Rapporto
Macchiavelli/Guicciardini
UOMO
Per entrambi l'uomo è un "fenomeno" della Natura soggetto a
leggi fisse e immutabili, ma per M. esso è spregevole e soprattutto
egoista, mentre per G. l'uomo è naturalmente portato a fare il bene,
anche se più spesso fa il male perché le tentazioni della vita sono
tante, la coscienza è debole e soprattutto perché il più delle volte
facendo il bene si va contro i propri interessi e facendo il male si
realizza un utile. M. però ammette che l'uomo, nella vita sociale, può
comportarsi meglio di quanto consenta la sua natura se la forza della
legge lo costringe a posporre il proprio interesse a quello generale dello
Stato; G. invece, da questo punto di vista, è piuttosto pessimista.
STORIA
Per M. dalla storia si possono ricavare insegnamenti utili per determinare
i comportamenti da usare in politica, mentre G. afferma che ciò non è
possibile perché i fatti storici sono irripetibili: anche quelli
contemporanei che apparentemente hanno spiccate analogie con fatti
antichi, sono in realtà profondamente diversi perché avvengono in
condizioni mutate e con persone diverse.
POLITICA
Per M. è una scienza in quanto è regolata da "leggi" fisse
desunte dalla storia, per G. non è una scienza perché non dispone di
alcuna legge certa. Il M. afferma che l'uomo politico per eccellenza sia
il Principe (anche se per lui la forma ideale di governo sarebbe la
Repubblica) che nella sua attività si serve della propria "Virtù"
(anche per contrastare la "Fortuna") per conseguire l'
"Utile" dello Stato, senza alcun vincolo di natura morale. Il G.
riconosce invece che l'unica qualità di cui l'uomo dispone, sia in
politica che nella vita comune, è la "discrezione", cioè la
capacità di intuire di volta in volta le scelte da operare per realizzare
il proprio ''particulare" (che è l'unica molla che spinge l'uomo ad
operare).
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