino Bartoletti,
mentre il tam tam delle radio private romane ha gia’ bocciato il torinista-juventino
Xavier
Jacobelli, attuale direttore di Tuttosport, considerato un nemico
storico della Roma.
Sotto l’albero di Natale, la redazione del Corriere dello Sport
trovera’ la strenna del nuovo direttore, ma non sara’ facile per nessuno
mantenere il livello di successo e di vendite che Mario Sconcerti
ha garantito in questi anni al quotidiano romano.
Bds
23 Novembre 2000
- Una poltrona per cinque |
Certo ormai (o quasi) l’abbandono di Mario Sconcerti, l’editore
del Corriere dello Sport sta cercando un nuovo direttore e come
sempre in questi casi le voci si aggrovigliano in un modo che non ci si
capisce piu’ niente. Il Barbiere, specializzato com’e’ in boatos,
ve li riferisce tutti.
Dunque. Si sussurra in giro di un clamoroso ritorno di Italo
Cucci che pero’ oggi dirige la triade Giorno-Carlino-Nazione
e perche’ mai quindi dovrebbe abbandonare un posto tanto riverito per il
Corriere
dello Sport, con tutto il rispetto per il glorioso quotidiano sportivo?
Altri ipotizzano un altrettanto clamoroso ritorno di Domenico
Morace, ma gli allibratori lo danno 1 a 5. Altra voce: lo sbarco a
Roma di Xavier Jacobelli, attuale direttore di Tuttosport.
Collega con i baffi, come si dice, ma baffi assai poco giallorossi.
Se c’e’ un antiromanista in giro, commentano al Corriere dello
Sport, quello e’ Jacobelli. Chi glie lo va a raccontare poi
al padrone della Roma Franco Sensi?
La redazione poi, come sempre in questi casi, vorrebbe vedere un
giornalista interno fare un passo avanti e per questo si vocifera delle
candidature di Enrico Maida e Luigi Ferrajolo, attuali vicedirettori.
Chi ha piu’ chances dei due? Vattelappesca. Maida e’ un tipo
bravo e tosto, qualche volta anche troppo, e Ferrajolo e’ un tipo
bravo e meno tosto, almeno nei rapporti con la redazione che ha sempre
coltivato. Ferrajolo ha poi dalla sua i buoni rapporti con Franco
Sensi e Sergio Cragnotti, presidenti della Roma
e della Lazio e perfino il blasone di presidente dell’Ussi,
UnioneStampa
Sportiva.
Come finira? A Franco Amodei, l’editore, la sentenza.
Bds
23 Novembre 2000 - Sconcerti
se ne va? |
Il direttore del Corriere dello Sport Mario Sconcerti ha presentato
questa mattina una lettera di dimissioni al suo editore Roberto Amodei.
Da tempo Sconcerti lamentava con i suoi amici una eccessiva ingerenza
dell'editore nelle scelte che sono di esclusiva competenza del direttore.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso e' stato il rifiuto dell'editore
Amodei di mandare in trasferta un inviato a seguire un incontro di pugilato.
Trasferta che Sconcerti aveva programmato da tempo. Ricevuta la lettera,
Amodei
ha convocato Sconcerti per affrontare il problema. Il contratto
di Sconcerti infatti andrebbe a scadenza naturale nel 2001. Ma la situazione
non sembra essere recuperabile.
Bds
23 Novembre 2000
- Panatta for president? |
Oltre al secondo round di quella della Federcalcio, il prossimo
18 dicembre si svolgerà anche l'Assemblea elettiva della Federtennis.
Come si ricorderà ("Patti segreti: Franco Carraro al Cio e Mario
Pescante al tennis"), gli accordi fra i due ex presidenti del Coni
prevedevano che il semionnipotente Carraro favorisse l'ascesa di
Pescante
al trono della racchetta in cambio dell'appoggio necessario a conquistare
il Comitato Olimpico Internazionale.
Adesso sembra però che Pescante non abbia più
tanta voglia di candidarsi, visto che la cordata avversaria, guidata dall'avvocato
cagliaritano Angelo Binaghi in nome e per conto dell'ex-campionissimo
Adriano
Panatta, ha coagulato attorno a sé più del
60 per
cento dei delegati con diritto di voto. Ecco perché il nome
di Pescante ha preso di colpo a figurare anche nell'elenco di coloro
che potrebbero risolvere la situazione di stallo in Federcalcio.
