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30
Gennaio 2001 - Job opportunities: il giornalista-pizzicagnolo |
E io che
credevo che un infermiere fosse un infermiere, un pollivendolo fosse un
pollivendolo ed un giornalista fosse un giornalista. Stronzate. Ho
scoperto che un giornalista può - e per qualcuno "deve" -
essere anche un commerciale. O viceversa, secondo i gusti e le necessità.
Curiosando tra le offerte di lavoro on line, su uno dei maggiori siti
"cerco-offro" ho trovato un annuncio che mi ha aperto la classica finestra sul
mondo. Ecco
l'appello dell'azienda: Cerchiamo 240 persone motivate di età 22/30
anni per ogni regione d'Italia che
sviluppino un'attività commerciale-giornalistica. Requisiti: Il
candidato ideale ha cultura media, ottima conoscenza della lingua
italiana, è dinamico, intraprendente e ama lavorare in autonomia. Oibò,
mi son detta. Un'azienda cerca 240 giornalisti e nessuno se ne
accorge?
Dopo l'entusiasmo iniziale, mi sono arrovellata per capire chi diavolo
sia questo fantomatico "commerciale-giornalista". Il
giornalista-marchettaro? Finalmente qualcuno ci chiama
col giusto nome, senza peli sulla lingua e false ipocrisie!
Macché. Il
commerciale-giornalista è un'altra cosa, come spiega dettagliatamente
l'azienda illustrando le mansioni. Mansioni: I nostri collaboratori
avranno in primis la responsabilità di sviluppare la rete commerciale
promuovendo gli abbonamenti al settimanale rivolto a privati che operano
e lavorano nel settore commerciale e a liberi professionisti. A questa
prima fase seguirà quella dell'organizzazione editoriale di questo nuovo periodico a diffusione
nazionale: i candidati dovranno quindi dedicarsi ad un lavoro di
redazione giornalistico diventando responsabili di zona per i servizi
giornalistici.
Apriticielo!!! Adesso sì che è chiaro. Vogliono fare un
giornale e distribuirlo tramite abbonamento. E cosa fanno? Cercano
commerciali in grado di promuovere il prodotto e (poi) professionisti
capaci di realizzarlo? Nooo. Suvvia, ragazzi, non scherziamo. Sarebbe
troppo complicato, troppo costoso e troppo corretto. Insomma, troppo
stupido. Perché devo pagare il doppio se posso spendere la metà?
E così
t'invento il "commerciale-giornalista", una figura
professionale di cui, accidenti, si sentiva davvero la necessità.
Peccato che, solitamente, un giornalista-medio non sia in grado di
vendere l'acqua nel deserto e, viceversa, un buon commerciale è tutto
tranne che obiettivo (sempre che il binomio giornalismo-obiettività
abbia ancora un senso).
Non ho ancora deciso se ridere o piangere. Ma
temo che la nostra professione stia vivendo un periodo di oscura
transizione verso il precipizio. Non voglio essere pedante e nemmeno
fare la morale. Però a me i conti non tornano e vi risparmio ulteriori
riflessioni etico-professionali. Piuttosto. Attendo con ansia nuove job
opportunities dal mercato, che so, il medico-farmacista (che ti
prescrive l'aspirina e te la vende), il dj-addetto alle pulizie (che
ramazza la pista a fine serata) oppure il contabile-cubista (che
intrattiene l'amministratore delegato tra una prima nota ed una chiusura
di bilancio).
Ragazzi, che spettacolo. Non vedo l'ora di vedere i giornalisti-strilloni, tutti per strada col
blocco di quotidiani sotto
braccio a gridare "ultimissime della notte!!!". Anzi, sapete
che vi dico? Bando alle ciance e alle edicole: ora scendo in strada con
qualche arretrato e cerco di rifilarlo a prezzo doppio.
Brillantina
29
Gennaio 2001 - Rammendare i buchi è peggio che prenderli |
Lo dico da giornalista, ma lo dico soprattutto da
lettore. E' una vergogna per il primo giornale italiano riportare a due
colonne in basso pagina 20 la riapertura del caso De Mauro, "solo"
perché anticipata dal giornale concorrente.
Come giornalista-e-basta mi fa
male pensare che possano esservi dei colleghi così stupidi da credere che
nascondendo i buchi (nascondendo?) si difenda il prestigio della propria
testata. E quello, già basso, della categoria.
Marco Esposito
29
Gennaio 2001 - Tesoro, dove hai messo l'inchiesta? |
Cari
colleghi, una sola domanda, secca e bruciante (almeno per chi crede nel
mestiere):
DOV'E' FINITA L'INCHIESTA?
E non mi venite a
raccontare che il genere (ovverossia, come dicono quelli che
hanno letto il manuale del Papuzzi o le risposte ai lettori dell'Indro
nazionale,
il "cuore e le palle del mestiere") è vivo perché vanno in onda
la
Gabbanelli e Tg2 dossier... O magari perché il Giornale è capace di fare un
titolo su una qualche menata che
ha scoperto... O infine perché in via Solferino (Milan l'è un gran Milan) o
a piazza indipendenza (Roma ladrona non è da meno!) qualcuno riceve e
pubblica indiscrezioni di
ambienti istituzionali o qualche dossier Sism-sisd-etc.etc.
La verità è che
la sedia girevole piace a tutti (tranne forse a Ettore Mo)... Attendo
risposte e commenti.
Servo
vostro
26
Gennaio 2001 - Che c'e' di male in un Ok? |
Oggi ho
gli occhiali scuri ma non ce l'ho con il mondo, soltanto (un po')
con il Barbiere della Sera.
Devo confessare che non sono un vostro assiduo frequentatore perche'
non mi interessano granche' le cose scritte dai giornalisti per i
giornalisti e men che meno quelle che vengono divulgate dietro
pseudonimo o anonimato, quando invece i giornalisti dovrebbero
essere i "fuoriclasse" - o anche semplicemente i
"gregari" - della trasparenza e della assunzione di
responsabilita' in proprio.
Dai boatos, o da qualche "gustoso pettegolezzo", i
giornalisti dovrebbero stare alla larga. In ogni caso, vorrei
dire la mia sulla questione "matite
rosse" al Tg5. Francamente non vedo cosa ci sia di male nel
"passare" un testo con la scritta "bene" invece
del solito "ok".
Ma "Chicco di
grano" trova la pratica imbarazzante, discriminante,
fastidiosa. Potrei capire se il testo venisse licenziato con un
"male" o con un "pessimo": allora si' che
l'estensore avrebbe diritto a sentirsi discriminato di fronte a
tutti, ma stiamo parlando del caso esattamente opposto.
A mio modesto parere, solo i mediocri e gli invidiosi temono
la bravura altrui, gli altri si limitano a riconoscerla o a
contestarla. Non credo che quella del TG5 sia la sola
redazione in cui, se un pezzo e' bello, lo si dice o lo si fa
notare. Senza considerare il fatto che, prima d'ora, nessuno in
redazione aveva sollevato il problema.
"Chicco di grano", di questo passo, non esclude di cambiar
aria e di andarsene dal TG5. Ci dispiacerebbe, naturalmente,
ma nessuno e' indispensabile. E soprattutto, se uno se ne va
perche' - quando e' il caso - si dice che un pezzo e' ben fatto, non
dovrebbe spedire il curriculum al Barbiere della Sera, ma
informarsi su un ottimo psicologo. Grazie per l'ospitalita' e
cordiali saluti
Lamberto Sposini, condirettore Tg5
Ecco qui. Per pubblicare la
lettera di Chicco di Grano ci siamo pure beccati il cazziatone
di Sposini. Ma dimmi tu. Con molte cose che dice
Sposini tuttavia siamo d'accordo. Quanto al fatto che i giornalisti
debbano stare alla larga dai boatos, eh no, qui non ci siamo. Spesso
i boatos (non sempre, ma spesso) possono diventare notizie. Da
quelle, si', ci sono un sacco di giornalisti che amano stare alla
larga.
Bds
26
Gennaio 2001 - Scrivo anch'io! No, tu no |
Caro Bds, allora senti qua. Io non ho rivendicazioni da
fare o cose del genere. Solo da lamentare, da collega (io sono pubblicista) a collega.
