Diritto di replica
 
Lettere, contributi, smentite, errata corrige. Il Barbiere è a disposizione. Non solo per farvi pelo e contropelo, ma anche per ascoltarvi. Accomodatevi in poltrona, prego. E' chiaro che non sempre il Barbiere condivide la sostanza delle lettere pubblicate, ma tutti, nella nostra bottega hanno ugualmente diritto di ospitalità, almeno fintantoche' si comportano con cortesia e nel rispetto delle opinioni altrui.

31 Ottobre 2000 - L' Annus horribilis del Messaggero
Caro Barbiere, vorrei fare arrivare tramite te una lettera a Franco Caltagirone, editore del Messaggero
Caro Presidente, sono giorni molto tristi al Messaggero. La tensione si taglia a fette, l'irritazione è crescente, i musi sempre più lunghi. Non sempre capiamo il perchè, ma se lavorare di per sè stanca, lavorare incazzati è penoso. 

Ieri mattina la riunione di redazione è durata, orologi alla mano, ventinove minuti esatti. Niente discussione, nessuna proposta: il direttore Graldi è arrivato nel salone accigliato come mai, non ha neanche aspettato l'arrivo dei vicedirettori, e subito ha invitato i capi dei servizi a presentare il programma della giornata. 

Quelli, vista la mala-parata, si sono affrettati, ciascuno nel silenzio generale, a indicare i temi su cui avrebbero lavorato in giornata. Ventinove minuti, riunione sciolta. Mai vista una cosa del genere. Se ne dicono di tutti i colori di questa situazione angosciante, ma sono mormorii. 

Certo,il caso La Rocca pesa come un macigno sulla redazione che attende con ansia il verdetto del giudice del lavoro; certo, bruciano le novemila (citate nel ricorso)copie rubate da Metro; certo, c'è la paura per lo sbarco in forze del Corriere col suo dorso romano. Ma siamo sicuri che si difendono le quote di mercato solo impelagandosi in un ricorso giudiziario contro Metro

Quando ieri pomeriggio è arrivata la sentenza del tribunale civile di Roma che respingeva, anche in secondo grado, il ricorso del Messaggero contro il quotidiano distribuito gratuitamente nelle metropolitane, noi ci siamo detti: sarà finita? Perchè questa storia di Metro è ridicola. 

Per sostenere l'ipotesi di concorrenza sleale, abbiamo dovuto:

1) ammettere la perdita di copie sulla piazza di Roma (così adesso lo sanno anche Repubblica e gli inserzionisti pubblicitari); 
2) ripristinare in fretta e furia da luglio, dopo un anno di chiusura, - ma solo a cadenza mensile- il nostro settimanale "Metrò", un' utilissima guida alla città che agli inizi dell'estate 1999 l'azienda decise di sospendere perchè non portava abbastanza pubblicità (lasciando tutto lo spazio a TrovaRoma di Repubblica); 
3)ingaggiare una penosa battaglia contro il nostro ex collega Fabrizio Paladini, bravissimo capocronista fino ad aprile, ed ora direttore di successo di Metro (noi eravamo una famiglia, non ci siamo mai sbranati tra di noi). 

Ma che colpa abbiamo noi, se i romani si sono affezionati a questo giornaletto che trovano ogni mattina mentre obliterano il biglietto dell'Atac? Non sarebbe meglio puntare a migliorare la qualità del nostro giornale, senza piangerci addosso? Abbiamo letto sull'Espresso che Lei sta pensando a un giornale gratuito da distribuire sui treni. Ci sembra che si vada avanti solo per stizza, rincorrendo idee altrui, senza un vero progetto di espansione, così come è avvenuto in novembre nelle Marche
Là, allora, reagimmo per rabbia perchè Sensi non aveva rinnovato il contratto per il panino con il suo Corriere Adriatico, che ci portava ventimila copie al giorno. In meno di due settimane abbiamo messo su una redazione di nove persone ad Ancona, strappando cinque persone al giornale di Sensi (tra cui il capocronista) e alla fine qual è il risultato? Neanche quattromila copie guadagnate, a fronte di cinque giornalisti assunti dal Corriere Adriatico, un caporedattore preso dal Quotidiano di Lecce, un redattore spostato da Pescara, un altro da Rieti...Tornano i conti?
A noi non sembra. Presidente, in agosto l'assemblea dei redattori -all'unanimità- le chiese di intervenire in prima persona per riparare la grossa frattura aperta da mesi tra la redazione e la direzione. Fino ad ora Lei ha preferito guardare dall'alto le nostre vicende. Ma il 2000 volge al termine. E' stato un annus horribilis. Chiudiamolo. Grazie. Maximo


31 Ottobre 2000 - Ragazzi, mi sento un verme
Ragazzi, mi sento un verme. Non vi ho mai mandato una lira e lo volevo (lo voglio) fare. Mi avete spedito gli adesivi, che ho doverosamente provveduto ad attaccare. E' stato un pro memoria che, come tanti altri, è volato chissà dove. Adesso aprite una sede e la cosa mi fa un grande piacere. Computer vecchi da darvi non ne ho, ma un vecchio frigorifero (meglio due che uno) quello sì. 
Sono in partenza. Torno in Italia la settimana prossima. La promessa che posso farvi è che, avendo un ufficio postale e la mia banca sotto casa (una filiale anche dentro la redazione) farò di tutto per andarci. Cinque soli contributi mi sembrano davvero una vergogna. Anche perchè voi state crescendo, e bene: ottimo il dibattito sul contratto e la professione, con il giusto rilievo dato alla "nobile e intelligente" - anche a un segretario Fnsi può capitare di avere ragione ;-) - proposta dei colleghi della Darp riguardo a un fondo scioperi dei periodici. Lavorando ormai da tempo per i periodici, mi sono sempre chiesto a cosa realmente servano le due o tre giornatine di astensione dal lavoro, se non a impoverire i nostri lauti stipendi. Avrete mie notizie (economiche): non vi arricchiranno. Ma a me scaricheranno la coscienza. Auguri per la nuova sede. 
Niccolo’ d’Aquino
Caro Niccolo', comprendiamo il tuo senso di colpa. Ma puoi sempre riparare al malfatto. Anzi al "non fatto". Grazie per il frigorifero.

Bds
31 Ottobre 2000 - La moltiplicazione dei barili
L'invidia è un brutto virus che stavolta ha attaccato Maria Concetta Mattei, anchor occhi blu del Tg2. Avendo saputo che anni addietro ci fu chi riuscì con successo a moltiplicare i pani e i pesci non ha voluto essere da meno. Al Tg2 flash delle 18.30 comunica che l'Opec ha deciso di aumentare la produzione di greggio di 500 barili al giorno. Ma che tirchi, avrà pensato la glaucopide, adesso me ne occupo io e voila', al tg delle 20.30 i barili sono diventati 500.000. Mentre scrivo parte la sigla del TG2 notte. Dai Maria Concetta, un altro piccolo sforzo: portali a cinque milioni e diventerai la santa protettrice degli automobilisti. 
Mata Hari
31 Ottobre 2000 - Taglia e cuci
Gustoso il taglia e cuci di Mata Hari sull'intervista di Fabrizio Del Noce a Panorama. Giusto anche il riferimento a "Chi se ne frega" come rubrica degna di ospitare tali sconcezze. Sbagliato il riferimento a Vincenzo Sparagna. Che invece faceva, e bene, il Male. Cuore fu la creatura di Michele Serra, Andrea Aloi e Piergiorgio Paterlini. Saluti resistenti 
Un cuorista
31 Ottobre 2000 - Mata Hari ci ha preso gusto
Lunedì pomeriggio. Rai tre. Trasmissione geo & geo condotto da Seva Sagramola. La ragazza viene catapultata in un laboratorio batteriologico e incurante dell'evidente imbarazzo del ricercatore insiste pervicacemente e con costanza degna di miglior causa a chiamare "il terreno di coltura" "terreno di cultura"
Mata Hari
P.s.Solo per difendere una incolpevole. La perla del Tg2 (il neologismo franco tedesco) "ein plein"è da attribuire non alla bravissima Adele Ammendola bensì a Francesca Nocerino.

Il tutto, come dice Buscemi, per la precisione.
31 Ottobre 2000 - Genoveffa non e' racchia
Ho trovato le chiose di Mata Hari sul guardaroba di Del Noce assolutamente deliziose. Vorrei difendere il mio sesso (sia chiaro che non mi chiamo Genoveffa e spero di non essere racchia) e avanzare l'ipotesi che Mata Hari sia un uomo perché contrariamente a ciò che si pensa sono convinta che solo un uomo può ssere così simpaticamente velenoso. Ho ragione? Non chiedo la sua identità ma potete darmi il suo indirizzo e mail per potermi congratulare con lei (o, secondo me, lui?) Ciao a tutti e continuate, siete divertentissimi 
Genoveffa Laracchia
31 Ottobre 2000 - No, non e' pubblicita'
 Complimenti Bottega, vedo a piè pagina il banner di una pubblicità. Sono sorpreso che sia olandese e non italiano... ma tanto non siamo razzisti. Bisogna invitare, massicciamente, tutti i visitatori del sito a cliccare sul banner, così da provocare l'incremento "n+1" nel contatore della pubblicità effettuata attraverso il sito del Bds. Con i chiari benefici, di tutti i tipi, che ne deriveranno. Auguriamoci buona fortuna.
Remigio Russo
Ps. Vorrei entrare in contatto con Filippo Facci: chissà che non abbia del materiale dal convegno su "Stampa e querele". 
L'argomento mi interessa parecchio. La mia e-email è remigio.russo@panservice.it

Caro Remigio, quello che tu vedi in basso nella nostra home page non e' un banner pubblicitario. Bensi' solo un aggeggio che serve a tracciare le statistiche di accesso al sito del Barbiere. Quando e se decideremo di pubblicare banner pubblicitari, i nostri lettori ne saranno informati preventivamente.
Bds


30 Ottobre 2000 - La prossima volta vi prendo a sberle
Dunque. Sabato scorso, 21 ottobre, a Milano, al Circolo di via De Amicis, vi  e' stato un'incontro sull'argomento liberta' di stampa&querele.  Partecipanti: Franco Abruzzo (Ordine della Lombardia), Caterina Malavenda  (legale che difende il Corriere della Sera) e Giuliano Pisapia (avvocato e  parlamentare di Rifondazione). Giornalisti presenti: uno. Io.  Al prossimo giornalista milanese che lamentasse le vessazioni delle querele, io tiro una sberla.
Filippo Facci
30 Ottobre 2000 - Le mutande di Fabrizio
Fabrizio Del Noce lascia New York per condurre Linea Verde. Sul mitico Cuore (intendo quello di Vincenzino Sparagna) e non i vari surrogati buonisti tutti giustamente falliti sarebbe stata la notizia numero uno della rubrica E chi se ne frega?
Sarà dura passare dalla Grande Mela alla bassa lodigiana e dagli stand-up davanti alla Casa Bianca quelli con le vasche del lardo di Colonnata sullo sfondo. 

Dopo avere dialogato con i potenti della terra, il nostro reggerà il microfono al sciur Brambilla proprietario di una vaccheria con venti mucche venti e le sue nobili narici inalarenno il lezzo dello stallatico e non più l'inebriante effluvio del potere. 
A consolarlo ci ha pensato Cesare Lanza con tre pagine tre su Panorama; un'intervista da Pulitzer che richiama alla mia memoria una rubrica di Prima Comunicazione (Brunetti, Ravetta, ma perché l'avete soppressa?): Il Lecchino d'oro. Dopo un'introduzione in cui Del Noce (la classe non è acqua) dà del cattocomunista a quel galantuomo di Albino Longhi si entra nel vivo. Alzi il ditino (l'indice, mi raccomando, non il medio) chi di noi, almeno una volta nella vita, non si sia chiesto "Ma come sarà il guardaroba di Fabrizio". 

Lanza squarcia questo velo di mistero: Fabrizio ha "tanti maglioni di cachemire da potere aprire un negozio" e almeno "cento vestiti e tutti di Caraceni". 
"E le calze?" 
"Di cachemire in inverno, d'estate, talvolta, anche senza". 
"E le giacche?". 
È qui il pezzo forte. Ascoltate e contenete i conati. 
"Pied-de-poule nei toni del giallo, marrone o blu; spinatone, riquadro o Donegal, puntinato nei colori del fondobosco".  L'insaziabile Cesare davanti al nipotino di lord Brummel pone la domanda dalle mille pistole: "Quali sono i segreti dell'eleganza?". La risposta travalica i limiti del comune senso del pudore.
"Essenziale è passare inosservati. Significa avere una penetrazione che è da distinguere dalla distrazione che allontana il telespettatore".  Affermazione risibile per due ragioni: la prima che molti telespettatori potrebbero comunque non gradire di essere penetrati da Fabrizio o da chicchessia; la seconda che questo desiderio di understatement cozza col cappotto che il nostro ha ordinato, che Panorama ci mostra e che Donatella Marino nel boxino a fondo pagina descrive come "un modello una volta usato per la caccia, di colore aragosta e con collo di volpe". 
Quanto di meglio insomma per passare inosservati a via Condotti o a via Montenapoleone. 
Cesare incalza. 
"E le giacche?". 
"Se vado in un castello blazer con cravatta. Se no maglioni girocollo, negligé". 
Ho un sussulto. Immaginare Del Noce in négligé (almeno nell'accezione da me conosciuta per questo capo d'abbigliamento) mi fa rabbrividire". 
Lanza non dà tregua. 
"E gli impermeabili? E i cappotti?". 
Non ne posso più. Non ho la forza di continuare a leggere ma ho almeno una certezza: non essendo state citate nell'intervista deduco che Fabrizio non porta le mutande.  Ma se dovesse trattarsi di una dimenticanza dell'intervistatore, usa slip o boxer? E di che colore? E quante volte se le cambia?  Vi prego, chi sa parli. 
Mata Hari


30 Ottobre 2000 - Quei tre comunicati all'anno
Caro Barbiere, volevo rispondere molto brevemente a Toni Muzi Falconi. Premetto che preferirei anch'io che in Italia non vi fossero leggi che  stabilissero chi deve fare cosa, ma che i ruoli fossero dettati  semplicemente dalle reali capacità.

Ritengo che sia un vincolo appena sufficente, in un paese che ha persino l'albo dei camionisti, che a fare  i comunicatori pubblici siano i giornalisti (che, lo ricordo, hanno una  deontologia estremamente severa). Fino ad oggi, vorrei ricordare a Toni Muzi Falconi, non era così. Conosco uffici stampa gestiti da dipendenti pubblici, public-relation-man, ultramasterizzati, scrittori, pubblicitari e quant'altro, che in un anno producono 3, dico 3, comunicati stampa. 

