Niccolò
Macchiavelli: introduzione "Dell'arte della guerra" a cura di Giuseppe Bonghi
Nel mese di giugno del 1519 comincia a scrivere il trattato Dell'arte
della guerra, che verrà portato a compimento l'anno dopo: è il primo
testo teorico di arte militare e lo resterà fino a von Clausewitz che tra
il 1832 e il 1837 scriverà il trattato Dell'arte della Guerra; in
quest'opera Machiavelli afferma che la razionalità del capo e il coraggio
della fanteria restano fattori decisivi. L'originalità dell'opera
consiste proprio nell'interpretazione dell'arte militare, nel superamento
del sistema feudale che privilegiava la cavalleria per arrivare alla nuova
concezione della milizia territoriale o popolare teorizzando una riforma
delle istituzioni militari. Il grande scrittore francese Montaigne nei
suoi Saggi pone il Machiavelli con questa sua opera vicino a
Polibio e Cesare come grande autorità in campo militare.
Il dialogo Dell'arte
della guerra viene scritto da Machiavelli col titolo latino De re
militari, ed è una delle poche opere che vede la luce durante la
vita dell'autore: viene infatti pubblicato nel 1521, dall'editore Giunti,
quando il momento di massima chiusura nei suoi riguardi sembra attenuarsi
sia per la morte di Lorenzino dei Medici avvenuta due anni prima sia per
un atteggiamento più benevolo del papa nei suoi confronti. Completata nel
1520, l'opera è stata concepita negli "Orti Oricellari", di cui
abbiamo parlato nella biografia, fra gli amici che frequentavano i
giardini di palazzo Rucellai a Firenze. L'opera è divisa in sette libri
ed è in forma dialogata; i personaggi appartengono alla vita reale e
politica del tempo: il condottiero Fabrizio Colonna, che rappresenta il
pensiero dello scrittore, il padrone di casa Cosimo
Rucellai, Battista
della Palla e Zanobi Buondelmonte e Luigi Alamanni (a questi ultimi due è
dedicata La vita di Castruccio Castracani da Lucca, vedi
l'introduzione relativa).
La fonte remota è l'Epitoma
rei militari, in quattro, libri in cui Vegezio Renato Flavio espose
le norme relative all'arruolamento e all'allenamento delle reclute,
all'organizzazione interna dell'esercito e alla disciplina dei reparti,
alla tattica e alla strategia da tenere durante gli assedi e persino una
piccola parte in cui tratta della tattica da adottare durante gli scontri
navali. Vegezio, vissuto tra la seconda metà del IV secolo e l'inizio del
quinto, di religione e cultura cristiane, fu un alto funzionario
dell'impero romano, probabilmente «comes sacrarum
largitionum»,
paragonabile oggi al ministro delle finanze, e scrisse la sua opera
abbreviando notizie sparse su diversi autori, secondo l'ordine
dell'imperatore, probabilmente Teodosio I (379-395); al tempo di
Machiavelli era piuttosto noto soprattutto per un altro piccolo trattato: Digestorum
artis mulomedicinae libri III, un'opera di veterinaria, anch'essa
ricavata da vari trattati dell'epoca.
I dialoghi si svolgono
nella "parte più segreta ed ombrosa del giardino", come scrive
lo stesso Machiavelli all'inizio della sua opera:
Venne adunque Fabrizio, secondo che quello volle, e
da Cosimo insieme con alcuni altri suoi fidati amici fu ricevuto; tra'
quali furono Zanobi Buondelmonte, Batista della Palla e Luigi Alamanni,
giovani tutti amati da lui e de' medesimi studi ardentissimi, le buone
qualità de' quali, perché ogni giorno e ad ogni ora per se medesime si
lodano, ometteremo. Fabrizio adunque fu, secondo i tempi e il luogo, di
tutti quegli onori che si poterono maggiori onorato, ma passati i
conviviali piaceri e levate le tavole e consumato ogni ordine di
festeggiare, il quale, nel conspetto degli uomini grandi e che a pensieri
onorevoli abbiano la mente volta, si consuma tosto, essendo il dì lungo e
il caldo molto, giudicò Cosimo, per sodisfare meglio al suo disiderio,
che fusse bene, pigliando l'occasione dal fuggire il caldo, condursi nella
più segreta e ombrosa parte del suo giardino.
