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Il "vispo" omone russo che si intratteneva con un sorrisino malefico all'ombra della pianta con un giovane malcapitato: che schifo, scusate, che schifo. All'ora di cena. Dalle frequenze di quello che (una volta) era il Tg della Chiesa, cattolico. Mamma mia. La mia domanda è questa: cosa avrai mai fatto scattare la molla in Gad e collega? Giornalisti professionisti e provati, con anni di esperienza alle (s)palle non hanno pensato, attorno alle 18 del pomeriggio, che quel gesto avrebbe avuto ripercussioni devastanti? Chi è quel pazzo che farebbe vedere una cosa simile. Lasciamo perdere la dichiarazione di Chicco Mentana, durante il suo Tg5: "speriamo che nessun altro vi mostri queste raccapriccianti". Bene, bravo, bis. Che frega all'italiano medio di veder quella scena tratta da un filmato di provenienza russa, con tanto di attore (ahinoi) protagonista, visto che pare che quell'omone sotto l'albero fosse un reo-confesso? Ma non bastava "dare" la notizia senza immagini? Chissà quale bambino (scemo, verrebbe da dire) avrebbe guardato quelle immagini. "Mamma, mamma, guarda c'è un bimbo che gioca col <coso> di un signore". Ma ci voleva tanto a capire che quell'immagine sarebbe stata una bomba? Forse a Gad (peccato dicano che sia bravo) è saltato il...Nervo. All'improvviso. Così, a bruciapelo.
Senza colpo/a ferire. E adesso si lecca le penne e si legge le pene (inflitte)
dal barbon di casa Rai.. "Mandateli in.. Celli" a Gad e collega. Ma no..
Perché esagerare. Oramai il danno è fatto. Il filmato è
andato in onda. Forse la fortuna di Casa Rai è che stasera ci sono
le partite di calcio. Tanto l'italiano medio scenderà dalla sua
Bianchina, sfonderà la finestra di un qualsivoglia ignaro vicino
di casa e chiederà: "Chi ha fatto palo?"... Intanto i pedofili fanno
PELO su Internet a presto, caro Bds
LP
In questi giorni si susseguono ,frenetiche, le riunioni ai piani alti. A quelli bassi, i "colonnelli" non solo mettono in atto le strategie di strangolamento dell'azienda , ma ci aggiungono con raffinato sadismo-come al solito- del loro. L'ordine di scuderia è: mai più articoli 12, nè altri contratti di lavoro subordinato. Solo "contrattini" a tempo determinato. Quanto sono disposti a spendere, pur di continuare a calpestare la dignità delle persone, il contratto collettivo e le leggi sulla professione? Anche 4 milioni netti, oltre le spese. Fior di colleghi che sono sul territorio da anni e sono corrispondenti a tutti gli effetti, restano così nell'abusivismo più abbietto. "Sono liberi professionisti che accettano le condizioni dell'azienda", si ha il coraggio di sostenere alle Cronache milanesi. Come se fosse possibile scegliere, per chi non ha alcuna tutela e subisce le pressioni e le minacce psicologiche e verbali dei superiori. Il "giocattolo", però, si sta rompendo nelle mani di chi
tentava di costruirlo. Oltre ad aver distrutto l'orgoglio professionale
di collaboratori e corrispondenti, che si stanno organizzando, in giro
non si trova più nessuno da arruolare. Gli altri giornali si tengono
ben stretti i propri giornalisti e la "sirena" Corriere ha perso
molto del suo fascino. Le zone, ergo, restano "scoperte". I capetti, però,
continuano a minacciare e ordinano l'avanti tutta. Non si sono accorti
che nessuno più crede, nessuno più obbedisce e soprattutto
nessuno più tace.
Così una delle aziende espositrici ha inviato alla stampa un simpatico - anzi, geniale - fax. Leggiamo insieme: "Agenda Cersaie 2000. NO CONFERENZE STAMPA! Passate liberamente a ritirare la documentazione e un piccolo omaggio martedì 3 ottobre e mercoledì 4 ottobre...". Seguono le coordinate per arrivare agli stand (si trovano nei padiglioni 34 e 32). Quanti saranno i giornalisti che si recheranno agli stand per il "piccolo omaggio"? La curiosità - professionale, s'intende - creerà la ressa? E chi oserà, di fronte a tanta gentilezza, negare dieci righe in cronaca alle aziende? E allora questo è il momento buono: togliamoci questo peso dalla coscienza, confessiamo il nostro vizio al Barbiere della Sera. Quante volte, fratello, hai accettato omaggi? Quanti viaggi premio? Quante penne? Quanti libri a tiratura limitata? Quante oggetti e oggettini hi-fi e hi-tech? Io, Pokèmon, lo ammetto: in quindici anni di professione
ho accumulato: una pinzetta portabanconote in acciaio argentato
(perduta); una macchina fotografica a fuoco fisso del valore di
30-35mila lire (inviatami per un evidente errore da un'azienda mai conosciuta);
un paio di agende decenti e una decina di orribili (girate a colleghi
di bocca buona); una ventina di biro e nessuna stilografica;
bottiglie di vino n° 20-25; 1 bottiglia di champagne
(regalata a Natale a un parente lontano); 5-6 libri discreti, altrettanti
inutili. Mi fermo qui, perchè mi rendo conto di sfigurare di fronte
a colleghi che possono elencare omaggi di caratura ben maggiore come tour,
benefit a due o quattro ruote eccetera. Ma ora tocca a voi. Confessate.
E' gradita anche la segnalazione degli omaggi più pacchiani, così,
tanto per farci una risata liberatoria.
Luigi Accomazzo,Asti
Franco Natali - Firenze
Caro Caltagirone,
E se il merito va in larga parte al direttore Paolo Gambescia, dietro la crescita c'è anche l'impegno dei collaboratori e dei corrispondenti, che confezionano un vero e proprio "giornale nel giornale". In una regione dove i problemi occupazionali sono amplificati in quasi tutti i settori, ci si aspetta un segnale importante da un'impresa in espansione. Oggi, dopo molti anni, si torna a parlare di assunzioni. Ma tra i candidati non c'è nessuno dei validi corrispondenti e collaboratori che aspettano da anni, e che attualmente lavorano in condizioni disastrose. Alcuni hanno contratti da fame, altri non hanno alcun contratto e percepiscono compensi irrisori rispetto alle spese che il lavoro comporta, soprattutto in termini di telefonate e spostamenti. Tutti continuano nella speranza di un miglioramento. E ora corre voce che l'azienda voglia assumere persone che poco o nulla hanno dato fino ad oggi a questo giornale, e se hanno dato, lo hanno fatto dietro regolare compenso con i contratti a termine. Più volte i collaboratori e i corrispondenti hanno invocato
una soluzione, più volte hanno chiesto un miglioramento delle condizioni
di lavoro attraverso un aumento dei livelli retributivi e dei compensi
e l'istituzione di una corsia preferenziale nelle contrattualizzazioni
e nelle assunzioni, ma sono stati sistematicamente ignorati. Nessuna
prospettiva si è aperta per loro neppure sul sito Caltanet,
che pure può offrire nuove occasioni di lavoro ai giornalisti.
Sergio Luciano, Abate Sergio, Biondi Silvia, Buffa Mauro, Calcagno
Domenico, Castelli Daniela, Cohen Sabrina, Di Collalto Camilla, Esposito
Nino, Ferraiuolo Luca, Fior Paolo, Gamba Matteo, Ligammari Paolo, Mancini
Sonia, Ottaviano Carlo, Pagani Paolo, Paolin Chiara, Perazzino Silvia,
Percivale Donatella, Piscitelli Olga, Ricci Sargentini Monica, Rossi Giampiero,
Rossi Castelli Paolo, Rubino Monica, Scorranese Roberta, Scuderi Antonio,
Trovellesi Laura, Valente Adolfo, Vercesi Pierluigi.
