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La nave punica

le origini di una civiltà

(parte II)



la nave punica: il ritrovamento ed il restauro
L'11 maggio del 1969, all'estremità occidentale dell'Isola Lunga(PuntaScanio),una draga al comando dei Capitano Diego Bonini di Marsala stava prelevando sabbia a due metri e mezzo di profondità, quando col cucchiaio meccanico, assieme alla sabbia, venne in superficie un pezzo di legno che a contatto con l'aria si dissolse.Il Capitano Bonini lo riconobbe per legno molto antico; opportunamente sospese i lavori e, dopo aver localizzato l'esatta posizione con un gavitello, si premurò di comunicare la scoperta alle Autorità competenti. Passarono esattamente due anni quando, l 'l1 maggio 197 1, l'archeologa britannica Miss Honor Frost, Vice Presidente dell'Accademia Navale di Londra e Membro dell'Accademia dei Lincei, nel visitare l'Isola di Mozia, seppe del ritrova- mento del legno antico.
Senza porre indugi, fece chiamare il Cap. Bonini, si fece accompagnare nel punto esatto del ritrovamento ed effettuò una ricognizione subacquea. Dopo qualche minuto la Frost riemerse in uno stato di grande esaltazione; la sua gioia era incontenibile perché - considerata la sua vasta conoscenza delle navi del periodo classico (800 a.C. - 300 d.C.) - riconobbe, sia pure dai pochi elementi visibili attraverso la vegetazione e le incrostazioni, i resti di una nave da guerra fenicio- punica del 111 sec. a.C.
la notizia dell'importante ritrovamento fece il giro del mondo, negli addetti ai lavori una grande emozione. Noi, attraverso le non avare descrizioni dei giornalisti del tempo, quali Plinio, Polibio, Diodoro Siculo, Tucidide ed altri, sapevamo dell'esistenza di queste incredibili navi, ma nell'arco di oltre duemila e trecento anni non si era mai trovato niente che ci desse la prova della loro reale esistenza.
Miss Honor Frost chiese ed ottenne il permesso e i fondi per il recupero del relitto, avvalendosi della collaborazione di una équipe che già si era distinta nel recupero di una nave commerciale del VI sec. a.C. presso Kirenia (una isoletta nel- le vicinanze di Cipro).
1 lavori di recupero furono lunghi ed accurati ed i legni, prima di essere portati in superficie, onde evi- tare che si ripetesse il fenomeno della prima volta, furono messi in contenitori di acqua di ma- re prima e successivamente portati in vasche di acqua dolce per la desalinizzazione.
Durante questo lasso di tempo, fu necessario reperire un locale idoneo per ospitare il relitto; la scelta fu lunga ed accurata ed infine fu proposto al Sindaco del tempo la requisizione del "Baglio Anselmi", uno stabilimento vinicolo cadente e fatiscente, che oggi, però, è diventato un Museo degno di questo nome, dove sono visibili, oltre al relitto della Nave Punica, anche reperti del neolitico e dell'eneolitico ed altri reperti ancora che vanno dal VII secolo a.C. al 111 secolo d.C.
Durante il processo di desalinizzazione, durato oltre un anno, esperti di statura mondiale, avvalendosi del calcolo delle proporzioni, allestirono una intelaiatura metallica sulla quale dovevano poi essere montati, come tessere in un mosaico, i legni della nave.
Nel momento in cui gli addetti ai lavori andarono a prendere i legni per il montaggio, una brutta sorpresa li colpì: i legni erano diventati troppo fragili e troppo teneri per essere montati.
Bisognava allora trovare il modo di indurirli per il montaggio e la museicizzazione. Venne inventata ad boe una miscela di cere sintetiche, il polieitileneglicol, che in un anno e mezzo impregnò i legni, dando ad essi durezza e consistenza per essere montati.Bisognava allora trovare il modo di indurirli per il montaggio e la museicizzazione. Venne inventata ad boe una miscela di cere sintetiche, il polieitileneglicol, che in un anno e mezzo impregnò i legni, dando ad essi durezza e consistenza per essere montaticontinua


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