16 Luglio 2000 - Elisabetta Canalis
e Maddalena Corvaglia, ovvero Le Veline
Dopo aver letto cio'
che e' stato pubblicato in questo ultimo mese dal sito Il Barbiere della
sera a proposito di Striscia la Notizia abbiamo deciso di dire
la nostra partecipando a questo forum.
Per quanto riguarda il video sulla Missione Arcobaleno,
forse il signor Suber
del Tg 5, non si e' accorto che la videocassetta regalata da Panorama il
24 settembre e il filmato in onda su Striscia la notizia il 27 settembre
(giorno di programmazione dei varieta' di Canale 5), parlavano sostanzialmente
dello stesso scandalo con la differenza che le immagini mostrate erano
diverse.
Quindi Suber oltre ad non aver confrontato le cassette non ha letto neanche i giornali. I maggiori quotidiani italiani hanno dedicato, molto spazio alla faccenda mettendo in evidenza proprio questo fatto. Per sua informazione la cassetta sull'Albania e' arrivata a "Striscìa" nel mese di luglio.
Forse Suber e' uno spettatore solo dell'ultima edizione perche' sulle gravi conseguenze delle onde elettromagnetiche gia' prima che il prode Ghione realizzasse questa inchiesta, a "Striscia la notizia" nelle edizioni passate era gia' stato affrontato piu' volte il problema. Lo sappiamo perche' anche da non velíne guardavamo la trasmissione e se e' necessario possiamo chiedere a Rìccì di fornirci le date).
La Corte Dei Conti preferisce contattare noi mensilmente per avere aggiornamenti sulle 64 "cattedrali nel deserto" piuttosto che avvalersi degli organi di stampa. Abbiamo notato che proprio in questo periodo il Corriere Della Sera ha lanciato una iniziativa insieme al WWF per scoprire gli scempi edilizi.
Al capoverso dedicato a Sanremo dalla signora Serena lannicelli ci viene spontaneo rispondere con una domanda: "Striscia la notizia che trasmissione e'? La risposta e’: "un varieta'. E a noi non possiamo mancare di rivolgerle la domanda che ci sorge spontanea: "Come mai lei c'era? Non fa informazione?'.
All'ultima domanda della Iannicelli diamo l'ultima risposta. Il
costo di uno spot all'intemo di "Striscia la notizia" e' inferiore a quello
di uno spot nella stessa fascia oraria applicato da Raiuno all'interno
della Zingara o di un programma di Carlo Conti. Lo abbiamo letto da una
tabella pubblicata dal settimanale l'Espresso.
Un saluto dalle Veline
Elisabetta Canalis - Maddalena Corvaglia
Grazie della tua partecipazione. Ma volevamo farti sapere
che non siamo affatto travagliati. Siamo tranquillissimi e convinti dela
bonta’ della nostra iniziativa. A presto.
Bds
E così, caro Frank (o "Ciccio") Abruzzo, vedo
che ti vanti e vai fiero di aver fatto togliere una multa a una nostra
collega "priva di documenti di identificazione" e comminatagli dal
solito "pover ghisa", quando invece la "suddetta collega" era in possesso
di "regolare tesserino dell'Ordine giornalisti". Wow! Ma questo - il fatto
cioè che tu, presidente del "nostro" Ordine, riesca a far togliere
le multe ai colleghi - sarebbe ancora nulla rispetto all'acutissimo commento
che hai rilasciato agli organi d'informazione, "Barbiere della Sera" compreso.
"La vicenda è sconcertante", hai scritto come al solito
severo, "in una metropoli dove circolano migliaia di extracomunitari senza
documenti di identificazione. Il Consiglio dell’Ordine avvierà tutte
le azioni legali a tutela della collega e contro il sindaco e il comandante
dei vigili urbani".
Ora, a prescindere dal fatto che il tesserino, almeno a Milano, serve sostanzialmente solo a entrare gratis a qualche concerto o a qualche spettacolo teatrale di secondo e terz'ordine (per quelli di primo ci vuole l'accredito, e lì non basta esibire il tesserino, bisogna saper scrivere della materia) - molti di noi si chiedono perché qualche quotidiano o settimanale o mensile o bimestrale di quella pseudosinistra che - come e peggio di te - sa invocare solo becere ricette "legge e ordine", in una città come Milano, non conduce invece una bella inchiestina su quanto ci costano e a cosa realmente servono questi benedetti Ordini "professionali" e soprattutto su quali interessi e bisogni reali difendono.
Il diritto di lesa maestà, di sicuro, e poi? La dignità e il rispetto per tutti i cittadini - regolari e non - che vivono, producono e alle volte pagano persino le tasse, in questa città e in questa regione, non le difendono di sicuro, "gli strumenti preposti" dell'Ordine, considerate le tante tristi e convulse vicende di vero vilipendio della categoria (tipo giornalisti licenziati senza che nessuno mai fiati...) e ora, considerate queste tue frasi post-razziste e pre-xenofobe che, per difendere una giornalista, non sai far di meglio che attaccare dei poveri e ignari extracomunitari, contribuendo - nel tuo piccolo - ad alzare i tassi d'intolleranza (già alti di loro) di questa uggiosa città.
Ma ricorda, presidente, che anche tu sei "sbarcato" in terra straniera
proveniente da un altro "continente" e da una civiltà - quaggiù
al Nord - considerata rozza e barbara, inferiore e incivile. Solo che il
Sud d'Italia di ieri è diventato il Sud del mondo di oggi, e tu
- forse troppo preso dall'aggiornare l'ennesima versione del pur pregevolissimo
e utilissimo "Codice dell'informazione", da tutti noi meglio noto e apprezzato
come "l'Abruzzo" - non te ne ne sei dato cura, nonostante le tue affermate
convinzioni "democratiche". Prego Dio - e Allah e Javhé e Manitù
- che anche tu, prima o poi, te ne possa accorgere, anche se per farlo
non dovrai consultare codici e codicilli, ma solo la tua coscienza.
Un giornalista tuo iscritto, sì, ma della... "terra di
mezzo"
14 Luglio 2000 - Mammamia
Martedi 11.7 è uscito un brevissimo articolo sul Foglio.Tredici
righe di lodi sperticate a Gad Lerner, neo direttore del tg1, super
sponsorizzato dal direttore del Foglio, Giuliano Ferrara. A fronte
dei complimenti a Lerner,l'attacco al tg5 di Enrico Mentana è
molto secco. Tg1 intelligente. Tg5? mah...Tg1 al 30,4%, Tg5 al 21,84%.
Mentana avrà capito cosa gli manda a dire l'uomo di Berlusconi?
Mammamia
14 Luglio 2000 - La Coop Editoriale Giornali Associati
Abbiamo letto con attenzione e un po' di amarezza la
vicenda raccontata da "dopobarba" sul caso Agr-Donati. Ma c'è
una piccola imprecisione, per noi grande. La Coop Editoriale Giornali Associati
(Cega Scarl, 40 soci e 61 dipendenti fra cui 41 giornalisti art 1 cnlg)
che edita il Corriere Romagna nelle sue 6 edizioni (Rimini, San
Marino, Cesena, Forlì, Ravenna, Imola) non solo non ha niente
a che fare con Donati, ma si ritrova "in casa" (per la precisione a Rimini)
un quotidiano concorrente (La Voce di Rimini) che ha Donati come
socio al 50% e amministratore delegato, con la volontà ora di far
nascere nuove iniziative concorrenti a noi nel resto della Romagna. Dunque,
a meno di pensare che tutti i quotidiani che si chiamano "Corriere" siano
di proprietà o sotto il controllo di Donati, vi chiediamo di non
citarci nelle altre comunicazione che farete in merito alla vicenda Agr.
Per il resto, in bocca al lupo. E saremo curiosi di conoscere altre novità
da colleghi finiti loro malgrado in una vicenda tanto spiacevole.
La Coop Editoriale Giornali Associati
14 Luglio 2000 - Il cronista di campagna
Una buona notizia, cara Rosina, sta al giornalista doc (sic!) come
l’aglio a una strega se è la sola ad avere riconosciuta dignità.
In altre parole, potrebbe essere accettata l’idea rosa della Bonsanti se
facesse parte di un progetto di "racconti" a tutto campo sulla regione
(la Toscana).
Non è detto, perché siamo d’estate (e anche il cervello
può sudare), che debbano essere trattati solo argomenti leggeri.
E’ vero: questa, da qualche anno a questa parte, è una leggerezza
dei quotidiani. In particolare, di quelli regionali e provinciali. Ma non
può essere accettata.
Sia chiaro: ben vengano gli inserti estivi, le love story di vip.
Ma non a scapito delle pagine dedicate ai problemi: al traffico (d’estate
aumenta, e aumentano i pericoli), inquinamento (d’estate è più
evidente), notti dei giovani che finiscono in tragedia (d’estate sono di
più), crudeltà varie (solitudine degli anziani, degli emarginati,
abbandono degli animali). Questi temi non possono essere ridotti alle dimensioni
di un trafiletto, o poco più.
Tutto questo per dire che un quotidiano, impegnato a mantenere
credibilità (e non perdere lettori, che sono più intelligenti
di quel che noi riteniamo), non deve mai abbassare la guardia, non deve
farsi condizionare dall’estate. Anzi, deve dare di più perché
la gente, in ferie, ha più tempo per leggere e per riflettere. Non
esistono argomenti pallosi: basta saper scegliere il taglio. Come, del
resto, negli argomenti leggeri possono esservi piani diversi. Per rimanere
al Tirreno, ha ben altro spessore il viaggio estivo di Aldo Santini lungo
la via Francigena in Toscana rispetto alle love story, presentate finora.
Se il primo è godibile, pieno di curiosità, le altre appaiono
stiracchiate, noiose (e dire che qualche anno fa - sembra un secolo - si
rideva di giornali come Novella 2000).
A meno che, cara Rosina, non si voglia rifuggire dall’impegno (e
dalla politica) a ogni costo e far finire sul rogo i giornalisti doc (sic!),
nuove/i streghe/i. Attenzione, di questo passo, rischiamo di trovarci in
mezzo a qualcosa che potrebbe assomigliare a Farhenheit 451. Sento già
puzzo di bruciato. Non ti fa paura, Rosina, l’arrivo in tv di una trasmissione
come "Il grande fratello", che ha quale motore il disimpegno e le persone
ridotte a burattini, in mano a manipolatori dell'informazione?
Il cronista di campagna
14 Luglio 2000 - Anonimo
Quanti fratelloni ci sono? Questa è la domanda che i lettori
del Corriere della Sera e del Messaggero si sono posti ieri
sfogliando i giornali. Per documentare l'articolo sul Grande Fratello in
prima pagina Il Messaggero sceglie una foto di un incrocio con una coppia
in Vespa (senza casco a dimostrazione delle potenzialità nefande
per gli spiati). La didascalia recita: "Una delle centinaia di postazioni
con telecamere installate a Roma". Sul Corriere della Sera stessa foto
con seguente didascalia: "Un grappolo di telecamere a un incrocio di Napoli,
una delle città più spiate". Perché Il Barbiere non
lancia un concorso, magari scopriamo che la scena si ripete a Bologna,
Torino e Palermo?
Anonimo
13 Luglio 2000 - Milano - La tessera
dell’Ordine vale come la carta d’identità
ma i vigili urbani di Milano non lo sanno e multano una giornalista
(Dopo 24 ore il comando annuncia la revoca del provvedimento)
Una pattuglia di vigili urbani (verbale di contestazione n. 3193242-3
del 5 giugno 2000) ha multato una giornalista (£ 36.360) perché
circolava senza un documento di identificazione.
In verità la giornalista ha esibito la tessera professionale,
rilasciata dall’Ordine. I vigili hanno risposto che "l’Ordine non risulta
essere un organo dell’amministrazione dello Stato".
La tessera dell’Ordine vale come la carta d’identità. Questo principio si ricava dall’articolo 293 (II comma) del R.D. 6 maggio 1940 n. 635, il quale dice: "Si considerano equipollenti alle carte di identità le tessere di riconoscimento munite di fotografia e di timbro a secco da chiunque rilasciate, quando l’identità del titolare risulti convalidata da dichiarazione scritta da un organo dell’amministrazione dello Stato". L’Ordine dei Giornalisti, persona giuridica di diritto pubblico (art. 1, ultimo comma, della legge n. 69/1963) ed ente pubblico non economico (Dlgs n. 29/1993), fa parte dell’amministrazione statale. Le tessere dell’Ordine, quindi, sono equiparate alle carte di identità.
Franco Abruzzo, presidente dell’ordine della Lombardia, ha dichiarato: "La vicenda è sconcertante in una metropoli dove circolano migliaia di extracomunitari senza documenti di identificazione. Il Consiglio dell’Ordine avvierà tutte le azioni legali a tutela della collega e contro il sindaco e il comandante dei vigili urbani. Voglio solo ricordare che, ad esempio, sulle tessere degli avvocati - e quindi anche sulle tessere degli avvocati del Comune - è stampigliata questa dicitura: <Tessera con valore equipollente a quello della carta d’identità ex Rd n. 293/1940>". I vigili urbani evidentemente non hanno consultato l’Avvocatura comunale.
Dietrofront dei "ghisa"
Il comando del distaccamento di Dergano dei Vigili urbani ha annunciato
telefonicamente alla segreteria dell’Ordine che annullerà "in autotutela"
la multa inflitta alla collega. Si è trattato di un "errore".
F.A.
13 Luglio 2000 - Un giornalista
veterosocialista (e dalle mani pulite)
Caro Barbiere, e va bene sostenere che "Milano DuemilaUno",
il giornale dei giovani progressisti milanesi, quei ragazzotti lo fanno
con i soldi di Milly Moratti (moglie di Massimo, presidente
dell'Inter e probabile candidato - a capo di una lista civica o
del centrosinistra o di tutte e due, ancora non si sa... - alla carica
di sindaco di Milano) e non col sudore della loro fronte, filodiessina
e filomorattiana. E va bene dire che "Milano DuemilaUno" è un giocattolino
del quale la Moratti si sarebbe stancata (ma la signora fa politica, bontà
nostra e sua, non giocattoli, anche perché i suoi figli sono tutti
grandicelli, oltre che bellocci - ovvio - oramai).
E va bene decretare il de profundis per il giornalismo militante
di sinistra, milanese e non.
Ma scrivere che il mensile "Due Punti", coordinato dalla
brava e volenterosa Elisabetta Pavanello, sarebbe "privo di finalità
politiche" è proprio una gran balla.
"Due Punti" è il mensile di Italia Democratica, un
movimento (politico, of course) fondato da Nando Dalla Chiesa, figlio
del generale Carlo Alberto, professore di sociologia e poi uomo
politico, il quale si era fatto un gran nome per le sue battaglie pro Mani
Pulite e anti - Tangentopoli.
