Sito Personale di Piero Strobino - Cardé provincia di Cuneo

 

Piero  Strobino

 

 


Le  piene


 

 

LE  PIENE,  I  DISASTRI  CHE  ESSE  PRODUCONO

E  LE  CAUSE  DI  QUESTI  DISASTRI.

  

Le piene del Po, nel tratto in oggetto, avvengono normalmente nel periodo delle piogge, vale a dire in primavera e autunno, ma, eccezionalmente, si  possono verificare anche nel periodo invernale. Le piene più pericolose, quelle che hanno sempre provocato i danni maggiori, sono senz’altro quelle primaverili, perché alla pioggia di pianura si aggiunge lo scioglimento delle nevi in montagna dovuto ad ovvi fattori climatici. Se poi su questa  neve in più ci piove, ecco crearsi la piena rovinosa, quella che esonda dagli alvei e allaga campagne e paesi.

Va comunque detto che le piene sono cicliche; esistono piene annuali, cioè quelle che producono meno danni, quelle quinquennali, decennali, ventennali, ecc, fino ad arrivare a quelle secolari, vale a dire quelle che producono i disastri maggiori e che nessuna memoria d’uomo può ricordare. Esiste però una memoria storica che é scritta negli archivi della natura e che solo i geologi sanno leggere. Il guaio é che in Italia i geologi fanno parte di una categoria fra le più bistrattate e misconosciute, forse anche volutamente perché se fossero interpellati probabilmente si opporrebbero a certi scempi che però producono soldi e potere... Ma se si vuole avviare una vera politica di salvaguardia del territorio non si può e non si deve prescindere dall’apporto dei geologi.

Invece si preferisce ricorrere alla fatidica frase “non si ricorda a memoria d’uomo” che rappresenta senz’altro una grande verità e nello stesso tempo una grande sciocchezza perché la memoria dell’uomo difficilmente va oltre i 50 anni! Una demagogia che trova le sue fondamenta nell’ignoranza e che fa comodo a quelli che dalle grandi catastrofi traggono le loro fonti di guadagno. Negli ultimi 50 anni le piene di questo tratto del Po sono state oggetto di preoccupazione sopratutto per il Comune di Cardé, più volte raggiunto dall’acqua in molte delle sue abitazioni. Nel tentativo di ovviare a questo inconveniente, una ventina di anni fa l’alveo del fiume fu allargato in riva sinistra nel tratto che va dalla confluenza del Ghiandonello a quella della Bealera del Mulino, a cavallo del ponte, per lasciare all’acqua uno sfogo più ampio. Però, a conferma che gli interventi sui fiumi debbono essere effettuati studiandone la dinamica nella sua globalità, i risultati sono stati mediocri. Infatti durante le piene del 1978 e del 1981, oltretutto piene non secolari, il Po é ugualmente tracimato allagando le case del rione “Ortassi”, che sono le più vicine al fiume, ed altre poste sulle sponde del Ghiandonello.

