Sito Personale di Piero Strobino - Cardé provincia di Cuneo

 

Piero  Strobino

 

 


Il  Po  -  evasione  ed  hobby


 

 

 

Con l’evoluzione del cosiddetto progresso, anche le abitudini degli abitanti delle sponde del Po sono cambiate. Per meglio dire sono cambiate le funzioni sociali di certe attività che si praticavano e si praticano sul fiume.

L’esempio più significativo è la pesca che, come abbiamo visto in precedenza, da prioritaria risorsa economica è diventata un hobby, magari il più praticato ma pur sempre un hobby. Negli ultimi anni, però, altri tipi di svago sono prepotentemente saliti alla ribalta: ci riferiamo in particolare al canottaggio. Infatti, mentre fino a pochi anni fa le imbarcazioni che scendevano il fiume si potevano contare sulle dita di una mano, ora, specialmente nei mesi caldi, le sue acque sono giornalmente solcate da una miriade di canoe, kayak e canotti, con punte massime, ovviamente, nei giorni festivi e prefestivi.

Bisogna riconoscere che allo sviluppo di questo sport hanno contribuito in modo determinante le associazioni ambientaliste, come gli “AMICI DEL PO” di Cardè e di Villafranca, organizzando gare più o meno competitive e feste di vario tipo, oppure conducendo direttamente sul fiume numerose scolaresche in passeggiate o discese in canoa a sfondo didattico, preziosa opera di sensibilizzazione per le nuove generazioni affinché possano imparare già in giovane età ad accostarsi all’ambiente fluviale col rispetto dovuto e la cultura più appropriata. Tutte queste manifestazioni erano impensabili fino a pochi anni fa, quando chi si batteva contro il degrado ambientale veniva deriso ed additato al pubblico ludibrio, cosa peraltro, molto diffusa ancora oggi, specialmente in certe zone ed in certi ambienti.

Ma la ferrea volontà di queste persone è riuscita ad intaccare questo becero muro di gomma costituito da intimidazioni e persecuzioni di ogni tipo e ad aprire una breccia nelle volontà politiche, una breccia che si sta sempre più allargando e che si spera possa diventare un flusso incontenibile verso quel recupero ambientale che potrà essere di giovamento all’intero pianeta ed a chi lo abita.

Un altro sport che in passato ha avuto momenti di grande seguito, poi attenuatosi nel tempo, è il motocross. Questa specialità trova nella irregolarità delle sponde la situazione ottimale per essere praticata. E’ quindi abbastanza facile imbattersi nelle spettacolari evoluzioni di qualche centauro a cavallo della sua rombante motocicletta, magari con l’insofferente mugugno dei vecchi pescatori che sul fiume amano andare per isolarsi e trovare momenti di quiete. Ma si sa, i tempi cambiano e con loro i gusti dei giovani; ed allora come negare loro l’inebriante emozione che sicuramente sanno procurare queste cavalcate su e giù per le sponde? Oltretutto il paesaggio non ne esce deturpato e quindi ‚ anche giusto che gli amanti di questo sport possano avere il loro spazio.

A completare gli sport praticati sulle sponde o nelle immediate vicinanze del fiume c’è la caccia, l’esercizio più vecchio del mondo essendo nato con l’uomo. Ma l’evoluzione, o l’involuzione, dipende dai punti di vista, degli strumenti usati per praticarlo, accomunata allo sviluppo dell’agricoltura intensiva con le terribili conseguenze da essa derivanti, ha portato alla quasi totale scomparsa della variegata popolazione spondale, una volta presente in gran numero. Così i carnieri dei cacciatori sono sempre più vuoti; ma, come dice il proverbio, chi è causa del suo mal...

Come dicevo prima‚ è sempre la pesca lo sport più praticato, in modi e periodi diversi ed a seconda delle specie che si vogliono catturare. Per prima cosa prendiamo in esame i periodi. Per esempio, da qualche anno a questa parte, la pesca alla trota è vietata dall’ultima domenica di settembre all’ultima domenica di febbraio, mentre fino a pochi anni fa la chiusura andava dal 15 ottobre al 15 gennaio. La pesca al temolo ora viene chiusa dalla fine di novembre alla fine di maggio, mentre prima era chiusa dal 15 gennaio al 15 aprile. Infine dalla fine di novembre alla fine di febbraio è permessa solo la pesca al cosiddetto “pesce bianco”, vale a dire barbi, cavedani, lasche, vaironi e sanguinerole, ossia i ciprinidi. Sono senz’altro ottime misure perché mirate a salvaguardare la riproduzione delle specie più pregiate come la trota ed il temolo.

Però ritengo che per avere una più adeguata misura protettiva si debba proibire la pesca con la larva di mosca carnaria (gianin) e la pesca a piombo lungo da fine settembre a fine aprile; questo perché tutte le specie ittiche sono particolarmente ghiotte di gianin e di conseguenza, anche se in questo periodo si dovrebbe solo catturare pesce bianco, si ha la possibilità di allamare un grande numero di trote e temoli. E i disonesti, che sono tanti, non ributtano certamente in acqua il pescato...