"Due Punti" usa r-e-g-o-l-a-r-m-e-n-t-e i rimborsi elettorali del
parlamentare Dalla Chiesa per fare campagna e battaglia - politica, civile
e democratica, s'intende - a Milano, città dove Dalla Chiesa vive,
dove è stato più volte eletto deputato e soprattutto dove
sostenne - anni orsono - una lotta al fulmicotone contro il cattivissimo
Marco
Formentini, sempre per la carica di sindaco della città, lotta
che vide contrapposti fino all'ultimo voto i "progressisti" buoni di Nando
e i leghisti beceri e "cattivi" di Bossi (che allora, col suo solito tatto,
disse: "I Dalla Chiesa sono come le patate. I migliori stanno sottoterra"...).
Vinse Formentini, allora leghista e ancora marito della indimenticata
"sciùr Augusta" (tanto per dire delle donne in politica...),
ma oggi trasformatosi in un "sincero democratico", nel senso tecnico del
termine, al punto da diventare "compagno" di partito proprio di Dalla Chiesa,
a sua volta trasmigrato dalla Rete ai Verdi e ora approdato
ai Democratici (omnia munda mundis...).
La giovane Elisabetta - e con lei tutti i redattori, collaboratori
e impaginatori di "Due Punti" - fanno politica con Italia Democratica da
anni, sono iscritti a quel partito e il loro giornale conduce (da anni)
una martellante campagna sia contro la vecchia sinistra che contro la nuova
destra. Poi, farà anche dei simpatici scoop sull'avvocatura del
comune di Milano, ma il suo fine principale è condurre aperte e
legittime battaglie politiche prima pro domo sua e poi contro tutti gli
altri. Questo per onore della verità e perché se è
giusto dire che "Milano DuemilaUno" lo foraggia "anche" la Moratti, va
detto anche chi paga "Due Punti" e perché.
Altro che "senza fini politici"...
Ben altro - e più serio, ma anche più produttivo
argomento - sarebbe invece ragionare del giornalismo politicamente impegnato
e delle sue difficili sorti in una città come Milano.
Ma questo sarebbe veramente chiedere troppo, sia ai ragazzotti
morattiani di "DuemilaUno" che alle fanciulle fans di Dalla Chiesa di "Due
Punti". Figuriamoci al "barbieredellasera"...
Un giornalista veterosocialista (e dalle mani pulite)
11 Luglio 2000 - Dimitri Buffa
Carissimo direttore, quello che è successo a Vittorio Sgarbi
durante la parata del gay pride, cui per la cronaca a titolo personale
e di pura simpatia mi onoro di avere partecipato anche io, è sintomatico:
la sinistra, lasciata libera da una destra (o almeno dalla parte più
chiassosa e reazionaria della stessa) di pascolare nei campi delle libertà
individuali si sente minacciata dagli outsider dell'altro schieramento
e quindi li pesta prima che rompano loro le uova nel paniere della speculazione
politica e dell'appropriazione indebita.
Questo senza avere mai chiesto scusa per il male fatto (si parla
di gulag) ai gay nei paesi comunisti.
Un atteggiamento simile a quello delle Br che sparavano alle gambe
e al cuore di quei riformisti che davano più credibilità
allo stato che loro volevano abbattere e che venivano, solo per questo
motivo, considerati nemici ancora più temibili degli stessi odiati
ma caricaturizzabili fascisti. Come a dire: buon sangue non mente.
Ma tant'è.
Un centro destra prono, anzi supino, ai diktat del Papa (che fa
benissimo a fare il suo mestiere ma malissimo a scambiare Roma per la capitale
dell'ormai grazie a Dio defunto regno pontificio) e che allontana tanti
elettori laici in nome di un'etica cattolica che poi nel privato dei propri
leader si guarda bene dal rispettare, incoraggia e produce un doppio circolo
vizioso: da una parte di autoghettizzarsi a riferimento politico dell'oscurantismo
più improbabile, dall'altra a lasciare al centro sinistra anche
il monopolio delle libertà individuali, che si aggiunge a quello
che la stessa già vanta sulle cooperative, sul buonismo, sull'Enel
e sulla Telecom.
Di questo passo non vorrei che finisse come con l'Italia di Zoff:
si vince e si merita la vittoria per oltre 90 minuti, si becca il pareggio
a tempo scaduto e poi si regala ai compagni anche il golden goal. Meditate
gente, meditate.
Dimitri Buffa
10 Luglio 2000 - Fabrizio Colarieti
Per prima cosa complimenti per il sito. Mi chiamo Fabrizio Colarieti
ho 22 anni e sono un pubblicista di Rieti, collaboro con la redazione locale
del Messaggero. Vi vorrei segnalare il mio sito dedicato alla strage di
Ustica "LA STRAGE DI USTICA VENT'ANNI DOPO", l'ho realizzato con
circa un anno di lavoro attualmente è stato visitato da oltre 11000
navigatori (è on-line dal 23/2/2000) e raccoglie gran parte dei
documenti moderni e ufficiali sulla strage (7000 pagine circa). Vi ringrazio
moltissimo per l'ascolto e ancora complimenti.
Fabrizio Colarieti
gli indirizzi del sito:
http://www.rietionline.tws.it/ustica
http://www.stragediustica.3000.it
10 Luglio 2000 - Filippo
Sono d'accordo, al Barbiere non servono orpelli e cotillons: quanto
a grafica va strabenissimo così. Giustezza a parte. La giustezza
è di quelle che stroncano. Dopo aver letto un paio di pagine la
testa mi si stacca e gli occhi si buttano allo strabismo spinto. Non si
può fare qualcosa per venire incontro ai lettori? Peraltro complimenti
al Barbiere capo e ai suoi aiutanti.
Filippo
10 Luglio 2000 - Cip e Ciop
La nomina di Trapattoni a ct della Nazionale per Cip e Ciop
non è una novità. La notizia che il buon trap avrebbe guidato
gli azzurri circolava, almeno negli ambienti giornalistici specializzati,
fin dalla vigilia dell' incontro amichevole Italia-Svezia che si è
svolto a Palermo alcuni mesi fa. Già allora si parlava di Trapattoni
e delle dimissioni di Zoff, ma nessuno ha mai scritto di tutto ciò.
Forse il successo inaspettato della formazione capitanata da Maldini
avrà messo fuori strada la Federazione, la quale non si aspettava
l'ingresso in finale. La variante Berlusconi, che riteniamo fuori luogo
e di bassa cavalleria, ha rimesso in strada il vecchio piano. E i giornalisti
sportivi tacciono.
Cip e Ciop
Il Barbiere si scusa per le imprecisioni. Cercheremo di azzeccare
meglio la sfumatura alla prossima occasione.
Bds
7 Luglio 2000 - Giovanni Rossi,
ex-fiduciario
sindacale della redazione regionale emiliano-romagnola de l’Unità
Ho pensato di scrivere anche a il Barbiere della sera poichè
ritengo che la situazione che si trovano a vivere i 36 giornalisti ed i
16 poligrafici licenziati dall’Unità editrice multimediale (Uem),
la società editrice de l’Unità, è emblematica
e vale la pena di essere conosciuta, specie da coloro che lavorano nel
mondo dell’informazione. L’impressione (anzi, è ben più di
una impressione) è che questa vicenda la si voglia rimuovere, cancellare
del tutto, non solo per l’imbarazzo che crea in una determinata area politica,
ma perché è la testimonianza, potremmo dire davvero esemplare,
di come si comportano (o si vorrebbero comportare) non pochi editori.
Dunque, il più brevemente possibile, i fatti: l’Unità, a fine 1999, chiude le redazioni di Bologna e di Firenze, licenziando tutti coloro che vi lavorano. Lasciamo perdere il fatto che un’azienda in crisi operi in modo tale da aumentare le proprie difficoltà colpendo il suo migliore mercato: in primo luogo l’Emilia-Romagna e, poi, la Toscana. Nulla di nuovo: negli ultimi anni molte scelte aziendali hanno avuto questa singolare impostazione ed il risultato di bruciare ogni risorsa, comprese quelle provenienti dalle sottoscrizioni. Non è colpa del destino cinico e baro se l’Unità oggi viene normalmente accreditata per una quota di mercato inferiore alle 40.000 (quarantamila) copie reali vendute in tutta l’Italia.
Andiamo oltre e stiamo alla questione occupazionale. L’Unità ha licenziato sulla base di intese (sostanzialmente imposte un anno prima della chiusura col ricatto di cessare le pubblicazioni immediatamente, come fece alcuni giorni nel corso del gennaio del ‘99) che prevedevano cose che poi non ha fatto.
Andiamo ancora oltre: in violazione delle leggi dello Stato e dei contratti di lavoro, a sette mesi dal licenziamento, il trattamento di fine rapporto (la cosiddetta liquidazione) e gli altri crediti che i lavoratori vantano nei confronti dell’azienda non sono stati pagati. L’azienda di cui i Democratici di sinistra sono i principali azionisti - almeno nel momento in cui scrivo queste note - e della quale sono, comunque, il riferimento politico (portandole in dote i miliardi del finanziamento pubblico), cosa credete abbia fatto? Si è messa a discutere con i sindacati e con i licenziati per vedere come affrontare l’emergenza economica che vive e che fa vivere ai suoi ex-dipendenti, in quale modo rateizzare i propri debiti nei loro confronti, tenendo le organizzazioni sindacali ed i colleghi informati dei passi compiuti per uscire da questa situazione?
Macchè! La Uem ha assunto la linea del silenzio, di
un arrogante silenzio, sostanzialmente comportandosi come se il problema
di cui sopra non la riguardasse. Non ha risposto a lettere, prese di posizione,
richieste d’incontro. Del resto, non è una novità: basti
pensare che tra i licenziati c’è anche una collega in maternità.
Reintegrata a seguito del ricorso alla magistratura, l’azienda ha continuato
a far "orecchie da mercante".
Domanda: dov’è lo strapotere dei sindacati e dei lavoratori
dipendenti di cui anche qualche autorevole collega scrive ad ogni piè
sospinto? Le regole valgono solo per le parti più deboli della società?
Dove si esprimono - in questa vicenda - tutti quei valori e quelle funzioni
positive di cui anche nel dibattito sul futuro del giornale fondato da
Antonio
Gramsci abbiamo letto nei vari articoli pubblicati dalla stessa Unità?
Spero che i licenziati dall’Unità non debbano chiedere ai
posteri oltre all’ardua sentenza anche il denaro di cui hanno diritto.
Giovanni Rossi, ex-fiduciario sindacale della redazione regionale
emiliano-romagnola de l’Unità
Vedi, caro Figaro, sono d'accordo con te che non è la mancanza di notizie a produrre le cialtronate che leggiamo ogni giorno sui giornali, ma respingo l'ipotesi che la causa sia la rapidità. Le fast news sono un prodotto televisivo, è vero, notizie guarda e getta che i giornali stupidamente rilanciano cadendo nella trappola dell'informazione televisiva, che infatti ha fatto calare drasticamente il numero di lettori.
No, purtroppo sono più pessimista: la cialtroneria dell'informazione è generata, purtroppo, dalla nostra cialtroneria e basta. Il livello professionale di chi fa questo mestiere è precipitato negli ultimi quindici anni, e oggi se ne vedono gli effetti perchè chi ha superato l'esame di Stato quindici anni fa senza averne merito oggi è diventato come minimo capo di un servizio, spesso caporedattore, se non vicedirettore o direttore.
E allora come ti gestisce la macchina-giornale? Con gli strumenti di cui dispone, cioè pochi e incompleti. Eccoti così lanciato l'ordine di scuderia agli inviati: scrivete quel che vi pare purchè gli altri non ce l'abbiano. "Ma non è successo niente...." E allora inventa, idiota! E se non inventi resti al desk, oppure a casa ad aspettare un servizio che non ti affideranno, perchè c'è sempre meno spazio per chi vuole essere rigoroso.
Perchè il problema della verità non è di essere scomoda ma spesso di essere piatta, mentre la storia inventata è per circostanze ovvie più scoppiettante, più attraente, vendibile meglio come un gigantesco, coloratissimo ma sintetico e indigesto Hot Dog. Sì, è questa la Fast News che sta avvelenando i nostri giornali. C'è un conformismo pauroso ai vertici dei nostri giornali. Piace da morire come Tizio o Caio siano riusciti a inventare questa o quella dichiarazione, ci si ride, si telefona al collega e gli si fa i complimenti. E' ganzo, è figo, è una specie di machismo professionale che contagia tutto e tutti, ed è perciò ridicolo pretendere che in questo banale gozzovigliare dell'informazione qualcuno si affanni nel trovare la notizia vera, nell'indagare e scovare lo scoop.
Purtoppo l'unico scoop che conta è - generalmente - la balla meglio costruita, quella inghilandata con gli aggettivi e la prosa più effervescenti, straordinariamente accattivante purché non macchiata dalla notizia. E' triste scrivere tutto questo, caro Figaro, ma ho conosciuto decine di colleghi (per fortuna) che a tutto questo si ribellano e che proprio per questo non scrivono, non contano, non pesano.
Io urlo, nella nostra bella sala da barba, sperando che qualcuno "TRA LORO" mi senta. Urlo sapendo di non essere solo, convinto che dietro di me, che affianco a me, altri abbiano la stessa rabbia in gola. Credimi, non sono un frustrato, ho finora avuto dalla vita - grazie al mio mestiere - soddisfazioni impagabili, stipendi onorevoli, persino promozioni e opportunità di ulteriore carriera. Mi rammarico però di non aver visto, nonostante i miei sforzi, un solo cambiamento. Il marcio nei giornali è talmente radicato che non basteremo nè io ne' te per cambiare qualcosa.
Eppure urlo, perché facendo questo mestiere un giorno ho
visto farlo persino da un uomo caduto tra le mine, rimasto senza gambe
nè braccia, un tronco vivente che non si rassegnava alla morte.
E lì ho capito quanta speranza si nasconda in ogni agonia. Fu una
storia da venticinque righe, neppure una in più. Il tuo
Re Pubblico
5 Luglio 2000 - Andrea Sperelli
Caro Figaro, so di dire una cosa un po' impopolare, ma è
possibile che a nessuno sia venuto in mente che nella incresciosa gazzarra
tra giornalisti italiani e poliziotti olandesi la colpa degli incidenti
non possa essere attribuita, almeno in parte, non solo a quest'ultimi?
Voglio dire, l'Olanda la conosciamo tutti, è uno dei paesi più
tolleranti d'Europa e quindi del mondo. Non sarà che il nostro italico
comportamento abbia trasceso sorprendendo poliziotti di un paese non abituati
alla sicumera di chi crede che con una telecamera in mano si possa fare
di tutto?
Mi sembra anzi che la lunga polemica che ha visto questo sito criticare
"Striscia la notizia" volesse mettere argine proprio a questo genere di
comportamenti. Voglio dire: possibile che su questa vicenda non sia stato
possibile leggere un resoconto attendibile che riportasse non solo le fonti
italiane e più specificamente della Rai? Insomma tutta la solidarietà
a chi se la merita (ma anche lì: che fastidio questo starnazzare
per un delitto di lesa maestà ogni volta che un giornalista viene
sfiorato! Come se questa fosse una professione "da signorine") ma essere
giornalisti vuol anche dire fare il possibile per accertare la verità.
