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Nave senza nome |
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A quest'ora, pensò,
dovrebbe avere circa l'età di quando io sono divenuto comandante per la
prima volta. Il suo nome gli
venne alla mente. Thea, ecco quale era. L'altra componente,
però, lo stupì ancora di più. Naturalmente le
dormienti, che ora comunicavano regolarmente con lui, gli avevano
comunicato la nascita del figlio dei due mondi. Ma da quello che
aveva saputo lui, quando ancora era un essere umano, egli era nato
storpio, dunque condannato a morte. Eppure, ora era lì,
insieme a sua figlia. Ed insieme stavano
facendo qualcosa di così grande che neanche loro immaginavano. A questo punto i
dormienti diedero una tirata di orecchie all’ex navigatore. Era ancora troppo
umano, comunicarono. Si fermava troppo a
pensare alle cose. Le cose invece
accadevano, e basta. E, di solito nel
modo giusto. Loro stessi non
sapevano come, ma quando il fiume cominciava ad andare, quando la musica
cominciava a fluire, era difficile che s’interrompesse con una nota
stonata. Il contatto
s’interruppe momentaneamente. Come il solito, da
fuori, cercavano di riportarlo nel loro mondo. Ci provavano ad
intervalli regolari, fastidiosamente, secondo Roman. Lui non voleva
tornare. Sapeva
perfettamente che ad attenderlo c'era un perfetto corpo bionico e, che
avevano messo a punto quando il suo, biologico, si era irreversibilmente
bruciato con le radiazioni di quel sole spuntato improvvisamente sul suo
cammino. L'unica volta che
non aveva saputo prevedere la rotta, ed era costato la morte di tutti i
suoi uomini. E tutto questo perché il suo navigatore, la madre di Jon, che attualmente era con sua figlia, era dovuta andare a partorire suo figlio. |