3 Settembre 2000 - Se la politica preferisce
il gossip |
Giornalista e ufficio stampa: è la stessa cosa?
La nuova legge sulla comunicazione pubblica sembra ancora sancire
il primato professionale del giornalista nel campo della comunicazione
pubblica. Sono nate perplessità, ma anche contrarietà.
FERPI (Federazione Relazioni Pubbliche) ha richiesto l’apertura
di una procedura di infrazione nei confronti del legislatore italiano.
La legge sulla comunicazione pubblica determinerebbe una sorta di esclusiva
di accesso alla professione per i soli iscritti all’Ordine dei giornalisti,
violando così la normativa europea. In attesa degli sviluppi vogliamo
appunto, seriamente, cominciare a riflettere noi?
Spokesman, speaker, portavoce.
Ma in Italia chi è portavoce? E’ al momento una casella
sostanzialmente vuota e quand’anche esista, perché appunto occupata
da qualcuno, finisce per essere muta. Non abbiamo cioè una corrispondenza
con il portavoce del presidente americano che ogni giorno distribuisce
in appositi incontri pubblici per i media anche soltanto una buona razione
di no comment.
Eppure la politica italiana si è decisamente mediatizzata
e personalizzata. Si sono cioè strutturalmente affermate, dalla
seconda metà degli anni ’90, due variabili decisive nel mutamento
della comunicazione politica. Molta della organizzazione di una possibile
comunicazione pubblica è in realtà ancora affidata, in Italia,
ad uno scambio di comunicazione privato.
Ne è prova la proliferazione della comunicazione politica
di retroscena: dal mitico Guido Quaranta de L’Espresso al suo allievo
Augusto
Minzolini de La Stampa, fino all’allievo-dell’allievo, misconosciuto,
Francesco
Verderami (passato dopo una serie trionfale di scoop per l’AGI alla
redazione politica del Corriere della sera).
Si tratta di una comunicazione "di rapina": senza più bisogno
di nascondersi dentro l’armadio nella sala del consiglio democristiano
(Quaranta) o di acquattarsi dietro la siepe del ristorante romano (Minzolini).
Insomma – al di là di ogni retorica – il mondo della carta stampata
produce una particolare trasparenza (gossip politico) in virtù
del fatto che la comunicazione politica rinuncia alle occasioni della trasparenza.
Non mi interessa l’eventuale obiezione secondo cui senza quel
particolare gossip la politica sarebbe noiosa. Se invece di raccogliere
il pettegolezzo raccontassimo con la stessa ironia e con molta più
precisa informazione i contenuti della politica? Per tornare all’interrogativo
iniziale: un buon portavoce, nel momento in cui ci si decida ad istituirne
la figura, può certo non essere un giornalista. Dovrà avere
una buona conoscenza-competenza del mondo della comunicazione.
Quella parte di comunicazione che chiamiamo uffici stampa.
Il capo dell’ufficio stampa e il portavoce lavorano per un mondo
che può avere rilevanza pubblica e può (e in più casi
deve) essere interessato a far conoscere-produrre eventi che potranno essere
trasformati dai giornalisti in notizie.
Il "direttore" del capo dell’ufficio – prendiamo un esempio ministeriale
- è l’istituzione nella sua identità e memoria collettiva,
nella sua continuità amministrativa, al di là e oltre l’occasionale
temporaneità del suo vertice politico. Quest’ultimo, il ministro
nel nostro esempio, sceglierà una persona di fiducia, affidabile,
il portavoce appunto, capace di interpretarne il pensiero politico e di
essergli possibilmente anche devota.
Tutte queste prime evidenze, appena elencate, portano a dire che
giornalisti e capi (o non capi) degli uffici stampa si occupano diversamente
di quanto potenzialmente potrà divenire lo stesso oggetto.
"Qualche bugia" sul nuovo film di Nanni Moretti.
Dalla lettura degli articoli da Messaggero e Repubblica
(28 e 29 agosto) dedicati al nuovo film di Moretti, La stanza del
figlio, sembrerebbe che soggetto e trama siano simili al romanzo Solo
qualche bugia… di Arcangela Galluzzo (Antonio Stango editore, 1997).
Nel romanzo, come nel film, malattia e morte per leucemia di una
figlia (figlio, nel film) sconvolgono la vita di una famiglia. In entrambe
lo storie il matrimonio dei genitori va in crisi per la malattia della
figlia-o. Tra i protagonisti nel romanzo e nel film un cane nero. Queste
le prime evidenze.
Tonino Bettanini
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