Anche nel caso che questa non sia quella che ci si aspettava. Saluti
Andrea Sperelli
Caro Andrea Sperelli, le tue osservazioni ci sembrano assai
sensate. E vorremmo aggiungerne delle altre che la nostra Rosina ha espresso
qui a bottega. Senza nulla togliere alla gravita’ dell’accaduto si chiedeva,
Rosina, se la notizia e’ diventata tale perche’ in gattabuia, pare malmenati,
sono finiti questa volta i giornalisti.
Ma a quei poveracci strappati dalle sedie a rotelle e trascinati
di peso al secondo piano dello stadio, ci ha pensato veramente qualcuno?
E per chi i politici italiani stanno ora reclamando le scuse: per i disabili,
per i quali non erano stati allestiti posti decenti e accessibili in carrozzina,
o per i giornalisti strapazzati?
Bds
Ma tutto ciò non basta. Mentre questo squallido teatrino
aveva luogo, alcuni nostri colleghi giacevano dimenticati in un cellulare
della Polizia, rei di aver documentato la mancanza di rispetto da parte
degli organizzatori olandesi verso nostri connazionali, per giunta portatori
di handicap. Giornalisti, voglio sottolineare, della Rai, mica del giornalino
della parrocchia. Giornalisti, trattati come pericolosi teppisti, che sono
stati rilasciati alle 3 del mattino, mentre i nostri 22 valorosi cavalieri,
asciugate le lacrime e con le lenzuola rimboccate, dormivano sonni tranquilli.
Non voglio certo passare per il moralista guasta feste, ma avrei
di gran lunga preferito un Presidente che fosse intervenuto prima della
partita, in difesa dei portatori di handicap, e dopo per accertarsi di
cosa stesse accadendo ai suddetti giornalisti. Un Presidente che, se proprio
avesse voluto, si fosse recato dai 22 bamboccioni un pò più
tardi permettendo loro, tra l'altro, di lavarsi e vestirsi, risparmiandosi
(e risparmiandoci) uno squallidissimo spettacolo. Viva l'Italia.
Daanilo della Mura
4 Luglio 2000 - Dimitri Buffa
Centro destra e centro sinistra invocano "law and order" e "tolleranza
zero" ma allo stesso tempo permettono ai neonazisti di Forza Nuova (vedere
sito Internet per credere) di manifestare invocando tranquillamente i leoni
per gli omosessuali che vorrebbero sfilare vicino al Colosseo. In compenso
nessuno si accorge (oppure tutti fanno finta di non accorgersi) che il
detentore del copyright sullo slogan "zero tolerance", cioè il buon
Rudolph
Giuliani, a New York sfila proprio insieme ai "finocchi" per festeggiare
con loro il "gay pride".
Cosa dedurre da cotanta incoerenza?
Stamani ho provato una tristezza infinita nel vedere camionette
di polizia a presidio dell'hotel Cicerone dove si stava svolgendo un convegno
su omosessualità e religione. In quanti paesi al mondo i "gay" hanno
bisogno della scorta per manifestare o per riunirsi? Giro la domanda al
responsabile dell'ordine pubblico, il ministro Bianco, il quale, tra una
comparsata televisiva e l'altra, potrebbe anche spiegare come mai per i
nazi di Forza Nuova non viene applicata la "legge Mancino" invece
usata per sciogliere "Meridiano Zero"!?
Non è ovviamente una buona legge, ma visto che la maggioranza
ha tanto insistito per farla approvare dal Parlamento, almeno la applichi.
Per il resto, come avrebbe detto il poeta, "viva li froci e abbasso li
proci".
Dimitri Buffa
4 Luglio 2000 - Lorenzo Marchiori
Scrivo ancora sconcertato per lo spettacolo a cui ho assistito
domenica sera su Rai Uno. Non mi riferisco alla sconfitta dell'Italia,
la palla è rotonda..., nè alla pessima prestazione di Alessandro
Del Piero, questi juventini fanno sempre dannare..., ma alla decisione
di affidare i commenti della partita al cantante Andrea Bocelli.
Lo confesso, a me piace un altro genere musicale, ma non riesco
a comprendere come un non vedente, o cieco che dir si voglia, possa commentare
a caldo una partita di pallone. Seduto tra Bruno Pizzul ed Eraldo
Pecci, ripreso addirittura dalle telecamere mentre dondolava la testa,
mi ha ricordato più un servizio sulla trash-tv che su una partita
di pallone.
Prima ha intonato l'inno di Mameli al posto dei calciatori azzurri,
poi è rimasto praticamente zitto durante l'intera partita, alla
fine ha commentato dicendo di aver visto (!) una bella partita affidandosi,
e non poteva essere altrimenti, a frasi fatte del tipo "la palla è
rotonda" e via dicendo.
Temo di beccarmi l'accusa di scarsa sensibilità verso i
ciechi, o non vendenti che dir si voglia. Tuttavia mi ostino a pensare
che sarebbe stato meglio affidare il commento della partita a una persona
competente e non a un cantante, tanto che ci potrebbe essere anche qualche
maligno capace di pensare che la sua apparizione sia servita solo a scopi
pubblicitari. Concludo con una domanda. Quando la Rai affiderà a
Pavarottii
resoconti dal Parlamento?
Lorenzo Marchiori - Udine
3 Luglio 2000 - ricc@libero.it
Trash. Orrore alla Rai. Per controbattere il Grande Fratello
di Mediaset, a via Teulada stanno preparando un programma - sara' sui
teleschermi a settembre - che supera veramente ogni limite umano. Il
format e' questo: hanno preso un certo numero di italiani (una sessantina
di milioni) e li hanno rinchiusi (con ogni comfort, beninteso: e liberi
di andarsene in qualsiasi momento, se ce la fanno)in un posto chiamato
Italia. E li' telecamere ventiquattrore su ventiquattro; non solo, ma anche
giornali, radio, interviste volanti, internet, tutto - sotto osservazione
globale e continua, insomma, e sempre in tempo reale. I telespettatori
potranno cosi' (una ventina, protetti da apposite invalicabili barriere)
seguire momento per momento la vita *reale* dei poveri soggetti del
programma: come parlano, come vivono, come si fanno le corna, come
fanno carriera, come dicono "signora mia", come invano cercano di
scoparsi le donne a vicenda, come s'insultano per la strada, come votano
Berlusconi.
Nulla verra' risparmiato, insomma: tele-verita', finalmente, in tutta
la sua crudezza e il suo orrore. Altro che le trovatine fighette
di Mediaset e Telecinco. Fra i telespettatori
che sopravviveranno all'intero ciclo (originariamente erano previste
venti puntate: ma forse si andra' avanti fino ad esaurimento) verra'
sorteggiato (se i sopravvissuti saranno piu' di uno) il premio finale,
consistente in un viaggio - senza ritorno - nella Nuova Zelanda o
in Danimarca.
(ricc@libero.it)
In contemporanea con l'inchiesta di Quattroruote, come il Barbiere ha rivelato, e’ stato sostituito il direttore Mauro Coppini. Probabilmente solo una coincidenza temporale. Per diffondere le sue precisazioni, la Fiat ha acquistato oggi un grosso spazio pubblicitario su tutti i maggiori quotidiani (in quelli di formato tradizionale, l'annuncio era a 8 colonne per 20 centimetri di altezza).
Sotto il titolo "Fiat auto informa", appaiono tre ordini di precisazioni.
Primo: "E'in atto un'operazione di richiamo per un difetto sui cambi di
velocità che coinvolge esclusivamente 393 vetture consegnate". Secondo:
"Tutti i clienti interessati hanno già ricevuto comunicazione relativa
alla sostituzione del pezzo in oggetto". Terzo, su alcuni organi di informazione
"è stato fatto riferimento anche a numeri di telaio in realtà
non interessati dall'azione di richiamo". Per chiarimenti, viene fornito
il numero verde 800-815015. Punto e basta. Almeno per il momento. Se altre
segnalazioni arriveranno alla nostra bottega, come sempre ne verificheremo
la validità e le pubblicheremo.
Bds
Uno dei due ragazzi, Fabrizio Salis, 20 anni, ha perso la vita. L’altro, Luca, e’ tutt’ora ricoverato in ospedale. Subito dopo l’incidente, sono accorsi sul luogo numerosi militari americani. James Kennedy e’ stato trasferito immediatamente all’ospedale militare di Napoli. Le autorita’ navali Usa hanno subito seguito il caso insieme con il comando dei carabinieri della Maddalena.
L’ammiraglio di Divisione S.J. Tomaszeskj ha scritto una lettera alla famiglia Salis, in data 8 giugno, per assicurare che il caso e’ e rimarra’ di competenza dell’autorita’ giudiziaria italiana. Secondo il lettore che ci scrive, dopo un primo interessamento da parte della trasmissione di Michele Guardi', "I Fatti vostri", la Rai ha deciso di non rilanciare la storia.
Ma intanto James Kennedy e’ stato subito allontanato dalla
Maddalena. La vicenda ha occupato per molti giorni le pagine dei giornali
locali in Sardegna, ma non ha avuto ricevuto grande attenzione sulla stampa
nazionale. Non sappiamo, noi del Barbiere, come le autorita’ italiane
stiano seguendo il caso, e siamo certi che lo faranno con la massima attenzione.
Ma non vorremmo che la disgrazia della famiglia Salis della Maddalena diventasse
un piccolo caso Cermis, con i colpevoli che alla fine la fanno franca.
Bds
28 giugno 2000 - Antonello Saggheddu
Strano ma vero. Quante volte siamo stati attratti dalla pubblicità
della RAI che cercava di ‘convincere’ il cittadino a pagare la stramaledetta
quota da abbonato? Frasi come questa non possono essere dimenticate: ‘UN
POSTO IN PRIMA FILA’, oppure ‘RAI, DI TUTTO E DI PIU’’. Ahimè, come
siamo caduti in basso. Noi, piccoli giornalisti (pubblicisti), che diamo
un notevole contributo ai nostri editori a mantenere in piedi il giornale
a costo sottozero, strani esseri ‘bugiardi’ e ricattati, venduti e umiliati
senza poter reagire, come si potrà mai convincere i lettori che
non siamo tutti uguali?
E’ facile non solo per il prode Guardì strappare lacrime alle povere casalinghe con ‘I fatti vostri’. Nel caso specifico che piu’ avanti ricordero’, un redattore della trasmissione diretta da Guardi’(Luca degl’Innocenti), non ha ritenuto di occuparsi di un caso che ha commosso e colpito la Sardegna.
Mi riferisco alla tragedia del 15 aprile consumatasi nella piccola isola dell’arcipelago di La Maddalena, dove una ragazzo di 20 anni ha perso la vita e un altro (16 anni) cerca di recuperare dopo numerosi interventi. Entrami sono stati travolti dall’auto di un marinaio della base americana della Maddalena, lanciata a tutta velocita’. Il dipendente della Marina Usa (marinaio o infermiere), ha compiuto un atto che in America avrebbe avuto riscontri diversi. Noi, colonia Usa (vedi il caso Cermis) siamo amici di tanti americani perbene e vogliamo continuare ad esserlo. Dopo l’incidente, l’infermiere e’ stato trasferito all’ospedale militare di Napoli.
La Rai, dove in un primo momento si era mostrata interessata alla faccenda chiedendo a una delle famiglie colpite la disponibilità di presentarsi in trasmissione, ha fatto marcia indietro. Non vogliamo credere che hanno voluto evitare un incidente diplomatico ma la ‘giustificazione’ rilasciata dalla Rai a firma di Luca Degl’Innocenti lascia perplessi chi fino ad oggi ha creduto in Guardì (I Fatti vostri). La serietà e dedizione, come riporta la ‘giustificazione’ della redazione, offende chi come il sottoscritto ha sempre lavorato con onestà e al servizio del lettore. Il Comando Americano di Napoli, ‘sentito’ dalla redazione dei Fatti vostri, in una lettera inviata alla famiglia tragicamente colpita, smentisce categoricamente quanto ‘giustificato’ dalla Rai.
A questo punto, nessuno potrà restituire il figlio alla famiglia
colpita, nessuno potrà ridare la completa guarigione al giovane
di sedici anni ma almeno possiamo evitare di essere presi in giro. L’informazione
è una cosa seria, condivido su quanto dichiarato da Antonio Ricci
(mostrare al pubblico ciò che è stato taciuto dai telegiornali),
la registrazione delle trasmissioni comporta lo stravolgimento della notizia,
la realtà e la cattiva informazione, la preparazione del caso ‘surgelato’,
al 99%, sicuramente crea compassione ma diventa una vera fiaba. Se tutto
questo è informazione conviene cambiare mestiere, se desideriamo
vedere una fiaba acquistiamo una cassetta video. L’unico consiglio che
posso dare è quello di leggere attentamente il manuale dei giornalisti
per salvare il salvabile, chi non è in grado di lavorare onestamente
e senza sponsor possiamo offrirgli un posto nelle miniere del Sulcis, sicuramente
sarà più produttivo.
Antonio Sagheddu
28 Giugno -Il Barbiere della Sera
Ci riferiamo alla notizia relativa alla trasferta dell'inviato
del
Tg5 Daniele Moro in
Eritrea. Alcuni colleghi ci hanno fatto notare che un'assicurazione
da 125 mila lire al giorno per un inviato in zona di guerra non e' poi
questa straccionata. Anzi, e' superiore alla media delle assicurazioni
stipulate in queste circostanze. Ne diamo quindi atto al Tg5.
Quanto al corrispondente dell'Ansa dal Corno d'Africa Stefano
Poscia ci corre l'obbligo di precisare che Poscia ha un passaporto
eritreo, avendo sposato una donna eritrea. Il Barbiere chiede scusa se
il suo rasoio non e' stato, in questo caso, sufficientemente preciso. Grazie
della vostra attenzione
Bds
28 Giugno 2000 - Enrico Ferrari
Se persino Ricci rosica tanto
da prendere carta e penna per scrivere al Barbiere, lui che è
un intoccabile e che non concede interviste, vuol dire che il sito
ha fatto proprio centro. E che la critica gli da fastidio a Ricci, manco
poco. Ricci è abilissimo nel dribblare le interviste, ma quando
si tratta di attaccare chi critica Striscia è in prima fila.
Ancora gli rode per il pezzo del Sole 24 ore....
Enrico Ferrari
Ero responsabile nazionale delle relazioni esterne di Penne Alai Cisl, la sezione sindacale dei giornalisti freelance nata in Cisl e per cui Sergio D'Antoni chiede ora il tavolo contrattuale alla FIEG. No comment. D'Antoni, nel giugno 1998, ha offerto ospitalità sindacale in casa Cisl ai giornalisti freelance distrattamente snobbati per troppi anni dalla FNSI e ha sempre parlato democraticamente di doppia affiliazione: la categoria deve riconoscerlo.