In realta' ho dedicato all'individuo solo tre miserrime puntate del mio editoriale (5 minuti ciascuna) e neppure contro, semmai a favore delle notizie - nel caso giudiziarie - che lo riguardano. Ma devono aver urtato cosi' tanto la sensibilita' dell'addetta al lavaggio della mia testa, che ogni minuto l'avra' dilatato a quarto d'ora. Mi dispiace per la sventurata, davvero. Se mi dite dove, le inviero' un mazzo di rose, o, a scelta, dei sigari o una cassa di finocchi, casomai fosse uomo o omo. Anzi no. mi correggo, niente omaggi. Perche' la seconda imprecisione, di gran lunga peggiore, riguarda Monica Rizzi e mi ha ferito. Mi ha ferito l'odore di razzismo che emanano le parole al suo riguardo della vostra shamparola. L'aver sottolineato, marcato e evidenziato che monica e' una "ragazza di colore" e' di per se stesso razzismo e discriminazione. In aggiunta, secondo la sguaiata, Monica l'avrei "scaraventata in video". Il verbo scaraventare, immagino sappiate, racchiude in se' violenza
e sopraffazione. Averlo usato fa assumere a Monica la veste di presunta
vittima della mia violenza e sopraffazione ai suoi danni. Questa vostra
azione, egregi barbieri, e' titanica. Sarebbe bastato sentire la "scaraventata"
per capire quanto eravate fuori strada. Ma dato che e' offensivo sostenere
che siete dei giornalisti alle prime armi, ho deciso che foste uomini e
vi avessi a tiro, due sganassoni non ve li toglierebbe nessuno. Le shampiste
non si toccano neanche con un fiore, ma voi barbieri si', eccome. A differenza
di Umberto Bossi sono pacifico, ma non pacifista.
Accidenti! Parisi se l'e' proprio presa a male. Forse un po'
troppo. Nessuno ha mai scritto che Parisi ha polemizzato con Rutelli per
aver adottato un figlio. Casomai lo ha fatto Umberto Bossi. E non c'era
certo violenza nell'espressione "scaraventare in video", ci mancherebbe;
non quanta ce n'e' negli sganassoni e negli insulti di Max. Pazienza. Il
diritto di replica, anche brusco, e' sacro.
Certamente ora non si puo' piu' dire che i problemi del Messaggero dipendono dal fatto che Caltagirone non ha consentito al direttore di avere una squadra sua e che i "calabresiani" gli fanno guerra fredda. I "calabresiani" non ci sono praticamente più. Se ne sono andati come il capo dello sport Barigelli, la caporedattore centrale Diana De Marco, il capocronista Paladini, il caporedattore di Milano Pesenti, il caporedattore centrale Di Piazza. O sono stati esonerati come il capo degli esteri Marinone. O trasferiti in provincia come il capo del politico La Rocca. O hanno scelto di stare defilati come Rossi, che da redattore capo centrale ha chiesto di tornare a fare il capo dello sport, cosa che faceva esattamente dieci anni fa. Adesso Il Messaggero è vestito di nuovo. Un giornale finalmente "con la cravatta" come dice l'editore Caltagirone. Il quale -a parte i comunicati a pagamento su vari quotidiani- ha offerto al Messaggero e al Mattino la nuova pista sul rapimento di sua moglie, la signora Luisa Farinon. Così, grazie a due pezzi firmati sul Messaggero da Massimo
Martinelli e sul Mattino da Raffaele Indolfi, ora sappiamo quello
che gli inquirenti hanno tenuto nascosto sul caso Begasson-Caltagirone.
Intanto che "le indagini non sono affatto archiviate come sembrava" (Indolfi),
e poi che "un ruolo in tutta la vicenda" potrebbe averlo avuto "la potente
organizzazione filippina che ogni anno garantisce l'accesso in Italia di
centinaia e centinaia di clandestini" (Martinelli).
Ma San Benedetto protettore dei giornalisti, se dietro il vero giallo dell'estate c'è questo po' po' di roba, perchè i grandi giornali italiani e i prestigiosi settimanali non si buttano su una vicenda del genere? E perchè per tutto questo tempo la procura di Roma ha considerato il caso chiuso, tanto che domenica alla brillante giornalista di Libero, Cristiana Lodi, il giudice Andrea Padalino rispondeva: "Finiamola con le supposizioni. E' soltanto la storia di un banale sequestro e di una rapina nemmeno riuscita, conclusasi con un suicidio. Sì un suicidio al di là del quale non vedo nessun'altra alternativa"? E se adesso la Procura ammette di avere nuovi elementi, perchè certe notizie le hanno solo i giornalisti del gruppo Caltagirone? Forse perche' sono piu' bravi degli altri. A questo proposito va segnalato ai direttori dei tutti i giornali italiani il commento anonimo e quindi attribuibile al direttore Gambescia apparso sul Mattino. Si lamenta "un' informazione drogata (Libero?, ndr), la realtà
spiata dal buco della serratura (Dagospia?,ndr.), il gossip che
assurge a verità (Il barbiere?,ndr.), illazioni e voci che
diventano oggetto di analisi e commenti (Feltri?,ndr.), il computer
usato per meschinerie, vendette personali, servigi resi al potente di turno
o più banalmente all'amico dell'amico".
Un aspetto, però, non è stato finora toccato: quello dei corrispondenti. Bella vita, si penserà, essere corrispondente del Corrierone. Soldi a palate. Garanzie per gli anni a venire. Soddisfazioni.... quando mai. Anzi. Quando Tonino Carotone ha scritto la canzone tormento dell'estate forse pensava proprio ai corrispondenti di via Solferino: mondo difficile, felicità a momenti e futuro incerto. I dorsi che da ottobre accompagneranno il quotidiano potranno essere realizzati soltanto con l'apporto (essenziale) dei corrispondenti, vera e propria linfa vitale di molti settori del Corriere della Sera (come di tutti i quotidiani). Eppure, per loro, non è previsto alcun riconoscimento contrattuale (e non parlo soltanto di soldi, ma anche di garanzie). Al contrario per i corrispondenti si aprono mesi di autentica passione: aumentano le pagine e dunque le notizie da garantire (e questo potrebbe anche essere un bene), ma soprattutto aumenta la disponibilità di tempo loro richiesta: 7 giorni su 7, 24 ore al giorno. Nulla di nuovo sotto il sole, si penserà, anche se per i corrispondenti dalla Metropoli e dalla Lombardia la domenica (fatto salvo casi eccezionali) era sinonimo di riposo. Ora l'avvento dei dorsi porterà più lavoro... e basta.
I corrispondenti precari restano precari. Pagati a pezzo. Con i contributi,
le tasse e le spese (molte) da pagarsi. E con una vita personale in via
di estinzione. Si potrà obiettare che in fondo tutti quanti si devono
fare le ossa, la gavetta... ma, anche se così fosse (e non lo è)
mi sorge spontanea una domanda: è giusto che i primo quotidiano
d'Italia, il ricco, blasonato e (giustamente) ammirato Corriere della Sera
abbandoni nel precariato decine di persone pronte, con il loro lavoro,
a garantire l'uscita dei famigerati dorsi e, di conseguenza, l'introito
di decine di milioni di pubblicità? A voi l'ardua sentenza.
Lo stesso ordine che peraltro non esercita alcun tipo di controllo di qualità sull'informazione, permettendo ogni genere di marchetta e redazionale truccato da notizia. Ma tanto per non fermarci alle categorie vaghe e per evitare di fare di ogni erba un fascio: dove sono i culi di pietra che gestiscono le redazioni quando i giovani e incensati manager della pubblicità ordinano un pezzo celebrativo della tale azienda con la scusa che "stiamo rinnovando il contratto" (dell'inserzionista, ovviamente)? Sono gli stessi culi di pietra che poi fanno spallucce quando c'è da fare un`inchiesta sullo sport italiano dopato (ciclismo e nuoto su tutti, ma anche il santo calcio) e invece ordinano nove colonne sugli ori olimpici degli azzurri. Ignorando che il re Mida che li ha generati spesso si chiama epo, nandrolone, ormone della crescita (da un'inchiesta del Coni lo prende il 20% degli atleti azzurri a Sydney). E che dire degli stessi culi di pietra che gettano l'embargo sulla notizia dei due militari italiani morti di leucemia in Kosovo per effetto dei proiettili all'uranio impoverito sparati dagli americani? L'unico giornale che ha dato la notizia è il Libero di Feltri. E se siamo arrivati a delegare a Feltri le inchieste controcorrente, il malato stampa ha davvero i giorni contati. Nè gli ex di Lotta continua che monopolizzano le testate
e le direzioni editoriali dei principali organi d'informazione (i vari
Lerner,
Briglia, Mauro, Mieli, per citarne solo alcuni) si sono distinti in
alcun modo dalla congiura del silenzio. Questo, caro Barbiere è
il prezzo del potere. Ma come si fa a essere sgarbati con chi è
stato tanto prodigo di cariche, ricchi premi e cotillons? E poi sono notizie
tutte da verificare... Certo, non si può pretendere che giornalisti
cazzuti come Oriana Fallaci ne nascano a grappoli. Anzi, è gravemente
malata anche lei... Vuoi vedere che non piace neanche a Dio?