Questo accade perché le acque del Ghiandonello subiscono l’effetto “ritorno” delle acque del Po e rigonfiano contribuendo in modo determinante all’alluvione. Di recente, precisamente all’inizio di maggio 1999 e nell’ottobre 2000, ci sono state un’ondata di piena terribile che hanno raggiunto molte case del paese oltre a quelle del rione Ortassi. In  occasione di quella del 99 non si è però trattato unicamente del “solito” rigonfiamento del rio Ghiandonello; il fiume ha infatti “strappato” circa 5 Km a monte, poi si è infilato nello stesso Ghiandonello e attraverso di esso è arrivato a folle velocità fino alle prime case del paese. Nessuno ha però voluto accettare questa evidenza; soprattutto gli amministratori locali ed i soliti fomentatori di verità interessate ai quali gli amministratori sono asserviti, hanno preferito dare la colpa ad un innocuo ghiaione sito 5 Km a valle dello “strappo”, vale a dire sotto il ponte del paese la cui unica colpa era quella di essere antiestetico e di creare difficoltà al libero passaggio dei lumini di carta rilasciati nel fiume in occasione dei “fuochi” artificiali durante la festa patronale del paese. Ma cosa c’entrava il ghiaione se il Po era uscito dall’alveo 5 Km a monte di esso? Nulla, appunto; ma a qualcuno dava fastidio, qualcuno che ha molta influenza sugli amministratori locali e che durante la piena ha tenuto conferenze sul ponte, aizzando la gente contro i ghiaioni, contro le piante e, provate ad indovinare, contro gli ambientalisti, meglio riconosciuti col generico appellativo di “VERDI”. E la massa dietro a “bere”, ad applaudire ed a macerare odio contro chi proprio non ne può nulla! Poi il ghiaione è stato rimosso ma, come volevasi dimostrare, ciò non ha impedito che una pur piccola piena come quella del luglio 2000 oppure come quella un po’ più consistente dell’ottobre 2000, raggiungesse nuovamente le case degli Ortassi. Nonostante ciò la massa, sempre opportunamente “istruita” dai soliti personaggi di cui sopra, si è convinta che se il ghiaione non fosse  stato rimosso l’acqua avrebbe nuovamente raggiunto le stesse aree raggiunte nel maggio del 1999, invece di capire che le due piene successive erano state molto meno consistenti dell’altra. A proposito del ghiaione, questa è già la quarta volta che viene rimosso dopo l’allargamento dell’alveo del Po, ma ora si sta nuovamente riformando a conferma che alle dinamiche del fiume non ci si può opporre. Qui fino a 25 anni fa il fiume era infatti più stretto e la corrente convogliava tutta in un unico passaggio a ridosso della riva destra; dopo l’allargamento la corrente si è dispersa, ha perso velocità con conseguente deposito di materiale litoideo, prima impedito proprio dalla velocità del fiume: ed ecco perciò il ghiaione che altro non è che il pezzo mancante asportato 25 anni prima. Per eliminarlo basterebbe ricostituire la riva sinistra come era prima dell’allargamento. Se si riflettesse sarebbe facile da capire, ma purtroppo non è altrettanto comodo capirlo! Infatti queste continue asportazioni sono già costate oltre mezzo miliardo di soldi pubblici, che vanno ad ingrassare le solite tasche,  col beneplacito degli amministratori locali e sfruttando l’ignavia, comunque colpevole, della massa! Insomma niente di nuovo o di meno peggio!

Di nuovo e di peggio, rispetto ai tempi passati, le piene lo portano invece nelle campagne adiacenti ed anche questo va ascritto alla stupidità dell’uomo. Infatti, mentre una volta l’unico deposito lasciato dalle piene era costituito da un benefico fango (limo) che si integrava con la terra, ora, con l’inquinamento, quello che rimane nei campi o sulle sponde dopo una piena ha dell’allucinante. Un campionario di ogni genere di rifiuti, dalle scatolette di latta ai flaconi di plastica di ogni tipo e dimensione, dai contenitori vuoti dei veleni usati in agricoltura alle borse ed ai teli di nailon, dalle gomme d’auto a carcasse di animali (queste per la verità si trovano anche nei periodi di magra...), che viene rinnovato da una nuova piena prima ancora che possa essere smaltito.

Purtroppo negli ultimi anni le piene hanno anche contribuito a quel terrificante dissesto idrogeologico che ho descritto nel capitolo dedicato ai bisogni ed alle esigenze che bisognerebbe dare ai  fiumi. Infatti chi scende il fiume può facilmente constatare come esso, in questo tratto, non presenti più un letto ben definito, sopratutto nel tratto che va da Martiniana al ponte cosiddetto dei “Pesci Vivi”, con sponde brulle (questo vale per quasi tutto il tratto in oggetto) ed immensi ghiaioni che variano di anno in anno, frutto dei capricci delle acque in piena e, sopratutto, della dissennata opera di interferenza dell’uomo.

Un esempio eclatante di erosione lo troviamo subito a valle della confluenza col Ghiandone, partendo dalla curva cosiddetta di “Basano”. Qui il Po, favorito dai raddrizzamenti effettuati a monte e dal disboscamento selvaggio perpetrato sulle sue sponde proprio in quel punto, dopo la disastrosa piena del 1978 si é poi progressivamente spostato verso nord-nordest, asportando almeno 4 ettari di terreno alla testardaggine dei frontisti che perseverano a voler seminare fin sul greto del fiume invece che rafforzarne le sponde con un’adeguata riforestazione, tra l’altro prevista dalle normative vigenti.