Ma "est modus in rebus". E in che modo... D'altronde mi sono dimessa irrevocabilmente il 5 giugno scorso e oggi un mio caro amico mi ha consigliato di ufficializzare qui, nel sito "Il Barbiere della sera", le mie motivazioni.
In effetti tantissimi colleghi mi hanno chiesto perchè mai abbia abbandonato un progetto in cui credevo molto e che ho cavalcato sin dall'inizio (ottobre 1998). Così, per chi fosse interessato all'argomento, eccomi qua.
In sintesi: 1) In Cisl si fa troppa politica e poco, anzi, pochissimo sociale 2) Ero e sono favorevole al pluralismo sindacale, sancito d'altronde dalla nostra stessa Costituzione. Ma non sono proprio disponibile alla dequalificazione professionale: al momento delle mie dimissioni il coordinamento nazionale di Penne Alai Cisl - oltre che dalla sottoscritta - era composto dal presidente Alai Cisl (un ex venditore ambulante che - con tutto il rispetto lavorativo del caso - tra le altre pecche ha pure grosse difficoltà con congiuntivi e condizionali) e dalla responsabile organizzazione Penne Alai Cisl. Una giornalista? Ebbene no: è un'impiegata del Comune di Torino (certo, con tessera dell'Ordine in tasca, ma proprio in tasca nel senso che, per fortuna dei media, non ha mai esercitato il mestiere), recuperata dalla Cisl col distacco sindacale.
Insomma, era praticamente impossibile ragionare, dialogare, varare iniziative ad hoc con detti personaggi ben distanti testa, anima e corpo dal mondo mediatico. Stesso discorso per i presidenti Alai Cisl regionali. Purtroppo, si fa per dire, non avendo io altra esperienza professionale (da 20 anni) che quella giornalistica, trascorrevo più tempo a litigare con tutti per dare almeno una parvenza giornalistica a Penne Alai Cisl che a rendermi socialmente utile per i colleghi.
Credo che questi motivi siano più che chiari e sufficienti per spiegare il profondo disagio umano e professionale che ho vissuto durante questa intensa avventura pro giornalisti freelance. Spero - la speranza è sempre l'ultima a morire - serva concretamente a ottenere qualcosa per la categoria, visto che la FNSI è composta sì da autentici giornalisti, però... troppo impegnati a farsi la guerra tra correnti interne e non ultimo, troppo arroccati in posizioni da corporativismo medioevale, per poter svolgere una efficace funzione sindacale.
Adesso mi piacerebbe creare un'Associazione culturale per giornalisti
freelance. Ci sto pensando con alcuni autorevoli colleghi. Non desidero
tediarvi oltre, ma un obiettivo sarebbe quello di diffondere la cultura,
annessi & connessi del giornalismo freelance all'anglosassone: oramai,
più della metà degli iscritti all'Ordine nazionale dei Giornalisti
lavora in modo autonomo. E il futuro volge sempre più in questa
direzione. Chi fosse seriamente interessato a questa iniziativa, molto
sentita ma ancora embrionale, può contattarmi al mio indirizzo e-mail:
studio.martorana@usa.net I miei più cari saluti giornalistici a
tutti coloro che amano il mestiere come me,
Marina Martorana
Oppure ha vagito a destra per poi diventare "qualcuno" a sinistra. A chi, per meglio dimostrare la teoria dei vasi comunicanti, si travasa allegramente da un partito all'altro almeno una volta a semestre. A chi vince sempre, comunque vadano le elezioni. E nessuno a destra si senta escluso. Magari lo sara' dai salotti dei pericolosi intellettuali comunisti bolscevichi ( fosse che rosicano...Si mangia mica bene, sapete? E ci si annoia pure..), ma nel giochetto "ti vendo mamma con papa' in omaggio", non si contano assenti illustri. Solo qualche sfigato. E orfano.
Sulle agenzie di oggi, leggo or ora (che delizia) una telefonata fatta da Maurizio Gasparri , a Gad Lerner:"Caro Gad, avrai apprezzato che sono tra i pochi politici che non hanno attaccato la tua nomina". E l'altro, con un affilatissimo "lei" ha risposto: "Ho molto apprezzato. Ma la prego: la prossima volta nella lista di proscrizione ci metta pure me. Tanto stia tranquillo, non censurero' le notizie che la riguardano. Compresa questa".
A parte le reazioni indignate e paludate dell'Usigrai, di Nino Rizzo
Nervo, di Giulietti, della Rai stessa che saggiamente si appella al buon
senso, il sorriso di chi qui dentro ne ha visti passare tanti (oh, quanti!)
nasce come alba di sole. Anche perche' i bersagli della bonifica (Meloni,
Cannas, la Milella...) sono palesemente frutto di qualche nomina mancata,
di qualche turno inviso, di qualche pezzo cassato... Roba di bottega, insomma.
Spiatine di gentina con complessini e rivendicazioncine. Che' altrimenti,
se proprio dobbiamo agropontinizzarci, ben altri sono i nomi. Quelli indicati
dalla rubrica Tolleranzazero (ma pensa te...) sono gente brava, che lavora,
che fa informazione con serieta'...Altro che epurarli: se hanno posti di
responsabilita', ci sono arrivati con delittuoso ritardo. Comunque
il sito Internet di Gasparri, deputato della Repubblica, e' assai divertente.
Per noi. Per Fini credo meno.
Topo Gigio
22 Giugno 2000 -Antefatto.
La rivista telematica Destra.it, indica una serie di nomi di giornalisti
Rai che, a suo avviso, dovranno essere "epurati". Il sindacato dei giornalisti
Rai, l'Usigrai, risponde piuttosto incazzato. La redazione di Destra.it,
invia una controreplica al Barbiere della Sera. Che la pubblica qui. Facendo
notare tuttavia ai ragazzi di Destra.it che se la loro rubrica "epurativa"
si chiama "Tolleranza zero", al Barbiere la tolleranza e' tanta. E per
questo vi diamo spazio. Pensateci un po' su.
Bds
La redazione di Destra.it comunica:
Evidentemente, ai componenti dell'Usigrai, tanto intenti a cercare
un nemico da colpire a tutti i costi, è sfuggita questa agenzia
proprio di oggi:
13:43 ASCOLTI TV: CANALE 5 PRIMA RETE NELLA FASCIA PRESERALE
(ASCA) - Roma, 20 giu - Nella giornata di ieri, lunedi' 19 giugno
2000, Canale 5 e' stata la rete piu' seguita della fascia preserale (dalle
18.00 alle 20.29), facendo registrare un ascolto medio di 3 milioni 194
mila telespettatori pari ad una share del 27.15% a fronte di un ascolto
di Rai 1 di 2 milioni 898 mila telespettatori pari ad una share del 24.63%.
Questo risultato - si legge in un comunicato - e' stato ottenuto grazie
a ''Verissimo'', il rotocalco del Tg5, a cura di Carlo Rossella e condotto
da Cristina Parodi, che e' stato seguito da 2 milioni 061 mila telespettatori
pari ad una share del 31.09% e da ''Passaparola'', il game-show condotto
da Gerry Scotti, che ha totalizzato 3 milioni 012 mila telespettatori pari
ad una share del 26.49%, superando il diretto concorrente su Rai 1, ''In
bocca al lupo'', seguito da 2 milioni 695 mila telespettatori, share 22.50%.
Non è la prima volta che accade. Ci sarebbe da riflettere.
Prima riflessione, ricordiamo il più antico ed elementare proverbio
del calcio: "Squadra che vince, non si cambia". Va da sè che una
squadra che prende batoste da mesi, andrebbe cambiata.
Seconda riflessione, la Rai in certi casi fa schifo. Quello
che si è visto in questi ultimi anni, è davvero il fondo.
E a dirlo, sono innanzitutto i telespettatori. Che non hanno diritto di
parola, ma ne hanno uno più esplicito: quello di cambiare canale.
Ma lo ammettono anche i vertici della tv di Stato, visto che
chiedono trasmissioni più di qualità, e dunque si rendono
conto che il prodotto della loro azienda fa alle volte pena. Giusto cambiare
gli uomini, dunque. Ma prima di cambiarli, sarebbe opportuno che gli stessi
vertici dell'azienda se ne fossero andati. Hanno sempre il tempo di riparare.
Il sindacato, infine, se davvero difendesse i lavoratori dovrebbe anche
preoccuparsi, almeno un pochino, che la Rai non giunga ad un passo dalla
Caporetto.
La redazione dei Destra.it
Il fatto che Scheggi Merlini si sia rivolto al "Barbiere della Sera" dimostra ancora una volta l'importanza e l'autorevolezza raggiunta dal vostro sito. Lo conferma il fatto che molti operatori del mondo dell'informazione sono venuti a conoscenza della incredibile decisione di Enzo Cheli proprio grazie al BDS che ha giustamente violato quella sorta di embargo dato a quella notizia.
Ma questo, io credo, rivela anche un altro aspetto: mi sbaglio o il "Cecchi Gori Group" può contare su due reti televisive nazionali - TMC e TMC 2 - e su una TV locale a Firenze? E allora perchè, oltre a informarci della decisione incredibile dell'Authority attraverso il "Barbiere della Sera", questa notizia non viene data e ridata, con un bombardamento a tappeto, sulle due reti tv del senatore? Ad esempio basterebbe qualche efficace spot negli intervalli delle partite degli Europei, che anch'io come moltissimi italiani guardo su TMC attratto da Bulgarelli e Caputi: questo spot sarebbe visto da qualche milione di persone e consentirebbe una adeguata informazione che, così come ha raggiunto a fatica gli addetti ai lavori, sicuramente non è arrivata all'opinione pubblica nel suo complesso.
In sostanza mi chiedo e chiedo a Scheggi Merlini, perchè Cecchi Gori non "usa" i suoi mezzi di comunicazione per informare su questa vicenda in cui, mi pare, ha tutte le ragioni del mondo? Perchè Cecchi Gori non impara da Berlusconi e dalle sue campagne (quella contro la par condicio, o il "Vietato Vietare", o tante altre ancora riguardanti la bottega e gli interessi del Cavaliere) come si utilizzano i propri media per tutelare i propri interessi, ma soprattutto, come in questo caso, per informare gli italiani dell'ingiustizia che si è subìta e per denunciare la "torta" che esiste tra RAI e Mediaset per strozzare qualunque tentativo di terzo Polo?
Perchè Scheggi Merlini non consiglia il senatore di darsi
una mossa? Si è mai visto uno che ha due reti tv e ha subìto
un'ingiustizia tacere e subìre il boicottaggio e la congiura del
silenzio da parti dei media?
E poi c'è un altro aspetto: quanto conta davvero il senatore
Cecchi Gori se, pur facendo parte della maggioranza di governo, non riesce
neanche a fare un lavoro di lobby, come fanno Letta & C., e si vede
penalizzare proprio da un'Authority nominata dal "suo" governo?
E' tutto: nel frattempo chiedo al BDS se, per favore, si fa dare
da Scheggi Merlini e manda in rete, le parti salienti della decisione di
Enzo Cheli. Così, tanto per essere compiutamente informati... Grazie.
Gigi Moncalvo - gtmon@tiscalinet.it
Ma il sito Dagospia dice molto chiaramente che quel brano è tratto da un libro il quale libro è regolarmente pubblicato e, come si può facilmente vedere sul sito del Bookshop Italia (Diario dell'assenza; Llera Moravia Carmen; Bompiani L. 7.000 (Prezzo di copertina L. 10.000), ordinabile e reperibile nel giro di quarantotto ore.
Ora trovo detestabile vezzo della categoria quello di considerare
edito solo quello che viene pubblicato da loro (i giornali) come se un
libro pubblicato in Italia fosse una sorta di samidzat destinato a un pubblico
clandestino. O no? con immutata stima
Andrea Sperelli
Caro Andrea dal cognome dannunziano. Te lo assicuro, non volevamo
davvero gettare discredito sul sito di Roberto d’Agostino che anzi troviamo
divertentissimo. Poi, figurati, si sa bene che non c’e’ nulla di piu’ inedito
del gia’ pubblicato. Se abbiamo dato questa impressione facciamo subito
un pubblico mea culpa.
Quanto a D’Agostino nostro concorrente, be’ su questo avrei
qualcosa da ridire. Innanzi tutto il Barbiere non si propone, benche’ molti
lo citino a sproposito nella categoria dei siti di gossip, come un ricettacolo
di pettegolezzi. Noi cerchiamo di dare notizie e analisi. Che ci riusciamo
o no e'un altro discorso. In secondo luogo il Barbiere ha l’ambizione di
spiegare, non solo agli addetti ai lavori, cio’ che accade e si muove in
un universo cosi’ importante come quello dell’informazione. Se dovessimo
dar retta al puro pettegolezzo, credici, non butteremmo nel cestino almeno
la meta’ delle informazioni che riceviamo: letto, soldi, piccole e sottili
perfidie.
Figaro
22 Giugno 2000 - Andrea Sperelli
Caro Figaro, un'altra piccola osservazione. Leggo oggi sul "Giornale"
due editoriali dove si esibiscono due delle penne più brillanti
oggi in forza a quella testata. Si parte da argomenti diversi ma l'obiettivo
è lo stesso. Si vuole sparare a zero contro Eugenio Scalfari. E
di seguito sulla "Repubblica" l'"Espresso" e tutto un modo di far giornalismo.
Ora, un lettore disattento potrebbe pensare che questi due editoriali siano
stati scritti da tenaci nemici di Scalfari o gente che ha subito, con l'ascesa
di Scalfari e di Repubblica, gravi torti per la propria concezione della
professione giornalistica.
E invece, noi che siamo lettori maliziosi sappiamo, in base alla nostra esperienza, che quei due signori, Paolo Guzzanti e Ferdinando Adornato sono probabilmente i giornalisti più "miracolati" da Scalfari, dalla "Repubblica" e dall'"Espresso". Paolo Guzzanti poi, che se la prende con la vocazione "giustizialista" è quello che costruì la sua carriera sul vetero giustizialismo del caso Lockheed. Ferdinando Adornato era considerato da tutti un tipo piuttosto modesto tranne che proprio da Scalfari che costruì per lui una carriera fulminante.
E poi, pensate che nei pezzi vi sia un breve accenno, magari con
relativo pentimento, alla loro passata militanza nel "partito di Repubblica"
(come viene chiamato da Guzzanti)? Neanche mezza parola. La mia breve segnalazione
per proporre i due, ex aequo, per l'istituendo premio "Senza vergogna"
Mi sembra che lo meritino entrambi: in coppia.
A. S.
Caro Elio Gabalo, sei proprio un cretino.