Ragazzo Spazzola
23 Novembre 2000
- Assicurazioni, una vecchia storia |
Cari amici della bottega, già nel 1993 la collega Paola
Bottelli scriveva sul Sole 24 ore di assicurazioni contro le sconfitte
stipulate dai grandi club. Allora servivano a sollevare (almeno in parte)
le squadre dall'onere dei premi partita per i giocatori. Evidentemente
il passo successivo (o contestuale?) è stato quello di assicurare
anche la sconfitta, oltre che la vittoria, con i Lloyd's di Londra. Vi
allego il pezzo e vi saluto.
Data: 29-10-1993 IL SOLE 24 ORE Giorno: Venerdi' Inserto: FINANZA
E MERCATI FINANZA ITALIANA
I grandi del pallone contro i broker per attenuare il peso del
premio Autore: P.B. MILANO
Un'inedita alleanza tra cinque big del pallone per spuntare condizioni
piu' remunerative nella contrattazione con i broker italiani, e di conseguenza
con i Lloyd's, delle polizze "contro" le vittorie.
Sono ormai anni che le societa' di calcio caricano i conti di un
premio assicurativo per incassare un rimborso con cui pagare i ricchi bonus
ai giocatori in caso di scudetto o conquista delle Coppe. Ma il gran numero
di vittorie delle ultime stagioni ha fatto lievitare le richieste dei broker
per i premi e abbassato il tetto degli indennizzi.
Cosi' alcune "grandi" hanno pensato a un fronte comune. E alla
meta' di settembre, poco dopo l'inizio del campionato, si sono incontrati
a Milano Piero Boschi, amministratore delegato dell'Inter, Fiorenzo
Pelizzola, direttore generale della Juventus, Enrico Bendoni, direttore
generale della Lazio, Adriano Galliani, amministratore delegato del Milan,
e Giambattista Pastorello, direttore generale del Parma.
Scopo dell'incontro: scambio delle informazioni sulle richieste
delle compagnie di assicurazione e definizione di una strategia comune
in grado di spuntare premi piu' contenuti.
Tutte e cinque le societa', tra l'altro, si presentavano a condizioni
paritarie davanti ai broker, gareggiando in questa stagione in tre competizioni.
Tutte, almeno nelle intenzioni, da assicurare: campionato, Coppa Italia
e una coppa europea. Al di la' delle ovvie difficolta' d'intesa, comunque,
e' toccato al campo mettere in fuorigioco l'operazione. Con la clamorosa
eliminazione appena al secondo turno della Coppa Italia, mercoledi' sera,
di Juventus e Lazio.
P.B.
23 Novembre 2000
- Carraro piange il morto... |
Salve, vi leggo e vi faccio i complimenti. Tuttavia, con umile rispetto,
vorrei suggerire al Ragazzo Spazzola che Carraro piange il morto,
ma frega il vivo. E' vero che ha perso la battaglia, ma se il nomina
Pagnozzi
commissario straordinario, lui sarà più forte che con Nizzola.
Ed il commissario è uno che rifà le regole del calcio....
con l'attenzione di un vostro
Fedele Lettore
21 novembre 2000 - Quando
da Biscardi va in onda il coma |
La storia la conoscete tutti: è quella di Francesco Bertolotti,
il calciatore del Modena trasportato in coma all'ospedale di Lecco
dopo essere stato tramortito di botte negli spogliatoi dal capitano del
ComoMassimilianoFerrigno.
Il tutto al termine di un incontro del campionato di serie B, peraltro
vinto dal Como.
Durante la partita, Bertolotti era accorso sul luogo di un
incidente di gioco per spiegare qualcosa, probabilmente all'arbitro. Ferrigno
ne aveva intercettato la corsa e con una manata fra testa e collo lo aveva
steso, procurandogli un'escoriazione al labbro ma niente di più,
per fortuna. Immediata l'espulsione del capitano, decisa dall'arbitro.
Negli spogliatoi, dopo la doccia, quel selvaggio regolamento dei conti.