I "cosidetti" giornalisti portavoce o quelli degli uffici stampa di  fiducia dell'amministrazione, che sono nati con la legge sull'elezione  diretta dei sindaci, invece, funzionano davvero (e i giornalisti delle  testate questo lo sanno) e colmano spesso le lacune dei "dipendenti a  tempo indeterminato". Infine una battuta, senza rancore: lo sa caro Toni Muzi Falconi perchè  un giornalista è meglio? Perchè non avrebbe mai impiegato tutto quello spazio (e quel linguaggio  da addetti ai lavori) per dire che anche voi volete fare gli uffici  stampa.  Cordiali saluti. 
Lucky 
p.s.lo ammetto, sono anch'io un giornalista e addetto stampa


30 Ottobre 2000 - Chi tutela i minorenni?
Caro Barbiere  Nella pagina locale di Repubblica di Bologna di del 26.10.2000 mentre  viene data la notizia dell'uccisione di una signora con abbondante contorno  di commenti sulla professione della stessa - si scoprirà il giorno dopo che  è stata uccisa da uno psicopatico e che la sua gestione di un negozio di  videocassette non c'entra nulla -  compare una foto della figlia minorenne piangente: ora non dovrebbe  esistere una legge che tutela i minori? E comunque era proprio necessario? Come si troverà la ragazzina con la madre uccisa, il contorno a luci rosse  e la sua fotografia? E' questo che noi lettori vogliamo?  Cordialmente, ma indignato. 
Gian Piero Benedetti
30 Ottobre 2000 - Interessa il body building?
Mi chiamo Alessandro Locati e sono il webmaster di BodyBuilding Italia, Vi informo che il link presente nella Vs. http://www.ilbarbieredellasera.com/salastampa/salasport.html relativo al sito BodyBuilding Italia (sezione Fitness) non è più attivo il nuovo link è: 
http://www.freeweb.org/sport/BodybuildingItalia/index.htm
Alessandro Locati
27 Ottobre 2000 - Su Casalegno Lc si spacco'
Gentili del Barbiere della Sera, credo sia giusto informarvi che il vostro testo sulle presunte distanze tra Benedetto e Lerner contiene un errore storico che circola e si tramanda tra chi non seguì quelle cose. 
Fu proprio su Casalegno che Lotta Continua si spaccò e prese una posizione ineditamente forte contro il terrorismo, e proprio a partire dagli interventi di Lerner e Andrea Marcenaro, che fecero parlare il figlio di Casalegno, militante di LC e crearono accese discussioni nel giornale. Il riportato pregiudizio di Benedetto sarebbe quindi, rispetto a questo, del tutto immotivato, anzi una cantonata. Altrettanto errata è la vostra valutazione sulla posizione di LC a proposito di Casalegno. Saluti
Un lettore qualunque 
27 Ottobre 2000 - Se mi assumono vi mando lo stipendio
Caro Barbiere, ho spedito il mio curriculum vitae a Repubblica per la redazione di Bari al numero di fax che ho letto da voi. Se mi va bene e mi assumono non vi invio il mio ringraziamento ma il mio primo stipendio (così potrete far bella la vostra nuova redazione). Promesso. 
Luciano Luongo

Commossi, ringraziamo del pensiero e facciamo il tifo per te. E invitiamo calorosamente l'amministrazione di Repubblica ad assumerti.
Bds


27 Ottobre 2000 - Pino Arlacchi e i Talebani
Caro Barbiere, Leggendo la pagina 10 degli "esteri" del Corrierone di lunedì, in cui il grande inviato Ettore Mo, racconta, forse un po' troppo con indulgenza, la cronaca di un fallimento annunciato, quello del piano antidroga per l'Afghanistan varato tre anni fa da Pino Arlacchi, si rischia di trasalire. 

A un certo punto si legge anche che un non meglio identificato collaboratore di Arlacchi confessa candidamente che l' Undcp (United nations drug control program) "non ha più un soldo" dopo avere dato quasi 10 milioni di dollari in tre anni ai Talebani perchè costoro riconvertissero le colture di papavero da oppio locali in non si sa bene quale nuova e più economicamente efficace coltura per i contadini che da secoli campano di questo.

Come è noto il raccolto di oppio raddoppia di anno in anno e per giunta c'è il sospetto, se non la certezza, che i soldi dell'Onu siano serviti a impiantare nuove raffinerie di eroina in loco. Adesso Arlacchi dice di puntare sui satelliti che avrebbero monitorato l'acqua calda, cioè le rotte, interne all'Afghanistan, della droga, visibili anche a occhio nudo perchè coltivazioni e trasporti avvengono senza particolari preoccupazioni, e, udite! udite!, sulla collaborazione della polizia russa e di Putin, noto repressore dell'illegalità in madre patria. 

Leggere queste cose all'indomani o quasi del tragico ammazzamento del corrispondente di Radio radicale Antonio Russo, uno che forse è stato fatto tacere per sempre proprio per avere rivelato di che pasta siano le promesse e gli impegni di Putin e compagni in materia di lotta alla mafia interna ed internazionale, fa da una parte ridere e dall'altra arrabbiare le persone di comune buon senso. 

Se a questo aggiungiamo che la Russia, dove oggi come oggi anche i sassi sanno che i narco trafficanti, gli ex agenti del Kgb e i delinquenti organizzati di mezzo mondo, la fanno da padroni, è quello stato che voleva fare espellere il partito radicale transnazionale dall'Onu perchè aveva osato mettere sotto gli occhi di tutti "di che lagrime grondi e di che sangue" il potere nell'ex Urss, si può veramente dire che "Arlacchi perde i soldi (della collettività internazionale) ma non il vizio". 

Ieri puntava sui Talebani che violavano i diritti più elementari dell'uomo e soprattutto della donna di quella regione, oggi lo fa sul governo su cui più si addensano i sospetti di complicità nei peggiori traffici criminali del globo e fra poco anche quello di entrarci più di qualcosa nell'omicidio di Antonio Russo. Forse suggerirà all'Armata rossa di ri - invadere l'Afghanistan? Arlacchi sarrebbe ben capace anche di questo, non per niente è un comunista. E adesso una domanda: se l'Onu ancora non si è deciso a licenziare Arlacchi, saranno i diessini finalmente a chiedergli di farsi ragionevolmente e dignitosamente da parte visto che le elezioni sono imminenti e di figure di merda diplomatiche l'Italia ne rimedia una al giorno, da ultimo la mancata designazione di Emma Bonino all'Onu nella carica di alto commissario per i rifugiati, dovuta all'insipienza del ministro Dini e ai suoi inciuci? 
Dimitri Buffa


25 Ottobre 2000 - Praticante d'ufficio e disoccupata
Sto facendo, tramite l'Associazione Stampa Toscana, una pratica di riconoscimento di praticantato. L'azienda ha accettato di pagare l'Inpgi e pare che tutto stia procedendo per il verso giusto. Evito di ricordarti il regime di sfruttamento in cui ho vissuto e vivo. Il 31 di ottobre sarà finito il mio praticantato d'ufficio, e me ne andrò a casa e via da questo inferno. Vorrei sapere se mi spetta la disoccupazione oppure no. Grazie 
Mariangela (Firenze)

Qualcuno e' in grado di dare una risposta a Mariangela?


25 Ottobre 2000 - Complimenti per la sponsorizzazione
Desidero sottoporvi un caso sgradevole,di un cronista cronista di punta del Tg3 Piemonte, divenuto popolarissimo nei giorni dell'alluvione per le sue corrispondenze da bordo Po, peraltro senza quasi mai spostarsi dai Murazzi, quando altri quartieri di Torino erano sott'acqua. Ma il problema è un altro. Per i primi due giorni, quelli di maggiore emergenza, con la scusa di nascondere le incipienti calvizie il cronista è andato in onda con cappellini firmati Telecom e Nike. Piove? Et voilà, si apre l'ombrello Spalding, debitamente inquadrato. Una radio locale (che ha fatto un ottimo servizio durante i giorni delle esondazioni) lo ha messo nel mirino e ha rivelato che vicino a lui, dentro il pulmino Rai, disponeva di quattro completini impermeabili diversi, ognuno col suo bel cappellino. Mostrarsi così, mentre si racconta un disastro e la gente sguazza nel fango, è stato di una schifezza unica.  
Un fedele lettore del Bds

25 Ottobre 2000 - Perche' Flip non faccia flop
Lo sfruttamento, le umiliazioni, il vampiraggio, la disinformazione e l'opportunismo di Ordine e FNSI ci convincono sempre più della giustezza della nostra iniziativa. Visitateci, il nostro sito è www.flipnews.org. Non abbandonateci e... ricordate che una vibrazione piccola ma costante, con il tempo, può far crollare castelli. 
I colleghi della Free Lance International Press
25 Ottobre 2000 - E noi ci proviamo lo stesso
Incuranti della crisi dei cosiddetti panini abbiamo varato un mensile a Viterbo che verrà distribuito in panino nelle edicole della Tuscia umbro-tosco-laziale. Cerchiamo gente giovane di buona volontà che abbia voglia di scrivere su argomenti da concordare. Mandate le vostre proposte a fabiofab1@libero.it Vi risponderemo!! 
25 Ottobre 2000 - Esce Rimino
Avete la possibilità di segnalare che nel mio sito esce un foglio elettronico "il Rimino", quello che gli altri non scrivono? Grazie 
Antonio Montanari, tessera da pubblicista -- 
il Rimino si legge in http://digilander.iol.it/monari 
e-mail: ilrimino@libero.it
25 Ottobre 2000 - Claudia si' e Barbara no. Perche'?
Perchè Raffaella Carrà ospita Claudia Koll (fiction per canale 5) nel suo show e rifiuta Barbara De Rossi (fiction per Raiuno)? Perchè nessun  dirigente Rai protesta ? Perchè certi programmi e certi personaggi si possono permettere tutto,  anche di remare contro l'azienda che li paga e li fa lavorare? Scoprite voi se dietro c'è qualcosa. Credo che non ci sia nulla. Forse solo l'arroganza di una parte e la sciatteria di un'altra parte.
Carlo
25 Ottobre 2000 - Licenziati per un refuso?
Caro Barbiere una piccola perla da spettatore/addetto ai lavori. Domenica 22 ottobre, ore 13, titoli del Tg2 letti dalla Ammendola: il titolo dell'apertura è sulla vittoria della Ferrari in Malesia ed è EIN PLEIN! (neologismo franco-tedesco in onore della coppia Todt-Schumacher?). Nessuno se ne è accorto nella legione sterminata dei programmisti? E i "professionisti" dove erano, a leggere il menu della mensa? 
Io lavoravo al nero ad Avvenimenti-Ultime Notizie, ora sono praticante d'ufficio disoccupato. Tra le cose che direttore e condirettore mi hanno insegnato c'è questa: errori simili costano il posto!  (Il condirettore era più colorito: "A me hanno detto una volta: Fai un refuso e prima ti appendo per le palle in redazione poi ti licenzio. Ed era un bresciano. A voi andrà peggio, perché io sono siciliano, anzi catanese"). 
Con preghiera di anonimato
23 Ottobre 2000 - Corsera, perche' non fai un concorso?
Non sono una giornalista ma mi sono appassionata alla vicenda delle raccomandazioni in RAI e comunque nel mondo della carta stampata. Il bigliettino di Lerner è stato uno scherzo, un bluff, si continuerà a fare all'italiana, ne sono sicura. 
A proposito, ho comparato e ci ho trovato una sana dose di cinismo e verità. Però adesso tocca ai signori del Corriere della Sera, scusate...ma stanno ampliando la redazione con 11 assunzioni, le liste per il dorso di Roma sono pronte. E io mi chiedo, da cittadina attenta, ma i criteri di selezione quali sono stati, hanno fatto un concorso o che so, un annuncio di offerta lavoro? Insomma come hanno scelto quelle 11 persone da assumere? 

Cari giornalisti, capisco che il quotidiano in questione non è un'azienda pubblica, ma comunque per ricercare i migliori professionisti credo si abbia il dovere di diffondere l'opportunità di assunzione oltre le mura domestiche (come fanno le testate estere, appunto). Nessuno di voi ha scritto un rigo a riguardo, ma sarete pronti a lamentarvi per il prossimo inciucio invece di andarlo a scovare. Se questo è fare notizia. Buon lavoro. 
Lux


23 Ottobre 2000 - Mi piace la proposta del Barbiere
Ok, la proposta del Barbiere della Sera per un nuovo dialogo israelo-palestinese mi piace e la trovo particolarmente interessante. Non ci rimane altro che farla avere alle parti. Forse qui le cose si "complicano" un attimino, non penso sia semplice arrivare ai massimi vertici. Ma non bisogna disperare. Potremmo arrivare intanto, con una proposta formalizzata e articolata, ai rappresentanti diplomatici qui in Italia. Poi, l'idea non è da scartare, attraverso le associazioni internazionali di giornalismo fare una vera e propria opera di lobbying sul posto. 
Nessuna paura se siamo accusati di volare alto con la nostra fantasia, Sepùlveda scrive che «vola solo chi osa farlo».
Saluti a tutti 
Remigio Russo
23 Ottobre 2000 - Niente schiaffi tra me e Giuseppe
Caro Figaro, sta tranquillo, niente schiaffi tra me e Giuseppe Simone (al quale rispondo in ritardo per una lunga panne elettronica), anche perché, come avrebbe detto Totò, "io non sono Pasquale!". Il buon Giuseppe si è infatti precipitato in scena mulinando le mani all'indirizzo di un tale del quale grazie alla sua sfera magica traccia un ritratto che corrisponderà forse al "Pasquale" che turba i suoi sonni, ma che non è il mio (tranne per due particolari: sì, sono di sinistra e surfo, anche, nei siti porno, senza vergogna alcuna per l'una e l'altra cosa).