Bds
20 Giugno 2000 - Enrico Maria Ferrari, Kataweb
Molto bella l'iniziativa sulle Revolving
Door e chi ci passa attraverso. Mi viene in mente quando giovanetto
collaboravo ad Agorà Telematica e con Emma Bonino
andammo a New York (una decina di anni fa circa) , a presentare alcune
parti del sito Agora' (multilingue e rivoluzionario in tempi pre-Internet)
all'Onu, dove Emma tentava appunto di vendere colà i servizi
del sito radicale. Venni ospitato a casa di Lucio Manisco, all'epoca
inviato di Tg3, in seguito poi passato attraverso la famosa Revolving
Door.
Parlar male dell'Emma e del Lucio? Assolutamente no, mentre
lei infaticabile passava dall'Onu al Municipio di New York, dove
si fece volontariamente arrestare distribuendo siringhe ai drogati
locali (cosa per la quale ancora la voto), Manisco copriva la notizia
con un servizio al Tg3, concordato la sera prima con la Bonino stessa,
ad una cena a base di spaghetti con bottarga, presente l'ex radicale
Taradash. Grande cortesia e scambio di favori tra due persone evidentemente
lontane sul piano politico ma con buon esempio di professionalità
politica dell'una e giornalistica dell'altro. Ma come non scordare l'attico
con terrazza (non terrazzo, si badi bene..) nel centro di New York
dove abitava Manisco? Il quale, giustamente, faceva notare che una
casa con terrazza a New York è più preziosa di un negozio
a Via Montenapoleone. Mi chiesi allora non solo quanto guadagna un
inviato (quanto guadagna?), ma quanto costa ad una azienda mantenerlo
sul luogo (quanto costa? Chi ce lo confessa?). Me lo chiedo ancora
oggi. Quanti attichetti ci sono in giro per inviati televisivi? E
a proposito di revolving door: naturalmente come spesso accade più
sono a sinistra e più abitano in centro, e Manisco passò
infatti alla sinistra di Rifondazione, ma dovette lasciare l'attico
di centro New York. Forse adesso abita a Piazza Navona?
Enrico M. Ferrari
20 Giugno 2000 - Demian
Ma guarda guarda che ti trovo, di ritorno da una vacanza sempre
troppo breve: Giorgio e il suo
palpitante anelito verso le lune e i bottoni in discesa. Bellissimo deragliamento
del treno informativo implacabile e implacato, la vittoria di Salammbo
contro Moloch, dell'Imprevisto (pane dei giornalisti) contro la Macchina
(caviale degli editori). Consiglio: fate come Pecoraro Scanio, svelate
il Giorgio in voi, i vostri augusti interlocutori, abituati a consegnare
al grato cronista le loro perle di saggezza, capiranno che tenete in mano
un registratore, un taccuino ma in realta' lavorate non gia' per la sola
gloria ma anche per la di Giorgio amica. Ps In gergo noi chiamiamo
l'agenzia del Sole Radiocore, e quindi il destino dimostra di non perdere
mai d'occhio le cose.
Demian
MORTE ASSAD: I SIRIANI PIANGONO IL 'GRANDE PADRE' /ANSA (DI
FURIO MORRONI) (ANSA) - DAMASCO, 11 GIU -
Con la scomparsa, ieri, del presidente Hafez el Assad tutta la
Siria e' oggi in lutto ed i suoi oltre 17.000.000 di abitanti sono rimasti
come tanti orfani dell'uomo che negli ultimi 30 anni e' stato per loro
un padre autoritario ma benevolo, oltre che un sagace e accorto leader
politico. Profonda tristezza e sgomento sono da ieri scavati nei volti
della gente che si incrocia camminando nelle vie di Damasco. Lacrime silenziose
rigano il volto di molti, uomini e donne di tutte le eta', mentre altri
- senza ritegno - piangono e si disperano invocando il nome del 'grande
padre' che ha ormai raggiunto l' 'al-janna', il Paradiso islamico.
Sembra impossibile, qui a Damasco, dove i ritratti sorridenti e
benevoli di Assad ti guardano da ogni angolo di strada, dalle vetrine dei
negozi, dai finestrini degli autobus, praticamente onnipresenti, che il
vecchio 'Leone' se ne sia andato per sempre. La vita e il traffico di auto,
sempre abbastanza intensi nella capitale siriana anche la domenica, sembrano
oggi come sospesi in una calma attonita e quasi irreale che da Damasco
si irradia a tutto il Paese. Tornano alla mente i versi iniziali della
poesia '5 Maggio' di Alessandro Manzoni scritta per la morte di Napoleone:
''Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro. Cosi', percossa attonita
la Terra al nunzio sta''.
(ANSA)
Rasoio
Caro Rasoio, che vuoi.... Probabilmente l’Ansa aveva avuto
sentore del prossimo lancio poetico di Radiocor a cura del grande Giorgio
e ha voluto bruciare l’agenzia concorrente sparando in rete un Alessandro
Manzoni.
Bds
16 Giugno 2000 - L'ex cronista di campagna
Caro Barbiere una breve, sintetica riflessione sulla lettera
del collega che si firma "cronista di campagna". Per esperienza personale
ho bazzicato per qualche tempo uno dei giornali del Corriere dell'Umbria
(che hanno più di due soli giornali locali: oltre al Corriere di
Firenze, quello di Siena, Viterbo, Rieti, Terni, Fermano, ecc) e posso
garantire che dato il numero dei redattori assunti in redazione (e mettiamoci
anche quelli non assunti) è grasso che cola se si producono 15 pagine
al giorno.....Mai fatto un giornale in 3? E' un'esperienza mistica, come
sa chi ci sta. Ci manca solo il nazionale. E una botta al bagno prima di
uscire dalla redazione. Con affetto
L'ex cronista di campagna
16 Giugno 2000 - Silvana Ferrante
Vi scrivo per darvi ufficialmente la mia adesione...:-)) Effettivamente
mancava un prodotto del genere, non solo web, in Italia. Chissà
che non si riesca anche a sviluppare qualche idea per dare risposte
concrete in termini di proposte innovative per il lavoro che, ovviamente,
non c'è.... Una vostra recente e perdurante fan...:-)
Silvana Ferrante
p.s. sono giornalista e vi scrivo dall'Abruzzo.
16 Giugno 2000 - Il Titolare
Rosina ha molte ragioni, ma
non ha ragione. Ruggero Orlando, deputato socialista dal '72 al '76, era
Ruggero Orlando. Emilio fede restera' sempre Emilio Fede, anche se non
dovesse mai passare alla politica.
Il Titolare
15 Giugno 2000 - Lorenzo Scheggi
Merlini
O Signore della Carta stampata; Supremo Essere delle Tv; Mente
Eccelsa che domini su Internet, illumina (se ce la fai) i miei(ex?)
colleghi! Fa che tutti coloro (cronisti, commentatori, fustigatori di costume
eccetera) che nelle scorse settimane si sono occupati dell'arrivo di Sonia
Raule a Telemontecarlo dedichino un terzo (va bene anche un quarto)
del tempo e dello spazio impiegati nel raccontare e commentare quella
vicenda, al Provvedimento dell' Authority presieduta da Enzo Cheli,
con il quale i Ricchi Epuloni Rai e Mediaset sono stati assolti da
ogni responsabilita’ nell'aver fatto terra bruciata nella raccolta pubblicitaria,
lasciando ai poveri Lazzari le bricioline del lauto pasto, destinato
evidentemente a durare in aeternum. Tu che regni sulla democrazia, sulla
completezza dell'informazione, sul pluralismo e sul "Chi piu ne ha
piu ne metta", nei secoli dei secoli. E cosi' sia.
Lorenzo Scheggi Merlini, tessera Ordine giornalisti Roma 056485
Per completezza di informazione, aggiungiamo
che Lorenzo Scheggi Merlini e’ uno stimatissimo collega che da qualche
anno fa il portavoce di Vittorio Cecchi Gori, proprietario, tra l’altro,
di Telemontecarlo. Non tema, il buon Lorenzo: ci occuperemo anche della
curiosa decisione dell’Authority di Enzo Cheli. Anzi, se desidera mandarci
un commento in proposito, lo pubblicheremo volentieri sul Barbiere della
Sera. E tuttavia, proprio perche’ sappiamo chi e’ Lorenzo Scheggi, gli
chiediamo anche l’interpretazione autentica dello sbarco a Telemontecarlo
di Sonia Raule, compagna del presidente dell’Enel Franco Tato’. Lorenzo,
chi meglio di te ce lo puo’ spiegare?
Bds
15 Giugno 2000 - Grifo
Caro Barbiere, quella di Elkann
a Tatò è una di quelle interviste che un bravo caporedattore
dovrebbe buttare nel cesso, hai ragione. Ma apprezza la dignità
del nostro Alain: con che faccia poteva proprio lui fare dell'ironia sugli
sponsali della signora Raule?
Grifo
15 Giugno 2000 - Gaetano
E se anche Mastella fosse trombato, tra un ribaltone e l'altro?
Tornerebbe
al suo posto al TG2 in quota DC!
Gaetano
14 Giugno 2000 - Il Barbiere della
Sera ringrazia l'International Herald tribune
Segnaliamo a tutti i nostri fedeli lettori che nel numero di ieri,
13 giugno, l'International Herald Tribune, in un articolo dedicato
al sito del bravo Roberto D'Agostino, ha dedicato la sua attenzione
anche al Barbiere della Sera, definendolo "un sito di successo
che indaga e mette a nudo le collusioni tra i media e il potere".Perfetto.
E' proprio quello che vogliamo fare. Un grazie al corrispondente dell'Herald
Tribune che ha capito tutto.
Bds
14 Giugno 2000 - Vincenzo Ammendola dal Messico
Quando Enzo Biagi venne in Messico negli anni ’80 con una delegazione
italiana (tanto di Rai eccetera), gli consigliai di presentare agli italiani
le Sim messicane nate nel 1975, la cui legislazione e’ servita e si e’
diffusa dopo molti anni in Europa. Ma a chi interessa questo? In Italia
non e’ una notizia. Oggi vado all’ Istituto italiano di cultura e scopro
che c’e’ lo sciopero degli insegnanti. Questo si’ che interessa agli italiani.
Dicono che si deve scrivere per i lettori ma la verita’ e’ che si e’ solo
filogovernativi e cio’ spiega il perche’ in Italia non si leggono i giornali
Vincenzo Ammendola
enzomex@mail.internet.com.mx
vammendola@value.com.mx
ammendola@value.com.mx
www.value.com.mx
14 Giugno 2000 - Dimitri Buffa
Caro Barbiere, sono tornato da vacanze a Barcellona dove, avendo
accuratamente evitato di leggere i giornali italiani, mi ero quasi disintossicato.
Purtroppo stamane non ho potuto fare a meno di notare, sul "Messaggero",
nella cronaca di Roma, con tanto di richiamo in prima pagina, un articolo
che fa rabbrividire in materia di privacy, decenza e in genere su tutto
quel campo minato in cui si incontrano magistrati, sbirri e giornalisti
questurini, dando quasi sempre il peggio di sè stessi. Il pretesto
era quello di sputtanare senza pietà un rampollo della Roma bene,
di cui evito di fare il nome per non ri - danneggiarlo, per il solo fatto
di avere detenuto, badi bene detenuto, non spacciato, qualche pianta di
marijuana a casa sua. Il suo torto maggiore? Essere l'erede di una grande
dinastia industriale. Per caso lo scavezzacollo è anche il figlio
(lo vidi quasi nascere) di un mio caro amico di gioventù, poi perso
di vista una quindicina di anni fà. Legga l'articolo, se le
capita, è veramente istruttivo su come non si dovrebbe fare
giornalismo oggi in Italia: un arresto di routine spacciato, questo sì,
per "brillante operazione di polizia", con tanto di foto e nome di un ragazzo
di 22 anni. Tanto, se verrà rovinato, deve essere stato il
pensiero recondito del giornalista e del direttore, ci penseranno i suoi
nonni a dar lui un posto di lavoro. Alla fine, come si scopre leggendo
nelle ultime righe del pezzo, il ragazzo è stato semplicemente condannato
a 80 giorni di arresto commutati in sei milioni di multa. Poco più
di un incidente stradale grave, quindi, ma intanto la faccenda è
stata resa nota per la morbosa curiosità del lettore amante di stronzate
del genere. Il classico pezzo che si legge durante l'evacuazione mattutina.
Un ragazzo messo alla gogna per una bravata che tutti da giovani potremmo
avere fatto. Bollato con il marchio d'infamia per il non reato di
uso e coltivazione di canapa indiana. Nota "non droga". Naturalmente
non manca la citazione del poliziotto che ha compiuto la "brillante operazione"
e l'esperienza mi fa dire che tale pubblicità viene di solito richiesta
in cambio della "dritta"al giornalista. Qualcuno si chiederà: dove
sta la notizia? La prima risposta che mi viene in mente è:
chiedetelo al "Messaggero". Poi arguisco che tutto questo casino
nasce solo perché il malcapitato, invece di abitare in un'anonima
strada di Roma, vive all'Olgiata e porta un cognome famoso. Circostanza
su cui tanto i giornalisti questurini quanto i questurini veri e propri
si buttano a pesce per ottenere visibilità e carriera. Magari
l'ordine pubblico della capitale rimane quello che è, cioè
inesistente o quasi, ma vuoi mettere il nome sul giornale accostato all'arresto
del nipote di...? Si ricorda dei primi anni '60, quando le polizie
d'Italia si contendevano una facile preda come il compianto pittore Mario
Schifano, notoriamente eroinomane e cocainomane fino alla sua prematura
morte, per poi appunto passare il suo arresto ai giornali della sera? Altri
tempi? Mica tanto a giudicare da questi rigurgiti stile anni '50
fatti di moralismo senza la relativa morale. Per quanto riguarda il "Messaggero",
non nuovo a ridicole campagne moralistiche, tipo "sette sataniche", centri
estetici a luci rosse e chi più ne ha più ne metta, sono
arrivato alla seguente conclusione : se questo è il giornalismo
di oggi, mi dichiaro "pentito" di avere affrontato l'esame sei anni fa
e d'ora in poi sul biglietto da visita metterò la dizione "giocatore
amatoriale di tennis", almeno non farò vomitare la gente.
Dimitri Buffa
14 Giugno 2000 - Marzio Quaglino
Perfettamente d'accordo con Rosina.
Marzio Quaglino giornalista Rai
14 Giugno 2000 - Iaia Caputo
Cari amici Barbieri, vi seguo fedelmente dagli esordi: sempre con
curiosità, comunque tifando perché questo "nostro" sito cresca,
soprattutto nella capacità di farci discutere, ogni tanto in profondo
disaccordo (la lettera tanto celebrata di Ultimo speravo fosse uno scherzo,
il suo è il linguaggio della guerriglia urbana, lo definirei sovversivo,
trattandosi di un militare non ho dubbi, è eversivo).
