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In tempi nemmeno tanto lontani,
molte famiglie residenti nel tratto in oggetto, in modo
particolare famiglie cardettesi e villafranchesi, traevano il
loro sostentamento dalle acque del Po esercitando la pesca di
professione.
Ora questa attività é stata
totalmente abbandonata, vuoi per le superiori esigenze del
vivere moderno, vuoi, sopratutto, per la mancanza della
“materia prima”, vale a dire il pesce. Infatti se fino a prima
dell’ultima guerra mondiale e ancora, anche se in minor
misura, per tutti gli anni 50 esso abbondava con migliaia di
esemplari, oggi questi sono ridotti a poche centinaia per non
dire, nel caso di alcune specie, a poche decine.
Pertanto la risorsa maggiore
che il fiume può dare agli abitanti delle sponde del nostro
tratto viene dalle captazioni per irrigazione, una risorsa
comunque importantissima perché salva le colture nei mesi
estivi siccitosi. Purtroppo, a causa della monocoltura a mais
oltremodo bisognosa di acqua, anche di questa risorsa se ne fa
un uso sproporzionato che sta già creando non solo problemi di
sopravvivenza al fiume stesso, ma addirittura rischia di
diventare un grosso problema per l’approvvigionamento
potabile, sopratutto per quei paesi ancora sprovvisti di
acquedotto (é il caso di Cardé).
Infatti le innumerevoli ed
enormi idrovore che pompano milioni di litri cubi d’acqua
tutti i giorni dalle falde, stanno prosciugando le falde
stesse, sopratutto quelle più superficiali con conseguenze
future facilmente immaginabili se si cominciasse a vedere le
cose con un po’ di lungimiranza e non a nascondere sempre la
testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, sacrificando
tutto sull’altare del profitto, del dio denaro e
dell’opportunismo politico. Un’altra risorsa é costituita dal
legname direttamente ricavato dalle piante d’alto fusto
spondali che sono parte integrante dell’habitat naturale del
fiume, oppure, indirettamente, da quello trasportato a valle
durante le piene e poi depositatosi sui ghiaioni, sulle rive o
nei campi ad esondazione finita.
Di questo legname, accatastato
e lasciato ad asciugare e seccare, fanno incetta molte
famiglie, non ancora fornite di riscaldamento a gasolio o a
gas metano, che lo fanno bruciare in inverno nelle vecchie ma
sempre funzionali stufe o nei “potagé”.
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