Sarebbe agevole fare l'esegesi della mia lettera del 2 ottobre per dimostrare che Giuseppe, accecato dal suo risentimento verso "Pasquale", ha preso fischi per fiaschi e non si è accorto neanche di essere d'accordo con me. Come è ovvio non ho scoperto che Corriere e Repubblica sono sul punto di aprire a Bari frequentando il teatro Piccinni durante gli "Stati generali" (che non mi risulta si siano mai tenuti nella "comunista", ma quando la smetterete..., Bologna) promossi (grazie a consulenti "comunisti"? ancora..., e che, abbiamo la rogna?) dall'amministrazione comunale (ribadisco, non "governo" che è parola che indica un organo politico e di indirizzo e può essere con qualche forzatura usato forse per le Regioni, non certo per i Comuni, né "giunta" visto che, anche se questo dà fastidio al sindaco e a Giuseppe, esistono anche un consiglio comunale e un apparato burocratico che concorrono a formare il Comune di Bari, come per altro non si stancano di ricordare al sindaco, e a Giusepp e dunque, Salvatore Tatarella e l'intero gruppo consiliare di An). 

Ho solo constatato che nessun organo di informazione pugliese ha comunicato ai suoi lettori o ascoltatori o spettatori questa notizia: non lo ha fatto la Gazzetta, non lo ha fatto il Tg Rai, né quello di Telenorba, non lo ha fatto nessuno degli altri fogli, foglietti e fogliacci, tv regionali, provinciali, cittadine e di quartiere che si piccano di fare informazione a Bari, neanche gli "anarchici" di Barisera, la cui nascita, detto per inciso, fece sperare anche me che qualcosa potesse cambiare.

E sono convinto anch'io che, come scrive Giuseppe: "Quando mai la stampa barese ha pubblicato (o messo in onda, che è lo stesso) notizie vere?". E quindi che i giornalisti (me compreso, lo ammetto) sapessero da tempo dell'apertura di Corriere e Repubblica non c'entra proprio niente. L'informazione, le notizie, caro Giuseppe, infatti sono (o dovrebbero essere) un servizio reso ai cittadini, se non più banalmente la ragione che spinge (o dovrebbe spingere) il lettore all'acquisto del giornale (e non per niente si dice che la Gazzetta si compra solo per leggere i morti ed i cinema, notizie sempre, e in genere di sicuro affidamento) o il telespettatore a schiacciare il tastino del suo telecomando. 

La cortina di silenzio stesa da tutti i mezzi d'informazione pugliesi sull'arrivo di Repubblica e Corriere è un fatto grave prima di tutto per questo e solo incidentalmente anche per il fatto che consente di alimentare voci, boatos, propalazione ad arte (spesso proprio da parte dei "Pasquali" che tanto stanno antipatici a Giuseppe e, glielo assicuro, anche a me) di notizie false, verosimili, distorte, ecc., tra le quali (cito solo quelle degli ultimi giorni) "Per salvare quelli dell'Unità di Roma né Corriere né Repubblica assumeranno i disoccupati baresi" (che quindi dovrebbero continuare a scodinzolare intorno alle aduse porte degli editori locali e del sindacato disputandosi i magri ossi di sostituzioni, contrattini, collaborazioni, ecc.) e "La Rizzoli non ha soldi, quindi il Corriere promuoverà una cooperativa di giornalisti e poligrafici" (e devo dire che l'immagine di Mieli sovrapposta a quella di Gismondi o quella di Romiti che trascolora in Montrone sono veramente esilaranti).

Pensa che bello invece se ascoltando un tg o leggendo un giornale locale qualche ragazza o ragazzo di questa città e di questa regione venisse a sapere che ci saranno due nuovi giornali e che magari, chissà, ci potrebbe essere non dico posto, ma almeno ascolto per la sua voglia di fare un mestiere fino ad oggi in balia, a Bari più che nel resto della Puglia, di camarille e potentati (quei "Pasquali", caro Giuseppe...) che della regolazione dell'accesso a questo mestiere (impedendola di fatto a chi mostrasse i germi della più terribile malattia, l'autonomia culturale e di pensiero) hanno fatto la loro ragione di vita. E allora, cerca di distinguere meglio nella tua sfera di cristallo amici e nemici, "Pasquali" e "non-Pasquali". E attenua i toni della tua rabbiosa polemica contro i politici (dei quali, come è abitudine della tua cultura politica, fai troppo facilmente tutto un ...fascio) sinistrorsi: mi risulta infatti che una giovane, brillante e intelligente politica di sinistra abbia segnalato proprio il tuo nome (aggiungendo "è proprio bravo, non me ne importa niente se è di An") ad almeno uno dei due grandi giornali in arrivo a Bari. Come sarebbe bello scoprire che qualcuno (magari Simone o Raffaele con i quali, purtroppo non mi dò del tu) avesse fatto lo stesso per me... 
Silversurfer (che non è "Pasquale" e dunque non si dedicherà all'agricoltura)


23 Ottobre 2000 - Caro Bds, non dimenticarti di noi
Caro BdS, vorrei segnalarti che nella lista delle associazioni di categoria dei giornalisti non compare la Unione Giornalisti Scientifici Italiani, fondata nel 1966 e composta da giornalisti che nel loro ambito professionale svolgono divulgazione scientifica e tecnica. Ti invito ad inserirla nell'elenco, e ti rimando per maggiori informazioni sull'attività dell'UGIS al sito www.ugis.it
Saluti
20 Ottobre 2000 - Mata Hari replica all'Ammiratrice
Cara ammiratrice (penso e spero non mia ma della signora Serra Visconti) mi permetto di replicare visto che lei, con garbata allusione, mi accusa di scrivere "a vantaggio di qualcuno". 1) Non ho mai scritto "a vantaggio" di qualcuno che non sia la sottoscritta e all'unico meschino fine di percepire uno stipendio (misero) alla fine del mese. 
2) Non ho il piacere di conoscere personalmente la signora Serra Visconti anche se le confesso che questa lacuna non mi impedisce di dormire serenamente ogni volta che cala il sole. 3) Prendo atto che la sullodata è laureata in medicina, specializzata in medicina estetica, molto brava (è un titolo accademico anche questo?) e per di più anche giornalista. 
4) La medicina estetica non è certamente sinonimo di estetista ma, sempre a mio modesto parere, ci sei andata molto vicina. 5) Ho assistito a qualche performance televisiva della signora e ti confesso che trovavo i suoi argomenti molto simili a quelli che ascolto dalla mia manicure le poche volte che ho il tempo di andare dal parrucchiere a fare la piega e farmi dare un'aggiustatina alle mani. 
Mata Hari
20 Ottobre 2000 - Ho 24 anni e questa Italia non mi piace
Buongiorno Barbiere, sono un privato cittadino che vuole porti e porsi alcune domande molto semplici , sicuramente semplici (quasi delle ovvietà per l'Italia) e provocatorie ma che servono a me in quanto cittadino ventiquattrenne per capire la maturità del mio paese attraverso i tuoi giudizi sulle mie riflessioni. 
Personalmente ritengo che al giorno d'oggi la televisione sia uno strumento eccezionale e pericoloso in egual misura: se da un lato unifica ed avvicina, dall'altro semplifica e confonde ,o meglio può anche ingannare. La libertà della informazione televisiva è la cifra caratteristica ed autentica della democrazia di un paese. 
Negli stati anglosassoni la stampa è molto diversa dalla nostra: la vita dei potenti e non solo politici ma anche imprenditori, sportivi e star della tv viene impietosamente messa in onda, fatta a brandelli in ogni suo aspetto privato, riscuotendo, non dimentichiamolo, un ampio successo tra la gente comune. L'atteggiamento non è conciliante con il potente, anzi le domande e gli scoop sono sempre alla dinamite. In USA la stampa ha un atteggiamento antitetico rispetto alla nostra nei confroni della politica, fa giornalismo vero. In Italia molti sostengono, sopratutto i DC della Rai, che vi sia un eccesso di cinismo, da condannare insomma (vedasi il Sexgate). 
Io penso invece che sia il modo migliore di rapportarsi nei confronti del potere per un giornalista (e qui vorrei il tuo parere). Il prezzo del potere e del denaro in questi paesi è quello di essere continuamente sotto la lente del pubblico, una lente cinica e spietata. Ma anche questo è democrazia: tende ad umanizzare e ,perchè no, ridicolizzare chi attraverso la suggestione televisiva ti verrebbe altrimenti presentato sempre come bello, ricco e bravo, meritevole di ogni consenso e riverenza. E in questo il giornalista ha il suo ruolo fondamentale: ricercare la verità e raccontarla. 

E in Italia, Barbiere? Cominciamo dalla Rai: controllata dai segretari dei partiti. Non ho mai sentito un giornalista della Rai fare un vera intervista ad un politico, chiedendogli conto dei mille disastri di questo paese, delle inefficienze pazzesche della burocrazia e della ex(?) macchina pubblica, degli stipendi dei parlamentari, delle auto blu. Mai. Invece ho visto in abbondanza servizi e trasmissioni (invero una alta frequenza in seconda serata su Rai1) sulle dimore, i risotti e gli hobbies dei boss della politica, oltre naturalmente alle prese di posizione, alle possibili alleanze, i dibattiti, le bufere, le polemiche, gli scontri, le reazioni alle polemiche .... 

Spero solo di non aver seguito abbastanza la programmazione Rai e di essermi perso le sopracitate domande al vetriolo. La vicenda Lerner ha dimostrato ancora di più che situazione mafiosa ci sia al TG1 (domanda cattivissima: siamo sicuri che non lo abbiano sabotato?). Ci sarebbero molte altre cose sulla Rai, ma passiamo oltre Barbiere. Mediaset: il proprietario è il futuro presidente del consiglio. Regno dei tappeti di Silvio. In cima alla lista Costanzo, il mostro televisivo per eccellenza, brutto fuori e dentro, un Don Abbondio-trash molto complesso e complessato. Per non parlare di Fede e Liguori, dei loro redattori e di Mentana. Tutti sull'attenti. Questo scenario garantisce la libertà dell'informazione? Garantisce un giornalismo libero e svincolato dal potere, che non riduca l'informazione ad una litania di ciambellani stipendiati dal potere stesso? 

Io penso sia già così, personalmente ho molte riserve sul fatto che l'Italia sia un paese libero e democratico come altri in Europa. La nostra televisone nazionale, stretta in questo anacronistico e devastante oligopolio, ci mostra i potenti come perfetti, mai una chiacchiera cattiva, mai una inchiesta seria. Sempre più belli e perfetti, adulati da servi devoti. Sinceramente ritieni ci sia una soluzione a questo regime televisivo? Io non credo ve ne siano , ma spero di ricevere una risposta negativa o una smentita secca in merito alla situazione della televisione italiana che io ho tracciato. Ho trascurato la carta stampata, ma non è che se la passi molto meglio se pensiamo agli editori Romiti, Debenedetti, Agnelli, Confindustria, palazzinari rutelliani e Berluschini vari. Grazie per la pazienza Barbiere
Christian


19 Ottobre 2000 - Ustica? E chissenefrega...
"Ustica? La P2? La banda della Magliana? Foibe? Ancora con queste storie!". Alzi la mano chi al rientro da un processo, da una conferenza stampa, da un'intervista con una vittima, un imputato, un protagonista di una di queste vicende, non si è sentito rispondere così dal caposervizio? Poi il giorno dopo trovi in pagina il servizio sulla colazione all'americana, i sessantenni che lo fanno meglio dei quarantenni, lo chignon che va meno della frangia. 
"Il lettore vuole queste cose" è la risposta. Siamo sicuri? Il lettore legge quello che gli diamo, difficile che decida di leggere Repubblica perché parla di sesso piuttosto che il Corriere perché parla di una rapina. Ho iniziato a fare questo mestiere perché credevo, e credo ancora (da qui la frustrazione), che il giornalista fosse il cane da guardia della società, quello che dà l'allarme sulle distorsioni del sistema, gli errori giudiziari, quello che avverte dei pericoli di certe scelte. Non con commenti propri, ma raccontando la realtà che ci circonda che, appunto, è fatta di errori, distorsioni, sotterfugi, corruzione. Invece no. Esempio per tutti, ieri 16 ottobre. All'aula bunker di Rebibbia riprende (seconda udienza) il processo per Ustica, alto tradimento dei generali. Si discute se ammettere o meno le parti civili, famiglie delle vittime e titolare dell'Itavia. 
Oggi quale giornale ne parla? Cercate su Corriere (che pure con Purgatori su questa inchiesta si è impegnato) e su Repubblica, cercate. Nell'aula accanto un altro processo, altri generali, argentini, sotto accusa per aver fatto sparire e poi trucidato sei italiani. Anno 1978. Una dei desaparecidos era incinta, ha partorito e poi è stata uccisa. Suo figlio, italiano, è scomparso da 22 anni. La nonna lo cerca. In aula testimonianze agghiaccianti, torture. "Desaparecidos? Ma a chi interessano dopo 22 anni?". Piazza Fontana è di oltre 30 anni fa, Piazza della Loggia 26, anche quelli non interessano ai capiredattori e, di conseguenza, ai lettori. Il Corriere, stamani, pubblica l'intervista alla nonna, taglio basso, due colonne. Gli altri niente. Poi ci si stupisce se un generale argentino se ne va dall'Italia grazie a un documento falso, se i generali di Ustica ridono sereni in aula. Chi ha abbaiato? Chi ha avvertito che ingiustizia si stava compiendo?
Edmond Dantes
19 Ottobre 2000 - Una medaglia per Enrico Cisnetto
Caro Barbiere, riguardo la vostra indignazione per il fatto di Enrico Cisnetto: non solo il Corsesa dovrebbe incoraggiare i suoi giornalisti ad essere critici su tutto e su tutti (specialmente la proprieta') ma, come si fá in paesi dove la liberta' di stampa e' venerata, i giornale dovrebbe pagare un "ombudsman" per fare le pulci sia agli articoli del Corsera che della proprieta'. Il "filtro politico-industriale" dovrebbe essere eliminato dall'operato di qualsiasi giornalista ed il direttore dovrebbe salvaguardare questo dovere. Cisnetto si merita una medaglia al valore per il coraggio dimostrato! 
Dom Serafini direttore" VideoAge"
19 Ottobre 2000 - Non sono un giornalista, sono un cittadino
Sono Mario Fraccalvieri, 38 anni di Santeramo in colle (BA), imprenditore. Stamane, 18 ottobre, alle 11,00 circa mi dirigo verso Gioia del Colle (BA); all'entrata di questo paese, vengo fermato per controlli da una pattuglia della Polizia stradale di Taranto.Un poliziotto mi da il buon giorno e mi chiede i documenti; mi tolgo la cintura di sicurezza, e presento patente e carta di circolazione: tutto a posto; si avvicina un suo collega, Maresciallo lo chiamava l'altro collega, e dice che io ho una stop alla mia auto Nissan Primera, che non funziona; dico che non me ne sono accorto, e sicuramente sarà capitato, probabilmente, durante i dieci Km. che ho fatto per arrivare a Gioia del colle; niente da fare. mi elevano multa per £. 121.000 circa.
Mentre il poliziotto mi eleva la multa, il maresciallo ferma un'altra auto; alla guida una signora di circa 45 anni, senza cinture; il maresciallo le si avvicina, le da' il buon giorno e le chiede i documenti; li controlla e le dice che mettere le cinture è importante, e senza aggiungere altro, e senza elevare sanzione perchè la signora non porta la cintura di sicurezza, le da il buon proseguimento del viaggio. 
Mi avvicino al poliziotto e gli dico se è giusto che io paghi per uno stop non funzionante, penso sia giusto che altri per violazioni più gravi, vedi la mancanza delle cinture di sicurezza, siano sanzionati; oppure non bisogna sanzionare nessuno; con grande imbarazzo il poliziotto mi dice che non può fare niente, ed avvicinandosi il maresciallo e dicendogli le stesse cose, questi mi dice che io ho visto male: la signora indossava la cintura di sicurezza. 
Lo so che non tutte le persone delle forze dell'ordine sono così; però penso a quel maresciallo che sicuramente al di fuori della divisa è meno di ZERO: provo veramente tanta compassione. 
Mario Fraccalvieri
19 Ottobre 2000 - Uno sciopero di 15 minuti?
Ho letto della decisione della Fnsi di proclamare uno sciopero di quindici minuti per venerdì prossimo, per sensibilizzare le aziende sul problema della sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Non credo che aderirò allo sciopero per diversi motivi. Primo tra tutti, perchè di norma inizio a prendere servizio dalle 10.30. Quindici minuti di stop, equivalenti a una pausa caffè, non influirebbero assolutamente sul mio lavoro e sul lavoro dell'azienda. 
Non bastava un comunicato che prendesse posizione sul tema? E' vero che l'introduzione delle nuove tecnologie ci sta trasformando in operai dell'informazione, ma non siamo mica in fabbrica. Alla catena di montaggio dei giornali, quindici minuti di stop dei giornalisti non faranno alcun effetto. Forse solo il solletico.
19 Ottobre 2000 - Caro Diario, ma che te ne frega...
Ciao Barbiere, devi sapere che leggo il Diario della settimana. Qualche tempo fa ha deciso di rinnovare il proprio sito, e ha chiesto ai suoi lettori di aiutarlo, compilando un questionario (www2.diario.it). Diario per come l'ho sempre immaginato, il questionario, le impressioni che mi ha dato, in corto circuito mi hanno fatto scrivere una mail a redazione e direttore. Sono stato contattato da una giornalista che mi ha chiesto nome e cognome, perché mi si voleva pubblicare, io ho detto "usate il nick, o il mio indirizzo di posta", mi è stato risposto "va bene, sarai pubblicato", invece ciccia. Ecco, ora ti appiccico la mail, magari ti interessa. 