E' evidente a tutti che questo episodio non c'entra nulla con il
mondo del pallone, per quanto male ne possiamo parlare. Trattasi, semplicemente,
di un improvviso impazzimento, di un raptus a mente fredda, di un fatto
di pura cronaca nera come altri ne capitano, per le strade o nelle case
degli italiani.
Aldo Biscardi, invece, con il supporto dalle altre attrazioni
del suo circo del lunedì, ha cercato in tutti i modi di "calcificarlo",
nel senso di renderlo figlio del calcio e delle decisioni arbitrali (una
volta tanto, ineccepibili) delle violenza in campo e sulle gradinate, delle
beghe della Lega e delle altre della Federcalcio. Attorno
a quel ragazzo in coma è stato messo in piedi un vero e proprio
show, con non meno di quattro collegamenti con l'ospedale di Lecco, dove
l' inviato Riccardo Este doveva dire a scadenze sempre più
ravvicinate se Francesco Bertoletti fosse sempre in coma oppure
no, tra un acuto di Maurizio Mosca e un'interruzione pubblicitaria
dedicata ai jeans Wrangler o agli hotel Plaza, "che soddisfano l'esigente
clientela d'affari".
Persino un giornalista intelligente e misurato, come Italo Cucci,
si è messo a recitare battute da copione, con il nostalgico ricordo
di quando ai giornalisti di calcio non toccava mai di sporcarsi le mani
con fatti di sangue (beati loro, casta di bramini, Alici nel paese delle
meraviglie). Il peggio è arrivato quando un altro Mosca,
Paolo,
in commossa comprensione dello stato d'animo dell'aggressore, ha lanciato
dal video la sua invocazione "bipartisan": "Forza Massimiliano, Forza
Francesco!" E questa, in un crescendo giubilare, ha caricato
Biscardi
per l'invocazione finale: "Preghiamo per te Francesco...e speriamo di avere
la buona notizia entro la fine della trasmissione". Amen. Poi tutti insieme
a guardare il Moviolone.
Dino di Tacco
20 Novembre 2000 - Il
Barbiere fa tana, la Juve spiega |
Sembra proprio che il Barbiere abbia fatto tana. La Juventus
ha una polizza assicurativa che la protegge dall'eliminazione al primo
turno della Champions' League. Non è dunque vero che l'eliminazione
di Atene abbia procurato un danno di 50 miliardi alla società di
piazza Crimea, come tutti i giornali e le agenzie di stampa avevano scritto:
nelle casse di Giraudo, Bettega e Moggi sarebbero tornati indietro
15-20 miliardi, che hanno reso un po' più dolce la sconfitta.
A riprendere il caso sollevato dalla nostra bottega è stato
il "Corriere dello Sport" che, in un articolo dalla redazione di
Torino,
firmato da Giacinto Ciorra, conferma che la Vecchia Signora
si è rivolta a un'importante impresa di assicurazione, con tutta
probabilità i Lloyd's di Londra, per assicurare un
pacchetto di tre eventi puntando "una certa cifra, come se fosse una qualsiasi
scommessa". I tre eventi sono la vittoria in Campionato, la conquista
dalla Champions' League e l'eliminazione dalla coppa europea. I
dirigenti della Juve, scrive Ciorra, "preferiscono non fornire dati
nè cifre, ma si limitano ad osservare che la pratica è in
uso da qualche anno e non è certo un'esclusiva juventina". Fatto
sta, aggiungiamo noi, che non ne sapeva niente nessuno.
Anche se la Juve non parla, si capisce bene che Ciorri
ha carpito qualche ufficiosa indiscrezione: e cioè che il premio-sconfitta
(che paradosso, per quei pochi tifosi romantici che si ostinano a credere
che il calcio non si identifichi del tutto con il vile denaro!) ammonta
a circa un terzo dei mancati incassi, dunque a 15-20 miliardi. Ma, sembra
di capire, se la Juve vincesse il Campionato, questa specie di scommessa-tris
imporrebbe la restituzione del premio alla società di assicurazione.
Sembra che anche il Milan, lo scorso anno, abbia stipulato una polizza
del genere. Detto che sarebbe ampiamente preferibile presentare al torneo
europeo, vera bestia nera per i tifosi juventini, una squadra effettivamente
competitiva, spendendo -e bene - quello che è necessario spendere,
piuttosto che assicurarsi già in partenza contro la sconfitta, facciamo
calare ufficialmente il sipario sul caso.