Perché su quella
rubrica di lettere, al Foglio che compro e leggo tutti i giorni, ci mettono
solo le "loro" lettere. Via Internet ne pubblicano alcune. Io ho
fatto una prova, qualificandomi nella mia mail. Tanto che il soggetto della
lettera, sul Corsera on line, nelle pagine di Severgnini, è apparso ma sulle
pagine del Foglio, no.
L'ho provato il giochino almeno tre volte. Con successo
da un lato (Italians), con scarso effetto dall'altro: Foglio. Non puo' dunque
essere un problema di server, mail o connessioni. Semmai di accettazione.
Certo e' che ci scrivono sempre gli stessi... E solitamente chi scrive sempre
delle solite cose nei soliti spazi a volte finisce per essere ripetitivo o
settario. Come per esempio la vignettina quotidiana su A.Sofri. Vabbe'
Andrea
M.
26
Gennaio 2001 - La meritocrazia è una malattia venerea? |
Mentana
e Sposini danno giudizi sui compitini in classe dei redattori del tg5? E
questo sarebbe uno scandalo? Non capisco.
Vuol dire che per principio tutti i
servizi di tutta la redazione dovrebbero beccarsi un ok politico, o cosa?
Forse qualcuno non ha ancora capito che la meritocrazia non e' una malattia
venerea.
Pinkerton
26
Gennaio 2001 - Milanesi erranti alla riscossa |
Carissimi colleghi, abbiamo letto sul Vostro bellissimo giornale
telematico la notizia della sana "rivolta" dei precari di
Saxa. A
nostra volta,
indignati precari Rai (Milano)
ai quali non e' giunta alcuna
notizia di questa sommossa, gradiremmo dare nostro
totale e incondizionato
appoggio
ai rivoltosi.
Per questo, Vi saremmo profondamente grati, se poteste
darci un numero di telefono o un indirizzo dei colleghi romani. Obbiettivo:
rafforzare la contestazione di questo
ridicolissimo, inutile e incomprensibile
bando.
Un bando-farsa scorretto per gente che da anni ha avuto modo di
dimostrare la propria professionalita'.
Professionisti erranti
25
Gennaio 2001 - Di chi sara' mai questo giornale? |
Che bello leggere i giornali di oggi, 24 gennaio
2001!
Basta
sfogliarli per capire qual è la loro proprietà,
non c'è bisogno di controllarne i bilanci o la gerenza.
La "Stampa",
ad esempio, dopo aver stordito il lettore con un montaggio alternato
delle pagine (cronache, poi estero, poi ancora cronache, una di
economia, poi due di estero, alle quali seguono un'altra economia,
una cronache, un'economia , un'ennesima di cronache e infine
ovviamente la sezione Economia -- ci
sarà un messaggio nascosto da cogliere o è semplice schizofrenia?)
piazza a pagina 13 un intero lenzuolone
sul progetto (ancora del tutto indefinito) della udite-udite "Next
e-Fiat",
cioè "la metamorfosi della Fiat verso l'on line".
"Fresco:
un processo irreversibile" (ma va?) "Cantarella:
ma al centro deve restare l'uomo"
(mi pareva d'averlo già sentito questo concetto da qualche parte).
Insomma, lasciatemelo dire: un inutile pippone.
Secondo esempio: il "Messaggero"
unico giornale al mondo oltre alla newsletter aziendale "notizie
Blu"
apre le pagine economiche a 9 colonne più un risvolto, sulla
notizia che il Tar
ha dato torto al governo a proposito della "multa" da
4mila miliardi comminata a Blu,
azienda telefonica scappata all'ultimo minuto dalla gara Umts
nella quale (ma davvero??) l'imprenditore Caltagirone,
padrone del giornale, ha un qualche discreto interesse miliardario.
Eppure hanno ragione, me li ci vedo i loro lettori tipici: a Torino
l'operaio Cipputi
che si domanda con accento sabaudo: "Ma resterò io
al centro della nuova "Next e-Fiat,
come dice il Paolo?".
E dietro al Colosseo, il macellaio romano, prostrato
dalla crisi di mucca pazza, che si consola così:
"Beh, nun fa gniente se nun se po' magnà a pajata,
almeno al Caltagirone
gli hanno ridato li sordi".
Avanti colleghi, al primo posto sempre l'interesse
del lettore, non quello del padrone!!!
Francesco
25
Gennaio 2001 - Vi racconto la mia mucca pazza |
Mucca
pazza, quasi due anni fa. Non ricordo il giorno esatto, ma so
che non ero sotto contratto da precaria che sono. E allora vado
dalla parrucchiera. Lì c'era un'allevatrice, e, come sempre
accade nei saloni, tanti giornali.
E' un piccolo paese, la donna, con le mani evidentemente rovinate
dal duro lavoro quotidiano, sbotta. "Mucca pazza? Ma se ne
sono accorti soltanto adesso? Io ho avuto delle mucche, tempo
fa, che si dibattevano nella stalla. Si si, ho visto i filmati
dell'Inghilterra...facevano proprio così. Ho chiamato i veterinari,
sono venuti anche da fuori: nessuno riusciva a capire cos'avessero
le mie mucche. Le abbiamo interrate, sotto il cemento".
Ecco, io mi apparto con la parrucchiera, che conosco da tempo.
Chiedo come si chiama l'allevatrice: anche se non sono sotto
contratto prendo nota. Chiamo i miei colleghi più fortunati, quelli
che un contratto ce l'hanno: una nota emittente televisiva, un
quotidiano, un settimanale locale...conoscenti di vecchia data,
compagni di conferenze stampa.
Passo loro la notizia, convinta della sua importanza. Tutti dicono:
"Ma và?". Nessuno indaga davvero. La donna, contattata al
telefono, ovviamente nega. I suoi timori sono forse il sentore
di quanto è accaduto ora nel bresciano. Ma i suoi commenti, nel salone
della parrucchiera (forse non luogo abituale per raccogliere le
notizie, ma la mia convinzione è che questo mestiere si faccia
tenendo le orecchie ben aperte) erano precisi: "Mucca
pazza? Non è una novità, c'è anche in Italia, da tanto".
E adesso? Adesso dibattiti, servizi ed articoli, giusti per carità.
Ma forse facendo emergere il problema con anticipo qualche
provvedimento sarebbe già stato adottato da tempo. In fondo è
questo ciò che serve nel nostro mestiere: dare un servizio utile,
informare. E' la base. Ancora un dettaglio: quando sono tornata
sotto contratto, era il periodo in cui la mucca pazza non faceva
notizia. Peccato.
Una cronista
24
Gennaio 2001 - Sempre il solito Romano |
Bene,
l'illustre ambasciatore si è di nuovo espresso da par suo. Nel
Corriere di lunedi 22, recensendo un libro su Tienanmen, Sergio
Romano scrive che le "esitazioni e il rifiuto" (di
accogliere le richieste di democratizzazione degli studenti) da
parte di Deng Xiaoping vanno "compresi e spiegati".
Scrive che Deng "scelse la proclamazione della legge marziale
perché era convinto che il Paese sarebbe precipitato nel caos.
Ordinò l'evacuazione della piazza per salvare le sue riforme".
Embè? Anche Vittorio Emanuele III probabilmente nominò Mussolini
capo del governo dopo il 28 ottobre 1922 perché era convinto che il
Paese sarebbe precipitato nel caos.
Che fa, ambasciatore Romano, "comprende e spiega" anche
quello? Sergio Romano ci ha abituati a elogi dei governi forti e a
derive antisemite (vedasi Lettera a un amico ebreo) e ora annotiamo
anche una difesa dell'ortodossia comunista cinese rispetto alle
richieste di democratizzazione della piazza. Benissimo.
Lui vuole
"comprendere e spiegare" le ragioni della sanguinosa
repressione di Deng Xiaoping. A me piacerebbe che Ferruccio De
Bortoli ci spiegasse, per farcele comprendere, le ragioni in base
alle quali Sergio Romano può continuare a scrivere simili amenità
sul Corriere della Sera.