Caro Diario, ora ti parlo di Diario, brevemente. A me piace perché ci si infraleggono passione e curiosità, e anche ideali. Non ho una grande opinione del giornalismo, e neanche dei giornalisti, e devo dire che Diario non mi ha fatto cambiare idea. La sensazione è però che non si leggano articoli scritti da giornalisti, ma ragionamenti scritti da persone, e anche quando curiosità e passione di cui sopra non coincidono esattamente con ciò che muove me, la buona fede e la buona scrittura che intuisco mi fanno continuare ad avere il massimo dei rapporti possibili con Diario: ripenso a quel che pubblica e vado in edicola a comprare il numero successivo. 

Però. Tra le altre cose ho letto sia sulla rivista che sul sito l'invito a partecipare alla costruzione del nuovo sito di Diario. Mi son detto: partecipo! E sono andato a leggere il puttanissimo questionario in questione. Ho passato i trenta e quindi so che stima e rispetto conviene che vengano dati ad idee e persone in materiale leggero e non in marmo, e tenuti d'occhio perché spesso capita di doverseli riprendere. Ho letto il questionario e ho aggiunto la domanda: ma questo è ciò che interessa a quelli che mi pareva se ne fregassero di strizzare l'occhio al lettore? Gente che sembrava scrivere quello che andava scritto e non fare mai mai mai avance e indietro con quello che poteva piacere, sedare, titillare il medio lettore? 

Caro Diario, a me va anche bene che tu nel questionario mi chieda età, genere, provincia, titolo di studio e occupazione, anche se, mi dico, ne ha fatto a meno fino ad ora, perché ora gli interessano? Mi sento poi lusingato quando mi chiedi l'indirizzo email, e mi dico che sapere quanto tempo passo su internet, e se mi ci collego da casa o dall'ufficio può farti comodo per decidere se il design dev'essere improntato a un sito veloce, per persone che non si soffermano, o a un sito lento, per gente che ha tempo e lo passa con voi. Poi mi chiedi cosa faccio in rete, se chatto, scrivo mail, gioco online, leggo notizie, navigo libero, cerco prodotti, o altro, e con che frequenza. 

E mi chiedo: che cazzo gli frega di quel che faccio fuori dal sito di Diario? Io ti ho mai chiesto cosa fai quando non scrivi per me? Poi mi domandi se ho mai fatto acquisti online, quali sono gli svantaggi del commercio elettronico secondo me, quali prodotti mi interesserebbero, quanto acquisto, cosa ne penso della pubblicità, che portali uso. E qui mi deludi, perché per me è evidente che vuoi i miei soldi, o per te o per quelli che speri facciano pubblicità sul tuo sito. Non che questo sia un problema, voglio dire, anche sul giornale di carta ci sono inserzioni, ed è ovvio che il tuo concessionario di pubblicità ha un'idea di chi è che compra la rivista, e quindi anche di quello che può acquistare. Però quest'idea se la sono fatta senza chiedermi nulla, senza dirmi "partecipa a Diario, alle sue idee, aiutaci a costruire il sito di Diario".

Se tu mi avessi detto "Ho bisogno di fare pubblicità sul sito, aiutami a venderla dicendo cosa ti interesserebbe", sarebbe stato diverso, non credi? Ci sono poi 8 domande sul sito e su come lo vorrei, 8 su 25, domande vere, quelle che sarebbero state sufficienti se Diario online avesse lo stesso carattere di Diario inmano, ma di queste non parlo, quando arrivo a leggerle sono già deluso, e la stima che ti porto mi fa aggrappare a una domanda o due. E' un piccolo questionario, a cui spero tu accetti di rispondere, come io ho accettato di rispondere al tuo. 
E' vero o è falso che il questionario serve a tracciare un profilo di chi potrebbe frequentare il sito per capire che consumatore sarebbe? 
E' vero o falso che serve a vendere la pubblicità sul tuo sito, e magari anche qualcosa direttamente a chi sul sito ci capita o ci viene per passione e curiosità? Se il tuo problema è vendere pubblicità e non vendere consumatori a chi la pubblicità la fa magari posso aiutarti. 

Il tuo concessionario ti dirà che sul tuo sito serve un adserver, un oggetto che conta gli accessi, e che serve a capire quante accessi ci sono stati un giorno x alla pagina y o al banner z. In base a quello che dice l'adserver la pubblicità sul tuo visto potrà valere sul mercato 10 o 1000. Ecco, se vuoi io ti spiego come si fa ad avere altissimi costi pubblicitari, ad essere appetiti dagli inserzionisti pubblicitari, e senza dovermi vendere come fossi uno che compra scatolette di carne e non un lettore. Niente di illegale, anzi, e non più immorale del cercare di capire quanto posso spendere dicendomi "diteci come vorreste un grande sito di Diario". Caro Diario, fammi sapere, in generale.


19 Ottobre 2000 - Il Cazzufo di Mata Hari
Cara Mata Hari, ti leggo sempre volentieri, ma stavolta anche tu hai commesso un "cazzufo", asserendo che Anadela Serra Visconti è stata titolare dell'angolo dell'estetista di TV1 Mattina fino all'anno scorso. La signora in questione è una laureata in medicina, specializzata in medicina estetica e anche molto brava (per di più giornalista). Non vorrei pensare che per te estetista è sinonimo di medicina estetica, quindi penso che tu sia stata male informata, a vantaggio di chi? Un'ammiratrice.
17 Ottobre 2000 - Il Grillo Tornante
Caro Figaro, anch'io stamattina ho letto il pezzo del Grillotornante sul «Giornale» e mi sono indignato non poco. Alle tue condivisibilissime considerazioni, intenderei aggiungerne una. Poniamo una a scelta delle due seguenti condizioni: 
a) il servizio con le immagini di pedofilia viene provvidenzialmente fermato prima della messa in onda; 
b) all'indomani del Capodanno ebraico, Lerner fa come Rizzo Nervo e ritira le dimissioni. Secondo te, nel caso si fosse verificata la condizione (a) o quella (b), e quindi il suo amico-sodale fosse rimasto a «coprirlo», l'instancabile censore dei vizi della RAI avrebbe abbandonato l'azienda? O avrebbe continuato a lavorare facendo finta di niente in quell'azienda che ha cominciato a sembrargli irrespirabile solo dal momento in cui: 
c) ha perso il suo ombrello; 
d) ha avuto la certezza di rientrare alla casa madre. 
A proposito, in tutta questa faccenda, chi ci fa la figura peggiore non è il Grillo, ma editore e direttore del «Giornale»: non si giustifica, infatti, tanta fretta di riassicurarsi i servigi del transfuga. Tenerlo un po' a bagnomaria, infatti, non gli sarebbe che servito: per imparare un po' di umiltà. 
Ciao Bardamu
16 Ottobre 2000 - Chi vuole il contratto per tv locali?
Cari colleghi,abbiamo visto sul vostro sito lo spazio dedicato al dibattito sul nuovo CCNL AER-ANTI-CORALLO / FNSI per il lavoro giornalistico. La consideriamo una bella iniziativa per dare voce a tutte le prese di posizione che, inevitabilmente, una novità di tale portata può generare e per animare un costruttivo confronto che, effettivamente, non è stato certo "alimentato" dall'indifferenza della stampa quotidiana (a parte le note eccezioni). Raccogliendo la vostra richiesta, vi segnaliamo che il testo del CCNL in questione e anche il testo del regolamento per le Co.Co.Co. sono scaricabili da 
http://www.aer.it/appoggio/indicecontratti.htm
Siamo naturalmente a vostra disposizione anche per qualsiasi chiarimento o necessità in merito a tale questione: per questo potete utilizzare anche lo 0348.4454981. Buon lavoro a tutti voi. 
Andrea Rivetta 
resp. ufficio stampa 
AER-ANTI-CORALLO
16 Ottobre 2000 - Caro ministro, torna a "squola"
Caro Bds, sulla Repubblica di qualche giorno fa, a pagina 49, c'era l'inserzione pubblicitaria di una campagna promossa dal Ministero della Pubblica Istruzione in collaborazione con VolksWagen; lodevole iniziativa viziata, però, da un macroscopico errore: la parola "coefficente" scritta senza la "i"! Tutti possono sbagliare, ma non quando il costo della pagina acquistata è di circa 100 milioni (il prezzo a listino di una pagina intera su "La Repubblica", secondo "dati & tariffe" del 1998, è 186 milioni) e la pianificazione media sicuramente prevede altri quotidiani a tiratura nazionale, affissioni, ecc. 

Non ultimo, il fatto che il budget a disposizione per il Ministero per queste iniziative (e mi riferisco alla comunicazione a sostegno di una campagna, come all'iniziativa in sé), proviene dai contribuenti; se è vero, infine, che questa Istituzione ha come compiti primari l'educazione dei cittadini, la promozione della cultura e via dicendo, allora mi spiego il perché della situazione in cui versa il nostro sistema scolastico. L'ufficio stampa del Ministero, chiamato in causa per avere spiegazioni in merito all'accaduto, non era neanche a conoscenza della pubblicità (anzi, ha chiesto su quale emittente fosse in onda lo spot !!!). Non amo le polemiche, ma di fronte certe manifestazioni di superficialità, credo che ogni cittadino abbia il diritto di indignarsi.
Emiliano Sacchetti


16 Ottobre 2000 - Tanto l'Unita' io non la leggo
Caro Bds, apprendo che dal 7 novembre - inghippi permettendo - l'Unità tornerà in edicola, formato ridotto visto che ci lavoreranno "solo" 44 giornalisti e 35 poligrafici. Ora: io non ho mai letto e mai lo farò quel quotidiano al quale però bisogna dar atto di fare notizia, in certi campi. Oltre tutto bisogna ricordare che in passato aveva una tiratura record. Vabbèche erano anni di comunismo imperante, però.. Quando un quotidiano vende, in un paese di acculturati come il nostro, significa che sa fare il suo mestiere. Comunque: 
1) Giusto che torni in edicola, così la sinistra in chiave elettorale non potrà dire di non avere un suo organo di stampa. 
2) Giusto che torni perchè più offerta c'è, più l'informazione migliora (secondo me).
3) Giusto farci lavorare poca gente. Dovrebbero fare così in tutti i carrozzoni editoriali, in quei quotidiani ma non solo dove ci sono assunti una marea di giornalisti che non fanno nulla o quasi. 

Ora non lodo l'Unità - sarà ancora in grado di avere il suo peso? -, ma solo la rinnovata fiducia e la nuova linfa economico-imprenditoriale in un settore che, tolta la pubblicità, naviga sulla rotta di collisione. Tanto io, quel quotidiano non lo comprerò mai. A proposito, una domanda: chi sarà il direttore responsabile? E l'impegnatissimo Massimo D'Alema (valgano le dichiarazioni di super-lavoro fatte l'altra notte a Porta a Porta) avrà tempo, tra un seminario internazionale, una convention ecc.. ecc, di scriverci sopra qualche editoriale. Di sporcare d'inchiostro elettoral-elezionistico quelle sudate (nel senso che per rimetterlo in stampa hanno fatto sudare fior di giornalisti) carte? 
L'estet(ist)a


12 Ottobre 2000 - Laporta, ma ci faccia il piacere...
Caro Bds, era troppo forte la tentazione di accostare pedofilia ed omosessualità perché qualche "grande penna" del giornalismo nostrano rinunciasse ad esternazioni popolar-inquietanti dedicate, in modo subdolo e insinuante, a questo aberrante binomio. Ci è riuscito tale Piero Laporta, autore sulla prima pagina di "Libero" qualche tempo fa di un "illuminato" fondo il cui titolo - E DOPO I GAY AVREMO IL PEDOFILO PRIDE? - suscita dapprima pruriti intestinali e subito dopo un moto di indignazione e rabbia, difficile da placare. 