Ieri l'inviato del TG2, parlando di Mitrovica (pron. esatta Mitròviza), ha avuto l'ardire di dire "Mitrovìza": se nel corso della sua permanenza in loco non aveva avuto modo nemmeno di imparare il nome della localita', poteva preparare il servizio da Roma, facendo risparmiare alla sua azienda la trasferta. Stesso discorso per il TG1, che l'altroieri parlando del candidato premier Kostunica (pron. Kostùniza) ci ha deliziato con un gustoso Kostunìza. E forse e' meglio evitare di tornare con il ricordo agli anni della guerra serbo-croata e ai vari Bangia Luka, Karlovak e cosi' via. Pensavamo (speravamo) lo scempio fosse terminato: e invece, quando meno te l'aspetti... PJ
Perché? Formulo quattro ipotesi: a) tanto aveva testate in abbondanza, ché ormai il fronte sindacale è un pallido ricordo; perciò ha ritenuto l'informazione ininfluente b) non gliene importa un tubo c) la rassegna stampa del tg5 viene mandata in onda dalla Patagonia, dunque il collega non poteva sapere che i suoi colleghi stavano scioperando d) non condivide lo sciopero (legittimo, ma ha comunque omesso di dare una notizia) Se chi mi legge vesse voglia di formulare altre ipotesi, potrebbe persino aprirsi un dibattito. Magari estendendolo al perché i giornalisti Rai possano posporre sine die i loro scioperi cordialmente Wilkinson
Informare è un dovere, da rispettare ad ogni costo, sento un fastidio personale quando non posso leggere il giornale o seguire un notiziario alla TV. Certo, sono garantiti comunicati e notizie d'emergenza, ma sappiamo tutti che il blackout d'informazione è pressochè totale. Senza contare che le persone, "la ggente", sono stufe degli scioperi, e sono ancora più stufe se provengono da categorie non proprio ben viste, come giornalisti, medici e piloti, ritenute a torto o a ragione comunque privilegiate. Non a caso si è fatto di tutto per "salvare" le Olimpiadi, alla faccia della compattezza della categoria. Ecco quindi che lo sciopero dei giornalisti ci allontana sempre di più dalla pubblica opinione, quella che dovrebbe far parte del nostro lavoro, ci rende antipatici ("ma perchè scioperano? Vogliono ancora soldi? E a noi che ce frega?") e ancora di più impopolari, come se ce ne fosse bisogno. Naturalmente le questioni sollevate dagli scioperi sono spinose e vitali e meritano attenzione, ma ci sono modi migliori per far sentire la propria voce e suscitare attenzione, anzichè antipatia. Scioperi bianchi, fascette al braccio, quotidiani con una pagina bianca e altre forme "silenziose" possono attirare l'attenzione, per arrivare a gesti di piazza come fare i lavavetri, i venditori ambulanti di giornali, gli scribacchini a pagamento agli angoli delle strade o perfino i lustrascarpe, se serve per pubblicizzare l'iniziativa. Ed una grande firma che facesse il lustrascarpe per protesta finirebbe
sicuramente sulla CNN, mentre certo non ci finisce se fa il solito sciopero,
il problema è: c'è qualcuno che ha davvero voglia di fare
lo sciopero alternativo?
provincia, a Viterbo: il Corriere di Viterbo di tale Alberto Donati esce lo stesso e per due giorni fa il pieno, a braccetto con il Tempo (dove eppure dovrebbero ricordare quando erano state fatte iniziative in loro favore...). Al Messaggero, così, dove invece si è aderito allo sciopero si resta a guardare. E Donati - qui ma anche da altre parti, lui ma anche altri editori - ringraziano per lo sciopero che in realtà diventa una pioggia di copie vendute. Dal particolare al generale, lo spettacolo è altrettanto poco edificante. Se a questo aggiungiamo che con Internet e altro comunque sia il flusso dell'informazione non si ferma, allora è evidente che lo sciopero è un'arma che rischia di diventare addirittura autolesionista. Forse mi sbaglio, ma dei dubbi ne ho. Che si può fare? Mauro
Il punto non è questo. Ma quando un'azienda utilizza un professionista
per numerosi contratti a termine (6 e alcuni di lunga durata) e il collega
ha dimostrato ampiamente di saper fare il suo mestiere, altrimenti non
sarebbe stato richiamato, la legge dello Stato perchè viene dimenticata?
Non voglio entrare nelle polemiche personali sull'assunzione di altri,
forse meno qualificati ma più raccomandati, colleghi. E capisco
che in questo mestiere, soprattutto in alcuni casi, alcuni invalidi potrebbero
non reggere il ritmo. Ma la mia iscrizione nella lista delle categorie
protette è come orfana del lavoro. Credo di non accampare assurde
pretese, ma di chiedere soltanto un po' di rispetto delle leggi dello Stato.
Ho accettato la mia gavetta come tutti (abusivismo compreso), gavetta che
dura da ben 11 anni. Un ennesimo schiaffo morale per chi, come me, ha dovuto
cavarsela da sola. Nel nome del lavoro ho perso un padre. Nel nome degli
editori resto precaria.
Antonio Riva
Il Vernacoliere tra un po' resterà senza clienti. Per sopravvivere
gli consiglio di lanciare un'edizione livornese dal titolo "Il grande caciucco",
via web sul sito www.vernacoliere.com: cinque marinai e cinque sirene in
una stiva. Come regista suggerirei il Conte Uguccione, quello
di "Mai dire Goal" e della pubblicità del Superenalotto... In fondo
è la stessa cosa, una zuppa dove nuota di tutto. Ma la mistica?
Dove la lasciamo la mistica? Questi ragazzi che si tengono per mano e pregano
per l'anima del povero Derek Rocco Barnabei? O che si mettono a pregare
a voce alta ispirati dalla propria visione davanti allo specchio del bagno?
Lo spirito è forte ma l'omo nun è de legno.
Un assiduo cliente della vostra bottega Caro cliente, su "summit", forse si puo' discutere, ma su
"media" hai torto. Media altro non e' se non il plurale neutro latino di
medium.
Federico Albarello Nella notte fra il 14 e il 15 settembre è stata somministrata la pena di morte a Rocco Derek Barnabei, un italo-americano residente negli Stati Uniti e accusato di aver rapito e ucciso la sua compagna. Sono in molti a pensare che sia stato mandato al supplizio un uomo senza esser certi che abbia davvero compiuto il reato di cui è accusato. Il 13 settembre i Circoli Popolari hanno inviato un appello al governatore della Virginia James Gilmore, chiedendogli la sospensione della condanna. La nostra voce si è unita alle richieste di clemenza provenienti da tante autorità italiane ed internazionali, tra le quali il Papa. Con questo appello abbiamo voluto non solo difendere la vita del giovane Rocco Bernabei, ma anche ribadire la nostra posizione di contrarietà rispetto alla pena di morte, in ogni caso la si voglia applicare. "I circoli popolari si appellano al governatore dello stato della Virginia perché impedisca la pena capitale per Rocco Barnabei. Infatti nessun uomo, né lo stato possono disporre della vita di un altro uomo, nemmeno per un giusto motivo. Reputiamo la pena di morte ingiusta rispetto a qualsiasi reato. Punire un assassinio con un altro assassinio è una contraddizione palese, con cui lo stato si pone allo stesso livello dei criminali. ". CIRCOLO POPOLARE "G.K.CHESTERTON" Il governatore ci ha inviato la seguente risposta:
"Last week, in of an abundance of caution, I directed the Virginia Division of Forensic Science to perform additional DNA tests on fingernail clippings taken from Ms. Wisnosky's hands. Barnabei, through his attorneys, requested this testing on the theory that Ms. Wisnosky scratched her attacker as she was choked. "Pursuant to an Order of the Norfolk Circuit Court, the evidence envelopes containing Ms. Wisnosky's fingernails were delivered to the Virginia Division of Forensic Science. Dr. Paul Ferrara, Director of the Division of Forensic Science, advised me that the fingernail clippings were received uncompromised, in their original sealed and secured envelopes, one containing clippings from the left hand and one from the right. Dr. Ferrara further advised that the envelope seals displayed the initials of the examiner who originally reviewed the fingernail clippings and secured them in the envelopes. That seal was secure and unopened. Based on Dr. Ferrara's opinion, I directed DNA tests on the fingernail clippings to proceed. "The Division of Forensic Science has concluded its DNA tests and has presented the test results to me today, September 11, 2000. The new DNA tests reveal that Ms. Wisnosky's fingernails contained her own DNA and the DNA of one other person. The Division of Forensic Science ran the DNA profile of the second individual through the Commonwealth's DNA data bank. The search revealed a positive match with one and only one individual -- Derek Rocco Barnabei. "This DNA test result confirms that Derek Rocco Barnabei is guilty of the rape and murder of Sarah Wisnosky and vindicates the jury's verdict, as well as the numerous appellate court rulings upholding the jury. "I extend my heartfelt sympathy to Ms. Wisnosky's family for their loss and for any pain caused by this clemency process. "Now that the guilt of Barnabei has been confirmed, there remains the generalized assault on capital punishment by many in this country and foreign countries. I believe we are entitled to set a moral standard that violent murder will not be tolerated by a civilized people. The rule of law requires that at some point the community is likewise entitled to justice. "Based upon a thorough review of the DNA test results confirming Barnabei's guilt, the numerous court decisions in this case, and the circumstances of this matter, I decline to intervene in the case of Derek Rocco Barnabei."
