Diritto di replica


Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.


31 Maggio 2001 - Khol si chiama Kohl

Ricostruendo il presunto complotto ordito contro Prodi nel 1998, il retroscenista Francesco Verderami trascrive nel Corriere della sera di oggi i ricordi di Francesco Cossiga e per due volte chiama Khol l'ex cancelliere tedesco, il cui vero cognome è Kohl. Ora, è possibile che in via Solferino non ci sia un editor incaricato di "passare" come si deve i pezzi dei "senatori" superpagati, magari un redattore ordinario al minimo sindacale, trilingue, con master e buona volontà?
Giovanni Drogo


31 Maggio 2001 - Il Gambero Rosso vince una causa con Babington

Caro Barbiere, forse ti può interessare sapere che il Gambero Rosso aveva una piccola causa con la nota casa da The Babington di Roma. Una bazzeccola, 800 milioni di danni per avere scritto che il cibo era mediocre nella guida di Roma 1997.

Come vedete fare le guide non è solo goduria. E che succede? dopo soli 4 anni un giudice dice che avevamo ragione, che si può fare critica gastronomica (quella vera) e che Babington non prende una lira e si tiene il giudizio di costoso e mediocre.
Stefano Bonilli, direttore (quello responsabile, quello che pagava) del Gambero Rosso


30 Maggio 2001 -Caro Rossella,  a provocare fu l'Msi 

Caro Barbiere, al direttore di Panorama Carlo Rossella è stata consegnata la lettera che ti inviamo in allegato, firmata da 19 giornalisti. Per ora non è giunta alcuna risposta.
Cordiali saluti 
I 19 di Panorama

Segrate, 24 maggio 2001

Caro direttore, spiace, addirittura offende, leggere su quello che è stato un giornale antifascista (come la Repubblica italiana che sull'antifascismo è fondata) articoli come il riquadro pubblicato a pagina 61 del numero di Panorama da domani in edicola (quello attualmente in circolazione, ndr)..  

Il suddetto riquadro contiene una sorprendente ricostruzione dei moti di piazza a Genova nell'estate del 196O. Vi si legge che, nello stesso periodo in cui vedeva la luce «il primo governo di centro-destra appoggiato dai post-fascisti (...) 7 mila manifestanti (... ) scatenarono una programmata e sanguinosa guerriglia urbana contro le forze dell'ordine» impegnate a proteggere i militanti del Movimento sociale che «aveva deciso di celebrare il proprio congresso nazionale nel capoluogo ligure».  

Vorremmo ricordare all'anonimo estensore (e a te, direttore responsabile di Panorama) che: è quanto meno azzardato definire «postfascisti»  i militanti del Msi che rivendicavano con orgoglio le loro origini politiche (tranquillo: Gianfranco Fini aveva solo otto anni);

tutti gli storici seri (per esempio Simona Colarizi, Storia del Novecento italiano, Bur Saggi) giudicano «una provocazione» quella decisione di tenere il congresso del Msi a Genova, città storicamente antifascista;  

i manifestanti non orchestrarono una «programmata e scatenata guerriglia contro le forze dell'ordine» ma scesero legittimamente in  piazza e «le manifestazioni continuarono per giorni alimentate anche dai pesanti interventi della polizia» (Colarizi, ibidem).

La stessa polizia che il 21 maggio aveva interrotto, sempre a Genova, un comizio di Giancarlo Pajetta, ferendolo leggermente. E che diede il meglio di sé nelle settimane successive attaccando i manifestanti in molte altre città (Licata, Reggio Emilia, Catania, Palermo) e lasciando a terra dieci morti e moltissimi feriti.  
       

Furono le gravi conseguenze della durissima repressione, questa sì programmata da Tambroni, a causare la caduta del suo governo.  


29 Maggio 2001 - Ma quale santa alleanza...

Caro Barbiere, ci pare che la ricostruzione n. 2 firmata dall’anonimo Ambrogio sullo "scontro finale" tra Feltri e Abruzzo pecchi di semplicismo e di pressappochismo. E’ francamente ridicolo ricondurre l’elezione dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia a uno scontro in sedicesimo Rutelli-Berlusconi o a una rivincita Polo-Ulivo. Ma queste sono le idee di Ambrogio: può tenersele, se è contento.

Però le valutazioni su Quarto Potere sono false e tendenziose. E qui, se intervenisse l’Ordine, il tuo collaboratore si prenderebbe una bella sanzione per mancato rispetto della deontologia professionale e omesso controllo delle fonti.

Quarto Potere predica l’astensione e, certo, attacca. Chi? Sia Feltri che Abruzzo. La nostra mailing list è sbilanciata, è vero: infatti, sosteniamo l’opportunità di non votare (solo in Lombardia) perché non si sono candidati credibili. Ambrogio, che evidentemente riceve i messaggi del nostro e-group, avrà visto anche quello che conteneva il suo rapporto n. 1 sullo scontro Feltri-Abruzzo. Dunque, poiché era sbilanciato in favore di Abruzzo, non dovevamo pubblicarlo?

L’abbiamo messo in rete lo stesso poiché siamo un gruppo trasversale (e vogliamo continuare a esserlo) che raccoglie consenso in tutta l’area dei colleghi che hanno subito l’arroganza della dirigenza della FNSI sul rinnovo contrattuale. E’ per questo che non vogliamo sostenere la lista guidata da Abruzzo, partorita dai più accesi patrocinatori del contratto, né quella guidata da Feltri, collega che ha sacrificato codici comportamentali per noi essenziali (deontologia, etica, correttezza)  sull’altare di interessi personali: se questa è la sciagurata alternativa, meglio starne fuori.

Forse il caro Ambrogio farà molta fatica a uscire da quegli schemi che per anni hanno imbrigliato il sindacato dei giornalisti chiuso tra antagonismi personali e pressioni di partito. Ma le cose stanno proprio così. Il contratto bidone è un prodotto della cultura consociativa, di spartizione di poltrone e prebende. La cultura di chi non si cura degli interessi dei giornalisti né di quelli dell’informazione. La cultura della denigrazione che continua a essere familiare a tanti colleghi, anche ad Ambrogio.

Quando raccoglievamo le firme contro il contratto, i vertici della Fnsi ci tacciavano così: sono filoberlusconiani. Una falsità: alle riunioni di Quarto Potere partecipano giornalisti delle più diverse idee politiche, e non chiediamo a nessuno come ha votato il 13 maggio.

Ci interessa solo sapere cosa pensa del nuovo contratto e del futuro della professione. Ora secondo Ambrogio saremmo addirittura partecipanti attivi a quella che lui definisce "una vera e propria santa alleanza". Di che cosa dovevamo essere sospettati quando per primi abbiamo difeso la collega di Studio Aperto offesa dai servizi sul 25 aprile visto dalla parte di Salò?

E’ questa cultura che vogliamo cambiare e su questo siamo sulla stessa linea dei colleghi romani di Puntoeacapo. Insultateci pure e fornite di noi l’immagine deformata che preferite. Per fortuna, chi ha voglia può andarsi a leggere i messaggi di Quarto Potere nel sito del nostro e-group: http://it.egroups.com/group/quartopotere/ e così controllare, carte alla mano, quello che abbiamo scritto, prodotto e fatto. Cosa che Ambrogio, evidentemente, non ha pensato bene di fare.

Quarto Potere


25 Maggio 2001 - Copiare si può, ma non è affatto bello

 Gentilissimo, illustrissimo dottor Figaro, la disturbo per un semplice motivo: oggi, attraverso le pagine del Corsera, abbiamo saputo che venerdì Panorama pubblicherà un'inchiesta nuovissima: le risposte dei deputati alle e-mail inviategli dalla redazione del settimanale berlusconiano. 

Vuoi per presunzione, vuoi perché comunque, copiare le idee si può, ma non è bello, la stessa inchiesta è stata pubblicata dal quotidiano internet www.eday.it tre settimane fa.

Il giornale "virtuale" ha inviato 630 messaggi tra gennaio e marzo scorso e, il 6 maggio ha pubblicato l'inchiesta corredata da commenti, interviste,  ecc.... Inchiesta prontamente ripresa, il medesimo giorno, da Ansa e Agi e, i giorni successivi dalla stampa in genere (Da Il Tirreno a Sette, l'inserto del Corriere della Sera). 

Nulla voglio insinuare, nulla posso provare ma, come tu ci insegni, non è proprio bello, professionalmente e o eticamente, copiare (così pare) le idee altrui solamente perché, magari, avrà pensato Carlo Rossella quel giornale lo leggono solamente 30 mila persone. E chi se ne accorge? E' possibile che il settimanale più venduto d'Italia sia ridotto a cotanta bassezza?
Cordialmente
Ivan Sitti


25 Maggio 2001 - La straordinaria scoperta dell'acqua calda

Che indignazione e che ipocrisia. Gentile Barbiere, leggo dalle vostre videate che la Fnsi sta raccogliendo segnalazioni di giornalisti sfruttati, abusati, non tutelati, ecc. Ma bene! E cosa pensa di fare la Fnsi con quelle segnalazioni?

Accenniamo solo che hanno scoperto l'acqua calda e che - come tutti sanno - in questo mestiere si fa ricorso al lavoro nero più che per la raccolta di pomodori in Calabria. E poi, cosa vogliono, che siano gli sfruttati a denunciare i propri sfruttatori?

Sarebbe troppo bello e Patroclo esiste nei libri di storia. Se non mi sbaglio esistono organi preposti a indagini, segnalazioni e sanzioni per le testate e per i direttori che sfruttano i giornalisti. Il sottoscritto lavora in Toscana da anni ed è inutile descrivere le violazioni contrattuali anche gravi commesse da tutti i giornali locali, dalle televisioni, dalle radio e dagli uffici stampa - immagino che sia così ovunque -. A qualcuno sta bene così. Forse anche agli stessi sfruttati.

Se però qualcuno ancora si indigna faccia l'unica cosa coerente: strappi la tessera del sindacato stampa e quella dell'ordine. Loro sanno e non intervengono, per ragioni ovvie che sarebbe inutile spiegare. Credo sia l'unico modo per continuare a subire senza essere anche presi per i fondelli. 

E poi una domanda che, caro Barbiere, ti rivolgo personalmente: perché i contratti fin'ora in vigore sono stati firmati da sindacati ed editori se entrambi sapevano che non sarebbero stati applicati, se non vengono riconosciuti proprio ai livelli più deboli della professione mentre stipendi e tutele si sprecano per direttori e capiservizio ormai al vertice della carriera?
Spadino


24 Maggio 2001 - Striscia la Notizia striscia proprio terra terra

Mi chiedo cosa abbia fatto Giampiero Galeazzi ad Antonio Ricci. Dev’essere qualcosa che l’ha fatto infuriare e ripetere quella frase a lui tanto cara:”Te ne accorgerai…”. Che viene subito dopo al:”Ti metto il Gabibbo fisso sotto al portone”, tra il : “Sei sicuro di volermi fare uno sgarro?” ed il “Parlero’ col tuo direttore…”  

Qualcosa di terribile, perche’ ha fatto perdere a Ricci anche il piu’ banale senso del buon gusto. Quello che insegnano alle elementari. Mi meraviglio di quanto si siano divertiti Bonolis e Laurenti nell’essergli complici…Pero’ certo, se mi pagassero quanto pagano loro anch’io direi il classico”Vicienzo m’e’ padre a me!”. O no? Pero’, che Miseria, e quanta poca Nobilta’…  

Per farla breve ieri sera a Striscia compare Galeazzi con uno spolverino. Perche’ ha lo spolverino? Si chiedono i due lavoratori dello spettacolo. Perche’ se l’e’ fatta sotto e vuole coprirlo! Si rispondono gli onesti operai della televisione commerciale.