Bds
16 Novembre 2000 -
Monza compra Verona che vende a Bergamo |
Secondo indiscrezioni che non ci è stato possibile verificare
fino in fondo, sarebbe in dirittura di arrivo la cessione del Verona
calcio da parte dell’attuale proprietario Giambattista Pastorello,
da tempo alla ricerca di un acquirente per il club alla cui guida si trova
da quando ha smesso di lavorare nel Parma per conto di Calisto Tanzi.
Pastorello, che è oggetto di forte ostilità
da parte dell’ambiente cittadino, starebbe per vendere agli attuali proprietari
del
Monza, gli imprenditori Fazzolari e De Sabata,
per una cifra che si aggira sui 40-50 miliardi. L’operazione verrebbe
conclusa non appena Fazzolari e De Sabata avranno a loro
volta perfezionato la cessione del Monza all’industriale edile bergamasco
Antonio
Percassi, già proprietario dell’Atalanta, al modico prezzo
di 10 miliardi. Nel Monza gioca attualmente il figlio di Percassi,
Luca.
Secondo i nostri informatori, un vertice fra tutte le parti interessate
si sarebbe svolto ieri l'altro sera a Monza, dove era in programma
la partita amichevole fra le Nazionali Under 21 di Italia e Inghilterra
sospesa dopo una ventina di minuti a causa della nebbia.
La vicenda, e il vortice di denaro che potrebbe innesare, conferma
che si sta ormai creando una categoria di imprenditori del calcio che comprano
e vendono squadre di tutte le serie professionistiche (dalla A alla C-2)
a seconda delle opportunità offerte dal mercato.
Un tempo i presidenti delle società erano quasi sempre imprenditori
locali il cui obiettivo reale era quello di incrementare il proprio giro
di affari grazie alla vetrina del calcio e alle opportunità di "pubbliche
relazioni" da esso offerto. Oggi il calcio è business in sé
e stimola dunque i più disparati appetiti. Tanto per dirne una,
Franco
Sensi (Roma) possiede il Palermo (serie C), il Nizza (serie B francese),
una squadra brasiliana, ed ha appena ceduto il Foggia a Giorgio Chinaglia.
Anche in quest’ultima compravendita sarebbe interessante sapere
se gli uomini d’affari coinvolti rappresentano o no dei soci che non vogliono
(o non possono) figurare, visto che i regolamenti del calcio impediscono
di possedere più di una squadra per ogni campionato. Se Moratti
(Inter) o Galliani (Milan) avessero per esempio voluto acquistare
il Verona da Pastorello, non avrebbero potuto farlo in prima persona.
Bds
15 novembre 2000 -
Il silenzio della Juventus |
Silenzio. Dalla Juventus, finora, solo silenzio. Non
e' arrivato nessun commento, conferma o smentita che sia, della
notizia data alcuni giorni fa dal Barbiere della Sera, secondo
cui la Juventus avrebbe stipulato una polizza di assicurazione contro
l'eventualita' di una sconfitta al primo turno di Champions' League.
Come abbiamo raccontato ai nostri lettori, il Barbiere della
Sera ha chiesto chiarimenti alla societa' calcistica torinese, per
sapere se e' vero che la Juve si e' assicurata in caso di
sconfitta, secondo quanto ci ha segnalato un nostro lettore. Abbiamo chiesto
alla
Juve di precisare i termini della questione, le condizioni
della polizza, l'ammontare del massimale. Ma da Torino non e' arrivata
la risposta che attendevamo per lunedi' scorso.
Reiteriamo dunque la nostra richiesta al responsabile commerciale
della
Juventus Romy Gai, pregandolo gentilmente di rispondere. Non
c'e' mica niente di male se una squadra di calcio assicura i propri risultati
sportivi. Pare che sia un costume piuttosto diffuso, anche se per noi e'
un'assoluta novita'. E allora perche' non dire nemmeno una parola? Siamo
certi che la Juve vorra' spiegare ai suoi tifosi come stanno le
cose e rimaniamo in fiduciosa attesa ringraziando in anticipo per il tempo
che Romy Gai vorra' dedicarci.