Avete un'idea di quanti colleghi scaldano da decenni le loro sedie
in via
Solferino a Milano e in via Tomacelli a Roma senza
fare assolutamente niente? Guadagnano un sacco di soldi, con la scusa degli
stage professionali fanno vacanze a spese dell'azienda in tutto il mondo,
hanno auto in leasing e altri benefits. Sono però attivissimi a
lanciare le lotte in assemblea, ahh su quello sono imbattibili. Questa
è la reltà.
La giornalista espone ai poveri genitori la dichiarazione della Questura di Latina, la quale spiega «che: il conduttore dell'auto è attualmente detenuto, gli altri due occupanti sono stati accompagnati alla frontiera ed espulsi». Segue la domanda al padre: «Che effetto fa sapere che vostro figlio è sotto una lapide, e gli altri (i due della spiegazione di sopra) sono comunque liberi?». Ma stiamo scherzando? Si può chiedere una cosa del genere?
La giornalista avrà provato a mettersi al posto di una madre, che
vice una tragedia del genere? Ma come c... può sentirsi un padre,
in una situazione simile? Queste la mia reazione al servizio, istintiva
ed emotiva, lo so...
Per caso, lo stesso Franco Abruzzo che quest'estate tuonava contro le liste dei pedofili pubblicate dal quotidiano che Vittorio Feltri dirige, Libero, e che ne esigeva (di Vittorio Feltri) la "possibile radiazione" da un Ordine al quale Feltri non è iscritto (lo ha già radiato - ci risulta - da quell'Ordine lo stesso Abruzzo, tempo addietro)? Per caso, lo stesso Franco Abruzzo che, in una calda giornata di
luglio, presentava - insieme a Vittorio Feltri - il nuovo quotidiano che
da lì a poco avrebbe esordito nelle edicole descrivendo il suo direttore
"dotato dello stesso coraggio e dello stesso spirito di quei garibaldini
bergamaschi e bresciani che, al seguito di Garibaldi, liberarono tutto
il Sud, anche le mie terre calabresi, dall'oppressione borbonica scegliendo
di rischiare la loro vita per un ideale nella epica spedizione dei Mille"?
"Per il momento, ai colleghi del Messaggero che hanno partecipato alla protesta sono dispiaciute soprattutto due cose(...) E poi e' dispiaciuta l'assenza alla manifestazione di Elisabetta Cantone, delegata sindacale. La Cantone, come si ricordera', aveva ricevuto la prima lettera di trasferimento. Poi, quando la proprieta' si e' ricordata che la Cantone e' delegata sindacale, la tegola si e' trasferita sulla testa di Morabito". La redazione del Messaggero - come sanno i colleghi di tutte
le testate italiane - e' duramente impegnata a difendere i diritti di espressione
sindacale di tutti i giornalisti e la liberta' di manifestare qualunque
opinione. In quest'ambito, consideriamo preziosi tutti i contributi informativi.
Ma per evitare che riferimenti personali, di cui abbiamo trovato traccia
anche in altri servizi, rischino di creare distorsioni, ci pare necessario
precisare che la collega Cantone - gia' protagonista involontaria della
vertenza in corso - aveva spiegato pubblicamente e in modo esauriente i
motivi della sua mancata partecipazione alla giornata di protesta e di
solidarieta' del 15 settembre. Del resto, il rispetto di qualunque posizione
personale, requisito fondamentale di una battaglia che che ha per scopo
la salvaguardia degli spazi di democrazia nel nostro mestiere, vige da
sempre nella vita sindacale del nostro giornale.
Cari colleghi del Cdr del Messaggero, pubblichiamo volentieri
il vostro comunicato. Non possiamo negare tuttavia che la vostra precisazione
ci lascia un po' perplessi. All'estensore dell'articolo sulla situazione
interna al Messaggero, e' parso che l'assenza di un esponente del sindacato
interno a una manifestazione di solidarieta' organizzata dal medesimo sindacato,
fosse un particolare degno di nota nell'ambito del servizio. Tutto qui.
Quanto poi alla liberta' di ciascuno di esprimere in ogni sede la posizione
che vuole, ci mancherebbe altro. Il Barbiere e' qui proprio per questo.
Anzi, t'assicuro, ben vengano le strade viscide e i nastri d'asfalto se c'è un incidente alle 11 di sera e devi ribattere in pochi minuti un pezzo di cinquanta, sessanta righe. Non solo. Ma se, appunto, la mole di lavoro è tanta, perchè non "aggrapparsi" a qualche luogo comune (senza eccedere, lo prometto!) per avere il tempo di scrivere almeno un pezzo, quello più importante, in maniera decente? (Che poi quando succede che qualche pezzo sia meglio del solito, -caro redattore capo che ci rimproveri dalle pagine del Barbiere-, chi ci dà mai la soddisfazione di dircelo?) In tutta sincerità devo dire che mi dispiace molto di più
non trovare quasi mai sulle pagine nazionali dei giornali inchieste sull'ambiente,
sul volontariato, su che fine fanno le leggi e i provvedimenti promessi
dai politici sull'onda dell'emozione di fatti di cronaca e poi lasciati
cadere (vedi la legge sulla gestione dei pentiti, sulle "stragi del sabato
sera" etc...), etc...Questi articoli li leggerei molto volentieri, anche
se fossero "infarciti" di qualche luogo comune di troppo. Cordialmente
e con gratitudine.
Cara Freedom, la tua lettera ci ha colpito. Bada bene,
la manicure non voleva certo mettersi a fare la prof, senno' farebbe la
prof e non la manicure, ma solo giocare un po'sul linguaggio dei giornali.
Ma tu hai ragione e comprendiamo bene chi, sbatacchiato da una parte all'altra
della citta' in una redazione di cronaca, finisce per descrivere le lamiere
contorte del terribile incidente. E allora si', viva le lamiere contorte
e (ahinoi) la cronaca di un disastro annunciato. Con simpatia, la tua
E sì che si trattava di collaboratori che lavoravano nel giornale ormai da anni e per i quali il lavoro giornalistico rappresentava l’unica fonte di reddito, tanto che lo stesso Ordine dei Giornalisti ha provveduto al riconoscimento del Praticantato d’ufficio. Il Cdr, sebbene investito del problema, si guardò bene dal sollevare la minima obiezione nei confronti del direttore e dell’editore. Oggi tutta la redazione si mobilita per contestare il trasferimento di due redattori. Ma cos’hanno di diverso i due giornalisti trasferiti rispetto a quei ragazzi e ragazze sbattuti in mezzo alla strada? Perché allora la redazione non si mobilitò per impedire il licenziamento dei collaboratori? Forse non valeva la pena per qualche "collaboratore" rischiare di scatenare le ire dell’editore. Ma se lo avessero fatto e se avessero deciso di difendere le ultime ruote del carro avrebbero forse rafforzato al tempo stesso la loro posizione di "eletti". Invece ora …tremano! Zagor Kit
Enrico M. Ferrari
Leggo con piacere che i colleghi del Messaggero, "cacciati senza colpa" da Roma come gli anarchici della canzone da Lugano, non sono stati lasciati soli; un pullman carico di solidarietà professionale ha accompagnato gli amici trasferiti dal direttore Paolo Graldi a destinazione, mentre nuove giornate di sciopero faranno capire al suo padrone che certe scelte si pagano. Anche Chiara Graziani, giornalista della redazione romana del Mattino fino al febbraio 1998 (nonché sorella di chi scrive), ricevette da Graldi una lettera di trasferimento in cui le si comunicava che per motivi tecnico-organizzativi c'era assoluto bisogno di lei a Napoli, dove si sarebbe dovuta presentare entro 60 ore dal ricevimento della lettera. Il 13 febbraio c'era stata maretta alla redazione romana, ed il redattore capo, Iacopino Vincenzo Maria, sarebbe stato picchiato - così ha affermato - da Chiara Graziani, mentre questa era seduta. Graldi ne fu convinto e non diede alcun peso alla versione dei fatti esposta da mia sorella. Una versione affatto diversa: secondo mia sorella, era lei che era stata messa a sedere con la forza e strattonata da Iacopino. Il fatto del 13 febbraio 1998 è stato oggetto di diverse
iniziative in varie sedi di giustizia (del lavoro, civile, penale e professionale).
