"Già sordi al grido, ch'ora invan gli acqueta .."
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« ... non vi era mestiere più labile di quello dell’attore. Il destino dell’attore non concedeva lasciti: il gesto svaniva, la voce si spegneva, l’atmosfera si dissolveva. Nulla rimaneva di quanto veniva creato ogni sera sulla scena perché nulla di più vero poteva giustificare la finzione. Ma quando accadeva che l’interprete superava il diaframma della finzione per fare apparire il vero, allora il ricordo era destinato a sfiorare il mito e quel nome poteva entrare liberamente nell’empireo della memoria comune. Così l’attore diveniva protagonista del suo tempo perché aveva testimoniato d’aver superato l’interpretazione di una stagione. Eleonora Duse è stata certamente protagonista del suo tempo. » (in "L'Arena", 23 settembre 2001) |
"spavento, ..." Antonio Morrochesi: Lezioni di declamazione, 1832 |
..... E
tuttavia qualcosa si può capire di questo "fenomeno Duse", pensando alla
Callas. Non esiste forse
nulla di più vicino ad Eleonora Duse di Maria
Kalogeropoulos (Callas), nella vita come nell’arte. "PaRaNoRmAli"... |
Maria Callas e Pier Paolo Pasolini |
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«Eleonora Duse nacque a Vigevano, allora
appartenente al Regno di Sardegna, nell'albergo Cannon d'Oro, un lusso per
i suoi genitori, che avevano lasciato il carrozzone dei comici per una
sistemazione appena più decente in vista dell'imminente lieto evento. |
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Il padre, che si chiamava Vincenzo, ma aveva optato
per un nome d'arte più aulico, Alessandro, era uno dei tanti attori che
giravano l'Italia settentrionale, l'Istria e la Dalmazia, interpretando
disinvoltamente farse, drammi popolari, commedie e perfino sacre
rappresentazioni: erano gli ultimi epigoni della Commedia dell'Arte. Battevano le piccole città in occasione di fiere e
mercati, quando i buoni villici, disponendo di qualche svanzica in più,
erano disposti a spenderla per vedere i comici, che montavano alla meglio
il loro sgangherato palcoscenico un po' dove capitava, in una piazza,
un'aia o un camerone. Si s postavano a piedi, su un carro o una barca, come
all'epoca di Goldoni. Erano i soliti Italiens che da secoli avevano
propagato per tutta l'Europa l'umile arte dei nostri comici recitando,
naturalmente a soggetto. Ma quale grande attore non recita a soggetto? La madre, Angelica Cappelletto, definita nell'atto di nascita "benestante", non era mai stata tale: ventunesima figlia di una famiglia poverissima, Alessandro l'aveva incontrata durante i suoi eterni vagabondaggi e l'aveva sposata» (Mario Cacciaglia, Eleonora Duse, ovvero vivere ardendo, Milano, Rusconi, 1998). |
Vincenzo Alessandro Duse |
Angelica Cappelletto in Duse (1863) |
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Una particolare menzione merita il nonno di Eleonora
che ai suoi tempi ha tanto
successo nel suo mestiere, da permettersi a Padova un teatro tutto suo (1834), per inciso:
dei suoi 4 figli Alessandro è sicuramente il meno dotato. |
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«Eleonora, figlia di Alessandro, figlio di Luigi,
figlio di Natale. I Duse erano marinai e mercanti: dei figli di Natale,
sei maschi e due femmine, chi restò in miseria, chi fece fortuna: Giacomo
s'ebbe addirittura il soprannome di Sioreto; e Gaetano, impiegato al
tribunale di Padova, potè crescere agli studi il figlio Silvio, che fu
avvocato. Piccola borghesia, che dal litorale chioggiotto, dove chissà da
quanto salpavano per le navigazioni di pesca e di cabotaggio, rifluiva in
terraferma, a tentar
d'ancorarsi alle condizioni dei nuovi tempi, dopo il tramonto della
Serenissima. Ma Luigi, nato a Chioggia il 15 gennaio 1792,
impiegato a Chioggia e cassiere del Monte di Pietà di Padova, diventò
filodrammatico, e quindi primo attor giovine nella compagnia di Angelo
Rosa: capocomico infine, e inventore della maschera di Giacometto, la
maschera nostalgica appunto del borghese settecentesco, la traduzione