Un’irritazione epidermica, che si eleva all’ennesima potenza scorrendo l’articolo in questione e leggendo farneticazioni, apparentemente rivolte al potere «forcaiolo di ieri e garantista di oggi», ma in realtà frutto di un radicato disprezzo per la realtà omosessuale e più in generale per la diversità. La manifestazione di Roma viene "garbatamente" definita una «sfilata di untorelli» i cui protagonisti, secondo il geniale Laporta, sarebbero ragazzi, «non sempre puberi», che nella vita pensano solo a «concludere le serate gonfi di droga, nel letto di una rockstar». 

Verrebbe da non prenderlo troppo sul serio, questo Savonarola dei tempi nostri. E mutuando una frase del grande Totò apostrofarlo con un sorriso sfottente. «Ma ci faccia il piacere»! Verrebbe da farlo. Se non fosse per quell’infelice paragone tra il popolo del Gay Pride, che il Laporta - bontà sua - battezza politicamente come «modello culturale della nomenklatura al potere», e «i due milioni di Torvergata, unicamente guidati da una Croce, levata ben in alto da un vecchio Sommo Pontefice che a dispetto del tremore parkinsoniano è saldo come una montagna di granito».

Chapeau! Non posso che inchinarmi davanti ad un eloquio intriso di così suprema e commovente banalità. E restare a bocca aperta dinnanzi alla popolaresca filippica d’epilogo: «Nessuno s’illuda che la lotta contro gli zozzoni (non ho dubbi sul fatto che il buon Laporta includa nel novero anche i gay! ndr.) avvenga incruenta». Ci siamo, finalmente. Ecco l’assunto decisivo. Il monito finale. Armiamoci e partite. Contro gli «sporcaccioni assassini» e - già che ci siamo - anche contro gli «untorelli» che sognano il talamo di una rockstar.

Ogni commento sarebbe superfluo, tanto più in considerazione del fatto che la citata allucinante "epistola" trova spazio su un giornale, "Libero", che si era segnalato pochi giorni prima per un’iniziativa - la pubblicazione delle liste dei presunti pedofili - censurata unanimemente e fortunatamente subito riconosciuta da tutte le persone di buonsenso come una penosa speculazione messa in scena alle spalle di centinaia di omonimi dei "mostri", che si sono trovati "tout court" sbattuti in prima pagina e potenziali vittime della "sindrome di Girolimoni" (a proposito, riguardatevi quel vecchio film, tratto peraltro da una storia vera).

Caro Laporta, sarebbe inutile cercare di aprirle la mente sul fatto che omosessualità e pedofilia c’azzeccano quanto la marmellata di mirtilli sul coniglio al forno e che la pedofilia - cronaca alla mano - nasce quasi sempre in realtà eterosessuali apparentemente insospettabili (il vicino, lo zio, il negoziante sotto casa). Sarebbe inchiostro sprecato raccontarle quanti milioni di morti abbia causato quella croce «levata ben in alto dal Sommo Pontefice» in quella che oggi lei grossolanamente etichetta come la «lotta agli zozzoni» e che qualche secolo fa veniva più benevolmente definita la Santa Inquisizione

Meglio lasciarla ai suoi arguti vaneggiamenti ed al suo cieco furore giustizialista che, per fortuna, ben pochi condividono.
In questa sua ossessiva ricerca di Demoni del Sesso (quello con "esse" bolognese, immagino) non dimentichi, tuttavia, che i gay non hanno mai praticato la violenza, ma l’hanno sempre e solo subita. Non mi è chiaro chi le piacerebbe veder sfilare a Roma, al posto di militari e gay (mi ero ero dimenticato di dire che il nostro fondista, nello stesso pezzo, se la piglia pure con la sfilata delle forze armate ndr.) ma ho il sospetto che sarebbe comunque una parata inquietante. 
Giorgio A. Lambri (giornalista professionista) 
<bogey1960@hotmail.com>


12 Ottobre 2000 - "Mamma sii puntuale davanti a scuola"
Gad Lerner, Nino Rizzo Nervo... e Giorgio. Giorgio ha solo dieci anni, frequenta la quinta elementare, ma è comunque un protagonista di primo piano nella vicenda dei filmati sulla pedofilia che ha scosso come un terremoto la Rai. Giorgio infatti ha passato una notte agitatissima dopo aver visto quel Tg dei giorni scorsi, e ancora questa mattina si è preoccupato di raccomandare più volte alla mamma di essere puntuale all'una davanti alla scuola, di non lasciarlo neanche un minuto ad aspettare sul marciapiede. 

Nei suoi occhi ci sono ancora quelle crude immagini di bambini seviziati. Cosa sia esattamente la violenza sessuale sui minori non l'ha capito bene, ma una cosa gli è chiara: quei bambini soffrono e spesso muoiono. E più delle immagini, sono le parole che le accompagnavano che gli sono rimaste scolpite nella mente: quei bambini spesso vengono rapiti, strappati dalle braccia della baby sitter o della stessa mamma mentre assistono ad uno spettacolo del circo o passeggiano per strada. Papà e mamma gli hanno spiegato che quelle cose accadono nella lontana Russia, che lui non deve aver paura di uscire per strada quando è accompagnato, ma una sicurezza gli è venuta meno, è ora convinto che non basta più tenere sempre per mano un adulto amico. 

Sono stati sufficienti pochi minuti di televisione perchè andassero in fumo gli sforzi fatti dai genitori di Giorgio questa estate per rasserenarlo dopo le tremende notizie dell'uccisione delle piccole Hagere e Graziella. In quei giorni non voleva perdere un telegiornale, e il guardarli non era più l'obbligo imposto da mamma e papà convinti che potesse essere uno dei modi per impedire che cresca solo a Pokemon e Mac Donald's. Il Tg ha risvegliato la paura. E i piccoli drammi familiari che sono stati vissuti in tante altre case come quella di Giorgio possono far capire i toni delle polemiche. 

Certo, il clima preelettorale ha giocato molto, e anche gli assetti nella maggiore azienda di informazione del Paese aiutano a capire perchè il Parlamento si è bloccato un'intera giornata a parlare di un servizio dei Tg. Ma se non si tiene conto della nottataccia passata da Giorgio non si comprendono appieno i toni della polemica deflagrata. Lo ha capito uno dei giornalisti finiti sul banco degli imputati, Davide Sassoli, che ha misurato a casa l'entità dell'errore fatto. E lo ha intuito il presidente del Consiglio Giuliano Amato, che al solo pensiero che quelle immagine le avrebbe potute vedere la nipotina ha avuto voglia di spaccare il video.
P.C.


12 Ottobre 2000 - Nasce il Cazzufo, cazzata piu' refuso
Cazzufo. Elegante neologismo da me creato leggendo l’articolo di Mario Ajello sulla partecipazione di Silvio Berlusconi a Porta a Porta. (Messaggero, 7 ottobre, pag.9). 
Il cazzufo altro non è che un mix di cazzata e refuso. Quanti cazzufi possono entrare in sessanta righe? Tre? Acqua. Cinque? Fuocherello. Otto? Fuoco. Undici. Fuochissimo. Dodici? Bingo. Dodici cazzufi in due cartelline. Un record.

Il primo cazzufo nell’occhiello. Testualmente: "A Porta a Porta il Cavaliere duella con Bertinotti e annuncia: bisogna alzare le pensioni minime sopra il milione, a questi il bonus non verrà dato". Vi prego, ditemi chi sono i questi.
Ma il vero show comincia dopo qualche riga: Berlusconi, uomo concreto, viene definito "concretista"; mi attendevo che Bertinotti venisse definito "astrattista" ma sono rimasto deluso.

Si prosegue con un perché che diventa perchè, (gli accenti sono ormai un optional) e con un sinceramente tramutato in sincermanente. Ma non è finita qui; si prosegue con Vespa che fa suonare un Cd e raggiunge il culmine con la canzone Que reste-t-il de nos amours che diventa Que rest t’il de nostres amour.

Quattro cazzufi in otto parole: siamo a livelli olimpici.
Né viene risparmiato il sindaco di Roma Francesco Rutelli il cui nome diventa una "doppia parola" (se si fosse chiamato Francesco Maria sarebbe diventato una tripla) e si conclude con Berlusconi che allegeritosi etc., etc.
Nello stesso numero, a pag. 43 viene data notizia di un parto equino esagemellare: il titolo nella pagina d’apertura della cronaca di Roma dice testualmente: "Pomeizia, rubate sei cavalle gravide di ex campioni".
Complimenti alla storica testata di via del Tritone.
Mata Hari


12 Ottobre 2000 - Vespa, non essere ridicolo
Caro Barbiere, la scusa addotta da Vespa sul mancato rispetto dello sciopero da parte del conduttore di Porta a Porta è semplicemente puerile.  Il Maurizio Costanzo show è tutto tranne che una trasmissione giornalistica e Vespa che chiede a Costanzo se deve o non deve fare sciopero è roba da Pippo Chennedi Show. I direttori che partecipano al Vespa Show sono gli stessi che si fanno gli affari loro durante qualsiasi vertenza. Per il prossimo sciopero la Federazione della Stampa si assicuri che Costanzo scioperi o che almeno non risponda al telefono. I giornalisti sono sempre più in coma. Amen 
Gianni Franchini
11 Ottobre 2000 - Ma quanto mi piace Willy Molco
Caro Bds, voltiamo pagina. Diamoci per una volta al gossip da giornaletto rosa. O se vuoi da rivista specializzata in (alta) moda. Per deformazione professionale dalle 00.00 all'1.30 la notte guardo le rassegne stampa: di tutto di più. Rai 1, Rete4, Canale5, prediligendo, non so per qual motivo quasi sempre quest'ultima. 

Ma da qualche sera, pardon notte, c'è un mio Senso attirato da qualcosa d'altro. Non è l'udito (ad ascoltare la lettura delle prime pagine), ma la vista. Perchè come si sa: anche l'occhio vuole la sua parte. Beh, per farla breve: non riesco dall'esimermi a fissare lo sguardo sull'emittente di Stato. Motivo? Willy Molco (con la L, vero?) ha un look da favola. Altro che D'agostiniana memoria. E' qualcosa di più. Che va oltre alle naturali leggi della fisica abbigliamentistica. Da due notti poi, il top. L'altra sera sfoggiava un tutto-marroncino-beige da impallidire. O meglio da impallinarLo. Non tanto lui, ma il suo costumista. Giacca, camicia e cravatta: un monolite. Ieri, l'aggiustatina. La giacca, uno marron con righini impercettibili, la camicia marroncina. E, per fortuna (Sua) la cravatta blue, scuro ovvio. Mamma mia non si capiva dove iniziasse colletto della camicia e dove finisse le maniche della giacca. Fatta salva l'artificiosa e cotonatissima capigliatura, che salvare di Willy? Forse, il modo con il quale sfoglia il giornale. Saremo pur sempre italiani, ma il look vuole la sua parte. L'estet(ist)a


11 Ottobre 2000 - Basta andare a letto con chi conta 
Ringrazio il collega Niccolò d'Aquino dei complimenti al mensile corsaro che abbiamo messo in mare e ne approfitto per due riflessioni a voce alta, come fossimo dal Barbiere. Mediajob ha scatenato un piccolo putiferio nell'ovattato mondo giornalistico per due motivi: perché costa ottomila lire e perché ha scritto che per entrare nei giornali può servire anche andare a letto con chi conta.

Ora, sul primo problema, da direttore-editore della testata non posso che mettere avanti la classica giustificazione italo-familistica: "Mia figlia di quattro anni deve pur mangiare". Considerando che finora su Mediajob (che non ha gruppi editoriali alle spalle e non accetta pubblicità se non sulla copertina, per provare a dimostrarsi così indipendente negli articoli che illustrano come si può lavorare nel mondo dei media) ci hanno mangiato nell'ordine: i cartai, i fotocompositori, i tipografi, i trasportatori, i distributori (ahimé quanto, senza neanche consegnare i 5.000 cartonati 100x140 che ho regolarmente pagato. 

Perché? Per dare spazio al cartonato del nuovo mensile della Mondadori sui telefonini), gli edicolanti, i commercialisti, lo Stato italiano in tutte le sue forme e i lettori che hanno eventualmente utilizzato le pagine del giornale per incartarci le uova...visti tutti questi commensali, lasciate le briciole alla mia bambina (se insisto sulla figlia, forse mi chiama la Carrà e sarebbe un bel lancio, no?). 

Sulla seconda questione, con l'inchiesta sull'accesso alla professione giornalistica da me firmata ho tentato di dire la verità, indicando sei possibili strade. E' per far questo, per dire la verità sempre e rinunciare all'odioso meccanismo dell'autocensura, che ho fondato Mediajob, il mio giornale. E allora: è vero o no che le prime due strade per diventare oggi giornalisti sono essere figlio (o parente stretto) di giornalista oppure essere raccomandato (concetto vasto che include la via sessuale)? Gad Lerner, con il suo gesto, non voleva forse far parlare di questo e non di Landolfi? Urge dibattito. 
Mario Adinolfi,l direttore Mediajob ed ex raccomandato che oggi rischia tutto su un proprio giornale


10 Ottobre 2000 - Meglio le scuole dei raccomandati
Caro Barbiere noto con tristezza che il dibattito sulle raccomandazioni (vere? presunte? millantate? chi può dirlo?) che sembrava esaurito ha ripreso improvviso vigore grazie ai guizzi di tal Anonimo (che confonde 20 posti con 40... ma è sicuro di non essersi presentato a un altro esame?). Dico "con tristezza" perché comunque non mi sembra il discorso abbia fatto sostanziali passi avanti. Chi esce dalle Scuole di Giornalismo vale, si afferma, conquista meriti e posti, sette/otto volte su dieci. Questo è quanto. Vogliamo parlare di alcuni praticanti di redazione, "canonici", raccomandati di ferro, che intasano le redazioni con una qualità produttiva vicina alla zero? Chi fa più male alla professione? un giornalista di scuola, ferrato e formato, o un giornalista di raccomandazione, insipiente e inutile? Grazie per l'ospitalità Carlo Faricciotti ex allievo IFG Milano non raccomandato
9 Ottobre 2000 - Tu quoque, Cesare?
Tu quoque Bruto, disse Cesare; tu quoque Cesare, dicono Mata Hari e chissà quant'altri con lei. Il Cesare in questione è Cesare Lanza, estensore su Panorama della rubrica "Veline & veleni" che sarebbe più appropriato da oggi chiamare "Veline & veline". Intendiamoci, scagli la prima pietra chi di noi non si è macchiato del peccato di soffietto, ma stavolta le guance di Cesarone hanno raggiunto proporzioni eoliche. Lanza, uomo di gusti raffinati, autentico gaudente, amante del gioco, del buon cibo e delle belle donne è scivolato stavolta non sulla classica buccia di banana ma su quella di una mela. 