Cosi’ mostrano una vistosa chiazza sui pantaloni di Galeazzi…Potrebbe essere sudore, ma a loro piace pensare che sia pipi’, e piace raccontarlo a dieci milioni di italiani. Li diverte, che ci vuoi fare? Insistono sulla presunta incontinenza del giornalista e sghignazzano forte. 

Il solito stile di Striscia, insomma. O meglio, quello che Striscia riserva a quelli che pensa siano i suoi nemici. Quelli che “ci hanno mancato di rispettoso rispetto, aaah….Doing dedoing doing dedoing…”. Chissa’ quanto andremo avanti co’ sto tormentone!  Dipende da quanto e’ stato grande il torto che Ricci pensa di aver subito.

Ma qualsiasi cosa sia, cari miei, queste cose non si fanno. Moralismo? A questo punto: magari!

Io Galeazzi non lo conosco. E’ un collega, da quando ero un topo piccolo seguo le sue cronache sportive, l’ho visto ingrassare e dimagrire molte volte, e’ della Lazio, e’ sposato.  Ma di piu’ non so e non voglio sapere. Cosa fa pensare a Ricci il contrario?

C’e’ da chiedersi a quale pubblico si rivolge… Pensa forse ad un pubblico becero e sguaiato che non riconosce nemmeno i limiti tra cattivo gusto e volgarita’ e che ride se una persona ha un problema solo perche’ quella persona e’ famosa, e’ un giornalista? Allora a quando un bell’elenco dei giornalisti omosessuali? Quando cominceranno Bonolis e Laurenti (Laurenti, quoque…) a iniziare i servizi con:”Quel culattone di tizio ha scritto che…”  o anche “avete visto quella lesbicaccia di caia che errore ha fatto?”. La strada e’ quella. Nessuno si senta al sicuro. Be’, oddio, nessuno proprio no…qualcuno stia pure tranquillone. Come sempre.  
Topo Gigio


24 Maggio 2001 - Ma allora anch'io voglio fare il Deep-endente

Anche io mi offro come Deep-endente per soli 5 miliardi e rotti. Anzi il titolo DEEP & DENTE potrebbe essere quello di un nuovo show, la versione italiana di HARD TALK: interviste NON CONCORDATE affidate a Luttazzi, Guzzanti, Travaglio, Lerner, Gabibbo, Santoro. L'unico "PROGRAMMA IMPOSSIBILE" della tv italiana. Lo farei io naturalmente. Con la ragazza del bar (spero carina come Gaia de Laurentiis).  
Mimmo Lombezzi

Caro Lombezzi, la tua nobiltà d’animo mi commuove. Giuliano Ferrara, che con uno sprint insospettabile mi ha soffiato il posto, non ha ancora avuto nemmeno la sensibilità di contattarmi. Non nego di essere molto amareggiata. Mi chiedo se non si sia in presenza di un caso di aggiotaggio e se Ferrara non si sia abbassato a chiedere 7.500 lire a intervento, come un qualunque free lance. Altra ipotesi è che si faccia pagare 7.500 lire a chilo: in tal caso Mauri ha sbagliato a fare i conti e sborserà parecchi miliardi in più…Se le condizioni sono queste ultime mi offro a seicentomila al mese, agganciate agli sviluppi nei prossimi cinque anni delle pensioni minime. Non sarò carina come la de Laurentis, ma –tutto compreso (anche i respingenti anteriori e posteriori)- peso poco…
La ragazza del bar


24 Maggio 2001 - Non solo Autonomia

Mi pare utile che il "Barbiere" ricordi ai colleghi le elezioni all'Ordine. Per quanto riguarda Roma, vorrei però segnalare che le liste da voi pubblicate non sono espressione della sola Autonomia e Solidarietà, ma comprendono (quest'anno come in passato) anche altri colleghi. Grazie. 
Vittorio Roidi


23 Maggio 2001 -Mi candido per La Sette

Caro Barbiere... a me bastano 5 milioni lordi (non miliardi), magari al mese. Se a La Sette interessa un professionista 35 enne con alle spalle 15 anni di professione (dieci come corrispondente di un quotidiano nazionale, 4 di addetto stampa negli enti locali, uno di desk) e una esperienza senza pari in Toscana, eccomi.

Non ho fatto parte di Lotta Continua per ragioni anagrafiche: ma sono disposto a comprare una macchina targata Lecco (Lc). Saluti
Kilroy


23 Maggio 2001 -  Un esame diseducativo

Ho visto che avete pubblicato anche una mia lettera, quindi per aprire un dibattito comincerei con la domanda che vi avevo fatto in precedenza: perché non posso fare un esame di motociclismo?

Vorrei approfondire l'argomento: come ho già spiegato io mi occupo di motori da sempre (all'inizio della mia carriera però ho scritto anche di cronaca e di spettacoli) mentre all'esame è impossibile che esca un tema simile.

Ora, leggendo il programma dell'esame di stato c'è scritto che il candidato dovrà sostenere una prova in base alle conoscenze assimilate durante il praticantato, un controsenso no? Io ho visto ragazzi che hanno fatto il praticantato come grafici cimentarsi in temi di cronaca attualità o altro, ma nella loro vita professionale quando mai scriverano un articolo?

Poi, se dovessero decidere di passare a fare i redattori, credo che sicuramente potranno documentarsi. Io ho alcuni colleghi che si trovano per la prima volta a scrivere di motociclismo, e chiedendo agli esperti e con qualche manuale ci riescono benissimo... il problema dell'esame è che non si possono avere delle fonti, se non la nostra memoria, come diceva un collega in una lettera firmata Maqroll il gabbiere, l'esame di Roma è piu che altro diseducativo! A voi la parola!
Puele


23 Maggio 2001 -  Per qualche privilegio in più

Caro Barbiere, non rubo spazio alla tua casella postale, che immagino fin troppo stipata, e vengo al sodo con due semplici domande che rivolgo a tutti i colleghi giornalisti. Prima domanda: E' giusto che i giornalisti abbiano un trattamento di favore dalle ferrovie dello stato ?

Esistono anche altre categorie professionali che per lavoro utilizzano il treno in modo continuativo, ma non mi risulta che possano beneficiare di "tesserini" particolari per avere lo sconto sui treni.

Seconda domanda: ammesso che alla prima domanda si sia risposto "si", e' giusto che anche tra i privilegiati ci sia chi ha piu' privilegi e chi meno ? I giornalisti ricchi che vanno in prima classe godano di uno sconto del TRENTA per cento sul PREZZO COMPLETO del biglietto (comprensivo di supplemento), mentre i giornalisti meno ricchi che preferiscono viaggiare in seconda classe hanno diritto ad uno sconto del VENTI per cento sul SOLO BIGLIETTO, pagando quindi PER INTERO tutti i supplementi, e non con lo sconto del 30% come i loro colleghi di prima classe.

Questo almeno e' quello che mi e' stato detto telefonando a Roma presso il Consiglio Nazionale dell'Ordine. Forse queste domande, fatte con l'ingenuita' di chi e' pubblicista solo da qualche mese, potranno far sorridere qualche "vecchia volpe" del giornalismo, ma purtroppo non sono ancora riuscito a trovare una risposta plausibile a questi quesiti, quindi mi rivolgo a voi che ne sapete certo piu' di me. Con stima.
Joseph Pulitzer

Se e' giusto? No che non e' giusto. Se viaggi per i fatti tuoi, il biglietto te lo paghi, se viaggi per lavoro te lo paga il giornale. Al massimo si potrebbe prevedere un'agevolazione per i free lance, ma proprio al massimo. Volevi il nostro parere e l'hai avuto.
Bds


23 Maggio 2001 -  Non dovrebbe vincere il più piccolo?

Sono un ragazzo di Latina ed ho partecipato ai campionati studenteschi delle scuole medie inferiori. Arrivato alla fase regionale svoltasi a Roma ieri 17 Maggio alla Farnesina credo di essere stato preso in giro. Infatti qualificatomi per la finale all' arrivo sono arrivato sulla stessa linea di un altro ragazzo.

Il fotofinish ci vedeva uguali anche sulla stessa linea delle spalle ma mi hanno classificato secondo. Ho presentato ricorso e il giudice arbitro Giovanna Grillo quasi rifiutava il mio ricorso e ha però ammesso che al fotofinish mi ha visto pari all'altro atleta ma non ha considerato la regola che vince il più piccolo di età cioè io .Ora aspetto una risposta scritta ma forse inseguo solo un sogno...gli italiani (che grazie ad un giudice che non vuole lavorare non raggiungerò) Aiutatemi!!!!!!!!!
Un ragazzo di Latina


22 Maggio 2001 - Non vedo l'ora di leggere la prossima puntata  

Dite che lunedì mettete in rete la seconda parte del manuale del giornalismo (parte relativa alla cronaca nera) mettetela però che io vi sto aspettando.

Un saluto, siete grandi!!!!!!!!! Continuate così siete uno dei pochi siti Internet relativi alla stampa veramente interessanti
B.D.


22 Maggio 2001 -  Europa 7: ma ce le date 'ste frequenze?

Torna calda più che mai, dopo le elezioni, la questione delle concessioni televisive. Mediaset ne possiede due, ma trasmette con tre reti. Europa 7 ne detiene invece una, ed è in corsa per una seconda, ma non può trasmettere perché non ha le frequenze. Dopo un primo pezzo del Conte d’Almaviva, e una dettagliata replica a firma Memmo Torti, interviene  in controreplica Francesco Di Stefano, proprietario di Europa 7.

Il progetto di Centro Europa 7 prevede due reti, per un totale di oltre 700 dipendenti

Le frequenze di Retequattro sono dello Stato, che le dà in concessione; Retequattro non ha una concessione, perché le è stata negata con espresso decreto ministeriale: ora, se non ha ottenuto la concessione, non può nemmeno avere ottenuto le relative frequenze. Non ha avuto “un’autorizzazione provvisoria”, espressamente non più prevista dalla legge ma una “abilitazione”, status assolutamente non contemplato da alcuna legge ed “inventato” all’ultimo momento dal Ministero al solo fine di non far chiudere la rete. 

Il "congruo sviluppo" della utenza via satellite e via cavo si può riferire solamente allo sviluppo appunto via satellite e via cavo, cioè al dato di sviluppo dal luglio 1997 rispetto ad oggi, ed esso è superiore al 500%. Se questo non è un congruo sviluppo, non lo sarà mai. 

Certo la legge non impedisce un’eventuale vendita, ma solo del ramo d’azienda o degli impianti (art. 3 comma 19 L. 249/97), e solo a chi detenga già una concessione nazionale, quindi, nell’ambito delle 8 concessioni assentibili ai privati, che comunque non possono aumentare. 

Europa 7 non è mai stata un consorzio di emittenti, ma il marchio di una società, Centro Europa 7, che forniva un certo numero di ore di programmi comuni alle emittenti attraverso un regolare contratto, e raccoglieva la pubblicità nazionale che veniva inserita nel palinsesto comune e trasmessa attraverso le emittenti. Era cioè un circuito nazionale di emittenti locali organizzato da Europa 7. 

Il marchio Italia 7 era ed è di proprietà della Fininvest che, allorquando lo ha ritenuto opportuno, ne ha rivendicato la titolarità. 

Il marchio Europa 7 è della società Centro Europa 7 che lo ha regolarmente e per prima registrato. 