I
sette libri di quest'opera completano il trittico teorico e politico del
Machiavelli, insieme al Principe e ai Discorsi; e per
dare maggiore autorità alla sua dottrina, l'autore la mette in bocca a un
illustre capitano, il romano Fabrizio Colonna, suo contemporaneo e quindi
ancora vivente, oltretutto politicamente qualificato come avversario del
papa mediceo Clemente VII (Giulio dei Medici), che ebbe veramente
ospitalità negli Orti Oricellari presso Cosimo Rucellai e che il Nostro
Autore immagina vi sia stato per parecchie riunioni: di questi incontri il
Colonna diventa il vero protagonista. Il fatto che come protagonista
Machiavelli usi un personaggio vivente e rispettato, che negli ambienti
politici e militari ha una sua importanza, dà ai dialoghi una veste
particolare in un momento in cui la politica fiorentina è dominata dai
Medici sia direttamente a Firenze, sia indirettamente attraverso l'operato
del Papa, anche lui un Medici: è questa una di quelle contraddizioni che
animeranno la vita di Machiavelli e che ne faranno un personaggio
rispettato e odiato al contempo.
L'opera ha i seguenti
centri tematici:
necessità di avere
milizie proprie e stroncatura delle armi mercenarie sul piano di una
organica solidarietà fra principe e popolo;
vergogna delle presenti condizioni
militari dell'Italia;
formazione tecnica e comando degli
eserciti; scelta e addestramento degli uomini; rivalutazione delle
fanterie; il danaro non è il nerbo della guerra;
norme e accorgimenti della guerra;
disposizioni dell'esercito durante la battaglia; condanna della guerra di
manovra;
Le
prove date dalle milizie cittadine ai tempi di Machiavelli, e soprattutto
quelle dei cosiddetti "comandati", cioè i soldati raccolti nel
contado fiorentino, servirono quasi a contraddire le idee di Machiavelli
sulla milizia cittadina, ma l'idea del politico fiorentina era
sostanzialmente giusta, se si guarda non solo al passato (Romani,
Cartaginesi, ecc.) e presente (le forze francesi o spagnole), ma per noi
anche al futuro e alla successiva scomparsa dei soldati di ventura, dei
mercenari e all'affermazione degli stati nazionali con un proprio
esercito. Il difetto stava proprio da un lato nella mancanza di spirito
militare organizzato delle piccole repubbliche o delle signorie italiane,
che per i propri bisogni bastava contare su eserciti formati da poche
migliaia se non centinaia di soldati e dall'altro dall'incapacità dei
principi italiani di avere una visione politica che potesse andare al di là
dell'ambito ristretto e limitato del proprio territorio.
Machiavelli "imposta
una rimeditazione radicale della figura del soldato, delineandone
attentamente il ruolo sociale e politico (Bruscagli)", per cui
"l'importanza del trattato non sta tanto nelle teorie militari,
quanto nel rapporto di interdipendenza che vi viene riaffermato fra teorie
militari e teorie politiche... La polemica contro le armi e a favore
delle milizie civili, ripropone, dal punto di vista militare, il tema caro
a Machiavelli della corruzione delle istituzioni politiche e degli «ordini»:
così come il prevalere degli interessi di parte ha scatenato le ambizioni
particolari e corrotto gli ordini civili, l'uso degli eserciti mercenari
ha fatto prevalere la «viltà», che è tipica di tali truppe, sulla virtù
degli eserciti cittadini. (Ceserani)".
Notiamo anche che il
titolo stesso presenta una certa ambiguità tra «arte» come tecnica del
guerreggiare e «arte» nel senso di mestiere, che è la vera
degenerazione della milizia ignota alla mentalità del soldato romano o
cartaginese: durante la Repubblica mai i Romani permisero che l'arte della
guerra diventasse un mestiere.
