Le
liriche sono in latino ("Carmina") e in italiano
("Rime") e non hanno altro valore che di indicare quale fu il
tirocinio artistico del Poeta. Quelle in volgare risentono anch'esse
dell'influenza del Petrarca (nell'ambito della dottrina
bembesca), ma i
motivi assorbiti sono originalmente trasformati.
Le commedie sono un tentativo di dare
all'Italia una commedia originale, naturalmente sull'esempio dei classici
(Plauto e Terenzio). Sono cinque:
"La cassaria"(composta
dapprima in prosa e rappresentata a Ferrara il 5 marzo 1508, rielaborata e
riscritta poi in endecasillabi sdruccioli e così rappresentata il 19
febbraio 1531 a Ferrara. È la prima commedia regolare del teatro
italiano. Benché il titolo e la trama ricalchino quelli di alcune
commedie di Plauto e Terenzio, La Cassaria, che ha come principale motore
dell’azione il servo Volpino, è invenzione originale dell’Ariosto).
"I
suppositi" (composta dapprima in prosa e rappresentata a
Ferrara il 6 febbraio 1509 e a Roma, davanti a Leone X, il 6 marzo 1519;
riscritta poi in endecasillabi sdruccioli fra il 1529 e il 1531. Centro
dell’azione, e motivo di tante complicazioni, è lo scambio delle parti
fra il padroncino Erostrato e il servo Dulippo allo scopo di conquistare
la bella Polinesta. L’espediente dello scambio di persona è desunto dai
Captivi di Plauto).
"Il
negromante" (in endecasillabi sdruccioli, iniziata nel 1509 e
condotta a termine nel 1520, a istanza di Leone X, il quale però non la
fece rappresentare. In forma rielaborata, essa fu messa in scena a Ferrara
nel carnevale del 1528. Mentre alcuni elementi della trama derivano dalla
tradizione classica, altri sono moderni. Tutta moderna è la figura del
Negromante, che presenta analogie con un personaggio della Calandria del
Bibbiena).
"La Lena"
(in endecasillabi sdruccioli, rappresentata per la prima volta a Ferrara,
nel carnevale del 1528, replicata l’anno seguente, con l’aggiunta di
due scene e un nuovo prologo. Frutto della maturità del poeta, è
commedia mossa e vivace, nella quale hanno spicco i personaggi di Lena
ruffiana e del servo Corbolo. Mentre alcuni motivi derivano, secondo la
consuetudine, dalla tradizione latina, altri sono derivati dalla
novellistica volgare, e ad essa (Boccaccio, Decameron,
VII, 2) risale
anche l’espediente della botte in cui il giovane Flavio, amante di
Licinia, si nasconde per non essere colto dal padre di lei).
"Gli studenti"
(quest'ultima, rimasta incompiuta, fu condotta a termine dal fratello
Gabriele che la pubblicò col titolo di "Scolastica" ). Le prime
due commedie seguono negli ambienti e nei personaggi il modello latino,
mentre le altre mettono in scena situazioni e personaggi tipici dell'età
contemporanea.
Dal punto di vista artistico non
hanno un gran valore, neppure le migliori ("Il negromante" e
"La Lena"), perché anch'esse peccano di incoerenza psicologica
nei personaggi e sono labili e incerte nei motivi: ciò è naturale giacché
l'Ariosto ha il temperamento del poeta lirico, non quello di drammatico.
Le Satire sono sette e rappresentano
il tentativo di richiamare in vita un genere classico da lungo tempo
obliato. Seguono il modello oraziano, dal momento che l'Ariosto non solo
ha simpatia letteraria per Orazio, ma ha anche affinità spirituale con
questo. E come quelle del Venosino, le satire dell'Ariosto hanno un
carattere discorsivo, sono ricche di un'arguzia ilare e vivace, si
ispirano di frequente a fatti personali dell'autore, cercano di nascondere
in un'apparente trascuratezza la realtà di uno stile meditato ed
eletto.