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Il Santuario
di S. Antonio Abate

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« Oltre alla venerazione per i Santi, il popolo [...]  teneva in grande considerazione il culto per la magia, per il malocchio, per la fattura o per altri malefici. Per guarire malattie o mali fisici e tenere lontane disgrazie o calamità di qualsiasi genere, venivano usati scongiuri, formule magiche e versetti da determinate persone, possessori del segreto di tali formule: “i masciar”.
A Grassano c’era un vecchietto soprannominato “Pruvincial” che conosceva benissimo il frasario e i detti da usare per guarire dalle malattie, per togliere il malocchio e per preparare intrugli per fidanzati. Questi detti e versetti magici erano scritti su un libro vecchio unto e bisunto “u rutilii” che veniva da lui ben custodito e chiuso subito dopo la lettura magica e propiziatoria. Per lo più veniva chiamato al capezzale dell’ammalato il quale, ultimato il rito (tale era), forse perché suggestionato, molte volte guariva. Del compaesano, che aveva fama più di santone che di fattucchiere, i contadini si servivano, però, ben poco. Si recavano ad Oppido e a Genzano, paesi di “masciar”, dove prendevano direttamente contatto con i maestri della magia, capaci di propinare filtri d’amore a base di polvere di ossa umane e di compiere vendette con erbe da loro preparate. Spesso, per mezzo di questi intrugli sparsi nascostamente nel cibo e nelle bevande, essi, osservando scrupolosamente il loro rito fatto di segni, parole e gesti, causavano malattie e morte alle persone cui volevano arrecare il maleficio. Molte volte diffondevano i mali con unguenti e miscele per mezzo dei quali, spesso, suscitavano odio e disprezzo fra i coniugi.
Pure l’esorcismo era praticato a Grassano, ma riguardava non la cacciata del diavolo dal corpo di qualcuno, bensì il malocchio da cui venivano presi i bambini: “affascinatur”. Alcune donne del popolo erano specialiste nel cacciare dal corpo degli “affascinati” il malocchio, ch’era sempre la causa della malattia dalla quale venivano colpiti i piccoli, particolarmente i lattanti. Il procedimento usato era quello di scongiurare, nel nome della Santissima Trinità, lo spirito impuro perché si allontanasse per sempre dal corpo del bambino. La sua fuoruscita era confermata da tre sbadigli fatti da chi veniva sottoposto al rito e da chi lo effettuava. Queste donne assumevano, pertanto, funzioni di guaritrici, come si può desumere dalle parole citate nella cantilena «Affascinatur» nella quale, attraverso determinate parole, lo spirito malefico viene invitato a lasciare il corpicino di “Ciccillo” perché “iè carn abbattizzat” (è carne battezzata), conferendo all’esorcismo del battesimo il tocco spirituale dei loro gesti e delle loro parole.
Mentre il malocchio, come superstizione, allignava nel popolo o nel “popolino”, la iettatura bazzicava nell’ambiente borghese, cioè in quello dei “galantuomini”. Ferri di cavallo e corna di bue, per allontanare il malocchio dalle case, venivano attaccati ai muri; cornetti e amuleti d’oro venivano messi, invece, ad una catenina legata al braccio sinistro dei bambini o alla catena dell’orologio degli adulti, per allontanarlo dalle persone. Il malocchio è molto più antico della iettatura ed ha degli addentellati con la religione. Viene usato contro chi si invidia e si odia, e a gettarlo è sempre una persona che ha dimestichezza con il diavolo con cui certamente è “imparentato”. A metterlo erano soprattutto i contadini che, per non essere colpiti da malattie, perdita d’affetto e di soldi, si proteggevano con immagini religiose davanti alle quali quotidianamente mettevano fiori freschi e accendevano candele per propiziarsi il Santo. Un altarino che ricorda tale venerazione a Grassano può, senz’altro, essere considerato quello rappresentante la Madonna di Costantinopoli, all’inizio di via Chiesa.
La iettatura, invece, pur essendo una stretta parente del malocchio, non rivela la minima traccia di influssi demoniaci; è solo un influsso magnetico emanato dal corpo del portatore, lo iettatore, il quale non ne ha colpa, in quanto agisce indipendentemente dalla sua volontà. I suoi effetti, molte volte, sono terrificanti: caduta di muri di case abbandonate, di lampadari, perdita al gioco delle carte, improvvisa dimenticanza di persone e cose. Per difendersi non servono gli altarini: bastano le giaculatorie, le corna fatte con l’indice e il mignolo della mano destra, gli scongiuri e perfino le parolacce», testo di Domenico Bolettieri, tratto da "Grassano Ieri", Grafiche Paternoster, Matera, 1987, pp.31-32.

 

 

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