Bds
14 novembre 2000 -
Diteci la verità su Pessotto |
Professori delle pagelle, stavolta avete proprio dato i numeri. Ma
insomma diteci la verità: Gianluca Pessotto, il terzino della
Juve
e della Nazionale con quel cognome da ragioniere della porta accanto,
contro la Lazio ha giocato bene o male? Uno legge "la critica" (parola
che entra dritta dritta in "pedicure")
e non si raccapezza proprio. Partiamo con Stefano Petrucci, professore
del Corriere della Sera: "Diligente, ma tutto sommato anonimo. Voto:
5,5".
Di tutt'altro avviso Tony Damascelli, sul Giornale: "7,
il migliore in campo. Il gol di Tudor nasce da una sua discesa.
Corre e propone, sempre con lucidità". Ripiombiamo in basso con
Corrado
Sannucci di Repubblica: "Molto brillante all'inizio, quando arriva
spesso al cross, poi perde convinzione. Voto 5,5". A riportare il ragioniere
in cielo è Fabio Vergnano, della Stampa:"Dalla notte
del grande sonno di Atene, a una serata in cui pare rivitalizzato.
Non sbaglia, contrasta e corre molto. Voto: 7 e mezzo".
Sì, avete letto bene, 7 e mezzo. E siccome i pagellari del
calcio sono in genere molto tirati nel giudizio, forse perché a
scuola non tutti erano abituati ai bei voti, 7 e mezzo vuol dire quasi
l'eccellenza, mentre con 5 in genere si tocca il fondo (a meno che non
giochi Van der Sar). Insomma questi autorevoli colleghi hanno visto
due partite diverse. Ma sulle pagelle dovremo mettere su un osservatorio,
e accettiamo volentieri contributi.
Bds
11 novembre 2000 - In
Champions'League con l'assicurazione |
Questa è una notizia che farà male al cuore di molti
juventini.
Vittorio
Chiusano, Roberto Bottega e Luciano Moggi, hanno firmato l’estate scorsa
una polizza d’assicurazione che garantiva la società dal danno economico
creato da un’eventuale uscita di scena al primo turno di Champions'
League. Non è dunque vero quello che le agenzie e i quotidiani
hanno scritto, che la figuraccia di
Atene, seguita a quella inqualificabile
di Torino con l’Amburgo, siano costate 40 o addirittura 50
miliardi di mancati guadagni alla Juventus. Almeno in parte, questi
danni (immagine, mancate sponsorships e incassi) verranno coperte dall'assicurazione.
A tutto aveva pensato l’astuto trio che guida la Juventus, anche
a coprire il rischio di una sconfitta. Anche per la compagnia d’assicurazione
la polizza sembrava piuttosto tranquilla: chi poteva prevedere la Juve
fuori al primo turno di Champions' League?
I tifosi della squadra più amata d’Italia, che con
gli ascolti contribuiscono così pesantemente al budget, sono in
preda a uno sconforto totale. Vedono che a spendere sono solo i Sensi
e i Cragnotti, i Moratti e i Berlusconi. Gli altri
comprano Batistuta e Claudio Lopez, noi ci teniamo i fantasmi Del
Piero e Inzaghi, i "vecchi" Ferrara e Conte, i Pessotto
e i Tacchinardi. Rimpiangono l’era di Boniperti, invocano
Agnelli.
Ma il giochino non può durare a lungo, e la società dovrà
presto rimettere mano al portafoglio. Ieri l'altro, intanto, in tv, Moggi
è apparso goffo e imbarazzato, mentre
Ancelotti era parecchio
confuso, tanto da essere pizzicato da "Striscia la notizia" mentre
pronunciava questa memorabile metafora: "Ho tre arche al mio freccio".
Dino di Tacco, tifoso juventino
Questa davvero non la sapevamo. Che
si partecipi a una competizione internazionale con la polizza di assicurazione
in tasca e' per noi del Barbiere, incompetenti di calcio, una vera novita'.
Per saperne di piu', il Barbiere ha chiesto un chiarimento
al responsabile del marketing della Juventus, Romy Gai. Su richiesta di
una gentile signora abbiamo inviato un'email a Romy Gai, il quale, cortesemente,
ci ha fatto sapere che non sara' in grado di darci una risposta prima di
lunedi' 13.