Leggiamo ancora dal
Bruscagli:
Forse
proprio l'attenzione prestata alle concrete condizioni economiche della
milizia, alla stessa etica soldatesca, la soluzione qui avanzata appare
singolarmente matura; il dialogo non si conclude con un lieto fine come il
Principe, ma si ferma alla lucida, impotente coscienza della
situazione italiana, vista ormai irredimibile. Proprio perché il problema
della milizia non è qui sentito come un problema puramente tecnico,
risolvibile mediante la virtù d'un principe-demiurgo, ma come una
complessa situazione intimamente collegata alla necessità di un
"consenso", cioè di un legame politico e morale tra il
comandante e i suoi cittadini-soldati, il giudizio finale espresso dal
Machiavelli per bocca di Fabrizio Colonna è sconsolatamente pessimistico:
non si dà milizia nuova senza rinnovamento morale del soldato, senza il
suo salire a cittadino armato; né si dà cittadino senza "buoni
ordini", cioè senza rinnovamento interno dello stato" (p.
55-56)
Per
comodità diamo un riassunto dei sette libri:
primo
libro
-
Lodi di Cosimo Rucellai - Suoi celebri orti
- Gli antichi, e in
particolare i Romani sono da imitare più nelle cose aspre che in quelle
delicate
- I soldati di mestiere e
le compagnie di ventura sono cosa disonesta e pericolosa per la libertà
degli Stati
- Una Repubblica o un
Regno ben ordinati e governati non permettono l'esercizio delle armi per
sola arte ma solo per la guerra; così fece Roma fino al tempo dei
Gracchi: dopo la milizia divenne mestiere e strumento di tirannide
- Gli eserciti stanziali
sono dannosi non solo alle Repubbliche ma anche ai Regni - Gli eserciti
pretoriani furono la rovina dell'Impero Romano - Inconvenienti che possono
sorgere a tenere un esercito in tempo di pace
- Disapprovazione per la
condotta di certi capitani di ventura stranieri
- Criteri di scelta dei
soldati, che devono essere innanzitutto del proprio paese; perché è
negativo l'uso di volontari stranieri; i soldati a piedi vengano scelti
nel contado e quelli a cavallo in città; di che età devono essere i
soldati da scegliere - Si possono scegliere buoni soldati da tutte le arti
e condizioni sociali: devono essere agili, forti e di buoni costumi - Modi
tenuti dai consoli romani nelle scelte per formare le legioni
- Difesa delle armi
nazionali, ossia ordinanze - I Veneziani e i Re di Francia
assoldano milizie straniere: da qui la loro debolezza - L'ordinanze
è meglio che siano grosse anziché piccole - Cosa occorre fare perché
non rechino confusione nel paese
- Scelta degli uomini a
cavallo
secondo
libro
-
Armi usate dagli antichi
- Fanti Romani con
armatura leggera, o veliti: fromba, balestra, dardi, rotella - Fanti
armati con armatura pesante: celata, corazza, stinchieri, bracciali,
scudo, spada, stiletto, pilo; aste: usate poco o non ne avevano - Armi
romane degli uomini a cavallo: scudo spada, asta
- Armamenti ai tempi
dell'autore introdotto da Svizzeri e tedeschi: petto di ferro, lancia o
picca, alabarda, scoppettieri
- Confronto tra il modo
d'armi dei Romani e quello tedesco; più lodevole quello romano
- Esempi: come il
conte Carmagnola, sotto Filippo Visconti, vinse gli Svizzeri, le fanterie
spagnole di Consalvo e le tedesche di Monsignor d'Ulbigni
- Prendere le cose
migliori dalle armi romane e da quelle tedesche - La cavalleria moderna è
più gagliarda di quella antica e i fanti sono più utili dei cavalli
- Esempio di Tigrane e
dei catafratti (armatura completa di uomo e cavallo) - Cavalleria dei
Parti - Elementi della superiorità dei fanti sui cavalli
- Esercizi militari
presso gli antichi: per rendere veloci i soldati, abili e forti e per far