Certamente le emittenti del nord con l’auspicio della Fininvest hanno dato vita al nord a Italia 7 Gold, ma questo è successo dal 1° Gennaio 2000 allorché era scaduto il contratto con Centro Europa 7. Fino al 31.12.1999 e cioè fino a sei mesi dopo aver ottenuto la concessione nazionale, Centro Europa 7 ha organizzato l’omonimo circuito. Dopo di che ha dovuto rinunciare, per rispettare la legge 249/97: sicché la beffa, che non è certo l’unica, né purtroppo l’ultima, c’è stata eccome, posto che da un lato ha dovuto rinunciare al circuito nazionale e dall’altro  non è stata posta (né lo è tuttora) in condizione da poter utilizzare l’ottenuta concessione nazionale non essendole state assegnate le frequenze.

La Corte Costituzionale non deve ribadire il limite antitrust di non più di due reti nazionali in capo al medesimo soggetto, poiché Mediaset ne ha effettivamente due: Retequattro infatti non ha la concessione. Del resto la precedente pronuncia 420/94 della Corte Costituzionale e la legge 249/97 sul punto parlano chiaro. 

La Corte deve solo decidere se siano incostituzionali o no gli articoli ed i commi della legge. 249/97 che permettono l’esistenza di un periodo transitorio nel quale l’Autorità avrebbe dovuto ordinare a Retequattro di trasmettere solo sul satellite: a nostro parere la legge 249/97 è una sorta di legge truffa posto che, pur richiamando il limite di due reti nazionali sancito dalla Corte Costituzionale (né poteva fare il contrario) bypassa però il problema inventando un termine sine die, entro il quale l’Autorità deve provvedere nei confronti delle reti eccedenti, legato all’altrettanto generico concetto di “congruo sviluppo” dell’utenza satellitare. 

Se la Corte decide che tali norme sono anticostituzionali, viene meno il periodo transitorio, peraltro già abbondantemente utilizzato, per cui chi non ha la concessione semplicemente non può più utilizzare le frequenze (bene pubblico dato in concessione), che ritornano nella disponibilità del Ministero delle Comunicazioni e ci si augura vengono assegnate, ancorché in attesa del digitale, a chi ne ha il diritto dal 1999 ma non può utilizzarle. 

Certo che ci rendiamo conto che il proprietario di Mediaset sarà Presidente del Consiglio e che è in suo potere decretare e legiferare in modo da aggirare ancora una volta quanto deciso e quanto deciderà la Corte Costituzionale: quindi, più che  spegnere Retequattro, delibererà di riaccenderla, e questo è il più grave ed evidente conflitto di interessi che coinvolge il nostro paese. Già nel lontano 1984 del resto vi fu un decreto chiamato “decreto Berlusconi”, ancorché emanato dal governo Craxi

Nel governo Andreotti, con l’approvazione della legge Mammì, si dimisero ben cinque ministri, fatto di una gravità assoluta, e probabilmente mai prima accaduto. 

Il problema è che al nostro interessato interlocutore ciò sembra un fatto del tutto normale, ma non è così: l’illegittimità di Retequattro rimane anche se il nuovc Presidente del Consiglio dovesse legiferare fregandosene della legge e della Corte Costituzionale. Mediaset comunque è in posizione dominante vietata. 

Parimenti rimane un fatto gravissimo, indegno di un paese civile, la vicenda Europa 7, cioè di un soggetto che ha avuto legittimamente una concessione, ed anzi ha diritto addirittura ad averne una seconda, e lo Stato dopo quasi due anni non gli concede le relative e necessarie frequenze operative. Il rispetto della legge determinerebbe finalmente quel pluralismo dell’informazione che la Corte Costituzionale, con la citata pronuncia del 1994, ritenne indispensabile. 

Il fatto è che, molto semplicemente,  nel settore Radiotelevisivo in Italia non si è rispettata e si continua a non rispettare la legge! Ce n’è una, non scritta, in virtù della quale se non ti chiami Berlusconi, non hai diritto a gestire una rete nazionale: questa “legge”, al contrario, è stata sempre rispettata. 

Noi abbiamo fiducia che, di fronte a questa gravissima ingiustizia, la stampa finalmente si svegli (dormendo tutti gli altri) e ritorni a svolgere il proprio ruolo di garante delle regole e della democrazia, vigilando soprattutto sugli atti e fatti che riguardano la futura presidenza del Consiglio. 

Francesco Di Stefano,
Amministratore di Centro Europa 7


18 Maggio 2001 - Autonomi? Prendiamolo in parola

Figaro, ottimo e abbondante il commento sulle 'garanzie'. Perché non prendere in parola i giornalisti che sottolineano l'autonomia rispetto al nostro nuovo padre-padrone per mettere mano a una sorta di decalogo delle cose che, prima della presa di potere, si impegnano a non fare?

Perché non chiedi ai lettori del Barbiere di contribuire a scriverlo e, poi, a firmarlo con nome e cognome. Se non altro, avremo la soddisfazione di coglierli in contraddizione e di sputtanarli qualora i comportamenti effettivi dovessero divergere...
Un esempio: "Se palazzo Chigi o il Polo delle libertà mi chiamano a intervistare il primo ministro, pubblicherò sul giornale ciò che mi dice solamente se a una domanda di tre righe la risposta non supera le cinque righe...". Oppure: "Se vado in tv a intervistare il primo ministro, mi alzo e me ne vado a telecamere accese se non mi viene consentito di fare domande...."

Un secondo esempio: "Se lavoro in una testata direttamente o indirettamente attribuibile all'influenza del nostro nuovo padre-padrone, mi impegno a garantire al lettore un doppio confronto anche su fonti di interessi concorrenti, per ogni notizia relativa e imprese e affari a lui riconducibili".

Questa seconda regola avrebbe il vantaggio che praticamente nessun giornalista e nessuna notizia potrebbero sfuggire, il che garantirebbe un immediato miglioramento della qualità informativa espressa dal nostro sistema dei media.
ciao,
Pistino


18 Maggio 2001 - Per forza che Berlusconi vince

Caro Barbiere, sai perché Berlusconi ha vinto le elezioni? Perché in realtà in Italia ognuno fa come gli pare! Ti faccio un piccolo esempio, nella nostra categoria, di conflitto di interessi. Lo sai che uno dei due addetti stampa (a convenzione, nonostante nell'ente ci sia gente più qualificata) dell'amministrazione provinciale della città dove lavoro, oggi pubblica, con la sua bella firma, un articolo a tutta pagina di apertura sul principale quotidiano della città.

Tema? Ma quanto è brava la Provincia... Il titolo: "Sul litorale soffia il vento: è quello della ripresa, Smentite le lamentele i dati ufficiali della provincia parlano chiaro". Deontologia? Pfui! Codice penale (ma questo giornalista non viene pagato due volte, dal giornale e dall'ente, per fare lo stesso lavoro)? Cosa è? La legge 150/2000? la legge Bassanini? Bohh E poi ci sorprendiamo se vince Berlusconi?
C.A.
p.s. l'amministrazione della provincia è di sinistra.


18 Maggio 2001 -  Noi siamo in fila da 50 anni

Caro Barb: ai giornalisti che si sono lamentati per l'attesa di alcune ore per poter votare vorrei ricordare che tre milioni di italiani che per motivi di lavoro risiedono all'estero stanno spettando di raggiungere le urne da quasi mezzo secolo. Saluti da LaLa Land,
Dom Serafini


17 Maggio 2001 - Tonnarelli alla Montanelli

Caro/Cara Infelice praticante che l'11 maggio sul Barbiere della Sera hai raccontato del corso per praticanti a Fiuggi (ma non solo tu: quanti lamenti per studiare una settimana tanto da dover desiderare una cena degna di Vissani!).

Ti leggo solo oggi perché un amico e collega di Repubblica oggi mi ha detto che si parlava di me. Sono quella che si è messa a preparare cene a domicilio per sbarcare il lunario quando l'Unità ha chiuso.

Nulla di patetico né di grottesco come tu hai descritto (ma dal tuo italiano non si capisce bene se gli aggettivi si riferiscono a me o alla ex collega - non so chi sia - che vi ha raccontato la mia storia).

Potrei rivendicare il copyright dell'idea, ma è meglio se te la racconto, perché ho cucinato per molti altri giornalisti e così un giorno potresti avere bisogno di me.

Sono stata all'Unità per 12 anni passando di servizio in servizio, come alla maggioranza di noi accadeva, eppure curiosamente nei mesi seguiti alla chiusura del giornale un gentile collega del Giornale - che non conosco ma ringrazio - parla della mia "bellezza opulenta" (chissà che delusione se mi vedesse oggi con 10 chili di meno) dopo aver visto il film-documento di Segre.

Un altro collega tempo dopo scrive sul Foglio che mi sono imbarcata come skipper in Croazia nel corso della scorsa estate (ma prima avevo fatto il mio bravo turno all'Unitàonline). Vero anche questo.

Poi ho cucinato per mesi: mi sono stancata, divertita, ho guadagnato. In quei mesi forse solo io ho ricordato di essere una giornalista, ma con la nausea e una unica determinazione: quella di non accettare un pugno di riso per quasi vent'anni di professione svolta, leggi 50-80mila lorde per ogni articolo scritto.

Oggi sono di nuovo giornalista, ma con modi e tempi differenti: parto sempre più spesso, mi occupo di cooperazione, vado in barca a vela. E un noto ristorante della città mi ha chiamato qualche giorno fa per chiedermi qualche piatto. Ci penserò, se intanto ti interessa qualche ricetta...
La cuoca


17 Maggio 2001 - Grazie Bertinotti, me lo ricordero'

D'altronde cos'altro vi aspettavate da una campagna elettorale dove il piu' bel comizio lo ha fatto la Ferilli, l'utopia piu' alta l'ha raccontata Benigni, il colpo piu' micidiale alla credibilita' di Berlusconi lo ha sferrato Luttazzi, la riflessione piu' seria l'ha fatta Guzzanti, e il motivo piu' solido lo ha espresso Dario Fo?

Nani e ballerine? Giganti invece. Uomini ( e la Signora Ferilli) mossi dal sacro furore delle loro opinioni, che hanno messo in gioco anche la loro professione futura, visto che ci troviamo in un Paese da Barzelletta.

Mentre i politici, i Signori politici, come Amato, D'Alema, Veltroni, se ne scappavano come topi abbandonando la nave della sinistra e lasciandola in mano a Bertinotti, ancora una volta adulato da Fede come vero democratico. A proposito: Grazie, Bertinotti, me lo ricordero'.
Vincent


15 Maggio 2001 - Barbiere, stavolta hai preso un granchio

Solo un fesso può pensare che un politico entri nella saletta di montaggio del tg5. Solo una persona in malafede può dire che ciò sia avvenuto con Berlusconi. Con lui, così come era avvenuto il giorno prima con Rutelli, abbiamo rivisto in regia la registrazione dell'intervista.

Constatato che c'erano quattro minuti di troppo gli ho comunicato che l'avrei tagliata secondo criteri giornalistici (lo avevo fatto anche col candidato dell'Ulivo). Scherzando, davanti a una ventina di persone, Berlusconi ha detto: "Ma lei ha già rinnovato il contratto?" volendo aggiungere "e quindi non vorrà tagliare proprio me...". 

