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Nave senza nome |
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Monologo
notturno Ecco
la notte, l'ultima, era giunta. Jonas
era sveglio, e una parte della sua mente era impegnata a creare
l'illusione di correre in un prato. Se
Jon si fosse svegliato, avrebbe prima di tutto visto quell'immagine, ed
avrebbe pensato che Jonas sognasse. Jon
doveva rimanere all'oscuro di tutto. Jonas
sapeva di essere nel giusto, e lo avrebbe scritto nel biglietto di addio. Ma
ora era indispensabile rammentare i punti in cui il piano si sarebbe
svolto. L'indomani
mattina, avrebbero consegnato la colazione. Quella
sua sarebbe stata drogata, perché volevano evitargli il trauma del
distacco da Jon. Siccome
avrebbero messo su un segno sul vassoio, sarebbe bastato scambiare le
colazioni. Per
non creare sospetti in Jon, Jonas avrebbe finto di inciampare, facendo
cadere quasi le due tazze. Il
dolce lo mangiavano sempre insieme, dunque Jonas era sicuro che avrebbero
drogato il cappuccino. Secondo
punto, il più difficile. I
loro sorveglianti sarebbero venuti a prendere le tazze ed a parlare con
loro. Normale:
li avrebbero persi tutti e due, anche se in modo diverso. Erano
una coppia senza figli, che li conosceva da quando erano bambini. Sarebbe
riuscito a ingannarli? Forse
no. Ma
Jonas confidava nella loro solidarietà. Forse
avrebbero capito, ma avrebbero pensato che Jonas avesse un buon motivo per
fare ciò che faceva. O
forse avrebbero preferito autoingannarsi. Terzo
punto, relativamente facile. A
prendere Jon, credendolo Jonas, avrebbero mandato di sicuro qualcuno
dell'equipaggio. |