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6 Novembre 2000 - Il fascino discreto
della fonte affidabile |
Uffici stampa: chi è più forte.
Dal punto di vista della possibilità della fonte di trovare
accesso ai giornalisti ciò che conta è rappresentato dalla
sua capacità di fornire notizie attendibili. Capacità che
è maggiore per istituzioni, enti o apparati che possono programmare
la loro attività così da soddisfare il bisogno continuo dei
media di avere eventi da seguire, scadenzati in precedenza, e poter quindi
organizzare la destinazione di mezzi e risorse disponibili (cronisti, operatori
e tecnici di troupe tv). Questo vantaggio diviene ancor più forte
per chi disponga di
portavoce o uffici stampa che si rendano disponibili
per i giornalisti, anche con poco preavviso, fornendo loro in tempo breve
e reale le informazioni di cui hanno bisogno.
Perché i giornalisti preferiscono l’ufficio stampa istituzionale.
Che cosa convince il giornalista ad avvalersi di una certa fonte?
La convenienza: le fonti che in altre occasioni hanno fornito materiali
attendibili; la produttività: le fonti che forniscono materiali
sufficienti a confezionare una notizia; l’attendibilità: la fonte
deve essere attendibile in modo che l’informazione fornita richieda il
minimo possibile di controlli. Se l’informazione poi può essere
esplicitamente attribuita alla fonte il problema della sua attendibilità
passa dal giornalista alla fonte che se ne assume ufficialmente la paternità.
Ecco perché l’ufficio stampa di un’istituzione piace ai giornalisti.
L’affidabilità.
L’affidabilità o credibilità: ci riporta al punto
precedente. Se l’attendibilità della storia non può essere
velocemente testata dal giornalista, egli cercherà di basarsi sulla
credibilità e sulla onestà della fonte. La fonte, con cui
si hanno frequenti contatti, può esser testata nel corso del tempo
(e questo è un motivo per cui i giornalisti preferiscono fonti
stabili). Quanto all’autorevolezza: a parità di altri elementi,
i giornalisti preferiscono far riferimento a fonti ufficiali o poste in
posizioni istituzionali di autorità (sono ritenute più credibili,
perché non possono mentire apertamente, inoltre rappresentano il
punto di vista ufficiale e quindi anche più rilevante dal punto
di vista del valore della notizia).
Il processo di scambio tra fonte e giornalista.
L’immagine del rapporto con le fonti è però nella
realtà meno meccanica e rigida di quanto fin qui delineato. Tra
fonte e giornalista si instaura un rapporto, un processo di scambio
e negoziazione, sotto forma di consigli di comportamento per chi operi,
come fonte istituzionale, negli uffici stampa. I giornalisti specializzati
( che seguono cioè abitualmente un tema, un argomento, un’istituzione)
normalmente sviluppano relazioni strette e continuate con le proprie fonti,
che finiscono per diventare fonti personali, fornendo loro indiscrezioni
e notizie riservate. Si sviluppa così un rapporto di reciproca obbligazione
che semplifica, ma nello stesso tempo complica, il lavoro. Infatti il
costo di perdere un simile tipo di fonte diventa piuttosto alto per
il giornalista, portandolo prima o poi verso una più o meno consapevole
dipendenza, giustificata dalla produttività di informazioni-notizie
della fonte stessa.
Fidarsi è bene, ma non di tutti.
I giornalisti generici (quelli che devono occuparsi ogni giorno
di eventi diversi tra loro) sono, al contrario, più liberi da rapporti
di reciproca convenienza e questo contatto casuale con le fonti incide
sul loro modo di osservare gli eventi stessi, sulla informazione che richiedono
alle fonti, sulle notizie che ne traggono.
A volte aggiungono alla lista delle fonti anche altri cronisti,
colleghi ritenuti autorevoli o esperti: una pratica, questa, finalizzata
a ridurre ogni possibile ambiguità o incertezza sulle informazioni
da ottenere e ad identificare quali siano i terminali di raccolta delle
informazioni. I cronisti, infatti, non hanno il tempo di sviluppare
contatti con fonti che non sono conosciute e di passare attraverso la routine
con cui gli estranei diventano informatori, estranei che forniscono informazioni
che non possono oltretutto esser verificate, creando incertezza nei cronisti.
I cronisti generici inoltre, proprio per le scarse conoscenze precedenti
di cui dispongono, hanno un esiguo repertorio di prospettive interpretative
disponibili per l’evento che occasionalmente si trovano a seguire. Un repertorio
che non è in grado di reggere di fronte al peso di un eccesso di
informazioni, provenienti da fonti diverse, magari contrastanti. Per questo
le
cosiddette fonti non-certificate vengono quasi sistematicamente trascurate.
Ciò può provocare una incompletezza, ma anche una distorsione
dell’informazione che non dipende necessariamente da manipolazioni consapevolmente
perseguite.
Infine una fonte importante per i giornalisti è rappresentata
dagli altri media che essi stessi consumano. Il modo in cui trattano
una determinata informazione e la trasformano in notizia genera un effetto
di rinforzo circa l’interpretazione di un evento: si determina, in sostanza,
un generale, diffuso, approssimativo accordo circa la selezione delle notizie.
Tonino Bettanini
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