Sito Personale di Piero Strobino - Cardé provincia di Cuneo

 

Piero  Strobino

 

 


Risorse  energetiche


 

 

In tempi nemmeno tanto lontani, molte famiglie residenti nel tratto in oggetto, in modo particolare famiglie cardettesi e villafranchesi, traevano il loro sostentamento dalle acque del Po esercitando la pesca di professione. 

Ora questa attività é stata totalmente abbandonata, vuoi per le superiori esigenze del vivere moderno, vuoi, sopratutto, per la mancanza della “materia prima”, vale a dire il pesce. Infatti se fino a prima dell’ultima guerra mondiale e ancora, anche se in minor misura, per tutti gli anni 50 esso abbondava con migliaia di esemplari, oggi questi sono ridotti a poche centinaia per non dire, nel caso di alcune specie, a poche decine. 

Pertanto la risorsa maggiore che il fiume può dare agli abitanti delle sponde del nostro tratto viene dalle captazioni per irrigazione, una risorsa comunque importantissima perché salva le colture nei mesi estivi siccitosi.  Purtroppo, a causa della monocoltura a mais oltremodo bisognosa di acqua, anche di questa risorsa se ne fa un uso sproporzionato che sta già creando non solo problemi di sopravvivenza al fiume stesso, ma addirittura rischia di diventare un grosso problema per l’approvvigionamento potabile, sopratutto per quei paesi ancora sprovvisti di acquedotto (é il caso di Cardé).

Infatti le innumerevoli ed enormi idrovore che pompano milioni di litri cubi d’acqua tutti i giorni dalle falde, stanno prosciugando le falde stesse, sopratutto quelle più superficiali con conseguenze future facilmente immaginabili se si cominciasse a vedere le cose con un po’ di lungimiranza e non a nascondere sempre la testa sotto la sabbia come fanno gli struzzi, sacrificando tutto sull’altare del profitto, del dio denaro e dell’opportunismo politico. Un’altra risorsa é costituita dal legname direttamente ricavato dalle piante d’alto fusto spondali che sono parte integrante dell’habitat naturale del fiume, oppure, indirettamente, da quello trasportato a valle durante le piene e poi depositatosi sui ghiaioni, sulle rive o nei campi ad esondazione finita.

Di questo legname, accatastato e lasciato ad asciugare e seccare, fanno incetta molte famiglie, non ancora fornite di riscaldamento a gasolio o a gas metano, che lo fanno bruciare in inverno nelle vecchie ma sempre funzionali stufe o nei “potagé”.

 

 

 


 

 

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