Avendogli però io risposto "no" il gioco si è interrotto tra le risate. Per la cronaca,
l'intervista è stata da me personalmente tagliata di quattro minuti insieme al montatore Sini Magurno (come vedete, non tutti amano l'anonimato...). Nella stanza non c'era nessun altro. Nè politici, nè garzoni di barbiere. So che è sfizioso e segno di libertà far circolare in un sito fatti e fattarelli delle varie redazioni: ma che ne resta di quella nostra bella regola professionale di verificare le notizie?
Enrico Mentana

Ok. Incassiamo e zitti. La storia ci sembrava buona assai e in fondo Mentana la ripropone in versione scherzosa. A noi e' stata raccontata in termini seri. Il cliente ha sempre ragione. Anzi no, non sempre, ma questa volta ci pare di sì. 
Bds


15 Maggio 2001 - La manfrina inesistente

Mi corre l'obbligo di smentire quanto scritto da "uno che c'era" riguardo l'intervista di Mentana a Berlusconi di venerdi' 11. Tutta quella manfrina sulla sala di montaggio, direttore qui, presidente la', guardi che non ho ancora firmato il suo contratto... e' tutta inventata di sana pianta.

L'intervista e' stata registrata nel primo pomeriggio e subito dopo Berlusconi se n'e' ovviamente andato. Il montaggio, per asciugarla un po' e ridurla a 11 minuti, la durata di quella del giorno precedente fatta a Rutelli, Mentana l'ha fatto verso le sei del pomeriggio, in perfetta solitudine se escludiamo il montatore. Non ho voglia ne' tempo di difendere Mentana, ma era una balla talmente grossa che non mi andava proprio di stare zitta.
Una che c'era davvero

E due a zero...
Bds


15 Maggio 2001 - Una colletta per Marcel

Caro Barbiere, sono pronto a contribuire alla colletta che spero venga promossa per aiutare il collega Marcel. Attendo ulteriori sviluppi, spero positivi.
Filippo Ottonieri


15 Maggio 2001 - Frequenze tv, tutta colpa dell'inciucio

Caro Barbiere, il pezzo del Conte d'Almaviva su Europa 7 (4 maggio) merita alcune  precisazioni: per amor... di (vero, magari!) pluralismo, pur con simpatia per il "finanziere" Francesco Di Stefano :

1) Hainoi, non "C'è una rete televisiva...", c'è (c'era) un progetto di  rete.

 2) Il progetto di Centro Europa 7 s.r.l. (la società che ha chiesto la concessione per Europa 7) non prevedeva, a regime, l'assunzione di 750 persone, ma complessivamente 380 (sempre un bel numero, intendiamoci) di cui  343 a tempo indeterminato e 37 con contratto di formazione. Di questi,  46 sarebbero stati "addetti all'informazione", con incerta qualifica. Vi si trovano infatti indicati: 1 direttore, 1 vice, 6 redattori capo e 38  "addetti all'informazione (giornalisti e telereporter)". Quest'ultima  "qualifica" si trova nel contratto dei lavoratori radiotelevisivi delle tv  locali (peraltro non applicabile alle reti nazionali) sottoscritto con  Cgil-Cisl-Uil dalla Frt, cui è associata la televisione locale di Di  Stefano, Tvr-Voxon.

 3) Non si può dire che le frequenze di Europa 7 sono occupate da Rete 4 che non ha la concessione. Le frequenze di Rete 4 sono di Rete 4, che, collocata  al 3° posto in graduatoria, ha avuto una autorizzazione provvisoria: fino a  quando l'Autorità...o, anche, Mediaset decida, all'ultimo momento, di venderla invece di mandarla sul satellite. Un'ipotesi prevista dalla legge e di cui mai si parla. Il compratore, in possesso dei requisiti minimi, avrebbe diritto alla concessione. La legge (ipocritamente) "apriva" (ma solo in teoria) il mercato a nuovi soggetti: Di Stefano (suggerito e  strumentalizzato?) ci si è buttato ed ora sta al palo.

 4) E' vero che sono trascorsi quasi 7 anni dalla sentenza costituzionale (dicembre '94) che imponeva a (allora) Fininvest (oggi Mediaset)e allaRai, di cedere una rete. Ma, se non è (ancora) avvenuto non lo si può imputare a Cardinale (che ha molte altre colpe) e Cheli. Questa situazione la si deve al governo Prodi e in particolare all'ex-ministro Maccanico ed al  "competente" sottosegretario Vita. I quali (per il presunto "inciucio bicamerale" D'Alema-Berlusconi?), fottendosene del (già trascorso) termine dell'agosto '96 generosamente concesso dalla Consulta, a luglio '97 fecero approvare la legge 249 che, mentre consentiva alla Rai di conservare la Terza rete ma senza pubblicità, non fissava un termine perentorio per la cessione o il trasferimento su satellite della Terza rete Mediaset (e una "esuberante" Telepiù), attribuendo all'Autorità il "potere" (sic!) di fissare la data: quando si fosse verificato il famigerato "congruo sviluppo".

Ma non delle antenne paraboliche (mostrano di crederlo Di Stefano e il "Conte") bensì dell'utenza. Rispetto a quale utenza? Qui sta il nodo del problema:  Mediaset, naturalmente, propone di rapportarlo (lo sviluppo) allo share medio di Rete 4 (intorno al 10%). A darle ragione, all'Autorità, ci sono certamente i 4 commissari eletti dal Polo. Lo stesso "parametro" per  Tele+Nero porta che il congruo sviluppo c'è effettivamente stato, rispetto all'utenza di tv criptate (Telepiù + Stream).

Tutti prevedono che la Corte -la legge Maccanico ha effettivamente  "tradito" la sua precedente sentenza - la prossima estate ribadirà il limite antitrust. Ma, purtroppo per Di Stefano (e tutti noi), non porterà allo "spegnimento di Rete 4". Perchè le sentenze costituzionali non sono  esecutive: se così fosse stato lo "spegnimento" sarebbe già avvenuto.  Dichiarata l'illegittimità costituzionale di quella parte della legge  Maccanico....servirà un'altra legge. Dalla prossima estate a presiedere il governo sarà il proprietario di Mediaset. Si  può ragionevolmente immaginare che il governo Berlusconi faccia un decreto  per "spegnere" Rete 4? Affiderà il problema al Parlamento, dove avrà la maggioranza.

 6) Non è vero che Europa 7 trasmetteva su 13 emittenti locali tra cui

 Telecity, Telepadova, ecc.. Quelle emittenti erano associate nel consorzio  Italia 7, di cui Di Stefano era presidente. Il logo Italia 7 era (ed è) di  proprietà in ogni regione delle singole emittenti che lo costituirono nel 1985, auspice la Fininvest, che forniva i programmi (il palinsesto lo faceva quel Gianni Pilo, proveniente da Videolina, poi diventato -dicono - mago dei sondaggi e due volte deputato di Forza Italia). Di Stefano aveva provato ad imporre il (suo) logo Europa 7, così "marchiando" i programmi che mandava da Roma: alcuni gli sovrapponevano il "proprio" Italia 7 (è il caso proprio di Telecity, Telepadova...).

Questa imbarazzante situazione si  protrasse fino a dicembre '98, scadenza del contratto e del mandato di Di Stefano che, intanto, "inventava" il progetto di rete per fare domanda a maggio '99, mentre "gli altri" Italia 7 tornavano autonomi (le 3 Telecity,Telepadova e Rete 7 hanno poi dato vita al Nord a Italia 7 gold, auspice - ancora una volta - la Finivest: chiedere a Carlo Momigliano). Insomma, la  "beffa" - almeno quella - (avere "rinunciato" al circuito ...senza rete ) non c'è stata.

  7) La "graduatoria" (della famigerata Commissione Munari) riportata dal Conte è parziale: ci sono in posizione utile anche Rete 4 e Telepiù-Nero: per questo Cardinale ha potuto (non "successivamente, con atto amministrativo") firmare le autorizzazioni provvisorie.

 Insomma, la vicenda Europa 7 è, a suo modo, una chicca, ma è tutta la storia  delle concessioni ad essere un pò "sporchetta": dalla composizione della Commissione (l'avv. Munari è uno dei legali di Fininvest-Mondadori), alle sue "distrazioni" (su Retemia, Elefante Tv-Telemarket, le due Tmc, ma anche  su Centro Europa 7), alla graduatoria, al ministro (non poteva firmare le concessioni ed autorizzazioni: compete alla Direzione generale del  Ministero, come, per altro, la firma della concessio e del contratto di servizio con la Rai). Difatti le questioni sono in mano ai magistrati:  amministrativi e penali a Roma, civili a Milano.

 Su questo - è vero - il silenzio dei giornali è assordante. Se se ne ossero occupati - magari con un po' dicompetenza - paradossalmente avrebbero portato altri voti a Berlusconi perché non v'è dubbio che cinque anni di centro-sinistra non hanno fatto bene al sistema televisivo.

 Infine, voglio segnalare che nessuno s'è accorto, almeno l'ha scritto, che tutte le tv locali sono attualmente fuori legge (se qualcuno ricorre inProcura...) perchè operano senza concessione (o autorizzazione). Avrebbero dovuto essere rilasciate entro il 15 marzo, per effetto dell'ultimo decreto di proroga, ma, com'era prevedibile - Cardinale è pur sempre un ex-Dc - fino  a dopo il 13 maggio non se ne parla.
Memmo Torti

In questa lettera lunga e articolata non si contestano due pilastri: primo, Retequattro trasmette pur essendo priva di concessione. Secondo, Europa 7 ha la concessione ma non può trasmettere, perché non le sono state accordate le frequenze. Per il resto, visto che "il silenzio dei giornali è assordante", lanciamolo almeno qui, il dibattito.
Il Conte d'Almaviva

14 Maggio 2001 - Sciopero scongiurato al Secolo XIX

Caro Bds, una buona notizia: lo sciopero proclamato al Secolo XIX per il giorno delle elezioni non si farà. L'azienda ha accolto le richieste del CdR e la protesta è rientrata. Adesso si aprirà la verifica sul numero del lunedì ma questo è un altro discorso.  

Ma ho anche una brutta notizia: chi ti ha chiamato per smentire la denuncia fatta da Gladiator non può certamente essere il direttore Antonio Di Rosa che, da autentico messinese, ben difficilmente può avere una "favella toscana" che io, in quanto il mi' babbo l'è davvero toscano, ben conosco. E poi c'è la prova del nove. Le precisazioni fatte da questo, presumo, millantatore sono sbagliate dalla prima all'ultima e vado a dimostrare.  

Primo: la perdita registrata nel primo trimestre 2001, certo per causa del calo della pubblicità ma il bilancio di previsione non l'ha mica fatto la redazione, sfiora il miliardo e mezzo, ben al di sopra quindi del miliardo scarso asserito dal millantatore. Una proiezione economica dell'azienda sull'intero anno prevede, in assenza di un recupero sulla pubblicità, il deficit a quasi sei miliardi. Il vero Di Rosa, al pari della redazione tutta, non può non conoscere questi dati.  

Secondo: le vendite in edicola, anche depurate del dato del settimo numero, non raggiungono i risultati dello scorso anno. Quant'è il calo? Visto che generalmente le aziende su questo dato fanno sempre il gioco delle tre carte tanto vale chiedersi quanti fossero i fagioli nel vaso della Carrà.  

Terzo: anche il vero Direttore sostiene che la Redazione romana del Secolo XIX non chiuderà e che dovrà essere solo riorganizzata ma ha già indicato, a differenza del millantatore, in che modo. Per la verità, i redattori romani sono avvezzi da anni a sentirsi minacciare chiusure e deportazioni (e per due di loro queste sono purtroppo davvero avvenute) ad ogni refolo di vento contrario ai conti dell'azienda.