Die Scheere
23
Gennaio 2001 - Pardon, Barbara |
Nel numero in edicola in questi
giorni, Prima Comunicazione ci rimprovera di aver scritto
inesattezze sullo stipendio di Barbara Palombelli alla Rcs. E
si chiede: "Chissa' se quelli del Barbiere della Sera
faranno autocritica".
Barbara Palombelli ha smentito con Libero l'entita' del
reddito da Rcs da noi indicato in 750 milioni lordi annui,
comprensivi di ogni collaborazione e prestazione per la Rcs. Barbara
dice che non e' cosi', che il suo compenso ammonta a meno di un
terzo di questa cifra. Ne prendiamo ovviamente atto e, si',
accogliamo l'invito di Prima e facciamo autocritica. Ci
dispiace aver sbagliato, se abbiamo sbagliato, e chiediamo scusa.
Bds
23
Gennaio 2001 - Ma c'entra Marcenaro col Foglio? |
Caro Barbiere,
le allego una lettera che ho inviato alcuni giorni fa al
"Foglio" senza averne risposta. Le saro' grata se vorra'
darmi ospitalita'.
"Caro direttore, sono rimasta colpita
dai toni entusiasti con cui il suo giornale ha sottolineato il
trucchetto dei tabelloni pubblicitari messo in atto dai
collaboratori di Berlusconi. L'avevo apprezzata in passato come un
frequentatore delle boutique della politica e ora, forse per la
passione della campagna elettorale, la ritrovo nei panni più
popolari di chi esalta la formula del "pago 1 e prendo 3".
Del resto mi sembra che la formula sia
in uso anche al "Foglio". Nell'elenco dei giornalisti di
"Panorama" figura infatti come inviato Andrea
Marcenaro,
che però, a parte qualche articolo ogni tanto in difesa
dell'onorevole Previti, non scrive mai sul settimanale, mentre sul
suo giornale tiene addirittura una rubrica giornaliera e si
intravede il suo stile anche dietro altre rubriche di successo del
suo giornale.
Non mi risulta che "Il
Foglio" sia di proprietà di Berlusconi, come lo è
"Panorama". Com'è che Marcenaro, che pure è sotto
contratto con il settimanale, da lei lavora così tanto e là non
scrive più? E' forse boicottato dal direttore Rossella (se è così
si può fare una raccolta di firme a favore della libertà di
espressione del povero Marcenaro), o anche in questo caso c'è il
trucchetto?
O il suo giornale, in cui la signora Berlusconi ha una
quota,è diventato anch'esso proprietà del Cavaliere? Si può
saperne qualcosa?". Grazie dell'attenzione e cordiali
saluti.
Rita Orfè
23
Gennaio 2001 - Oddio, il corpicino no! |
Caro
Barbiere, anche io lavoro al desk, anche se non e' di un portale a
ore... ma poco
ci manca. E' sabato, ci sono poche notizie (per ora, non si sa mai dove
puo' andare a parare la giornata). Vorrei allora segnalare, cosi'
per passare un po' di tempo, l'ennesimo caso di pietismo da baraccone di
alcuni 'fantastici' colleghi che hanno riferito la notizia della ragazza
quindicenne che ha partorito e gettato il figlio tra i rifiuti.
Il
bambino (nato morto dice lei) cadendo nel cassonetto si e' 'trasfigurato'.
Un vero miracolo. E' diventato improvvisamente un ''CORPICINO''. Perche' - caro Barbiere -
come e' noto un bambino che muore non e' piu' un bambino, diventa subito
un CORPICINO, possibilmente straziato.
E lo strazio aumenta nelle
descrizioni del 'fagottino' in cui e' stato rinchiuso o nelle riprese dei tg che mostrano il punto esatto del cassonetto dove
il CORPICINO e' stato ritrovato tra le chiazze di una frittura e due
bucce di banana.
La mamma e la nonna del CORPICINO sono, naturalmente,
due troie o, nel migliore dei casi due assassine. Ottimo modo di fare i
testimoni quello di cercare la pieta' di chi ascolta e sparare giudizi
tra le righe dei servizi. Ottimo veramente. Torno al lavoro e spero di
non vomitare.
Francesco
22
Gennaio 2001 - Morto? Quale morto? |
Ho letto le proteste per come vengono trattati i colleghi all'ufficio Gip di
Forlì o in Questura a Piacenza.
Beh, mi verrebbe da dire, beati voi! Nel mondo italiano del giornalismo si sa
che esiste una città, come Novara, dove per poter avere il nome
delle persone decedute in incidente stradale occorre LITIGARE con
tutte le forze dell'ordine e magari, solo perché il comandante della Polstrada
si stufa di essere chiamato da tutti i giornalisti locali, alla fine dà il
via libera?
Una città dove le forze dell'ordine non danno i nomi degli arrestati, ma si
limitano alle iniziali? Dove capita che un magistrato, uscito
dall'abitazione dove un padre aveva appena ucciso il figlio, ai giornalisti
nega l'evidenza sibilando: «Delitto? Ma quale delitto?» e via di
corsa?
Ragazzi, quando vi lamentate, pensate a noi miserrimi giornalisti
novaresi, che siamo messi peggio di tutti. Aiuto!
Attila
22
Gennaio 2001 - L'indirizzo
è mio e me lo gestisco io |
Va bene, gli
elenchi dei giornalisti sono pubblici; ma perché? Quale interesse ha la
collettività a conoscere il mio indirizzo di residenza, e non solo il
mio status professionale?
E poi, almeno dal punto di vista dell'opportunità, un conto è che chi ne abbia motivo possa recarsi
all'Ordine e controllare gli elenchi dei professionisti, un altro è che
ci sia un sito dove chiunque possa conoscere i fatti miei a prescindere
da qualsiasi considerazione di interesse generale (anche se il sito di
Edcom è talmente pieno di errori che potrebbe essere frutto di un
complotto per rendere irreperibili i giornalisti).
Devo peraltro dire che a me, tanto per fare un esempio, non
frega assolutamente niente di conoscere l'indirizzo, ad esempio di David
Sassoli o Nino Rizzo Nervo; sarei invece molto interessato a sapere
perché l'Ordine del Lazio e del Molise ha preso per loro determinate (e
diverse) sanzioni sulla vicenda delle immagini choc (o shock?), e perché
qualcuno se l'è cavata, qualcuno è stato punito e qualcun altro ha
potuto avanzare nella carriera senza che la censura ricevuta contasse
nulla (dato che, a rigore, un provvedimento di quel tipo, se chi lo
adotta ha un qualche prestigio nella categoria, avrebbe dovuto avere
conseguenze negativa sul piano professionale).
Ma
lo stesso Consiglio che manda in giro gli indirizzi di tutti i
giornalisti (potendolo fare), tiene ben nascoste nel cassetto le
motivazioni delle sue decisioni (e non credo che lo possa fare, posto
che sapere se un giornalista si comporta bene o male è ben più
importante che sapere dove mandargli il pacco per Natale, o improperi più
o meno meritati).
Giovanni
Graziani
22
Gennaio 2001 - Quei bei culetti da pescioline |
Caro
Barbiere, ma te lo sei letto il servizio principale di Tv
sette,
magazine del Corsera, settimana dal 21 al 27 gennaio? C'è da morir dal
ridere...In copertina un titolo che meriterebbe il confinamento perenne
al desk del mensile della Parrocchia di San Rotondo a Castrovillari:
"ARRIVANO LE VELI-NET"...insomma, basta con questa "gnu
economy" dei titoli!!!
Eppoi all'interno,
pagina 6, a firma di Luisa Pronzato: "PESCIOLINE NELLA RETE"
(che squallore di titolo), e un sommarietto allegro e spensierato, che recita
così: "Navigano a sbafo, usando i computer di striscia la notizia.
Curiose come scimmiette (sic), non si
perdono un sito che parla di loro...Elisabetta e Maddalena sono pronte a
svelarvi tutti i net-segreti". I net-segreti???
L'attacco del
pezzo, poi, è da urlo (di disperazione): "Vestitini (si fa per
dire) high tech. Postura birbante (avete mai visto una Velina che non
abbia il culetto in fuori?)". Il culetto in fuori???
