CANTO
I
INTRODUZIONE
Il
primo canto non solo è tra i più felici del poema, ma ne costituisce
quasi il preludio musicale, la sinfonia in cui tutti i motivi dell’opera
appaiono mirabilmente accennati, in cui fughe, incontri, combattimenti,
casi incredibili, malinconie, tenerezze amorose, si susseguono con una
trama rapida e leggera.
Al
di sopra di ogni motivo, elemento unificatore di tutto il canto, la figura
di Angelica, la sua fuga.
Angelica
non ha un’anima sua, non ha un suo carattere: è la giovinezza, la
bellezza medesima che appare e trascorre dinanzi agli occhi dei cavalieri,
sempre desiderata e mai raggiunta. Quasi un simbolo nella gran tela del
poema.
Ora,
occorre fin dall’inizio educarsi alla poesia del Furioso. V’è
certamente, nel poema, un complesso di sentimenti umani e caldi: l’
amore, la gentilezza, la generosità, l’amicizia, l’ira, la fedeltà,
il tradimento, la virtù guerriera ecc. Ma di fronte a tutti questi
sentimenti il poeta, anche quando li rivive in sé, rappresentandoli con
cordiale partecipazione, mantiene un certo distacco.
[Abbiamo
già notato, infatti, come l’A., fin dal proemio, sa ricondurci al
quotidiano e al reale di botto, e rompere così l’incantesimo di “era
‘l tempo...”, per raggiungere un equilibrio delicato e difficile tra
fantasia e realtà e abbiamo altresì visto - anche nelle Satire - che
spesso l’A. si accosta ai casi della sua vita, e ai personaggi
incontrati, armato di un lieve sorriso di simpatia, di ironia e di
indulgenza.]
Ora,
nel poema, circola un lieve e aereo sorriso: a volte è lo strumento che
consente al poeta di “prendere le distanze” (“Ecco il giudicio uman
come spesso erra...”; “O gran bontà...”), ora è la manifestazione
del suo entusiasmo per il rinnovarsi della vicenda, per l’alternarsi e
succedersi di eventi e sentimenti ed è quindi godimento dello spettacolo
sempre nuovo e vario della vita.
E
di fronte a questo spettacolo l’A. non parteggia, non sceglie, non
giudica e non predilige, perché “degli uomini son varî gli appetiti”
e perché solo per la sua ricchezza multiforme la grande giostra della
vita gira.
E
lui, piccolo sorridente dio creatore, la contempla tutta, la vita, e
lascia nei lettori l’impressione ultima di quell’”armonia” che è
il riflesso del suo animo, serenamente aperto a tutta la vita umana, ma
che è anche la suprema aspirazione estetica del secolo del Rinascimento,
dalla cupola di S. Maria del Fiore al David di Michelangelo.
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