Anche la pesca a mosca, che viene sempre lasciata aperta perché praticata da gente influente sulle leve legislative, produce danni a livello di riproduzione e quindi anch’essa dovrebbe essere adeguatamente regolamentata. Comunque tutte queste misure limitative dell’esercizio della pesca sportiva possono avere un senso e degli effettivi vantaggi solo se, prima di tutto, venisse portata avanti un’efficace lotta all’inquinamento. Infatti distrugge più un’ora di inquinamento di tutti i pescatori messi insieme e per tutta la durata della loro vita, persino se fossero tutti dediti al bracconaggio, altra grave piaga da sanare.

La riprova di quel che dico deriva dalla constatazione che il bracconaggio è vecchio come il mondo eppure il pesce, nel tratto in oggetto, è sempre stato presente in gran numero, mentre ha cominciato a diradarsi fin quasi a scomparire con l’avvento dell’inquinamento.  C’è poi un aspetto sociale da valutare se, a causa della scomparsa del pesce, la pesca sportiva non potesse più essere praticata: l’occupazione che questo hobby, praticato da migliaia di persone, offre a diversi livelli.

La pesca non deve più essere identificata col solito stereotipo del pescatore mezzo scemo che trascorre le sue giornate sulle rive di un fiume con la canna in mano, ma come un importante veicolo di lavoro; si pensi alle ditte che producono i vari attrezzi necessari per praticarla, dalle canne ai mulinelli, dai fili di naylon alle mosche finte, dai cucchiaini agli stivali, dai guadini ai vari indumenti, ai negozi dove questi attrezzi vengono venduti. Pensate a quanti disoccupati in più se, per colpa di pochi, questo hobby venisse a mancare! Per questo motivo dico sempre che i pescatori dovrebbero essere i primi a scendere in campo, assieme agli ambientalisti, nella lotta contro l’inquinamento ed il dissesto idrogeologico!

Ma le lussureggianti rive ed i grandi sabbioni di questo affascinante angolo di mondo che è l’habitat fluviale, non offrono solo sport o hobby più o meno interessanti da praticare, bensì anche svariati modi di evasione, che fanno parte delle abitudini e della cultura delle nostre genti. Infatti, specialmente nelle calde giornate estive, molte famiglie oppure comitive di amici, amano munirsi di seggiole e tavolini pieghevoli per il classico pic-nic all’ombra della rigogliosa vegetazione spondale. Intanto, mentre si aspetta l’ora di mettersi a tavola, si fa il bagno, si improvvisano accanite partite a bocce, si gioca a calcio, oppure si ascolta musica abbrustolendosi al sole sui ghiaioni. Dopo il pasto e le abbondanti bevute, c’è sempre il chitarrista od il fisarmonicista di turno che accompagna i canti euforici degli amici.

 

 

Un modo di vivere il fiume che sembrava essere finito nel dimenticatoio e che invece è tornato prepotentemente alla ribalta, grazie anche alla già citata opera di sensibilizzazione portata avanti dagli “AMICI del Po”, è un ritrovato interesse verso le cose semplici e una sempre più marcata coscienza ambientale.

In quest’ultimo contesto possono essere identificati altri due tipi di escursione sulle rive del fiume: quelle a cavallo e quelle in bicicletta o in mountain - bike. Per facilitarle e favorirle, si sta studiando di ripristinare vecchi sentieri, anche se c’è da vincere l’ostinata resistenza di certe corporazioni che non riescono a comprendere che i tempi stanno, forse, cambiando e che anche loro potrebbero avere vantaggi da nuove soluzioni.

Se si riuscirà nell’intento sarà stato fatto un altro importante passo in avanti verso quel recupero totale dell’ambiente fluviale cui accennavo prima e che costituirebbe sicuramente un vantaggio per tutte le comunità che in questo ambiente ci vivono.

 

AGGIORNAMENTO A MARZO 2002


  Da quando ho scritto queste considerazioni sono passati 4 anni e purtroppo, soprattutto nell’ultimo anno, molte cose sono cambiate in peggio. Quella breccia nelle volontà politiche cui facevo riferimento prima si è nuovamente chiusa e la sensibilizzazione verso l’ambiente c’è solo a livello verbale. L’habitat fluviale di questo tratto del Po è praticamente scomparso per via della deforestazione selvaggia che ormai ha raggiunto proporzioni estreme oltre alle quali è oggettivamente impossibile andare, e gli alvei sono stati manomessi in modo così pesante da assomigliare più ad autostrade di cemento e massi che al luogo dove dovrebbe scorrere l’acqua di un fiume. Inoltre l’occupazione antropica delle golene è sempre più marcata. Per finire, anche l’inquinamento è tornato a livelli pericolosissimi. Nello stesso tempo l’insofferenza verso chi cerca di difendere questo patrimonio indispensabile per la nostra stessa sopravvivenza, è cresciuta in maniera esponenziale, arrivando addirittura alle minacce anonime scritte, a quelle verbali dirette e persino a tentativi di aggressioni fisiche. Questo è il quadro attuale della situazione, perlomeno in questo tratto, esposto senza alcuna esagerazione...

 

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