Ho fatto
leggere l'articolo a mia nonna. Ancora ride. E mi ha detto che ho
"un bel culetto" a lavorare al desk della Parrocchia di San
Rotondo a Castrovillari...
Mach3
22
Gennaio 2001 - Sara' vera gloria? |
Salve, mi
chiamo Marco Sala, ho ventitre anni. Lavoro da sei anni, due anni al
quotidiano La Provincia di Como, e da quattro sono collaboratore alla
redazione di Lecco de "Il Giorno". Sono iscritto all'albo dei
giornalisti
pubblicisti da circa due anni.
Ho sempre scritto molto, in sei anni
credo più di mille articoli, ma le retribuzioni sono ancora quelle degli inizi. Il quotidiano milanese mi
elargisce 13.000 lire nette (!!!!) per ogni pezzo pubblicato.
Vergognandomi del mio stipendio mensile rispondo a tutti che, veramente,
faccio tutto solo per la gloria. Non è vero. Almeno non dopo sei anni
di lavoro. E' normale avere depressioni così presto?
Grazie
per l'attenzione nel mio leggero sfogo.
Marco Sala
22
Gennaio 2001 - Qualche domanda a Antonio Bassolino |
Cari colleghi e "Figari", solo per quanto concerne
le "misure" adottate dal Comune di Napoli, dopo lo
"sfratto" vorrei
mettervi a conoscenza delle domande da me
poste (mesi fa) all'allora Sindaco, Antonio Bassolino, ovviamente
in quanto "figlio" di Adriano Falvo..., domande che non hanno
avuto il beneficio di una risposta:
a)
perchè si è proceduto all'abbattimento della "Sala Falvo",
che era parte organica della Palazzina del Circolo?
b)
quale destinazione avrà la sede "storica" dei giornalisti
napoletani: quale uso? Quali funzioni per il Circolo della Stampa? E
cambierà anche il nome?
c) chi ne avrà la responsabilità diretta: un Assessorato? Il Sindaco
direttamente? Un Ufficio "speciale"?
Non
sento e non leggo di progetti del tipo "costituzione di una
Fondazione" o di "destinazione a sede di Ricerca, o di alto
profilo culturale..., magari con l'Università o con l'Istituto di Studi
filosofici....", oppure , ancora, sede di un "Museo dedicato a
Totò, a Vittorio De Sica, ai ...De Filippo".
Per fare che cosa si "sfrattano" i giornalisti, con ciò
dando anche un duro colpo all'immagine ed alla memoria di Adriano Falvo,
ma anche ai tanti, giornalisti e non, napoletani e non, che hanno contribuito
a fare del "Circolo
della
Stampa" un luogo significativo per Napoli. Penso a: Mario
Stefanile, Mario Miccio, Sergio De Cesare, Gino Giarrusso, Alfonso
Franciosi, Alberto Barone, Max Vajro, Francesco Canessa, Enrico De
Nicola, Rosario Manfellotto, Giovanni Ansaldo, Luigi De Lillo, Domenico
Farina, Michele Prisco, Roman Vlad, Alberto Giovannini, Ferruccio
Lanfranchi, Carlo Nazzaro, Giuseppe Lucianelli, Domenico Manzon, Cesare
Marcucci, Maria Rosaria ed Augusto Cesareo, Gino Palumbo, Daniele Perla,
Bruno Molajoli, Gino Doria, Giuseppe Padellaro, Luigi Ricci,Vincenzo
Buonassisi, Salvatore Di Costanzo, ed a tanti, tanti altri...
Si è
proceduto solo per fare spazio alle necessità (quali?) del Municipio?
E' una questione di "soldi" non passibile
di un
accordo? Quasi 100 anni di storia non "valgono"
nulla? Spero proprio di no. Lo spero innanzitutto per Napoli
ed i Napoletani..., per i quali la "perdita della memoria", o
per meglio dire la sua "cancellazione", sarebbe davvero
esiziale.
Grazie ed un saluto
Rodolfo Falvo
19
Gennaio 2001 - Non e' oro bensi' ottone |
Io
so come cominciare la storia che e’
sempre un susseguirsi di fatti accaduti e non di fantasie. Chi prende per
buone le notizie di un comunicato molto di parte senza verificarle si presta
solo al gioco al massacro che qualcuno preferisce fare invece di interessarsi
dei problemi veri dei colleghi in un momento difficile in Italia. (Basta
vedere la vicenda del rinnovo del contratto di lavoro).
Non
mi risulta di essere stato contattato ne’ in associazione ne’ in
federazione dove mi trovavo per il contratto ne’ tanto meno a casa.
Pubblicamente, con documenti legali, l’assostampa ha ampiamente dimostrato
di non dover nulla al comune di Napoli. Non so come dirlo ancora: lo
sfratto e’ avvenuto per finita locazione!!!
Cioe’,per chi non sa leggere le carte legali, e’ scaduto il contratto di
locazione ed il comune per rinnovarlo, dopo anni di trattativa, chiedeva
semplicemente 60 milioni al mese!!!!
Il
fitto e’ stato calcolato dal comune sulla base dei lavori fatti, dieci anni
fa, per ristrutturare il ‘circolo della stampa’, rimasto danneggiato dal
terremoto: lavori, voluti dai giornalisti, che lo hanno reso
invidiabile in tutta Europa. Ricordo anche che per circa 90 anni mai, dico
mai, le amministrazioni comunali hanno pensato di fare lavori di
manutenzione ne’ ordinaria ne’ straordinaria. La Casina del Boschetto,
sede del circolo della stampa, ma soprattutto del sindacato dei giornalisti,
e’ riuscita a vivere solo e solamente con il contributo dei colleghi anche
se con molta difficolta’.
E’
vero che il comune non intende pagare neanche i lavori di miglioria (tra
l’altro riconosciuti da una sentenza pretorile e dallo stesso perito
dell’amministrazione). E per questo l’assostampa ha citato in giudizio
il comune per oltre 3 miliardi di lire.
Nessun
debito, quindi, ma crediti da esigere da una amministrazione che aveva
deciso di buttare fuori i giornalisti per usare la struttura come ‘sede di
rappresentanza’. Ora,pero’,purtroppo la sede e’ abbandonata a se’
stessa.
Si fanno ogni tanto convegni per gli amici e quasi sempre gratis. Il comune ha
perso sino ad oggi per mancati introiti e per spese di gestione oltre 4
miliardi di lire. E non comprendo come mai la Corte dei Conti non sia ancora
intervenuta.
In
quei giorni c’e’ stata molta solidarieta’ (anche di ex sindaci) per
mantenere la sede del sindacato. Alcuni colleghi, pero’, hanno appoggiato
apertamente le tesi del comune di pagare un fitto esoso, il che non ha
contribuito certo alla chiusura positiva della trattativa.
A questi stessi colleghi e’ dispiaciuto che ad un anno esatto dallo sfratto
sia stata aperta una sede provvisoria. Lo dico con orgoglio:una sede sotto
un tendone per rompere cosi’ si’ l’omerta’ di chi ha voluto lo
sfratto rifiutando persino negli ultimi giorni l’accettazione dei 60 milioni
mensili reperiti con grande difficolta’.
Ma i giornalisti dovevano essere sfrattati. E’ meglio una sede sotto il
tendone che una virtuale perche’ solo cosi’ si puo’ continuare a dare
spazio alle voci libere della citta’. La battaglia per ritornare nella
vecchia sede non e’ finita e continuera’ nonostante l’indifferenza.
L’oro
di Napoli, quindi, non c’e’: esiste solo l’oro falso di chi pensa di
fare il sindacato con i giudici, con le insinuazioni, i sospetti, le
intimidazioni.
Nessuna
assemblea ha approvato modifiche statutarie. L’ordine del giorno approvato
dall’assemblea in seconda convocazione (ma dove erano gli oppositori?) ha
invitato il direttivo ad abbinare, come e’ avvenuto sempre negli ultimi 15
anni, le elezioni con quelle dell’ordine.