Abbiamo chiesto in particolare: 1) Una conferma dell'esistenza
di questa polizza di assicurazione. 2) Qual e' la compagnia che ha accettato
di assicurare la Juventus in caso di sconfitta. 3) Qual e' il massimale
dell'assicurazione e quale il premio pagato. Ora aspettiamo con fiducia
la risposta della Juventus.
Bds
30 ottobre 2000 - Mihajlovic,
orfano del comandante Arkan |
Caro Ragazzo Spazzola,
convengo che spaccare uno zigomo (responsabile lo juventino Zinedine
Zidane) e' peggio che insultare qualcuno (responsabile il laziale Sinisa
Mihajlovic). Ma non dimentichiamoci una cosa: detto Mihajlovic
ha publicato un necrologio di mezza pagina sul quotidiano belgradese
Politika
in occasione della morte di Arkan. Presente chi era? Zeljko Raznatovic,
detto Arkan, era ricercato dalle polizie di mezza Europa per rapine,
omicidi e amenità del genere. Tra l'altro era stato coinvolto in
un delitto avvenuto negli anni Settanta a Milano, al ristorante Chicco,
zona Porta Venezia.
Nel 1991 (scoppio della guerra nell'ex Jugoslavia) ha messo in
piedi una milizia personale (le "Tigri") che ha stuprato, ammazzato
e saccheggiato, prima in Croazia e poi in Bosnia. I
denari ottenuti spogliando le case di coloro che aveva ammazzato, Arkan
li ha investiti in traffici di sigarette e armi nella Serbia
sotto embargo. Era ricercato dal Tribunale internazionale dell'Aja per
i crimini di guerra nell'ex Jugoslavia. Detto galantuomo è
stato ammazzato nel gennaio 2000. Visto che Mihajlovic era tanto
amico di questo signore, non mi sorprende che sia razzista. Alle
sue scuse non credo un fico, come non avrei creduto a un pentimento
di Arkan. Ivo Andric
25 ottobre 2000 - Bye
bye, Licia |
Da tempo non correva buon sangue tra la brava Licia Granello,
e gran parte della redazione sportiva di "Repubblica". Ricordate,
ad esempio, agli ultimi Europei di calcio in terra d'Olanda, l'episodio
delle botte fra lei e l'altro inviato Franco Currò, non sfuggito
alle telecamere del Barbiere? Il clima non è migliorato
dopo l'estate: tutt'altro. Così, il capo dello sport Fabrizio
Bocca ne ha parlato con il direttore Ezio Mauro. Risultato:
d'ora in poi la Granello non seguirà più lo sport,
ma farà l'inviato di bianca, di rosa e di rosé: già
perché lei, nella tradizione di altri grandi giornalisti sportivi
di "Repubblica" da Gianni Brera a Gianni Mura, è un'esperta
di enograstronomia. "Farai l'inviata a tutto campo, stile "Life""
le ha detto Mauro.
Fabrizio Bocca ha poi concordato lo spostamento
del suo vice Valerio Berruti, passato ad "Auto motori".
Dino di Tacco
27 Ottobre 2000 - Quel portiere dalle
mani bucate |
Caro Bds, tu sai che il calcio è lo sport nazionale e
l'interesse primo degli italiani. E in questo i napoletani figli di Maradona
sono l'esempio pratico. Ma che ti combinano i proseliti di San Gennaro,
al tempo Ferlaino-Corbelli (è un mio concittadino) e Zeman?
Vendono al Bologna, col quale hanno perso per 5-1 in casa domenica
scorsa, grazie alle papere di Coppola. E che ti registra radio-mercato?
Il passaggio - acquisto, prestito o quant'altro non interessa - del giovine
portiere partenopeo al Bologna. Te credo che per i rossoblù è
stata una vittoria da... Signori. Le (S)Coppole sono tutte o quasi
colpa del portiere del Napoli. Chissà cosa diranno gli scettici
del pallone..? Certo è che il dubbio può sorgere. Come
lo è sorto a me che del Bologna sono tifoso. Cioè
sportivo.
Andrea M.