L'unica sede a tutt'oggi dove è stata creduta la versione di Iacopino
è l'Ordine Interregionale del Lazio e del Molise, che ha
sospeso Chiara Graziani per due mesi nonostante la precedente archiviazione
della denuncia penale contro di lei. Ora la parola è al Consiglio
nazionale dell'Ordine, il quale ha nel frattempo ricevuto il parere
del Pubblico ministero previsto dalla legge: il provvedimento è
talmente illegittimo - ha scritto il procuratore Lanzara - da essere
viziato da "nullità assoluta e insanabile". Leggo ora che sul pullman
del
Messaggero sono saliti esponenti di vertice dell'Ordine dei
giornalisti del Lazio e del Molise. In un'iniziativa così bella,
questa presenza mi pare che sia un po' - direbbe Cirano -
come "vedere su un bel fiore sbavare una viscida lumaca".
Soltanto il Corriere della Sera in Cronaca di Roma ci ha dedicato un documentato articolo. Ma essere il primo giornale d'Italia vuol dire anche questo: dare comunque conto ai lettori di tutte le cose che accadono. Beh, venerdì a Roma ha scioperato il più grande giornale della città, quarto sciopero in tre mesi, e non per ottenere due lire in più o qualche prebenda. In piazza i giornalisti del Messaggero hanno portato un tema che dovrebbe interessare tutta la categoria: la libertà di informare correttamente. Perchè ricordiamocelo: Umberto La Rocca, fino ad aprile editorialista e capo del politico, si trova trasferito dall'11 settembre a Macerata . La grande Repubblica, madre di tutte le battaglie per la libertà di espressione e creatura del "padre" di tutti noi giornalisti puliti Eugenio Scalfari e la signora Stampa che del distacco dai problemi del suo editore ha sempre fatto vanto, hanno semplicemente preso un buco? C'erano agenzie di stampa e tv, fotografi.. L'intero desk di Repubblica e Stampa ha bucato così clamorosamente? Grazie per l'attenzione Aureliano Buendia
Zioproto
Anch'io ho scritto per anni (circa quattro) su quotidiani locali e settimanali in odore di chisura, facendomi il mazzo nei meandri della cronaca, andando a visitare edifici abbandonati e ad intervistare immigrati clandestini, cittadini esasperati e ogni sorta di testimone che mi permettesse di riempire la mia mezza pagina, se non addirittura di conquistare un' "apertura". Pagato, come ben saprai, a 90 giorni (quando sono 90 e quando ci sono i soldi) con ritenuta, strappando contrattini di collaborazione scritti sui tovaglioli, pacche sulle spalle e complimenti in corridoio. Tutte cose importanti che però, come sai, non ti fanno diventare professionista sulla carta ma solo, forse, nella tua testa. Dopo quattro anni di beneficienza, mi sono chiesto come trasformare la mia esperienza in una qualifica, in un'iscrizione a un albo, che poi è stato quello dei pubblicisti. Un bel tesserino rossiccio, con cui ti puoi qualificare di fronte a chi per anni ti ha detto "ma chi mi garantisce che lei è un giornalista"? Insomma, un titolo quasi onorifico (tipo cavaliere o commendatore) ma poco spendibile nel mondo del giornalismo dove fa testo essere professionista (almeno nelle aziende serie che assumono con contratti regolari). Mi si è posto il problema del praticantato: chi può concederlo? O gli stessi giornali, ma accade di rado e spesso paradossalmente solo in quelli minori o nelle tv locali ma in base a criteri difficilmente meritocratici, o le tanto disprezzate scuole di giornalismo. La terza strada, che qui in Lombardia esiste, grazie al presidente dell'Ordine, Franco Abruzzo, si chiama praticantato d'ufficio. Funziona così: se tu puoi dimostrare di aver lavorato per diciotto mesi (almeno) presso una testata giornalistica iscritta nel registro nazionale, svolgendo attività redazionale (come quella che tu hai svolto scrivendo i tuoi 2000 articoli) in maniera continuata e retribuita, allora puoi chiedere il praticantato d'ufficio. Questo è una sorta di causa che tu fai di fronte all'Ordine nei confronti della tua testata: questa difatti sarebbe costretta a riconoscerti il praticantato per i diciotto mesi, pagando all'Ordine i relativi contributi. Come dimostrare che tu hai lavorato 18 mesi come redattore? Con gli articoli firmati, e se possibile con la testimonianza dei colleghi e di un caporedattore che attesti la natura del tuo lavoro. Se riesci a produrre questa documentazione all'Ordine hai buone probabilità che il praticantato ti venga riconosciuto. Se ti fai degli scrupoli nei confronti del tuo giornale, puoi offrirti di pagare, a causa vinta, i contributi che questo dovrà versare per il tuo avvenuto praticantato. Questa é una strada, che io non ho praticato perché ho lavorato un anno per un giornale e sei mesi per un secondo giornale (avrei dovuto fare due cause contemporaneamente), perché i giornali in questione non avevano soldi nemmeno per pagare i dipendenti (con i quali erano infatti in causa) e perché l'idea di iniziare la carriera con una causa (allora avevo circa 23 anni) mi sembrava malsana. Errori di gioventù e di buon senso che poi mi sono costati qualche rimpianto. Il praticantato d'ufficio viene poi concesso dai vari ordini in base a contingenze tipo l'esigenza di aumentare il numero di iscritti e i relativi contributi e la convinzione che chi lavora in un giornale come redattore, pagato a pezzo, sia come un professionista "fuorilegge" in attesa di essere messo in regola. Non a caso storicamente c'é stato un periodo (credo negli anni '70) in cui l'Ordine della Lombardia ha concesso numerosi praticantati d'ufficio per regolarizzare la posizione di redattori di giornali tipo "La Notte" (quotidiano di cronaca milanese o viceversa) in cui pagine intere venivano realizzate da giornalisti "irregolari" per poche lire. Se poi l'idea del praticantato d'ufficio non ti convincesse (informati presso il tuo Ordine sull'opportunità e la possibilità di successo della causa), e se il tuo giornale proprio non vuole saperne di iscriverti "sua sponte" al registro dei praticanti, non ti resta che la strada delle "scuolette". Se non ricordo male, la scuola di giornalismo di Bologna, che offre una quindicina di praticantati, dura due anni, offre importanti stages, ed è quasi gratuita, ha lasciato nel '99 due posti vaganti per qualche mese, visto che nessuno sapeva dell'esistenza della scuola e dei due suddetti posti. Si tratta sempre di due anni che ti varranno come praticantato e ti permetteranno di fare stages e di attivare contatti con giornali (come "Repubblica" "Panorama" "L'Espresso") che nella carriera del giovane di bottega vedresti fra una decina d'anni, e magari studierai qualcosa che all'esame di Roma potrebbe tornarti utile. Ricapitolando: praticantato chiesto e ottenuto al tuo giornale,
praticantato d'ufficio, scuola di giornalismo. Queste le tre strade per
diventare professionista. Tutte e tre degne di rispetto, così come
quelli che le seguono. Tu cerca la tua e vedrai che diventerai professionista
sulla carta e non solo nella tua testa, e che non ce l'avrai più
con studentelli e scuolette che non varranno la pratica sul campo, ma che
risolvono un problema, quello dell'accesso all'albo dei professionisti,
che fior fior di professionisti non vogliono risolvere per paura di perdere
i privilegi che, proprio le barriere all'entrata, ancora gli riservano.
Con affetto.
dall’Odg lombardo non è partito alcun provvedimento d’ufficio
contro Feltri. La legge proibisce i giudizi sommari. Annunciare che è
stato aperto un fascicolo non significa che è stato aperto un procedimento
disciplinare o che Feltri è stato fucilato.
Caro Franco, pubblichiamo la tua precisazione con la dovuta
evidenza e ti ringraziamo per le espressioni di simpatia. Il Barbiere e'
sempre a tua disposizione.