E cio’ anche in considerazione del fatto che gli adeguamenti erano stati
approvati dal direttivo all’unanimita’ (compresa l’opposizione) nel
lontano giugno 1999. Se il consiglio nazionale (cosa che non ha ancora
inspiegabilmente fatto) avesse approvato gli adeguamenti (che non sono
modifiche) avremmo gia’ fatto le nuove elezioni.
La
paralisi del sindacato e’ un altro oro di ottone. Chi non frequenta
molto il sindacato (come i consiglieri dimissionari che spero ci ripensino)
non ha idea del lavoro quotidiano che viene fatto. Credo che non bisogna
fuggire dai problemi con scuse di ‘inagibilita’, ma che occorre sempre
affrontarli in tutti i modi possibili. C’e’ stata anche una opposizione
con tattiche pregiudiziali, piu’ attenta alle virgole che ai problemi, che
spesso non ha favorito la celerita’ dell’azione sindacale.
Altro
che paralisi!! E’ stato
prodotto di tutto (forse l’errore e’ stato quello di non fare alcuna
pubblicita’ e di lavorare in silenzio) dai corsi finanziati dall’Unione
Europea ( ben 5 in circa tre anni a favore dei disoccupati), ad aver sostenuto
i colleghi nelle cause di lavoro vincendone moltissime, all’assistenza nelle
numerose vertenze singole e collettive.
I
disoccupati campani (109 iscritti all’Inpgi e 38 non iscritti) sono al di
sotto della media nazionale. Allora cosa dovrebbe dire la giunta federale che
ne annovera circa 2000?
E
andiamo alla questione delle quote federali . E’ vero che il debito
si aggira sino ad oggi a poco meno di 200 milioni (e non 300). E’
vero che sono stati versati alla FNSI in tre riprese 80 milioni secondo un
accordo siglato dalla segreteria federale. Per il momento sono stati temporaneamente
sospesi i pagamenti, ma verranno ripresi tra poco.
Che
fine hanno fatto questi soldi? Basta leggere i bilanci approvati pubblicamente
dall’assemblea dei colleghi. Sono serviti per poter rinviare, sotto notevoli
pressioni dell’amministrazione comunale, per ben 17 volte gli sfratti
esecutivi. Soldi registrati nel nostro bilancio, ma anche in quello del
comune.
I sospetti servono ancora per il gioco al massacro in un sindacato che,
secondo quanto mi risulta, e’ unitario! Tutto e’ stato fatto alla luce del
sole con conferenze stampa, documenti, dichiarazioni, azioni legali. Attenti,allora,signori
senza volto del BARBIERE DELLA SERA, non e’ tutto oro quello che
luccica!!!!
Franco Maresca
Presidente Assostampa Napoli
18
Gennaio 2001 - Affinita' elettive |
A
proposito degli aumenti decisi a dicembre vorrei dire una cosa
sola: per fortuna che in giro di sono anche persone con un briciolo di
cervello come Riccardo Sabbatini. Sono perfettamente d'accordo
con lui: aumentare a 650.800 lire il contributo minimo è una
vera rapina!!!
Pablito
16
Gennaio 2001 - Abbasso i romanocentrici |
Ma
il mitico coordinamento dei precari (romani, I suppose) ha provato ad
interpellare anche i colleghi reietti delle sedi regionali, prima di
partire, lancia in resta, con azioni legali contro la selezione Rai?
Non sara' sicuramente cosi', ma questo atteggiamento puo' fare pensare che a
Caput Mundi si pensi e si decida sempre per tutti.
Grazie x l'ospitalita'.
Deusexmachina
15
Gennaio 2001 - Quella zozza di Marina |
Caro
Barbiere,
non so se sei la persona adatta a supportare questo piccolo sfogo, ma
prenditelo comunque, magari a margine di quel discorso sulla
professionalita' al quale ha dato vita il vaffanculo che si e' beccato
Guido.
Dunque, sono
giorni che leggo su Dagospia una cosa che non mi va ne' su ne'
giu'.
Dirai: perche' non scrivi a Dagospia, allora? Forse perche' D'Agostino
si occupa di alcune cose e noi di altre. Peraltro lo fa bene e, se mi e'
consentito, Roberto e' anche una cara persona alla quale voglio bene.
Ne' voglio intereferire o
metter becco sulla sua sacrosanta liberta' d'espressione.
Detto questo
vengo al dunque: parlando di Marina La Rosa, la Marina del Grande
Fratello, la chiama "Marina la Zozza". Ora, caro Barbiere, tu puoi ben immaginare quanto me ne cale del Grande Fratello
e quale interesse io abbia per i suoi protagonisti…Ma a me questo
"la Zozza" mi fa venire le famose mille bolle blu.
Perche' mai una
ragazzina di ventitre' anni, con l'unica colpa di essere carina e di
aver tentato la sorte come tante altre della sua eta', dev'essere
chiamata in questo modo su un
sito frequentato da colleghi, personaggi della comunicazione, economia,
politica , spettacolo e quant'altro? D'Agostino, checche' se ne pensi,
e' una persona buona, ma in questo caso non generosa.
Non ne faccio una
questione femminista (anche se mi chiedo perche' non dovrei…), ma
etica. Le persone "zozze" sono ben altre, uomini e donne, e
Roberto lo sa. Le conosce. Le conosciamo tutti e, chi piu' chi meno, ce
ne teniamo alla larga o le usiamo per avere informazioni "zozze" che altrimenti potrebbero sfuggirci.
Ma 'sta
ragazza…Che avra' fatto mai piu' di delle varie Pinche Palline che ci
deliziano o ci atterrano a tettate da schermi e giornali? E se pure
avesse fatto fischi, botti e numeri a colori,
merita d'essere chiamata "la Zozza"? Personalmente
penso che non se lo meriti nessuna donna al mondo. E non riesco a capire
come mai altre donne (altre colleghe, anche) abbiano potuto perdere la
capacita' di indignarsi fino a considerare "normale" un
aggettivo cosi' pesante. A leggerlo e rileggerlo senza farci caso.
Secondo lo Zanichelli il
termine indica qualcosa di "sordido, turpe, immorale". O anche
"sudicio, lurido, imbrattato". Una cosa zozza e' "turpe,
vergognosa"…
Dagospia va
spesso giu' piatto con alcune donne dello spettacolo e del, chiamiamolo
cosi', bel mondo…pero' "zozza" non l'aveva mai dedicato a
nessuna. Con l'articolo "la" , poi, che fa di Marina La Rosa
una "zozza unica"…
Caro
Barbiere,
navigan-navigando non e' che approderesti fino a Dagospia
per dirgli due paroline? Sono sicura che D'Agostino capira'.
Suvvia, Robe'…Nemmeno Pinochet chiameresti
cosi'. Perche' al di la' di un tuo
modo di scrivere scanzonato e disincantato, c'e' comunque quel famoso
"grande prato verde dove nascono speranze…" che,
sinceramente, mi dispiace dimenticare.
Serena Iannicelli
15
Gennaio 2001 - Da Holden a Johnny |
Caro partigiano Johnny, una breve puntualizzazione. Concordo in pieno
con le tue osservazioni su "Diario", rivista che
anch'io amo. E credo che Zanda abbia fatto benissimo a opporsi all'idea di
Formenton di trasformare
Diario in un allegato del suo supplemento. Se questo non è apparso chiaramente da quel che ho scritto è solo per la
solita, maledetta sintesi cui noi giornalisti si è spesso obbligati,
sintesi che mi ha anche
fatto sacrificare una sottolineatura sull'errore fatto da
Panorama nella sua breve. Un saluto e hasta el Diario siempre!
Holden Caulfield
15
Gennaio 2001 - L'Indro che verrà |
Caro Bds, ho scoperto
una cosa sconvolgente. Uno dei miei "lumi", il vate di tutti
noi e voi penne di ogni tipo di giornalismo, non esiste. Sì, avete
capito bene l'Indro nazionale, non è ancora nato. Lo farà solo tra
otto anni e tre mesi.
Non sono pazzo: girovagando e spulciando fra i
nomi dei giornalisti professionisti sul sito che ne riporta la
lista completa, ho notato una piccola curiosità. Vale a dire: il decano
riconosciuto, indiscusso, Lui per il giornalismo italiano, al secolo o
meglio al millennio, Indro Montanelli, sarebbe, secondo i
catalogatori-classificatori, data-base men ancora nei sogni della
mamma,
ma giornalista professionista da ben 70 anni.