27 Ottobre 2000 - Pronunce di Formula
1 |
Sono un collega che vive e lavora in Germania. Conosco, piuttosto
bene, la lingua tedesca da quasi trent'anni e, riferendomi a quanto uscito
sul Barbiere il 9 ottobre e da me letto soltanto oggi, circa la pronuncia
del cognome Schumacher, posso GARANTIRE, anche perchè il soggetto
è di mia diretta competenza professionale, che l'accento va sulla
PRIMA "U": ovvero Schùmacher.
Ma sarebbe anche opportuno che in Italia si smettesse di chiamarlo
"Maicol", all'inglese, perchè la pronuncia esatta è
MICHAEL:
ovvero esattamente come si scrive, se possibile aspirando un po' tra la
"C" e la "H". Ah, a proposito: alla Mercedes chiamano Hakkinen "HEKKINEN"
con la prima "E" aperta. Per il semplice fatto che la grafia del suo nome
finlandese è "HÄKKINEN", ovvero con la dieresi sulla
prima "Ä".
Mi dispiace avervi seccato con la lezioncina, ma chissà,
magari qualcuno l'avrà trovata utile anche per il suo lavoro.
Saluti e complimenti
Il Tedesco
9 Ottobre 2000 - Ma tu, come lo pronunci
Schumacher? |
Schùmacher con l’accento sulla prima sillaba, Schumàcher
sulla seconda, o magari Schùmàcher con due accenti,
il principale sulla prima sillaba? Almeno adesso che ha vinto il titolo
mondiale, dovremmo deciderci a pronunciarlo tutti allo stesso modo il nome
di questo grandissimo e antipatico campione, di questo idolo lontano, del
superman che in tanti anni di Ferrari non ha ancora imparato una
frase filante in lingua italiana della lunghezza di tre righe, che quando
scatta dalla "pole" per la volata della vittoria, sul circuito di Suzuka,
anziché puntare avanti, gira il volante verso l’auto di Hakkinen,
per ostacolarlo, e che dopo il capolavoro tattico che lo ha portato al
trionfo, ascolta in silenzio commosso, a capo chino, l’inno tedesco, mentre
quando è la volta di quello di Mameli, agita irridente le
dita a mo’ di capo banda, come a dirigere un karaoke di provincia.
Sulla pronuncia di Schumi, la confusione degli osservatori
è totale. Abitualmente un commentatore comincia la sua telecronaca
chiamandolo Schùmacher, poi dopo qualche giro di pista passa
a Schumàcher, per concludere con la pronuncia sulla prima sillaba,
che comunque viene risfoderata dopo un grande sorpasso, un colpo di scena,
qualcosa insomma che rompa la monotonia del gran premio. E poi gli stessi
giornalisti, cosa che fa sbellicare dalle risate, tendono a pronunciare
con l’accento sulla seconda il nome del fratello Ralph, passando
nella stessa telecronaca alla prima quando si cita Michael, come
se fosse di un’altra famiglia, o comunque di un altro pianeta.
Cosa propone il Barbiere? Semplice: visto che entrambe le pronunce
sono sbagliate, se non altro perché il "ch" al centro del nome andrebbe
aspirato, cosa che riesce soltanto ai tifosi toscani della "rossa", e noi
lo pronunciamo invece come se fosse un "k", adeguiamoci allora a come lo
chiama la ’ggente: Schumàker, e basta.
Dino di Tacco
9 Ottobre 2000 - Lippi paga per tutti?
Ben gli sta |
Caro Ragazzo spazzola, Lippi
paga per tutti ed è giusto così, visto che la squadra l`ha
fatta lui da capo a piedi pilotando qualcosa come 300 miliardi di acquisti
in due anni (Peruzzi, Vieri, Panucci, Domoraud, Jugovic, Seedorf, Sukur,
Keane, Farinos...). Se un allenatore, a cui si danno tutte vinte (Panucci
e Baggio comprese), non riesce a dare un gioco a una squadra dopo
sedici mesi, si fa eliminare dall`Helsingborgs e perde con la Reggina,
cosa dovrebbe fare un presidente? Moratti ha le sue colpe, in primo luogo
quella di avere sempre ascoltato Lippi anche quando voleva la luna, ma
credo che il licenziamento fosse sacrosanto. Lippi ha mostrato grandi limiti
caratteriali. È presuntuoso e permaloso. Ma soprattutto non è
riuscito a dare un gioco all`Inter. Che l`impresa non sia facile è
un`osservazione banale: serve solo a spiegare 7 miliardi di ingaggio netti
all`anno. Lippi dichiara che se fosse Moratti si licenzierebbe, ma poi
lui non si dimette e costringe il Presidente a esonerarlo. Per due mesi
di lavoro quest`anno guadagnerà sette miliardi. Bel fenomeno. Lui
che aveva detto di non voler rubare soldi a nessuno. Speriamo che almeno
adesso che è in vacanza sorrida un po` di più.