Tutti i direttori, però, da Michele Tito a Tommaso Giglio, da Carlo Rognoni a Mario Sconcerti e perfino a Gaetano Rizzuto (sia pure con il passo falso delle deportazioni di cui sopra) ne hanno sempre difeso l'esistenza, l'autonomia e il ruolo. Lo stesso Di Rosa, all'atto del suo insediamento, garantì "un giornale imbattibile nella regione e forte sul piano nazionale" assegnando alla redazione romana proprio quest'ultima funzione.  

Se, dunque, il vostro interlocutore ha parlato, come avete scritto, di "giornale di provincia", no, non può proprio essere il vero Di Rosa. Questi, invece, dimostrando di avere le idee davvero chiare e in continua evoluzione ha detto di considerare il lavoro della redazione romana "inutile". Capita la differenza? Ah, volete sapere il piano del vero Di Rosa per la redazione romana? Abbiate pazienza, una …spina alla volta!! 
Mr. Mobbing

 Bolliti. Sì, dobbiamo essere un po' bolliti, se abbiamo scambiato un gracidio telefonico con la "c" aspirata della "favella toscana".  Sarebbe stato meglio risparmiarla, quell'inutile pennellata di colore. Per il resto, caro Mr.Mobbing, che ribadisci i concetti di Gladiator, stai attento a non dare del "millantatore" al direttore Antonio Di Rosa. 

Non ci ha chiamato lui, siamo stati noi a telefonargli. Per l'esattezza, alle 15,45 di giovedì 10 maggio, attraverso la sua segretaria e dopo un tentativo andato a vuoto un paio d'ore prima, perché era impegnato col Cdr. Il virgolettato, come sempre, corrisponde a quello che ci ha detto. 

Bds


14 Maggio 2001 - Non aspettiamo il Gabibbo

Un conto è la satira, un altro è l’umorismo di bassa lega. Un conto è la cronaca vivace, un altro è lo stravolgimento dei fatti a proprio uso e consumo.   
L’articolo di Gelsomina “La Striscia dell’amicizia” è proprio del tipo peggiore: non fa ridere e, soprattutto, non dice la verità. 

“Striscia la notizia” non ha mai accusato il nostro settimanale di “depistaggio, mistificazione, manipolazione della verità”, magari è vero il contrario: è la redazione di Striscia ad aver “manipolato” due articoli usciti su Viversani & belli. Ma questa è un’altra storia. 

A Gelsomina consigliamo di consultare un vocabolario prima di utilizzare certi termini da diffamazione, e ricordiamo che: nella “battagliera redazione di Viversani” non si è consumata alcuna “tragicommedia”, che la redazione di Viversani non è - e non è mai stata - un “figliol prodigo” reo di aver eletto un fiduciario (presente in ogni redazione normale) e che nessuno “spera nell’arrivo del Gabibbo”. 

A Gelsomina chiediamo di firmare i propri esperimenti di giornalismo, di imparare a non sacrificare i fatti sull’altare di una satira becera e di farsi un mazzetto… di gelsomini suoi.
La Redazione di “Viversani & belli”


14 Maggio 2001 - Publicitas non olet

Grazie per l'apprezzamento per il numero. Abbiamo visto anche noi che la pubblicità di una casa editrice contenuta nello speciale di Diario "Libro di storia" tende piuttosto al nero. Ce ne siamo accorti quando abbiamo avuto in mano il numero stampato perché la Publikompass, nostra concessionaria pubblicitaria, manda le pellicole direttamente in tipografia.

Noi conosciamo in anticipo solo i nomi delle società committenti, nomi che, spesso non dicono nulla. PK ci ha spiegato che la casa editrice Città Nuova è un loro vecchio cliente presente su numerose testate che ha esplicitamente chiesto una pagina su Diario sapendo di un numero speciale dedicato alla storia. Secondo voi avremmo dovuto rifiutarla? Io non credo.
Enrico Deaglio, direttore di Diario


14 Maggio 2001 - Un po' di severita' non guasta

Caro Barbiere , non mi sono ancora ripreso dagli insulti agli ebrei su Studio Aperto, il tg di Italia Uno,una vicenda della quale hai parlato anche tu,e cosa mi succede? Giovedi scorso mi stavo godendo "le Iene",sempre su Italia Uno,e chi ti vedo?Ma il direttore di "Libero" e commentatore politico di Studio Aperto,l'ineffabile Vittorio Feltri al quale viene chiesto cosa pensi di Adolf Hitler.Risposta di Feltri,serio serio:"severo ma giusto".

Caro Barbiere,io sono molto tollerante,sono abituato a sentirne proprio di tutti i colori,ma che un "collega " definisca ,nel 2001,il capo del nazismo un uomo "severo ma giusto"mi pare veramente troppo.Va bene rivalutare il passato ma anche il nazismo mi pare eccessivo. O no?
buona giornata.
G.G.


11 Maggio 2001 - Macché crisi, abbiamo solo meno pubblicità  
 
Trattative frenetiche, al Secolo XIX, per evitare lo sciopero dei giornalisti, già in programma per domenica 13, il giorno delle elezioni. Ieri il Cdr ha incontrato il direttore, Antonio Di Rosa, e poi la proprietà. Le parti si rivedranno stamattina: si discute di straordinari, carenze d'organico e giorni di riposo. La sensazione è che alla fine la protesta potrebbe rientrare.
Il direttore, intanto, ci dà una bella tirata d'orecchi telefonica, per via dell'articolo apparso l'altro giorno. "Primo - dice al Barbiere - i 5 miliardi di passivo di cui avete parlato non esistono proprio. Certo, siamo un po' in sofferenza con la pubblicità. Ma in tutti i giornali, in questi mesi, si registra un calo netto rispetto all'anno scorso. Non so esattamente come si traduca in cifre, ma di certo la perdita è al di sotto del miliardo."
"Secondo - prosegue con la sua favella toscana il direttore - Il nuovo numero del lunedì è in pareggio perfetto. Certo che c'è un calo, se guardiamo alle copie medie vendute al giorno: bella forza, l'anno scorso si divideva la settimana per sei copie vendute, adesso per sette. La verità è che vendiamo 125 mila copie al giorno, duemila di più di quanto previsto dal budget".
"Terzo, non è vero che la redazione romana chiuderà. Si tratta semplicemente di ridiscutere il suo ruolo e di riorganizzarla secondo le esigenze di un giornale di provincia. Come? Non ve lo dico ancora".
Bds 

11 Maggio 2001 - Un clic e un parere su agendaonline 

Caro collega, ti invito a cliccare sul link http://www.agendaonline.it/giornalisti.htm , dove ho pubblicato poche ma interessanti righe sulle modalità di comunicazione per il Rinnovo delle Cariche dell' Associazione della Stampa Napoletana

Avrei piacere di conoscere un tuo parere
Lino Sorrentini, direttore responsabile Agenda on line Campania http://www.agendaonline.it 0347.6246171


10 Maggio 2001 - Vi voglio bene e quindi vi correggo

Cari Barbieri, suppongo lo abbiate già notato ma il pezzullo su Donna Moderna, Veneziani e Deaglio (3 maggio) contiene un errore, ad onta del titoletto corretto.
Il Deaglio in questione, infatti, è Enrico e non Mario.

Vedete voi, io vi avviso essenzialmente per provarvi quanto vi seguo e quanto volentieri, detto senza alcuna ironia beninteso.
Giancarlo Riccio


10 Maggio 2001 - La campagna cI ha teso l'imboscata e noi ci siamo stati

No. Questa volta non ci sto. Anch’io ho trovato ridicolo in modo imbarazzante il libello elettorale di Berlusconi. Ma è fin troppo facile fare sfoggio di bella scrittura sparando così apertamente sul pianista, per altro già abbondantemente crivellato di colpi.

Per inciso, questa non è una difesa di Berlusconi, ma una riflessione sul ruolo che noi giornalisti abbiamo avuto nell’esacerbare i toni di questa campagna elettorale.

Insomma, su ben altro avremmo dovuto fare esercizi di stile. Altri sono gli episodi che avrebbero dovuto scatenare la nostra indignazione.

In una campagna dove i programmi sono occultati dai contendenti, lorsignori hanno preferito farci scrivere di risse e insulti, litigi e battibecchi.

Questo sì che avrebbe dovuto provocare una qualche nostra reazione di sdegno: ci hanno strumentalizzato e piegato al loro gioco al massacro, e noi ci siamo stati.

E non conta il fatto che Magicabula sia una pubblicista che lavora in un ufficio stampa (ovvero, con poco a che fare – lavorativamente – con la politica): le nostre parole contano un po’ di più di quelle degli altri, sia che siano stampate sulla prima pagina di un quotidiano nazionale, sia che siano pronunciate fra amici.

Di questo potere c’è chi ne è fin troppo consapevole (e ne fa un uso quantomeno disinvolto). Altri, invece, sembrano dimenticarsene, o fanno finta che non sia così.

In entrambi i casi, i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Gelsomina


10 Maggio 2001 - Quel Mitraglia che non ci lascerà mai 

Caro Barbiere, diciamocelo una volta per tutte. Basta con queste notizie distillate quotidianamente su Mentana che va, che torna, che rivà e che ritorna. Ne abbiamo tutti le orecchie piene. 

Tanto più che in Via Aventino, al Tg5, c'e' un clima da disfatta e il parlarne non fa altro che acuire il nostro tormento. Lo champagne che dovevamo stappare per festeggiare l'arrivo del nuovo direttore lo abbiamo riposto mogi mogi nei nostri cassetti senza neanche fare la parte di "riciclarlo" per dire grazie a Mentana che non ci lascia e, temo, non ci lascerà mai. 

Avevamo sperato nel nostro risorgimento, nell'alba di una nuova era. Con un direttore diverso e soprattutto più incline ai rapporti umani. C'eravamo tutti illusi che a Milano 2, la madonna di Segrate avesse fatto il miracolo, liberando noi da lui e lui da noi. Il giorno dell'addio l'avevamo sognato tante notti nelle ultime settimane. 

Mentana, credimi, se fosse andato via davvero, a malapena ci avrebbe degnato di un saluto. Ma noi, pur di rinascere, fammi passare il termine, volevamo congedarci da "Mitraglia" con garbo, insomma da buoni amici. E invece, arrivati al dunque, tiè, fregati. Figurarsi: era troppo bello per essere vero. Il bluff aveva come scopo quello di alzare il prezzo e non solo è riuscito alla perfezione ma il baldo Piersilvio (Berlusconi) ha abboccato all'amo. 

Ora sappiamo che Mentana guadagnera' 4 miliardi (lordi) mentre noi siamo e resteremo i soliti 4 (gatti) che si ammazzano di lavoro, con mezzi tecnici fatiscenti, per permettere a lui di andare ai piani alti di Mediaset facendosi bello e dicendo che confeziona un telegiornale competitivo, a basso costo. E grazie, siamo noi che costiamo poco e lavoriamo come schiavi. Al TG1 al nostro posto farebbero le barricate. 

Ti dico una cosa caro Barbiere, da collega. Non c'e' bisogno che Mentana vada a "Lasette" per raccogliere una nuova sfida. Lui fa finta di averlo dimenticato ma lo sa benissimo:siamo noi la vera Telemontecarlo.  
Uno de "Lacinque".


9 Maggio 2001 - Anche "diario" ha un'anima nera

Venerdì 4 maggio
Cari amici del Barbiere,
oggi, come ogni mattina vado in edicola a comperare la solita "mazzetta" di giornali. E' giorno dei grandi settimanali d'attualità in uscita (si dice newsmagazine, vero?), ma non mi accontento. Aspetto con ansia, infatti, l'uscita del terzo numero del "Diario della settimana", questa volta dedicato alla storia, passata e contemporanea, contro ogni revisionismo.