loro imparare l'uso delle armi - Esercizi del palo, dell'arco e della
fromba - Esercizi proposti dal Machiavelli: balestra, arco, schioppetto,
nuoto - esercizi degli uomini a cavallo presso gli antichi - Esercizi dei giurati
(coloro che si dichiarano inadatti alle armi per vecchiaia o altro) in
alcune città di Ponente
- Del modo di ordinare
l'esercito - Proposta di Machiavelli: battaglione di 10 battaglie,
scudati, picche ordinarie, veliti ordinari, picche straordinarie, veliti
straordinari, capitano generale, conestabili, centurioni, capidieci,
bandiera e suono
- Esercizi di battaglia e
di battaglione - Assalti finti - Non gli uomini animosi, ma i perfetti
ordini fanno l'esercito animoso - Del tener le file nell'esercizio
delle battaglie
- Tre forme principali di
battaglia: quadrata, cornuta, colla piazza in mezzo - Due modi di mettere
insieme la battaglia quadrata - Posto fisso e contrassegni per riordinare
le file rotte - modi di ordinare la battaglia cornuta e come questa si
riduca a battaglia con la piazza - Forma di battaglia a croce usata dagli
Svizzeri
- Carriaggi che deve
avere ciascuna battaglia - Utilità dei molti capidieci, delle bandiere e
del suono
- Perché ai tempi del
Machiavelli l'esercizio delle armi era tanto scaduto
- Cavalleria moderna pari
all'antica, magari anche un po' più forte - Come si devono armare e
ordinare i cavalli leggeri e gli uomini d'arme
terzo libro
- Il modo che tenevano i Romani nell'ordinare la legione e i Greci la
falange; come gli Svizzeri ordinano i battaglioni: i modi e le armi
prendono parte dalla falange greca e parte dalla legione romana
- Come e da quanti uomini
è composto l'esercito consolare - come si ordina l'esercito in battaglia
(a giornata) e come si affronta il nemico
- Uso delle artiglierie
nelle battaglie campali - Conviene assaltare l'artiglieria nemica perché
non possa tirare o sia almeno disturbata - Gli scoppietti e le artiglierie
leggere procurano più danni dell'artiglieria pesante - Le artiglierie non
devono impedire che si usino gli ordini antichi e si devono tenere fuori
dalle schiere perché si possano maneggiare meglio
- Come le picche disposte
in cinque ordini bastano a sostenere l'urto della cavalleria - Perché la
prima fronte della battaglia deve essere più solida e spessa della
seconda schiera e questa della terza - Come le prime e le seconde
battaglie (battaglioni) possono ritirandosi essere tutte raggruppate nelle
terze
- Come si devono ritirare
le picche poste nell'esercito sul fianco - Primo esercizio delle
"battaglie" è mettersi subito insieme - Secondo esercizio: far
muovere e camminare l'esercito senza che gli ordini si scompongano - Terzo
esercizio: finti assalti - Quarto esercizio: conoscere gli ordini del
capitano secondo i suoni e le bandiere
- Gradi degli onori: come
si possono conquistare
- Segni delle bandiere
- Suoni usati dai
Lacedemonj, dai Cartaginesi, dai Lidi, da Alessandro Magno, dai Romani -
Suoni proposti da Machiavelli e come si devono usare - Perché prima si
deve assalire il nemico con furia e furore, poi combattere in silenzio
quarto
libro
- Come sia pericoloso distender troppo la fronte dell'esercito - scelta
del luogo quando il nemico è più numeroso e quando è meno numeroso -
come sia da scegliere il luogo più alto - stare attenti che il sole o il
vento non sia un danno
- Come ordinare
l'esercito con una cavalleria inferiore al nemico-
- Perché i capitani
eccellenti contrappongono la parte più forte del loro esercito a quella
più debole del nemico e viceversa - esempio di Scipione contro Asdrubale
- Come si circonda il nemico avendo un esercito più numeroso - Come ci si