Resta il fatto che il Barbiere ha deciso di censurare uno scritto ricevuto. Capisco che l'anonimato impone prudenza, le notizie sono talvolta difficilmente verificabili, ma tra le pagine del Barbiere di righe "taglienti", come negli intenti, se ne trovano davvero tante al limite dell'insinuazione. Mi viene poi inevitabilmente da pensare che anche altri articoli che con piacere leggo sul BdS potrebbero aver subito la stessa sorte. E la cosa non mi entusiasma. Cosa è successo? Razor P.S. Se il Barbiere non vuole coinvolgere tutta la barberia nel dibattito è ben accetta anche una risposta privata. Caro Razor, dopo averti spedito una risposta privata, pensiamo
sia giusto aprire una pubblica discussione sul problema.
Il riferimento alla condanna e' stato tagliato da Figaro. Il perche' e' presto detto. Riteniamo che il Barbiere non debba dar sfogo a polemiche personali in cui vengono usati argomenti cosi' duri. Altrimenti, da luogo di discussione qual e' rischierebbe di diventare un saloon di pistoleri. Altro punto. Il Barbiere taglia, certo, senno' che Barbiere sarebbe? Ma non insinua. No caro Razor. E se questo e' accaduto qualche volta, facciamo subito ammenda. Noi non vogliamo insinuare proprio nulla, ma solo raccontare le nostre storie e le nostre notizie. Cerchiamo di farlo nel migliore dei modi. Ci riusciamo? Non ci riusciamo? Questo lo decidano i clienti che frequentano la bottega. E' nostro dovere valutare i materiali che arrivano al Barbiere.
Il Barbiere della Sera e' un luogo aperto ai contributi di tutti, ma l'ultima
parola sulla pubblicazione dei materiali spetta agli animatori del sito.
E quest'ultima parola ce la teniamo stretta, come e' spiegato, caro Razor,
nelle Regole del Gioco. E infine. Razor
ha ragione. Molti articoli hanno subito modifiche e limature. Ma quando
il Barbiere capo interviene lo fa sempre a ragion veduta e senza mai stravolgere
il senso dei contributi che arrivano. La forma, talvolta, si'.
Andrea Montanari
Antonio Vellani
Saluti
"A.A.A.A.A. Colleoppio nuovissima mulatta" Segue numero di telefono. Altro che "inchieste" sulla prostituzione online nell'era della "new economy", altro che "dibattiti" tra i partigiani della "linea dura" e quelli della "tolleranza" (vedi caso di Treviso, vedi dibattito sulla riapertura delle "case"). Cosa fanno i direttori? cosa fanno i colleghi? e le colleghe? Tutti zitti, gli editori devono guadagnare qualche lira in più. Quando inizieremo a toglierci la trave dall'occhio? Zioproto P.S.: non venitemi a dire che "la prostituzione in casa è una scelta, in casa non c'è sfruttamento come sui marciapiedi". Non attacca, "non c'azzecca" proprio. Lo sfruttamento passa anche per casa. E per le colonne degli annunci dei "nostri" giornali.
Non perché ce l'abbia con loro, anzi. Semplicemente perché, a 28 anni, non stavo intravedendo spiraglio alcuno. Diciamo che non sono un collaboratore qualsiasi: scrivo in media 4-5-6 articoli al giorno. Sono in quella redazione dal gennaio '99 e scrivo anche per altre redazioni (Sport e Spettacoli che non sono a Rimini ma sparse per la Romagna). Comunque dicevo che dal gennaio '99 ho scritto qualcosa come oltre 2mila articoli (tutti comprovabili). Ma a distanza di un paio d'anni, con una variazione strutturale
non indifferente - il sudatissimo Tabloid - ci hanno chiuso le porte. E
poi, in questi due anni, di gente dalle altre redazioni ne ho vista arrivare
e tutti bene o male paracadutati dall'alto. Che gusto c'è allora
farsi il culo stare tutto il giorno in giro (da aprile a ieri ho fatto
5mila km) con lo scooter in cerca di notizie? Ci stanno diversi miei errori
e cappelle con tanto di cazziatone del capo servizio, ma comunque quando
poi vedi dei redattori a contratto a termine incapaci di fare il loro lavoro
e quasi quello di un collaboratore ti arrabbi. O meglio io mi arrabbio.
Scusate lo sfogo. A presto carissimi
Il suddetto infatti, secondo il proprio racconto riportato per intero nel giornale diretto dall'amico Arturo Diaconale (titolo: "Giornalisti cronaca di un esame politico"), avrebbe passato un brutto quarto d'ora . Più che ad un esame orale sarebbe stato sottoposto, per non
dire costretto, ad una vera e propria seduta di psicanalisi stalinista,
sullo stile delle "autocritiche" che si facevano fare ai dissidenti dei
lager. Inutile chiedersi se l'Ordine dei giornalisti nazionale aprirà
mai un caso su questo esame.
Cui però manca un elemento fondamentale: nomi, cognomi e
indirizzi, con tanto di codice di avviamento postale, dei commissari d'esame.
Ignoro se per un malinteso senso di pudore o della privacy l'interessato
li abbia omessi, e in tal caso avrebbe fatto malissimo, o se perchè
non li conoscesse. O forse solo per convenienza ("nella vita non si sa
mai, quello potresti ritrovartelo come direttore"), anch'essa malintesa.
Quando s'annunziano stragi, suicidi in massa (c'è un caso
recente) pulizie etniche, biblici esodi, i frequentatori di codesta sala
da barba farebbero bene a dare un'occhiata a quello che dice Misna. Se
a Misna una cosa non risulta, c'è il caso (non sempre, è
ovvio) che non sia successa per niente, e che la notizia, immancabilmente
strillata con copistica solerzia dai colleghi tutti in giro per il globo,
sia stata inventata o manipolata a bella posta da qualche vivace
Condivido l'orrore del dibattito, specie se a discutere sono alcuni
dei responsabili primi della disastrata situazione dell'editoria di sinistra
in Italia, ma l'ironia andrebbe esercitata con cautela e rispetto: di tutte
quelle rappresentate in quella discussione, Misna è forse l'impresa
più coraggiosa e - oso dire - di maggiore utilità sociale.
però è uno sfog(hett)o. Allora tutti 'sti professionisti che escono dalle scuole di formazione, ecc ecc ecc che razza di pratica hanno? Non sono sul campo come me e gli altri, non scrivono 5-6 articoli al giorno (io collaboro con il Resto del Carlino, redazione di Rimini, così potete controllare) ma mi sono reso conto che mi son fatto e mi sto facendo un mazzo così per diventare pubblicista (capirai...) mentre vedo schiere di 20enni che si spacciano per praticanti e/o professionisti dopo essere usciti dalle scuole di formazione. Non mi sembra giusto non è così che si fa 'sto mestiere.. bisogna lavorare sgroppare duro, cercare le notizie e non stare dietro una scrivania a sentire due lezioni. Io non sono appoggiato da nessuno non ho agganci (per fortuna, così non devo ricambiare favori) avevo anche pensato di fare le scuole di formazione per giornalisti ma i miei capi me le hanno sconsigliate: "tanto i professionisti non li assumono".. ecco io mi chiedo questo: allora cosa servono ste razza di scuole? e' giusto che uno studentello uscito da queste scuole (io sono laureato in Scienze Politiche con una specializzazione post-laurea in Marketing) "rubino" il posto a chi suda sul campo? Un'altra frecciata, l'ultima se posso. In Italia ci sono schiere di pubblicisti.. hanno tessere, duemila specializzazione diciture nei biglietti da visita e magari fanno l'ufficio stampa di qualche discoteca.. Secondo me è un'ingiustizia... Io ripeto ho scritto finora oltre 2mila articoli e come me tantissimi altri anche a Rimini, però nessuno di noi è "difeso" siamo equiparati a chi scrive (se così si può dire) su giornaletti di squadre calcistiche di 8^ serie e cose del genere o a chi fa la valletta in qualche trasmissione sportiva di calcio amatoriale (e poi si spaccia per iornalista, vi rendete conto...!!!) Allora come si può risolvere questo dilemma? A presto Andrea Montanari
Grazie e buon lavoro, Il Manigoldo http://ilmanigoldo.interfree.it
Questi sono quelli che ci sono ancora - nel mercato dell'editoria "postcapitalistica" - e che intendono restarci, nonostante qualcuno scriva che sono in crisi di liquidità (vedi il Manifesto), di ragione sociale (vedi Liberazione), di idee (vedi Radio Popolare). Ma - al "dibbattito" - saranno presenti anche quelli che non ci sono più, dall'Unità (Giuseppe Caldarola) ad Avvenimenti (Michele Gambino), o meglio che ci sono sì, ma solo virtualmente, cioè sul nuovo ritrovato della libertà e della democrazia di questo complicato inizio Millennio, Internet (www.unità.it e www.avvenimenti.it). Infine, sono stati invitati anche alcuni "soggetti" dell'informazione libera e democratica scarsamente pervenuti, in termini di Audipress e Auditel, come Radio Sherwood (Wilma Mazza), Peacelink (Carlo Gubitosa), Altraeconomia (Miriam Giovanzana) nonchè Misna (padre Giulio Albanese), che ancora siamo qui a chiederci "cusa l'è"... Ora. Essendo che gli invitati raggiungono la considerevole cifra di 12 (dodici) persone (nove uomini e tre donne). Essendo che il "dibbattito" medesimo inizia alle ore 18.00. Essendo che - alle ore 21.30, max ore 22.00 - a Roma "se magna". Essendo che la festa (nazionale) di Liberazione, alle ore 21.00, prevede il dancing e il cineforum. Essendo che il titolo dell'incontro recita "Unici contro il pensiero unico, incontro tra i media antiliberisti" e che - tra gli antiliberisti NON invitati (tipo quelli della Rivista del manifesto, fondata e diretta dal gruppo Rossanda, Pintor, lo stesso Parlato, Magri, ma composta da quei padri "nobili" e un po' anzianotti che la stampa antiliberista giovane, radicale e "sociale" malsopporta) - qualcuno magari si è pure un po' offeso, ma facendo finta di niente si presenta lo stesso, al "dibbattito", e vuole dire la sua. Essendo che magari s'è offeso pure qualcun altro, che sempre
comunista si dice (tipo i Comunisti italiani che fanno "Rinascita" e
i Comunisti unitari che fanno "Aprile")
Ne consegue - o non ne consegue? - che la stampa di sinistra (e
la sinistra in quanto tale) farebbe bene a organizzare meno elefantiaci,
soporiferi e sostanzialmente inutili "dibbattiti" e, invece, magari, darsi
una mossa in vista delle prossime elezioni politiche, che segneranno a
detta di tutti - liberisti e antiliberisti, comunisti e trotzkisti - la
indubitabile, drammatica e ferale vittoria del centrodestra, cioè
dei Nuovi Barbari?
