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La Nave senza nome 

Nessuno che loro conoscesse. 

Del quarto punto la mente di Jonas si rifiutava di discutere.

Ma era indispensabile farlo.

Se all'ultimo momento Jonas si fosse perso d'animo, sarebbe stata la fine per Jon.

Doveva restare calmo quando i sorveglianti fossero entrati nella stanza, con la scusa del trasloco in un'altra area.

Le loro facce forse non avrebbero tradito alcuna emozione.

Jonas era sicuro che anche loro, in quello stesso istante, si stessero preparando al difficile compito di accompagnare Jon a morire.

Eudora forse , l'unica madre che lui e Jon avessero conosciuto, piangeva sperando di esaurire tutte le lacrime e avere il viso asciutto l'indomani. 

 

Nel quinto punto Jonas attraversava il corridoi, fino ad un nuovo appartamento.

Cibo avvelenato con tossine inodori ed insapori era apparecchiato sulla tavola.

I sorveglianti andavano in silenzio. 

Come lui. 

La sua anima volò via nella notte.

Cercava un conforto.

Era solo un ragazzo, e stava per morire.

Gli sembrò di avvertire l'eco lontana di una carezza.

Qualcosa, Qualcuno aveva formato i loro destini ed ora lo placava, mormorandogli promesse di libertà.

Non sarebbe morto, avrebbe solo ritrovato la sua vera natura.

Dentro il suo letto, il corpo di Jonas sudava ed aveva paura, ma Jonas era ormai tranquillo.

  

Jon si agitò.

Jonas ricordò la loro vita insieme.

Il primo viso in cui si era specchiato era stato il suo.

La sua paura nel camminare, nel parlare, e Jon fargli da battistrada, nonostante le sue difficoltà.

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