assicura la ritirata - Come si assale il nemico sui fianchi
- Annibale e Scipione
ordinavano in modo diverso i loro eserciti - Perché Scipione divise gli
astati nelle corna dell'esercito - Carri falcati degli asiatici - Come
Silla se ne difese contro Archelao
- Stratagemmi ed agguati,
accorgimenti vari
- Difficile fermare un
esercito in fuga - Modi adoperati dai grandi capitani
- Forma dell'esercito a
conio - Cosa deve fare il capitano prima del combattimento: deve
combattere su un terreno vantaggioso oppure se spinto dalla necessità e
avere vicino a sé un Consiglio esperto di guerra
- Non si può sfuggire
alla battaglia se il nemico è deciso a combattere
- Delle concioni
militari: il buon capitano deve saper parlare ai soldati
- Giova porre il soldato
nella necessità di combattere - Fiducia nel capitano - Amor di patria
quinto
libro
Come
deve camminare un esercito in territorio nemico - modo tenuto dai Romani -
Come si ordinavano i Romani se assaliti di fronte, alle spalle o sul
fianco - In cosa imitare dai moderni il modo dei Romani
- Esercito quadrato:
descrizione secondo il disegno dell'autore - La cavalleria si deve porre o
dietro o di fianco, i carriaggi e i disarmati nella piazza del quadrato
- Come difendersi dagli
assalti tumultuari
- Spianatori e marraiuoli
per spianare la strada all'esercito - gli spianatori siano soldati
- L'esercito ordinato può
camminare per dieci miglia, fino a venti miglia al giorno
- Come si dispongono le
battaglie quando l'assalto viene da un esercito ordinato e di fronte -
Quali modi bisogna tenere se l'attacco avviene alle spalle, al fianco
destro o al fianco sinistro o se da due direzioni o più
- Esercizi per assuefare
i soldati a ordinarsi secondo la forma quadrata
- Comandi militari col
suono o colla voce
- Vettovagliamento presso
gli antichi
- Prede e taglie - uso
dei Romani
- Agguati: vi si incorre
in due modi: come guardarsene
- Carte geografiche del
paese nemico - Conoscenza dei luoghi - Esploratori e guide - Avvertenze
sul camminare in territorio nemico
- Come trattenere il
nemico che ti raggiunge al passo d'un fiume - Stratagemmi di Annone
Cartaginese, Nabide spartano, Quinto Lutazio romano, Cesare contro
Vercingetorige - Regola per conoscere i guadi
- Cosa fare quando
l'esercito è preso fra due monti: esempio di L. Minunzio in Liguria
- Stratagemmi di Marco
Antonio contro i Parti
sesto libro
- Gli alloggiamenti secondo Greci e Romani - sono da imitarsi in parte i
Romani - Descrizione dell'alloggiamento proposto dal Machiavelli - Perché
le vie e gli spazi dell'alloggiamento devono avere certe distanze - Come
si devono usare questi spazi
- Architetti
dell'alloggiamento - Non è più da farsi lo steccato romano ma la fossa e
l'argine - Come deve essere l'alloggiamento che deve essere costruito
vicino al nemico - Considerazioni dei Romani nello scegliere il luogo
dell'alloggiamento: deve essere sano, difficile da assediare
- Guardie e scolte del
campo -Diligenza nel prevedere chi esce e chi entra di nuovo negli
alloggiamenti
- Pene e premi presso i
Romani - Si facevano eseguire agli stessi soldati le pene e si faceva
giurare l'osservanza della disciplina; si allontanavano dal campo donne e
giochi
- Come si mantiene sano
l'esercito - le vettovaglie - Come deve essere alloggiato quando eccede il
numero ordinario - Non deve superare le cinquantamila unità: esempi greci
e romani
- Come ingannare le terre
sospette e le spie interne - segretezza delle mosse - Modi diversi per
conoscere i segreti dei nemici
- Diversione: quando
occorre farla - Come un esercito assediato possa tenere a bada il nemico e
sfuggirgli
- Come possono essere