Dopo quelli sulla Shoah e su Berlusconi (una vera chicca, si capisce), mi dico: "Ben scavato, vecchia talpa!" e mi dedico a un'attenta e assorta lettura (piove, il tram si fa attendere, ecc.). Insomma, come direbbe Deaglio, me lo leggo tutto e poi lo colloco nello scaffale migliore della libreria.  E' ottimo e abbondante, infatti, lo specialone: ricco di articoli, immagini, disegni e persino grafici scritti e realizzati da ottimi giornalisti, valenti storici, grandi fotografi, valenti disegnatori. Tutto bene, dunque?

 
Non proprio. Infatti, proprio mentre sto passando - con voluttà e soddisfazione - da un originalissimo articolo sulle "quotazioni", condite di borsino grafico, di alcuni grandi italiani del nostro secolo alla parte cinematografara dello speciale di "Diario", quella che dovrebbe raccontarmi come Hollywood e Cinecittà riscrivono a loro piacere la storia mondiale, m'imbatto in una curiosa pubblicità (a pagina 110).

"Volti della storia", s'intitola la collana pubblicizzata, Città Nuova è la casa editrice, "Poco conosciuti. Vicende, passioni e fenomeni dal Medioevo ai nostri giorni", recita la manchette pubblicitaria. Seguono i principali titoli della collana: si occupano di Medioevo in chiave ultracattolica ed esoterica, di "insorgenze" dell'Ottocento in chiave antiliberale e antirisorgimentale, delle "persecuzioni" subite dalla Chiesa cattolica in Spagna e di "legionari rossi" durante il governo del Fronte Popolare in chiave ferocemente filofranchista e anticomunista, eccetera.

Ma la chicca finale sono, al fondo della pagina, i nomi dei curatori della collana: lo storico Franco Cardini (brillante medievalista, ultrà del cattolicesimo oltranzista, un maitre a penser per... Cl) e il professor Francesco Malgieri, una "firma" di quella "Nuova Storia contemporanea" che lo stesso speciale di "Diario" colloca giustamente, appena poco prima (esattamente a pagina 17) tra le riviste che hanno fatto del "revisionismo storiografico" a tutto campo (antirisorgimentale, antirepubblicano, anticomunista, antiazionista e persino negazionista) una vera e propria bandiera, storica e ideologica.

Tutta gente che scrive sul "Secolo d'Italia", su "Area" e - quando gli va bene - su "Ideazione" e su "Liberal". Un'area - e pensieri e parole - che quelli di "Diario" sommamente avversano e combattono. Ma di cui, evidentemente, non conoscono (a fondo) vita e opere. Altrimenti - speriamo caldamente e vogliamo credere - mai e poi mai ne avrebbero accettato la pubblicità, sulle pagine di "Diario", e per uno "speciale" che proprio sull'uso politico della storia è stato costruito.

O dobbiamo maliziosamente pensare, anche per un settimanale "radical" come quello diretto da Deaglio, che la pubblicità è l'anima (nera) del commercio?

Tersite

9 Maggio 2001 - Applichiamo la par condicio anche ai provocatori 

Alcuni giornali elencando le varie manifestazioni che si sono svolte in occasioni del 25 aprile hanno riportato alcune dichiarazioni del nobel Dario Fo che, in merito all'aggressione subita da alcuni giovani di destra intenti a depositare fiori a Milano in piazzale Loreto, ha testualmente dichiarato: "Se le sono cercate!!!"
 
A questo punto mi piacerebbe che il signor Fo esprimesse commenti favorevoli quando le forze dell'ordine caricano i cortei composti da autonomi dei centri sociali che arrecano disturbo, ma soprattutto pericolo, al quieto vivere cittadino!!!
Non sono forse una provocazione gruppi di persone che si trovano a manifestare con il fine esclusivo di creare incidenti????
Patetico
 

8 Maggio 2001 - Confesso, all'esame ho barato

Caro Luther Blisset, l'Esame di Stato per l'iscrizione all'Albo dei giornalisti professionisti è un 'monstrum' inutile. 'Monstrum' per i costi, da te giustamente elencati (tra l'altro, perché farlo in quella specie di puszta magiara o di deserto dei tartari buzzatiano dove sorge il possente Ergife? davvero non esistono luoghi più comodi e consoni, in tutta l'Urbe?); 'monstrum' perché stupido: è come chiedere a uno specializzato in chirurgia - dopo 6 anni di corso canonico e 5 di specializzazione - di fare un'iniezione, altrimenti niente abilitazione... Qui si chiede a persone che lavorano nei giornali da un minimo di 18 mesi a un massimo di... anni-e-anni (leggasi: abusivato) di dimostrare di saper scrivere un articolo.... 

Quanto all'atmosfera di suk levantino, direi che rientra nella norma dell'italica conduzione degli esami. personalmente, un paio d'anni fa, mi adeguai all'andazzo scambiando temi e opinioni coi colleghi presenti sotto il naso compiacente/distratto dei 'commissari'... vergognoso, lo so, ma che altro fare, se non adeguarsi? Sommessa preghiera agli dei superni, in conclusione: se proprio non si può farne a meno, almeno non si potrebbe collocare la sede nei rispettivi capoluoghi di regione? O l'Ergife ha sempre ragione?
Cordialità
Filippo Ottonieri


8 Maggio 2001 - Davvero un milione sprecato

Caro Barbiere
, Luther Blisset ha ragione quando si lamenta di aver buttato un milioncino per quella assurda giornata all'Ergife. C'ero anche io e per questo sottoscrivo le sue lagnanze.

A queste vorrei poi aggiungere una domanda nemmeno tanto acuta. Perché gli esami di idoneità debbono consistere nel costringerti a scrivere cose che in nessuna redazione ti chiederebbero, a farlo con modalità operative (isolamento, niente telefono, niente verifiche) che non ti sono mai capitate e non ti capiteranno mai (speriamo) e avendo come fonti primarie due fotocopie di pezzi usciti la mattina stessa (perché non le agenzie?) o solo la tua memoria?. Insomma, se bisogna dimostrare di "aver imparato a fare questo mestiere", perché allora ti chiedono di fare un temino su tracce quantomeno generiche ("Illustri il candidato le differenze tra Clinton e Bush")?
Uno degli elaborati (45 righe) aveva come allegati due pezzi sulla vicenda della suora di Viale Trastevere, e senza dubbio alcuno titolava: "Torna l'incubo di Marta Russo. Una suora colpita da un proiettile mentre cammina per strada a Roma". I due pezzi (i primi, usciti quella stessa mattina) riportavano soltanto la versione della suora, limitandosi a registrare una concatenazione di fatti di per sé singolare (niente sangue, niente testimoni, tempi che non combaciano, straordinario vigore fisico per una donna di 62 anni che ha un proiettile nel polmone da un'ora e arriva in ospedale con la Bianchina del convento), ma senza rendere esplicito nessun interrogativo sulla credibilità del racconto della sorella.
Dovendo fare un pezzo senza altre fonti che due quotidiani (cosa che se uno la attuasse in redazione dovrebbero dirgli che è non va bene), chissà quanti aspiranti giornalisti quella mattina hanno fatto il loro tema cercando nella memoria i dettagli del caso di Marta Russo, esercitandosi sulle descrizioni di luoghi e personaggi, prendendo per buoni i fatti citati da questi allegati, facendo di una palla di neve una valanga. Salvo poi tornare a casa giusto in tempo per il Tg3 delle sette e vedere finalmente ripristinata l'arte del dubbio: la suora aveva tracce di polvere da sparo sull'abito, dunque chi le ha sparato le stava vicino; non aveva dovuto fare 200 metri a piedi per tornare al convento, forse tutto è accaduto proprio là dentro, e via così.
Personalmente mi sono fatto una risata, e ho sperato di conoscere l'uomo che ha scelto quel fatto di cronaca, quella mattina, prima di ricordarmi che sulle disgrazie non si ride mai. Poi ho pensato che questa piccola storia contenga la risposta a tutte le domande che mi ero fatto sull'utilità e sulle modalità dell'esame di idoneità professionale. Inutile e costoso, dice Luther Blisset. Io aggiungo che è pure diseducativo. 
Maqroll il gabbiere

8 Maggio 2001 - Ma i radicali non son più originali

Caro Figaro, sono d'accordo con te. Per rispetto a Bobby Sands e agli altri morti nelle carceri irlandesi. per rispetto ai familiari dei detenuti turchi (che lo sciopero della fame lo fanno per davvero); oppure - tanto per cambiare forma di protesta - per rispetto ai bonzi che si davano fuoco per la libertà del Tibet, mi rifiuto di prendere in considerazione la solita pantomima che i radicali ci propinano da circa 30 anni. Almeno una volta queste proteste avevano il pregio dell'originalità...
Giorgio Ballario


5 Maggio 2001 -Datemi la lista dei Magnifici 7


La storia narrata da Topo Gigio mi ha commosso alle lacrime. Forse son io quella fanciulla condannata all’onanismo culturale per supplire in qualche modo al dualismo maschio/ intelligenza… Da tempo, comunque, ho scoperto che è più gratificante questa strada rispetto alla classica e semplice pratica onanista.  

Col tempo un equilibrio si trova e, se la cultura non riesce ad abbinarsi alla natura, si può sempre percorrere le due strade in parallelo. Certo che sarebbe carino- da parte di Topo Gigio, che ha brillantemente sollevato il problema- entrare in possesso dell’elenco dei magnifici sette.

 Ovviamente la legge sulla privacy impedisce la diffusione di dati personali e quindi l’elenco rimarrà segreto o, al limite, diffuso attraverso la consolidata tecnica d’informazione giornalistica ‘te lo dico, ma ti prego non lo dire a nessuno…’
La ragazza del bar


5 Maggio 2001 - Non solo scoop


Uno sfogo: fatevene quel che volete. Vi seguo sempre.

Uno si sveglia la mattina, quella per di più in cui il calendario gli appioppa un altro anno ancora (quota 43), si siede nella poltrona del Barbiere e cosa vede? Che beve male, fuma troppa e poi a letto ha anche qualche intoppo. Un risveglio terribile e reso doloroso dall'occhiello che come un bisturi ti devasta ricordantoti che è «tutto inutile: come amanti le colleghe non ti considerano proprio».

Vale la pena di continuare la giornata? Si possono passare i pezzi dei collaboratori e disegnare le pagine (e dire che da grande volevo fare il giornalista...) con questo ennesimo macigno? E' propio dura. Ma è la stampa, bellezza. E tu non puoi farci niente... Fin quando non ritrovi (con grande fatica) un po' l'orgoglio e il fanciullino che è in te. Meglio ancora: il 'puttanino' che è in te.  E allora non sono proprio convinto che le nostre colleghe siano così deluse, o almeno non di più quanto lo siano i colleghi. Redattori microdotati e redattrici frigide? Suvvia.

