Press Kit
di Antonio Bettanini

 Antonio Bettanini e' un esperto "uomo comunicazione". Incorreggibile genovese, oggi Bettanini cura la comunicazione aziendale della Piaggio Aereo Industries e insegna teoria e tecnica della comunicazione. Gli abbiamo chiesto, nel nostro spazio riservato al mondo degli uffici stampa, di spedirci qualche notarella in libertà. Tonino ha gentilmente accettato e il Barbiere lo ringrazia.

17 Gennaio 2001 - Ti fregano il telefonino e diventi reazionario

"Il push ha bisogno del potere il pull del sapere".
Così Umberto Santucci in una interessante riflessione su Apogeonline Website. Prima del Web – secondo Santucci – l’atto comunicativo era soprattutto push , informazione che qualcuno spingeva verso di me. Con il Web sono io che cerco le informazioni che mi servono, e le tiro verso di me (pull ).
Ma che internet fosse tutto pull ed i media classici tutti push non è oggi più vero in un vero e proprio trionfo del mix della comunicazione. Quella distinzione rigida tra emittente e destinatario è venuta meno così come l’atteggiamento univoco dell’uno e dell’altro….Leggetelo !


«Scendere in campo» : sarà pericoloso ?
Ora che siamo di fatto in periodo elettorale l’auspicio è che la comunicazione politica non si riveli una disciplina « del giorno dopo ». O, peggio, di tre giorni dopo. Rileggendo il volume di Franco Angeli (1995), La comunicazione politica tra prima e seconda repubblica, curato da Marino Livolsi e Ugo Volli, stupisce, trattandosi di uno studioso della scienza dei segni, l’analisi che quest’ultimo dedica all’espressione berlusconiana « scendere in campo ».

« E’ chiaro per esempio che può « scendere » solo chi stava in alto, in senso metaforico naturalmente ; e che dunque questa « discesa » in campo ha qualcosa della degnazione e della superiorità di chi ha già vinto prima di combattere (…) Ancora la discesa avviene in campo, che può essere ben un campo sportivo, con le inquietanti conseguenze indicate da Alessandro Dal Lago , ma che esige di essere letta in maniera ancora più diretta e precisa. Il campo sportivo (…) è una miniatura della guerra. Una concezione più militare che sportiva della competizione elettorale che sarà confermata molte volte ».

Che Berlusconi fosse nel 1994 prima di tutto – per le masse di elettori italiani – il fortunato presidente di una squadra di calcio di nome Milan, ancora nel pieno di un quasi leggendario ciclo di vittorie nazionali e internazionali, e che dunque quella espressione evocasse prima di tutto il mondo dello sport – che è certo una metafora ritualizzata della guerra – non sfiora lo studioso di comunicazione politica.

Narrano gli incolti che all’uscita di un ristorante milanese (Craxi presidente del Consiglio) Berlusconi e Craxi, che avevano pranzato insieme, furono circondati da una piccola folla festante. 

Ben presto Craxi si accorse che l’espressione « Presidente! » con cui credeva di essere accolto era in realtà rivolta a Berlusconi. Che certo non avrebbe immaginato con «Forza Italia», gli azzurri e la « discesa in campo » di indurre quasi dieci anni dopo uno studioso – assai familiare con le ideologie della lotta di classe – a ritenerlo l’interprete di una pericolosa concezione militare della politica.


Te lo do io il G8 !
Come si può diventare ciò che una volta si chiamava « reazionario»? Sentite questa. Genova. Una maestra elementare ha appena lanciato quella che potremmo chiamare «nuova formazione»: tecniche di autodifesa dalle forze dell’ordine in previsione di un G8 dove c’è gente che – chiediamolo anche a Ugo Volli (vedi sopra) - sembra decisa a «scendere in campo». Grande deve essere la gioia di Antonio Di Rosa il quale ha l’obbligo di enfatizzare quel poco che passa il convento della città. E infatti ficca due giornalisti a fare formazione.

Sono trascorse poche ore. Saranno le 14 di martedì, ho appena finito la mia lezione all’università e cammino per una centralissima via Cairoli, stanco. Sto raccontando della mia stanchezza ad una persona che mi capisce.  Un momento dopo mi trovo come scaraventato contro il muro. La botta in testa è stata precisa e ho appena il tempo di vedere una persona che scappa. Adesso mi accorgo che la mano che avevo incollata all’orecchio non ha più niente. E’ come indolenzita, è vuota.

Provo a rincorrere quello che – adesso ho finalmente capito ! – è stato il mio aggressore e che se n’e’ andato col mio telefonino. In un attimo sono nei vicoli e incoccio una donnina che mi indica la direzione del fuggitivo. Proseguo ancora un poco senza troppa convinzione. Mi avrà aiutato? Mi avrà depistato? Torno in via Cairoli, adesso ho solo il problema di bloccare il telefono. Un signore mi viene incontro sorridendo – «ma lo conosco?» - ho pensato di lui – e mi dice, avendo chiaramente assistito a tutto : «Poteva chiedere aiuto !».

 Tonino Bettanini

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