Torquato
Tasso: le opere minori
Le
"Rime", circa 2000, sono di vario
metro e di varia ispirarione. Molte di esse sono dedicate a due donne da
lui amate, Lucrezia Bendidio di Padova e Laura Peperara di Mantova, o alle
principesse di casa d'Este, e rappresentano l'arte migliore del
canzoniere. Altre sono encomiastiche o di argomento religioso.
Il "Torrismondo"
e una tragedia si stampo classico che si rifè per l'argomento all'
"Edipo re" di Sofocle e per lo stile alle tragedie di Seneca
(gusto, dell'orrore). Il Re Torrismondo, in cinque atti e in versi,
portata a compimento nel 1587 a Mantova. Vi è ripresa la materia
dell'incompiuta tragedia Galealto, re di Norvegia, cui il poeta aveva dato
mano al tempo della composizione della Gerusalemme liberata. Non senza
scoperte reminiscenze dell'Edipo re di Sofocle e ispirandosi per la
descrizione del paesaggio e dei costumi nordici all'opera di Olaus Magnus
Historia de gentibus septentrionalibus, tradotta dal latino in italiano
nel 1565, il poeta vi tratta dell'incesto che inconsapevolmente
Torrismondo, re della Gotia, compie con sua sorella Alvida, creduta figlia
del re di Norvegia, e della tragica fine dei due giovani. Divenuto amante
di Alvida, sposa promessa del re di Svezia Germondo. Torrismondo però
scopre che Alvida è sua sorella e cerca di convincerla ad accettare le
nozze con Germondo, ma la donna crede ad un inganno dell'amante che
vorrebbe liberarsi di lei e si uccide. Sul suo cadavere si uccide anche
Torrismondo, ossessionato dal rimorso. Opera macchinosa e più eloquente
che poetica, il Torrismondo trova accenti di commozione lirica in alcuni
momenti in cui é cantata l'infelicità del destino umano.
Negli ultimi anni di vita il Tasso si
dedico alla composizione di poemetti di argomento sacro, quali il
"Monte Oliveto", "Le lacrime di Maria Vergine",
"Le lacrime di Cristo" e il "Fondo creato", nel quale,
ad imitazione di Dante e di Lucrezio, svolge il racconto biblico della
creazione.
I "Dialoghi"
sono 27 discorsi di varia filosofia e letteratura scritti fra il 1578 ed
il 1595.
"La
Gerusalemme conquistata", rifacimento della Gerusalemme
liberata cui il Tasso attese negli ultimi anni della sua vita per dare il
poema che fosse conforme alle idee estetiche esposte nei Discorsi del
poema eroico e ai suoi scrupoli religiosi. Venne pubblicata nel 1593. A
parte alcuni sparsi acquisti di poesia, è l'opera di un artista stanco, e
la retorica vi prevale sulla poesia: vennero soppressi gli episodi di
Olindo e Sofronia, di Erminia fra i pastori, del viaggio alle Isole
Fortunate, e il tono generale mutò sia per la ricerca di eloquenza e
sonorità nella versificazione, sia per l'ampliarsi delle parti
encomiastiche, le minuziose descrizioni dei fatti d'arme, le troppe
notizie storiche e geografiche. In difesa del nuovo poema il Tasso compose
il lucido scritto critico Del giudizio sovra la sua Gerusalemme da lui
medesimo riformata.
La poetica del Tasso è esposta nei
"Discorsi dell'arte poetica" (1567-1570) e nei "Discorsi
del poema eroico"(1594). In essi il Poeta cerca di conciliare le
esigenze della tradizione classica, tanto cara ai letterati del
Rinascimento (prima metà del Cinquecento), con quelle della nuova
spiritualità religiosa dell'età controriformistica (seconda metà del
Cinquecento).
Egli pertanto afferma che la poesia
è imitazione della natura, non però in riferimento alla realtà
oggettiva ("vero"), sì invece alla interpretazione ideale della
realtà ("verisimile"). Quindi deve prendere spunto dalla
storia, per dotarsi di una certa autorevolezza, ma deve anche cedere alle
esigenze fantastiche del poeta. Inoltre, specie nel genere del poema
eroico, la poesia non può privarsi del "meraviglioso",del
"sovrannaturale'', elementi tipici dei poemi classici, ma deve
sostituire alla mitologia antica, quella pagana, la mitologia moderna,
quella cristiana (insomma santi, angeli e demoni, in luogo delle divinità
pagane). Inoltre le tre unita aristoteliche di luogo di tempo e di persona
vanno conciliate con le esigenze di libertà dei poeti moderni: pertanto,
se "uno" deve essere il personaggio centrale dell'opera
(Goffredo, per quanto riguarda la "Gerusalemme Liberata"),
"una" l'azione principale (la liberazione di Gerusalemme ad
opera dei Crociati) ed "uno" il luogo (il campo di battaglia
intorno alle mura della città santa), ciò non toglie che da essi possano
derivare innumerevoli episodi e personaggi tratti in situazioni, momenti e
luoghi diversi.
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