Press Kit
di Antonio Bettanini

 Antonio Bettanini e' un esperto "uomo comunicazione". Incorreggibile genovese, oggi Bettanini cura la comunicazione aziendale della Piaggio Aereo Industries e insegna teoria e tecnica della comunicazione. Gli abbiamo chiesto, nel nostro spazio riservato al mondo degli uffici stampa, di spedirci qualche notarella in libertà. Tonino ha gentilmente accettato e il Barbiere lo ringrazia.

8 Gennaio 2001 - L'informazione? Tenetevela stretta

Manifesti taroccati per giurati tartassati.
Sarà che l’atmosfera di vittoria rende lo schieramento di centro-destra più sicuro - a mano a mano che l’appuntamento elettorale si avvicina -, ma non si può fare a meno di fare “chapeau!” se navigando vi imbattete nel sito www.forza-italia.it.

Vi trovate infatti la più completa collezione di manifesti taroccati. Di quei manifesti stradali dal Berlusconi-improbabile che hanno subito un’operazione – avrebbe detto il semiologo – di détournement a volte in termini di pura assonanza: tanto che il Tasse per tutti diviene Tasse per Totti o meno elegantemente Tette per tutti .

La giuria, informa il regolamento, è composta da campioni del tartassamento: Peppino Prisco, tartassato da Teo Teocoli; Emilio Fede, tartassato da Striscia, ma più spesso (e consapevolmente) da se stesso; Adriano Galliani, infine, tartassato dalla sua ex-compagna, comparsa di Quellicheilcalcio, in nome di una finta fairness alimentata dal teorico del pippi-calze-lunghe-pensiero Fabio Fazio. Ne ha avuto in cambio una trasmissione in RAI che, state pur certi, se vince il Polo le verrà anche confermata. E non sarà l’unica cosa di cui probabilmente dolersi.

Il bando di concorso invita a mandare la nostra creazione all’indirizzo manifesti@forza-italia.it e informa che “non saranno pubblicati manifesti recanti oscenità e insulti”: ma come lamentarsi di questa avvertenza quando abitiamo un mondo popolato di politici e magistrati mediatici che non volendo (o potendo) rispondere alla critica rincorrono qualsiasi foro purché non sia quello scomodo dove si confrontano e si mettono a prova gli argomenti.


Tempo di vacanze (finite), tempo di letture. “L’informazione: la cosa più difficile da custodire”.
Joshua Meyrowitz
, docente di Comunicazione all’Università del New Hampshire, nel suo Oltre il senso del luogo (Bologna, Baskerville 1995) analizza come le nuove tecnologie hanno annullato l’esistenza dello spazio fisico: “la radio, la televisione, il fax hanno cancellato le distanze e, anche nelle relazioni interpersonali, lo spazio è spesso percepito come inesistente. La nostra mappa delle relazioni spaziali si è modificata, tanto che ci risulta più facile parlare con un amico a New York che non con il signore della porta accanto”.

Scritto alla metà degli anni ’80 il libro – il suo autore – manifesta da subito la sua simpatia per un grande compianto studioso della sociologia della vita quotidiana, Erving Goffman. Di lui ci regala, fin dall’esergo, questa bellissima citazione: “Tra tutte le cose di questo mondo, l’informazione è la più difficile da custodire, perché può essere rubata senza spostarla”.


Movie & media (1990-1993).
Prosegue il censimento dei film di cui avvalersi per illustrare le professioni del mondo dei media.
Patriot games (Giochi di potere, 1992 di Phillip Noyce con Harrison Ford); Hero (Eroe per caso, 1992 di Stephen Frears con un grande Dustin Hoffman giocato da Andy Garcia e alla fine restituito nell’onore da Geena Davis); The Pelican Brief (Il rapporto Pelican, 1993 di Alan J. Pakula. Molto bravi Julia Roberts e Denzel Washington); Dave (Presidente per un giorno, 1993 di Ivan Reitman con Kevin Kline e Sigourney Weaver).  


Genova per Ugo
Si sono autofelicitati i Genovesi per essere andati tutti – ma proprio tutti – a festeggiare il 31 dicembre nelle piazzette animate del centro Storico. Anche il sociologo della notte ha trovato l’evento straordinario e probabilmente esportabile. Sempre sospesa tra la vocazione di “città laboratorio” (“de ché” direbbero, impietosi come sempre, a Roma) e l’ansia di decidere almeno qualcosa (il porto, il ponte o il tunnel, siderurgia: si o no) Genova è rimasta inguaribilmente identica.

Nonostante Ugo Intini, al quale i Genovesi dovrebbero fare un monumento e riconoscere di essersi battuto, senza lo strapotere dei Taviani o quello successivo, e infausto, dei Burlando (Ds + borghesia portuale), per le Colombiane del ’92 (facendo convincere Felipe Gonzales a mollare l’esclusiva dell’expo di Siviglia). 

Riuscendoci e riuscendo a far piovere su Genova una valanga di denaro pubblico per infrastrutture (mondiali ’90), porto (Voltri), aeroporto e ricerca. Senza vedere né prendere una lira. Dopo di lui Genova non è più una città di macerie ed ha pure un acquario (come quello di Baltimora che, visto nel 1982, facemmo conoscere ai nostri alleati di Giunta).  

 Tonino Bettanini

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