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Election Game.
Ne ho scelto uno per cominciare, all’apparenza giustizialista, ma che offre la misura di come professionalità ed etica possano coesistere in un lavoro che fiancheggia la politica e la mediatizza: "Indagate sul vostro candidato con la stessa accuratezza con cui lo fate nei confronti del vostro avversario". Ma subito, per sdrammatizzare, Napolitan racconta questo aneddoto di un suo candidato del Sud alla carica di governatore. Il quale, alla domanda di Joseph, risponde così: "Joe, sai cosa dicono di me qua in giro?". "No, non lo so"- gli risponde Napolitan . "Dicono che bevo whisky e che vado a caccia di donne". "Ma tu lo fai veramente?". E il candidato, deciso "Ma certo che lo faccio". Gabbi, "gabbistico" (Press kit 3 luglio) dirottato a Palermo. I movimenti coatti all’ADN hanno creato scioperi e malumori. Guglielmo Gabbi, 57 anni, sposato, 2 figli e da 30 anni all’ADN, suo redattore capo (Servizio Interni), nonché chioccia del desk politico della Camera e soprattutto esperto del calcio minore (ma questo lo so solo io) è stato dirottato a Palermo. Gli avevo mandato del materiale sulle Madonne negate per Il filo di Arianna (che ha poi fatto un ottimo 13% di share) – ADN ha questa caratteristica di agenzie attenta alla cronaca, non paludata. E non era mai uscito. Adesso l’ho capito: perché se c’è chi appare c’è anche chi scompare, come Gabbi, dirottato a Palermo. Consentitemi un commento di solidarietà alla Striscia: "Ma Pippo! Pippo -Pippo- Pippo-Pippo!Ripensaci!". Per non parlare di Grazia Di Donna (a Cagliari). Tempesta sulla Lazio.
Giovanna Melandri e le politiche di rappresentanza. Sempre carina, ma in difficoltà se presa alla sprovvista, ha azzardato ad un’emittente romana minore – di quelle che vi trapanano, facendo zapping – che il restauro di non so quale film di De Sica era importante come quello della Domus Aurea. Poi si è rifatta con il lottatore italiano alla cerimonia di premiazione dei nostri olimpionici al Quirinale. Presa in braccio modello Benigni-Berlinguer ha tentato la duplicazione di quell’icona felice. Attenzione queste politiche di immagine modello: "c’ero anch’io", ridotte a farsi fotografare con chi qualcosa ha fatto (nello sport, nel cinema, nella musica, etc.) o chi qualcosa rappresenta (re o regina, parenti di Kennedy, etc.) tra poco cominceranno a stufare. Sono il modesto ABC di una visibilità rubata. La politica è diventata così debole che molti politici si riducono a volersi fare invitare dappertutto. Amato-Berlusconi, la nuova coppia. Da quando non sono più direttamente avversari si complimentano alla grande. Sull’impossibilità di una legge elettorale votata dalla sola maggioranza, sulla necessità di una tregua delle polemiche, quando il Paese è in pericolo (l’alluvione) e anche sull’inutilità di compiere visite quando ancora è dominante il problema dei soccorsi. Berlusconi potrà sfruttare il dualismo oggettivo tra candidato e premier (ci sono numerosi temi di cui ancora Amato è l’interlocutore), trovando occasioni per cui ignorare Rutelli, Amato potrà rifarsi almeno dell’amaro boccone inghiottito, facendosi troppo facilmente disarmare. E come titola il Corriere "gli ruba la scena". Giuliano Amato e le citazioni della quotidianità. Proprio come il nostro professore di scuola, di molti anni fa, di cui scoprivamo con meraviglia quel nascosto tifo calcistico, Giuliano Amato dispensa spesso – con l’intento di stupire l’uditorio – immagini e metafore della quotidianità. Ora è di moda lo sport – i gauchistes della mia età ricorderanno forse un articolo sulla Monthly Review, primi anni ’70, dedicato alla metafora sportiva nella politica – e lui ci si butta. La 4x100, freschi come siamo di immagini olimpiche, è l’ultima sua trovata: l’immagine di una vittoria di squadra cui, scanditi nel tempo, hanno collaborato i 4 frazionisti: Prodi, D’Alema, lui e Rutelli. Insomma secondo il "dottor sottile" quel che separa – la sua immagine professorale -, le parole di tutti i giorni dovrebbero contribuire ad unire. Ma le sue trovate sono troppo precise (troppo studiate) e perdono il sapore della spontaneità. E poi attenti con la metafora sportiva: obbliga ad una Berlusconi-dipendenza. Lui sì che ha vinto ed ha obbligato a prendere maledettamente sul serio quello "scendere in campo" che all’inizio faceva venire in mente solo calzoncini corti (e in questo "ramo", come ha dovuto capire anche Folena, la costosa disfatta di Moratti docet). Puntate precedenti - 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 |