Mi sono però decisa a scrivervi oggi perché lanciate
finalmente un'idea che da tempo ho nel cuore: IL PREMIO INTERNAZIONALE
"SENZA VERGOGNA". Il motivo del lancio e’ ottimo. L’intervista da prono
dell’ineffabile Elkann a
Kaiser Tato’. Pero’, perdonate il suggerimento: qualora lo attribuiste
al direttore della Stampa Marcello Sorgi e al condirettore Gianni
Riotta, il premio andrebbe retrodatato. Almeno al giorno, non lontano,
in cui il quotidiano torniese apriva sparato (era la notizia del giorno)
con la bisessualita’ del rocambolesco ministro Pecoraro Scanio.
Comunque, non e’ mai troppo tardi. E allora, cari Barbieri, che aspettiamo?
Via al premio internazionale "Senza Vergogna", che potrebbe davvero
diventare un appuntamento fisso, di quelli nei quali, purtroppo ne sono
certa, troverebbero posto un giorno si’ e l’altro pure, tanti famosi colleghi.
Trasformiamolo in una bella vetrina. Ma di quelle che fanno arrossire.
A voi un caro saluto e molti auguri.
Iaia Caputo
14 Giugno 2000 - Paolo Jugovac
Cari colleghi, innanzitutto, complimenti: senza voler fare
retorica, il Barbiere della Sera era un tassello che mancava nel giornalismo
italiano e che - cosa che non guasta - la sua lettura e' sempre gustosa.
Sono un giornalista 26enne (www.univ.trieste.it/gbuts/pj/curric.htm)
che vive a Trieste e opera da otto anni nel settore del giornalismo e della
comunicazione in generale. Una passione, prima ancora che una professione:
fin dai tempi del liceo ho avuto l'inclinazione verso la bella notizia,
il gusto del raccontare (senza sbrodolarsi, come purtroppo insegnano a
fare invece nei temi), la soddisfazione del comunicare.
Sono un freelance, ossia incarno uno dei tanti paradossi della categoria del giornalismo: in tutte le professioni del mondo che ci circonda, chi intraprende un'attivita' indipendente lo fa perche' guadagna di piu', o almeno altrettanto, rispetto a un dipendente. Io, insieme a molti altri, mi ritrovo a guadagnare forse un decimo rispetto ai "dipendenti", stretto tra aziende che pagano "in nero", altre che pagano dopo estenuanti rincorse (ogni mio lavoro, l'ho detto spesso, e' triplice: cercare commesse, realizzare il lavoro, rincorrere i committenti per farsi pagare), e le poche che pagano come si deve e che permettono quindi di tirare avanti la carretta.
Aziende che comunque ci guardano e ci trattano come pezze da piedi, assecondate in questo dai loro dipendenti, ufficialmente nostri "colleghi", che una volta raggiunto il "professionismo" si trincerano dietro i privilegi del contratto dimenticando la gavetta, e sputando addosso agli "inferiori" in un perfetto esempio di quel "vincolo di colleganza" imposto dall'Ordine. Si badi, non sono avvelenato dal rancore, ma solo disilluso sulla realta': nel mio piccolo ho saputo farmi apprezzare, miracolando piu' di qualche testatina locale di minor conto (quasi gratis, al contrario dei responsabili delle testate "vere", e con l'ulteriore svantaggio che nessuno ai livelli che contano lo sapra' mai, per chiamarmi e propormi qualche ruolo "come si deve") ed entrando di tanto in tanto tra i "papabili" per qualche posto di maggiore rilievo, sempre comunque nella categoria "lotta tra poveri".
Ma, al contrario dei miei colleghi che alla disillusione sommano la frustrazione, con il risultato di finire in stato di depressione, non resto silenzioso. Non mi va di stare zitto sapendo che il mio giornale paga le trasferte doviziosamente (550 lire a km) solo ai professionisti, mentre i collaboratori (come me, critico musicale e quindi spesso in viaggio) devono limitarsi a un forfait massimo di 25, 30 mila lire autostrada inclusa, finendo inevitabilmente per rimetterci. Come non mi va di vedere le istituzioni distinguere "professionisti" da "pubblicisti" per "scremare" concorrenti validi nei concorsi, vedere l'Ordine che prima lancia geremiadi per non venir abolito promettendo una profonda riforma subito dopo il referendum (l'avete vista?), o l'INPGI chiedere un contributo integrativo esorbitante mentre Cescutti ci guarda sornione, o il Sindacato che ci obbliga a scioperare per chi gia' guadagna cifre (per noi) da favola, e invece non si muove di un passo per migliorare la nostra situazione.
E non mi va nemmeno di vedere che a un Enrico Mentana (che
professionalmente apprezzo) che fa pubblicita' a una collana di libri non
succede niente, mentre una Licia Colo' che la fa per le caramelle
viene sospesa dall'Ordine. Altro che "sudditanza psicologica" nel mondo
del calcio... Per questo ho pensato che forse sul "Barbiere", che
«appartiene ai giornalisti italiani», si potrebbe riflettere
anche su questi temi, altrimenti "dimenticati" dagli altri media. Saranno
questioni banali, sono tante piccole cose che molti di noi, dimenticati
dal mondo, nel nostro piccolo vorremmo fare presente ai colossi dell'informazione.
Se vi va, io sono qui: fatemi un fischio. Telematico, s'intende.
Cordialmente,
Paolo Jugovac jugovac@univ.trieste.it
13 Giugno 2000 - Redattore dell’Unita’
Bravi. Il vostro è un ottimo lavoro. Però io farei
una riflessione, all'inizio del vostro sito. Sarà perchè
il giornalismo si gioca come un risiko, o come un gioco da salotto romano
e milanese (che voi giustamente siete gli unici a raccontare), che in Italia
si legge meno che in Armenia e che c'è il 15% di disoccupati nella
categoria (più di ogni altra professione) dei giornalisti?
p.s. sono uno di quelli (disoccupati), mandato via da Mattina-Unità
in un tentativo maldestro si salvare la testata tagliando dove si lavorava
e si producevano pagine (Firenze, Bologna) e non dove c'erano i costi (Roma)
e si produceva un po’ meno. L'esito di questo tipo di salvataggio è
sui giornali in questi giorni... Io ora faccio l'addetto stampa in
un Comune, ad incarico.
Ex redattore dell’Unita’
13 Giugno 2000 - Giulio Castelli, AdnKronos
Cari amici, sono il responsabile della sezione multimediale di
AdnKronos e vi segnalo che sul sito Italy Global Nation di Adnkronos (http://www.adnkronos.com)
è in linea da sabato sera un forum su questo tema. Saremmo lieti
se voi ne deste notizia ai colleghi e a tutti gli operatori dell'informazione
che visitano il vostro sito. La pagina sulla quale si trova il forum è:
http://www.adnkronos.com/news/interat/forum/forum.htm
o più semplicemente si può raggiungere tramite il puntatore
"Il forum" sulla home page. Grazie per l'attenzione, saluti e auguri
Giulio Castelli
13 Giugno 2000 - Effevu
Un saluto a tutti voi e grazie per il servizio.
Effevu
12 Giugno 2000 - Roberto Donghi
Minchiagiovanni che schianto di sito che ho scoperto questa sera!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Altro che cazzeggiare nel letto!!!!!!!!! Continuate così
Roberto Donghi, drsed@iol.it
12 Giugno 2000 - Gigi Moncalvo
Cari amici di BDS, mi dispiace deludervi. Io non ho detto no a
Ignazio La Russa, che è un amico e una persona perbene (e quindi
non gli si può dire di no, mai) e non mi sono ritirato sulle colline
di Ovada. Sono con la mia Anthony, una bella signora bionda con gli occhi
verdi, sulle colline di Novi Ligure. E non mi sono per niente ritirato.
A presto, sentirete parlare ancora di me... Un affettuoso saluto,
Gigi Moncalvo
12 Giugno 2000 - Antonella
Stavo per inviarvi il mio cv, poi invece ciho ripensato... non
servono a niente.. si entra per conoscenza. Anche alla free lance, non
sarei potuta entrare se Antonio Russo di Radio Radicale e rappresentante
sindacale nazionale dei free lance non avesse garantito per me. Ormai se
non hai un parente in Vaticano nel campo editoriale, si è destinati
a fare i free lance per sempre, e non so fino a che punto la cosa sia nociva,
visto il tipo di malessere che si trova nelle redazioni (ne ho girate diverse).
Meglio liberi e sereni ma sempre accannati che odiati e circondati dalle
invidie dei colleghi e con uno stipendio fisso in tasca. La cosa che mi
fa star male è che bisogna per forza conoscere qualcuno per avere
uno schifo di patentino, sia pure da free lance. A me è andata bene,
ma molti come me, giornalisti di fatto ma non iscritti all'ordine, hanno
accesso negato pure nella FLIP. Scusate lo sfogo, era più per me
che per farlo sapere in giro. a presto
Antonella
10 Giugno 2000 - Ettore
Colombo - Rettifica
Caro Barbiere della Sera, sono Ettore Colombo, giornalista professionista
(nonché inveterato veterocomunista) e vi scrivo in merito a quanto
pubblicato
dal vostro corrispondente "Shampoo" sul mensile che dirigo, "Milano 2001,
il giornale della Giovane Giunta":
1. Non è vero che "Milano 2001", l'unico periodico attualmente esistente della sinistra milanese, stia per chiudere: dopo quattro numeri, distribuiti gratuitamente nelle librerie Feltrinelli e in altri importanti luoghi politici, associativi e ricreativi della città, numeri che sono stati tirati in diecimila copie l'uno, "Milano 2001" si prende una pausa di riflessione. Il numero di giugno, che uscirà (in ritardo) venerdì 15, sarà anche il numero estivo di luglio-agosto, in quanto il direttore, l'art director e la redazione (che lavorano tutti gratis et amore dei) vogliono ripensare a loro stessi e alle ragioni che li hanno spinti a fare un giornale per giovani. di sinistra, ma giovani.
2. Non è vero che Milly Moratti (che non è solo la
moglie di Massimo, oggi presidente dell'Inter e domani chissà, ma
anche una donna impegnata in politica, nei Verdi, il suo partito, ma anche
a favore di tutta la "nuova" sinistra milanese) ci da i soldi per fare
questo giornale (costi di stampa e tipografia: di questo si parla). Di
certo la signora Moratti è molto vicina ai ragazzi della Giovane
Giunta, la controgiunta ombra a quella Albertini. Ma il nostro editore,
come dice anche il nome del giornale, sono loro, i ragazzi della Giovane
Giunta, che ha sede (anche legale) in via Carroccio 12.
Come trovino i soldi per finanziarci - loro - non starebbe a me
dirlo, ma tant'è: autofinanziamento, feste, abbonamenti (anche al
giornale), sottoscrizioni di deputati (italiani ed euro) e di consiglieri
regionali, provinciali e comunali della sinistra, di tutta la sinistra.
Più, qualche elargizione di qualche munifico mecenate, che preferisce
restare nell'ombra, ma che ancora esistono, vivaddio, anche in una città
abbrutita da Albertini, Colli e Formigoni come Milano.
Nella speranza di vedere pubblicata questa mia, vi saluto e vi
ringrazio con una speranza: di ricevere un abbonamento sostenitore a "Milano
2001" anche da parte del "barbieredellasera". Ne avremmo proprio bisogno.
Ettore Colombo
PS. complimenti. vi seguo dal primo giorno e avrei voluto scrivervi
di ben altre cose. Ettore Colombo, direttore responsabile di "Milano 2001"
10 Giugno 2000 - Giovanna Brambilla.
Il 2 giugno bds ha affermato che Paolo Frajese non aveva firmato
per passare al tg5. Enrico Mentana aveva ,perciò,annunciato un arrivo
prestigioso con troppo anticipo. L’Espresso aveva successivamente confermato
che Frajese non aveva firmato per trasferirsi al tg5. Oggi Frajese è
morto e si è scatenata una orribile serie di dichiarazioni: da Zaccaria
a Mastella tutti ne parlano bene...ma la rai prima lo voleva prepensionare,poi
l'aveva convinto a rimanere. ma nel frattempo il corrispondente rai da
Parigi è morto.ed Emilio Fede,direttore del tg4,che la sa lunga
ha confermato: Frajese non aveva ancora firmato con Mediaset. tira di qua,
minaccia di prepensionare di là ,Paolo è morto. Tutti tranquilli?
Giovanna Brambilla
10 Giugno 2000 - Flavia Landolfi
Caro barbiere sono una collega. Due righe solo per farvi i complimenti:
sito gradevole, stimolante e anche pungente. Un suggerimento. Perchè
non creare uno spazio dedicato all'attività (non ufficiale, ovviamente)
della Fnsi?
Un saluto e buon lavoro
Flavia Landolfi
Per esempio? Cosa intendi per attivita' "non ufficiale?".
bds
Voglio dire che spetta a questi uomini e a queste donne far rispettare le norme. Il Consiglio di Milano, sui praticanti d'ufficio, segue una sua linea da 30 anni e per i free lance da 11. Facciamo anche altre cose buone: assistiamo gratuitamente i colleghi sul piano legale e tributario. Puntiamo a recuperare i crediti dei giornalisti (free lance soprattutto) e a togliere agli editori l'impunità.
Se un free lance è in credito di 800mila lire, è evidente che non può fare causa (l'avvocato costa due-tre milioni). L'Ordine di Milano da tre anni mette a disposizione un legale per il recupero delle somme dovute. Quest'azione è preceduta dalla stesura di un parere di congruità da parte del presidente. Una volta scritto e notificato il parere, l'avvocato procede con decreto ingiuntivo nei confronti dell'editore. Va detto detto che il parere di congruità è un mezzo previsto dal Cpc.
Come vedi, caro Gorky, utilizziamo tutti gli appigli offerti dall'ordinamento
per garantire un po' di...giustizia. Facciamo altre cose sul piano della
cultura: il premio alle migliori tesi sul giornalismo; il Premio Max
David per l'inviato speciale; le mostre Tobagi e Corradi;
attraverso Tabloid cerchiano di diffondere una maggiore consapevolezza
sul terreno dei diritti. Gabriele Moroni, consigliere segretario,
cura le istanze dei praticanti d'ufficio; Letizia Gonzales, come
consigliere responsabile dell'Urp, è a disposizioni di quanti chiedono
informazioni sui problemi della categoria; il vicepresidente Brunello
Tanzi si occupa delle domande degli aspiranti pubblicisti; il consigliere
Sergio
d'Asnasch delle istruttorie disciplinari. Non siamo assenti sul piano
disciplinare tanto da meritarci l'attenzione di grossi editori, che cercano
di intimidirci portandoci in tribunale. Noi resistiamo e non molliamo.
Cordialmente,
Franco Abruzzo, presidente dell'Ordine dei giornalisti della
lombardia
9 Giugno 2000 - Vera Paggi risponde a Gorky che aveva
scritto a Franco Abruzzo che gli aveva risposto, ottenendo una replica
di Gorky e suscitando l'attenzione di Vera.