popolaresca, sullo schema ammodernato dei personaggi dell'Arte, della moralità goldoniana. Allevati nell'artigianato dell'Arte, da un uomo che con tutta la famigliola viveva sul palcoscenico con la spontaneità di chi si trova fra le quattro pareti domestiche, e fuor del palco con l'allegria caricata d'una perpetua commedia, i suoi figliuoli, Eugenio, Giorgio, Alessandro, Enrico, furono tutti e quattro artisti. drammatici, avessero o non avessero la vocazione: il primogenito Eugenio interruppe gli studi quando il padre passò all'Arte; e il terzogenito Alessandro, il padre di Eleonora, era dotato per la pittura: buoni attori gli altri, che avevano attitudini per obbedire senza strazi alla dittatura patema, che non vedeva altra salvezza che in teatro. Alessandro nacque a Chioggia nel 1820, fu primo attore, nella compagnia patema, sposò Angelica Cappeletto, o Copelletti, da Vicenza». (Mario Apollonio, La Duse, Firenze, Fussi, 1948) |
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Un piccolo inciso: questo a destra è Giuseppe Primoli, il conte, amicissimo devoto di Eleonora, fotografo “quasi” ufficiale della Duse privata, fonte più o meno “autorevole” di ricordi vari sull’attrice, press-agent e mentore e destinatario di molte missive della “divina” : «E’ nata su un treno il 3 Ottobre 1859 [sic!] da padre repubblicano e da madre veneziana, figlia della gaiezza e della poesia. I suoi genitori erano poveri attori d'infimo ordine che giravano per la provincia, spesso senza trovare nè pane nè alloggio. Ha sofferto il freddo e la fame. .......... | |
La nostra calca le scene sin dalla prima infanzia, e
pare non manifesti doti di partlicolare precocità: il primo
"ruolo" di cui si ha notizia è quello di Cosetta nei
"Miserabili" di Victor Hugo (1863). |
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Eleonora Duse (1874) |
Nel maggio del 1873 interpreta a Verona la parte
della protagonista nel “Giulietta e Romeo” di Shakesperare: chi scrive
sull'episodio dice lo abbia fatto con “inequivocabile talento”. |
Martino Cafiero |
Nel 1978-79 è nella compagnia stabile del teatro dei
Fiorentini di Napoli, di cui fa parte anche la grande Giacinta Pezzana, ed
è con la Pezzana che ottiene la
sua prima grande affermazione nella "Teresa Raquin" di Zola. A Napoli oltre a Matilde Serao, conosce anche
Martin Cafiero, direttore de "Il Mattino di Napoli", dal quale ha un
figlio che vive solo poche settimane. Viene poi ingaggiata come seconda donna, sempre su
intervento di Giacinta Pezzana, nella compagnia Città di Torino, diretta
da Cesare Rossi. |
Ma il momento in cui realizza di essere qualcuno
è nel 1881, all’età di 23 anni, quando decide, col parere sfavorevole
del suo capocomico Cesare Rossi, di recitare la “Principessa di Bagdad”
di Dumas, una novità che è stata già fatale a quattro grandi attrici
(Virginia Marini, Adelaide Tessèro, Pia Marchi, Giacinta Pezzana): il
successo ha addirittura rilevanza nazionale secondo la vulgata dusiana
…. la stessa Adelaide Ristori se ne ricorda allorquando, sollecitata,
da’ un giudizio sulla giovane collega. |
Ha una relazione con Tebaldo Checchi, generico
primario della compagnia di Rossi, e lo sposa il 7 settembre 1881. Il 7
gennaio del 1882 nasce la figlia Enrichetta,
e nel 1885 , nel
corso di una tournée in Sudamerica, il matrimonio si dissolve,
ufficialmente a causa di una relazione tra Eleonora e il collega
Flavio Andò. |
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Nel mese di febbraio 1882 ha inizio nella città di
Torino la fortunatissima tournée italiana di Sarah Bernhardt: si è
favoleggiato in seguito dello spirito di emulazione - competizione che
avrebbe spinto la giovane Eleonora a cercare un determinato rinnovamento
personale. |
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Da allora comincia l’ascesa, non particolarmente
rapida, ma stabile e costante, che la conduce in pochi anni a diventare
l'attrice del momento nonchè l'esponente principale di uno stile recitativo
rivoluzionario. |
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Nel 1884, anno in cui porta al trionfo "Cavalleria
rusticana" di Verga, entra in contatto
con i circoli della
scapigliatura milanese e conosce Arrigo Boito.