Ale Cara Ale, nelle pagine di Diritto di Replica, cerca le lettere dei mesi scorsi (vai in fondo a questa pagina). Troverai "Il Lamento del Free Lance", con una risposta del presidente dell’Ordine di Milano, Franco Abruzzo, che fa al caso tuo. Bds
Chi se ne frega, penserai tra te, come prima reazione.
La stessa giornalista oggi da’ ancora una volta la parola a Arlacchi
che, sorvolando sulle proprie toppe pregresse, si mostra pieno di ottimismo:
"nel Nord il prezzo dell’oppio e dell’eroina è crollato. Le crescenti
difficoltà a trasportare droga oltre il confine con il Tagikistan
non rendono più conveniente la raffinazione dell’oppio e su un lungo
periodo potrebbero non rendere più conveniente anche la sua coltivazione".
1) Il giornale a Lampedusa è mancato solo un paio di volte, perché Air Sicilia offre un servizio inadeguato: spesso - esperienza personale - tutti, ma tutti i quotidiani arrivano a Lampedusa nel tardo pomeriggio. Qualche volta, come detto, non arrivano proprio. 2) Ero sì in vacanza, ma nessuno mi ha "sfruttato": ho inviato volentieri qualche articolo a Milano, un po' per grafomania, un po' per abbondanza di tempo libero, un po' per dare una mano agli amici colleghi, un po' per ricambiare l'entusiasmo e la gentilezza dei leghisti locali (ci sono davvero!) che mi hanno accolto. Nessuna imposizione, ci mancherebbe. 3) Non che questo sia particolarmente importante, ma sono redattore, non collaboratore. Sono, anzi, uno di quei "promossi" (a fine luglio). Cordialmente. Carlo Passera
Luciano Ghelfi e-mail luciano.ghelfi@tin.it
Il mensile Inter.net ha valutato il nostro sito, nel suo numero doppio di luglio e agosto, attribuendogli 4 stelle su 5. Complimenti a Figaro, il nostro condottiero, anche perché la rivista in questione (che gestisce il sito www.interpuntonet.it) è un classico di questo mercato specializzato: parla di Internet dal 1995 e nel numero estivo ha venduto 42 mila copie. Nella speranza di arrivare presto a cinque stelle, riportiamo interamente
il giudizio di Inter.net sul Barbiere: "Un sito dedicato al mondo del
giornalismo e ai suoi protagonisti. Nonostante la sua impostazione per
addetti ai lavori, il Barbiere della sera è aperto alla collaborazione
di tutti, perché il patrimonio della stampa e dell'informazione
è una ricchezza comune. Queste pagine promettono informazioni di
prima mano e nelle prime settimane di attività hanno già
realizzato qualche piccolo scoop tra cui quello, smentito in maniera non
troppo convincente, dell'abbandono di Mentana della direzione di Canale
5". "Il sito è nato dall'iniziativa di alcuni giornalisti
che sentivano la mancanza di uno spazio dedicato espressamente al loro
lavoro sul campo. Pagine che si presentano utili ma anche un po' corsare,
dove l'indiscrezione e la scoperta maliziosa fanno capolino in un luogo
dove è possibile scrivere, trovare spunti e idee ma anche sfogarsi.
E' interessante notare che il sito per ora si regge sul lavoro volontario".
Quella foto – sosteneva il quotidiano – era stata scattata nella questura di Milano nel dicembre 1969 al momento del riconoscimento dello stesso Valpreda da parte del tassista Rolandi che sosteneva di averlo trasportato, all’ora della strage, nei pressi della banca dell’Agricoltura. Un riconoscimento truccato, dal momento che era facile individuare un giovane capellone malvestito in mezzo a quattro signori di mezza età a loro modo eleganti. Due giorni dopo, in un’intervista al "Giornale", ecco lo scoop: l’avvocato di parte civile Luigi Ligotti smentisce quella foto, sostenendo che la stessa era stata scattata ben cinque anni dopo, nel 1974, durante il processo di Catanzaro, quando il presidente della Corte aveva voluto riprodurre le fasi di quel riconoscimento con le stesse persone che vi avevano partecipato all’epoca in cui furono mostrati al tassista. Replica di "Repubblica" che si difende male, insistendo "tout court" sulla data (dicembre 1969). Nuove accuse del "Giornale" che ci va giù pesante e parla di depistaggio che i giornalisti di "Repubblica" avrebbero montato a chissà quale scopo. Riflessione: possibile che i "misteri d'Italia" servano solo ad alimentare polemiche politiche che di politico hanno ben poco? Il dilemma – e la conseguente polemica - ci sembrano, quindi, di quelli destinati a lasciare il tempo che trovano. Fermo restando che collocare un capellone trasandato in mezzo a quattro azzimati poliziotti è palesemente un modo per inquinare l’inchiesta sulla strage, sia che la foto sia stata scattata nel 1969, sia che sia stata scattata nel replay di cinque anni dopo, c'è un particolare di cui nessuno sembra voler tenere conto. Quel riconoscimento non era valido per un semplice motivo: a Rolandi la foto di Valpreda era stata mostrata prima del riconoscimento e quindi prima ancora che quella ridicola foto di gruppo con anarchico venisse, o meno, scattata. Bds
Enrico Deaglio, direttore di Diario
Clicca, clicca, trovi melma Internet non é una parola magica. Tutti noi la pronunciamo
ormai qualche decina di volte al giorno, molti di noi passano ore a cliccare
per abbeverarsi alla fonte di notizie che altrimenti, si pensa con ansia,
ci sarebbero precluse, e così corriamo felici e contenti a buttarci
in quello che crediamo sia un bel mare ma spesso è solo melma. Travestita
da notizia.
