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Nave senza nome |
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Doveva tornare il giorno dopo ed invece... Una stupida
tempesta magnetica, n’aveva tardato il ritorno. Lui aveva cercato
di farne le veci ma non aveva l’intuito del navigatore. Così, il suo corpo
era stato bruciato. E per giorni la sua
mente aveva vagato, sola cosa viva, nello spazio. Era stato allora
che aveva incontrato i dormienti. E quando l'avevano
ritrovato, portato in un centro, curato, egli si era ormai abituato a
quell'altro tipo di vita, e non aveva nessun’intenzione di tornare
indietro. Ancora una volta,
si rifiutò coscientemente di aprire gli occhi, di fare un sia pur minimo
movimento. Sapeva che se
avesse ceduto, sarebbe tornato indietro e lui non desiderava farlo. Quella fase della
sua vita si era conclusa ormai, egli si trovava bene con i dormienti. Comunque, questa
volta, forse, era ancora più seccato. L'idea di sentire
meglio l'armonia che legava sua figlia al figlio dei due mondi lo
intrigava, doveva ammetterlo, anche più del previsto. E i dormienti,
quando lo riaccolsero nella loro comunione, li dissero che aveva ragione. L’armonia che
stava nascendo era nuova, del tutto diversa. Perfino loro non
l’avevano prevista. Erano curiosi,
dissero, anche loro, di capire come sarebbe andata a finire. I medici gettarono
la spugna, per quella volta. Ancora nessuna
reazione. Non riuscivano a capire. Roman Aselov,
comandante dell’Esperion 14, era stato trovato in condizioni disastrose. |