3 Ottobre 2000 - Biscardi, un po' di pudore,
please |
"Il serraglio del lunedì", ovvero il processo di Biscardi,
ha riaperto i battenti per il ventunesimo anno. Siamo andati speranzosi
su Tmc, a vedere se i toni da un anno all'altro fossero cambiati,
se insomma un gruppo di giornalisti fossero capaci di discutere attorno
a temi certo cruciali, come Lippi e il divorzio dall'Inter, o Del
Piero e un gol che non fa primavera, senza aggredirsi, senza urlare
e fare scempio di sè e dell'intera categoria davanti alla gente.
Niente affatto. C'è sempre Mosca che gesticola, si
alza dalla sedia e si avventa sull'interlocutore di turno,
Corno
che reagisce alzando i decibel della sua voce, l'ex arbitro
Minicucci
che fa lo stesso con timbri più potenti, Melli che strepita
fin che non gli danno la parola e interrompe chiunque, persino una signora
cortese ed elegante come Evelina Cristallin, responsabile delle
Olimpiadi
invernali di Torino 2006.
Ma tutto questo è nulla, rispetto al mitico Aldo Biscardi,
che dissemina di autocitazioni e di autopubblicità l'intera trasmissione.
Ieri, per esempio, ha mostrato per ben 4 volte ai telespettatori la prima
pagina del settimanale "Il derby", un grande giornale da lui stesso
diretto. Come evento di repertorio, ha riproposto la sua apparizione a
"Striscia la notizia", invitato da Greggio per la nota profezia
sul passaggio del testimone della nazionale da Zoff a Trapattoni.
E, anche in questa occasione, ha sfoderato la prima pagina de "Il derby".
C.d'A.
Caro Bds, ma non esiste(va) un'etica
morale del giornalista. Un codice deontologico "sacro" (tanto quanto la
domanda che sto per porti)? Lo dicono i Comandamenti: "Non pronunciare
il nome di Dio, invano". Un caposaldo della fede. Un pilastro della religiosità
cattolica. Un punto inamovibile, inattaccabile, imprescindibile per milioni
e milioni di fedeli del Verbo. E invece non è così. (Ri)Leggo
- è da diverse settimane che lo faccio - Il Foglio dell'Elefantino
(nessuna offesa, ma le repliche a certe domande hanno quel simbolo che
tanto ben lo immortala) Ferrara. Oggi, 17 (forse sarà il numero
del giorno a portare "iazza") ottobre, nella "spalla" della 4 - tradotto:
nell'articolo che si staglia lungo il margine destro della quarta e ultima
pagina del quotidiano - c'è un bellissimo articolo dinonsisacchi
su Vavassori, l'Atalanta, la bergamaschicità (si dirà
così?) e via discorrendo. Un pezzo veramente bello, da gustare,
da buttar giù tuttodunfiato sul treno. Però... Però
il cronista/redattore/inviato/nonsisabbenecosa forse (e non te lo dice
un cattolico, bensì un ateo) esagera. Vabbé che lui ci mette
la consonante, la D, minuscola. Vabbè che ci mette le virgolette
("), vabbé che non sarebbe una bestemmia vera e propria (per me
e per milioni e milioni di atei). Però a tutto c'è un limite.
Che in questo caso è... Sacro. Cristiano. Perché nonostante
tutto il nome di Dio è stato pronunciato, peggio scritto, con tanto
di aggettivo (Caio-Càrlo). Anzi il secondo ...(sta per il nome del
Signore)Caio è senza virgolette (")... Bds, pensaci tu. Prima che
ci pensa la Santa Inquisizione del giornalismo.
L'Estet(ist)a
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