Lo scivolone è avvenuto a Roma in occasione della presentazione dell'opuscolo di Anadela Serra Visconti dal titolo, appunto, Una mela al giorno. Opuscolo e autrice troveranno certamente giusta collocazione nel panorama letterario del ventunesimo secolo ma il buon Cesare ha bruciato i tempi e lo ha presentato come l'evento culturale-mondan-letterario dell'anno.
 

L'autrice, definita "bellissima" (i gusti sono gusti) è stata sino allo scorso anno la titolare dell'angolo dell'estetista ad Uno mattina. Cesare non manca di citare una parte del parterre de roi et des reines presenti alla vernice, dove spiccavano i migliori nomi della critica letteraria italiana: Enrica Bonaccorti, Fabrizio Maffei, Cristiano Malgioglio. Doc la testimonial, Alda D'Eusanio che, cito testualmente "è da 15 anni fedelissima delle ricettine di Anadela". Questo dei diminutivi deve essere una vera e propria mania; credo che nessuno abbia dimenticato i "bacini sull'ernia" che Alda inviava via telefono a Bettino (inteso come Craxi e non come diminutivo di Betto). E pare che in privato Alda chiami Anadela (sua grande amica) Anadelina . Per affetto? Per amore dei diminutivi? Perché l'autrice non è proprio quella che si dice una vichinga? Fate voi. 
Mata Hari


9 Ottobre 2000 - Questi due finiscono a schiaffi...
Il caro Silversurfer deve essere uno di quei giornalisti che hanno lo scoop nel Dna. Soltanto lui, infatti, ha saputo dell'arrivo di Corsera e Repubblica nella nostra Regione dagli Stati generali di Simeone di Cagno Abbrescia. Ha saputo scovare una notizia come un vero segugio cui non sfugge nulla. Però la sfera magica di cui dispongo (sono giornalista aspirante mago e cartomante) mi dice che Silversurfer sia poco giornalista e molto parassita. La sfera, infatti, mi suggerisce che dietro lo pseudonimo argenteo si nasconda uno dei tanti, troppi giornalisti pugliesi e baresi in particolare con la pancia piena e il portafoglio gonfio ma perennemente insoddisfatti della vita, del mestiere e di tutto e il contrario di tutto. La stessa sfera conclude poi la previsione/retrovisione dicendo che silver ha provato a guidare una delle due redazioni attivando vecchie amicizie e ritelefonando ai politici di turno (che tanto, troppo lo hanno aiutato) per poi arrendersi e giocarsi l'ultima carta parlando direttamente con i responsabili fin troppo annunciati. Anche perché - e qui la sfera non c'entra - sia il Corsera che Repubblica offrono stipendi niente male. 

Naturalmente silver eccetera è di sinistra ma non disdegna di chiamare Raffaele (Fitto) e Simone (di Cagno Abbrescia) usando con loro un'amichevole tu e disprezzandoli e denigrandoli appena possibile. Se invece di trascorrere le sue inutili giornate navigando inutilmente alla ricerca di siti porno leggesse i giornali, saprebbe che gli Stati Generali non piacciano alle amministrazioni comunali (già questo termine al posto di Giunta o Governo è arcaico) poliste visto che Bari ha copiato l'iniziativa da Bologna e altre città comuniste, utilizzando gli stessi consulenti altrettanto comunisti. 

Marco De Marco e Corrado Boffano, (responsabili rispettivamente di Corsera e Repubblica versioni baresi e pugliesi) sono stati più volte a Bari, hanno già incontrato i futuri giornalisti, hanno vagliato i curricula che pure ignari e illusi semigiornalisti hanno inviato, infine pare (la sfera si è inceppata) che abbiano già licenziato diversi numeri zero, gisto per non lasciare a mani vuote i sapienti agenti commerciali. 

Sul silenzio di tomba di giornali e tv baresi di fronte all'unica vera notizia, silversurfer supera se stesso. Quando mai la stampa barese ha pubblicato (o messo in onda, che è lo stesso) notizie vere? Mi citi l'esempio, uno qualunque, di un servizio giornalistico qualunque che abbia sollevato un problema, scoperto un caso, risolto qualcosa. Rileggiamo insieme la collezione della Gazzetta e vediamo se le aperture di cronaca riportano notizie o, al contrario, qualcos'altro. 

Rivediamo gli ultimi dieci anni di qualunque tg e ripetiamo l'operazione. Ma la colpa, caro bds, non è dei giornali o dele tv, è solo di noi giornalisti incapaci di ribellarci e di dare un calcio in culo non solo ai giocatori dell'Inter ma anche e soprattutto ai direttori asserviti agli editori a loro volta asserviti ai politici che aiutano i giornalisti a farsi assumere prima e a diventare direttori poi. 

Eppure qualcosa stava cambiando nel '96 quando il citato Barisera ha rivoluzionato il panorama giornalistico barese. Però, pochi anni dopo, lo stesso anarchico (sia pure solo all'apparenza perché comunque asservito ad idee sinistrorse senza costrutto) giornale della sera si è appiattito, diventando una spina nel fianco della elefantiaca Gazzetta (cui ha rifilato buchi clamorosi) e costringendola ad iniziative editoriali (tuttogiochi, gazzettaffari, speciali vari, ecc) spudoratamente copiate dal topolino Barisera.

L''appiattimento è legato alle inevitabili difficoltà finanziarie di una testata edita da una cooperativa di giornalisti sqattrinati e dalle intrusioni illusionistiche di politici di varia natura ed estrazione, pur essendo tutti riconducibili a quella che continuano a chiamare coalizione di centro sinistra. Però Silversurfer spieghi perché l'omissione è giustificata su Gazzetta e tv del gruppo. Quale convenzione giornalistica o dell'Onu stabilisce che le omissioni (per non parlare delle mistificazioni e delle invenzioni) sono esclusiva prerogativa della Gazzetta e della sua piccola tv? E perché il tg regionale della Rai non è potentissimo come quello di tele Norba? Su Puglia ci metto la mano sul fuoco che la notizia sia sfuggita al suo coriaceo direttore. Per il Quotidiano di Bari è già strana la menzione così come altrettanto strana è l'omissione del Roma a meno che il quotidiano di An non l'abbia messo in prima pagina. 

Silenzio sul Quotidiano di Lecce visto che si parla di stampa barese. Infine silversurfer chiude con: "A Bari sta per arrivare il mercato editoriale, c'è speranza che cominci anche a circolare un po' di informazione". Sarebbe meglio se "A Bari sta per arrivare il mercato editoriale ma non c'è speranza che cominci a circolare un po' di informazione. A meno che vecchi tromboni come silversurfer decidano di dedicarsi all'agricoltura". 
Giuseppe Simone


5 Ottobre 2000 - E' in gioco la dignita' del nostro Paese
Lo storico Gaetano Arfe' ha spedito al Barbiere della Sera e alla Repubblica la seguente lettera aperta, indirizzata a Nello Ajello, che pubblichiamo volentieri.
Bds

Caro Nello, ho letto la nota dei miei dieci amici sulla Stampa e il tuo commento su La Repubblica, cui ha fatto seguito lo sconsolato articolo di Massimo Salvadori.

E' tutto da sottoscrivere, ma mi permetto un rilievo.
Da molti anni a questa parte è in atto un'offensiva ideologica -chiamiamo le cose col loro nome - che dà voce, e ne trae la sua forza, a tendenze latenti nel profondo della società italiana e che ha di mira la repubblica nata, come si suol dire e come è vero, dalla Resistenza.

Il primo campo nel quale essa si è cimentata è stato quello della storia. Successivamente essa ha investito quelli del diritto e della economia con gli stessi intenti, gli stessi metodi, gli stessi risultati devastanti.

Questa offensiva si è sviluppata per gradi, condotta con lucida intelligenza politica, ma ad accorgersene sono stati in pochi e tra quei pochi non si sono trovati in prima linea gli storici. Troppi di essi hanno registrato il susseguirsi sempre più fitto delle aggressioni con nonchalance, hanno temuto
di essere accusati di intolleranza, di settarismo, di ideologismo, colpevoli nostalgie per l' "infausta" Prima Repubblica, e, comunque, non hanno dato prova di aver colto i nessi che legavano i vari episodi e li collegavano in
un unico organico disegno di cui soltanto ora sembrano prendere coscienza.

La beatificazione del papa sanfedista è l'ultimo e il più clamoroso, ma l'elenco è assai lungo e copre un arco di lunghissimi anni. Hanno anche mancato gli storici di denunciare per tempo le violazioni dell'etica del mestiere, di avvertire che storicizzare non vuol dire dividere equamente i
torti e le ragioni tra Dumini e Matteotti, che non conferisce scientificità alla storia l'espunzione dei fattori, scientificamente rilevabili, di natura etico-politica, che la metodologia storica non può essere degradata a tecnologia della ricerca. Il vostro Pirani ha dimostrato, rispetto a questi problemi, in più di una occasione, una sensibilità che gli storici di professione non hanno avuta.

Giorgio Amendola, che era un intenditore, dava della egemonia una definizione che torna attuale: la capacità di intimidire gli avversari e di dirigere gli alleati senza ricorrere al bastone, con la forza delle idee e con gli strumenti della politica. La cultura oggi egemone non brilla per la
originalità e la forza delle idee, ma i mezzi impiegati sono e restano imponenti, dalle colonne del Corriere della Sera agli schermi televisivi, dai rotocalchi ai messaggi pubblicitari che divulgano i principi della nuova economia con l'immagine del neonato attaccato al seno della madre che la ammonisce: rassicurati perché su di me non puoi contare.

Ne è nata una ideologia soffice ma soffocante che ha una capacità di penetrazione e di diffusione enorme, tra la "gente" e nel mondo dell'accademia, e che esercita una mal contrastata egemonia anche sui nipotini di Togliatti, inutilmente convertitisi a un anticomunismo postumo
che ricorda i tempi della guerra fredda, su quelli di Nenni, che preferiscono il ruolo di orfani di Craxi, sugli eredi di De Gasperi, che hanno buttato alle ortiche il patrimonio di sofferte idee e di tormentate esperienze che aveva fatto nascere nel nostro paese un partito di democrazia cristiana cattolica, che aveva lasciato i suoi segni anche su uno
spregiudicato realista politico quale Giulio Andreotti.

Al punto in cui siamo la questione non riguarda ormai più soltanto la corporazione degli storici. La posta in gioco non è la interpretazione del Risorgimento o della Resistenza, è la dignità, è la libertà, è l'autonomia della cultura del nostro Paese

Se tra gli intellettuali italiani gli storici sono i primi a prenderne coscienza è un fatto che fa loro onore e li
carica di una grande responsabilità perché oggi essi non possono contare sulla solidarietà attiva di nessun settore di un mondo politico che non si è neanche accorto che una grande "battaglia delle idee" c'era stata e che ne era uscito ingloriosamente sconfitto, che continua ad arrabattarsi
nell'intrigo, che calpesta le più elementari norme non della democrazia, ma del buon costume politico - il modo in cui hanno posto e imposto, con miopia suicida, la scelta fra Amato e Rutelli fa scempio di ogni regola - che è tutto sotto l'egemonia che ha in Berlusconi il suo ideatore e il suo
magistrale regista.

Questo accresce le loro responsabilità, ma rende anche esaltante il compito di impegnarsi a rispondere a quello che, comunque, è un "bisogno dei tempi" che sono sempre gravidi di sbocchi potenzialmente diversi. Non è necessario avere la sicurezza del successo, basta preoccuparsi di salvare l'onore.
In tempi difficili, diceva Filippo Turati è questo il dovere di chi sa guardare lontano e ha fiducia nell'avvenire
Gaetano Arfe'


5 Ottobre 2000 - Ottomila lire spese bene
Ragazzi, consiglio a tutti di spendere lire 8000 (d'accordo che le buste paga sono più sottili del solito causa scioperi, ma fate lo sforzo) per comprare il primo numero di MediaJob. Il dossier centrale a cura di Barbara Massaccesi su come si diventa giornalisti in Italia, ancora oggi all'alba del nuovo millennio, è una chicca istruttiva per i giovani. 