divise le forze del nemico
- Come si spengono le
sedizioni e le discordie dei soldati - Importanza della reputazione del
Capitano
- Vari accorgimenti per
ingannare e battere il nemico - Come il capitano può assicurarsi delle
fedeltà delle terre sospette e guadagnarsi il favore dei popoli
- Far la guerra durante
l'inverno è pericolosissimo e da sfuggire
settimo
libro
- I luoghi sono forti o per natura o perché opportunamente preparati -
Come debbono essere edificati mura e fossi - Dove devono essere poste
casematte e artiglierie
- Le città forti abbiano
i bastioni discosti - I ridotti nelle rocche sono dannosi - La contessa
Caterina e la rocca di Forlì - Bastioni, rivellini, saracinesche, merli,
balestriere, bombardiere - Saracinesche tedesche e francesi ad uso di
graticola - Nei carri delle artiglierie i razzi delle ruote torte sono più
gagliardi dei razzi diritti - Travi sopra pilastri in capo ai ponti
levatoi a uso francese
- Le città forti devono
avere almeno un miglio di campagna pulita intorno - Munizioni - Ordini da
tenersi dai cittadini nella difesa del territorio - Strumenti di difesa e
di offesa presso gli antichi: a tutti si è sostituita l'artiglieria
- Come evitare di essere
preso per fame, di essere sforzati agli assalti, di cadere nelle astuzie e
negli inganni degli assalitori - Esempi antichi
- Diligenza nell'ordinare
le guardie, per le quali sono utili anche i cani - Importanza delle
guardie durante i tempi di riposo
- Vari modi in cui gli
assediati possono avvisare gli amici e viceversa
- Come riparare le
rotture nelle mura procurate dalle artiglierie nemiche
- La costanza degli
assediati sbigottisce il nemico
- Doti d'un buon
capitano, che deve avere soprattutto ingegno inventivo - Due tipi di
capitani lodati: quelli che devono formare un esercito e quelli che
trovano un esercito già formato - In Italia è necessario saperlo fare e
non lo possono fare che i grandi principi
- I soldati svizzeri e
spagnoli sono migliori degli italiani ma non raggiungono la perfezione
degli antichi - Le armi italiane non sono buone per colpa dei principi
- Difetti dei principi
italiani nei secoli XV-XVI - Milizie nazionali: Il principe che per primo
le introdurrà sarà signore d'Italia
- Conclusione: invito ai
giovani a far rivivere l'antica milizia
Come
conclusione accenniamo al fatto che spesso gli uomini di guerra non
presero sul serio Machiavelli e le sue teorie sulla guerra, perché era
ritenuto un uomo più avvezzo a maneggiare la penna che la spada. Lo
stesso Matteo Bandello in una delle sue novelle narra di una brutta figura
di Machiavelli nel campo di Giovanni delle Bande Nere all'assedio di
Milano. Si era parlato del suo libro e Machiavelli, forse spinto dallo
stesso Giovanni, capitano energico e talvolta feroce, al quale le truppe
ubbidivano con prontezza e timore, volle fare un'ordinanza di fanti così
come l'aveva descritta, ma per due ore non riuscì a ordinare i tremila
fanti né ci riuscirà perché Giovanni lo sostituirà e in breve ordinerà
i fanti. Dopo il pranzo il Capitano chiese a Machiavelli di narrare una
"delle sue piacevoli novelle", come a richiamarlo a quello che
sembrava il suo vero mestiere e per il quale comunque godeva di molta
notorietà.
L'episodio in verità
non fa un gran torto al Machiavelli, ma certamente mette in luce la
distanza tra la teoria e la pratica, tra la politica e l'arte della guerra
in un secolo che segna l'inizio di una lunga debolezza dell'Italia in
generale e di una sottomissione talvolta pesante alle potenze
straniere.
www.fausernet.novara.it/fauser/biblio/index007.htm
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