Composto nell'estate del 1893 è il primo romanzo importante di Pirandello (anche
se secondo, come pubblicazione in volume, rispetto a Il fu Mattia Pascal.
L'edizione in volume, del 1908, recava lievi varianti e una lettera dedicatoria
a Luigi Capuana in cui l'autore suggeriva un'interpretazione del romanzo nella
chiave della sua poetica umoristica (il saggio su L'umorismo era apparso in
quello stesso anno). L'esclusa non ebbe un grande successo di critica o di
pubblico: nel dramma Vestire gli ignudi (1922) Pirandello si riferisce
ironicamente a questa sua prima prova narrativa come a «un brutto romanzo che
non ho mai scritto». Negli anni successivi egli apportò notevoli modifiche al
testo: l'ultima e definitiva edizione, «riveduta e corretta dall'autore», è
quella pubblicata da Bemporad, a Firenze, nel 1927, cui si sono attenute le
numerose ristampe.
La storia, divisa in due parti simmetriche, si svolge per i primi quattordici
capitoli in una piccola città siciliana, le cui caratteristiche topografiche e
socio-culturali fanno pensare a Girgenti (Agrigento), città natale di
Pirandello; nei restanti quindici capitoli l'azione si sposta a Palermo. Marta
Ajala, giovane, bella, intelligente primogenita di un ricco proprietario di
concerie, viene ripudiata dal marito Rocco Pentagora che ne sorprende la
corrispondenza, sentimentale ma sostanzialmente innocente, con l'aspirante
deputato Gregorio Alvignani. La reazione violenta di Rocco ripete il gesto di
suo padre che, anni prima, ha cacciato di casa ed esiliato a Palermo la moglie
fedifraga: nella famiglia Pentagora, infatti, le corna sono vissute come
destino. Marta rientra dunque nella sua famiglia d'origine, dalla quale non si è
mai realmente staccata: il matrimonio con Rocco, combinato dalle rispettive
famiglie, ha reso più acuto in lei il rimpianto per il tempo sereno, armonioso e
carico di promesse, della prima giovinezza trascorsa con la madre e la sorella
minore. Ora, innocente e incinta del figlio di Rocco, si aspetta di trovare tra
i suoi comprensione, amore, difesa. Ma proprio il padre, uomo autorevole,
stimatissimo, sagace anche se di carattere bizzarro, rifiuta ogni contatto con
lei e si lascia morire chiuso nella propria stanza. Esclusa dalla famiglia
Pentagora, esclusa dal perdono paterno, Marta deve ancora sperimentare
l'esclusione sociale. Morto il padre, morto il bambino durante il travaglio,
rovinata l'industria paterna, perduta anche la bella casa natale, Marta assume
nei confronti della madre e della timida sorella Maria il ruolo attivo,
"maschile", che era stato del padre: conclude gli studi, si diploma maestra,
comincia a insegnare prima nella scuola del paese poi, costretta da pettegolezzi
e maldicenze e segretamente sostenuta da Alvignani, in un importante collegio
del capoluogo siciliano.
A Palermo la serenità degli affetti familiari, le modeste soddisfazioni
professionali e sociali, la grottesca comicità dei colleghi di lavoro acuiscono
in Marta la percezione dolorosa di un vuoto esistenziale, prima che affettivo o
sociale: «lei sola era l'esclusa, lei sola non avrebbe ritrovato il suo posto,
checché facesse; per lei sola non sarebbe più ritornata la vita d'un tempo».
Quando giunge in città Gregorio Alvignani - il cui prestigio è accresciuto
dall'elezione al Parlamento - Marta ne diviene finalmente l'amante: ma
l'angoscia, il senso di colpa di fronte alla madre e alla sorella, l'abitudine a
un soliloquio farneticante che le sbarra sul nascere ogni via d'uscita, spingono
Marta a meditare il suicidio quando si accorge di non amare Alvignani e di
aspettare un figlio da lui. E' proprio il suo amante, maturo, ironico,
lucidissimo intellettuale, a suggerirle di riconciliarsi con il marito e tornare
in paese. Nella stanzuccia palermitana dove la madre di Rocco agonizza, i due
sposi si abbracciano: Marta, moglie realmente adultera, è ormai reintegrata
nella famiglia Pentagora.
La trama dell'Esclusa, geometrica dimostrazione di un paradosso, non esaurisce
il fascino di questo primo romanzo pirandelliano, romanzo carico di tensione,
affollato di personaggi caratterizzati con precisione e ferocia in una
dimensione già teatrale, eppure capace di aprirsi su visioni paesistiche ariose
e serene e su paesaggi dell'anima dove l'individuo scopre dolorosamente la sua
solitudine.
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