Sei i modi possibili: essere figli di giornalisti, essere raccomandati (con la sotto versione "essere disposti ad andare a letto...", le scuole di giornalismo, l'università, l'esperienza sul campo e (se proprio non ce la fate a sfondare in Italia): andare all'estero. L'inchiesta, amara ironia a parte, è seria e molto esauriente. E, morale a parte, fa venire voglia di continuare a rompersi le scatole in questo mestiere, sempre splendido nonostante gli editori. Non so cosa ne pensiate voi. Per quanto mi riguarda: complimenti alla Massaccesi e al direttore-editore Mario Adinolfi. E sono complimenti veri, visto che non conosco nessuno dei due. Niccolò d'Aquino


5 Ottobre 2000 - Barbiere perche' non fondi un partito?
Caro Bds, cosa odon le mie orecchie. Pardon cosa leggono i miei occhi. Bene molto bene, allora la protesta non è sommersa. Gli ultimi due contributi arrivano da Napoli e sono di oggi 4/10: "Caro Caltagirone, la invito a Napoli" e "Caliamo le braghe". Allora è vero che tutto il mondo è paese-Italia. Che ciò che ha fatto Gad Lerner l'altra sera non è che l'esempio lapalissiano-telegenico di quello che accade ogni giorno nelle redazioni di radio-giornali-tv. E bravi i due partenopei. Ma purtroppo visto poi altri sfoghi in queste pagine la situazione è uguale per tutti. Un po' come una legge (non scritta) di trattamento uso-schiavi. Mi fermo qua. Due cose: 1) perché caro Bds, così attento ai problemi degli italiani e/o giornalisti (hai pure aperto il Barbiere dello Sport) non aprire una sezione legata questo tema: la dura vita del collaboratore senza tessere, ne amicizie. Pensieri, parole, opere e omissioni? La seconda: fondiamo un partito. Meglio un movimento non sotterraneo che si sfoghi effettivamente (rimanendo sempre, ovvio, nell'ambito del legale, della civile convivenza sulle stesse pagine) e che URLI al mondo questo genere di problema? Ci stai caro Bds? 
Uno per tutti

Caro Uno per tutti, con tutto quello che abbiamo da fare a bottega ti pare che abbiamo tempo di fondare un partito?
Bds
5 Ottobre 2000 - Cosa posso fare?
Caro Barbiere della Sera, sono cronista in uno dei tanti giornali in crisi, che minacciano chiusure, riduzioni d'organico e così via. Non sono nè troppo vecchio per andare in pensione nè troppo giovane per cambiare strada, nè troppo libero, perchè ho casa e famiglia, nè troppo ricco per vivere di rendita nè così bravo o famoso da essere richiesto da altri giornali. E credo di non essere il solo in questa situazione. Da questo sito vorrei confrontarmi coi colleghi. Che posso fare? Non ci sono corsi d'aggiornamento che permettano di "riqualificarmi", ammesso che servano a qualcosa. Ho provato ad entrare in altri giornali locali della mia città attraverso l'unica strada che conoscevo:presentare un curriculum. Una testata mi ha fatto un colloquio, gli altri giornali non si sono fatti nemmeno sentire. Ripeto, in questa situazione cosa è possibile fare? Grazie, Barbiere. 
4 Ottobre 2000 - Benvenuto al Barbiere dello Sport
Benvenuti! Chiaramente al "Ragazzo spazzola" e alla Berta.
Vi leggeremo con molta attenzione e interesse. Complimenti vivissimi al Conte d'Almaviva per il suo intervento sui suicidi. Molto apprezzato. (Peccato che non l'ho più, vi si sarebbe rivoltato lo stomaco: quest'estate "Il Messaggero" - cronaca di Latina - pubblica un bel pezzo riguardo il suicidio di una povera signora, senza nome ma con tanto di nome della via e riferimenti vari, dove addirittura descriveva "la pozza di sangue" sul marciapiede...) Saluti saluti
Remigio Russo
4 Ottobre 2000 - Un po' di Cabala sulla "L"
Caro Bds, scusa se torno a te e scusa se torno sul solito argomento: le dimissioni di Gad Lerner. L'uomo che mostrò al mondo la bustarella (mamma mia che coraggio, anche se mi sembra che da queste pagine qualcun altro l'abbia fatto ben
volentieri) se n'è andato. "Inquisendo" Landolfi che ovviamente, dopo il Tapiro (ettepareva) ha querelato.

"L" di Lerner, "L" di Landolfi. E, infine, "L" di Longhi, il
prossimo/futuro direttore del Tg1. Che coincidenza. Che fato... vocabolariesco.
Ma c'è di più. Facciamo per una volta gli statistici, calcoliamo, spulciamo, elaboriamo. La "L"< che lettera (in senso numerico) è dell'alfabeto italico? La numero 10 (dieci), come Maradona, Platini, Baggio, Mancini. Grandi calciatori, grandi numeri. Ecco il punto: il rientrante  _ par di stare a un turnover di sacchiana memoria, (vedi caro Bds che il calcio c'entra sempre) _ Longhi risulta essre il numero 10 (dieci), inteso comecondottiero del primo telegiornale d'informazione italiana, in 8 (otto) anni. Coincidenze? Così è se vi pare...
Certo che a volte a dar i numeri non sono i matti. Ma quelli che guidano un servizio pubblico, per il quale il contribuente paga assai. E guarda a caso in questo ultimo concetto la "L" appare ben poco. Vabbe, prepariamoci a pensare che sia tutto un gioco delle parti. Come del resto il calcio, che nolente o dolente alla fine torna sempre in cima ai nostri pensieri...
A proposito, dimenticavo. Chi è l'allenatore più discusso del momento? Ma Lippi. E con che consonante "parte" (nel senso di
dimissionario-rientrato) il cognome del Marcello da Viareggio, alias Paul Newman delle panchine? Ma con la... "L". Che sbadato a non pensarci prima. Vedi che alla fine i conti (e non i Lerner) tornano. Alla faccia delle... "L".
A.mon. (senza "L" alcuna)


4 Ottobre 2000 - Quarto potere comunica...
Presto si poserà la polvere sulla vicenda della trasmissione di video dei pedofili sui Tg Rai: si discuterà ancora un po' delle dimissioni vere, si dimenticheranno quelle finte. Tutto è stato buttato in politica. Il problema del contenuto dei servizi trasmessi è passato immediatamente in secondo piano: l'informazione è mortificata nei giornali, nelle radio
e nelle TV dove comanda la politica. 

E la professionalità dei giornalisti chi la difende? La messa in onda o pubblicazione di servizi senza che nessuno abbia visionato testi e immagini non è un'eccezione: sembra purtroppo la pratica quotidiana, più forte di qualsiasi regola. Di errori i mass media sono pieni, ma nessuno se ne cura, nessuno entra nel merito. Quel che conta è la strumentalizzazione. Come mai nessuno protesta per i nudi in tv (nei 3 tg all'ora di cena), per gli amplessi mimati o i servizi boccacceschi sui giornali di moda dove si contrabbandano per foto d'autore immagini meramente pubblicitarie? Una prassi che si estende sempre più e ha contagiato i new media, e che fa a pugni con la qualità dell'informazione. Ma su questo tutti zitti, si parla d'altro. Che vergogna! 
I giornalisti di Quarto Potere
quartopotere@egroups.com


4 Ottobre 2000 - Caro Caltagirone, la invito a Napoli
Questa mia vuole essere un invito a Lei, Dottor Caltagirone, editore de Il Mattino a venire a Napoli, per rendersi conto di ciò che accade nel suo e nel "nostro" giornale. Io scrivo di me, ma anche di tanti come me, che vivono la medesima condizione di precarietà, con un contratto di corrispondenza o collaborazione (ex articolo 12 o 2) dalle redazione distaccate in Campania e dalla provincia di Napoli. 

Io, come tanti altri, scrivo per le pagine de Il Mattino dai due ai tre articoli al giorno, certo troppi per un giornalista che percepisce uno stipendio che va dalle 2 alle 600mila lire al mese, ma io, come tanti, aspetto, illudendomi che prima o poi qualcosa cambierà, che il turn over avverrà e che, alla fine, sarà premiata la fatica, la costanza. 

Tutto un bluff, Dottor Caltagirone, tocca sempre agli stessi essere assunti: ai professionisti disoccupati, come prevede la legge o ai figli di giornalisti che, magari, trovano improvvisamente un posto su Caltanet. A me, e a tanti come me, non tocca mai, perchè rimarremmo iscritti all'albo dei giornalisti pubblicisti a vita, non avendo la possibilità di fare il praticantato, perchè di fatto non assunti, se non come corrispondenti o collaboratori. 

E non vale certo la quantità enorme di articoli, il nome in prima pagina o qualche ora (giorni, settimane, mesi, anni) trascorsi in redazione come abusivo. No, non vale a nulla tutto questo, anche se si vive così per un decennio, io, come tanti altri, della casta privilegiata dei giornalisti non farò mai parte. E' già tutto deciso. Non si meravigli dunque se si troverà, all'improvviso, dozzine di vertenze di lavoro e non si preoccupi più di tanto, ligi e ossequiosi, i capiredattori, davanti al giudice, dichiareranno che non conoscono neanche uno di noi. In quel caso ci tocca sperare in un giudice clemente che faccia attenzione alle migliaia di articoli o a pagine intere che portano tutte una sola firma, quella di un solo corrispondente o collaboratore. 
Ma io, che nonostante tutto continuo a lavorare per il suo giornale, con dedizione, dando la reperibilità ventiquattro ore su ventiquattro, vorrei invitarla a Napoli, vorrei invitarla a conoscere noi precari. Vorrei che ci guardasse negli occhi per rendersiconto che forse a fare il giornale siamo noi. E vorrei inoltre ricordare a chi, troppo spesso lo dimentica, appropiandosene, che Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino, morto ammazzato dalla camorra, era uno di noi, sì Giancarlo era un precario, un semplice corrispondente da un Comune di provincia, a cui era stata fatta la promessa di assunzione. Ecco forse questo le renderà l'idea del nostro lavoro e di chi parlo, quando mi riferisco ai precari. Lei ci conceda qualche ora, venga a Napoli, ma non solo per chiudersi nelle stanze dell'amministrazione, ascolti anche noi e vedrà che se la regola del suo giornale sarà quella di assumere chi lavora di più, ci saranno molti dei corrispondenti e collaboratori nell'elenco dei nuovi assunti.


4 Ottobre 2000 - Lerner ha fatto bene a andarsene
Trovo piuttosto inopportuno il coro pressochè unanime che ha intonato peana in onore di Gad Lerner. Premesso che a lui va il massimo della considerazione per aver esercitato l'istituto delle dimissioni che in Italia non pratica mai nessuno, mi rimane difficile capire come potrebbe decidere di rimanere al suo posto un direttore responsabile di una nefandezza come quella della messa in onda del video-shock. 

Sicuramente non ha fatto lui il servizio, sicuramente non lo ha passato lui, ma altrettanto sicuramente quel giorno le notizie in primo piano erano due: il disatro del traghetto greco e la retata anti-pedofili. E' possibile che oggi come oggi il mestiere di direttore sia tale da non poter dedicare qualche energia a verificare servizi e filmati almeno delle due notizie del giorno?. Lui sostiene di averlo fatto, allora qualcuno si è fatto beffa delle sue disposizioni. Poco importa, fatto è che quello che è accaduto è un segnale di ingovernabilità. 

Non si trattava dell'esonero di un allenatore bensì di un fenomeno inquietante e allarmante come la pedofilia; mi sembra che il direttore di un giornale che offra al pubblico un servizio di quel tenore e che percepisce uno stipendio mensile che i genitori dei bimbi sodomizzati a Manila non mettono insieme nemmeno in tre vite, non possa far altro che riempire le valigie e andarsene. E se ne è andato con corenza. Poteva anche andarsene alla grande, se avesse evitato di coinvolgere Landolfi in una querelle di basso profilo. Oddio, può anche darsi che Lerner abbia ragione. Il fatto è che il video-shock sulla pedofilia è andato in onda e tutti l'hanno visto. Per il caso Landolfi c'è la parola di Lerner contro quella del presidente della commissione di vigilanza. E che un direttore non si renda conto neanche di questo fa riflettere tutti i giornalisti che forse, visto quello che si vede in giro, al vertice di un giornale sia meglio mettere un pilota automatico piuttosto che un direttore. 
Scannabue


4 Ottobre 2000 - Chi da' le notizie e chi no
Venerdì 29 settembre, ore 10.15, al teatro comunale Piccinni di Bari è in programma una delle tavole rotonde degli "Stati Generali" della città (la formula un po' pomposa piace evidentemente alle amministrazioni comunali poliste, vista la prossima replica del format a Milano, con annesse polemiche tra il sindaco Albertini e la sua giunta). 

A introdurre e moderare il dibattito c'è Marco Demarco, direttore del Corriere del Mezzogiorno, costola napoletana del Corriere della Sera, comparso, si potrebbe dire, a sorpresa sul palco, visto che fino all'ultimo giorno le mezze pagine pubblicitarie acquistate dal Comune sui giornali locali, in primis sulla Gazzetta del Mezzogiorno, indicavano come moderatore della mattinata Dario Di Vico, nonostante da quindici giorni la segretera organizzativa della manifestazione fosse in contatto con Demarco a Napoli (peraltro lo stesso sindaco Simone Di Cagno Abbrescia, presentando alla stampa l'iniziativa il lunedì precedente si era ben guardato dal segnalare il nome di Demarco tra quello degli altri giornalisti di media nazionali, Marco Panara di Repubblica, Marino Massaro del Sole 24 ore, Osvaldo De Paolini del Giornale). 

Demarco comunque, nella sua breve introduzione, da persona educata qual è, dopo aver ringraziato i relatori ed i presenti, ringrazia anche l'amministrazione comunale del capoluogo pugliese per avergli dato l'occasione di essere a Bari e dà alla platea ufficialmente l'annuncio: "Tra qualche settimana avvieremo una nostra edizione barese e pugliese".

Curiosità ed interesse in sala, sospiri di sollievo ("l'ha detto, l'ha detto,non si potranno più tirare indietro") tra le decine di giornalisti che "casualmente" erano quella mattina al Piccinni, un sorriso (certo non di sollievo) anche sotto la barba brizzolata di Corrado Boffano, responsabile in pectore della futura redazione barese di Repubblica (per dirigere la quale dovrebbe lasciare Torino) che, senza godere di altrettanto palcoscenico aveva approfittato già dal giorno prima degli "Stati Generali" per informare ufficialmente i maggiorenti cittadini (e tanti ansiosi giornalisti) dell'analoga decisione del quotidiano diretto da Ezio Mauro.

Silenzio di tomba invece di giornali e tv baresi di fronte all'unica notizia vera dei due giorni di "Stati Generali", per il resto rimasticatura di annunci e programmi noti da tempo: entro tre mesi a Bari apriranno il Corriere e la Repubblica, rompendo un monopolio, quello della Gazzetta del Mezzogiorno, che dura dagli anni Cinquanta (se vogliamo risalire all'unica esperienza di testata locale in reale concorrenza, la socialcomunista Voce) o dagli anni Settanta se ci accontentiamo, come voce alternativa, delle pagine di cronaca locale del Tempo, ma chi non era al Piccinni o non aveva un amico o conoscenbte loquace in teatro non ne sa nulla. 

Passi che sulla Gazzetta del giorno dopo (e nei servizi della tv del gruppo Antenna Sud) non ci fosse neanche un accenno all'annuncio di Demarco (che si è ritrovato sulle colonne del quotidiano pure il nome storpiato in Dimarco) ed alla presenza di Boffano, ma che il tg regionale della Rai o quello della potentissima Telenorba abbiano ignorato la notizia e così abbiano fatto anche i vari Puglia, Bari Sera e Il Quotidiano di Bari (per non parlare del caltagironiano Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto che pure ha una pagina di attualità regionali, una tradizione di punzecchiature alla Gazzetta e vorrebbe rafforzare la sua presenza nel capoluogo in vista di futuribili iniziative) è indice inequivocabile dello stato dell'informazione nella decima città d'Italia: le notize, quali che siano, meglio ignorarle. E allora siano sciolti peana al grande scontro tra via Solferino e piazza Indipendenza che rende appetibili anche le poche migliaia di copie che le iniziative baresi dei due gruppi aggiungeranno alle vendite di Corriere e Repubblica, si innalzino odi alla spasmodica attività dei manager della Manzoni e della Rcs sempre a caccia di nuovi mercati pubblicitari da drenare: a Bari sta per arrivare il mercato editoriale, c'è speranza che cominci anche a circolare un po' di informazione. 
Silversurfer


4 Ottobre 2000 - Ragazzi, caliamo le braghe
Cari colleghi de Il Barbiere della Sera, ho 34 anni e da cinque sono entrato nell'agognato elenco dei giornalisti professionisti utilizzando l'ingresso laterale, ovvero attraverso il praticantato d'ufficio. Il primo contratto l'ho avuto solo due anni e mezzo fa in una cooperativa che edita un settimanale, fino a pochi giorni prima di quel benedetto ex articolo 1 avevo fatto la fame in diverse redazioni di quotidiani napoletani a causa di un atteggiamento che credevo essere duro e puro orgoglio ma che in realtà era solo uno stupido, inutile e presuntuosissimo convincimento che alla fine se uno è capace vien fuori lo stesso. 

