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Nave senza nome |
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Jon e Jonas Thea
quasi non riusciva a crederci. Era
giunta lì per trovare il suo navigatore, ma nessuno l'aveva preparata a
quello che stava vedendo. Per
la verità, dei navigatori sapeva molto poco, come tutti i comandanti di
nuova nomina. Finché
non le era arrivato l'incarico di comandante, lei aveva pensato ai
navigatori allo stesso modo degli altri, cioè come
a dei semplici cantori. Il
loro ruolo sulla nave era molto chiaro, almeno così aveva creduto. Costruivano
storie con cui allietavano l'equipaggio e , spesso, facevano da confessori
a chi ne aveva bisogno. Il
loro vero ruolo era taciuto perfino ai vicecomandanti. Solo
il medico, oltre al comandante, sapeva la verità. I
cantori erano dei navigatori, sorta di radar viventi. Erano
selezionati e modificati geneticamente non solo perché potenziassero la
loro capacità di orientamento, ma anche quell'intuizione spaziale che si
otteneva potenziando l'emisfero destro. La
scoperta di queste facoltà era arrivata quasi per caso. Cercando
di migliorare le doti musicali, era stato notato in questi soggetti lo
sviluppo di un radar interno. Permetteva
loro di prendere la decisione giusta in casi d i emergenza. Poteva
perfino prevederle, con una buona approssimazione. Un
Buon navigatore faceva la differenza tra la vita e la morte. E
questo, purtroppo, Thea lo sapeva benissimo. Questa
era la teoria , ma non l'aveva di certo preparata a quello che le stava
davanti. Si
chiamavano Jon e Jonas. Uno
solo dei due era stato addestrato per diventare un navigatore, Jonas. Thea
ignorava il perché. Aveva
deciso di farselo dire da loro. Ma
ora, davanti alla grande vetrata che dava sulla piscina, le mancava il
coraggio. Interrompere
quel gioco che stavano facendo, staccarli da quell'ambiente senza spazio né
tempo dove sembravano di casa, non le sembrava giusto. Anche
da quella considerevole distanza, poteva vedere che ciò che le avevano
raccontato sulla bellezza e la grazia dei navigatori giovani era vero. |