Tuttavia, come dice un vecchio adagio, “non tutto il male vien per nuocere”. Infatti l’erosione ha dato vita ad una bellissima area umida formata da uno splendido saliceto e da risorgive di notevole valore naturalistico. Negli ultimi anni, poi, il fiume, seguendo le sue naturali dinamiche e confermando quel bisogno di spazio vitale che nessuna prismata o massicciata può fermare, sta lentamente ritornando nel suo alveo primitivo.

Per intenderci meglio il fiume non ha fatto altro che riprendersi quello che gli era stato sottratto a monte; questo è stato un bene per l’abitato di Cardè perché, anche se molti si ostinano a non capirlo o a non ammetterlo, quello spazio rappresenta una notevole valvola di sfogo dove il fiume può espandersi, diminuendo notevolmente i gravi rischi che il paese correrebbe in caso di piena di grosse proporzioni.

In sostanza: finora in questo tratto di fiume, le piene non hanno mai provocato grandi disastri, perlomeno a “memoria d’uomo”; le inondazioni delle case di Cardé sono sempre state limitate e non hanno mai provocato vittime; qualche danno alle suppellettili e grossi spaventi, nient’altro, anche se, ovviamente, avere l’acqua in casa non é certamente piacevole.

Purtroppo, però, come ho già avuto modo di ripetere più volte, i continui interventi di mero stampo speculativo effettuati in alveo lungo il corso del fiume, sopratutto nel tratto tra Martiniana e Cardé (già più corto di circa 1 Km rispetto al primo dopoguerra ma destinato ad accorciarsi sempre di più visto che gli interventi in alveo continuano …) e nel tratto della confluenza col Pellice, determineranno certamente un aggravarsi della situazione con conseguenze difficilmente valutabili a priori, soprattutto per quanto riguarda gli abitati di Cardè e di Villafranca  Piemonte. A proposito della situazione riguardante Cardè, faccio rilevare che 3 mie segnalazione sui pericoli esistenti sono depositate, con tanto di protocollo (quindi documenti ufficiali), presso  gli uffici comunali di Cardè e regolarmente ignorate dalle varie amministrazioni comunali succedutesi nel frattempo. Proprio per questo comportamento tenuto dagli amministratori locali, considero questo documento come un vero e proprio atto di denuncia affinché la colpa di eventuali disastri (che sicuramente avverranno …) non venga poi appioppata al destino infame e crudele, o ai fiumi assassini o, peggio ancora agli ambientalisti, ma ai veri colpevoli e a chi li protegge!

 

AGGIORNAMENTO AL 31 AGOSTO 2001.


Dopo la piena dell’ottobre 2000, nel tratto pedemontano che va da Paesana a Revello, sono stati effettuati dei lavori di raddrizzamento del fiume che sicuramente avranno ripercussioni nefaste sia all’interno dei territori degli stessi paesi (quindi Paesana, Sanfront, Rifreddo, Martiniana e Revello) che sui territori dei paesi a valle. In primis parte del territorio di Saluzzo, nella zona di San Lazzaro, ma, soprattutto, tutto il territorio di Cardé, con particolare riferimento al centro abitato che ora vede aumentati i già gravissimi rischi, anche se gli amministratori continuano a fare orecchie da mercante. Questi interventi sono stati resi possibili da un decreto legge dell’allora ministro Bianco che autorizzava gli amministratori locali ad effettuare interventi all’interno dell’alveo dei fiumi laddove si poteva presumere esserci una situazione di emergenza. Risultato: tutta emergenza per un tratto di decine di km!! Perlomeno in questo tratto del Po! Non so sugli altri fiumi, ma presumo sarà successa la stessa cosa. Le prossime piene, ovviamente di una certa consistenza, avranno effetti disastrosi! E la colpa di chi sarà? Ovviamente degli ambientalisti! Sempre che esistano ancora! In caso contrario bisognerà trovare un altro capro espiatorio, ma sono sicuro che non sarà difficile; almeno finché la gente continuerà a “bere” tutto quanto gli viene servito senza andare alla ricerca della verità! Ovviamente sarei molto più felice di essere smentito, perché significherebbe che non ci saranno stati disastri e, soprattutto, nessuno ci avrà rimesso la pelle!

 

 
 

 


 

 

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