E' vero che siamo abituati a esagerare e farci del male... Mi ripeto che sono uno splendido quarantenne (un po' di training autogeno non guasta) ma non m'ispiro solo a Moretti: penso anche a Mozart-Da Ponte: «Non so più cosa son cosa faccio, or di foco ora sono di ghiaccio, ogni donna mi fa palpitar». Ancora è così. Deve essere così. Per evitare, umile ricetta personale, tremende defaillance e depressive frustazioni, smettete (smettiamo) di essere giornalisti/e quando siete (siamo) tra le pezze. Non prendetevi sul serio. Non bisogna fare scoop. Accontentiamoci, almeno in queste occasioni, solo di sco...
Cherubino


5 Maggio 2001 - Questo schifo d'esame che mi costa un milione


Ero fra i 450 sfigati che lunedì 30 aprile si sono presentati all'Ergife a Roma per 'dimostrare' di essere in grado di fare questo mestiere.  Dire che è stata una esperienza disgustosa è ancora poco. Intanto, come in tutti i concorsi che si rispettano, c'erano i soliti raccomandati, ovvero 'colleghi' seguiti con attenzione speciale dai commissari: "E' tutto a posto? Hai bisogno? Guarda, togliererei quella frase..., la risposta al secondo quesito è così..."

Ovvio che i suddetti commissari saranno in grado di riconoscere i temi di questi candidati, visto che glieli hanno praticamente già corretti in diretta.  Ho anche il ragionevole sospetto che qualcuno avesse già in tasca tutte le prove, visto che diverse persone hanno consegnato in tempo record. Ma questo è solo un sospetto. Tutti gli altri noi sfigati ci siamo arrangiati. Nell'insieme, il souk di Tunisi è meno caotico. 

A questo casino, aggiungi il fatto che l'esame si fa con la macchina da scrivere manuale e che una delle domande professionali chiedeva la differenza fra sistemi di composizione a caldo e a freddo; certo, il vecchio caro piombo, andato in disuso più o meno negli anni '60. Forse i commissari (età media non proprio bassa) non se la sentono di avventurarsi in argomenti un po' più recenti? Mi spieghi una buona volta cosa cosa devo sapere io del piombo, visto che uso macchine fotografiche digitali e computer più potenti di quelli che hanno mandato l'uomo sulla luna?  

Per prendere parte a questa magnifica giornata, ognuno di noi ha speso oltre un milioncino fra tassa d'esame, hotel, treno, corso di preparazione e manuale su cui studiare (a proprosito del manuale: l'autore, presidente dell'Ordine della Lombardia, potrebbe almeno fare la fatica di rileggere i quiz: ce ne sono di ripetuti due volte, ci sono dei copia e incolla continui, ci sono pezzi che raccontano 'La riunione di oggi ...' oggi quando? Tre anni fa?). E qualcuno dovrà anche ripetere tutto da capo a ottobre.

  La categoria, che tanto se la mena con contratto, professionalità, dignità e tutte le altre fole che sappiamo, dovrebbe vergognarsi di un sistema di accesso così squallido e fuori dalla realtà. Ne vogliamo parlare o è un argomento che interessa solo chi in questa categoria deve ancora entrare 'ufficialmente'? 
Luther Blisset

 


5 Maggio 2001 - Apri un bar a via dei Giornalisti e avrai una casa


Caro Barby, vogliamo parlare delle case dell'INPGI? Allora parliamone. Da 27 anni vivo in via dei Giornalisti, "ridente" stradina senza uscita nel quartiere Monte Mario, a nord di Roma. Qui, credo negli anni sessanta, l'Inpgi costrui' palazzoni e palazzine da assegnare ai giornalisti. E la notizia? La notizia è che di giornalisti, a via dei Giornalisti ce ne sono veramente pochi. 

Per anni l'assegnazione degli appartamenti è stata guidata da misteriosi criteri. Pochi personaggi, sfigati nello spirito ma ricchi nel portafoglio, si sono costruiti un impero di amicizie, porta borse e scendiletto, assegnando case e casette.  

Ed è così che a via dei Giornalisti, nel corso di un ventennio, il giornalista è diventato un animale in estinzione. Poi qualcuno un giorno ha detto: " basta con questo schifo! Facciamo tornare i giornalisti in questa zona! (un po' come hanno fatto con gli orsi in Abruzzo). 

Il tentativo forse è riuscito ma... ogni tanto qualche scivolone. Un esempio? Semplice. Secondo voi, se uno apre un Bar a via dei Giornalisti ha diritto anche ad avere una casa dell'INPGI??? Io la risposta la so. E voi?

 


4 Maggio 2001 - Le ragioni profonde del digiuno dei radicali


Caro Figaro, non so se, parlando del digiuno della Bonino, scherzi o fai sul serio quando metti sullo stesso piano di interesse giornalistico temi politici e il pallone
?

Perché allora la Gazzetta dello Sport, con tutto il rispetto per la bravura dei colleghi e per l'ottimo prodotto, è il giornale più completo d'Italia. Ancora: evviva Sorrisi e canzoni, per non parlare della Voce di Sant'Antonio.

Vogliamo essere seri? La notizia è la notizia, ma in Italia (non so all'estero) per costringere i media a pubblicare certe notizie scomode agli equilibri di potere bisogna arrivare , come mostra la Bonino, in punto di morte. Parli di professionalità? E allora cinicamente da professionista a professionista, ti invito a prendere in esame spazi come Porta a Porta, il Raggio Verde, il Maurizio Costanzo Show. Hanno affrontato temi di tutti i generi con Casini, Di Pietro, Diliberto, Buttiglione, Vita, Bertinotti, la Francescato e compagnia cantante.

Dibattiti talvolta soporiferi nonostante la bravura dei conduttori. E allora, giornalisticamente parlando, quale migliore occasione che "sparare" un personaggio come Coscioni che solo lui, la sua malattia, lo sforzo sovrumano di uscirne, la sua voce elettronica che gli permette di comunicare potrebbe essere un personaggio tipo la Keller (quella signora sorda e muta e cieca che molti di noi non dimenticheranno mai...)?

E poi, dai: la possibilità di dibattito su un tema come quello degli embrioni, dove la par condicio non solo per una volta si può rispettare, ma è pure interessante: con confronti tra premier, candidati premier, preti suore , soloni di tutte le tendenze, scienziati e via dicendo. E tutto questo alla vigilia del voto. Mi pare, e parlo da modesto cronista, che materiale ce ne sia. E anche possibilità di un audience, alla Celentano.

O sbaglio? Però questo dibattito non lo vedremo mai. Certo i radicali sono noiosi: e lo erano, mi dispiace caro Figaro, anche ai tempi del divorzio e dell'aborto: Quando riuscirono ad avere "voce" esattamente dopo scioperi della fame e proteste clamorose. 

Perché anche su quei temi la censura era totale, altro che i giornalisti scatenati come cani sull'osso. Erano, scusa se ti rinfresco la memoria, i tempi di preparazione di un certo compromesso tra Dc e Pci: e allora non si volevano ricostruire storici steccati, né spaccare il paese su temi del genere.

(Tra l'altro il referendum sul divorzio non era stata neppure chiesto dai radicali ma da Gedda e compagnia e fino all'ultimo Berlinguer con tutta la sinistra, esclusa una parte del Psi), tentò di evitarlo). 

Quanto alla Corte costituzionale, ormai anche gli storici più moderati riconoscono che il suo ruolo è stato in molti casi, con chiara forzatura del ruolo "asettico" previsto dalla Costituzione, più politico che di arbitro "super partes". Evitando (sul discutibile presupposto che erano i partiti politici in quanto tali un valore costituzionale da tutelare) "scontri" su temi che i partiti stessi non erano in grado di gestire. Per concludere, se è vero che a fare notizia deve essere l'uomo che morde il cane ...Che dire? Tutto ciò è molto triste.
Roberto della Rovere - Corriere della Sera



Caro Roberto, nessuno discute il fatto che sia piu' "importante" dibattere di temi come la ricerca scientifica sugli embrioni che sul derby Roma Lazio. Come ho scritto, i radicali hanno ragione quando rivendicano maggiore attenzione dei candidati premier a questi temi e nessuno se la puo' cavare sostenendo che "si tratta di temi attinenti alla coscienza individuale".

Cio' che personalmente trovo intollerabile è che essi, nella fattispecie Bonino e Coscioni, tentino di imporre l'agenda delle notizie ai mezzi di comunicazione sottoponendo giornali e Tv e un vero ricatto: o parlate di questi argomenti, o noi ci suicidiamo.

Tanto piu' se si parla di un soggetto politico al quale non mancano i mezzi per parlare. Non e' Radio Radicale uno strumento di comunicazione nazionale seguito e ascoltato dal mondo politico nazionale che ha deciso tra l'altro di garantirne la sopravvivenza con una convenzione con lo Stato? Io, Radio Radicale la ascolto sempre. Lo slogan che ne accompagna le trasmissioni e' (non lo ricordo alla lettera ma il senso e' questo) "una radio al servizio dei cittadini, il microfono nelle case, la tua voce senza filtri eccetera eccetera. E mi pare che Radio Radicale tratti ampiamente i temi in discussione. Cos'e', allora? Non e' sufficiente l'audience della Radio e quindi diventa necessario sottoporre a forti pressioni i grandi quotidiani e le Tv nazionali?

Non e' neanche vero che il dibattito sullla ricerca scientifica, come affermi, "non lo vedremo mai". Non so tu, ma io l'ho visto proprio al Raggio Verde, qualche settimana fa, ospiti Coscioni con il suo computer e la Bonino, prima che iniziassero la loro protesta. E ricordo gran paginate dei giornali, compreso il tuo, sul problema della ricerca sugli embrioni, non piu' tardi di un mese o due fa. Ben vengano altre pagine e altre discussioni, ma non venirmi a dire che non se n'e' parlato.

Concludo. Il tentativo di condizionare, in ogni modo, anche in questo, e in un paese libero come l'Italia (attenzione: non c'e' una guerra civile in corso come in Irlanda, non ci sono persecuzioni etniche come in Turchia) il corso della libera informazione va, a mio giudizio almeno, respinto in ogni sua forma.

Aggiungo che il Barbiere della Sera e' pronto in qualunque momento, anche adesso (perche' non cominci tu?) a dar vita a un dibattito sui temi proposti dai radicali. Ma perche' lo decidiamo noi, nella nostra autonomia di giornalisti, non la Bonino o Coscioni ai quali va tutto il nostro rispetto, ma anche tutto il nostro dissenso.
F.


 

4 Maggio 2001 - Il silenzio di Mentana

D’accordo, Mentana & Co., mi arrendo. Non risponderete mai alle mie domande su come Berlusconi vi abbia vietato di fare il vostro mestiere di giornalisti in questa campagna elettorale. 

Barbiere, neppure tu mi hai risposto, peccato. Forse le accuse di essere di sinistra ti bruciano e ti impediscono di prendere posizione su un tema così delicato. Eppure, è proprio lì la chiave del conflitto d’interessi, nei tipi come Mentana che sbandierano la propria indipendenza, poi aspettano l’input di Arcore per sapere se possono fare o meno trasmissioni di politica in campagna elettorale. 

Mentana & Co. hanno dimostrato anche in questa occasione di essere telecomandati dal Cavaliere, solo un po’ più raffinati di Emilio Fede. Ora si trasferiranno armi e bagagli alla Sette e, si spera, non prenderanno più ordini da Berlusconi. Forse riprenderanno a fare i giornalisti a tempo pieno, anche in campagna elettorale. Almeno finchè Colaninno non si butterà in politica. A meno che la fusione Olivetti-Mediaset non ci sia davvero e La Sette diventerà la… Settima tv berlusconiana. Ciao, Barbiere, da adesso in poi sto zitto.
Red


3 Maggio 2001 - Un impegno preciso: rassicuriamo chi si sente solo

Finalmente è arrivata la rivista su Berlusconi, dai giornalisti comunisti pomposamente chiamata libro. L’idea di rispedirla al mittente è ottima, ma carente dal punto di vista della sensibilità e dell’educazione.