Leggi e controlla:
Montanelli Indro
v.le (ma la v, non va maiuscola, già che ci siamo) Piave 40/b
20129 Milano
Luogo di nascita: Fucecchio (FI)
data di nascita: 22/04/2009
iscrizione all'albo: 01/01/1941
Non ci potevo credere. Per questo ho controllato più volte, tre a orari
differenti (13.32 e da ultimo ore 16.33). Invece, per loro era tutto
vero. Dunque il padre
putativo di tutte le penne d'Italia dovrebbe ancora nascere. E non lo
farà che tra otto anni. Vi rendete conto. Chissà come gongolerebbero i
vari Biagi, Bocca, Baget Bozzo, Mughini, Ceronetti, ecc. ecc Che si
tratti di un errore è a dir poco logico. Però è buffo visto che
risulto essere regolarmente nato, nel 1972, anch'io e regolarmente
iscritto all'ordine dei pubblicisti dal maggio scorso. Altro anno, altro
secolo, altro millennio.
L'ultima spulciatina
al sito ha fornito
ulteriore divertimento per me e non certo per chi si crede vivo, vegeto
e iscritto (all'ordine) e invece, stando a questa Bibbia dei giornalisti
iscritti no. Il "povero" (senza alcunissima offesa, sono più
povero io di lui) Montesperelli Rolando, romano de Roma, è
nato (ma sarebbe meglio dire dovrebbe nascere), bada bene, bada bene,
esattamente il 21/11/2025. Oddio fra 5 lustri, un altro quarto di secolo
dovremo attendere per vedere la sua firma. Peccato che invece l'illustre
Montesperelli è iscritto all'ordine dal lontano 18/11/1953. Chissà
dunque quanto avrà scritto.
Andrea Montanari
15
Gennaio 2001 - L'ufficio stampa c'est moi |
Lavoro con contratto a termine rinnovato da tre anni (questo è il
quarto) nell'ufficio stampa di un ente pubblico, anzi, "sono"
l'ufficio stampa, nel senso che solo io ricopro questo incarico; sono
giornalista pubblicista dal 1993, free lance e laureata.
Ho una
domandina da porre a qualcuno che sappia rispondermi (in molti ci hanno
provato...): la nuova legge cambierà qualcosa nel mio rapporto con
l'ente per cui lavoro? Per qualche motivo che sfugge all'ordine della
mia regione, potrei diventare professionista sulla base dell'esperienza
maturata in questo campo e in questo periodo, contando tra l'altro che
scrivo almeno due pezzi al giorno per il quotidiano locale, sotto forma,
ovviamente, di sottopagata collaborazione?
Ovviamente pago l'Inpgi2 sia
per quanto concerne gli articoli che l'attività di ufficio stampa per
l'ente pubblico, ma di questo si è già parlato abbondantemente...
Francesca
12
Gennaio 2001 - Dove vai se la laurea non ce l'hai |
Caro
Barbiere, l'intervento
di Cananzi è importante per capire la situazione ma non chiarisce
la posizione di centinaia di giornalisti attualmente in carica
(con i contratti a termine) negli uffici stampa di enti pubblici
(spesso anzi sono loro l'ufficio stampa): se un giornalista, anche professionista,
non è laureato potrà o meno lavorare ancora in un ufficio stampa
di un ente pubblico?
12
Gennaio 2001 - La privacy vale solo per gli altri? |
Caro Barbiere, ho bisogno di un tuo parere su questioni di privacy ... dei
giornalisti. Proprio voi
avete pubblicato l'indirizzo del sito che pubblica l'elenco dei giornalisti professionisti italiani. Ebbene,
pubblicano anche gli indirizzi PRIVATI di ognuno di noi. Ho
chiamato l'ordine dei giornalisti regionale che, interpellato, risponde:
nome, cognome, data di nascita, di iscrizione all'albo e RESIDENZA
devono essere pubblici.
Ho chiesto di mettere sull'annuario il recapito
del giornale (così come commercialisti e avvocati mettono quello dello
studio!), ma mi hanno risposto che non è possibile. Replicando: «tanto
se uno ti vuole beccare, ti trova lo stesso» .... Devo commentare?
Insomma, noi che abbiamo centomila vincoli per tutelare la
privacy degli
altri, possibile che dobbiamo essere schiaffati, non solo sull'annuario
(che comunque viene distribuito un po' ovunque), ma anche su internet
con gli indirizzi di casa? Sinceramente, per chi non scrive (solo)
barzellette non mi sembra una cosa tanto prudente! Davvero non si può
fare nulla? Chiedo un parere dell'illustre bottega e magari di qualche
esperto.
Una collega preoccupata
12
Gennaio 2001 - Se l'olio di ricino sostituisce il
Pernod |
Caro
giovane Holden,
ho
letto sul Bds le tue indiscrezioni sulle recenti dimissioni del mio
amico Carlo Zanda da Diario, e avendone parlato con qualcuno della
redazione ho avuto conferma che sono state principalmente provocate
proprio da un contrasto tra Carlo e l'editore Luca Formenton sul modo di
lanciare "Diario delle elezioni", l'allegato che da
qualche settimana affianca la rivista madre.
Non te ne faccio una colpa,
ma raccontata come fai tu la notizia però non si capisce: una
mareggiata in un bicchierino da rosolio. Mi sono quindi informato meglio
e ho scoperto che il contrasto c'è stato, è vero, ma con posizioni
opposte a quanto lasciava immaginare anche la notiziola apparsa
sull'ultimo numero di Panorama, nel senso che l'editore aveva progettato
di mandare in edicola Diario mettendolo dentro Diario delle elezioni,
facendone quindi, sostanzialmente, un suo gadget.
Da quello che ho
capito, Zanda giudicava questa scelta una specie di suicidio
editoriale,
diceva che non si rilancia una testata (peraltro molto stimata e secondo
me anche molto bella dal punto di vista grafico), nascondendola per sei
mesi, il tempo della campagna elettorale.
In quali condizioni
sarebbe uscita da una così prolungata clandestinità? Mi dicono che la
discussione sul che fare abbia avuto la sua svolta - e che il progetto
di trasformare Diario nell'allegato del suo allegato sia stato
accantonato - solo quando anche i responsabili della concessionaria
della pubblicità hanno giudicato un rischio eccessivo il piano di
Formenton.
Allora: uno a uno e palla al centro? Macché: l'editore ha sì
ripiegato sulla tradizionale cellophanatura (da una parte Diario,
dall'altra Diario delle elezioni), ma contemporaneamente ha estratto il
cartellino rosso: a Carlo sarebbe stato concesso di restare in squadra a
patto di rinunciare alle prerogative contrattuali che ne facevano
"il responsabile" di ogni attività editoriale e promozionale
collegata a Diario.
Buffo epilogo, no? La moviola può confermare.
Per il resto, mi rallegra la notizia che l'editore, dopo averlo
tassativamente escluso per parecchie settimane, voglia ora approfittare
del mercato d'inverno per rinforzare la squadra. Batistuta resta sempre
Batistuta, ma difficilmente farebbe i bellissimi gol che fa, se alle
spalle non avesse Tommasi, che regge il centrocampo, fa gli assist
decisivi e quando occorre dà una mano in difesa.
Mi hanno raccontato tante di quelle altre cose sulla vicenda da riempire
un intero numero del Bds, ma sai che noia. Spero che alla fine tutti
abbiano quello che cercano. Tu, caro Holden, avrai capito per chi faccio
il tifo. Ho sempre preferito quelli che, anche se fuori fa freddo,
invece di restare in paese e rintanarsi a casa, preferiscono andare in
collina quando l'olio di ricino comincia a sostituire troppo spesso il
Pernod.
Tuo, partigiano Johnny
10
Gennaio 2001 - La psicosi di "uranio
pazzo" |
Vi chiedete se la vicenda dell'uranio
impoverito nei Balcani fosse una una bufala? No, uranio pazzo è una
bufala.