Caro Gorky, a questo punto mi tocca proprio. E così "ufficialmente",
ti dico quello che penso, ma anche quello che è accaduto finora
nell'Ordine e anche nel sindacato.
Dunque, cominciamo dall'Ordine. Due anni fa a Milano Nuova Informazione-Gruppo di Fiesole, vince le elezioni per il rinnovo delle cariche all'Ordine Nazionale. Lista di firme più o meno note della professione, parola d'(O)rdine: RIFORMA. Obiettivo minimo per attuarla: cambio al vertice della presidenza. Giù Mario Petrina, sù Vittorio Roidi. Risultato, che molti conoscono, all'Ordine siamo e restiamo minoranza. Con noi i romani, toscani e veneti, altri alleati di altre regioni, ma fra tutti i numeri non bastano: siamo in minoranza. Una minoranza peraltro fatta di professionisti, nel senso di colleghi che vivono della professione giornalistica. Dico minoranza, perché all'Ordine nazionale oggi, chi (non) decide è la componente maggioritaria espressione di chi questa professione (scusa il bisticcio fonetico) non l'ha mai fatta o l'ha fatta per corrispondenza (senza offesa per nessuno).
Sarò troppo cruda? Non direi. Per noi minoranza sono stati due anni difficili. Abbiamo posto più volte la questione della riforma, ma interessa proprio quattro gatti. La maggioranza preferisce che tutto resti così com'è (anche se qualcuno ha cominciato a rompere le fila) probabilmente confidando in quel quasi 48% (se la memoria non mi tradisce) di rappresentanti in Parlamento che hanno in tasca a vario titolo il tesserino dell'Ordine. Ciononostante abbiamo continuato a dare battaglia. Ma personalmente ritengo che sia ora di cambiare davvero: l'Ordine così com'è va abolito, la legge di riforma va fatta subito e non potrà prescindere dalle nuove frontiere del giornalismo, come l'on-line. Chi vive di questa professione è giornalista, gli altri fanno un altro mestiere, e si facciano rappresentare dalle loro professioni.
Libero accesso per tutti, a condizione di un'alta scolarizzazione e percorsi formativi dedicati. Il controllo della deontologia e del rispetto delle regole, nella tutela dei soggetti deboli, nell'interesse dei cittadini e del loro diritto ad essere informati non può essere demandato esclusivamente a un organismo autoreferenziale, e/o alla magistratura. Va trovato un intreccio che garantisca le tutele più alte e rappresentative, ma anche l'applicazione delle sanzioni quando le regole non vengono rispettate. Il tutto in tempi rapidi, con meccanismi agili magari di arbitrato. Fantascienza? Forse no, ma a questo punto, caro Gorky, vorremmo avere il contributo di tutti, perché restare fuori per prendere meglio la mira non serve granché.
E tu sollevi un'altra devastante questione, quella dei liberi professionisti, freelance dell'informazione, il popolo del 10 per cento. Dici: come dobbiamo fare per farci dare quello che ci spetta? Su questo, sulle regole per il lavoro autonomo, che solo apparentemente sembra una contraddizione di termini, l'Fnsi si sta giocando parecchio. Come sull'on-line. Oggi (8 giugno) la commissione contratto decide come continuare questo duro scontro con gli editori e ti garantisco che in gioco non ci sono soldi. Gli editori non fanno questione di prezzo, il costo del lavoro non è un problema per gli associati Fieg, ma avere giornalisti che fanno i giornali questo sì è un problema.
Ma torniamo ai freelance. La piattaforma contrattuale (è sul sito dell'Fnsi, basta andarsela a leggere) comprende anche un allegato che chiede poche ma semplici cose per i liberi professionisti: tariffario minimo (non quello dell'Ordine inapplicabile e base esclusiva di riferimento nelle controversie che finiscono in tribunale), tempi di pagamento certi, nel comitato di redazione un referente per i collaboratori, lettera di incarico, diritto alla firma (e al suo ritiro in caso di rielaborazione non concordata), fra quelle più significative.
Ce la faremo? Ce la faremo se ce la facciamo tutti insieme. Dentro
e fuori le redazioni. Ma, caro Gorky, permettimi di insistere, c'è
bisogno del contributo di tutti. Di idee, ma anche di disponibilità
personale a mettersi in mezzo. La partecipazione non è mai roba
vecchia.
VERA PAGGI (della serie le rogne non vengono mai sole)
Consigliere nazionale Ordine dei giornalisti
componente dipartimento Freelance Fnsi
componente Commissione Contratto Fnsi
componente Comitato amministratore Gestione separata Inpgi
9 Giugno 2000 - Anonimo redattore
Caro barbiere, ammiro la tua iniziativa e quando capirò
come posso aiutarti lo farò ben volentieri. Il quesito che sottopongo
alla redazione e ai lettori è questo. Lavoro in una redazione di
una tv privata e sono assunto con regolare - o quasi - contratto di lavoro
Fnsi-Fieg. Sono professionista da undici anni e di fatto sono il capo redattore.
ma la qualifica non risulta da nessuna parte. Sono pagato da redattore
ordinario e non so più come comportarmi visto che l'editore non
sembra intenzionato a riconoscermi la qualifica. Che cosa devo fare ? come
mi devo comportare ? Gradirei suggerimenti e naturalmente gradirei l'anonimato.
Ciao
Caro redattore anonimo. Come puoi aiutarci tu, e tutti coloro
che scrivono, te lo spiego subito. Per esempio scrivendo le lettere con
tutte le maiuscole al posto giusto, senza doppi o tripli spazi, senza refusi,
insomma, come se stessi scrivendo un pezzo. Senno’ il nostro lavoro di
editing ci mandera’ presto al manicomio.
Veniamo al tuo problema che e’ poi il problema di molti colleghi.
Esistono vie soft e vie piu’ dure. La strada soft, che va sempre tentata
per prima, e’ di parlar chiaro con l’editore, fargli presente che le tue
mansioni meritano un riconoscimento eccetera eccetera. La strada tosta
e’ farsi due chiacchiere con un avvocato della Federazione della Stampa
di zona. Vedi tu. In bocca al lupo.
Bds
Mi permetto peraltro di suggerirle di non prendere la cosa sottogamba. Le possibili conseguenze sono poca cosa per chi ha visto di tutto, e sarebbe paradossale sospendere il diritto di un parlamentare ad esprimersi attraverso i giornali; ma non creda che tutto si possa chiudere sul piano del diritto e del buon senso.
Il buon senso avrebbe impedito di sollevare la questione. E il diritto non è il punto forte del consiglio Lazio-Molise.
Giovanni Minoli non aveva ricevuto alcuna comunicazione quando il 10 luglio 1996 lesse sulle agenzie che era stato condannato (sei mesi di sospensione); tutte le comunicazioni erano state recapitate ad un indirizzo sbagliato. Allora chiese copia del provvedimento per preparare il ricorso, ma incontro’ molte difficolta’ perché l'atto era ancora "segreto", per quanto possa essere segreto un atto diffuso dalle agenzie di stampa.
E non pensi a un caso isolato. Il 14 febbraio 2000, una giornalista del Mattino condannata in contumacia ha penato non poco per poter consultare gli atti del procedimento a suo carico.
Altro consiglio: non si affidi agli avvocati. Un po' perché costano (ma questo lo sa), un po' perché sarebbero controproducenti. Invertendo il principio per cui la legge non ammette ignoranza, mi viene da dire che è l’ignoranza a non ammettere la legge. Le poche decisioni del Consiglio che ho letto sono piene di affermazioni a mio avviso assai opinabili su principi come il diritto alla difesa, il giusto processo e il contraddittorio, la libertà sindacale, il diritto di ricorrere in giudizio senza subire ritorsioni eccetera. Tutto condito da seriosi richiami alla deontologia professionale.
Diceva Meazza che è pericoloso tirare rigori contro i portieri
meno bravi, perché non capiscono la finta e parano il tiro. Se e
quando si troverà davanti al collegio, non vada troppo per il sottile.
Faccia il buon giornalista, che sa comunicare in maniera comprensibile
per tutti. E lasci qualche soddisfazione a quei giornalisti (sempre meglio
che lavorare?) che hanno ancora voglia di giocare a fare i giudici (sempre
meglio che fare i giornalisti?). Anche se io, al suo posto, non avrei più
molta voglia di giocare a fare l'imputato. Con stima
IL TITOLARE
E se c'è scarsa considerazione dei giornalisti nella nostra società uno dei motivi sarà pure quello derivante dall'attaccare pedissequamente il ciuccio dove vuole il padrone, visto che tengo famiglia e il posto mi serve... altro che raccontare la realtà e sfidare i poteri forti, svolgere una funzione civile e tutte le altre amenità che i giornalisti amerebbero raccontarsi e che attualmente sono appannaggio esclusivo del giornalista centenario e miliardario e di altri pochi bravi e fortunati.
Adesso il presidente dell'Ordine lombardo ci viene a dire di rivolgerci
con fiducia al suo cospetto e siccome la voce già si è sparsa,
è da tempo che c'è una discreta fila di aspiranti professionisti
che improvvisamente decidono di trasferirsi a Milano. La sua è un'iniziativa
lodevole ma già il fatto che dalle altre parti (non) si risponde
che con un'alzata di spalle la dice lunga sulla polvere che si è
accumulata su certi monumenti. Dimitri Buffa, che non vive nel passato,
si chiede: ma che dobbiamo fare per avere i compensi che ci spettano, dobbiamo
menare qualcuno? Quello dei compensi ai free lance è un problema
serio, almeno altrettanto quello dei contrattualizzati. Mi piacerebbe leggere
qualche risposta di qualcuno dell'Ordine o del sindacato, ma capisco il
loro terrore a trasferirsi nel presente, non avendo idea da che parte cominciare.
Molto meglio continuare a discutere di deontologia professionale, minimi
contrattuali e tredicesime con i nostri editori. Grazie dell'invito, caro
presidente dell'Ordine della Lombardia, ma io non farò finta di
trasferirmi a Milano per togliermi lo sfizio di prendere per il culo quelli
di Roma. Ma continui così. Hai visto mai, dovesse succedere qualcosa?
Gorky
A chi non conosce o conosce poco la Rai, può sembrare un'affermazione banale. Per la verità, il mastodonte, di concorsi non solo sono anni che non ne fa, ma l'ultimo che fece era destinato ai praticanti e aveva dunque tagliato fuori tutti i già professionisti. nel frattempo da quel concorso a oggi, chi lo vinse è entrato non senza lungaggini diciamo di natura "aziendale", e da quel momento in poi, le altre assunzioni, sono arrivate dal ripescaggio di un listone di 53 (mi pare) precari storici (colleghi per anni a tempo determinato), gli ultimi due o tre "esauriti" nel senso di finalmente assunti credo da pochissime settimane.
Ora, in teoria, siamo all'anno zero. Così l'Usigrai ha cominciato a discutere con l'azienda del nuovo fabbisogno che nell'era della flessibilità, anche alla Rai dei grandi numeri negli anni passati, oggi significa un piccolo, modestissimo fabbisogno (questo almeno dice l'azienda). I numeri? I 150 citati dal messaggero, ti garantisco, sono pura fantasia, o meglio, fanno parte dei desiderata legittimi degli oltre 200 precari Rai (diciamo 200 giornalisti professionisti impiegati con contratti giornalistici a termine, ma ai programmi sulle reti ce ne sono altre centinaia), che da un minimo di anzianità di 3 mesi a un massimo di quasi 10 (DIECI!!!!) anni, fanno parte del servizio pubblico, lo sostengono con la loro professionalità e per la maggior parte aspetteranno (aspetteremo) un'altra vita prima di avere garanzie di uscire dal precariato.
Ma dicevo Luigi si chiede che ne è stato di quel concorso. Il dibattito interno è sempre in corso, rallentato da alcune incombenze contrattuali che hanno impegnato i vertici della Rai e li hanno distolti, ainoi, dall'andare avanti sulla definizione di modi e di tempi. Forse qualche pretestuosità non manca, ma via, abbiamo fiducia. Quello che preoccupa i vertici aziendali oggi è l'assetto futuro dell'azienda, insomma la Fondazione, la terza rete con il canone e le altre sul mercato, il disegno di legge 1138 che giace come la bella addormentata in attesa di essere svegliata e tutte cose che non puoi non aver letto in giro, quà e là.
Ciò detto il concorso lo vogliamo in molti: parte dei precari
Rai, l'Usigrai, l'azienda (a modo suo), i tanti colleghi che stanno
fuori e che vorrebbero avere un'opportunità in più di concorrere
con pari opportunità. Il problema è che c'è anche
chi non lo vuole, ma sono convinta che non resterà lettera morta.
Quello che mi auguro è che si faccia in fretta, perché, sai,
in assenza di nuovi criteri valgono quelli vecchi, ma vecchi di quanto
non si sa. Vigilate compagni, vigilate!
VIP
La Procura generale non ha mai impugnato le nostre delibere sui free lance (la prima è del 1989). Siamo stati minacciati di denuncia (da parte del Consiglio nazionale e in particolare dalla Commissione ricorsi). Abbiamo tenuto duro. Il Consiglio di Milano iscrive anche nel Registro i praticanti assunti con un contratto a termine: ci siamo attirati i fulmini del sindacato, che non legge il contratto in vigore e le leggi n. 230/1962 e n. 56/1987.
Le leggi sono una cosa seria (come diceva Paolo Barile).
Da Piero Calamandrei e dallo stesso Barile ho appreso che le leggi
vanno interpretate anche con passione civile e nel contesto della Carta
costituzionale. Abbiamo cercato di tutelare il diritto al lavoro (professionale)
consapevoli dei nostri limiti. Sappiamo di essere soli, ma recentemente
la Corte di Cassazione, con una sentenza memorabile, ha riconosciuto il
potere degli Ordini di certificare il praticantato anche retroattivamente.
Ed è quello che l'Ordine di Milano fa da 30 anni. Parola di primo
praticante d'ufficio della (piccola) storia della professione.
I free lance possono rivolgersi all'Ordine di Milano con fiducia.
Pubblicizzate questo messaggio. Seguiranno i fatti. Complimenti per il
vostro lavoro e cordialità
Franco Abruzzo
4 Giugno 2000 - Fausto Carioti
Il database del "Barbiere" ha qualche lacuna. Fausto
Carioti, ad esempio (articolo "Stefano
e' piu' Libero" di venerdì 2 giugno), non ha mai lavorato alla
"Voce Repubblicana", ma ha preso il praticantato all'"Opinione",
dove è entrato nel 1991, quando la testata era organo del Pli sotto
la direzione di Rossana Livolsi. Ha scritto per "L'Italia settimanale",
"Il Tempo", "Ideazione" e, di recente, su "il Giornale".
L'ultimo incarico lo ha ricoperto al Giornale Radio Rai - Gr Parlamento.