Se qualcuno infatti si prende la briga di rendervi partecipi di tutti i particolari della propria vita, anche quelli più intimi –come l’amore per la mamma o la preoccupazione per i peccati di gola della figlia più piccola- significa che vuole instaurare un dialogo con voi. Magari si sente solo, cerca di comunicare. Forse si è in presenza di un appello disperato di un uomo che, sebbene ricco e potente, ha bisogno di noi.  

Dimostriamo dunque un briciolo di umanità! Rispediamogli il libro, magari con un biglietto che testimoni che non abbiamo disprezzato il dono… anzi, alleghiamo una nostra foto tra le braccia della mamma o col papà, sacrifichiamo un’immagine che ci è particolarmente cara, la prima Comunione di nostro figlio o noi stessi a sei mesi nudi sul lettone.

Sicuramente potrebbe fargli piacere anche una nostra breve biografia. Vuole conoscerci, capire chi siamo. Alla faccia della privacy, apriamogli il cuore, confidiamogli tutto, dalle prime esperienze sessuali ai nostri piccoli o grandi problemi di salute. Ne trarrà grande giovamento.

Uno che vede comunisti ovunque, anche a Le Monde o a El Mundo, ha bisogno di venir rassicurato. Non è detto che certe allucinazioni siano curabili solo con gli psicofarmaci. Un approccio soft può dare ottimi risultati. 

Dimostriamogli che anche i giornalisti comunisti hanno un cuore. Magari si convincerà che lui i giornalisti, pardon, i comunisti non esistono più.
Herr Professor Freud


3 Maggio 2001 - Possiamo organizzare una stangata oppure no?

Caro Figaro, un collega inglese mi chiede se nella attuale normativa italiana (sia quella ufficiale, sia quella relativa ai codici deontologici della categoria) esiste qualche riferimento al comportamento (sempre più frequente, pare, nel giornalismo scandalistico uk) di un giornalista che si presenta sotto mentite spoglie (di un curioso, oppure di un cliente o altro) per raccogliere informazioni di varia natura da una fonte inconsapevole, poi utilizza le informazioni raccolte, sempre all'insaputa della fonte, per il suo lavoro.

A me pare di ricordare che qualcosa del genere possa esservi in almeno due contesti:

a- quello deontologico generale in cui immagino che da qualche parte si dica che il giornalista nell'esercizio delle sue funzioni deve sempre presentarsi all'interlocutore come tale.

b- quello relativo alla tutela della privacy in cui immagino si dice che, anche se interloquendo con un giornalista, la fonte sa che alcune cose molto private non saranno mai comunque pubblicate.

Il senso della richiesta ha a che fare con il concetto di 'stangata' nel senso Newman-Redford del termine... Newman-Redford del termine...

Ne sai qualcosa? puoi darmi qualche indicazione?

ti ringrazio,

Toni

C'è forse qualche esponente dell'Ordine dei giornalisti che ha voglia di rispondere?
Bds


3 Maggio 2001 - La Wonder Carlucci

Non ho mai nutrito grandi simpatie per il garofano ma devo dare atto a Rino Formica, illo tempore proconsole pugliese del Cinghialone e deus ex machina delle (dissestate) finanze craxiane di avere avuto una brillantissima intuizione definendo il Comitato centrale del non compianto Psi, come un caravanserraglio di nani e ballerine. 

Intendendo per nani il codazzo di reggiborse che stazionavano perennemente al bar del Plaza in attesa che il ras di turno si degnasse di scendere dalla sua suite per confondersi con i comuni mortali e per ballerine la processione di damazze che allietava le serate conviviali al Tartarughino o nella hall del Raphael. Quelle, tanto per capirci, che Antonello Piroso (parafrasando Olmi e beccandosi una paccata di querele) definì su Panorama, con tanto di vignetta dell’eccellente Marcenaro, l’albero delle zoccole. 

La storia, come è noto, si ripete. Anche se con qualche variante figlia dei tempi. I nani sono stati sostituiti dal Nano (uno, solo, unico) mentre le ballerine sono ancora lì. Quasi sempre catapultate da una rete Mediaset nell’agone politico. Alle europee fu la volta di Iva Zanicchi, sonoramente trombata dal popolo sovrano; adesso ci prova Gabriella Carlucci che tenterà la scalata a Montecitorio partendo dal collegio di Trani.

 Ma la nostra, come ci informa Sebastiano Messina dalle colonne de la Repubblica, ha tutti i titoli per trionfare. Sotto il profilo dell’immagine è impeccabile e si sa quanto ciò conti nella galassia forzitaliota: si presenta sempre con scollature mozzafiato, pantaloni attillatissimi, riccioli biondi al vento ed occhi da cerbiatta puntati sul bersaglio. 

Come se non bastasse ha anche gambe da spot. Ben più importante il suo palmarès socio culturale: ha camminato sui carboni ardenti, praticato il rafting sulle rapide, si è immersa sino a 70 metri, ha sperimentato il bangee jumping (vi prego non chiedetemi cosa sia perché io sono una siciliana ignorante) dai grattacieli, assaggiato il car crash a cento all’ora armata solo di cinture e air bag. Doti essenziali per contribuire alla crescita sociale e politica del Paese.

Ma la vera forza della candidata Carlucci sta nel suo staff: il padre Luigi, generale di cavalleria, pianifica strategicamente, con sagacia da von Clausewitz, la benché minima mossa; la madre, la signora Maria, che oltre ad avere messo al mondo questo trio Lescano post litteram ha fatto (cosa ben più faticosa e impegnativa) per anni sei volte al giorno il tragitto dalla Cassia all’Eur per portare le figlie a lezione di pattinaggio, si impegna oggi con la stessa grinta e di quando faceva l’insegnante di educazione fisica; Richelieu è il marito Marco, incaricato di aprire una breccia fra giudici, procuratori, notai e commercialisti. Ma il vero momento clou sarà quando scenderanno in campo, a dar man forte alla nostra Wonder woman, le sorelline, Milly la bionda e Anna la bruna. Prepariamoci al peggio.

La prova del fuoco Gabriella l’ha superata all’assemblea dei duri e puri di An dove tutti, molto scettici, l’hanno accolta con un freddo applausino. Ma ancora una volta Gabriella ha mostrato di possedere gli attributi. Trattenete il fiato e sentite cosa ha dichiarato. “A casa mia si mangiava pane e Movimento sociale”; “papà e zio hanno fatto la Repubblica di Salò”; lo zio (spero sempre quello perché di esemplari del genere in famiglia uno basta e avanza) “dormiva con la pistola sotto il cuscino, i sacchetti di sabbia dietro la porta e una corda già pronta per fuggire dalla finestra”. Ovazione finale e platea conquistata. Se adesso ne avete ancora la forza riprendete a respirare.

Voci bene informate assicurano che un intero staff di investigatori è alla spasmodica ricerca di una qualche lontana parentela con Himmler o Goebbels. Sarebbe la ciliegina sulla torta ed il certo viatico per Montecitorio.
Mata Hari                          
Mata Hari                          

P.S. So bene che quanto sopra farà fremere di indignazione il collega Mischi e causerà straziante corruccio alla collega Carella ma come dicono a Roma “a chi tocca non si ingrugni”. Oggi è toccato alla Carlucci, domani chissà.
M.H.


3 Maggio 2001 - Si puo' dare di più

Figaro, il tuo commento alla sfida estrema dei radicali è molto ragionevole e condivisibile. Rimane il dubbio che, anche oltre le intenzioni dei promotori, la questione oggi all'attenzione di chi per mestiere fa il giornalista (non il politico) possa essere un'altra.

Mi chiedo se la ormai compiuta sovrapposizione fra agenda mediatica e agenda politica, alla vigilia di una elezione che prevedibilmente la sancirà, non richieda al giornalista qualcosa di più che non una scettica disapprovazione di 'gusto' verso una modalità certamente fastidiosa, vittimista, querula e da ultimo violenta, per ottenere quel minimo di tematizzazione di alcune questioni rilevanti capace di andare al di là delle inevitabili e comunque colpevoli semplificazioni tipiche della politica e dei programmi di infotainment (vedi editoriale di Valentini su Repubblica di oggi).

Insomma, caro Figaro, dov'è l'informazione, dove sono i giornalisti che fanno il loro mestiere seriamente, dove sono gli editori? Come fare oggi informazione che aiuti a capire e che non si limiti a fare rimbalzino-portavoce ai politici e ai programmi tv? Per ultimo, segnalo anche l'intollerabilità dell'integralismo fondamentalista con cui Bonino e Coscione mettono in atto la loro protesta laica.
Pistino


3 Maggio 2001 - Non si gioca con la storia, nemmeno sotto elezioni

Caro Figaro, qualche settimana fa avevi aperto un dibattito sull'informazione di Mediaset in vista delle elezioni: quello che sta succedendo a Studio Aperto, tg diretto da Mario Giordano, purtroppo, conferma le peggiori previsioni. I servizi del 25 aprile sono un insulto alla memoria di chi ha perso la vita per la libertà di tutti, compresi gli elettori di Alleanza Nazionale

Ma ciò che mi spaventa non è solo questo: se la collega ebrea non avesse protestato avremmo taciuto tutti? La denuncia contro un antisemitismo strisciante, perché di questo si trattava, non può essere lasciata ad una "minoranza" che ha pagato un prezzo terribile a causa del nazi-fascismo.

Questo dovrebbe capirlo non tanto Mario Giordano, ma Fedele Confalonieri e Silvio Berlusconi:su certe cose non si scherza. Neppure in campagna elettorale.
Davide


3 Maggio 2001-Abruzzo: La mia candidatura e' a disposizione

Cari colleghi, ho letto la vostra presa di posizione del 24 aprile. Non posso non condividerne le ragioni. Il sindacato - che nel 1956 ha voluto la nascita dell’Ordine professionale - ha il diritto di occuparsi dell’Ordine, delle elezioni e delle candidature. L’ultima parola, come sempre, toccherà al corpo elettorale, chiamato alle urne il 27/28 maggio e il 3/4 giugno.

E’ nobile tentare una soluzione, che dia all’Ordine sbocchi concordati tra tutte le anime del sindacato. L’Ordine, che è una magistratura, deve vedere la unità della nostra categoria. Vanno cercate candidature di persone considerate al di sopra delle parti e delle contingenze del momento difficile che viviamo.

Per quanto mi riguarda ho una posizione a voi nota: contribuisco subito al dibattito, mettendo a disposizione dei colleghi del sindacato la mia candidatura a consigliere dell’Ordine della Lombardia. Nelle eventuali discussioni delego ogni mia rappresentanza personale alla collega Marina Cosi, che rappresenta i giornalisti della regione nel vertice della Fnsi. Il mio è un atto di lealtà verso chi, nel 1998, ha sostenuto la mia candidatura a consigliere e a presidente nell’ambito di uno schieramento pluralista, aperto al contributo di colleghi provenienti da diverse aree culturali e ideali.

Nessuno mi può chiedere comportamenti che non rispettino il principio delle lealtà. Lealtà, che io estendo verso altri colleghi che nel 1992 e nel 1995, quando ero solo, mi hanno sostenuto. Questi colleghi si chiamano Brunello Tanzi, Hermes Gagliardi, Emilio Pozzi, Gigi Speroni, Gabriele Moroni, Gianni De Felice, Gianluigi Falabrino, Annamaria Bernardini de Pace, Nicola d’Amico. Ricordo con affetto e stima Arnaldo Giuliani e Tani Curi.
Con cordialità

Franco Abruzzo


 

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