Ho letto solo oggi (9 gennaio) l'intervento
di Re Pubblico sull'uranio
impoverito (o anche depleted uranium o uranio 238) nei Balcani e lo
condivido in pieno. Anzi, ci toglierei pure il punto di domanda. Non che io
sia uno scienziato, ma ho una galleria di ritagli il primo dei quali data
29 aprile 1999.
Ebbene non c'è uno straccio di prova che permetta di affermare che l'uranio
impoverito provoca la leucemia o Dio sa cosa. Vorrei citare un'intervista
rilasciata al sito Diotima.it da Marco Durante, docente di Scienze
fisiche all'università Federico II di Napoli:
"Il quesito da porsi non è se l'uranio sia o no pericoloso, ma se, in
una certa situazione, la dose di uranio inalata possa costituire un rischio
sanitario. Considerando l'attività radioattiva dell'uranio impoverito per
arrivare a dosi necessarie a provocare leucemie è necessario inalare notevoli
quantità di uranio che sarebbero notevolmente tossiche.
In altre parole, se tutto dipendesse dall'uranio impoverito, prima ancora di
contrarre la leucemia, la popolazione dovrebbe essere decimata dai danni
renali".
Vorrei citare (si può? Ma sì che si può) il giornale per cui lavoro, Diario,
che venerdì uscirà con un dettagliato articolo di Folco Claudi,
giornalista scientifico che di uranio impoverito si occupa da anni.
Nei primi giorni di questo delirio collettivo un quotidiano nazionale
ha
pubblicato un articolo tradotto da Le Monde.
Nel titolo c'era scritto uranio impoverito, nel catenaccio 130
mila contaminati in Iraq: mi sono sorpreso perche' in genere Le Monde non
si abbandona al sensazionalismo. Ho letto il pezzo: c'era scritto che le cause
della sindrome del Golfo non sono chiare, che l'uranio impoverito è uno degli
indagati, ma che la causa più probabile è l'esplosione di un deposito di
armi chimiche irachene fatto saltare dagli americani dopo il ritiro iracheno
e, sfiga, il vento è girato e ha portato il nuvolone fumante di schifezze
sopra le truppe Usa.
E chi ha letto solo il titolo? Esempi di questo genere se ne potrebbero fare a
decine, come i tumori aumentati nell'area di Pancevo, in Serbia,
dove c'erano una raffineria e numerose fabbriche chimiche. Sotto accusa,
ovviamente, l'uranio impoverito, ma il DU non è usato per bombardare
fabbriche e se salta una raffineria è probabile che qualche schifezza per
l'aria si diffonda.
Io mi sono anche fatto un'ulteriore impressione, andreottiana (a pensar
male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca): non è che tutto questo can can
su un colpevole candannato senza processo stia nascondendo i veri
responsabili? Non è che qualcuno si stia fregando le mani e ringrazi
ecologisti, giornalisti e politici vocianti mentre si frega le mani per
lo
scampato pericolo? Meditate, gente, meditate.
Alessandro Marzo Magno
10
Gennaio 2001 - Lei e' un giornalista? Allora
vaffanculo... |
Stasera
una persona mi ha insultato. Perché sono un giornalista. Non mi ha
neanche guardato in faccia, non ha neanche voluto sapere cosa volessi, o perché
fossi lì.
Per mandarmi a quel paese le è bastato sapere il mio lavoro. Mi ero
presentato a casa sua per un servizio: suo padre era da poche ore stato
ammazzato in un incidente d'auto. Uno di quei servizi che tocca fare, perché
a quasi tutti i lettori, soprattutto dei giornali locali, pare interessi
sapere il più possibile dei loro compaesani che muoiono, soprattutto se per
cause tragiche.
E sono stato insultato. Scusate, ma sono incazzato. Non sto qui a disquisire
se sia giusto presentarsi a casa dei parenti di gente appena morta. Io non lo
farei per principio. E probabilmente quella persona leggerà con curiosità un
po' morbosa ogni articolo su qualche suo compaesano morto.
Il che le toglierebbe ogni diritto di incazzarsi con me. Sta di fatto che
quella persona mi ha insultato. A prescindere dal motivo per cui ero lì. Le
ho detto che lavoravo per un giornale e ciò le è bastato. Non insultava me.
Insultava la categoria. Insultava la falsità, l'eccesso,
i titoli strillati che fanno perdere tempo a leggere articoli nei quali
non c'è scritto niente.
Insultava anche la piaggeria, l'incoerenza, il cinismo. Insultava tutte
quelle altre caratteristiche negative di cui la parola "giornalista"
è diventata sinonimo. Sono incazzato perchè io, tecnicamente,
della categoria non faccio neanche parte. Potrei avere la tessera da
pubblicista da qualche anno, ma ho preferito non prenderla. Lavoro, con
contratto dell'Uspi, al Giornale di Treviglio, troppo piccolo per
averlo anche solo sentito nominare. La gente mi insulta per il lavoro che
faccio. Ditemi voi perché, colleghi. Saluti.
Guido
Be', forza, diteglielo voi,
colleghi. Qualcuno avra' un'idea del perche'.
O no?
Bds
8
Gennaio 2001 - Ma che ce ne frega della Daewoo? |
Prima
del mestiere attuale ne facevo un altro - il vostro - e le brutte abitudini
sono difficili da perdere. Così, leggendo l'ultimo numero numero di AUTO,
edito da CONTI, mi imbatto con grande sorpresa in un'apertura di sei pagine
-sei - dedicate alla crisi della coreana Daewoo. Ma come, con tutte le novità
del settore in arrivo per il 2001 ? Ma che diavolo ce ne frega della crisi di
Daewoo?
Mi sorge un dubbio, vado a dare un'occhiata alle auto piu'
vendute di questi ultimi mesi...Indovinate un po'. L'unico modello che insidia
le vetuste city car della Fiat, Panda e Seicento, è l'elegante e modernissima
Daewoo Matiz. Una coincidenza straordinariamente straordinaria, no ? Ah, per
la cronaca, il design della Matiz era stato proposto da Giugiaro alla Fiat
alcuni anni fa, ma a Torino preferirono fare la nuova Seicento...
Leo
8
Gennaio 2001 - Come funziona il praticantato? |
Caro Barbiere, sono un giovane pubblicista di
Napoli. Siccome mi hanno offerto un'opportunità in un nuovo giornale,
promettendomi dopo tre mesi il contratto di praticantato, vorrei sapere cosa
prevede questo contratto (retribuzione, durata minima, condizioni accessorie)
e cosa mi consigli di fronte a queste promesse. Di solito nessuno ti offre da
subito il praticantato? Sarei davvero grato se potessi aiutarmi! Aspetto
fiducioso una risposta (lo so che ci sono gli ordini, ma è una parola
riuscire ad avere un'informazione esauriente!).
Lorenzo
Caro Lorenzo, oltre che all’ordine puoi rivolgerti ma alla
Federazione della Stampa, ovvero all’associazione stampa di Napoli. Li’ ti
sapranno dare tutte le informazioni contrattuali che desideri. Oppure fai un salto
sul sito internet della Federstampa, http://www.fnsi.it
Bds
5
Gennaio 2001 - La cronaca e' vita |
Cari
colleghi, sono da poco passate le 18,30 e ho spento la Tv presa da una sincera
indignazione. A "La vita in diretta", trasmissione condotta
da un sempre più uomo di spettacolo e sempre meno giornalista Michele
Cucuzza, dopo un servizio sui calendari del 2001 e uno stacco
pubblicitario, è stato realizzato un collegamento che trovo a dir poco
irrispettoso.
Riguardava un grave fatto di cronaca: la morte di due giovani "per
bene" in un incidente stradale causato da un giovane albanese
che guidava un'auto rubata a velocità folle. Ebbene, trovo vergognoso cercare
di convincere le mamme di queste due giovani vittime a essere intervistate in
diretta. Queste due povere donne, profondamente segnate dal dolore, non
avevano nulla da dire se non sottolineare quanto i loro figli fossero
speciali.