Leggo con stupore la lettera del collega Dimitri Buffa sul tema del fumo passivo (ma quella sul Gay Pride perché non l'ha indirizzata ai politici del centrodestra che hanno lasciato Sgarbi da solo a manifestare sul carro dei travestiti?). Dunque, Dimitri si chiede cosa faranno i vertici dell'Associazione della stampa parlamentare per far rispettare il divieto di sfumacchiare in sala stampa, usanza praticata sia dai giornalisti che dai deputati. Domanda legittima. Ma da quale pulpito! Per dovere di cronaca e per completezza della notizia occorre infatti ricordare che Dimitri Buffa e’ stato un alfiere delle tesi Radicali sull'antiproibizionismo. Per quanto riguarda il problema del fumo passivo in sala stampa staremo a vedere. I compiti dell'Associazione della stampa parlamentare si spera debbano continuare ad essere altri, come assicurare la serietà dei colleghi che scrivono dal Parlamento. E anche di non ammettere nella "casta" il collega Dimitri Buffa. Come per altro è già avvenuto. Fumare fa male, ma c'è anche di peggio. Perché non proporre anche un test antidoping? Razor
Cosa dice la Presidente? Che c'è "un sito di recente costituzione che sembra (sic!) essere piuttosto visitato dai giornalisti", che "la testata non è registrata, non esiste un direttore responsabile, non si sa chi ci confeziona il "pacchetto"" e che non avendo garanzia che le informazioni date siano corrette esiste il legittimo sospetto che queste siano "guidate per fare battaglia politica". La Presidente, non contenta di denigrare la Bottega senza neppure nominarla (Paura di fare pubblicità? Distrazione? Fastidio nel nominare una cosa impura?) si lancia nell'accusa di gaglioffaggine verso coloro che "non avendo neppure il coraggio di firmarsi hanno trovato credito" al BdS. Insomma ce n'è per tutti e credo che a Bottega preparerete
la vostra risposta. Per quel che mi riguarda posso solo dire che se io
mi sono macchiato del reato di gaglioffaggine, la Presidente Molinari è
rea di mancata risposta. Non ha infatti smentito, come avrebbe dovuto,
che chi non paga le quote dell'Associazione viene minacciato di azione
legale. E, soprattutto, non ha spiegato ai suoi iscritti in base a quale
norma dello statuto si è sentita autorizzata a proporre scandalosi
condoni ai danni di chi le quote le ha sempre pagate. Allora, cara Presidente,
non pensa sia il caso di dare risposta puntuale invece di offendere gratuitamente
i suoi ex-iscritti?
Le mani saranno pulite, ma la penna è un bel disastro. E anche la memoria lascia molto a desiderare. Il tutto diventa una miscela esilarante Peccato, era partito bene, sembrava saperla lunga ma si è perso tra un'approssimazione e l'altra il nostro veterosocialista dalle mani pulite e non ne ha detta proprio neanche una giusta. Ci piacerebbe soprassedere, perché nel suo genere è anche simpatico, ma non ce la facciamo proprio. Iniziamo con la storia delle patate a correggere il confuso veterosocialista: non fu volgare trovata del brutto e cattivo Bossi ma di un illustre collega del nostro ma-ni-pu-li-te. Ma questi, Vittorio Feltri, fu più coraggioso e un filo più elegante: usò nome, cognome e faccia in televisione, per diffondere le sue gratuite offese. Purtroppo, noi fanciulle di Duepunti ci troviamo, invece, a dover interloquire con un anonimo. Pazienza. Ma andiamo avanti con il nostro veterosocialista pasticcione: non solo Duepunti non è il mensile di Italia democratica (che ne ha uno che porta il suo nome), non solo Italia democratica non è più un movimento politico da tempo, ma soprattutto Duepunti usa re-go-lar-men-te i soldi dei portafogli dei propri redattori per spedire il giornale e quelli dei propri abbonati per acquistare la carta per stamparlo. Questo non li rende eroi, né "bravi e volenterosi", ma semplicemente liberi. Carolina, Corrado, Alberto, Guia, Alessandro ed Elisabetta: ventimila lire a testa al mese per attaccare i francobolli sui giornali che spediscono. Anche i nomi e i cognomi dei loro abbonati non sono molti. Quel che basta. E se avessero mai preso una lira di rimborso elettorale dei partiti (con il partito di Duepunti seduto in Parlamento) ne sarebbero comunque andati fieri. Finché non saranno costretti anche loro a trovare una firma che sottolinei la pulizia delle proprie mani, saranno sereni e soddisfatti. Ma ora entriamo un po' nelle sue difficoltà di penna: la signora Augusta, se proprio si sente l'esigenza dell'uso del dialetto, diventerà la sciùra Augusta (e non sciùr Augusta, come ha scritto il nostro vetero). Oppure è meglio apostrofare. O lasciar perdere i dialetti. Un movimento politico è un movimento politico. Un partito è un partito. Difficilmente il primo si trasforma, dopo dieci righe, nel secondo. E non è per volerla smentire e correggere riga per riga, ma lei è davvero sbadato: Duepunti si scrive tutto attaccato. Chi lo ha preso in mano e letto almeno una volta se ne sarà accorto.e a lei che conosce così da vicino, nei dettagli, il nostro giornale come è potuto sfuggire? In ogni caso, caro anonimo collega, abbiamo imparato subito una tattica del giornalismo (ma preferiamo non usarla): scriverla, buttarla lì la notizia, intanto tutti la leggono. Che sia vera, falsa o inventata è inezia, verificarla una perdita di tempo. Intanto sta lì scritta nero su bianco, la storia che si vuole raccontare. Ah, per sua ulteriore informazione, non siamo così giovani e neppure fans, e i nostri redattori hanno delle difficoltà a sentirsi "fanciulle": sì è vero ci piacciono la politica e anche il giornalismo, ma quello coraggioso, intelligente, serio e, se possibile, anche ben fatto. E conosciamo i trucchi più banali come quello di chiamare "ragazzotti" i redattori di Milano DuemilaUno e "fanciulle" quelli di Duepunti nel tentativo di sminuirne il lavoro. Trucchetti un po' scontati. Tutto questo non tanto e solo per onor di verità ma per divertirci
tutti insieme nel "barbieredellasera". Ma ora andiamo avanti a scrivere
di Milano, noi fanciulle, e aspettiamo che qualcuno dall'Avvocatura di
questo Comune voglia rispondere ai milanesi tutti. Anche al veterosocialista
pasticcione dalle mani pulite.
Ora che sono Direttore e che qualche praticante l'ho assunto senza che abbia avuto la necessità di prostrarsi, subisco l'onta del direttore commerciale di Air One che ha diramato una circolare nella quale si specifica che "solo" le tessere amaranto hanno diritto allo sconto giornalisti. I possessori della tessera verde "ormai riconosciuti anche dal sindacato come professionali" sono feccia e usano l'aereo non per lavorare ma per dilapidare gli enormi guadagni fatti con altre professioni. Invito perciò i colleghi a protestare ai banchi di Air One per questa ottusa decisione. Nella speranza che le tariffe aeree diminuiscano (800.000 Nord -sud o 1.800.000 capitali europee!!!) invito ad una settimana di astensione dal volare con Air One. Sergio Chiesa - Datasport
E' vero che Autostrade spa è la maggiore delle 28 concessionarie autostradali italiane e che ha in concessione, tra le altre, due delle più importanti direttrici nazionali (la A1 Milano-Napoli e la A14 Bologna-Bari), ma dando informazioni solo su metà della rete il pubblico sa cosa accade lungo le arterie principali ma non, per esempio, lungo la A4 Milano-Venezia (in concessione a quattro società diverse a seconda dei tratti) oppure sulla A12 Genova-Rosignano (anch'essa in concessione a tre società diverse) o ancora sulla A3 Salerno-Reggio o sulla A7 Milano-Genova o sulla A22 del Brennero (in concessione alla Autostrada del Brennero spa). Perché invece di informarsi presso Autostrade spa i
Tg di casa nostra non si informano presso l'Aiscat, l'Associazione delle
società concessionarie di autostrade e trafori (di tutte le autostrade
e di tutti i trafori), oppure presso l'Anas, l'ente nazionale per le strade,
proprietario di tutta la rete stradale e autostradale nazionale oppure
presso la polizia stradale oppure presso il Cciss-viaggiare informati?
Oltre a rendere al pubblico un servizio più corretto con informazioni
più complete si eviterebbe il sospetto di pubblicità a una
società quotata in borsa, i cui ricavi (e di conseguenza il cui
valore) aumentano in funzione del traffico e delle code ai caselli di esazione.
Cordiali saluti
a) associata ad altre specialita’ di tipo tecnico b) assimilata a contratto ì Metalmeccanico , livello contrattuale non specificato Questo quanto arrivato sulla mia e-mail: ****L'OFFERTA DELLA SETTIMANA****
ED ECCO IL RISULTATO:
Grazie per quanto farete Laura Mulassano segreteria NEOS
Sto inoltre cercando qualche giornalista per l'ufficio stampa dei tre concorsi internazionali che si terranno dal 10 al 12 novembre e dal 1 al 3 dicembre 2000. Qualcuno di voi e' disponibile? A presto Monika GRIFONE CLUB MILANO Via del Grifone 1 Vermezzo-MIlano (Italy) Tel +39-02-9440490 fax +39-02-9440984 http://www.grifoneclub.it Email: info@grifoneclub.it |