Nel periodo d'oro di tangentopoli anziché fare la fila davanti all'ufficio di un politico, ho preferito farmi trattare come uno straccio, sempre perché convinto di non dover chiedere mai: ma non essendo ganzo come il tipo che faceva lo spot di un celebre deodorante, mi sono visto passare avanti plotoni di raccomandati, la maggior parte dei quali con evidenti e macroscopiche incapacità professionali. 

Purtroppo ora che la ragione si è fortunatamente impossessata del mio cervello, ho capito che calare le braghe è necessario se si vuole restare a galla: pur non sentendomi vecchio e decrepito, a chi si avvicina alla professione consiglio di abbassare subito i pantaloni e farsi aprire scenari altrimenti inesplorabili. Fatevi raccomandare, prostratevi davanti a chi può darvi una mano, non fate i duri e puri perché non serve a niente. Se credete che le vostre capacità siano sufficienti a spianarvi la strada, sbagliate di grosso. Aveva ragione Oscar Wilde: "Gli ideali sono una cosa pericolosa. Meglio la realtà: ferisce, ma vale di più". 
Ciao Barbiere, alla prossima. 
Da Napoli con dolore


3 Ottobre 2000 - Quante volte, fratello?
Dicono, le malelingue, che i giornalisti sono marchettari e che per un'agenda, una stilografica, un portacenere che neanche al Bar Sport metterebbero sul tavolino, sono disposti a occuparsi con zelo di ogni cosa. Al Cersaie, la principale mostra mercato della ceramica che si svolge ogni anno a Bologna - una delle più importanti in Europa - devono aver capito uno dei punti deboli della professione: il vizio dell'accaparramento, la paura del tornare a mani vuote.
Insomma, arrotondare con un simpatico gadget, meglio se esclusivo, fa parte del codice genetico dell'operatore dell'informazione. Così una delle aziende espositrici ha inviato alla stampa un simpatico - anzi, geniale - fax. Leggiamo insieme: "Agenda Cersaie 2000. NO CONFERENZE STAMPA! Passate liberamente a ritirare la documentazione e un piccolo omaggio martedì 3 ottobre e mercoledì 4 ottobre...". Seguono le coordinate per arrivare agli stand (si trovano nei padiglioni 34 e 32). 
Quanti saranno i giornalisti che si recheranno agli stand per il "piccolo omaggio"? La curiosità - professionale, s'intende - creerà la ressa? E chi oserà, di fronte a tanta gentilezza, negare dieci righe in cronaca alle aziende? E allora questo è il momento buono: togliamoci questo peso dalla coscienza, confessiamo in nostro vizio al Barbiere della sera

Quante volte, fratello, hai accettato omaggi? Quanti viaggi premio? Quante penne? Quanti libri a tiratura limitata? Quante oggetti e oggettini hi-fi e hi-tech? Io, Pokèmon, lo ammetto: in quindici anni di professione ho accumulato: una pinzetta portabanconote in acciaio argentato (perduta); una macchina fotografica a fuoco fisso del valore di 30-35mila lire (inviatami per un evidente errore da un'azienda mai conosciuta); un paio di agende decenti e una decina di orribili (girate a colleghi di bocca buona); una ventina di biro e nessuna stilografica; bottiglie di vino n° 20-25; 1 bottiglia di champagne (regalata a Natale a un parente lontano); 5-6 libri discreti, altrettanti inutili. Mi fermo qui, perchè mi rendo conto di sfigurare di fronte a colleghi che possono elencare omaggi di caratura ben maggiore come tour, benefit a due o quattro ruote eccetera. Ma ora tocca a voi. Confessate. E' gradita anche la segnalazione degli omaggi più pacchiani, così, tanto per farci una risata liberatoria.
Pokèmon


3 Ottobre 2000 - Vai dal giudice se hai coraggio
Caro Barbiere, leggo con ritardo la lettera 3 settembre 2000 di un "anonimo" dedicata all'ultima selezione (settembre-ottobre 1999) dell'Istituto "Carlo De Martino" per la Formazione al Giornalismo (Ifg), la scuola di giornalismo fondata dall'Ordine dei Giornalisti della Lombardia e finanziata dalla Regione Lombardia nel quadro della politica della formazione. 

Dico subito che la commissione di selezione (nominata dal Consiglio dell'Ordine della Lombardia e di cui era presidente Piero Ostellino e vicepresidente Emilio Pozzi) ha fatto bene a bocciare l'<anonimo>, che nella sua lettera ha collezionato due errori macroscopici: 1. i posti "in palio" erano 40 (e non venti); 2. gli ammessi all'orale sono stati 91 (e non 40). Per quella selezione non sono stati presentati ricorsi alla commissione esaminatrice, al Consiglio dell'Ordine o alla Procura della Repubblica. 

Alcuni candidati, avvalendosi della legge n. 241/1990 sulla trasparenza, hanno chiesto e hanno prontamente ottenuto di visionare i loro compiti scritti. Anche il concorso di selezione dell'Ifg ha due regole tipiche (e fissate per legge) di tutti i concorsi pubblici: la segretezza della correzione degli elaborati scritti e la pubblicità delle prove orali. L'<anonimo>, a patto che sia vero il suo racconto (circostanza di cui dubito, considerati gli errori contenuti nella lettera al Barbiere), è stato interrogato da almeno cinque commissari e alla presenza di più persone. La commissione non ha registrato "proteste" per trattamenti <ictu oculi> iniqui. L'<anonimo>, quindi, mente, sapendo di mentire. Se in lui alberga un sentimento di civiltà e di cittadinanza ha un solo obbligo giuridico da assolvere: presentarsi al IV piano del Palazzo di Giustizia (Procura della Repubblica) e raccontare la sua presunta, molto presunta, "verità" a un magistrato. 

Lo sfido a farlo. Se non agisce così, danneggia anche l'immagine del Barbiere, che rischia, in alcuni casi, di ridursi a <buca da lettera>, dove chiunque può infilare una <verità del diavolo> diffamatoria e calunniosa e perciò sanzionabile sul piano civilistico e penale. Non si può predicare il buon giornalismo, dando prova di cattivo giornalismo. Con la consueta cordialità. 
Franco Abruzzo 
Presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia


2 Ottobre 2000 - Dopo il Barbiere, la Cavalleria rusticana
Cari colleghi del Barbiere, sono una giornalista (pubblicista) di Bari. Tra le tante baggianate che si trovano sui giornali vi prego di prendere in serissima considerazione l'inserto "Salute" di Repubblica, in particolare l'ultima pagina, quella che in una finestra intitolata "senza tabù" si pubblicano le (vere o false chissà) angosciose e imbarazzanti domande dei lettori. 

Nel numero del 28 settembre 2000 una merita la segnalazione. Si intitola "La cavalleria rusticana" e sentite cosa chiede: Quando il mio ragazzo fa l'amore sembra la "cavalleria rusticana", io preferisco ritmi piu' lenti, che ne so, il ritmo del mare. CHi si deve adeguare? Inutile dirvi che la risposta ha un "ritmo" davvero comico... Si passa da "rapporto lungo e avvolgente" a "lungo e lento come il mare nei momenti di languore e di profonda tenerezza....". E questa, vi assicuro, è solo una delle tante!!!! 
Grazia


2 Ottobre 2000 - Unicuique suum
Caro Figaro, a ciascuno il suo. Celli ha fatto il suo mestiere di direttore generale rispondendo alle domande della commissione di vigilanza, non lo hanno fatto i colleghi che gli hanno rivelato, violando il dovere di riservatezza, protetto anche dalla legge, la propria fonte. 
Condivido in pieno tutte le altre considerazioni: quando ci lamentiamo del 'restringimento degli spazi di informazione e quindi di democrazia', ricordiamoci anche di episodi come questo. Siamo noi che ci diamo la zappa sui piedi: se al primo bu! di un direttore (generale o di testata) vomitiamo nomi e cognomi delle fonti (cercando di scaricare responsabilita'?) perche' mai dovremmo stupirci se gli editori, che misurano attentamente i gradi di inclinazione delle nostre schiene una volta dritte, non vogliono chiudere il contratto sapendo di avere il coltello dalla parte del manico? 
Cip e ciop

2 Ottobre 2000 - Ormanneide
Caro Barbiere, c'è qualcosa (molto) che non mi convince in questa cosiddetta Gad-fobia, che orami è vera paranoia, a proposito delle immagini shock passate sul TG1 relative a ripugnanti reati su bambini commessi da "pedofili".

Premetto che, per una di quelle strane combinazioni della vita, mercoledì sera mi sono "perso" sia il TG1 sia il TG3 (capiterà una volta all'anno, forse Dio mi ha voluto risparmiare un trauma), ciò detto, oltre a Lerner credo di dovere difendere anche la buona fede del direttore generale Rai Pierluigi Celli (che avendomi a suo tempo querelato non è esattamente nelle mie simpatie) il quale ha candidamente ammesso che le immagini trasmesse erano sponsorizzate dalla procura o dalle procure che stanno svolgendo le indagini e che tramite i loro galoppini nella polizia giudiziaria le avevano "diffuse" tra i giornalisti, magari creando un "mercato" parallelo di turpi foto e filmati.

Gli interessati smentiscono, ma oggi, aprendo "Panorama", leggo un informatissimo servizio sulla stessa inchiesta, corredato con foto che vengono dai reparti investigativi (di quelle che hanno il timer per i giri dei videonastri), pieno di inediti particolari, corredato con estrapolazioni da verbali ecc. 
Veramente un eccellente lavoro, se non fosse per quel particolare da poco conto di essere detto articolo co-firmato da un signore che si chiama Roberto Ormanni, nipote del procuratore capo di Torre Annunziata Alfredo, a sua volta fratello di quello aggiunto di Roma che si chiama Italo, cioè il padre del collaboratore di "Panorama", che abbiamo potuto ammirare al lavoro nel caso Marta Russo, nonchè titolare anche lui di varie inchieste sui pedofili.
Le cronache ci informano che Italo padre di Roberto, fratello di Alfredo, adesso ha aperto un'inchiesta per capire chi ha dato le immagini a Gad Lerner.
Dimitri Buffa


2 Ottobre 2000 - Forza, facciamoli incazzare
Caro Barbiere e caro Figaro, voi navigate nel mondo di internet e quindi - al contrario dei colleghi della carta stampata - non siete scusabili. nel pezzo di oggi "Forza facciamoli incazzare" il buon Figaro scrive: "Come mai lei non ha detto una parola contro il sito Internet diretto da Maurizio Gasparri (..) che ospita interventi del piu' becero antisemitismo?". 

Eh no, caro Barbiere e caro Figaro. Un errore così madornale lo può fare Repubblica sparando a pagina 2 la (pseudo)notizia. Ma tu no, tu vivi in Internet. Quindi non puoi non sapere cosa sono i newsgroup. Quei gruppi di discussione che possono essere moderati o meno, dove si discute liberamente di tutto e di più. Per aprirne uno occorre che ci sia il consenso da parte di un quorum di interessati (non ricordo il numero). Ne esiste uno che si chiama it.politica.pds un altro it.politica.rifondazione, dai nomi si evince che chi ha proposto di istituire questi gruppi vuole discutere e confrontarsi sulla politica guardando con interesse alle posizioni di Ds e Prc. 

Ciò non significa però che siano organici. Continuando a parlare dei due sopracitati ng (newsgroup) se andate a sfrugugliarvi la storia degli interventi troverete messaggi di incitamento alla rivolta di Praga, questo non significa però che Veltroni o Bertinotti le condividano, nonostante sui loro siti esistono dei links a questi ng. 

Ora il ng it.politica.destra era semplicemente segnalato dal sito di Gasparri, it.politica.destra, questo non vuol dire che si approva quello che c'è scritto dentro. Mettere un link non equivale a sposarne le idee. Altrimenti Virgilio o Arianna o qualsiasi altro portale andrebbe incriminato. Caro Barbiere spiace che in una trappola così sia finita una forbice così attenta come la tua, saluti 
Luther Blisset


2 Ottobre 2000 - Inpgi2, ma quanti soldi mi darete?
Ho letto con grande interesse la discussione su Inpgi 2
E, visto che verso a codesto istituto una somma importante per le mie risorse economiche, mi chiedo quanto segue. 
Ho 49 anni, per cui andrò in pensione tra 16 e quindi con 20 anni di versamenti all'Inpgi 2, avendo incominciato 4 anni fa. Quanto vedrò di questo denaro che, ad esempio, se fosse versato a beneficio di un qualsiasi fondo pensionistico di quelli offerti oggi dal mercato dei fondi dai gestori più svariati e accreditati, tra 20 anni mi metterebbe nella condizione di gestire una somma considerevole? 
Vi ringrazio per l'attenzione e, in attesa di una risposta indicativa, Vi auguro buon lavoro. 
Fabio Santini
2 Ottobre 2000 - Pensionati troppo attivi
Cari del Barbiere della sera. Siamo in una redazione qualunque, di una regione qualunque e così via. Siamo semplicissimi collaboratori, quelli senza alcun diritto di sorta (né professionisti, né praticanti e così via) ma conosciamo a fondo molte realtà locale. 

Precisazione obbligata: il nuovo giornale quotidiano dell'Umbria aprirà i battenti dal 1° di ottobre, è vero, ma voi non sapete che sia il direttore responsabile, sia il primo redattore sono due arzilli pensionati. Alla faccia della nuova occupazione! Che ne dite? Noi giovani non veniamo chiamati dalle "nuove" (e al sicuro fino alle elezioni) realtà editoriali. Un altro appunto: in Umbria sta per nascere un altro quotidiano. Ad Orvieto "TuttoFinanza" diventerà il primo giornale economico dell'Umbria. Quali saranno i suoi giornalisti? I pensionati dell'Inps o gli ex uscieri della Banca dell'Umbria?
I qualunque



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