E' triste vedere la retorica in primo piano in episodi delicati come
questi: "Lei cos'ha provato quando le hanno fatto vedere sua
figlia?" e ancora "Cosa prova nel sapere che questo giovane albanese
non sarà processato?". Ma siamo o non siamo giornalisti?
Possibile che non abbiamo le parole per raccontare noi le cose lasciando al di
là delle telecamere chi soffre così tanto? In questi casi non bisognerebbe
guardare l'audience della lacrima, ma il buon senso. Sarebbe stata più
logica un'intervista a chi fosse in grado di spiegare alla gente perché dopo
un fatto così grave si parla di espulsione e non di processo in Italia per
quel giovane albanese. Ricostruire la vita delle due povere vittime sarebbe
stato in ogni caso possibile, lasciando stare quelle due mamme distrutte, che
a malapena riuscivano a parlare.
Non so se il servizio sia proseguito con l'intervista che auspicavo,
sinceramente ho spento prima la tv. Anch'io mi occupo di cronaca nera, e lo
faccio da molti anni. Credo che per lavorare nel rispetto della gente e per la
gente sia necessario innanzitutto comprendere il dolore e non spettacolarizzare
gli eventi. Non si è né più bravi né più belli se si convince a stare
davanti a una telecamera una persona confusa, e, soprattutto, non si aggiunge
nulla alla notizia. Ogni persona ha il diritto di sfogare il suo dolore in
privato, sta a noi cercare le informazioni. Nulla di personale con la collega
che ha condotto la diretta: probabilmente le è stato chiesto di impostarla
proprio così.
Ma la cronaca non è spettacolo, è vita, e sarebbe bene che chi si
occupa di casi così delicati capisse che si lavora per la gente e che anche
noi, in fondo, siamo cittadini comuni: la retorica va bene agli ignoranti,
smettiamo di considerare il telespettatore come tale.
Una
cronista
4
Gennaio 2001 - Tutti geni tranne me |
Per caso mi sono imbattuto nei curriculum che voi
pubblicate online e... mi sono scoraggiato! Sono un 24enne di Roma che finito
il liceo ha cominciato a lavorare in un progetto in cui credeva
(l'organizzazione della giornata mondiale della gioventù). ora so che vorrei
fare: il giornalista, ma mi sono reso conto che anche il peggior curriculum da
voi pubblicato... come si dice a Roma... me magna in testa. Sto frequentando due corsi di giornalismo (i meno cari)
e ancora non sono pubblicista. Sinceramente: ho speranze o sono partito troppo
tardi? Potreste darmi qualche consiglio... Grazie per l'attenzione
Gianluigi
Il consiglio che ti diamo e' di ricordare cio' che diceva Giulio
Andreotti. "Non saro' un genio, ma non mi sento circondato da
giganti".
Bds
3
Gennaio 2001 - Fiera del tartufo al Tg1 |
Caro Sassoli,
si dice che
per Natale bisogna essere buoni. Personalmente ritengo che sarebbe meglio
essere buoni per trecentosessantaquattro giorni e cattivi il 25 dicembre ma mi
sono attenuta alla tradizione. Natale però è passato, torno ad essere
pestifera e sono costretta a recapitarti questa missiva.
Torniamo ai
giorni dello scivolone dell’ammiraglia Rai col servizio sulla pedofilia.
Il tuo direttore si presentò in video e più o meno disse: “Signori, pur
non essendo direttamente responsabile di quanto andato in onda lo sono
certamente per omesso controllo. Ecco le mie dimissioni e vi prego di non
chiedere di ritirarle perché sono irrevocabili”.
Mica male in
un Paese in cui, come diceva Ennio Flaiano, meglio non dare mai le
dimissioni perché c’è il rischio che le accettino (vero Nino Rizzo
Nervo?).
Fonti tanto
autorevoli quanto bene informate mi hanno anche confidato che alle dimissioni
di Lerner mezza redazione abbia tirato un respirone di sollievo e
l’altra metà abbia stappato bottiglie di Dom Perignon.
Tu invece, che
forse nella vicenda avevi qualche responsabilità in più del tuo direttore,
comunicasti che ti saresti autosospeso dal video. Decisione che mi
lasciò perplessa. Che vuol dire autosospendersi dal video?
Certo, capisco
quanto pesi ad un mezzobusto rinunciare alla telecamera: per molti (e
soprattutto per molte) è l’unica ragione di sopravvivenza e l’astinenza
da gobbo può causare danni irreversibili al sistema nervoso. Nonostante tutto
mi sembrava pochino.
Poi qualche
giorno addietro, voila', come un coniglio dal cilindro del prestigiatore, vedo
al Tg 1 delle 20 riapparire le tue sembianze. No, mi son detta, questo è
troppo. Ma come, un direttore si dimette per omesso controllo e il
responsabile del tutto si limita a privarci per qualche settimana dei suoi
occhi cerulei e della sua zazzera cotonata per poi riapparire trionfante
qualche settimana dopo?
Insomma, non
esiste proprio la regola che chi sbaglia paga? E se è fondamento del diritto
la norma che la pena debba essere commisurata alla colpa una tartufesca
autosospensione, prontamente seguita da un ancor più gesuitico autoreintegro
mi sembra riduttivo. Qual è lo scotto che dovrebbe pagare chi ha fatto
saltare la poltrona di un direttore (del Tg 1 e non di Telemignotta) e
soprattutto ha mandato in onda un servizio che ha causato i conati in sei
milioni di telespettatori?
Poi, e qui
concludo, in tutta la vicenda hai accentrato in te una somma di poteri che
nemmeno Ceausescu o Pol Pot hanno avuto. Sei stato pubblico
ministero nel
chiedere la sospensione del Sassoli, giudice nel comminarla, avvocato per
pretendere la revoca e di nuovo giudice, stavolta d’appello, per accordarla.
E da quel momento via alla festa a base di vino e tarallucci.
Questo è
quanto. Gradirei conoscere in merito l’opinione dei colleghi, o, perché no,
la tua: sono certa che Il Barbiere non ti negherà il diritto di
replica.
Nell’attesa
ti saluto con tutto il rispetto e la stima che meriti. Tua
Mata Hari
3
Gennaio 2001 - In ferie ma con Formigoni |
Sono sempre Mario Consani.
Scusate se torno sulla storiella che sapete,
ma nel frattempo sono successe
2 cose. La prima, è che ho scoperto che a eliminare il mio pezzo è stato
il direttore del Giorno, Umberto Marchesini, che era in ferie, ma che negli
ultimi tempi si fa spedire ovunque si trovi qualunque articoli parli di Formigoni. La seconda, è che sto ricevendo alcuni messaggi di solidarietà
secondo me interessanti per capire cos'è il "nostro" giornale. Ve
li allego. Ciao ciao
M.C.
Se
può valere qualcosa, sono ASSENTE dal giornale da giorni. Mi dispiace. E mi
scuso comunque con te. Io, ho scelto un'altra vita. Auguri.
Sono
d'accordo. Una volta tanto Bologna era disponibile ad accogliere il pezzo e
Milano l'ha bloccato. Quanto al fatto che solo il caporedattore centrale ha
avuto il buon gusto di avvisarti, se serve la prossima volta possiamo venire
in delegazione...Grazie
e ciao.
PS
Anche a me ha fatto ridere (per la tristezza) la trovata grafica del
cassonetto.
Caro
Mario,
passa il tempo ma non cambiano le abitudini. Soprattutto perché - come si
dice - ai vertici della Poligrafici Editoriale c'è una signora sempre
incinta. Sursum corda e tanti auguri.
Caro
Mario, non ci conosciamo ma cerchiamo di fare lo stesso mestiere.
Quello dei cronisti. Non ho parole per la vicenda di Milano. La
situazione è tragica, e purtroppo anche seria. Buon anno, sperando che
sul piano professionale _ per chi crede ancora in questa professione sia migliore.
Mi
meraviglio della tua meraviglia. Con viva e sentita solidarietà, i migliori auguri di un migliore anno nuovo (ma, non cambiando le
condizioni, sarà difficile). Buon anno a tutti i redattori di buona volontà (e soprattutto a chi,
come te, crede che fare bene il proprio mestiere non sia un
optional...).
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