Arrigo sveglia
in lei
la curiosità
per la cultura e il gusto per la raffinatezza: la loro storia d'amore
incomincia però solo nel 1987 e, a differenza di quella Duse-D'Annunzio,
rimarrà praticamente sconosciuto ai contemporanei. |
Alla fine dell'anno comico 1886-87, Eleonora lascia
la compagnia di Cesare Rossi per diventare a sua volta "capocomico"
assieme a Flavio Andò: nasce la "Compagnia Drammatica della Città
di Roma". Con
questa formazione l'attrice compie numerosissime tourné all'estero, secondo
le abitudini del tempo. |
Conosce D'Annunzio nel 1894 a
Venezia, è stanca di
interpretare drammi naturalistici, e l'incontro con il Vate - di cui
conosce e ammira le opere - è per lei un "coup de foudre"
in tutti i sensi. Nel 1897 la Duse è a Parigi, alla Renaissance, il
teatro di Sarah Bernhardt La prova deve essere stata evidentemente notevole, aver cioè richiesto una certa dose di coraggio: gettarsi così nella tana di una "leonessa", e affrontare tutte le aspettative sollevate nel pubblico parigino: |
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«Possono dare un'idea della febbre suscitata dal
solo annuncio che la Duse avrebbe recitato a Parigi alcune letterine
conservate dal conte Robert de Montesquiou nei suoi monumentali
incartamenti, e inviategli da alcune sue amiche altolocate (la cosa non
era da poco, rischiava di essere scombussolata, nei suoi salotti, la vita
intellettuale della città). |
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la Gioconda | E.G.Craig | in "Casa Rosmer" | Hofmannsthal |
Dal
1898 al 1904, sei anni all'incirca dura
la relazione con Gabriele D'Annunzio, un legame che dal punto di vista
produttivo si concretizzerà solo con alcune realizzazioni teatrali:
"La Gioconda", "La città
morta", "Francesca da Rimini", "Il sogno di un mattino
di primavera". Nel 1906 la Duse prende contatti con Edward Gordon
Craig, perchè è interessata alle idee registiche, ma la collaborazione
si limita alla messa in scena di "Rosmersholm"
di Ibsen e ad un progetto per
le scene e i costumi dell’Elektra di Hofmannsthal |
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Nel 1909 la Duse si ritira dalle scene, durante una
tournée all'estero, con la rappresentazione de "La donna del
mare" di Ibsen a Berlino. «Gli anni lontani dal teatro prendono dapprima la configurazione di un periodo di riposo protratto a tempo indefinito, poi di una distanza colma di repulsione, ma anche di tentativi di recuperare non il mondo delle scene, ma l'essenza di quel ch'ella ora chiama "lavoro». Del 1916 è il suo unico film, Cenere, di Febo Mari, dal romanzo di Grazia Deledda. Frequenta pochissimo il teatro, e molto invece artisti d'altri generi, in particolare scrittori e scrittrici. Tra gli uomini di teatro è in corrispondenza più con esponenti del nuovo teatro (in particolare Copeau) che con gli attori suoi coetanei. Nel corso del 1920 decide di tornare al teatro e prende in considerazione diverse ipotesi di rientro. In quest'occasione conosce Silvio d'Amico, giornalista, e teorico d'una riforma che adeguasse il teatro italiano a canoni europei». (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992 ) |
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Nel 1921, torna al teatro, spinta da impellenti
necessità economiche e, forse, dalla noia. «I progetti sono molteplici, le realizzazioni meno, comunque forma una compagnia con Ermete Zacconi e il 5 maggio del 1921 la Duse rientra ufficialmente al Teatro Balbo di Torino, con "La donna del mare" di Ibsen , sempre impegnata nel tentativo di realizzare IL rinnovamento del teatro italiano ... Il mondo teatrale in cui ella torna è sconvolto tanto dalle difficoltà concrete del dopoguerra, quanto da nuove teorie teatrali che non riescono a farsi pratica. Benché successivamente sia stato ridimensionato dagli stessi amici dell'attrice in una risposta a necessità economiche, il rientro della Duse ha, agli inizi, il valore simbolico di una partecipazione a questo sforzo di trasformazione, e le sue modalità sono quindi studiate con grande cura da lei. |
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Dopo circa un anno la Duse sembra abbandonare ogni idea di collaborare ad una trasformazione o comunque alla vita teatrale italiana, ed intraprende una serie di fortunate tournées all'estero (Londra, Vienna e Stati Uniti), con una piccola compagnia di cui fa parte il giovane Memo Benassi. Il 21 aprile del 1924 muore a Pittsburg, in seguito ad una polmonite, nel corso della tournée. La sua ultima rappresentazione è dei 5 aprile, "La porta chiusa" di Marco Praga. Le sue ultime parole in scena sono, pare "Sola... sola", una versione modificata della battuta finale di Praga. Le sue ultime parole nella vita, stando alla sua cameriera, sono "Partire... agire... copritemi ...." La bara attraversa gli Stati Uniti tra impressionanti manifestazioni di partecipazione e di dolore da parte della popolazione. E' imbarcata sulla nave Duilio e portata in Italia. Dopo i funerali di Stato a Roma, è sepolta ad Asolo, dove la Duse aveva fissato la sua ultima casa» (Mirella Schino, Il teatro di Eleonora Duse, Bologna, Il Mulino, 1992 ) |
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l'ultima immagine conosciuta di Eleonora Duse |
I funerali a New York |
I funerali ad Asolo |
La chiesa di S.Anna ad Asolo |
Eleonora |
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Eleonora e Gabriele: la fine in un racconto semi-serio |
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una delle tante testimonianze postume |