La confusione dell'anonimo articolista del "Barbiere" è
probabilmente dovuta alla presenza "storica" sull'organo del Pri dell'eccellente
collega Antonio Carioti. Siamo gli unici Carioti iscritti nell'albo
dei professionisti, entrambi abbiamo scritto per "Ideazione", abbiamo numerose
conoscenze in comune ma continuiamo con reciproca soddisfazione a essere
due persone diverse. C'è di più: cosa rara nel giornalismo
italiano, non siamo nemmeno parenti. La vita, si sa, è una cosa
strana. Con simpatia.
Fausto Carioti
Pardon.
Bds
4 Giugno 2000 - Paola De Carolis
Caro Barbiere, porto alla sua attenzione uno caso di brutto giornalismo.
a) la notizia
il 4 dicembre 1999 scoppia in Gran Bretagna lo scandalo sui cuori
rubati. La denuncia arriva da un genitore: stava per seppellire il corpo
di sua figlia, una neonata morta sotto i ferri, quando scopre che dentro
la bara il cadaverino non c'e'. I medici avevano preso gli organi, senza
il permesso dei familiari. Si scopre che e' una pratica molto diffusa.
In particolare due ospedali, uno a Liverpool, uno a Bristol, hanno vere
collezioni di organi, per un totale di 8.000 cuori, polmoni, reni, cervelli
'rubati'.
b) i giornali
Il 5 dicembre i maggiori quotidiani di tutto il mondo riportano
la notizia, anche i nostri, con ampio risalto.
c) il problema
l'1 giugno 2000, sei mesi dopo, l'Agi manda in rete quattro
lanci - presi dall'Associated Press - con straziante intervista
a genitore che denuncia lo scandalo dei cuori rubati. Non ci sono riferimenti
al fatto che la notizia e' gia' uscita, che e' un caso vecchio. Leggendo
il pezzo dell'agenzia, e' legittimo pensare che si tratti di un nuovo,
dolorosissimo episodio di malasanita' in Gb.
d) il risultato
Repubblica ci fa una pagina. Possibile che il secondo quotidiano
d'Italia non abbia pensato di controllare i suoi archivi, di verificare
le fonti della notizia, di accertarsi che la notizia, in realta', ci fosse?
Paola De Carolis, collaboratrice da Londra di varie testate.
Questa storia che un bel gioco dura poco e' una delle
piu' grandi idiozie che si insegnano ai bambini. Un bel gioco, piu' dura
e piu' tutti si divertono. Figurati noi!
Bds
4 Giugno 2000 - Dimitri Buffa
Vogliamo parlare di un altro argomento che fa incazzare molti nostri
colleghi, più o meno autorevoli o presunti tali? Il fumo passivo
nei posti di lavoro, e segnatamente nella Sala stampa attigua al Transatlantico
di Montecitorio ( e anche nei corridoi dello stesso Palazzo) è un
problema che interessa decine di giornalisti, come il sottoscritto. Però
è vietato parlarne: troneggiano i cartelli con su scritto "vietato
fumare", ma in quella sala stampa tutti se ne fregano e intossicano il
prossimo con puzzolentissime sigarette e sigari.Questo io lo chiamo "politically
correct" all'italiana, malinteso senso di quieto vivere. Il modello è
quello stile Humphrey Bogart in sedicesimo: battute sconce, piedi
sulla scrivania e sigaretta perennemente accesa. Le notizie, magari, sono
un "optional". A me ovviamente dello stile di vita altrui non importa granchè,
purchè non affumichino anche chi non vuole morire di cancro a 60
anni, come nella media del giornalista italiano tipo. Per avere una volta
scritto di queste cose ( e di altre amenità che riguardano la casta
della Stampa parlamentare) ho dovuto subire minacce e vessazioni.
E a proposito, vogliamo anche parlare della prassi, non sostenuta
da alcuna pezza d'appoggio legislativa nè dal regolamento della
Camera, di subappaltare alla suddetta Stampa parlamentare gli ingressi
dei giornalisti alla Camera? Io dico che è incostituzionale
e non ha senso: c'è un ufficio sicurezza, dia esso i permessi. Punto.
Perchè dobbiamo essere obbligati a iscriverci a questa associazione
che non riconosce neppure il diritto a un articolo 2 come me di avere accesso
a tempo pieno alla Camera? Perchè una privata associazione, che
ha lo stesso status giuridico di un circolo di tennis o di una bocciofila,
nel tempo ha assunto tutto questo potere?
Se la presidenza della Camera avesse il coraggio di interrompere
questa inutile tradizione con annesse cerimonie tipo quella del "ventaglio"
(ma non erano le odalische quelle che lo usavano? o forse i giornalisti
sono le vestali del potere?) forse riuscirebbe anche ad evitare che giornalisti
che scrivono articoli scomodi possano essere soggetti a ritorsioni come
quelle che poi hanno dato, nel mio caso, il via a denunce all'Ordine dei
giornalisti nei confronti dei colleghi Enzo Iacopino presidente
della Stampa parlamentare e Paolo Corallo, segretario della medesima
associazione.
Un caso analogo accadde anche al collega Luca Telese, che
ha poi raccontato la sua vicenda a Radio radicale. Ci si lamenta tanto
del mancato rispetto del potere e delle istituzioni verso la categoria
giornalistica, ma i peggiori nemici di essa stanno al suo interno. E' una
triste verità che scopro giorno dopo giorno.
Dimitri Buffa
3 Giugno 2000 - Gorky
Caro Barbiere, Come la mettiamo coi giornalisti free-lance? O meglio,
come la mette l'Ordine dei giornalisti? Beh, loro la questione la
risolvono molto semplicemente: pubblicista. Non che sia un'offesa: personalmente
conosco molti pubblicisti che in realtà sono degli ottimi professionisti,
in fatto è che la legge se non erro, dice: è giornalista
professionista colui che svolge come attività principale e continuativa
la professione del giornalista. Bene. Ma sei assunto? No. E allora che
vuoi? Ma io scrivo su settimanali nazionali e, guarda un po', mi pagano
pure... Vabbè, ma sei abusivo? hai un desk? Ti fanno fare lo schiavo?
Beh, veramente avrei una dignità personale che mi fa comportare
in una certa maniera: vado in redazione, parlo con il caposervizio, concordo
il pezzo e me ne vado nel mio studio, che mi pago da me e nel quale lavoro,
faccio quello che devo fare e nei tempi allucinanti riservati esclusivamente
ai free-lance, mando per e-mail il pezzo (e guarda un po', ogni volta devo
pure fare un corso accelerato al caposervizio che si vanta di non capire
e non voler capire nulla di Internet) e a fine mese faccio fattura.
Pensa un po', ogni anno faccio la dichiarazione dei redditi e pago
pure le tasse. Vabbè, ma noi non possiamo fare niente, dovresti
essere assunto da un giornale come praticante col contratto giornalistico,
allora sì che saresti in regola...oppure cerca di infilarti da qualche
parte come abusivo, dopo 18 mesi vieni da noi che ti riconosciamo il praticantato.
Altre vie non ce ne sono? No. E la mia dichiarazione, dalla quale
risulta che i miei redditi sono derivanti dalla professione di giornalista?
Non è sufficiente. Dovresti infilarti.... Vabbè, ma non ho
capito, devo per forza diventare un dipendente? Ma non posso lavorare per
cavoli miei ed essere un giornalista iscritto all'elenco professionisti?
No, coi professionisti non si può...
Ed eccolo il contratto da praticante: vogliono fare un settimanale
nazionale, ci staresti ad essere assunto? Solo che, sai, paghiamo al minimo
sindacale... Tu sei già professionista? No, sono pubblicista...(grrrr).
Perfetto, ci serve giusto un praticante, lo stipendio netto e di 1.600.000.
Uno e sei? Ma se io guadagno 2,5-3 al mese che è il minimo per mantenerti
in una città come Roma? Vabbè ma mica ti chiediamo l'esclusiva...
puoi continuare a lavorare per conto tuo. Vabbè, facciamolo 'sto
contratto.
Vado all'Ordine a consegnare la richiesta di iscrizione al registro
dei praticanti con il solo allegato della lettera d'assunzione (mentre
per le prime due richieste di riconoscimento del praticantato allegavo
una montagna di scartoffie, articoli, ritenute, Unico ecc) ed ecco, potenza
del contratto, l'iscrizione all'agognato Registro. Mi arrivano a casa lettera
di congratulazioni del presidente dell'Ordine e pure del segretario, il
fascicolo "regole deontologiche del giornalista", "carta di Treviso", "Altre
regole del giornalista", bravo di qua, ottimo di là, benvenuto tra
noi, finalmente ce l'hai fatta ecc ecc.
Ma tu guarda: prima ero uno stronzo che guadagnava 3 testoni al mese scrivendo su giornali che erano pure letti, ora faccio il praticante, guadagno la metà, non mi legge nessuno perché chi ce l'ha il tempo di scrivere quando devi correggere bozze e fare titoli per sei giorni alla settimana, super lavoro senza straordinari ("stiamo stretti, ma dopo vedrai..."), però, mi sto avviando a diventare giornalista... Diventare giornalista? Ma se da 7 anni lavoro con i giornalisti e scrivo come gli altri giornalisti e soprattutto guadagno come gli altri giornalisti.
Passare altri 12 mesi così? Mentre mi arrovellavo sui miei
primi sei mesi da praticante e se ce l'avrei mai fatta a passare altri
12 mesi, il giornale ha chiuso. Mentre i colleghi si stracciavano le vesti,
si deprimevano o promettevano battaglie legali sanguinose, io sono semplicemente
tornato alla mia normale attività: telefono, propongo, scrivo, invio
e faccio fattura. Mi spettano pure sei mesi di sussidio di disoccupazione
dall'Inpgi. E sono tentato di acchiapparmeli, visto che se le regole sono
queste... Caro Barbiere, sarò mai un giornalista professionista
iscritto all'elenco professionisti dell'Ordine dei giornalisti?
Gorky
Caro Luigi, vedremo cosa si puo’ fare.
Bds
Flotte di cameraman, telecamere, inviati, corrispondenti, cronisti veri ed altri improvvisati ma tutti rigorosamente d’assalto invasi dal furore sacro di riprendere il viso della madre che alla vigilia tradisce la sua comprensibilissima preoccupazione per la sorte delle sue bambine già gravata da un presente pesantissimo, il turbamento del padre assalito da centinaia di fotografi e quant’altro al suo arrivo all’aeroporto e quindi all’ospedale assieme all’altrettanto sgomento figlioletto di quattro anni, ed ancora addirittura l’intervento in sala operatoria e poi le lacrime alla notizia atroce della morte, quelle della madre, quelle del padre, quelle del fratellino, costretti ad un’inaccettabile “fuga” sotto scorta dall’ospedale per raggiungere un luogo finalmente lontano dagli sguardi e dagli obiettivi delle impietose telecamere.
Sono indignata perché in questo caso credo si siano superati tutti i limiti della decenza: quanto vale, mi sono chiesta e torno ancora adesso a chiedermi, una notizia a fronte del dolore umano? E che fine hanno fatto tutti i vincoli, a noi cronisti tanto sgraditi lacci e lacciuoli, imposti a ragione o a torto dalla legge sulla privacy e da quella tanto sbandierata della tutela dei minori? Si potrebbe obiettare che l’”Evento” ha attirato tutta la stampa nazionale e che non raccontare oppure raccontare in modo diverso, cioè senza immagini o fotografie, avrebbe avuto come unico risultato quello di fare apparire agli occhi del direttore o del capo redattore inesorabilmente <scadente> il resoconto giornalistico finale.
Oppure ancora che le immagini e le fotografie nonché le interviste
sono state raccolte perché avevano ottenuto il consenso della famiglia
delle due bambine peruviane. Io credo che noi giornalisti dovremmo fare
un’analisi di coscienza, ponendoci davanti ad avvenimenti come questi,
e se è il caso fare un passo indietro e contare fino a dieci prima
di raccogliere e raccontare per arrivare a fornire all’opinione pubblica
un resoconto dignitoso di un accadimento tragico, senza creare sensazionalismi
(gemelline trattate come fenomeno da baraccone) che in un caso come questo
suscitano soltanto una profonda vergogna.
Daniela Franzò
E la stampa italiana c'è cascata un'altra volta. Arrestato il 16 maggio, Alessandro Geri diventa subito un mostro sanguinario, salvo poi tornare in libertà dieci giorni dopo.
Nessuna cautela, nessuna forma di garantismo per l'accusato. Gli investigatori hanno sempre ragione, i magistrati non possono sbagliare. Eppure, bastava fermarsi un solo attimo a riflettere per capire che l'arresto realizzato il 16 maggio, dopo una fuga di notizie pilotata (la solita lotta a coltello tra polizia e carabinieri) era soltanto l'ennesimo gesto propagandistico nell'ambito di un'inchiesta che da quasi un anno non aveva raggiunto alcun risultato.
Le scadenze della festa della Polizia (18 maggio) e l'anniversario dell'assassinio del povero D'Antona (20 maggio) erano troppo ghiotte per non strombazzare un colpo straordinario messo a segno, guarda caso, proprio dalla polizia.
Al di là del ruolo giocato in questa vicenda dal ministro dell'Immagine (pardon: della Propaganda, ma che dico: dell'Interno) Bianco, resta la vergogna per una stampa che non sa riflettere, ma che continua a sdraiarsi sulle "preziosi fonti" degli investigatori e ad appiattirsi su qualsiasi atto della magistratura.
E non è solo colpa dei cronisti giudiziari (anch'io lo sono stato e a lungo), naturalmente portati ad ossequiare le divine fonti e proni al volere dei magistrati, anche a rischio di cadere nel forcaiolismo. Che quell'inchiesta fosse troppo perfetta, che Geri fosse solo un capro espiatorio, era facile intuirlo. Perché non avanzare almeno un dubbio? I dubbi sono arrivati, ma non a tutti i giornali, giorni dopo, di fronte al suo alibi che di dubbi ne ha fatti venire persino alla procura di Roma, nota (vedi caso Marta Russo) per la sua assoluta correttezza.
Tra i pochi a comprenderlo subito (non dovrei dirlo perché lavoro nella stessa testata) il direttore del Tg5 Enrico Mentana che, a caldo, in diretta (edizione delle 20 del 16 maggio), dichiarò tutte le sue perplessità.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un giovane esposto
inutilmente ad una vergognosa gogna. Certamente più vergognosa per
chi l'ha promossa. Evidentemente il passato non riesce ad insegnarci
nulla. Mettiamo, per un attimo solo, che Geri, quel 20 maggio
di un anno fa, anzichè lavorare al computer con un'amica se ne fosse
stato solo, soletto in casa a dormire. Mettiamo che quel ragazzino, il
supertestimone, di cui (per fortuna) non conosciamo quasi nulla, di cognome
si fosse chiamato Rolandi. E che suo padre di lavoro facesse il tassista.
Che piega avrebbe preso il caso Valpreda (pardon: Geri)? Complimenti
colleghi, avanti così.
SANDRO PROVVISIONATO