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« Oltre alla venerazione per i Santi,
il popolo [...] teneva in grande considerazione il culto per la magia,
per il malocchio, per la fattura o per altri malefici.
Per guarire malattie o mali fisici e tenere lontane disgrazie o calamità di qualsiasi
genere, venivano usati scongiuri, formule magiche e versetti da determinate persone,
possessori del segreto di tali formule: i masciar.
A Grassano cera un vecchietto soprannominato Pruvincial che conosceva
benissimo il frasario e i detti da usare per guarire dalle malattie, per togliere il
malocchio e per preparare intrugli per fidanzati. Questi detti e versetti magici erano
scritti su un libro vecchio unto e bisunto u rutilii che
veniva da lui ben custodito e chiuso subito dopo la lettura magica e propiziatoria. Per lo
più veniva chiamato al capezzale dellammalato il quale, ultimato il rito (tale
era), forse perché suggestionato, molte volte guariva. Del compaesano, che aveva fama
più di santone che di fattucchiere, i contadini si servivano, però, ben poco. Si
recavano ad Oppido e a Genzano, paesi di
masciar, dove prendevano direttamente contatto con i maestri della magia,
capaci di propinare filtri damore a base di polvere di ossa umane e di compiere
vendette con erbe da loro preparate. Spesso, per mezzo di questi intrugli sparsi
nascostamente nel cibo e nelle bevande, essi, osservando scrupolosamente il loro rito
fatto di segni, parole e gesti, causavano malattie e morte alle persone cui volevano
arrecare il maleficio. Molte volte diffondevano i mali con unguenti e miscele per mezzo
dei quali, spesso, suscitavano odio e disprezzo fra i coniugi.
Pure lesorcismo era praticato a Grassano, ma
riguardava non la cacciata del diavolo dal corpo di qualcuno, bensì il malocchio da cui
venivano presi i bambini: affascinatur. Alcune donne del popolo erano
specialiste nel cacciare dal corpo degli affascinati il malocchio, chera
sempre la causa della malattia dalla quale venivano colpiti i piccoli, particolarmente i
lattanti. Il procedimento usato era quello di scongiurare, nel nome della Santissima
Trinità, lo spirito impuro perché si allontanasse per sempre dal corpo del bambino. La
sua fuoruscita era confermata da tre sbadigli fatti da chi veniva sottoposto al rito e da
chi lo effettuava. Queste donne assumevano, pertanto, funzioni di guaritrici, come si può
desumere dalle parole citate nella cantilena «Affascinatur» nella
quale, attraverso determinate parole, lo spirito malefico viene invitato a lasciare il
corpicino di Ciccillo perché iè carn abbattizzat
(è carne battezzata), conferendo allesorcismo del battesimo il tocco spirituale dei
loro gesti e delle loro parole.
Mentre il malocchio, come superstizione, allignava nel popolo o nel
popolino, la iettatura bazzicava nellambiente borghese,
cioè in quello dei galantuomini. Ferri di cavallo e corna di bue, per
allontanare il malocchio dalle case, venivano attaccati ai muri; cornetti e amuleti
doro venivano messi, invece, ad una catenina legata al braccio sinistro dei bambini
o alla catena dellorologio degli adulti, per allontanarlo dalle persone. Il
malocchio è molto più antico della iettatura ed ha degli addentellati con la religione.
Viene usato contro chi si invidia e si odia, e a gettarlo è sempre una persona che ha
dimestichezza con il diavolo con cui certamente è imparentato. A metterlo
erano soprattutto i contadini che, per non essere colpiti da malattie, perdita
daffetto e di soldi, si proteggevano con immagini religiose davanti alle quali
quotidianamente mettevano fiori freschi e accendevano candele per propiziarsi il Santo. Un
altarino che ricorda tale venerazione a Grassano può, senzaltro, essere considerato
quello rappresentante la Madonna di Costantinopoli, allinizio di via Chiesa.
La iettatura, invece, pur essendo una stretta parente del malocchio, non rivela la minima
traccia di influssi demoniaci; è solo un influsso magnetico emanato dal
corpo del portatore, lo iettatore, il quale non ne ha colpa, in quanto agisce
indipendentemente dalla sua volontà. I suoi effetti, molte volte, sono terrificanti:
caduta di muri di case abbandonate, di lampadari, perdita al gioco delle carte, improvvisa
dimenticanza di persone e cose. Per difendersi non servono gli altarini: bastano le
giaculatorie, le corna fatte con lindice e il mignolo della mano destra, gli
scongiuri e perfino le parolacce», testo di Domenico Bolettieri, tratto da
"Grassano Ieri", Grafiche Paternoster, Matera, 1987, pp.31-32. |
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Gli spiriti delle
terre lucane raccontati
dallo scrittore Carlo Levi
Il
"Marranghino e il "Munachicchio",
gli spiriti burloni del passato.
Il
"lupo mannaro"
nella tradizione popolare lucana
"U cavadd
senza cap",
un mito scomparso
Il demonio
nella superstizione
e nella religiosità popolare
Scongiuri contro
il malocchio
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